Ripudiare vuol dire ripudiare

Forse non ci è chiaro abbastanza il significato del verbo “ripudiare”, presente nell’art. 11 della nostra Costituzione.

La guerra non è solo da evitare o da condannare come strumento di risoluzione dei conflitti internazionali, ma è proprio da ripudiare. Cioè non è questione di verificare caso per caso, ma di affermare un principio in sé, che prescinde da tutto (come dire “le razze umane” non esistono, ce n’è una sola).

La guerra non può mai essere giustificata, non può essere in alcun modo presa in considerazione, a meno che non si tratti di difendere la propria nazione da un’aggressione esterna, come recita l’art. 52. Noi non potremmo neppure aiutare militarmente uno Stato aggredito, poiché ciò, anche se fatto con le migliori intenzioni, viola la nostra Costituzione. Cioè non potremmo in alcun modo fornire armi o forze armate sul campo, o istruttori o consulenza sulle operazioni militari.

Uno potrà dire che questa è una posizione astratta, di tipo filosofico, che non fa differenza tra guerre di liberazione e di oppressione, tra aggredito e aggressore. Eppure se fino adesso quell’art. non è stato modificato una ragione ci sarà. Noi possiamo partecipare alle guerre altrui solo offrendo aiuti umanitari. E dovremmo farlo nei confronti di tutti, aggrediti e aggressori, come se fossimo dei seguaci di Gandhi o di san Francesco o di Gino Strada.

Siamo buonisti? Sì, lo siamo. Almeno a livello teorico. E siamo anche convinti che se tutti si comportassero come noi, non ci sarebbe mai alcuna guerra, anche perché diminuirebbe di molto la necessità di armarsi, cioè ci si limiterebbe a dotarsi di armi puramente difensive.

Ma per comportarsi così, bisogna mettersi in testa che per risolvere qualunque conflitto ci vuole la trattativa, la mediazione, la diplomazia, un processo di distensione promosso da organismi super partes, internazionali. Tutte cose che andrebbero fatte non solo quando la guerra è in corso, ma anche e soprattutto prima che scoppi. Tutte cose che non possono venirci in mente appartenendo a un’alleanza militare così aggressiva e provocatoria come la NATO. Né possono essere adottate stando sottomessi alla narrativa guerrafondaia degli USA, che peraltro i livelli istituzionali della UE han fatto propria in maniera totalmente acritica e subitanea.

L’Italia sta assumendo atteggiamenti lontanissimi dalle intenzioni dei costituenti. Dobbiamo davvero ripensare la nostra appartenenza non solo alla NATO ma anche alla UE. Rischiamo di diventare il bersaglio militare di una grande potenza nucleare come la Russia. Ci stiamo isolando completamente dai mercati asiatici e quindi ci stiamo autocondannando a un ruolo marginale e di progressivo impoverimento. Non riusciamo minimamente a capire che si sta formando un nuovo mondo multipolare. Stiamo dimenticando molto pericolosamente le lezioni della storia.

Ma soprattutto ci stiamo mettendo nelle condizioni in cui l’unica alternativa alla irresponsabilità di chi ci governa sembra diventare quella di un rivolgimento istituzionale, di una rivoluzione popolare, persino di una guerra civile simile a quella che la stessa Ucraina ha vissuto per ben 8 anni.

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