Quattro cose fondamentali

Probabilmente tra mezzo millennio riusciremo ad avere quattro cose di fondamentale importanza per la nostra vita, le più importanti di tutte, di cui oggi abbiamo solo una consapevolezza teorica o poco concreta. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, dice il proverbio. Ebbene su queste quattro cose ci passa in realtà un oceano.

Le abbiamo perse circa 6000 anni fa, all’inizio in maniera lenta, poi sempre più veloce e sempre più in profondità; prima in alcuni luoghi del pianeta, poi ovunque. Subito dopo averle perdute, ci s’illudeva di poterne fare a meno; si pensava che per supplire alla loro mancanza, fosse sufficiente ricordarsele, riviverle in forme diverse, accontentarsi di qualche artificiale surrogato.

Col tempo però, siccome la memoria, priva di esperienza reale, veniva alquanto affievolendosi, e ci si rendeva sempre più conto dell’inefficacia di quei surrogati, il desiderio di riaverle andò crescendo, anche perché senza quelle quattro cose, la vita diventava poco gestibile, poco vivibile.

A forza di combattere contro i gravi problemi causati da un’esistenza priva di quelle cose, si stava, molto lentamente ma progressivamente, recuperando una memoria perduta. Le difficoltà erano davvero grandi, e lo sono ancora oggi, poiché siamo abituati a vivere senza il fondamentale aiuto di quelle cose, per cui ci comportiamo in maniera molto strana, poco comprensibile. Ci rendiamo conto che qualcosa ci manca, ma non sappiamo bene come recuperarla, né dove andarla a cercare.

Queste quattro cose sono strettamente legate tra loro, tanto che, quando abbiamo iniziato a perderle, le abbiamo perse contemporaneamente. Questo per dire che non possono essere messe in ordine cronologico o d’importanza. Se quando si lotta per averne una, si trascurano le altre, non si ottiene nulla. Quindi o si lotta per averle tutte, o è inutile illudersi.

Dunque, eccole: la libertà di coscienza, la proprietà comune dei fondamentali mezzi produttivi, l’uguaglianza di genere tra uomo e donna e il primato delle esigenze riproduttive della natura su quelle produttive dell’uomo.

Chiunque è in grado di rendersi conto che oggi, sul piano pratico, siamo lontanissimi dall’aver realizzato questi obiettivi. Ecco perché è giusto ipotizzare dei tempi molto lunghi, anche in considerazione del fatto che il conseguimento di tali obiettivi dovrà comportare uno sconvolgimento radicale dell’attuale sistema sociale di vita, che non potrà avvenire in maniera indolore.

Sappiamo tuttavia con sicurezza che senza queste cose rischiamo l’autodistruzione e che con queste cose il genere umano è andato avanti per alcuni milioni di anni. È quindi relativamente da poco tempo che abbiamo deviato da un percorso standard ben collaudato. L’abbiamo fatto per colpa nostra: nessuno ci ha costretti. Di sicuro quindi nessuno potrà trarci fuori, se non noi stessi.

Su questo dobbiamo essere fiduciosi. Di fronte a noi abbiamo il compito di popolare l’intero universo e non possiamo certo farlo partendo col piede sbagliato.

Andarsene per ricominciare

Abbiamo il tempo contato. Per quanti sforzi noi si faccia di durare il più a lungo possibile, per quanto ci si possa illudere di restare sempre giovani – il destino è segnato. Su questa Terra, che per molti versi amiamo, non possiamo restare in eterno. La odiassimo a morte, non c’importerebbe nulla; anzi, forse non vedremmo l’ora di andarcene. Il fatto è che, accanto a motivi di rabbia e di sofferenza, ce ne sono molti di soddisfazione, e questi, alla fine, sembrano prevalere. Ci dispiace andarcene. Anche se ci dicessero che passeremo a miglior vita, non sarebbe per noi una grande consolazione.

Alla Terra ci siamo abituati; ci è diventata familiare; la sentiamo come la nostra seconda casa. E’ per noi difficile pensare a qualcosa di più bello, anche perché, guardandoci attorno, nell’universo, vediamo soltanto pianeti aridi e inospitali, infinitamente più brutti del nostro. Non riusciamo a immaginare qualcosa di più bello della Terra.

L’unico vero motivo che può spingerci a desiderare d’andarcene, è la progressiva devastazione ambientale procurata alla Terra dagli esseri umani. Probabilmente questo desiderio aumenterà quanto più gli uomini renderanno il nostro pianeta invivibile, e non solo sul piano ecologico, ma anche su quello dei rapporti umani, poiché l’antagonismo sociale sembra incupirsi sempre più.

Tuttavia, se davvero siamo destinati ad andarcene, è bene precisare almeno una cosa: ricominciare da capo, nell’universo, nelle stesse condizioni in cui lasceremo la Terra, è una prospettiva assolutamente da rifiutare. Non sarebbe in alcun modo sopportabile. Quindi, se qualcosa ci costringe ad esistere anche al di fuori del nostro pianeta, occorre che vengano ripristinate le condizioni della vivibilità umana e naturale. Non è possibile che chi vuole tornare a vivere in pace con se stesso, a contatto diretto con la natura, in armonia con tutto l’ambiente che lo circonda, debba essere condizionato negativamente da chi si oppone a queste sue aspettative. Deve essere data a chiunque la possibilità di realizzarsi come persona, cioè di essere quel che si vuole essere. E questo non è possibile se qualcuno o qualcosa ce lo impedisce.

Certo, noi stessi non possiamo pensare di realizzarci a danno degli altri, impedendo l’esercizio dell’altrui libertà; ma questo deve valere anche nei nostri confronti. In fondo l’universo è infinito: ognuno può scegliersi lo stile di vita che preferisce. La condizione, valida per tutti, è che non si devono danneggiare gli altri in alcuna maniera, non si deve dar fastidio alla libertà altrui.

Questa cosa avremmo già dovuto metterla in pratica sulla Terra, e anzi per moltissimi secoli l’abbiamo fatto. Poi qualcosa s’è spezzato e non siamo più riusciti a ricomporlo. Quindi se l’universo, per noi, vuole essere una nuova possibilità, dobbiamo utilizzarla nel migliore dei modi.

L’ideale sarebbe che fossimo messi in grado di ricostruirci un habitat adatto alle nuove caratteristiche umane e naturali che avremmo. Sarebbe infatti alquanto frustrante trovare le cose già pronte. L’essere umano è un lavoratore e soprattutto un creativo. Ha bisogno di agire in prima persona sull’ambiente in cui vuole andare a vivere.

Indubbiamente oggi siamo diventati così ignoranti in materia di eco-compatibilità, che, prima di fare qualunque cosa nell’universo, dovremmo essere rieducati come scolaretti delle elementari. Probabilmente i nostri maestri saranno gli stessi uomini primitivi che, con fare sprezzante e supponente, abbiamo considerato “preistorici”. In ogni caso avremo tutto il tempo che vogliamo per imparare: ne avremo un’eternità.

FELICE NATALE A TUTTI!!!

E’ Natale. Festa che esiste da almeno 5.000 anni, come dimostra tra molto altro anche il libro “Il Natale ha 5.000 anni”. Esiste cioè da quando gli esseri umani si sono accorti non solo che il sole morente al tramonto risorge all’alba successiva, ma anche che dopo il solstizio d’inverno – che nel nostro emisfero accade il 21 dicembre – il sole dopo tre giorni riprende nel suo precorso quotidiano ad alzarsi rispetto la linea dell’orizzonte. Come si suol dire, le notti riprendono ad accorciarsi e i dì ad allungarsi. In quei tre giorni la traiettoria del sole pareva fissata sempre al livello più basso rispetto l’orizzonte, perché quei nostri progenitori non disponevano certo di telescopi o altri attrezzi di precisione. Poiché le osservazioni le facevano ad occhio nudo o con attrezzi rudimentali, in quei tre giorni il sole a loro pareva sconfitto: ovvero, “morto”. Poi l’occhio ne percepiva la nuova ciclica ascesa nel cielo…. E poiché 21 più 3 fa 24, ecco che alla mezzanotte del 24 inizia il Natale, che si festeggia quindi il 25.

Sono decine, se non centinaia, i “Natali” del mondo antico, tutti centrati sul 25 dicembre o nelle immediate vicinanze, a seconda dell’abilità e della precisione degli osservatori “astronomi” antichi. Nell’antica Roma si festeggiava il “dies natalis Solis invictis”, cioè il “giorno del natale del Sole invitto”, dove il sole era un Dio, che la religione mitraica, nata in Medio Oriente, associava al Dio Mitra. E nei giorni delle nostre feste natalizie c’erano le feste dette saturnali, nome che deriva dal Dio
Insomma, nulla di nuovo sotto il Sole invitto, cioè post solstizio. Il cristianesimo – una volta diventato religione di Stato, grazie a Costantino che lo ha sdoganato e a Teodosio che ha cominciato la messa al bando delle altre religioni – non ha fatto altro che impossessarsi dei riti e delle usanze preesistenti. Del mitraismo ha copiato tutto, compreso il termine “missa” della messa (“ite, missa est”), il rito della comunione, la figura del papa e perfino del suo copricapo, che non a caso ancora oggi si chiama appunto mitria. A un certo punto il prefetto di Roma ha confiscato ai legittimi proprietari e regalato al vescovo di Roma – tra molti altri templi e annessi tesori – anche il tempio mitraico che sorgeva sul colle Vaticano, che si chiama così perché i sacerdoti mitraici andavano a “vaticinare” il futuro osservando il volo degli uccelli. I vati osservavano il cielo, poi con la bacchetta chiamata se non ricordo male sistro delimitavano un “tempulum”, cioè una porzione di cielo, e vaticinavano il futuro da come si svolgeva il volo degli uccelli in quel “tempulum”, che non a caso ha poi dato il nome alla parola “tempio” così come del resto anche a “tempo”. Continua a leggere

Gaza, vergogna d’Europa e degli Usa

Norman G. Filkenstein è un ebreo canadese, figlio di genitori sopravvissuti alla tragedia del ghetto di Varsavia e al campo di sterminio di Auschwitz, che ha scritto il libro “L’industria dell’Olocausto: lo sfruttamento della sofferenza degli ebrei” per denunciare come tale industria abbia corrotto sia la cultura ebraica che la autentica memoria della Shoà. Il libro dimostra che tale sfruttamento avviene per ottenere vantaggi politici ed economici e per fare gli interessi di Israele. Filkenstein sul suo sito ha pubblicato un appello urgente per aiutare Gaza colpita da una inondazione che rende la vita ancor più impossibile del solito. Appello che mi pare doveroso diffondere. Me lo hanno inviato un gruppo di sardi colpiti dai recenti disastri del maltempo in Sardegna, che si chiedono perché gli abitanti di Gaza vengano invece abbandonati al loro destino.

La versione originale dell’appello di Filkenstein la si trova qui: http://normanfinkelstein.com/2013/state-of-emergency-in-gaza-what-we-can-do/

E questo video aiuta a capire la situazione: dihttp://www.youtube.com/watch?v=uVBGysDrcsE

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Abbiamo deciso di pubblicare questa relazione inviata da Mohammed Omer come avviso urgente: gli abitanti di Gaza hanno bisogno del nostro aiuto ora!

Contattate il Segretario di Stato USA John Kerry

Scrivi a: US Department of State 2201 C ST., NW Washington, DC 20520

Telefona al: 202-647-4000; selezionare l’opzione 4 e chiedere dell’operatore per la linea di commento. 202-647-6575 (Public Communication Division), selezionare l’opzione 8 per lasciare il vostro commento.

Stato di emergenza a Gaza

di Mohammed Omer

Fa freddo, non c’è corrente, e sto ricaricando il mio computer usando una batteria per auto, al fine di mandare questo messaggio. Fa così freddo a Gaza che ognuno ha i piedi freddi e il naso freddo. Una nuova tempesta sta colpendo questa enclave assediata. Non c’è elettricità, e la carenza di acqua, carburante e servizi vitali significa che la gente semplicemente si siede e aspetta l’ignoto. Decine di case a est di Gaza City, nel nord della Striscia di Gaza, a Khan Younes e Rafah sono inondate dalla pioggia. Il sistema di depurazione non può funzionare e la municipalità di Gaza ha annunciato lo stato di emergenza. Continua a leggere

Matteo Renzi comincia male.

Matteo Renzi rappresentarà anche il nuovo e salverà oltre alla sinistra (?) anche l’Italia, ma il suo esordio dopo la trionfale vittoria alle primarie è segnato da due pessimi indizi:

- NON ha detto una parola sul conflitto d’interessi. Tace cioè sul cancro che ha invaso e corrotto la politica italiana dal ’94 ad oggi. Forse Renzi è convinto che le sentenze della magistratura e la decadenza da senatore di Silvio Berlusconi  abbiano eliminato il problema, ma se davvero lo pensa sbaglia e pecca d’ingenuità. Sbaglia, perché intanto una critica sulla pregressa inosservanza pro Berlusconi della legge che pure esisteva da decenni va comunque fatta: gli errori, specie quelli così gravi, vanno ammessi pubblicamente, e con l’impegno a non ripeterli più. Ieri Berlusconi, domani non sappiamo chi: meglio essere chiari e varare una legge sul conflitto d’interessi che non sia aggirabile all’italiana.  E Renzi pecca d’ingenuità se pensa che l’anomalia berluscona sia stata risolta una volta per tutte: Berlusconi infatti benché decaduto può approfittare della mancanza di una sentenza definitiva, cioè di terzo grado, quello della Cassazione, riguardo la sua incandidabilità e ricandidarsi quini alle prossime elezioni. Che può vincere, stando ai sondaggi, se la rinata Forza Italia si allea con il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano.

E se Renzi inizia il “nuovo corso” da segretario del Partito Democratico con un tale errore e con una tale ingenuità, allora comincia male. Continua a leggere

Qualche lettura e rimembranza per una buona pausa dal blablablà generalizzato, camuffato perfino da politica

UNA BOCCATA D’OSSIGENO CON L’ULTIMA NEWSLETTER

DI HOMOLAICUS DEL MIO AMICO ENRICO GALAVOTTI.