1° febbraio, Giorno della Memoria. 28 gennaio, terza udienza del processo all’Operazione Condor. LA VERGOGNA DEL SILENZIO GENERALE!

1) Ieri, 1° febbraio, era Il Giorno della Memoria. Che però non è fregato nulla a nessuno e nessuno lo ha infatti ricordato perché riguarda un pezzetto del gigantesco Olocausto di indigeni perpetrato nelle Americhe da noi europei man mano diventati americani.

2) E il 28 gennaio c’è stata a Roma la terza udienza preliminare del processo per le vittime italiane dell’Operazione Condor, come venia chiamato in codice lo sterminio clandestino nel Sud America dei militari golpisti foraggiati dagli Usa degli oppositori politici, veri o presunti, tragicamente noti come desaparecidos, cioè scomparsi.

Il 25 gennaio si è invece molto parlato della Giornata della Memoria che riguarda invece lo sterminio degli ebrei nella Germania nazista. Il solito nostro uso di due pesi e due misure è stato particolarmente sfacciato perché è stata ospite di molte iniziative – da “Che tempo che fa” a Rai Tre a cerimonie e interviste – una anziana signora  nipote di un ebreo milanese deportato ad Auscwitz e madre di una ragazza desaparecida in Argentina. Molta giusta commozione. Ma, ongiustamente, neppure un accenno all’udienza imminente al trbunale di Roma e tanto meno all’Olocausto dei “musi rossi” americani. Il che la dice lunga anche sulla nostra ipocrisia, nutrita dal non disinteressato buonismo e politicamente corretto “de sinistra”.

Propongo pertato un paio di articoli, il secondo è un’intervista, apparsi sui rispettivi due argomenti. E un commento apparso al primo. Commento che dovrebbe far riflettere in particolare oggi, visto che c’è un papa gesuita. Cioè di un ordine religioso che ha preso parte alla persecuzione degli “indiani d’America”.

1) – http://www.famigliacristiana.it/articolo/indiani_010212101431.aspx

INDIANI SIOUX, IL GIORNO DELLA MEMORIA

01/02/2012  Il 1 febbraio 1876 gli Stati Uniti dichiararono guerra ai Sioux che non volevano abbandonare i territori dov’era stato scoperto l’oro. E fu l’inizio del massacro di Wounded Knee.

Oggi cade l’anniversario di una dichiarazione di guerra troppo spesso ignorata o non considerata come tale. Il 1 febbraio 1876 il ministro degli Interni degli Stati Uniti d’America dichiarò guerra ai Sioux “ostili”, quelli cioè che non avevano accettato di trasferirsi nelle riserve, dopo che era stato scoperto l’oro nelle Black Hills, il cuore del territorio Lakota. Come si potevano traferire migliaia di uomini, donne e bambini dalla terra dov’erano nati, in una stagione dell’anno in cui il territorio era coperto di neve? Molti indiani pare neanche ricevettero l’ordine, in quanto impegnati nelle loro attività di caccia, lontano dalla propria residenza.

Quella dichiarazione di guerra del 1 febbraio fu l’inizio del massacro degli Indiani d’America, che culminerà con l’eccidio di Wounded Knee, passato alla storia grazie a canzoni, libri e film. Sul finire del dicembre 1890, la tribù di Miniconjou guidata da Piede Grosso, appresa la notizia dell’assassinio di Toro Seduto, partì dall’accampamento sul torrente Cherry, sperando nella protezione di Nuvola Rossa. Il 28 dicembre furono intercettati dal Settimo Reggimento, che aveva l’ordine di condurli in un accampamento sul Wounded Knee: 120 uomini e 230 tra donne e bambini furono portati sulla riva del torrente, circondati da due squadroni di cavalleria e trucidati.

“Seppellite il mio cuore a Wounded Knee” di Dee Brown è il libro (anche film) che ha commosso generazioni di persone e ispirato cantanti di tutte le generazioni e latitudini, fino a Fabrizio De Andrè che compose la canzone “Fiume Sand Creek”, Prince e Luciano Ligabue. Protagonista delle lotte indiane per 40 anni fu il Capo Nuvola Rossa (1822-1909) che si confrontò aspramente con l’agente governativo perché venisse rispettata l’autorità tradizionale dei capi indiani. Nel 1888 invitò i Gesuiti a creare una scuola per i bambini Lakota nella riserva indiana, una scelta necessaria per mantenere il legame degli Indiani con la loro terra. Pochi anni prima il governo aveva cercato di obbligare i bambini a frequentare una scuola “bianca” per essere “civilizzati” con risultati disastrosi per la cultura indiana.

Nuvola Rossa andò a Washington più volte di ogni altro capo indiano e rimane il leader più rispettato del suo popolo, insieme ad Alce Nero, noto per la sua forte carica spirituale. Quest’ultimo aveva 13 anni nel 1876 ed era già impegnato nella causa, tanto che l’anno dopo andò a Londra per incontrare la Regina Elisabetta. Così racconta il massacro di Wounded Knee: «Brillava il sole in cielo. Ma quando i soldati abbandonarono il campo dopo il loro sporco lavoro, iniziò una forte nevicata. Nella notte arrivò anche il vento. Ci fu una tempesta e il freddo gelido penetrava nelle ossa. Quello che rimase fu un unico immenso cimitero di donne, bambini e neonati che non avevano fatto alcun male se non cercare di scappare via».

I Sioux, che preferiscono chiamarsi Dakota o Lakota, sono la principale tribù degli Stati Uniti, con 25.000 membri. Ora vivono in riserve nei loro antichi territori. Continuare a raccontare la loro storia (pochi giorni fa è stata la Giornata della memoria) è un modo per non dimenticare di cosa è stato capace l’uomo nel corso della storia e fare in modo che episodi simili non si ripetano.

Commento di Alessandro Profeti10

Sinceramente, crediamo sia opportuno aggiungere qualcosa, e non di poco conto. Dall’intero paragrafo si intuisce la bontà dell’intervento dei gesuiti e la pessima condotta del governo, ma è necessario ricordare che le “scuole bianche” a cui ci si riferisce, furono successivamente istituite dal Governo e assegnate alla gestione proprio dei gesuiti e della chiesa cattolica. E qui, purtroppo, le cose non sono affatto andate bene. Infatti, è proprio in queste scuole che si è consumato con l’imposizione forzata e la violenza il distacco dei bambini Nativi dalle proprie famiglie e la perdita d’identità culturale che tanto ha pesato sulle vittime e che ancora pesa sulle generazioni che si sono susseguite a quelle che questi abusi li hanno vissuti sulla propria pelle.

Non parliamo infatti di episodi isolati, ma di un sistema ben preciso congegnato per isolare i bambini dalle proprie famiglie e dalla propria cultura, proibendone ogni contatto, e cancellare con la forza la loro identità indiana per sostituirla con quella dei bianchi (e con la religione cattolica). Le testimonianze di questo sono ormai innumerevoli e tali al punto che è impossibile parlare e scrivere della storia dei Nativi “dimenticando” questo capitolo durato tanti anni. Dal 1879 fino al 1960, più di 100.000 bambini indiani americani e Nativi dell’Alaska sono stati costretti a frequentare queste scuole. I bambini sono stati allontanati con la forza o rapiti dalle loro case e portati alle scuole. Le famiglie rischiavano la reclusione se si mettevano in mezzo o tentavano di prendersi i loro figli indietro. Circa 100, solo in USA, erano le boarding school, alcune ancora attive fino al 1970.

Generazioni di bambini sono stati sottoposti alla disumanizzazione, la crudeltà e le percosse, le violenze fisiche e sessuali, il tutto destinato a spogliarli della loro identità e la cultura Nativa. L’obiettivo finale era quello di “civilizzare” i bambini. Quello che era iniziato come una conversione dei bambini ad una nuova religione e ad un nuovo modo di vivere, divenne nient’altro che un genocidio culturale. Quelle scuole non erano solo del governo, ma anche della chiesa cattolica. Vi erano preti, suore e funzionari che rispondevano ad essa. Scrivere che “…continuare a raccontare la loro storia è un modo per non dimenticare di cosa è stato capace l’uomo nel corso della storia e fare in modo che episodi simili non si ripetano” è giusto, ma questa storia va raccontata fino in fondo.

Nell’articolo di cui stiamo parlando, questa parte di storia è inesistente, eppure è parte integrante del genocidio fisico e culturale perseguito e compiuto nei confronti di questi popoli. Anche questo NON va dimenticato. Né nel Giorno della Memoria, né mai.

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2) – http://www.huffingtonpost.it/alessio-aringoli/da-auschwitz-a-colonia-dignidad-intervista-di-cristina-guarnieri-a-andrea-speranzoni-_b_4673069.html

Da Auschwitz a Colonia Dignidad. Intervista di Cristina Guarnieri ad Andrea Speranzoni

Domani si terrà presso il Tribunale di Roma la terza udienza preliminare del Processo Condor. I regimi politico-dittatoriali dei Paesi del Cono Sud (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Paraguay, Perù e Uruguay) si unirono negli anni Settanta in una operazione del terrore chiamata “Piano Condor“, che ha dato vita al neologismo tristemente noto: desaparecidos. 30.000 scomparsi, molti dei quali buttati giù vivi dagli aerei nei “voli della morte” sul Rio de la Plata. 500 bambini rubati e cresciuti sotto falsa identità dalle famiglie stesse dei militari che li avevano strappati ai loro genitori. Un milione e mezzo di esuli sparsi per il mondo, con vite marchiate a fuoco per sempre. Dittature feroci che hanno coinvolto anche migliaia di nostri concittadini. Nelle aule giudiziarie italiane, a 40 anni dall’accaduto, si celebra un processo di portata storica che da un lato si pone il compito di ricostruire i fatti focalizzandosi sulle responsabilità individuali degli imputati e dall’altro rappresenta un gesto simbolico forte e coraggioso per noi e per le generazioni a venire.

Andrea Speranzoni, uno degli avvocati difensori delle vittime, ce lo racconta così:

Il processo di Roma sui desaparecidos italiani, vittime dell'”Operazione Condor”, costituisce una tappa importante per la storia giudiziaria del nostro Paese. Le vittime sono cittadini italiani residenti all’epoca dei fatti in Cile, Argentina e Uruguay, che appartenevano a movimenti di matrice cattolica o socialista e si opponevano alle dittature dell’epoca. Alcuni erano sindacalisti; altri impegnati in battaglie per la giustizia sociale e per l’affermazione dei principi di democrazia e di uguaglianza. Leggere fra le carte d’indagine le loro storie non può non far venire in mente il carattere universale dei principi che li animavano e quanto scritto anche negli articoli 2 e 3 della Costituzione repubblicana italiana. Vi si afferma, infatti, che in democrazia sono garantiti i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità; che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica e di condizioni economica e sociale; e che le diseguaglianze sostanziali debbono essere livellate. Tali principi personalistici ed egualitari, estranei a qualsiasi concezione autoritaria, animavano il loro agire quotidiano, i loro pensieri e, prima ancora, il loro sentire.

E chi sono gli imputati?

Gli imputati chiamati a rispondere dei reati a titolo concorsuale sono 34. Erano inseriti in diversi modi dentro le strutture amministrative e poliziesche del Piano Condor, un’operazione segreta gestita dai Servizi di Intelligence dei Paesi latino-americani e nata su input del Colonnello dell’Esercito cileno di Pinochet, Manuel Contreras Sepúlveda. Nel 1975 Contreras era a capo della Dirección de Inteligencia Nacional (Dina) e nel mese di ottobre invitò i pari grado degli altri Paesi a partecipare alla cosiddetta Prima Riunione di Lavoro dell’Intelligence Nazionale. La riunione si tenne tra il 25 novembre e il 1° dicembre di quell’anno, con l’intenzione di costituire un coordinamento efficace dei servizi di Intelligence. Il Giudice spagnolo Baltasar Garzón ha correttamente affermato che la Dina era un’organizzazione al di fuori della struttura organica istituzionale delle Forze Armate, alle dipendenze dirette di Augusto Pinochet, che ebbe lo scopo di attuare una serie di attività criminali quali sequestri, torture, omicidi o sparizioni. Un altro magistrato che negli Stati Uniti si occupò dell’attentato contro Orlando Letelier, il procuratore Ernest Lawrence Barcella, affermò che “la Dina, in quanto organizzazione, cospirò allo scopo di commettere attentati terroristici in Spagna, Francia, Italia, Portogallo, Stati Uniti d’America, Messico, Costa Rica, Argentina, Cile e altri Paesi“. Dentro questo contesto criminale operarono vari soggetti, inseriti in una catena di comando determinata. Altri furono reclutati nel corso di singole appendici dell’Operazione. Secondo quanto riferito dal neofascista italiano Vincenzo Vinciguerra, membro del gruppo Avanguardia Nazionale, l’assassinio di Carlos Prats era stato realizzato nell’ambito del Piano Condor. Anche il Governo americano, nel corso delle indagini sul caso Condor, ha fornito importanti informazioni. Nel settembre del 1996 si venne a sapere, attraverso alcuni documenti, che la CIA era a conoscenza già dal 1976 dell’esistenza di questi organismi repressivi del Cono Sud. È in questa cornice – che forse può apparire fantapolitica, ma che è esistita e ha portato alla perpetrazione di crimini e violenze indicibili – che si collocano le storie delle persone colpite. E attraverso le loro storie si cercherà di scrivere una pagina giudiziaria importante, di cui giudici e avvocati saranno interpreti.

Ti sei occupato anche dei crimini commessi dai nazifascisti in Italia: gli eccidi che hanno sterminato intere comunità come Marzabotto, Montesole, Casalecchio o i luoghi del dolore dell’Appennino tosco-emiliano. Che valore hanno questi processi, nella tua esperienza, per le vittime?

I processi sui crimini nazifascisti celebrati in Italia dopo il rinvenimento dell’archivio di fascicoli insabbiati nel 1961, ribattezzato “Armadio della Vergogna”, ha rappresentato per le vittime una riappropriazione della propria storia. Nei crimini contro l’umanità, infatti, la vittima prova l’esperienza traumatizzante di non appartenere più al mondo e alla comunità. I processi, e dentro i processi il momento del racconto pubblico costituito dalle testimonianze, hanno rappresentato la formula di una ricomposizione. Cercare giustizia, da parte delle vittime, è stato ed è comprendere e sconfiggere lo sguardo del dottor Panwitz di cui scrive Primo Levi in Se questo è un uomo. Nei crimini gravi, non intercorre uno sguardo tra autore e vittima. L’atto di giustizia spiega l’assenza di questo sguardo e la supera.

Che valore hanno questi processi per la storia, per il nostro Paese?

Il nostro è un Paese che non ha il vizio della memoria e in cui non è così scontato sentire una parola interamente e integralmente indignata e offesa per l’enormità dei crimini commessi anche sul nostro territorio nazionale dal fascismo e dal nazismo. La storia dei fatti che il processo penale ricostruisce, con un proprio sistema di regole, non è quella con la esse maiuscola; è fatta di tante testimonianze, di tante storie individuali che formano un mosaico collettivo. Un mosaico che però parla, a noi tutti.

Che funzione svolge la memoria all’interno di un processo?

Dentro un processo la memoria nasce dal racconto individuale dei testimoni, dal loro atto di ricordare. Ricordare spesso esperienze dolorose e di sottrazione di affetti familiari e di comunità. Il gesto del ricordare – come ci suggerisce lo scrittore uruguayano Eduardo Galeano nel Libro degli abbracci – richiama l’azione del ritornare a sentire ciò che il cuore conserva come fosse uno scrigno, re-cordis, appunto.

Cosa significa per te, in quanto avvocato, partecipare al Condor?

Partecipare come difensore di parte civile al processo per l’Operazione Condor mette in movimento molte cose dentro di me. Sia da un punto di vista professionale che personale. Mette in gioco scelte difensive che già in passato ho avuto la possibilità di realizzare in processi per reati di terrorismo interno e di eversione e per i processi relativi ai crimini nazifascisti del 1944. Direi però che dietro a queste biografie e dietro ai volti delle vittime trovo legami e strade che mi parlano del presente e che offrono chiavi di lettura per comprenderlo. La domanda di fondo è: come è stato possibile tutto questo? Secondo il rapporto della Commissione Nazionale di Verità e Riconciliazione le vittime della Dina furono quasi 1800.

Oggi pomeriggio, alla Fondazione Lelio Basso di Roma, discuterai insieme ad altri dei rapporti fra ex appartenenti all’esercito nazista e dittature sudamericane. Da “Colonia Dignidad” all’Operazione Condor. Ci parli di qualcuno di loro?

Il riutilizzo di ex appartenenti all’esercito nazista in settori di pianificazione o in settori operativi della cosiddetta “macchina del terrore” è una costante che si è riscontrata in numerosi scenari delle dittature latino-americane. Ricordiamo il caso dell’ex ufficiale delle SS Klaus Barbie, fuggito in Bolivia nel 1951 con il nome di copertura di Klaus Altmann, la tormentata vicenda che riguardò la sua estradizione in Francia e il processo penale a suo carico. Barbie venne individuato già nel 1974, ma fu estradato in Francia solo nel 1983 e condannato all’ergastolo nel 1987. Le condotte contestategli riguardavano arresti, torture, fucilazioni, deportazioni e in particolare l’ordine di rastrellamento compiuto all’interno di un asilo di Izieu, nel corso del quale 43 bambini erano stati arrestati e deportati ad Auschwitz. Fu condannato per 373 omicidi: la condanna giunse 43 anni dopo i fatti. Barbie-Altmann aveva goduto dal 1951 di importanti protezioni.

A Colonia Dignidad, il luogo di tortura gestito dalla Dina cilena retta da Manuel Contreras, erano confluiti diversi ex nazisti e fascisti…

Su Colonia Dignidad il Processo Condor presenta molta documentazione interessante. Colonia Dignidad è un villaggio cileno della provincia di Linares fondato da un gruppo di immigrati tedeschi nel 1961. Il villaggio ebbe delle caratteristiche tipiche di una zona militare inaccessibile: era dotato di un sistema molto severo di protezione e di controllo degli accessi. Il Centro Wiesenthal ha presentato ampia documentazione che testimonia come Josef Mengele, tristemente noto per gli esperimenti sulle “cavie umane” durante l’Olocausto, sia transitato in questo luogo. Durante gli anni della dittatura di Pinochet servì come centro di tortura, inserito a tutti gli effetti nella Dina. Il caso della sparizione e dell’omicidio del cittadino italiano Juan Bosco Maino Canales si svolge in parte proprio a Colonia Dignidad, in parte in un luogo che si chiamava Villa Grimaldi e che fungeva anch’esso da Centro clendestino di detenzione. In quel contesto la magistratura cilena ha accertato peraltro la commissione di gravissimi abusi sessuali su minori di cui si rese responsabile, fra gli altri, il fondatore di Colonia Dignidad, Paul Schäffer, ex ufficiale medico della Luftwaffe, condannato a 20 anni di reclusione e morto nel penitenziario di Santiago nel 2010.

Walter Benjamin scriveva che “esiste un appuntamento misterioso tra le generazioni che sono state e la nostra. Il passato reca con sé un indice segreto che lo rinvia alla redenzione“. Sembra che ci troviamo in questo appuntamento. Il processo Condor cui stiamo partecipando ci obbliga a convocare assieme, in una stessa costellazione, i crimini di guerra nazifascisti e i genocidi delle dittature sudamericane. In che modo si può nutrire una cultura della vigilanza, perché tutto questo non accada mai più?

La cultura della vigilanza deve muovere da un presupposto: la consapevolezza che ciò che è accaduto può ri-accadere, magari in altre forme, in altri contesti geografici o anche in forme simili a quelle già storicamente sperimentate. Chi infatti ha attuato questi crimini che offendono l’umanità intera non è un’entità malvagia astratta: si tratta invece di uomini, di scelte operate da alcuni di loro. Alla base di tutto c’è la pratica della cancellazione dell’umano, l’assenza di uno sguardo empatico sull’altro. Questi passaggi possono facilmente ripetersi, possano trovare un comodo alibi nella miseria economica, nel razzismo, nel timore dell’altro e del diverso.

Le risposte da creare e da proporre in una dimensione sia pubblica che privata sono plurime: il racconto dei testimoni è fondamentale, ma poi ci sono i progetti educativi, un modo approfondito di fare informazione, l’attenzione a ciò che succede attorno a ognuno di noi e il dotarsi di strumenti conoscitivi ampi. Un ruolo importante lo gioca anche il processo penale, che permette di salvare le microstorie dei singoli, pur nella distanza temporale che ci separa dagli eventi, e di ricostruire una memoria storica collettiva.

La consapevolezza del rischio che si riaffacci la disumanizzazione dell’altro non deve sfumare mai dentro di noi. Di questo le vittime dell’Operazione Condor ci parlano.

* Andrea Speranzoni è avvocato penalista del Foro di Bologna. Nell’ultimo decennio ha difeso numerose parti civili nei principali processi per crimini nazifascisti istruiti dopo la scoperta del cosiddetto “Armadio della vergogna”. Si è occupato inoltre di processi relativi all’eversione di destra e al terrorismo in Italia, difendendo i familiari delle vittime.

174 commenti
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  1. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xciggi’,
    per essere piu’ chiari….ci provo con il cucchiaino…
    non e’ che io qui….per il solo fatto di non andare daccordo con Nicotri..potrei mai scrivere…”povera Ornella”…(nome che io so’ per averlo letto nel blog)….chi mai potrebbe darmi questo diritto?….
    e poi sarebbe giusto entrare nel privato di altra famiglia?
    Potrebbe anche succedere….ma non sarei mai sibillino per lasciar credere chissa’ cosa…lo farei dunque solo se io fossi anche in grado di specificare per filo e per segno…il perche’ “Ornella e’ povera’ ” e perche’ lo e’ attraverso suo marito…
    ma anche in questo caso non funzionerebbe….perche’ io Nicotri non lo conosco….probabilmente e’ molto diverso nel carattere di come appare qui…..dunque c’ e’ ancora il pericolo di sbagliarsi…
    ma anche se lo conoscessi a fondo….intendo come intimo amico non funzionerebbe..a maggior ragione….
    …non si possono perdere gli amici cosi….
    Capisci ora cosa significa essere uomini?
    Rodolfo

  2. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo.
    Sfogati pure, la tua pelosa supponenza deve pur avere una valvola di sfogo.
    Quì siamo tutti generosi e tolleranti verso i tuoi comici starnazzi tardo pubertari.
    Tranquillo.

    C.G.

  3. Caino
    Caino says:

    Sui fatti privati !

    Ecco perché ho sempre sostenuto che sui Blog non bisogna raccontare fatti privati !
    E mai fidarsi, se non ci si conosce di persona.
    Qui l’unico che ovviamente ci ha messo la faccia pubblica è Pino Nicotri che di mestiere fa il giornalista.
    Per quanto ne so Anita e Rodolfo potrebbero essere solo degli acronimi e nemmeno mi interessa sapere il contrario.
    Conta quello che si scrive.
    Ma trovo una VIGLIACCATA DEGNA DELL’AUTORE, citare il nome della Signora Nicotri,(IN TIPICO ATTEGGIAMENTO MAFIOSETTO),Lei non scrive su questo Blog e nemmeno desidera esserne citata ,presumo.
    Anita sì e cambia molto e si rende responsabile in prima persona di quello che scrive,e se Rodolfo la cita E racconta fatti personali se ne rendono responsabili in coppia.
    Se mai sapessi che qualcuno che io conosco di persona, passasse informazioni mie personali ,senza il mio consenso,ad altri,mi incazzerei alquanto e lo riterrei responsabile in prima persona.

    Caino

  4. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Ma di che parla?! Negli Usa abbiamo DISTRUTTO decine di popoli e culture, ammazzato milioni di persone per impadronirci ANCHE della loro terra con la solita scusa schifosa della “terra promessa”, ovviamente promessa a noi e non a chi già ci viveva. Non a caso negli USA abbondano le località che si chiamano Sion, Palestine, ecc., perché prima di fare il bis nell’attuale Israele c’è stata l’invasione, la pulizia etnica, l’espulsione e la confisca dei territori degli indigeni nelle Americhe. È sempre la solita storia… E ora lei mi viene a parlare dell’attuale rispetto negli Usa verso i cimiteri altrui. Ma se avevate l’apartheid fino ai tempi di Kennedy e tuttora il razzismo non solo nel sud!
    Prima di avvalorare le puttanate degli asini cacanti, puttanate che fanno il bis con le “lapidazioni iraniane ” al tempo d’oggi, si documenti su cosa gli israeliani antisemiti hano fatto dei 430 villaggi e paesi palestinesi distrutti, cimiteri compresi. È un vecchio trucco, usato in Africa già dagli inglesi ed europei in genere, quello di sdegnarsi per pretesi insulti altrui verso i morti per poter avere la scusa buona per ammazzare noi i vivi e depredarli delle loro terre.
    BASTA CON QUESTA LURIDA IPOCRISIA RODOLFIANA,
    nicotri

  5. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    È ovvio che lei non capisca o faccia finta di non capire la differenza tra il nominare un forumista e il nominare un familiare di un forumista, per il semplice motivo che la prepotenza e la maleducazione fanno parte di lei come le sue dita e capelli. Stando così le cose, fa ridere il suo berciare su CG che non può diventare un uomo finché non si beve il cervello come lei.

    Riguardo il cacare dei cannoni, è banale ed idiota dire che non è una esclusiva israeliana, e infatti qui non l’ha mai detto nessuno, mentre invece è onesto e doveroso NON DIMENTICARE e avere MEMORIA che a iniziare sono stati i sionisti antisemiti.

    Riguardo le teste di maiale, questa demenziale goliardata di origine NON ancora chiara ma subito disonestamente fatta assumere a minaccia di nuova Auschwitz, non mi pare di avere avuto o auspicato o sottinteso un “sogno”, contrariamente a quanto lei mi attribuisce. Ma fa nulla, il suo straparlare e insinuare è organico al suo modo di essere, ne fa parte a pieno titolo.
    nicotri

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    CONTRO L’UNTORUME CHE SI NUTRE ANCHE DI TESTE DI MAIALE (oltre che di minchia….)

    Ariel Toaff
    La Digos informa i giornalisti israeliani (Haaretz, Jerusalem Post, Maariv, Yediot Acharonot, The Times of Israel, Israel Hayom): “Non abbiamo arrestato ne’ fermato il sospetto dell’invio dei pacchi con le teste di maiale”.

    Ariel Toaff
    Secondo la Digos il confezionatore dei pacchi con le teste dei tre maiali “voleva fondare un movimento antisemita, che avrebbe chiamato Azione Frontale”. Ma quel movimento e’ gia’ operante da almeno un anno, impegnato a denunciare sui suoi siti internet “le lobby ebraiche” responsabili della crisi economica mondiale. La Digos ignorava che il presunto seguace di Giovanni Preziosi, incensurato e con la maglietta di Forza Nuova vecchia di otto anni, intendeva fondare un movimento antisemita gia’ fondato e ben noto?

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Caino.
    Quando mi sono permesso di esprimere la mia preoccupazione nei riguardi di Anita (non richiesta, ne sono cosciente e ne prendo atto) non è stata una frase buttata là soltanto per fare caustica ironia.
    Lo penso davvero.
    C.G.

  8. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    …come penso al labile equilibrio mentale di questo Rodolfo.
    Ma non mi preoccupo per niente, ne ho preso nota.
    Tanto basta.
    C.G.

  9. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x54
    e invece no….e’ proprio il contrario…..
    metti in moto il cervelletto e vedrai….
    o vuoi anche tu che t’ imbocco col cucchiaino…
    Rodolfo
    e poi questi sciocchi tentativi di difendere l’ indifendibile fa proprio venire sconcerto ….puah
    Rodolfo

  10. Rodolfo
    Rodolfo says:

    leggo ora anche il 56….
    dunque il mio 60 vale anche per il 56….
    a maggior ragione e con piu’ sconcerto….
    divertitevi con le vostre scemenze…. del mutuo soccorso…perche’ non potrebbe essere altrimenti….anche di fronte alle evidenze…la dove non c’ e’ niente da difendere…e con il vostro modo di comportarvi che rispecchia proprio l’ idiota politica italiana…..
    quello della calunnia e della negligenza.
    Rodolfo

  11. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Il problema e’ che avete nei miei confronti il dente oramai avvelenato …e di brutto…
    rimane sempre aperta la questione di quel “povera Anita” di ciggi’ che lui non ha il coraggio di spiegare….chissa’…vuole cercare di spiegarlo il pregiato Caino o l’ eminentissimo Nicotri?
    O e’ cosi che sono io a dover pensare che ci sono o ci sono state tante altre “povere Anite? Vi piace cosi…
    Rodolfo

  12. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Se si vuole infliggere illusorie…sibilline e allusive .. amarezze campate in aria….per un piacere intimo inspiegabile…
    potrei qui anche diventare un campione….
    ma non credo che a voi farebbe tanto piacere.
    Rodolfo

  13. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Mi spiego, anche se mi rendo conto quanto sia difficile mantenersi sui binari del rispetto della privacy: penso che Anita, per quel che ha dovuto passare, meriterebbe un compagno che non sia un testadikazzo.
    E mi fermo qui. Punto.

    C.G.

  14. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Bene….caro ciggi….e ci voleva tanto per dirlo…
    anche se so’ che menti spudoratamente…
    anzi sappiamo….
    ri anzi…che sanno tutti…
    con quest’ ultima…ritengo la faccenda chiusa….
    ognuno sa’ ….arrivando a questo punto quel che e’….
    io so che “tu mi ritieni” una testa di cazzo…tu sei quel che non diro’…
    ma che tu sai….e che gli altri anche se non lo ammetteranno mai si immaginano… STOP
    Rodolfo

  15. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Oltre cio’…dimenticavo….che lo stesso Caino e Nicotri….che sono voluti intervenire in questa faccenda….penso che si siano resi anche conto di quel che sono……morale della fiaba?
    E tutti vissero felici e contenti….
    Rodolfo

  16. Caino
    Caino says:

    Udite ,udite..
    Per gli AMANTI DELL’ESTETICA..

    lA RAGAZZA CON L’ORECCHINO A BOLOGNA, DI VERMER !!

    Pare, se non ho capito male, che con 40 Euro si bye-passino i 13 del biglietto normale !
    Per carità , io capisco che al pastore Sardo, a quello Abruzzese, al Cassa integrato di Torino,di Termini Imerese ,al metalmeccanico truce, freghi poco, nel senso che non ha avuto gli strumenti culturali per apprezzare lo” sguardo “che ti segue della ragazza..ect,ect..(la magia dell’orecchino ,gli occhi ecte,ect.)
    Nemmeno contesto la manovra economica,messa in atto,..dal punto di vista complessivo ..del ritorno economico che va bene a tutti ..direi razionale !!
    Solo un appunto estetico il mio..tanto per farsi due risate estetiche sulla vicenda estetica-economica e sulle interviste di commento da “evve moscia” che si sentiranno,.
    Un modo come un’altro per uscire dalla crisi !

    Cai,cai

    ps Letta a Dubai–pare che dopo cordate e cordatone, siano questo maledetti Arabi a salvare Alitalia eh, eh, eh
    Ah, per inciso tutti semiti,tradizionalisti..bah che le Hostess italiane indosseranno il velo ?(e i piloti si porteranno il tappetino al seguito )
    Non credo , anche qui una questione estetica-economica !

  17. Rodolfo
    Rodolfo says:

    “Mi spiego, anche se mi rendo conto quanto sia difficile mantenersi sui binari del rispetto della privacy”
    =
    Lo so’ che ti e’ difficile…ma provaci…
    R

  18. Caino
    Caino says:

    Ecco bravo, Stop ,finalmente, per quel che capisco .
    Ma sono quasi sicuro che ci potranno essere nuovi Go !
    In merito al resto , ma si figuri, ci siamo resi perfettamente conto fino ad oggi!
    A lei il compito di smentirci !
    Ne saremo felici , più di quanto immagini.

    Caino

  19. Caino
    Caino says:

    La Privacy si mantiene ,non raccontando storie personali in pubblico che possono pure trovare il tempo che trovano.
    Se due si mettono in piazza,poi non si lamentino,se vi possono essere critiche !
    Cerutti è in regola ,Lei lo è stato molto di meno.
    Stop

    Caino

  20. Rodolfo
    Rodolfo says:

    54..Se mai sapessi che qualcuno che io conosco di persona, passasse informazioni mie personali ,senza il mio consenso,ad altri,mi incazzerei alquanto e lo riterrei responsabile in prima persona.
    73Se due si mettono in piazza,poi non si lamentino,se vi possono essere critiche !
    =
    Sei piu’ Caino di quel che pensavo….
    ed ora vuoi spiegare….di quali informazioni si trattano?…informazioni tra l’ altro come tu dici dati senza consenso….sensa il consenso di chi?
    Come…perche’ e quando?…
    e che cos’ e’ che induce alle critiche…che fa’ immaginare la vita di due persone…
    va’ a farti friggere va’ ….comari da cortile e da strapazzo….
    Rodolfo

  21. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Quali sono per altro le storie che possono averti scandalizzato…
    Caino che non sei altro…
    la nostra….quella di Anita e la mia…mi sembra solo una bella storia…
    abbiamo raccontato qualcosa senza uscire mai fuori dal lecito…pensando e credendo che una storia come la nostra…. potesse fare felici anche g li altri …considerandovi qui in questo blog degli amici a cui ci si confida….
    non un covo di vipere.
    Rodolfo

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Ma per te non eravamo un covo di antisemiti?
    Adesso anche di vipere?
    Ma nò, davvero?
    Una robusta registrata ai tuoi sonagli stonati, nò èh?
    C.G.

  23. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Covo di vipere naturalmente intendevo … luogo di malignita’…
    di insidiose maldicenze…di allusioni sibilline…
    e questo …oltre che alle normali discussioni …e’…
    Rodolfo

  24. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    LA PORCHEIDE CONTINUA

    Ariel Toaff
    Pacifici ringrazia in maniera particolare “gli organi di sicurezza interni alla Comunita’ Ebraica di Roma che, seguendo le procedure standard, hanno saputo affrontare con professionalita’ questa spiacevole vicenda”. Diego Parente della Digos: Il pacco indirizzato alla Sinagoga non e’ mai arrivato a destinazione, ma e’ sempre rimasto nei depositi della ditta di spedizioni.
    E allora? Mettetevi un po’ d’accordo.

  25. sylvi
    sylvi says:

    …o dopo l’89(ricordo che oramai sono passati anni 24) tra mille evviva ed Hurrà si era aperta l’era della pace mondiale,e del progresso illimitato, essendo crollato con lo Stalinismo, l’unica fonte del Male, o invece si è aperta un’altra era ove, parrebbe strano ,ma sono tutti cazzi nostri nel bene o nel male ! Caino 30

    Caro Caino,

    io credo che le aspettative di pace mondiale dopo la caduta del Muro fossero soltanto aspirazione e illusione da parte di chi lontano dal Muro o dalla Cortina di ferro ci viveva.
    Dopo il crollo, dopo l’eliminazione del filo spinato, si poteva andare di qua e di là senza passaporto; senza il pericolo di prendersi una schioppettata; senza sottostare ad esami arcigni, scortesi e sgarbati delle guardie confinarie.
    Al confine la torretta era, sì, vuota, la casamatta serrata, ma la Polizei che subito dopo ti controllava – patente libretto- non era sicuramente molto cordiale.
    Intendo dire che nella testa delle persone non era cambiato un bel niente: restavamo gli italiani fascisti …e quel che colpiva soprattutto era l’arroganza mista alla paura del non si sa bene cosa aspettarsi da quelli che erano considerati i nemici di ieri…
    Non si vive oltre quarantanni da nemici e poi…d’un tratto tutto cambia! Tarallucci e vino!!!
    Anzi oserei dire che le vere difficoltà cominciano proprio con le barriere abbattute.

    Ricordo che , per puro caso, mi ritrovai al confine di Caporetto il 25 giugno del 1992, mi è rimasta ben impressa la data.
    Oltre il confine, chiesi a un poliziotto se a Caporetto fossero aperti i negozi. Mi rispose in maniera villana:
    ma no la sa che xe il primo anniversario de la nostra Indipendenza???
    Ma era il tono aggressivo che mi colpì! Chiesi scusa per non averlo ricordato!
    Ma nella faccia di quel poliziotto avevo letto tutto l’astio di decenni contro di noi.
    Non è che oggi sia molto meglio…sono cortesi se vai a portare soldi nei loro alberghi e nei loro Casinò…ma non hanno dimenticato nulla della propaganda e dell’educazione ricevuta contro il fascista italiano. Nemmeno i bambini!
    Ne passeranno di generazioni per dimenticare!
    Io ho capito che non è nemmeno questione di stalinismo o fascismo…forse i bambini non sanno nemmeno perchè debbano odiare o diffidare degli italiani…tutto questo lo hanno succhiato con il latte! E soprattutto studiato sui libri di scuola dove si stravolge la Storia così però come abbiamo sempre fatto noi italiani.
    Se lei si prendesse la pena di visionare i libri di scuola italiani…ne scoprirebbe di cotte e di crude…ma non da Case Editrici piccole e sconosciute e un po’ partigiane…no! … da Case Editrici nazionali , con una storia che dovrebbe essere di serietà e dignità professionale!!!
    E così, oltre Adriatico, se lungo la costa istriana, per oltre cinque secoli, Venezia dominò con il suo Leone di S. Marco, ( in molte parti naturalmente distrutto dai titini), costruì palazzi , strade, acquedotti,… e Chiese soprattutto, che con i loro campanili che , ancora oggi, richiamano il Campanile di S.Marco …bene sui libri scolastici di Slovenia e Croazia tutto ciò non appare…e le bifore e le trifore veneziane sono …di stile gotico! Sic!sic!sic!
    E allora, caro Caino, come possiamo pensare che basti un Muro crollato per far crollare anche le menti?

    Questo ragionamento lo possiamo tranquillamente spostare in Palestina.
    Se riuscissero, palestinesi ed israeliani ( perchè questi ultimi là ci sono e là razionalmente devono rimanere!) ad abbattere il loro Muro FISICO, se accettassero la loro reciproca presenza in territori equamente divisi, …bene , allora comincerebbe il loro calvario della reciproca accettazione del “Muro mentale”…e questa sarebbe un’altra storia, lunga e penosa…ma che si trasferirebbe nella volontà e nella mentalità del singolo ad accettare l’altro!

    Ehhh! I muri fisici sono ben più fragili di quelli mentali!

    Sylvi

  26. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Diego Parente della Digos: Il pacco indirizzato alla Sinagoga non e’ mai arrivato a destinazione, ma e’ sempre rimasto nei depositi della ditta di spedizioni.
    =
    E dove si e’ letta questa notizia?
    Io non riesco a trovarla in nessun giornale…..
    R

  27. Anita
    Anita says:

    X Pino

    Caro Pino,
    a cosa devo il suo #55 ?
    Le ha accennato sui luoghi e modi di sepoltura di altre etnie, ed io le ho risposto nel mio #43.
    Sempre secondo la mia conoscenza e zone delle quali sono famigliare.
    I malfatti del passato non si possono emendare, si cerca di non ripetere e di migliorare.

    Ad ogni angolo ci sono antiche lapidi, forse di coloni…?
    Anche quelle non si possono toccare…rimarranno li nei secoli anche se non si sa ne’ le circostanze, le date o i nomi dei defunti.

    Buon pomeriggio domenicale,
    Anita

  28. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Sylvi.
    D’accordo sulle tue conclusioni, però ti sfugge un particolare di un certo rilievo: là c’è un popolo che subisce e una Amministrazione che ne governa un’altro e che della rapina nei confronti del primo ne ha fatto la colonna portante della propria politica.
    Un susseguirsi di arroganti oscenità cominciate nel 1948 attraverso terrorismo e pulizia etnica.
    Esattamente quello che subirono i genitori di chi oggi governa Israele, infischiandosene di tutte, ma proprio tutte, le condanne politiche e morali da parte della comunità internazionale.
    Non si tratta di dire o pensare che l’uno sia bestia e l’altro cherubino, bensì che per arrivare a una pace anche se precaria l’unica premessa è (e sarà sempre) la pari condizione.
    Premessa che Israele non accetterà mai e se per caso la accettasse troverà sempre e comunque un modo e una maniera per sabotarla.
    La storia degli ultimi decenni di questa orgia maledetta parla chiaro.

    C.G.

  29. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Anita.
    Forse lei non lo sa ma i semi dell’odio reciproco sono stati gettati ANCHE nel corso della mattanza fatta da ‘Furia Fantasma’ nel 2004 contro quella che gli iracheni chiamano “la città delle moschee”, Fallujah, dove schiere di moschee sono state distrutte completamente o danneggiate dai militari US.
    Non si tratta di secoli fa ma dell’altro ieri.

    Ne prende nota oppure devo tradurglierlo in sagace brokkolino?
    Mi dica pure, sarà mio dovere informarla sui fatti.

    C.G.

  30. Rodolfo
    Rodolfo says:

    “I tre pacchi con dentro le teste di maiale erano indirizzati alla Sinagoga di Roma, alla sede dell’ambasciata israeliana e al museo della Storia a Trastevere, in piazza Sant’Egidio, dove era in corso una mostra sulla Memoria della Shoah. Solo quest’ultima era arrivata a destinazione ma, poiché il voluminoso pacco era privo di mittente, il vigilante non l’aveva accettato. Lo scatolone era dunque tornato indietro al deposito Tnt Traco di via di Salone, dove c’erano gli altri due pacchi identici pronti a essere smistati. E’ stato il cattivo odore che emanava uno degli involucri a far scattare l’allarme. I dipendenti dell’agenzia di consegne hanno avvertito la polizia che, con lo scanner, ha esaminato il contenuto e scoperto il contenuto. Teste di maiale, appunto, e subito è scesa in campo la Digos”.
    =
    Questo e’ quello che si legge su repubblica….e non so’ cosa c’ entri Ariel Toaf….
    =
    La Digos dunque a seguito di indagini individuava il mittente.
    Dove’ e’ il problema?
    Forse non erano tre pacchi indirizzate a tre diverse istituzioni Ebraiche? Dentro forse si sono trovate qualcosa di diverso che delle teste di maiale?
    Che un pacco non sia arrivato al Tempio Maggiore…..”e che Pacifici ringrazi in maniera particolare “gli organi di sicurezza interni alla Comunita’ Ebraica di Roma che… seguendo le procedure standard, hanno saputo affrontare con professionalita’ questa spiacevole vicenda”…mi sembra del tutto normale…..gli organi di sicurezza interni e quelli esterni della polizia vanno ringraziati giorno per giorno per il lavoro delicato e sopratutto pericoloso che svolgono….
    in oltre….Pacifici nella sua frase non specifica e non parla del pacco stesso….ma ringrazia la sicurezza….che subito dopo la notizia avranno seguito delle procedure speciali di sicurezza.
    Questi sono i fatti.
    Poi ognuno puo’ presumere quello che vuole…..

    Rodolfo

  31. Caino
    Caino says:

    Egr Cuoca Sylvi,
    che le posso dire: che la lingua batte sempre dove il dente duole !
    Lo ha detto pure Kant, in un suo celebre monologo, non ancora pubblicato che titolava ” Critica della ragion scomparsa ”
    Non so se lo sapeva , ma Kant aveva analizzato i problemi Dalmato -giuliani,prima di pubblicare le sue celebri Critiche .
    Sul Leone di Venezia, Dominatore, beh che si può dire,magari sperare in un ricorso storico ?(Corsi e ricorsi, sperare non costa nulla).
    Per il resto si può essere sempre in accordo , finché si resta sul vago e sul generale , si potrebbe ammettere che i problemi non sono politici ,ma etnici e che risalgono a chissà quando e chissà dove !
    Potrei essere d’accordo,lei mi sa dire a cosa risalgono le guerre tribali in Sud-Africa secondo la critica della “ragion scomparsa di Kant” !
    Boh, !

    Caino

  32. Caino
    Caino says:

    Egr sig Rodolfo,
    a me della sua storia con Anita , in tutta onestà ,devo dirle che me ne è sempre fregato una beata mazza.
    Le ha forse dato di volta il cervello ?Che fa stra sogna ,quale scandalo ?
    Quando mai io ho fatto accenni ai cazzi vostri, anche con tutto il diritto di farlo ,poiché Li mettete in piazza pubblica.
    Semmai ,se ricorda, ho fatto un riferimento alle Cagone di Alex,parole sue ,pure i bisogni del cane..santo Giove !Insomma!
    Possibile ? Facevano parte delle sue riflessioni mattutine..non ricordo bene !

    Caino

  33. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Ariel Toaff c’entra come lei e come chiunque. Ho riportato suoi commenti pubblicati su Facebook. Di norma Ariel, docente universitario in Israele e figlio dell’ex rabbino capo di Roma, dice cose COMPLETAMENTE diverse dalla propaganda e dai discorsi triti e ritriti che lei ammannisce qui e che sono il piatto forte degli israeliani antisemiti, dei sionisti antisemiti e dei filosionisti perché antisemiti. Con una differenza: Ariel vive lì, con annessi pericoli, non si gratta i coglioni in Europa e Usa. E quasi sempre sono d’accordo con lui.
    Veda un po’ lei.
    nicotri
    p. s. Lei mi ha attribuito un “sogno” in fatto di teste di porco, ovviamente un “sogno” tendenzioso per scopi deprecabili. Mi sa dire per cortesia dove lo ha trovato il mio sogno? Grazie.

  34. Caino
    Caino says:

    Egr sig Rodolfo,
    si curi!

    —Se si vuole infliggere illusorie…sibilline e allusive .. amarezze campate in aria….per un piacere intimo inspiegabile…
    potrei qui anche diventare un campione….
    ma non credo che a voi farebbe tanto piacere—
    Sa, è quel Voi, che le ha creato dei problemi.
    Caino la lingua italiana la conosce bene !
    a BUON INTENDITOR ….

    Per cui si dia una regolata era o non era STOP !

    Caino

  35. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Sogno o son desto? Non mi va’ di perder tempo a cercare frasi…ma per lei faccio una eccezione….
    Nelle ultime tre righe del post Nr.25….
    =
    =
    =
    “Ariel vive li’…. con annessi pericoli”….
    finche’ vive in Israele …puo’ sentirsi sempre piu’ sicuro che vivere in europa….ma per un ebreo al giorno d’ oggi non credo ci sia oramai un luogo veramente sicuro….siamo arrivati al punto che qualcuno pensava che nei tre pacchi …c’ erano tre teste di cazzo al posto di tre teste di porco….
    ognuno oramai le puo’ sparare come vuole….e’ una gara oramai a chi le spara piu’ grosse…
    =
    =
    =
    x Caino….ti sei scelto proprio un bel nome….ti fa onore…anche perche sei stupidamente bravo a girar frittate….
    …cerca dunque …se credi di aver ragione di tenerti LONTANO dagli impicci…. capisci? E a proposito di frittate ….
    vai a farti friggere ….
    Rodolfo
    E se hai qualche dubbio ….rileggiti tutto dal principio….con dovizia e intelligenza e sopratutto con senso critico….poi vieni di nuovo da me e se vuoi ne riparliamo….
    R

  36. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xCaino
    Certo quel “voi”….ogni tanto spunta qui anche un certo Faust….
    …e tu hai dato corda a ciggi’…..
    per altro nel post successivo ho rettificato ed ho parlato di solo “uno”e di un’ altro che si fa trascinare e non si fa’ i cazzi suoi…..
    Rodolfo

  37. Caino
    Caino says:

    Egr sig Rodolfo,

    eviti di scadere nel ridicolo !

    Caino
    Ps-Ognun per se, Giove per tutti, nel caso non avesse ancora inteso josojo.

  38. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Il problema di base e’….
    che bisogna finirla di mettere in relazione me con Anita…
    noi abbiamo la nostra vita che nessuno di voi conosce….
    e lo trovo estremamente idiota …..quando non si e’ daccordo su qualcosa …scrivere “povera Anita”….
    siamo due che scriviamo in questo blog…..ognuno con le proprie idee…ognuno con il proprio carattere…..
    Lo trovo relativo…ma anche se le vostre donne (se ne avete)…non scrivono i questo blog…o anche se ci scrivessero..mai mi passerebbe per il cervello di apostrofare …”povera moglie” o “povero marito” solo perche’ abbiamo idee diverse……anche perche’ io non vi conosco…..ma come ho scritto non lo farei nemmeno se vi conoscessi…….e’ cosi difficile capire il problema?
    Ed ora desidererei finirla con questo argomento.
    Se si ricomincia…non mi tirero’ indietro…
    Rodolfo

  39. Caino
    Caino says:

    Ricomincia pure, noi ti veniamo dietro, come all’asilo.
    Perché ti comprendiamo e ti assistiamo !
    Dovresti esserci grato.

    Caino

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