1° febbraio, Giorno della Memoria. 28 gennaio, terza udienza del processo all’Operazione Condor. LA VERGOGNA DEL SILENZIO GENERALE!

1) Ieri, 1° febbraio, era Il Giorno della Memoria. Che però non è fregato nulla a nessuno e nessuno lo ha infatti ricordato perché riguarda un pezzetto del gigantesco Olocausto di indigeni perpetrato nelle Americhe da noi europei man mano diventati americani.

2) E il 28 gennaio c’è stata a Roma la terza udienza preliminare del processo per le vittime italiane dell’Operazione Condor, come venia chiamato in codice lo sterminio clandestino nel Sud America dei militari golpisti foraggiati dagli Usa degli oppositori politici, veri o presunti, tragicamente noti come desaparecidos, cioè scomparsi.

Il 25 gennaio si è invece molto parlato della Giornata della Memoria che riguarda invece lo sterminio degli ebrei nella Germania nazista. Il solito nostro uso di due pesi e due misure è stato particolarmente sfacciato perché è stata ospite di molte iniziative – da “Che tempo che fa” a Rai Tre a cerimonie e interviste – una anziana signora  nipote di un ebreo milanese deportato ad Auscwitz e madre di una ragazza desaparecida in Argentina. Molta giusta commozione. Ma, ongiustamente, neppure un accenno all’udienza imminente al trbunale di Roma e tanto meno all’Olocausto dei “musi rossi” americani. Il che la dice lunga anche sulla nostra ipocrisia, nutrita dal non disinteressato buonismo e politicamente corretto “de sinistra”.

Propongo pertato un paio di articoli, il secondo è un’intervista, apparsi sui rispettivi due argomenti. E un commento apparso al primo. Commento che dovrebbe far riflettere in particolare oggi, visto che c’è un papa gesuita. Cioè di un ordine religioso che ha preso parte alla persecuzione degli “indiani d’America”.

1) – http://www.famigliacristiana.it/articolo/indiani_010212101431.aspx

INDIANI SIOUX, IL GIORNO DELLA MEMORIA

01/02/2012  Il 1 febbraio 1876 gli Stati Uniti dichiararono guerra ai Sioux che non volevano abbandonare i territori dov’era stato scoperto l’oro. E fu l’inizio del massacro di Wounded Knee.

Oggi cade l’anniversario di una dichiarazione di guerra troppo spesso ignorata o non considerata come tale. Il 1 febbraio 1876 il ministro degli Interni degli Stati Uniti d’America dichiarò guerra ai Sioux “ostili”, quelli cioè che non avevano accettato di trasferirsi nelle riserve, dopo che era stato scoperto l’oro nelle Black Hills, il cuore del territorio Lakota. Come si potevano traferire migliaia di uomini, donne e bambini dalla terra dov’erano nati, in una stagione dell’anno in cui il territorio era coperto di neve? Molti indiani pare neanche ricevettero l’ordine, in quanto impegnati nelle loro attività di caccia, lontano dalla propria residenza.

Quella dichiarazione di guerra del 1 febbraio fu l’inizio del massacro degli Indiani d’America, che culminerà con l’eccidio di Wounded Knee, passato alla storia grazie a canzoni, libri e film. Sul finire del dicembre 1890, la tribù di Miniconjou guidata da Piede Grosso, appresa la notizia dell’assassinio di Toro Seduto, partì dall’accampamento sul torrente Cherry, sperando nella protezione di Nuvola Rossa. Il 28 dicembre furono intercettati dal Settimo Reggimento, che aveva l’ordine di condurli in un accampamento sul Wounded Knee: 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, circondati da due squadroni di cavalleria e trucidati.

“Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” di Dee Brown è il libro (anche film) che ha commosso generazioni di persone e ispirato cantanti di tutte le generazioni e latitudini, fino a Fabrizio De Andrè che compose la canzone “Fiume Sand Creek”, Prince e Luciano Ligabue. Protagonista delle lotte indiane per 40 anni fu il Capo Nuvola Rossa (1822-1909) che si confrontò aspramente con l’agente governativo perché venisse rispettata l’autorità tradizionale dei capi indiani. Nel 1888 invitò i Gesuiti a creare una scuola per i bambini Lakota nella riserva indiana, una scelta necessaria per mantenere il legame degli Indiani con la loro terra. Pochi anni prima il governo aveva cercato di obbligare i bambini a frequentare una scuola “bianca” per essere “civilizzati” con risultati disastrosi per la cultura indiana.

Nuvola Rossa andò a Washington più volte di ogni altro capo indiano e rimane il leader più rispettato del suo popolo, insieme ad Alce Nero, noto per la sua forte carica spirituale. Quest’ultimo aveva 13 anni nel 1876 ed era già impegnato nella causa, tanto che l’anno dopo andò a Londra per incontrare la Regina Elisabetta. Così racconta il massacro di Wounded Knee: «Brillava il sole in cielo. Ma quando i soldati abbandonarono il campo dopo il loro sporco lavoro, iniziò una forte nevicata. Nella notte arrivò anche il vento. Ci fu una tempesta e il freddo gelido penetrava nelle ossa. Quello che rimase fu un unico immenso cimitero di donne, bambini e neonati che non avevano fatto alcun male se non cercare di scappare via».

I Sioux, che preferiscono chiamarsi Dakota o Lakota, sono la principale tribù degli Stati Uniti, con 25.000 membri. Ora vivono in riserve nei loro antichi territori. Continuare a raccontare la loro storia (pochi giorni fa è stata la Giornata della memoria) è un modo per non dimenticare di cosa è stato capace l’uomo nel corso della storia e fare in modo che episodi simili non si ripetano.

Commento di Alessandro Profeti10

Sinceramente, crediamo sia opportuno aggiungere qualcosa, e non di poco conto. Dall’intero paragrafo si intuisce la bontà dell’intervento dei gesuiti e la pessima condotta del governo, ma è necessario ricordare che le “scuole bianche” a cui ci si riferisce, furono successivamente istituite dal Governo e assegnate alla gestione proprio dei gesuiti e della chiesa cattolica. E qui, purtroppo, le cose non sono affatto andate bene. Infatti, è proprio in queste scuole che si è consumato con l’imposizione forzata e la violenza il distacco dei bambini Nativi dalle proprie famiglie e la perdita d’identità culturale che tanto ha pesato sulle vittime e che ancora pesa sulle generazioni che si sono susseguite a quelle che questi abusi li hanno vissuti sulla propria pelle.

Non parliamo infatti di episodi isolati, ma di un sistema ben preciso congegnato per isolare i bambini dalle proprie famiglie e dalla propria cultura, proibendone ogni contatto, e cancellare con la forza la loro identità indiana per sostituirla con quella dei bianchi (e con la religione cattolica). Le testimonianze di questo sono ormai innumerevoli e tali al punto che è impossibile parlare e scrivere della storia dei Nativi “dimenticando” questo capitolo durato tanti anni. Dal 1879 fino al 1960, più di 100.000 bambini indiani americani e Nativi dell’Alaska sono stati costretti a frequentare queste scuole. I bambini sono stati allontanati con la forza o rapiti dalle loro case e portati alle scuole. Le famiglie rischiavano la reclusione se si mettevano in mezzo o tentavano di prendersi i loro figli indietro. Circa 100, solo in USA, erano le boarding school, alcune ancora attive fino al 1970.

Generazioni di bambini sono stati sottoposti alla disumanizzazione, la crudeltà e le percosse, le violenze fisiche e sessuali, il tutto destinato a spogliarli della loro identità e la cultura Nativa. L’obiettivo finale era quello di “civilizzare” i bambini. Quello che era iniziato come una conversione dei bambini ad una nuova religione e ad un nuovo modo di vivere, divenne nient’altro che un genocidio culturale. Quelle scuole non erano solo del governo, ma anche della chiesa cattolica. Vi erano preti, suore e funzionari che rispondevano ad essa. Scrivere che “…continuare a raccontare la loro storia è un modo per non dimenticare di cosa è stato capace l’uomo nel corso della storia e fare in modo che episodi simili non si ripetano” è giusto, ma questa storia va raccontata fino in fondo.

Nell’articolo di cui stiamo parlando, questa parte di storia è inesistente, eppure è parte integrante del genocidio fisico e culturale perseguito e compiuto nei confronti di questi popoli. Anche questo NON va dimenticato. Né nel Giorno della Memoria, né mai.

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2) – http://www.huffingtonpost.it/alessio-aringoli/da-auschwitz-a-colonia-dignidad-intervista-di-cristina-guarnieri-a-andrea-speranzoni-_b_4673069.html

Da Auschwitz a Colonia Dignidad. Intervista di Cristina Guarnieri ad Andrea Speranzoni

Domani si terrà presso il Tribunale di Roma la terza udienza preliminare del Processo Condor. I regimi politico-dittatoriali dei Paesi del Cono Sud (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay) si unirono negli anni Settanta in una operazione del terrore chiamata “Piano Condor“, che ha dato vita al neologismo tristemente noto: desaparecidos. 30.000 scomparsi, molti dei quali buttati giù vivi dagli aerei nei “voli della morte” sul Rio de la Plata. 500 bambini rubati e cresciuti sotto falsa identità dalle famiglie stesse dei militari che li avevano strappati ai loro genitori. Un milione e mezzo di esuli sparsi per il mondo, con vite marchiate a fuoco per sempre. Dittature feroci che hanno coinvolto anche migliaia di nostri concittadini. Nelle aule giudiziarie italiane, a 40 anni dall’accaduto, si celebra un processo di portata storica che da un lato si pone il compito di ricostruire i fatti focalizzandosi sulle responsabilità individuali degli imputati e dall’altro rappresenta un gesto simbolico forte e coraggioso per noi e per le generazioni a venire.

Andrea Speranzoni, uno degli avvocati difensori delle vittime, ce lo racconta così:

Il processo di Roma sui desaparecidos italiani, vittime dell'”Operazione Condor”, costituisce una tappa importante per la storia giudiziaria del nostro Paese. Le vittime sono cittadini italiani residenti all’epoca dei fatti in Cile, Argentina e Uruguay, che appartenevano a movimenti di matrice cattolica o socialista e si opponevano alle dittature dell’epoca. Alcuni erano sindacalisti; altri impegnati in battaglie per la giustizia sociale e per l’affermazione dei principi di democrazia e di uguaglianza. Leggere fra le carte d’indagine le loro storie non può non far venire in mente il carattere universale dei principi che li animavano e quanto scritto anche negli articoli 2 e 3 della Costituzione repubblicana italiana. Vi si afferma, infatti, che in democrazia sono garantiti i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità; che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica e di condizioni economica e sociale; e che le diseguaglianze sostanziali debbono essere livellate. Tali principi personalistici ed egualitari, estranei a qualsiasi concezione autoritaria, animavano il loro agire quotidiano, i loro pensieri e, prima ancora, il loro sentire.

E chi sono gli imputati?

Gli imputati chiamati a rispondere dei reati a titolo concorsuale sono 34. Erano inseriti in diversi modi dentro le strutture amministrative e poliziesche del Piano Condor, un’operazione segreta gestita dai Servizi di Intelligence dei Paesi latino-americani e nata su input del Colonnello dell’Esercito cileno di Pinochet, Manuel Contreras Sepúlveda. Nel 1975 Contreras era a capo della Dirección de Inteligencia Nacional (Dina) e nel mese di ottobre invitò i pari grado degli altri Paesi a partecipare alla cosiddetta Prima Riunione di Lavoro dell’Intelligence Nazionale. La riunione si tenne tra il 25 novembre e il 1° dicembre di quell’anno, con l’intenzione di costituire un coordinamento efficace dei servizi di Intelligence. Il Giudice spagnolo Baltasar Garzón ha correttamente affermato che la Dina era un’organizzazione al di fuori della struttura organica istituzionale delle Forze Armate, alle dipendenze dirette di Augusto Pinochet, che ebbe lo scopo di attuare una serie di attività criminali quali sequestri, torture, omicidi o sparizioni. Un altro magistrato che negli Stati Uniti si occupò dell’attentato contro Orlando Letelier, il procuratore Ernest Lawrence Barcella, affermò che “la Dina, in quanto organizzazione, cospirò allo scopo di commettere attentati terroristici in Spagna, Francia, Italia, Portogallo, Stati Uniti d’America, Messico, Costa Rica, Argentina, Cile e altri Paesi“. Dentro questo contesto criminale operarono vari soggetti, inseriti in una catena di comando determinata. Altri furono reclutati nel corso di singole appendici dell’Operazione. Secondo quanto riferito dal neofascista italiano Vincenzo Vinciguerra, membro del gruppo Avanguardia Nazionale, l’assassinio di Carlos Prats era stato realizzato nell’ambito del Piano Condor. Anche il Governo americano, nel corso delle indagini sul caso Condor, ha fornito importanti informazioni. Nel settembre del 1996 si venne a sapere, attraverso alcuni documenti, che la CIA era a conoscenza già dal 1976 dell’esistenza di questi organismi repressivi del Cono Sud. È in questa cornice – che forse può apparire fantapolitica, ma che è esistita e ha portato alla perpetrazione di crimini e violenze indicibili – che si collocano le storie delle persone colpite. E attraverso le loro storie si cercherà di scrivere una pagina giudiziaria importante, di cui giudici e avvocati saranno interpreti.

Ti sei occupato anche dei crimini commessi dai nazifascisti in Italia: gli eccidi che hanno sterminato intere comunità come Marzabotto, Montesole, Casalecchio o i luoghi del dolore dell’Appennino tosco-emiliano. Che valore hanno questi processi, nella tua esperienza, per le vittime?

I processi sui crimini nazifascisti celebrati in Italia dopo il rinvenimento dell’archivio di fascicoli insabbiati nel 1961, ribattezzato “Armadio della Vergogna”, ha rappresentato per le vittime una riappropriazione della propria storia. Nei crimini contro l’umanità, infatti, la vittima prova l’esperienza traumatizzante di non appartenere più al mondo e alla comunità. I processi, e dentro i processi il momento del racconto pubblico costituito dalle testimonianze, hanno rappresentato la formula di una ricomposizione. Cercare giustizia, da parte delle vittime, è stato ed è comprendere e sconfiggere lo sguardo del dottor Panwitz di cui scrive Primo Levi in Se questo è un uomo. Nei crimini gravi, non intercorre uno sguardo tra autore e vittima. L’atto di giustizia spiega l’assenza di questo sguardo e la supera.

Che valore hanno questi processi per la storia, per il nostro Paese?

Il nostro è un Paese che non ha il vizio della memoria e in cui non è così scontato sentire una parola interamente e integralmente indignata e offesa per l’enormità dei crimini commessi anche sul nostro territorio nazionale dal fascismo e dal nazismo. La storia dei fatti che il processo penale ricostruisce, con un proprio sistema di regole, non è quella con la esse maiuscola; è fatta di tante testimonianze, di tante storie individuali che formano un mosaico collettivo. Un mosaico che però parla, a noi tutti.

Che funzione svolge la memoria all’interno di un processo?

Dentro un processo la memoria nasce dal racconto individuale dei testimoni, dal loro atto di ricordare. Ricordare spesso esperienze dolorose e di sottrazione di affetti familiari e di comunità. Il gesto del ricordare – come ci suggerisce lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano nel Libro degli abbracci – richiama l’azione del ritornare a sentire ciò che il cuore conserva come fosse uno scrigno, re-cordis, appunto.

Cosa significa per te, in quanto avvocato, partecipare al Condor?

Partecipare come difensore di parte civile al processo per l’Operazione Condor mette in movimento molte cose dentro di me. Sia da un punto di vista professionale che personale. Mette in gioco scelte difensive che già in passato ho avuto la possibilità di realizzare in processi per reati di terrorismo interno e di eversione e per i processi relativi ai crimini nazifascisti del 1944. Direi però che dietro a queste biografie e dietro ai volti delle vittime trovo legami e strade che mi parlano del presente e che offrono chiavi di lettura per comprenderlo. La domanda di fondo è: come è stato possibile tutto questo? Secondo il rapporto della Commissione Nazionale di Verità e Riconciliazione le vittime della Dina furono quasi 1800.

Oggi pomeriggio, alla Fondazione Lelio Basso di Roma, discuterai insieme ad altri dei rapporti fra ex appartenenti all’esercito nazista e dittature sudamericane. Da “Colonia Dignidad” all’Operazione Condor. Ci parli di qualcuno di loro?

Il riutilizzo di ex appartenenti all’esercito nazista in settori di pianificazione o in settori operativi della cosiddetta “macchina del terrore” è una costante che si è riscontrata in numerosi scenari delle dittature latino-americane. Ricordiamo il caso dell’ex ufficiale delle SS Klaus Barbie, fuggito in Bolivia nel 1951 con il nome di copertura di Klaus Altmann, la tormentata vicenda che riguardò la sua estradizione in Francia e il processo penale a suo carico. Barbie venne individuato già nel 1974, ma fu estradato in Francia solo nel 1983 e condannato all’ergastolo nel 1987. Le condotte contestategli riguardavano arresti, torture, fucilazioni, deportazioni e in particolare l’ordine di rastrellamento compiuto all’interno di un asilo di Izieu, nel corso del quale 43 bambini erano stati arrestati e deportati ad Auschwitz. Fu condannato per 373 omicidi: la condanna giunse 43 anni dopo i fatti. Barbie-Altmann aveva goduto dal 1951 di importanti protezioni.

A Colonia Dignidad, il luogo di tortura gestito dalla Dina cilena retta da Manuel Contreras, erano confluiti diversi ex nazisti e fascisti…

Su Colonia Dignidad il Processo Condor presenta molta documentazione interessante. Colonia Dignidad è un villaggio cileno della provincia di Linares fondato da un gruppo di immigrati tedeschi nel 1961. Il villaggio ebbe delle caratteristiche tipiche di una zona militare inaccessibile: era dotato di un sistema molto severo di protezione e di controllo degli accessi. Il Centro Wiesenthal ha presentato ampia documentazione che testimonia come Josef Mengele, tristemente noto per gli esperimenti sulle “cavie umane” durante l’Olocausto, sia transitato in questo luogo. Durante gli anni della dittatura di Pinochet servì come centro di tortura, inserito a tutti gli effetti nella Dina. Il caso della sparizione e dell’omicidio del cittadino italiano Juan Bosco Maino Canales si svolge in parte proprio a Colonia Dignidad, in parte in un luogo che si chiamava Villa Grimaldi e che fungeva anch’esso da Centro clendestino di detenzione. In quel contesto la magistratura cilena ha accertato peraltro la commissione di gravissimi abusi sessuali su minori di cui si rese responsabile, fra gli altri, il fondatore di Colonia Dignidad, Paul Schäffer, ex ufficiale medico della Luftwaffe, condannato a 20 anni di reclusione e morto nel penitenziario di Santiago nel 2010.

Walter Benjamin scriveva che “esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione“. Sembra che ci troviamo in questo appuntamento. Il processo Condor cui stiamo partecipando ci obbliga a convocare assieme, in una stessa costellazione, i crimini di guerra nazifascisti e i genocidi delle dittature sudamericane. In che modo si può nutrire una cultura della vigilanza, perché tutto questo non accada mai più?

La cultura della vigilanza deve muovere da un presupposto: la consapevolezza che ciò che è accaduto può ri-accadere, magari in altre forme, in altri contesti geografici o anche in forme simili a quelle già storicamente sperimentate. Chi infatti ha attuato questi crimini che offendono l’umanità intera non è un’entità malvagia astratta: si tratta invece di uomini, di scelte operate da alcuni di loro. Alla base di tutto c’è la pratica della cancellazione dell’umano, l’assenza di uno sguardo empatico sull’altro. Questi passaggi possono facilmente ripetersi, possano trovare un comodo alibi nella miseria economica, nel razzismo, nel timore dell’altro e del diverso.

Le risposte da creare e da proporre in una dimensione sia pubblica che privata sono plurime: il racconto dei testimoni è fondamentale, ma poi ci sono i progetti educativi, un modo approfondito di fare informazione, l’attenzione a ciò che succede attorno a ognuno di noi e il dotarsi di strumenti conoscitivi ampi. Un ruolo importante lo gioca anche il processo penale, che permette di salvare le microstorie dei singoli, pur nella distanza temporale che ci separa dagli eventi, e di ricostruire una memoria storica collettiva.

La consapevolezza del rischio che si riaffacci la disumanizzazione dell’altro non deve sfumare mai dentro di noi. Di questo le vittime dell’Operazione Condor ci parlano.

* Andrea Speranzoni è avvocato penalista del Foro di Bologna. Nell’ultimo decennio ha difeso numerose parti civili nei principali processi per crimini nazifascisti istruiti dopo la scoperta del cosiddetto “Armadio della vergogna”. Si è occupato inoltre di processi relativi all’eversione di destra e al terrorismo in Italia, difendendo i familiari delle vittime.

174 commenti
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  1. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Nicotri:-“Mi sa dire per cortesia dove lo ha trovato il mio sogno? Grazie.
    =
    Le ho gia’ risposto….ultime tre righe del post Nr.25
    =
    =
    =
    Nicotri:-“Lei mi ha attribuito un “sogno” in fatto di teste di porco, ovviamente un “sogno” tendenzioso per scopi deprecabili”.
    =
    Lei ora mi sa dire dove io ho attribuito al suo sogno.. tendenziosita’ e deprecabilita’?
    Grazie….
    Rodolfo

  2. Nonno Pero e Nonna Pera
    Nonno Pero e Nonna Pera says:

    x Rodolfo sior Brontolon

    Manco mal che te ghe se ti! Tuti putei i xe in sto buso de blog, fora de ti! Che te si un grand’uomo, grandisimo, enormisimo, splendidisimo, oseòn sboròn. Però te brontoli massa, massa, massa, siòr Todaro el xe un nano, ti te si un gigante del brontolo, te si el gigante e anca el nano Brontolo. Ma Biancaneve col casso che te ciucia l’oseo a ti, col casso che te la dà la mona a ti, col casso che se fa ciavare da ti. Massa seghe, te ne ghe ‘e braghe piene, sempre onte, te ghe riempio el stramasso. Ma le seghe, carino Brontolo Brontolon, no sta a fartele nel blog. Va a brontolar da n’altra parte. E dopo lavete le mani…. col savon.
    Nonno Pero e Nonna Pera

  3. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    A proposito di scuole dell’odio di marca palestinese, come se nelle le scuole primarie israeliane fossero da meno.
    Leggo:
    “Palestinesi? No, meglio: arabi. A meno che non ci sia di mezzo l’argomento principe: il terrorismo. Allora, come d’incanto, gli “arabi” che vivono tra Betlemme e Gaza diventano, magicamente, “palestinesi”. Per il resto, rimangono semplicemente “arabi”, magari a dorso di cammello, vestiti come Ali Babà. «Spregevoli, devianti e criminali, gente che non paga le tasse, che vive a spese dello Stato, che non vuole progredire». E’ quello che raccontano i libri di testo israeliani, che a partire dalla scuola elementare preparano i futuri soldati di leva a prendere a fucilate gli “arabi” dei Territori Occupati e magari qualche scomodo attivista loro amico, come l’americana Rachel Corrie o l’italiano Vittorio Arrigoni. Un’indecenza, alla quale ora si ribella una docente universitaria israeliana, Nurit Peled-Elhanan.

    Insegnante di lingue ed educazione all’Università Ebraica di Gerusalemme, la professoressa Peled-Elhanan è indignata per la propaganda razzista che soldato israelianocolpisce i palestinesi: «Vengono rappresentati solo come rifugiati, agricoltori arretrati e terroristi. Non si vede mai un bambino palestinese, un dottore, un insegnante, un ingegnere o un agricoltore moderno». La professoressa ha passato gli ultimi cinque anni a studiare il contenuto dei testi scolastici israeliani, e i risultati delle sue ricerche, “La Palestina nei testi scolastici israeliani: ideologia e propaganda nell’istruzione”, saranno pubblicati nel Regno Unito questo mese, annuncia Harriet Sherwood, reporter dell’“Observer” che l’ha intervistata per il “Guardian”. Nel libro-denuncia, racconta la giornalista (su “Megachip” la traduzione in italiano a cura di Roberta Verde) si trovano descritte «le forme di un razzismo che prepara i giovani israeliani al servizio militare obbligatorio».

    «Le persone non sono molto consapevoli di quel che leggono i loro figli nei libri di testo», dice Nurit Peled-Elhanan all’intervistatrice inglese. «Una domanda che tormenta tanta gente è: come ci si può spiegare il comportamento brutale dei soldati israeliani verso i palestinesi?». Nel conto, «l’indifferenza alla sofferenza umana, le sofferenze che vengono inflitte». E poi: «Ci si chiede come possano questi graziosi bambini e bambine ebrei diventare mostri una volta indossata l’uniforme». Risposta: «Io credo che la causa principale sia nell’educazione». Già, la scuola: Nurit Peled-Elhananformidabile fabbrica per la propaganda di qualsiasi regime, a cominciare da quelli di Mussolini, Stalin e Hitler. «Così – spiega Nurit Peled-Elhanan – ho voluto vedere come i testi scolastici rappresentano i palestinesi».

    L’insegnante, testimonia Harriet Sherwood, afferma di non aver trovato, in «centinaia e centinaia» di libri, una sola fotografia che mostrasse un arabo come una «persona normale». La scoperta più importante, in tutti i testi analizzati – tutti autorizzati dal ministero dell’istruzione – riguarda la ricostruzione storica degli eventi del 1948, l’anno in cui Israele combatté una guerra per affermare la propria identità di Stato indipendente, e centinaia di migliaia di palestinesi fuggirono dal conseguente conflitto. L’uccisione dei palestinesi è raccontata come qualcosa che fu necessario per la sopravvivenza del nascente Stato ebraico, afferma la professoressa Peled-Elhanan: «Non è che i massacri vengano negati, ma nei testi scolastici israeliani vengono presentati come eventi che nel corso del tempo si sono rivelati positivi per lo Stato ebraico». (…)

    (Fonte: http://www.librieidee.org)

  4. Shalom: guarda guarda... anche i coloni israeliani frodano e fregano quattrini
    Shalom: guarda guarda... anche i coloni israeliani frodano e fregano quattrini says:

    A seguito di un’inchiesta realizzata dalla televisione israelina e andata in onda due giorni fa, il ministro dell’economia Yair Lapid, Tzipy Livni e i partiti dell’opposizione accusano l’organizzazone cui fanno capo gli insediamenti della Giudea e della Samaria di frode e malversazione. Tra gli accusati compaiono il precedente ministro dell’economia Yuval Steinitz e Naftali Bennett. Avrebbero dirottato illegalmente milioni di dollari destinati alle riforme sociali in Israele verso l’apparato burocratico del Consiglio delle comunita’ della Giudea e Samaria (Jerusalem Post).

    Shalom

  5. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x nonno pero e Co
    sei forte….ahahahahahhahahahhahahhahahhah
    …chissa’ perche’ nel tuo dialetto vien voglia di prendere tutto alla leggera…offendimi pure…ancora di piu’….puoi dir quel che vuoi….
    mi fai ridere davvero…..
    meno male che ci sei tu….se no qui ci sarebbe solo da piangere…
    vai belin….sei davvero forte…
    Rodolfo

  6. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Nòòòò!
    I tuoi piagnistei nò!
    Bitte nicht!
    Pietà, Erbarmung..qui corriamo tutti il rischio di ammalarci di orchite allo scroto.

    C.G.

  7. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Anita mi dice che “belin” significa “pirla”….
    io credevo che significasse “bellino” o qualcosa del genere…
    per cui mi scuso….
    Rodolfo

  8. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    “IL GIORNALISTA E’ COME UN CUOCO E UN CAMERIERE: PREPARA E METTE IN TAVOLA LE PIETANZE SENZA AVVELENARLE E SENZA MASTICARLE AL POSTO DEL DESTINATARIO.
    PINO NICOTRI”
    Ho avuto la bella sorpresa di leggere questo mio motto, con tanto di riconoscimento della sua paternità, nel frontespizio di una tesi di laurea triennale in Editoria e Pubblicistica. Laurea presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno. Titolo della tesi: “Il linguaggio dei pesanti silenzi del caso Emanuela Orlandi”. L’ha preparata e discussa il candidato Nicola Capolupo, che il 25 novembre s’è laureato col massimo dei voti: 110 e lode. Ho avuto anche la soddisfazione di vedere che le 124 pagine della tesi contengono ben 16 pagine di intervista fattami dal suo autore. Che ringrazio di cuore per la stima e la considerazione accordatami.

    Come sappiamo bene, non solo nel caso Orlandi abbondano invece i cuochi camerieri avvelenatori delle pietanze che preparano e masticatori delle stesse prima di servirle in tavola.

  9. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    A differenza di “pirla”, “belin” lo si usa quasi solo come esclamazione, perciò usato così – come lo ha usato lei – non è un termine offensivo. Infatti non è diretto contro qualcuno. E’ come usare la parola “cazzo” come esclamazione, anziché come giudizio contro qualcuno: volgare, ma non offensiva. “Belin” non è più neppure volgare.
    Un saluto.
    pino nicotri

  10. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Senti caro cg….se tu perdessi una persona a te molto cara….
    (mai succeda)
    attraverso un attentato….o attraverso la colpa di qualche balordo che senza lavoro si da’ alla delinquenza…a chi daresti la colpa?
    Domanda sintetica…risposta sintetica e pronta…senza tanto pensare..
    Rodolfo

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Mi sentirei come quelli che si vedono arrivare una cannonata dentro la propria casa perchè dei fottuti hanno ricevuto l’ordine da altrettanti fottuti di radere al suolo le loro quattro mura per fregarsi ancora di più un centinaio di metri della loro terra.
    Non distinguerei una bomba a mano da una cannonata.
    Si salta in aria alla STESSA maniera.
    Ci arrivi, oppure anche per te serve la traduzione brokkolina?

    C.G.

  12. Shalom
    Shalom says:

    E bravo Herr Rodolfo. Ridicolizzato pure da una personalita’ come Toaff, fa finta che solo gli israeliani abbiano vittime da terrorismo! Il ragazzo dimentica che hanno cominciato i suoi simpaticoni e gia’ prima del ’47-’48, finge di non sapere che gli israeliani hanno massacrato e storpiato più del triplo dei palestinesi, senza contare il criminale massacro di Gaza.
    Il caro Rodolfone non si rende conto che cosi’ legittima la ritorsione dei palestinesi, il loro giusto odio contro i crimini e i soprusi israeliani. Herr Rodolfo caca hasbara che diventano boomerang. E non ha ancora risposto al troppo paziente Nicotri che gli ha chiesto dove mai abbia letto del sogno porcino che gli ha porcamente attribuito.
    Shalom

  13. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x ciggi’ 114Esattamente….
    il dolore e’ grande…. Peled-Elhanan di cui parli tu…divenne attivista per la pace dopo la morte della figlia di 13 anni avvenuta attraverso un attentato terrorista di un palestinese a Gerusalemme…
    non e’ l’ unica come tutti sappiamo…ci son quelli che attraverso la morte dei propri cari…non in guerra intendiamoci …ma attraverso atti di terroristico …elaborano il loro dolore cominciando ad odiare i palestinesi e gli arabi in generale..come saprai i palestinesi sono arabi…ci sono altri che per un altro meccanismo cominciano ad odiare il proprio paese…cioe’ se stessi…
    ma questo e’ avvenuto in tanti altri paesi…perche dovrebbe essere diverso in Israele?
    =
    =
    Peled-Elhanan riferisce che nei libri di scuola viene insegnato che il massacro di Deir Yassin diede inizio alla fuga in massa degli arabi da Israele che permise la fondazione di uno Stato ebraico a maggioranza ebraica. Quindi fu una cosa buona. Forse spiacevole, ma alla lunga le conseguenze per noi sono state favorevoli.
    Quel libro dunque insegna “la verita”…non l’ odio…
    1) Fu un massacro..
    2) Permise la fondazione di uno Stato ebraico a maggioranza ebraica….
    3) Fu spiacevole
    4) Fu necessario…
    relativo a 1) 3) e 4) I palestinesi non ammetteranno mai …per esempio che i loro attentati terroristici con centinaia e centinaia di vittime civili…furono necessari e nello stesso tempo “spiacevoli”…ma quando muore un ebreo per causa di un attentato fanno festa…
    gli ebrei dopo il massacro di Deir Yassin non hanno fatto festa….
    sembra una cosa da niente….ma si dovrebbe prendere in grande considerazione…
    Relativo a 2) Quel massacro permise a fondazione di uno Stato ebraico a maggioranza ebraica….senza quello non sarebbe stato possibile lo Stato Israeliano e’ vero…..ma quale Stato nel mondo …con poche eccezioni non e’ stato costruito attraverso un massacro o una tragedia? Quello Israeliano e’ stato costruito attraverso e persino in una tragedia dentro la tragedia e con questo intendo l’ olocausto….che e’ unico. I libri di scuola dei ragazzi israeliani dunque insegnano la verita’ ….per quanto dura.
    I libri di scuola dei ragazzi palestinesi invece non insegna la verita’….ma l’ odio fine a se stesso….per esempio lo Stato di Israele non esiste….qualsiasi persona dotata di un minimo di intelligenza capira’ che non si puo’ costruire la pace quelle fondamenta….
    non e’ vero tra l’ altro…(basta informarsi onestamente) che i palestinesi non possono accedere a professioni….i palestinesi sono nel parlamento israeliano….le universita’ israeliane sono frequentati anche da tanti ragazzi palestinesi…avvocati…medici e professionisti vari ne esistono dunque anche tra i palestinesi…..nessuno vieta loro la frequenza di una universita’….
    la questione….come scriveva anche Sylvi e’ il reciproco riconoscimento….da quel momento in poi ci potra’ essere veramente una inversione di rotta.
    Ma a chi tocca fare il primo passo?
    Analizziamo per un momento questo problema.
    Checche’ se ne dica …1)per Israele la palestina esiste….per i palestinesi e per il mondo arabo israele non esiste.
    In questa situazione e senza garanzie…per uno Stato cosi piccolo come Israele di soli 7.000.000 di abitanti ..ritirarsi nei confini del 67…attorniato da paesi che si ritengono nemici e dove l’ odio per l’ ebreo e per israele viene propagato a piene mani.. formati nell’ insieme da centinaia di milioni abitanti…significherebbe con ogni probabilita’ ed a lungo andare una nuova guerra…(Gaza ne e’ un esempio gia’ sperimentato).di cui gli esiti non sanno a sapere ma che sarebbero in ogni caso per tutti fatali…anche per noi qui in europa…
    facit…il primo passo deve venire da loro…dai paesi arabi e dai palestinesi.
    Non puo’ essere diversamente.
    Rodolfo

  14. Shalom
    Shalom says:

    Ah, se quella era una risposta…..
    Ma tu lo leggi quello che scrivi? E lo capisci quello che scrivono gli altri?Shalom

  15. Shalom
    Shalom says:

    Herr Rodolfo,

    non dire porcherie eccessive. A Deir Yassin avete festeggiato prima, durante e dopo, oltretutto derubando le vittime, oltraggiando le donne e gettando i cadaveri nelle immondizie. E non solo a Dein Yassin. Ben Morris ha documentato tutto. Ha solo dimenticato di aggiungere che dove avete fatto le vostre porcherie a Deir Yassin ci avete poi costruito su edifici di vostro interesse propagandistico. Deir Yassin e’ la vostra Mi Lai, solo che nel Vietnam i massacratori americani vennero denunciati da un giornalista, voi invece non avete avuto questo disturbo.
    Voi avete distrutto quasi 450 paesi e villaggi palestinesi, i palestinesi neppure uno vostro, putrido bugiardo che non sei altro. E poi Informazione Corretta ha anche il coraggio di scrivere che a Deir Yassin i palestinesi massacrati furono meno di quanti ne ha contati Morris. Che schifo! Che vergogna! Il negazionismo e il riduzionismo a senso unico.
    Shalom

  16. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x119″Voi avete distrutto quasi 450 paesi e villaggi palestinesi, i palestinesi neppure uno vostro”
    =
    Non vedo come i palestinesi avrebbero mai potuto distruggere un villaggio israeliano….dato che e’ stato il contrario….
    e un massacro e’ un massacro… se no non si chiamerebbe massacro..
    ….e di massacri nel mondo ce ne sono stati anche di molto peggiori…
    incluso la Shoa’….ma si insiste su uno che ha avuto solo dai 100 alle 120 vittime….non si parla mai pero’ del corridoio che fu lasciato aperto per consentire alla gente di fuggire….corridoio di fuga che fu utilizzato da circa 500 abitanti….quelli che morirono furono solo coloro che si chiusero nelle loro case sparando contro le milizie israeliani….se questo si chiama massacro….
    oltre cio’ come ho spiegato….gli stessi studenti e scolari israeliani lo trovano scritto sui loro libri….segno di correttezza e onesta’….
    Questo e’ quanto….
    Rodolfo
    x118….cosa avrei dovuto capire….spiegamelo un po’ tu se ne sei capace….anzi ti esorto a farlo….
    Rodolfo

  17. Caino
    Caino says:

    Caro Nonno Pero,
    spero che Lei sia contento !(Diversamente manifesti la sua contrarietà )

    E’ nato un “Fans Club di Nonno Pero e Nonna Pera” che ha già parecchi partecipanti, i quali mi comunicano giornalmente le loro impressioni, al pari di quello patrocinato dalla Sig Anita , Oltre-atlantico, per cuoca Sylvi.
    Ora ,visto che a l’unica lingua che su questo Blog,sia accetta :il Veneto,e visto che non tutti comprendono bene l’idioma ,molti, mi hanno già chiesto delle traduzioni in Lingua Italiana, al fine di proporre dibattiti all’interno delle riunioni del Fans Club.
    Tenterò quindi delle traduzioni in Italiano dei testi che Lei propone e CHE VANNO BENE A TUTTI, al solo fine di rendere esplicito il suo dialogo, per esempio con il sig Rodolfo,valido interlocutore.
    Ora ,io non sono sicuro che che la traduzione sarà corretta , ma voglio al massimo, fare almeno una prova, se sbaglio mi corriggerà !

    Testo in Lingua :

    x Rodolfo sior Brontolon

    Manco mal che te ghe se ti! Tuti putei i xe in sto buso de blog, fora de ti! Che te si un grand’uomo, grandisimo, enormisimo, splendidisimo, oseòn sboròn. Però te brontoli massa, massa, massa, siòr Todaro el xe un nano, ti te si un gigante del brontolo, te si el gigante e anca el nano Brontolo. Ma Biancaneve col casso che te ciucia l’oseo a ti, col casso che te la dà la mona a ti, col casso che se fa ciavare da ti. Massa seghe, te ne ghe ‘e braghe piene, sempre onte, te ghe riempio el stramasso. Ma le seghe, carino Brontolo Brontolon, no sta a fartele nel blog. Va a brontolar da n’altra parte. E dopo lavete le mani…. col savon.
    Nonno Pero e Nonna Pera

    Tentativo di traduzione (prima approssimazione)

    X Rodolfo signor Brontolon

    Meno male che sei TU.Tutti i ragazzi sono in questo buco di Blog,
    meno che tu.Tu sei un grande uomo,grandissimo,splendido UCCELLONE sborrante.Però brontoli parecchio,parecchio,parecchio,il sig Todaro è un nano,tu si che sei un gigante del Brontolo.Ma Biancaneve, col cazzo che ti succhia l’uccello,col “cazzo che ti da la foca,col cazzo che si fa trombare (internaz) da te !Parecchie seghe..e qui è dura..chissa che cuoca Syivi e la beata scomparsa Vendramin ci possano mai aiutare .. ?)
    Ma le seghe carino Brontolo Brontolon,non devi fartele nel Blog.
    Vai a brontolare da un’altra parte. E dopo lavati le mani,..con il sapone !

    Caino

    ps- Spero di essere stato chiaro o meglio di aver reso l’idea per gli amanti della Lingua e del fans club ,anche Oltreoceano !
    Se ho sbagliato , mi corriggerete !In questo campo Cuoca Sylvi può intervenire senza tema di essere smentita.(Pure la beata Vendramin )

  18. Rodolfo
    Rodolfo says:

    http://www.csmonitor.com/World/Security-Watch/2014/0130/Palestinian-workers-back-Scarlett-Johansson-s-opposition-to-SodaStream-boycott-video
    =
    =
    I palestinesi contro il boicotaggio …c’ e’…non c’e’..

    Si c’ e’ … ma i media in italia non ne parlano…
    dopo tutto… cio’ che e’ buono per i palestinesi lo sa Shalom…ciggi’ e Co…
    per saperne di piu’ cliccare il link di cui sopra…c’ e’ anche un video in cui gli stessi palestinesi parlano contro i boicotaggio a israele…con immagini relative al loro lavoro svolto…ed ha quello che sono riusciti a costruire con l’ aiuto e il lavoro offerto dagli israeliani…
    mica con paghe da fame come si usa in italia per gli stranieri…no…
    paghe come tutti gli altri israeliani e secondo tariffa.
    Rodolfo

  19. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x cAiNo…che oramai oltre che CaInO non sa’ piu’ come girar le sue carte e corre il rischio confondendosi di sprofondare nella follia….
    =
    =
    Si …avevo bisogno della tua traduzione per capire quello che ha scritto nonno pero….
    ma sei proprio uno zuzzurellone…..
    e la tua sparata non fa ridere nemmeno i polli…..
    lo capirai mai? Rileggiti… testa di capra….
    Rodolfo

  20. Anita
    Anita says:

    x Caino

    Preferisco leggere nonno Pero.
    Perche’ ti sei presa la briga di tradurre?
    Almeno nonno Pero e’ comico, tu no, vale anche per nonna Pera, insieme fanno una bella coppia.

    Anita

  21. Caino
    Caino says:

    L’intervento ( QUASI -congiunto)di Anita e Rodolfo,
    sono quanto mai sintomatici, soprattutto per la loro prontezza,non richiesta peraltro, ma che denota ,l’attenzione e tutto il loro AMORE PER QUESTO BLOG.
    Devo onestamente congratularmi con loro!
    Il risultato, va BEN OLTRE QUANTO MAI AVESSI SPERATO !
    Sarà grande materia di dibattito all’interno del neo-nato fans club di Nonna Pera e Nonno Pero, che aumenta di ora in ora gli adepti !
    Grazie con tutto il Cuore !

    Caino

  22. Caino
    Caino says:

    Efr Sig Anita,

    io, per Lei, ho sempre nutrito un profondo rispetto.
    Dimostri il contrario !
    Di fatto, non ho quasi mai commentato i suoi rari interventi nel Blog !
    Un pò di meno per il sig Rodolfo, ma se deve fare una ragione,(penso comprenderà), in fin dei conti Rodolfo è Rodolfo, lei è Anita , almeno per questo Blog.
    Lei è, a quanto sempre letto, una veterana al pari di Uroburo.
    Ora, pare ,che Uroburo si annoi nelle letture,.. ha ragione, in fin dei conti, ognuno è libero di annoiarsi quanto gli pare e non gliene faccio certo una colpa.
    Io, cosa vuole ,sono solo un neofita,dopo aver ereditato da Fu-cc davanti ad un notaio, il diritto di scrivere sfruttando la sua E-Mail.
    CC è in convento ,immerso in una meditazione,speriamo si riprenda ed esca dal coma meditativo !
    Porti pazienza e cerchi di comprendere, sono solo un neo-fita !

    Caino

  23. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Minchia…ma sei proprio una frana….
    scrivi un post 121 dove il nome di Rodolfo appare piu’ volte….
    il nome di Anita 2 volte di cui una indirettamente….e poi scrivi….
    “L’intervento ( QUASI -congiunto)di Anita e Rodolfo…
    sono quanto mai sintomatici.. soprattutto per la loro prontezza..
    NON RICHIESTA PER ALTRO”…
    dunque uno e’ chiamato in causa e non deve reagire….
    capisco….insomma quello sarebbe stato il tuo desiderio…
    magari per avere la soddisfzione di avere l’ ultima parola….
    caschi male….e lo sai…
    Rodolfo

  24. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x126
    Sono per i liberi commenti….senza restrizioni e senza lamentele…
    parlo naturalmente dei commenti….non delle offese o delle calunnie….io ho voluto scrivere “testa di capra”…che sara’ ancora consentito….cosi per creare un po’ di colore…Sgarbi docet…
    R

  25. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Non mi piace affatto la piega che ha preso lo scrivere su Rodolfo e Anita. Ormai pare un tiro a segno. La responsabilità iniziale è di Rodolfo, che ci ha tenuto a spifferare qui i suoi affari privati. Ma non è un buon motivo per scendere al suo livello. Inoltre Anita NON è una protesi di Rodolfo, ma una donna. Come tale va rispettata e quindi tenuta distina dalle polemiche su Rodolfo, anche se lei ci si tuffa a spada tratta.
    Per cortesia, critichiamo chi ci pare, ma sempre vedendolo come individuo a se stante e non come protesi o altra faccia di un altro forumista.
    Purtroppo il propagandume di Rodolfo e il suo voler per forza infilare certi temi, dei quali sa solo il blablablà pappagallesco, lo redono bersaglio senza appello, pare quasi che ce la si abbia con lui come persona e non come pappagallo delle hasbara al ciclostile. Però evitiamo di dare sempre quest’impressione.
    E NON facciamo pagare ad Anita le “colpe” di Rodolfo. Che se fosse una parsona educata oltre a non metterci al corrente dei fatti suoi privati eviterebbe l’insistenza demenziale con la quale allaga il forum delle solite minchiate. Tanto andrà in paradiso lo stesso, anche senza l’ottuso dare sempre ragione a chi ha torto marcio e anche senza fare sempre bella mostra del suo razzismo verso gli “altri”. Lo sappiamo che lui è “superiore”, “pura razza semita”, “prediletto da Dio” come tutto il suo “popolo”, santo in quanto membro dl “popolo santo”. Potrebbe perciò fare a meno di comportarsi come si comporta.
    Che soffra di solitudine è chiaro, e ce ne dispiace a tutti. Ma non è un dolore che può far pagare qui a noi. Non è infatti così che si supera la solitudine. Allacciare rapporti umani è cosa diversa dall’incensare in continuazione il mondo di cui si fa parte o si crede di far parte, modo indiretto per incensare se stessi e quindi così darsi sicurezza. Ci si può far fare compagnia in modo diverso dal volersi far prendere a calci.
    Grazie e buona serata.
    pino nicotri

  26. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Ammazza che filippica…
    solo una cosa….nessun “blablablà pappagallesco”….
    scrivo di getto…non copio mai…e di quello che scrivo ne sono profondamente convinto….
    come lei daltronde….
    ancora una piccolezza…vado dietro gli argomenti…in special modo quando si tratta del medio oriente….ma non sono mai il primo…
    …il resto sono solo giochetti…
    e poi…non sono davvero solo…ma fuori nevica e di brutto….
    Rodolfo
    Ps..alla sua filippica ….ce ne sarebbero di osservazioni da fare ed a bizzeffe…ma tralascio…
    il panorama fuori e’ mozzafiato….
    Un saluto
    Rodolfo

  27. Caino
    Caino says:

    Egr sig Nicotri,
    Lei mi sa dire qualche cosa sul famoso ” Cilindro di Ciro”,conservato all’ONU ?
    Possibile che questo Signore scrivesse già di certe cose?
    Una manovra politica per ingraziarsi i popoli conquistati ?
    Di sicuro , forse qualche popolo assolutamente non dette seguito alle ragioni della sua liberazione..o forse no ?
    Un sognatore ante-litteram o un astuto politico del tempo ?
    Possibile che l’Oriente anticipasse l’Occidente di tanti secoli ?
    Cosa strana, non le sembra ?
    Mi arrovello ..!

    Caino

    Buona serata,nella speranza che cessi il tiro al piccione, con tanti auguri ai piccioni !
    Per quel che mi riguarda stia tranquillo, io non amo la caccia, ma nemmeno voglio fare il Piccione arrosto.
    Sbrigatevela !

  28. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Bene…io sono sempre per l’abolizione della caccia…o ad una sua precisa regolamentazione…sono per la difesa della fauna e la conservazione e il ripristino dell’ambiente….non piu’ per me oramai….ma per quelli dopo di me….
    ed a proposito avrei una mia canzone da farvi sentire…se consentito…
    Rodolfo

  29. Rodolfo
    Rodolfo says:

    “Cilindro di Ciro”….mai sentito….
    mi precipito a saperne di piu’…
    qualcosa ho sentito su Ciro il grande….
    ma non si finisce mai di imparare….nevvero?
    Rodolfo

  30. Rodolfo
    Rodolfo says:

    ho capito…cosi …di botto…senza tanti tentennamenti… ….gia’ letto qualcosa …digerito e tralasciato…
    per questo bastano gia’ i 10 comandamenti altro che
    “Cilindro e piramide di Ciro”
    Rodolfo

  31. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Per le altre cose….cosi come nella religione Cattolica tante cose son passe’….cosi e nella religione Ebraica….
    non sono sicuro di quel che succede tra i Musulmani….
    se hanno ascoltato “il cilindro di Ciro” o no….
    Rodolfo

  32. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Caino

    Sì, il cilindro di Ciro anticipa di millenni la “superiorità” europea su certi temi. A dire il vero, la traduzione letterale di quanto è rimasto scritto – molto infatti è consumato – non dice esattamente quanto gli si attribuisce. Ciro permise il rientro in patria ANCHE dei giudei deportati quando, appena 70 anni prima, Nabuccodonosor, mi pare il IV, conquistò Gerusalemme per punire l’ingratitudine del re, mi pare s i chiamasse Sedecia, che lui stesso aveva messo sul trono deponendone lo zio e che per tutto ringraziamento s’era messo a sobillare popoli limitrofi perché si ribellassero contro l’impero babilonese.
    I babilonesi usavano spostare minoranze dei popoli conquistati per favorirne la mescolanza e l’eguaglianza. Usavano anche, come tutti, portarsi via le statue degli Dei dei popoli vinti, ma li facevano diventare Dei anche del pantheon babilonese, cosa che migliorava la convivenza. Ciro permise che chi voleva potesse tornare in patria, cosa che molti giudei rifiutarono di fare, tant’è che gli attuali ebrei in Iran e Iraq sono i discendenti di quei giudei che preferirono restare dov’erano. Anche perché non è vero che fossero schiavi o comunque sudditi di serie B, infatti si amministravano autonomamente non solo il culto, ma anche la giustizia, avevano tutte le attività compreso il prestar quattrini, si conoscono infatti i nomi di quattro famiglie che prestavano quattrini perfino al Gran Re.
    Ciro inoltre finanziò la ricostruzione in grande stile del Tempio di Gerusalemme. Purtroppo i reduci avevano un dente talmente avvelenato che per tutto ringraziamento hanno scritto la parte più orribile della bibbia. Quella che delirando su massacri di interi popoli “pagani” eseguiti per “ordine di Dio” (!!!!) alimenta ancora oggi odii , guerre e terrorismi. La banda Stern, per esempio, legittimava il proprio terrorismo, contro gli inglesi e i palestinesi, con una frase della bibbia con la quale Dio ordinava il genicidio – un altro! – degli amaleciti come se fosse un ordine dato in anticipo di secoli contro i futuri palestinesi. Ancora oggi parte non trascurabile del rabbinato interpreta quella frase scellerata e bestemmiante come riferita ai palestinesi e non solo.
    Tutto chiaro? Allora beviamoci un buon bicchiere di Cirò, in onore di Ciro. E alla faccia di Abele.
    Cin cin!
    pino nicotri

  33. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Caino

    Dimenticavo. Nabuccodonosor deportò non più di 40 mila persone, ma grazie anche a Giuseppe Verdi è nata la balla della deportazione di tutti gli ebrei (qualche milione di persone tra Giudea, Samaria, Galilea, Perea, ecc.), balla ulteriormente taroccata facendoli diventare tutti schiavi! I romani quando con Tito conquistarono Gerusalemme si portarono via come schiavi 80 mila gerosolimitani, con parte dei quali e con il ricavato della vendita di molti di loro come schiavi costruirono anche il Colosseo e ingrossarono l’antica comunità ebraica di Trastevere. Erano il doppio di quelli traferiti da Nabuccodonosor, per giunta erano schiavi per davvero. Però noi pii italiani e cattolici, “eredi dei Romani”, facciamo finta di nulla… Anzi, con Verdi abbiamo trovato il modo di attribuire agli “altri”, cioè ai babilonesi, porcherie fatte dai nostri cari e gloriosi antenati romani. Come vede, siamo sempre dei gran furboni. Compresa la gran parte della comunità ebraica romana e non solo romana, che ancora maledice i babilonesi, cioè i persiani, cioè gli iraniani di oggi, ma si guarda bene dal rinfacciare alcunché ai romani e loro discendenti, cioè noi tutti.
    Beviamoci un altro bicchierozzo di Cirò.
    pino nicotri

  34. sylvi
    sylvi says:

    Ahi, ahi ! Signor Caino,

    lasci stare le traduzioni! Almeno quelle dei Nonni Pere!
    Non è sufficiente fare una traduzione letterale…è l’anima della lingua che bisogna catturare e per fare ciò bisogna percepire fin dove si mettono gli articoli e dove si tralasciano.
    Inoltre c’è da considerare la musicalità delle parole che danzano tra loro.
    La sua traduzione, invece, sembra solo una sfilza di parolacce.
    Per questa volta…bocciato! Studi e si ripresenti.

    Vocabolario:
    braghe= pantaloni
    stramasso= materasso ( ma dà l’idea del sacco di una volta, quello dove la povera gente infilava le bratee del granoturco).

    Sylvi

  35. Caino
    Caino says:

    Egr sig Sylvi,
    il fans Club di Nonno Pero e Nonna Pera,ringraziano per le dotte precisazioni in materia di Veneto.
    Io ho fatto del mio meglio, ma come già dissi ..in questo campo Lei è maestra,apprezzi almeno la volontà di imparare.
    Come disse il Delcavulus : Non si nasce imparati.
    Seguirò il suo consiglio.
    La prima volta che vorrò “benedire” qualcuno, chiamerò un esperto di veneto,di modo che almeno il malcapitato “oggetto”delle benedizioni ,possa apprezzare la musicalità del linguaggio.
    In seguito lascerò il traduttore da solo, di modo che possa spiegare bene dove si mettono gli articoli e dove si possono tralasciare.
    Per parte mia , da distanza di sicurezza ,mi asterrò da qualsiasi commento in materia.
    Sa, non vorrei mai che il malcapitato “oggetto”, percepisse il tutto solo come una sfilza di parolacce,come dice Lei.
    Ripasserò ,non si preoccupi,ma mi creda non riuscirò mai ad arrivare ai suoi livelli,
    Ah la musicalità….!!!Che grande cosa ,nasconde i contenuti.
    Abbia pazienza ,io ero fermo al contenuto.
    Lei ci ha fatto apprezzare il contorno.
    Un pò come mangiare Pollo e patatine ,senza il Pollo,solo l’aroma.

    Caino

  36. Rodolfo
    Rodolfo says:

    A proposito di caccia e “ambiente” nel mio 134 avevo accennato ad una mia canzone..ed eccola qui
    http://youtu.be/vKQOMtxM5m
    =
    Caro Caino…. vedi…Nonno Pero ha scritto anche dell’ altro…senza che a te sia saltato il ticchio di tradurre…dunque non credere che io non abbia capito la tua impellente voglia …il tuo desiderio disinteressato…di spiegare il pensiero… lo spirito di Nonno Pero…
    tra te e lui…c’ e’…diciamo cosi….una sottile differenza …
    Rodolfo

  37. Peter
    Peter says:

    x Pino

    Non sono d’ accordo sulla sua definizione di giornalismo.
    Non alterare i fatti e’ un conto, ma di certo pochi giornalisti, e non i migliori, sono dei semplici ‘reporters’ o passaminestre se preferisce.
    E lei lo sa benissimo.
    Come lei sa, qualcuno disse che la grandezza di uno storico si vede piu’ dagli eventi di cui tace, che non da quelli che commenta…
    Una cosa analoga si puo’ dire della bravura, o meno, dei cronisti.
    Ma c’e’ di piu’. Tutti siamo d’ accordo, credo, che Scalfari sia un grande giornalista, ed anche il compianto Bocca.
    Ma sono o erano anche dei grandi opinionisti. Aggiungere delle opinioni fondate sui fatti, ovvero delle interpretazioni, non e’ affatto sbagliato.
    Basta essere chiari in partenza.

    Un saluto

    Peter

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Come sempre quando non può ribattere. Ma in ogni caso, il fastidio verso gli approfondimenti storici è tipico degli ignoranti presuntosi, dei fascisti e di chiunque abbia la coscienza sporca e perciò non vuole che si vada oltre il suo naso. Sporco pure quello. Un apersona civile semmai per le spiegaziini più approfondite dice grazie. Anche perché dedico del tempo a cose per interesse altrui, non mio, io le so già.
    nicotri del ben di Dio

  39. Caino
    Caino says:

    Egr sig Rodolfo ,
    lei si sbaglia alla grande.
    Se non lo ha ancora capito, il mio e quello di cuoca Sylvi è un interesse puramente Kulturale.
    Per esempio, vorrei proporre all’orecchio dell’Esperta ed a lei, dopo un giudizio di Ella,ovviamente, la Musicalità di questa frase piemontese suggeritami dal fu-cc uscito per un’istante dal coma meditativo,in piemontese,dopo aver proposto alcune considerazioni della materia trattata, così mi ha risposto :

    ” Ma va a dar via al pertus dal panel”

    Non so a chi fosse rivolto, faccia lei.
    Il giudizio però deve essere esclusivamente incentrato sulla Musicalità così come dice l’Esperta.
    Noi ,che vuole , siamo solo dei neofiti in materia.
    Una buona giornata!

    Caino

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