(luglio 1999) Il primo e finora unico mio romanzo. In una Roma invasa dal Duemila e dal Grande Giubileo, il maturo giornalista Franco Serbelli reagisce all’imperversare della retorica rifugiandosi sempre di più in estenuanti vagabondaggi a piedi per le vie e le piazze romane. Innamorato delle parole e dei sogni, osservatore instancabile di volti, di strade e di scorci, auscultatore accanito di persone e di ricordi, Serbelli è spinto dalla sua natura a cercare sempre nuovi punti di passaggio, gli snodi significativi, le radici dimenticate dei luoghi e quelle delle parole. Nel corso di questa incessante caccia a colonne d’Ercole immaginarie, evidente tentativo di andare oltre, e soprattutto oltre il tempo, si rifanno vive all’improvviso, dopo decenni, una al giorno e per tre giorni consecutivi, le donne che sono state per lui il Primo Amore, il Grande Amore e, infine, l’amore. Nel corso di una settimana decisiva, scandita da crescenti intermittenze del cuore, il protagonista di Vicolo Scnadenberg scopre con sgomento che il tempo passa e che  anche i sogni possono morire. Da ultimo, che non si sopravvive alla loro fine.

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