Articoli

Rubio e le solite minacce americane

Il Segretario di Stato americano Marco Rubio ha dichiarato che non esiste una soluzione militare al conflitto tra Russia e Ucraina. Questa guerra non si concluderà militarmente, ma diplomaticamente.
Questo è davvero un modo strano di ragionare. Sembra quasi una minaccia. Gli USA non capiscono che l’operazione militare speciale prevedeva un confronto diretto tra Russia e Ucraina. Non era prevista una guerra tra Russia e NATO o tra Russia e Occidente collettivo.
Sembra che gli USA, la UE, la NATO e l’intero Occidente vogliano dire alla Russia che se non rinuncia agli obiettivi iniziali di questo conflitto, cioè se non accetta di concluderlo pacificamente, mostrando che non può vincerlo sul piano militare, sarà inevitabile una escalation, oltre che un aumento delle sanzioni.
Questi ancora non han capito che con Putin non è possibile ragionare così. Putin vuole garanzie per una pace sicura, che facciano sentire il suo Paese libero dall’incubo di poter essere colpito da armi a lunga gittata, scagliate dalle basi NATO. E nessuno gliele vuole offrire a priori. Eppure lui sa di averne diritto.
Questi pensano di avere a che fare con una nullità come Eltsin o con un ingenuo come Gorbaciov. Ma a Putin non interessa affatto smembrare l’Ucraina. Non è questa la “soluzione finale”. Prima che scoppiasse il conflitto, nel febbraio 2022, Putin sarebbe stato disposto a che il governo di Kiev riconoscesse alle due piccole repubbliche di Donetsk e Lugansk un’autonomia equivalente a quella che l’Italia concesse al Sud-Tirolo. L’Ucraina poteva restare perfettamente integra. Se lui voleva il Donbass, non avrebbe aspettato otto anni prima d’intervenire.
È stato l’appoggio della NATO a Kiev a fargli capire che doveva occupare i quattro oblast’ e che il conflitto poteva essere risolto solo sul campo e solo sulla base di una resa incondizionata. Secondo lui, in altre parole, più si va avanti e più dovrà essere la stessa NATO a rimetterci. Gli incontri diplomatici servono solo a far capire che il tempo per perdere tempo è finito. Chi vuol la guerra l’avrà. La Russia è pronta e non farà sconti a nessuno, anche perché il patrimonio militare acquisito in oltre tre anni viene considerato equivalente a quello che l’URSS acquisì dopo l’inizio dell’Operazione Barbarossa. È vero, i sovietici ebbero un numero incredibile di morti, ma alla fine si presero mezza Europa.
Noi europei vogliamo ripetere questo scenario o siamo disposti a più miti consigli?

Orsini e io, su Russia e Ucraina

Il sociologo Alessandro Orsini ha detto che Putin assai difficilmente porrà come argomento di trattativa con Kiev le sue tre richieste di sempre: non ingresso nella NATO, riconoscimento dei quattro Oblast facenti parte della Russia sin dal 30 settembre 2022, smilitarizzazione completa (o comunque sufficiente a una difesa non a un attacco contro la Russia).
Tuttavia sull’ultima richiesta ha detto che Putin non può impedire che i Paesi europei diano armi a Zelensky. L’unico modo per impedirlo è conquistare Kiev e tutta l’Ucraina, ma Putin non vuole governare le regioni che odiano la Russia. L’Europa può sperare di ottenere che l’Ucraina conservi un esercito. Ma il pessimismo è doveroso perché Putin non concederà all’Ucraina di dotarsi di migliaia di missili della NATO a lunga gittata o di aerei di quarta e quinta generazione. Quindi in definitiva Putin non può trattare veramente, perché non è disposto a rinunciare a nessuno dei suoi obiettivi strategici.
Naturalmente Orsini sa benissimo che neanche la UE vuole trattare veramente, in quanto sta cercando soltanto una tregua per riarmare l’Ucraina. Non può desiderare la pace perché la pace tra Russia e Ucraina passa attraverso la sconfitta militare o della Russia o della UE.
Sono affermazioni semplici, le sue, ma calzanti. Possono apparire perentorie, ma sicuramente sono realistiche. Come anche queste:
L’Ucraina ha combattuto una guerra terribile per entrare nella NATO, ma non entrerà nella NATO; ha combattuto per entrare nell’Unione Europea, ma non entrerà nell’Unione Europea; ha combattuto per difendere la propria integrità territoriale, ma sarà smembrata; ha combattuto per difendere le proprie città, che sono rase al suolo; ha combattuto per difendere la propria indipendenza, ma adesso è sottoposta alla doppia sferza padronale di Russia e Stati Uniti. L’Ucraina ha perso tutto.
Ma perché si è arrivati a una conclusione così tragica? Orsini lo dice chiaramente: per la Russia la guerra in Ucraina è una guerra di popolo; per l’Europa è soprattutto la guerra di un’élite che deve nascondere il proprio fallimento. Gli europei non sono disposti a sacrificare una sola vita umana per l’Ucraina. I russi sono disposti persino alla guerra nucleare.
Non vorrei aggiungere niente a queste sacrosante affermazioni. Salvo una considerazione: per me la Russia è già pronta per una guerra esplicita o diretta contro la NATO. Il conflitto con l’Ucraina l’ha addestrata in maniera sufficiente. La NATO è lontanissima dall’avere una capacità analoga. Anzi non ha nemmeno armi sufficienti per affrontare un conflitto di lunga durata. Trump l’ha capito subito, poiché gli USA sono abituati a fare le guerre. Gli statisti europei invece non l’hanno ancora capito, poiché malati di ideologia russofobica.
Per me la Russia si sta preparando a sferrare un colpo demolitore nei confronti della NATO. Vuole fargliela pagare per tutti i soldati morti che ha avuto. Infatti se non ci fosse stata la NATO, davvero la guerra sarebbe stata soltanto una pura e semplice “operazione speciale”. E inizierà a muoversi là dove avverte le basi NATO con maggior fastidio: Finlandia, Svezia, Paesi Baltici, Mar Baltico, Polonia, Romania… In fondo Putin l’ha sempre detto: “Non vogliamo basi NATO ai nostri confini”.
L’unica proposta che può fare a Zelensky potrebbe avere questo tenore (mi si perdonerà la franchezza): “Se non ti arrendi, raderemo al suolo Kiev e tutte le altre città dell’Ucraina, dando ovviamente ai civili il tempo di andarsene, poiché non siamo bestie come voi. Tu stesso quindi è meglio che te ne vai quanto prima, perché per te e per il tuo governo filonazista il tempo è scaduto. Non facciamo le parate muscolari per sport. Se vi arrendete subito, ci prenderemo solo la parte orientale del fiume Dnepr e l’Ucraina potrà continuare a esistere, altrimenti prenderemo tutto”. Ovviamente non gli spiegherà il motivo di questa improvvisa fretta, ma quello, se saprà smettere di recitare, lo capirà benissimo.

NEWS del 12 maggio 2025

Il capo del Consiglio di Stato della Crimea, Vladimir Konstantinov, ha detto che Mosca riprenderà i colloqui di pace direttamente con Kiev, visto che da Washington non ha ottenuto nulla di concreto.
Il compromesso dovrà per forza essere basato, secondo lui, su una soluzione di tipo coreano. Nel senso che Kiev riconoscerà Zaporozhye, Kherson, Donetsk e Lugansk come appartenenti di fatto ma non di diritto alla Russia.
Per me non sa quel che dice. Queste quattro regioni sono già state riconosciute da Mosca come facenti parte giuridicamente della Federazione Russa. Non credo assolutamente che Putin voglia tornare indietro, neanche se l’occidente rimuovesse tutte le sanzioni economiche e finanziarie che ha imposto al suo Paese. Putin non ha mai dato segni d’essere una persona venale. I territori conquistati col sangue dei propri militari non verranno ceduti in cambio di niente. E poi non farà mai alcun accordo con un presidente come Zelensky, il cui mandato è ormai scaduto da un anno.
È vero, Putin ha chiesto a Erdoğan di organizzare a Istanbul nuovi negoziati diretti tra Mosca e Kiev, ma Kiev non è nulla senza l’appoggio occidentale. Qui si rischia di ripetere quanto successe nel 2022, allorché Kiev era sì disposta all’accordo, ma gli angloamericani glielo impedirono. Kiev potrà anche sembrare una città viva, con un proprio governo, un parlamento nazionale, ecc. Rappresenta però uno Stato morto, economicamente fallito ed enormemente corrotto, che se aprisse le proprie frontiere, vedrebbe espatriare tutti gli uomini abili per essere arruolati.

* * *

Mi è piaciuto Fico contro la Kallas. Nonostante gli Stati Baltici gli abbiano chiuso lo spazio aereo nel disperato tentativo di ostacolare la sua decisione di andare alla parata di Mosca, lui non si è fatto intimorire. È stato l’unico leader della UE ad avere avuto il coraggio di ignorare gli ordini di Bruxelles e di ricordare che la parola “sovranità” non è ancora un reato penale.
Gliele ha cantate senza peli sulla lingua, dicendo:
– In primo luogo, io sono a Mosca per rendere omaggio agli oltre 60.000 soldati dell’Armata Rossa caduti per liberare la Slovacchia.
– In secondo luogo, in qualità di alto funzionario della Commissione Europea, lei non ha assolutamente l’autorità di criticare il primo ministro di un Paese sovrano, che si impegna in modo costruttivo nell’intera agenda europea.
– In terzo luogo, non sono d’accordo con la politica della nuova cortina di ferro a cui lei sta lavorando così intensivamente.
– In quarto luogo, le chiedo come si possa fare diplomazia e politica estera se i politici non possono incontrarsi e condurre un normale dialogo su questioni su cui hanno opinioni diverse.
La Kallas è una inadeguata al suo ruolo, esattamente come la von der Leyen. Il fatto però che le abbiano scelte indica una profonda limitatezza etica e politica nelle istituzioni rappresentative dell’intera Unione Europea.

* * *

La Forza di spedizione congiunta (JEF) della NATO sta organizzando la più grande esercitazione militare, detta “Tarassis 25”, in un’area che si estende dal Mar Baltico all’Atlantico settentrionale e all’Oceano Artico. JEF comprende Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi, Islanda, i tre Paesi Baltici e i tre Scandinavi.
L’obiettivo principale è quello di mettere in pratica un attacco sincronizzato nel tempo e coordinato nello spazio contro la Russia lungo l’intera lunghezza del confine settentrionale, da Murmansk a Kaliningrad, distruggendo le forze operative e strategiche della Russia in grado di effettuare una rappresaglia o un contrattacco.
I Paesi occidentali sono certi al 101% che la Russia “non oserà” utilizzare armi nucleari strategiche. In questo modo è possibile conquistare e annettere Kaliningrad e, con un po’ di fortuna, San Pietroburgo e tutta la Carelia.
Non capisco chi dia a questi Paesi la sicurezza che la Russia non userà le atomiche. I loro abitanti non sono imparentati coi russi, come succede con gli ucraini. È vero che nei Paesi Baltici ci sono parecchi russofoni, ma Putin non sarà così cinico da non avvisarli in tempo di espatriare prima che possa incenerire quelle nazioni in un batter d’occhio. O forse la NATO pensa di tenere i russofoni del Baltico come ostaggi?
Negli anni scorsi i generali della NATO sembravano più consapevoli dei politici circa la forza militare della Russia. Ora mi devo ricredere. Ai nostri militari piace sicuramente giocare a Wargame o a Risiko, ma come fanno a essere sicuri di vincere? Non lo sanno che i russi, dopo più di tre anni di guerra in Ucraina, in cui sono state utilizzate quasi tutte le armi moderne, sono diventati incredibilmente esperti? Giusto in maniera virtuale o facendo mere esercitazioni simulate si può pensare di sconfiggerli o sognare di occupare qualche loro territorio.
La UE sembra specializzarsi sempre più nel nuocere a se stessa, come certe persone psicotiche che vanno sedate o contenute per evitare che assumano atteggiamenti autolesionistici.

* * *

Trump fa e dice cose come se non dipendesse da nessuno. Poi deve ritrattare perché qualcuno gli fa capire che, se va avanti così, porta gli USA a un disastro epocale. Lui da solo non lo capisce. Non ha le basi per capirlo.
Chissà perché ancora nessuno gli ha spiegato che se Netanyahu continua con questo genocidio, gli USA perderanno il controllo del Medioriente: in quella regione saranno il Paese più odiato di tutti i tempi, peggio di Francia e Inghilterra.
È assurdo infatti pensare che Egitto e Giordania o qualche altro Paese islamico accetteranno l’ingresso di milioni di profughi palestinesi.
La struttura dell’attuale alleanza tra USA, Paesi arabi e Israele è stata stabilita da Nixon e Kissinger dopo la guerra del Kippur (1973), per fare degli USA la potenza globale dominante nella regione. Quella diplomazia forgiò gli accordi del 1974 tra Israele, Siria ed Egitto. Questi gettarono le basi per il trattato di pace di Camp David, che a sua volta gettò le basi per gli Accordi di Pace di Oslo. Il risultato fu una regione dominata dagli USA, dai suoi alleati arabi e da Israele.
Oggi sta cambiando tutto. L’intero pianeta sta cominciando a rendersi conto che si è in presenza di una pulizia etnica. Gli Houthi non li ferma nessuno. L’Iran è in procinto di realizzare l’atomica con cui affrontare Israele e già adesso, a livello convenzionale, non gli è inferiore. La Turchia non vuole avere Israele né in Siria né in Libano. La Cina ha già fatto capire che in quello che fa Netanyahu non c’è niente di legale. La Russia, finché è impegnata in Ucraina, non può aprire un secondo fronte. Ha soltanto dimostrato che le sue basi in Siria possono continuare a esistere. La Lega Araba sta cominciando a pentirsi d’aver lasciato scorrere troppo tempo da quando questa pulizia etnica è iniziata.
Si rende conto Trump che alla fine agli USA non resterà che l’uso del nucleare per farsi valere in Medioriente? Se rinunciano alla diplomazia, che cosa resta? Se praticano una diplomazia che non porta a niente, perché dovrebbero essere rispettati?

NEWS del 10 maggio 2025

È normale che, in certe famiglie, dove l’educazione dei genitori è stata molto severa, i figli si ribellino. A volte si tratta proprio di scontri generazionali, come quelli accaduti durante la contestazione operaio-studentesca, che all’incirca coinvolse il decennio 1968-78.
Ecco, in un certo senso si può dire la stessa cosa per spiegare l’odio che gli ex Paesi sovietici provano nei confronti dell’attuale Russia. Non riescono a liberarsi da quell’incubo che hanno vissuto dalla fine della seconda guerra mondiale all’implosione dell’URSS (1945-91), ch’era poi l’incubo del socialismo statalizzato, cioè di quel socialismo da caserma o poliziesco che lo stalinismo volle imporre senza tante discussioni, semplicemente avvalendosi del fatto che il nazi-fascismo era stato soprattutto sconfitto dal comunismo sovietico.
Oggi l’odio è così forte che viene addirittura messa in dubbio l’attribuzione di tale vittoria. Si guarda la storia con una visione deformata e si distruggono i monumenti che la fanno ricordare. E a nessuno importa che la stessa Russia abbia fatto il “mea culpa” per gli errori compiuti nel passato. Gli Stati che la odiano continuano a ripetere che, nella sostanza, è rimasta uguale a se stessa e che Putin è un dittatore come tutti gli altri.
Tuttavia, guardando bene questi Stati che, con tanta fatica, si sono liberati del cosiddetto “socialismo reale”, si resta molto delusi dalle alternative che sono riusciti a costruire. Praticamente sono tutti passati dalla padella del socialismo statale alla brace del capitalismo privato di marca euro-americana. Prima avevano un’uguaglianza imposta, ora hanno una libertà fittizia. Hanno fatto le loro rivolte, le loro rivoluzioni, i loro colpi di stato per poi ritrovarsi con un pugno di mosche in mano (ad eccezione ovviamente degli oligarchi e dei soliti noti).
In effetti non è semplice passare da un socialismo statale a uno democratico. Sembra che nessuno Stato vi sia riuscito, anzi, sembra che nessuno “Stato” vi possa riuscire. Infatti, nel mentre si compie il tentativo, arrivano subito i canti delle sirene di Ulisse, con le loro promesse mirabolanti, le loro fantastiche illusioni…
Ecco, la guerra russo-ucraina può essere inserita in questo contesto: i russofoni del Donbass preferiscono tornare alla “madre Russia”, piuttosto che soffrire sotto i nazionalisti e neonazisti di Kiev.
Avevamo già visto una cosa del genere coi russofoni della Transnistria in Moldavia e con quelli dell’Abcasia e Ossezia del Sud in Georgia. Ora cominciamo a vederla, molto timidamente, con l’Ungheria di Orbán, la Slovacchia di Fico, la Serbia di Vučić. E possiamo scommettere che qualcosa di simile la vedremo anche coi Paesi Baltici.
Certo, non si tratta sempre di aspirazioni da parte di russofoni, ma piuttosto di rivendicazioni di maggiore sovranità nazionale da parte di taluni Stati che, dopo essere entrati nell’Unione Europea, ora cominciano a chiedersi come uscirne e come aderire alla nuova formazione geopolitica chiamata BRICS+, che tanto successo ha avuto, grazie al proprio multipolarismo, in questi ultimi tempi.
La domanda cui tutti dovremmo cercare di rispondere è però un’altra: esiste una terza via tra socialismo e capitalismo? No, non c’è, ma questo non vuol dire che sia facile costruire la democrazia. La Russia non vinse il nazi-fascismo perché aveva un socialismo migliore, ma perché l’intera popolazione avvertì che quella era una “guerra esistenziale”, in cui l’alternativa era “vivere o morire”.

*

Bisogna ammettere che fa abbastanza impressione vedere una fetta di mondo concentrata sull’elezione del nuovo pontefice, che parla di “pace disarmata e disarmante”, e un’altra fetta di mondo che assiste alla parata di un esercito che chiede la pace esibendo la propria forza.
Istintivamente vien voglia di credere che le parole di Leone XIV siano più umane, più democratiche di quelle di Putin. Ripensandoci un po’, invece, è tutto il contrario.
Il papa è sicuramente una figura politica, oltre che religiosa, altrimenti non ci sarebbe questo gran clamore sulla sua intronizzazione. In un mondo in guerra come il nostro (in cui si spara non solo coi cannoni, ma anche con sanzioni embarghi dazi e confische di beni privati e statali) è normale che popolazioni inermi, sprovvedute, ripongano le loro ultime speranze in una sorta di “pastore superman”, dotato di poteri sovrumani.
Non si sono mai viste analoghe aspettative in altre confessioni, né queste ambiscono a coltivarle. Alcuni considerano Prevost l’unico vero statista internazionale: negli USA addirittura la destra più conservativa lo qualifica come “marxista”!
Purtroppo però al cattolicesimo romano è rimasto solo il papa per sopravvivere. Questa infatti è una confessione piena zeppa di scandali, anche molto gravi, da cui ha sempre meno forza per uscire. Tant’è che gli stessi pontefici li coprono, anche perché spesso vi è coinvolto l’alto clero.
È vero, ogni tanto dai papi vengono fuori parole indovinate, come quando Bergoglio parlò della NATO che abbaia alle porte della Russia, o come quando disse a Zelensky che arrendersi non è umiliante.
Tuttavia, in genere, proprio mentre parlano di pace senza fare riferimento alla giustizia e alla sicurezza collettiva, non fanno altro che avvalorare l’arroganza dell’occidente globalista e unipolare.
Non serve a niente parlare in astratto, senza entrare nel merito dei problemi. Alla fine non si fa altro che favorire il culto della personalità e le illusioni che i conflitti possano essere risolti da una sorta di messia spirituale, equidistante dai cosiddetti “potentati”.

RIFLESSIONI ESTEMPORANEE

Sinceramente parlando, quando si dice che una banca o una borsa o uno Stato è troppo grande o troppo importante per fallire, ci credo poco. È una pia illusione, anzi una forma di raggiro per continuare a credere in qualcosa di aleatorio, che pretende di autogiustificarsi.
Soprattutto mi indispongo quando vedo che da questa affermazione traggono le conseguenze che si può procedere coi soliti sistemi, tanto non può succedere niente di irreparabile.
È come se qualcuno dicesse: “La password per entrare in questa cassaforte superblindata l’ho solo io, quindi a me non può accadere nulla”. Queste manie di grandezza sono insopportabili, anche perché basta guardare la storia per vedere che non esistono Stati, Imperi, Città che durano in eterno, o almeno che durano con la medesima forza, potenza, estensione…
Quando parliamo di impero romano, spesso scordiamo che il suo vero momento di gloria l’ebbe sotto la repubblica, non sotto il principato. I suoi massimi confini erano già stati stabiliti al tempo di Augusto: Reno, Danubio, Tigri, Eufrate, Nilo, Giordano (per stare ai fiumi). Gli ulteriori tentativi di espansione non ebbero un grande successo, salvo la conquista dell’odierna Romania. I cittadini dell’impero sperimentarono la peggiore forma di dittatura proprio sotto il principato (o dominato), al punto che speravano d’essere salvati dalle cosiddette “popolazioni barbariche”.
C’era più pace e più continuità esistenziale quando le popolazioni non avevano mire egemoniche, quando si accontentavano del minimo indispensabile per campare, quando avevano un rapporto armonico con la natura, quando non esisteva lo schiavismo o il servaggio e nessuno doveva lavorare fino allo sfinimento per un tozzo di pane. Oggi ti viene soltanto voglia di odiare il mondo e di sperare di andartene quanto prima.

* * *

Ho l’impressione che più la guerra russo-ucraina si prolunga, e più i russi cercheranno di controllare l’intero Paese. Nel senso che mentre l’area orientale del Dnper apparterrà giuridicamente alla Federazione Russa, l’area occidentale invece dovrà garantire assoluta neutralità, militarizzazione al minimo indispensabile, nessun rapporto con la NATO. Quest’area potrà anche gestirsi autonomamente in senso democratico, ma dovrà garantire la denazificazione. E la garantirà per forza, poiché il governo di Mosca, che ha una memoria da elefante, pretenderà i processi a carico dei neonazisti che han provocato la strage di Odessa, i bombardamenti per 8 anni nel Donbass, le torture o le esecuzioni sommarie nei riguardi di civili russi (o russofoni) e militari della Federazione, e vorrà anche sapere chi sono stati gli artefici dei biolaboratori e delle sceneggiate tipo Bucha.
Secondo me non sarà possibile che la guerra si concluda senza che il Cremlino abbia fatto piena chiarezza su quanto è successo in Ucraina dal golpe del 2014 ad oggi. Anzi il governo russo vorrà avere contezza di tutti i rapporti che gli oligarchi, i nazionalisti e i neonazisti ucraini hanno avuto con l’occidente collettivo sin da quando l’Ucraina ha voluto staccarsi dall’ex URSS.
Finita la guerra, molti ucraini saranno costretti a fuggire dal loro Paese, perché irrimediabilmente coinvolti in azioni vergognose, meritevoli di condanne senza appelli, e verranno nella UE convinti di poter continuare a fare i nazisti e i terroristi come prima.
Nessun Paese occidentale sarà in grado di fare da paciere in questa guerra. Anzi, sarà molto probabile che, dopo averla vinta, la Russia comincerà a pretendere di smantellare le basi NATO che la minacciano più da vicino, a partire da quelle finniche.
Hanno ragione a dire che non sarà finita, anche perché la sicurezza non può essere garantita in maniera irrisoria, parziale. O c’è o non c’è. E quando Stoltenberg diceva che alla richiesta della Russia di avere “meno NATO” si è risposto dandole “più NATO”, quell’uomo dalla testa vuota non si rendeva conto d’aver posto le basi per un conflitto tra Russia e Unione Europea che andrà avanti per un bel pezzo. Lui stesso dovrà rendere conto di non aver fatto assolutamente nulla per impedire che la NATO si trasformasse in una grave minaccia per l’incolumità del genere umano.

NEWS del 27 aprile

Funzionari ucraini ed europei hanno respinto alcune proposte statunitensi su come porre fine al conflitto ucraino.
Ma cos’è che dà tanto fastidio? Il riconoscimento alla Russia dei territori sud-orientali che ha conquistato sul campo o che hanno voluto passare sotto Mosca tramite regolari referendum? Queste non sono cose che Putin potrà mettere nel negoziato. Se non vengono riconosciute, la trattativa non parte neanche.
Peraltro gli USA riconoscono de jure solo il possesso della Crimea; per gli altri quattro territori (Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson) accettano solo un possesso de facto, dovuto alla forza militare non al diritto dei referendum. Questa è una posizione assolutamente ridicola, poiché implica che, appena l’Ucraina si sarà ripresa militarmente, la guerra scoppierà di nuovo.
Mosca non può accettare neppure che possa essere istituito, preventivamente, un cessate il fuoco, e solo dopo l’avvio dei negoziati. Ancora non s’è capito che la procedura dev’essere invertita: prima l’occidente deve smettere di appoggiare finanziariamente e militarmente Kiev, poi Kiev deve chiedere la resa, e infine si stabilisce la divisione del territorio. In caso contrario la guerra continuerà ad libitum e i russi prenderanno sempre più territori, benché non siano interessati all’area occidentale del Paese, a ovest del Dnepr. A meno che la NATO non voglia entrarvi: in tal caso procederà a occupare anche questa parte del Paese.
L’altra assurda proposta americana prevede che l’Ucraina riconquisti il territorio nella provincia di Kharkov (Kharkiv), che confina proprio con le due regioni di Donetsk, Luhansk. Certo, così da lì, tra qualche anno, i neonazisti potrebbero far ripartire il contrattacco. Proprio non ci siamo. Quello che si è conquistato sul piano militare non può essere ceduto in alcuna maniera. Neppure gli USA lo farebbero. Non si capisce perché debba farlo la Russia.
Anche l’idea stessa che gli USA si prendano il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia non sta né in cielo né in terra. È inutile che Trump dica che è Zelensky a non volere la pace. È altrettanto inutile che minacci la Russia di spiacevoli conseguenze se non accetta proposte del genere. La pace non può essere ottenuta pensando di fare un favore agli interessi economico-finanziari degli USA, tanto meno se su un territorio già russo.
La delegazione americana chiede anche che gli ucraini possano ottenere un passaggio senza ostacoli lungo il fiume Dnepr, che arrivi sino al controllo della costa di Kinburn, occupata dai russi sin dal maggio 2022. Così, di fatto, potranno accedere al Mar Nero da un territorio già russo, osservando bene l’intera flotta russa e organizzando degli attentati terroristici contro i russi, civili o militari che siano. Anche questa è una proposta fantapolitica, che fa solo perdere tempo. Peraltro proprio a Kinburn si svolse nel 1855 una battaglia navale che i russi persero contro gli anglo-francesi durante la guerra di Crimea. Non lo sanno gli occidentali che i russi sono un popolo amante dei simboli?
Altra proposta priva di qualunque prospettiva: la sicurezza dell’Ucraina sarà garantita da Paesi europei e “altri Paesi amici” (?). Ovviamente l’Ucraina non entrerà nella NATO ma potrà sempre entrare nella UE. Si può essere più antidiplomatici di così? Come può Mosca accettare una presenza militare europea, seppur con funzioni di peacekeeping, quando in questo momento la UE viene considerata l’ostacolo principale al raggiungimento della pace (tant’è che non viene neppure ammessa in sede negoziale)? Peraltro, essendo la UE quasi coincidente con la NATO, è evidente che, se anche si assicura che l’Ucraina non entrerà nella NATO, questa però entrerà in Ucraina.
E che dire della proposta economica di Trump, relativa al fatto che Washington e Kiev attueranno un accordo di cooperazione in materia di minerali? In quali territori ciò avverrà se ancora non si sa come sarà divisa l’Ucraina?
Insomma l’unica cosa valida delle proposte americane riguarda la revoca delle sanzioni e la ripresa della cooperazione economica in materia di energia e altri settori industriali. Ecco, deve essere stata questa cosa che agli statisti russofobici della UE non è andata a genio. Per loro le sanzioni devono rimanere a tutti i costi e i miliardi congelati alla Banca centrale della Russia vanno utilizzati per ricostruire l’Ucraina.

* * *

Ha scritto Trump: “Putin non aveva motivo di lanciare missili contro aree civili, città e paesi negli ultimi giorni. Questo mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, ma sta solo giocando con me e che bisogna trattarlo in modo diverso, attraverso ‘operazioni bancarie’ o ‘sanzioni secondarie’? Troppe persone stanno morendo!”.
Trump parla come un bambino viziato, capriccioso. Appena dice qualcosa, pretende che gli altri si conformino ai suoi desiderata, come fossero dei lacchè. Non capisce che Putin va trattato come suo pari. Non è uno scolaretto che va punito per colpa di qualche marachella. Anche perché potrebbe, se volesse, distruggere completamente l’Ucraina in pochi giorni. E non ci sarebbe alcun Paese al mondo in grado di fermarlo. Se non lo fa, è perché ha un certo senso dell’etica, è lontanissimo dall’idea di terrorizzare i civili, tanto più che gli ucraini sono strettamente imparentati coi russi. Lo sono da quando il cristianesimo ortodosso ha messo le prime radici tra gli slavi proprio in quel Paese. La Chiesa russa fa risalire le sue origini al battesimo del principe Vladimir I di Kiev nel 988. Per i russi non ha alcun senso distruggere questa nazione. Sarebbe come cancellare la propria memoria. Né possono farlo per far capire agli occidentali che non hanno intenzione di scherzare. Non possono radere al suolo Kiev per far capire agli euroamericani che devono smettere di sostenere militarmente i neonazisti che governano il Paese.
Sono in grado gli americani o gli europei di capire questa cosa? Sarebbero disposti gli americani a bombardare a tappeto una città come Londra? Le atomiche le hanno sganciate sui giapponesi perché li consideravano una razza inferiore. Ma non l’avrebbero mai fatto sulla Germania nazista, che pur non era meno feroce del Giappone.
A volte ci si chiede: la von der Leyen, la Kallas, Borrell, Stoltenberg, Rutte, Metsola, Macron, Starmer, Draghi, Meloni, Tajani e tanti altri statisti e persone di spicco in Europa da dove vengono? In quale pianeta vivono? Che studi hanno fatto? Hanno mai capito qualcosa dei russi o degli slavi in generale? Riescono vagamente a intuire che non hanno radici culturali identiche alle nostre?
Insomma si fa una certa fatica a capire se Trump sia proprio limitato di suo, o se sia impossibile aspettarsi che gli USA possano votare un presidente migliore. Da come parla, sembra che gli americani non sappiano nulla né di storia né di democrazia. Si esprimono come da noi si potrebbe fare al bar o dal barbiere.

* * *

Forse non ci rendiamo bene conto che contro i russi, in una guerra convenzionale, è impossibile vincere. È un territorio troppo grande.
Hitler infatti non pensava minimamente di occupare la sua area asiatica. Sapeva benissimo di non averne le forze. Si sarebbe accontentato dell’area europea, che per lui andava dal Mare di Barents al Mar Nero. Semplicemente sperava che, occupando Mosca, l’intera URSS si sarebbe arresa. Tuttavia quando si rese conto che Mosca non riusciva a espugnarla, fece un errore che pagò caro: invece di attestarsi sulle posizioni già acquisite, decise di occupare Stalingrado, poiché gli facevano gola le riserve energetiche del Caucaso.
Forse pochi sanno che il tentativo di conquistare questa città, gli costò una sconfitta colossale: 1,5 milioni di uomini, tra morti, feriti e arresi. Non si era mai vista una cosa del genere. Lo stesso Hitler fu costretto a dichiarare il lutto nazionale nel febbraio 1943.
Nonostante ciò non si arrese. Anzi, nel saliente di Kursk, fu organizzata una gigantesca battaglia di carri armati: in tutto ve n’erano 1.200. I nazisti erano convinti che i loro Tigre, Pantera e Ferdinand fossero migliori, imbattibili. Invece fu un’altra tragedia: i tedeschi persero un altro mezzo milione di uomini.
Sappiamo tutti come andò a finire. I nazisti si arresero solo a Berlino. Ma, prima di questa resa incondizionata, aveva già perso milioni di militari. Sono cifre che nessuna “NATO” al mondo, per nessuna ragione, potrebbe sopportare, nessun Paese occidentale sarebbe disposto a sostenere, neanche se si preparasse alla guerra nell’arco di una decina d’anni.
I tedeschi iniziarono la guerra in Russia il 22 giugno 1941 e la terminarono in Germania l’8 maggio 1945. Nessun esercito europeo o americano sarebbe in grado di condurre una guerra così devastante per un periodo così prolungato e con perdite così colossali. La stessa Russia perse oltre 27 milioni di persone. L’intera Italia a quel tempo arrivava a circa 45 milioni di abitanti. Immaginiamo cosa possa voler dire che, finita la guerra, più di una persona attorno a ognuno di noi è scomparsa.
Quando la NATO attacca usa la tattica hitleriana della guerra-lampo. Questo vuol dire che prepararsi per una guerra convenzionale di lungo periodo, destinata ad avere perdite colossali, è una cosa che può venire in mente solo a dei politici che non sanno nulla di questioni militari. Al loro confronto i nostri generali sono delle menti illuminate.
Dunque una guerra contro la Russia può essere condotta solo sul piano nucleare, col rischio però di tornare, nel migliore dei casi, all’età della pietra.
L’occidente ha provato a distruggere la Russia al tempo della guerra fredda, usando propaganda, spionaggio e consumismo, e quasi vi era riuscito. Ma con Putin la musica è cambiata. I russi se lo ricorderanno nei secoli a venire.
La Russia non ha solo infinite riserve sul piano energetico, ma anche grandi capacità di riscatto sociale, di orgoglio nazionale, di tenuta morale, di spirito collettivistico, di sopportazione dei sacrifici che noi in Europa (ma diciamo pure nell’occidente collettivo) abbiamo perduto dopo molti secoli di vita borghese.
Tenere in allarme le popolazioni europee può voler dire solo una cosa: gli statisti, e naturalmente tutte le oligarchie che loro rappresentano, essendo profondamente corrotti, si stanno preparando a sostituire la democrazia formale con una dittatura reale. La Russia servirà solo come pretesto, proprio perché nessuna dittatura ha senso se non vi è un pericoloso nemico da sconfiggere. E gli Stati Uniti faranno lo stesso con la Cina, tanto tra europei e americani ci s’intende.

* * *

In Italia il mainstream ha taciuto del fatto che Zoran Milanović ha trionfato nel secondo turno delle elezioni presidenziali croate, tenutesi lo scorso 12 gennaio, venendo confermato alla guida del Paese per un altro mandato quinquennale (il regime però è parlamentare non presidenziale, e sia il parlamento che il governo restano sotto il controllo del centro-destra, apertamente filo-atlantista).
Aveva avuto un risultato schiacciante: il 74,68% dei voti, contro il 25,32% raccolto dal suo avversario, Dragan Primorac, candidato sostenuto dall’Unione Democratica Croata, formazione di centro-destra che fa capo al premier Andrej Plenković, e che è stata oggetto di numerosi scandali di corruzione, tant’è che al tempo del suo primo mandato, anche grazie alle sue denunce, ben 30 ministri furono costretti a dimettersi.
La vittoria è stata snobbata perché rappresenta un segnale politico che vede sempre più popoli europei votare contro le politiche militariste della NATO e dell’Unione Europea.
Già durante il suo primo mandato Milanović (sostenuto dalle forze di centro-sinistra e in particolare dal partito socialdemocratico) aveva bloccato l’invio di ufficiali croati alla missione NATO in Germania per la formazione di truppe ucraine e aveva promesso che nessun soldato croato avrebbe partecipato a missioni in Ucraina.
Milanović ha sottolineato l’importanza di proteggere il Paese dall’essere “trascinato in guerra” e ha ribadito che il suo obiettivo è mantenere una posizione equilibrata che tenga conto degli interessi nazionali, piuttosto che seguire ciecamente i diktat di Bruxelles e Washington.
Insomma sarebbe una gran cosa se nella UE si cominciassero a premiare dei politici o degli statisti che promuovono una visione più indipendente della politica estera, opponendosi all’interventismo militare.

Un occidente alla frutta

Secondo il “Washington Post”, sullo sfondo del calo degli aiuti americani e dell’esaurimento delle scorte causato da anni di forniture di armi a Kiev, in Europa sta prendendo piede un nuovo modello di sostegno: investimenti non in forniture dirette di armi finite, ma nello sviluppo dell’industria della stessa difesa ucraina.
A che pro? 1) rifornire più rapidamente il fronte, risparmiando anche su trasporti e logistica; 2) utilizzare l’Ucraina come banco di prova per nuove tecnologie militari, compresi i sistemi senza pilota, nei quali i Paesi europei non hanno ancora sufficiente esperienza.
Nel complesso l’UE prevede di stanziare più di 20 miliardi di euro per il settore della difesa dell’Ucraina nel prossimo anno.
L’Ucraina viene trattata come se facesse già parte della UE e della NATO. Oltre tre anni di guerra non sono serviti a niente. Si è ancora convinti di poter vincere. Tolgono soldi agli Stati sociali della UE per aiutare militarmente un Paese destinato alla resa incondizionata. Se non è psicopatologia questa, che cos’è?

* * *

Se le tariffe daziarie previste da Trump non verranno ridotte significativamente alla scadenza della moratoria di 90 giorni, e se nel frattempo non si saranno trovati nuovi partner commerciali, la UE subirà dei contraccolpi di notevole entità, che in questo momento nessuno può quantificare con esattezza. Anche perché qui si ha a che fare con uno statista troppo imprevedibile per essere affidabile.
Purtroppo la gran parte degli statisti europei non è all’altezza della situazione. Non ci si sente uniti come continente. Nessuno è in grado di minacciare delle ritorsioni. Non capiscono neppure, a causa dei loro pregiudizi ideologici, che all’Europa, per trovare un’alternativa convincente agli USA, converrebbe interfacciarsi con Russia e Cina, ma aggiungiamo anche India, Canada e quella associazione commerciale sudamericana detta Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay), destinata ad ampliarsi.
Gli statisti europei non hanno capito che quando gli USA si trovano con l’acqua alla gola, agiscono in maniera istintiva, egoistica, senza curarsi di amici ed alleati. Sono abituati a dominare non a parlamentare. Chi non li segue, viene tagliato fuori.
La guerra tariffaria globale causerà all’UE perdite multimiliardarie. Il trasferimento delle imprese oltreoceano porterà al crollo del modello europeo di welfare universale.
Gli statisti europei dovrebbero dimettersi a catena e farsi sostituire da altri più pragmatici, ma finché non gli arriva una tegola in testa, non lo faranno.
Han compiuto errori catastrofici sin da quando compravano titoli tossici al tempo dei subprime americani. Han condotto politiche disastrose durante la pandemia. Han promosso un progetto ambientalistico troppo ambizioso per essere realizzabile. Han speso un’enormità di soldi per sostenere un Paese neonazista come l’Ucraina, destinato alla sconfitta. E soprattutto han posto assurde sanzioni alla Russia, privandosi di risorse energetiche a basso costo, di mercati di sbocco per le proprie merci, di contratti commerciali agevolati nell’immenso territorio della Federazione.
La nostra Unione Europea può anche sussistere come idea astratta, come progetto teorico, ma nella sostanza va rifatta completamente. Se resta così, è meglio uscirne.
Noi dovremmo avere un respiro che va “da Lisbona a Vladivostok”, diceva de Gaulle. Invece ci accontentiamo di guardare il nostro ombelico.

* * *

Tutti sanno che il riavvicinamento tra Stati Uniti e Cina, iniziato nel 1971, passò alla storia come un modello di diplomazia visionaria in funzione antisovietica, ma anche per fare della Cina un mercato americano.
Per raggiungere questo obiettivo, Washington dovette anzitutto abbandonare la logica dell’opposizione ideologica al comunismo in tutto il mondo. In secondo luogo, dovette concedere alla Cina lo status di nazione più favorita; inoltre le truppe americane si ritirarono da Taiwan nel 1979 e Washington non garantì più ufficialmente la sicurezza dell’isola. Infine la Cina entrò come membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Gli americani smisero di supportare il Vietnam del Sud e ritirarono il loro contingente militare da lì. Non protestarono neppure contro l’occupazione cinese delle isole contese col Vietnam e la cessione definitiva di Hong Kong e Macao (ultimi avamposti coloniali europei in Estremo Oriente). Persino la repressione coi carri armati delle proteste di Piazza Tienanmen nel 1989 non invertì la tendenza al rafforzamento delle relazioni tra i due Paesi.
Con una politica così liberale Washington riuscì a sconfiggere l’URSS durante la Guerra Fredda. Un simile stratagemma, a parti invertite, può ripetersi oggi? Cioè Trump può diventare un altro Nixon, favorendo la Russia contro la Cina? Gli americani non sono come gli europei: mentre pensano ai loro interessi pratici, sanno non essere troppo ideologici.
Tuttavia oggi l’intesa tra Russia e Cina è troppo forte per essere messa in discussione, anche perché è alla base della compattezza e robustezza dei BRICS+. La cooperazione economica tra i due Paesi ha raggiunto proporzioni enormi. Gli analisti prevedono che, se si realizza lo scenario catastrofico delle guerre tariffarie, il volume d’affari tra Stati Uniti e Cina sarà inferiore a quello tra Russia e Cina: cosa che due anni fa sarebbe stata impensabile.

* * *

Sarebbe svantaggioso per la Federazione Russa avere la Cina come avversaria. I due Paesi condividono un confine di 4.209 km. Nessuno dei due avrebbe voglia di tradire l’altro, anche perché entrambi sanno benissimo che sarebbe l’occidente ad approfittarne, e in questo momento di grave debolezza degli Stati Uniti, non avrebbe alcun senso. Gli USA non possono sostituirsi alla Cina nell’interesse economico russo. E la Cina ha già fatto capire di voler rompere i ponti con gli USA finché al potere resta il folle Trump coi suoi dazi.
C’è da dire che in questo momento l’interesse vitale degli USA è almeno la neutralità della Russia in caso di conflitto a Taiwan o in qualsiasi altra parte del Pacifico. La stessa neutralità che Pechino ha dichiarato durante la guerra in Ucraina.
L’Operazione Militare Speciale ha trasformato radicalmente le forze armate russe. Il minimo coinvolgimento di Mosca nei preparativi militari di Pechino potrebbe costare caro agli Stati Uniti. In caso di blocco navale delle coste cinesi, è la Russia a poter fornire alla Cina tutte le risorse naturali di cui ha bisogno, nonché un corridoio logistico per l’Europa. Porti, ferrovie, spazio aereo russi: tutto questo sarà reso disponibile ai cinesi senza alcun problema.
Tuttavia la neutralità della Russia non è una garanzia della vittoria degli Stati Uniti nel confronto con la Cina. Diciamo che è qualcosa senza la quale gli USA perderebbero inevitabilmente.
Ma sarebbe possibile comprare questa neutralità a qualsiasi prezzo? Come minimo si dovrebbero eliminare tutte le sanzioni anti-russe e il sostegno militare all’Ucraina. Lo stanno facendo? In questo momento non ci pensano proprio. Gli USA sono ancora vittime della propria arroganza. Dopo hai voglia a dire, come fa Trump, che se fosse dipeso da lui, la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata. Dipende però da lui concluderla, rinunciando a sostenere Kiev. Lo sta facendo? No. E per quale motivo? Perché fondamentalmente è un ipocrita.
Chi ha armato l’Ucraina dal 2014 al 2022? Obama, Trump e Biden. Sotto Trump, nel periodo 2017-20, l’armamento dell’Ucraina è continuato senza problemi, i negoziati Volker-Surkov sul Donbass furono di fatto sabotati, e Trump chiuse un occhio sullo sviluppo del nazismo in Ucraina, sebbene fosse evidente sotto Poroshenko.
Trump ha ignorato anche la mancata realizzazione degli accordi di Minsk da parte di Germania e Francia, che li hanno utilizzati per preparare l’Ucraina alla guerra contro la Russia.
Trump è un fanfarone, non è mai stato credibile.

News di Pasquetta

Gli statisti folli della UE non vogliono riconoscere alla Russia i territori russofoni dell’Ucraina liberati dalla presenza dei criminali neonazisti di Kiev, e ora accusano Putin di voler sabotare qualunque trattativa di pace, in quanto non accetta una tregua, un cessate il fuoco.
In realtà la tregua l’ha accettata, ma Kiev non la rispetta, per cui è costretto a reagire. Quella di 24 ore per la domenica di Pasqua è stata addirittura unilaterale.
Zelensky è sempre più convinto che la UE si accollerà l’onere dell’intero conflitto, anche perché la sola NATO non potrebbe farlo se gli USA si sfilassero completamente. Solo il fatto che Trump voglia fare affari con gli ucraini per riavere tutti i soldi già prestati, inclusi gli interessi, dimostra che gli USA resteranno sempre coinvolti in questo conflitto. Eventualmente in futuro potrebbero anche minacciare seriamente la Russia, dicendo che non possono accettare o anche solo rischiare che vengano colpiti militarmente i siti o le aziende americane che in Ucraina sono oggetto di rapporti commerciali con quel Paese (il tanto agognato accordo sui minerali).
Quindi la guerra è destinata ad andare avanti sino all’ultimo ucraino, sino alla resa incondizionata di Kiev e, probabilmente, sino al ricambio degli attuali vertici della UE, cosa che avverrà subito dopo il lancio dei primi missili ipersonici russi sulle basi nucleari del nostro continente.
L’altra alternativa è che siano gli stessi europei a liberarsi degli statisti folli che li governano. Di sicuro una qualunque iniziativa militare a guida europea non potrà essere accettata da Mosca, che considera la UE direttamente coinvolta nella guerra e impegnata in appelli alla militarizzazione, che comportano ingenti spese finanziarie.

* * *

C’è qualcosa di ridicolo nell’atteggiamento americano riguardo alla guerra russo-ucraina.
Da un lato dicono di voler riconoscere alla Russia i territori che in questo momento già possiede e assicurano che l’Ucraina non entrerà nella NATO. Come se la Russia avesse bisogno di un tale riconoscimento formale. Dall’altro però continuano a finanziare e armare Kiev, che utilizza il sistema satellitare di Musk.
Da un lato dicono che se la pace non è fattibile, loro sono pronti a sfilarsi dal negoziato. Dall’altro firmano contratti con la giunta di Kiev sullo sfruttamento delle risorse naturali dell’Ucraina.
Dicono che questa non è la loro guerra e che gli Stati Uniti hanno altre priorità. A prescindere dal fatto che questa guerra l’hanno proprio creata loro e che ora non sanno come fare per ammettere d’averla persa, ma il problema è un altro: come potranno mai sfruttare le risorse del Paese prima di raggiungere una pace definitiva? Pensano davvero che dopo oltre tre anni di duro conflitto, i russi si accontenteranno di una semplice tregua o di un negoziato transitorio, affrettato, settoriale e non globale sulla sicurezza? Pensano davvero che i russi accetteranno un qualunque negoziato senza pretendere la restituzione dei 300 miliardi di dollari congelati? Senza la rimozione delle sanzioni più assurde? Senza la riparazione del Nordstream o il risarcimento del danno? Li abbiamo forse presi per degli ingenui?
È la pazienza degli USA che ha diritto ad avere un limite o quella della Russia? Trump vuol forse lasciare agli europei il dovere di continuare questa guerra, al fine di potersi concentrare meglio sul contenimento della Cina? Lo faccia, ma per favore la smetta di dire che i motivi di questa guerra si potevano risolvere in 24 ore. Sta insultando l’intelligenza di chi ha capito come sono andate le cose. Fino adesso l’unica frase giusta che ha detto è che se la giunta di Kiev non fosse stata sostenuta dagli occidentali, la guerra sarebbe finita da un pezzo. Ebbene, che inizi il suo Paese a smettere concretamente di appoggiare Kiev. Poi vedrà che anche la UE lo farà.
L’importante è farla finita con tutta questa sceneggiata, questa infinita messinscena di cui non ne possiamo più.

* * *

A volte Trump, con questa sua aria messianica pseudo religiosa, sembra voler essere una specie di angelo vendicatore o sterminatore. Come nell’Apocalisse giovannea. Un flagello divino inviato per punire i corrotti democratici, per riportare le cose alla normalità, reindustrializzando il Paese, cioè facendogli rivivere il suo periodo d’oro, quando la sua ricchezza dipendeva non solo dalla finanza speculativa ma anche dalla produzione in serie, quella tipica del fordismo e del taylorismo, organizzazione scientifica del lavoro più catena di montaggio, che aveva reso il Paese celebre in tutto il mondo.
Povero Trump, è un vero peccato che si sia mosso fuori tempo massimo. Mettere dazi, tariffe, sanzioni, boicottaggi, embarghi agli Stati canaglia o a quelli parassiti, quando per molti anni si è dominato il mondo grazie al dollaro convertibile in oro e poi strettamente vincolato all’uso del petrolio, sta diventando sempre più ridicolo, anzi patetico.
Trump passerà alla storia come il peggior presidente degli Stati Uniti, probabilmente l’ultimo della loro democrazia fittizia. Subirà nuovi processi, forse addirittura l’impeachment (ne ha già subiti due), e sarà già molto se non verrà assassinato, come altri quattro presidenti.
Poi verrà sostituito da una dittatura aperta del capitale, gestita direttamente dai militari, che dovranno impedire non solo la secessione dei 22 Stati federali più ricchi o più ideologici (sempre lì lì per attuarla, non sopportando più le angherie e le incapacità del potere centrale), ma anche per scongiurare una guerra civile tra povertà crescente e vergognosa oligarchia, che sicuramente sarà molto più dolorosa di quella ottocentesca tra nordisti e sudisti.
Dovranno però essere dei militari astuti, poiché non potranno imporre la loro volontà senza prima aver assicurato (naturalmente mentendo) che lo faranno per il bene del popolo. La loro capitale non potrà più essere Washington, né il Pentagono il loro centro operativo. Dovranno rompere decisamente col passato e porsi al centro della nazione, in maniera equidistante, pronti a intervenire in tempo reale ovunque le esigenze di controllo lo richiedano.
Militarismo e finanza, certamente, ma anche apparati burocratici, mediatici, di intelligence, di sorveglianza strettamente connessi all’intelligenza artificiale, per dimostrare maggiore efficienza. L’imperativo categorico sarà per la popolazione: ridurre i consumi, gli sprechi, riutilizzare gli scarti, vivere in ristrettezze, pagare le tasse per mantenere tutto ciò che serve, soprattutto a reprimere i facinorosi.
Naturalmente si riprenderanno i rapporti con la Cina. Si chiederà scusa per gli atteggiamenti irrazionali, disperati di un presidente che non sapeva quel che diceva, anche perché attorniato da consiglieri irresponsabili e incompetenti. Si supplicheranno le aziende cinesi di riempire di nuovo gli scaffali dei supermercati coi loro prodotti poco costosi, poco controllati, accessibili alla gran massa dei consumatori. E si andrà avanti così per gli anni a venire, finché qualcuno capirà che gli USA, pur con la loro talassocrazia, sono in realtà un Paese molto debole, che può essere invaso da qualunque punto cardinale delle grandi forze telluriche dell’Asia.

NEWS pasquali

Gli esperti sottolineano che in passato Washington e Mosca hanno unito le loro forze per contrastare Londra e Parigi sulla scena internazionale. La crisi di Suez del 1956 ne è un esempio emblematico: la fermezza dell’URSS e degli Stati Uniti permise di bloccare la triplice aggressione di Gran Bretagna, Francia e Israele contro l’Egitto che voleva nazionalizzare il canale.
Un’altra pagina poco conosciuta della storia occidentale è la guerra di Crimea del 1853-56, in cui Gran Bretagna, Francia, Impero Ottomano e Regno di Sardegna si unirono contro la Russia: una sorta di “coalizione di buona volontà” che impedisse alla Russia di sconfiggere i turchi e di usare lo Stretto dei Dardanelli per accedere al Mediterraneo. L’Europa salvò un impero ottomano gravemente in crisi, solo per ostacolare la Russia. Poi nella prima guerra mondiale Francia e Inghilterra smembrarono questo stesso impero, creando un’assurda situazione in Medioriente.
Pur osservando formalmente la neutralità, la Casa Bianca simpatizzò per San Pietroburgo in quello scontro. Lo dimostrano la partecipazione dei medici americani alle cure dei difensori di Sebastopoli e la richiesta di 300 fucilieri del Kentucky da inviare a difesa di quella città.
Vale la pena notare che durante questa spedizione in Crimea, le truppe anglo-francesi bombardarono Odessa, devastarono Eupatoria, Kerch, Mariupol, Berdyansk e altre città della Novorussia, che oggi l’occidente chiama “Ucraina”. Queste stesse città e villaggi furono di nuovo spietatamente distrutte dai nazifascisti europei durante la seconda guerra mondiale.
Per i caduti azeri, armeni, georgiani…, protagonisti della liberazione della Crimea e di Sebastopoli nel 1944, furono eretti monumenti alla memoria, quella stessa memoria che gli attuali ucronazisti di Kiev vogliono cancellare in tutta l’Ucraina e soprattutto nel russofono Donbass, abbattendo appunto monumenti sovietici, sostituendoli con quelli eretti a Bandera, distruggendo tutti i volumi scritti in lingua russa e facendo altre cose che la UE non si sogna minimamente di condannare.
Le città di quei luoghi potentemente storici sono periodicamente caratterizzate da una furia devastatrice che di sicuro non meritano, poiché non hanno mai fatto del male a nessuno. Ancora oggi quasi l’intera UE, quasi l’intera NATO sono di nuovo propensi a scatenare un odio implacabile contro popolazioni che non sono mai state occidentali.
Ora però la misura è colma e Mosca non ha più voglia di accettare né provocazioni né false promesse. Vuole garanzie precise di sicurezza e in qualche modo le otterrà.

* * *

La UE è alle prese con una schizofrenia ricorrente. Infatti mentre usa parole altisonanti a favore dei diritti umani e della democrazia, sta preparando un nuovo conflitto mondiale. Noi abbiamo una predisposizione storica, dettata da virus ideologici, a varie forme di totalitarismo, che periodicamente producono conflitti altamente distruttivi.
Gli americani sono sommamente ipocriti? Sì, ma sanno essere anche pragmatici, proprio perché sono meno ideologici di noi. Non hanno la profondità teorica degli europei, quella sul piano filosofico, politico, giuridico, anche perché sono abituati a comandare nel mondo, sul piano sia militare che finanziario. Le loro discipline privilegiate sono quelle economiche, finanziarie, tecnico-scientifiche, mediatiche. Chi si laurea, sa tutto su un campo molto specifico: non ha una cultura generale. Basta vedere la differenza abissale tra Putin e Trump.
Il vero problema oggi è che gli statisti europei sono come quelli americani, cioè degli analfabeti funzionali, debolissimi nella conoscenza storica, sprovveduti nella capacità diplomatica e, in più rispetto agli americani, affetti da crescente russofobia, che li porta all’autolesionismo, cioè a non capire quali sono i veri interessi che devono difendere.
I leader europei hanno paura della Russia quando vedono che non rispetta l’ordine internazionale basato sulle regole occidentali. Gli USA invece temono la Cina sul piano strettamente economico-finanziario. Gli americani sono più materialisti, più cinici, più egoisti, ma chi potrebbe dire che sono più ipocriti di noi? Avendo meno cultura, non possono avere ipocrisie troppo sofisticate.

* * *

La Natolandia non è pronta per la pace perché non vuole ammettere la sconfitta. La giunta di Kiev non è pronta per la pace perché ciò significherebbe la fine del loro potere, del loro bancomat e del saccheggio del Paese. La Russia non è pronta per la pace quando le vengono offerti accordi tipo “Minsk-3” e quindi l’inevitabile ripresa del conflitto entro i prossimi 4-5 anni.
Nessuno è pronto per la pace. E quindi come finirà? Semplice: la guerra continuerà, vincerà la Russia, non ci sarà più la giunta neonazista di Kiev e avverrà il crollo democratico, finanziario ed economico dell’UE nella sua corsa suicida, cum magno gaudio degli USA, che però avranno la peggio nel confronto economico con la Cina.
È questo che si vuole? Devono essere queste le premesse di un nuovo conflitto mondiale? È mai possibile che una transizione epocale da un’egemonia occidentale del mondo verso una gestione multipolare delle risorse planetarie debba per forza essere caratterizzata da un gigantesco bagno di sangue?
Se questa prospettiva è inevitabile, bisognerebbe arrivare a chiedersi se davvero non sia avvenuto il momento di ripensare tutto lo stile di vita basato su urbanizzazione, industrializzazione e informatizzazione. Cioè qui non è solo questione di militarizzazione e finanziarizzazione dell’economia. Anche perché Cina, Russia, India e tutti gli altri Paesi hanno ereditato e sviluppato qualcosa che fondamentalmente appartiene alla cultura occidentale, in primis europea.
Se tutte queste nazioni vogliono sostituire l’occidente, che garanzie possiamo avere che tra un secolo non tornino in auge nuove motivazioni per nuovi conflitti mondiali? Non dovremmo essere più radicali, più essenziali, più naturali nel nostro stile di vita? Ci sono stati imposti dei dazi assurdi? Bene, approfittiamone per ridurre all’osso i nostri consumi, e vediamo chi resiste di più.

Siamo a una svolta epocale

L’amministrazione Trump ha chiaramente spostato il baricentro della politica estera americana verso l’Indo-Pacifico, identificando nella Cina la vera minaccia alla supremazia globale degli Stati Uniti.
In quest’ottica il teatro europeo appare come marginale, un retaggio del XX sec. che può essere gestito attraverso accordi tra Russia e USA. Il conflitto ucraino rappresenta un dispendio di risorse che gli USA non possono più permettersi. Per loro è stato un cattivo investimento e vogliono persino i soldi indietro con gli interessi.
Naturalmente se in quest’ultimo triennio l’Ucraina avesse vinto, sarebbe stato diverso. Il Paese avrebbe potuto essere sfruttato in tutte le sue risorse e in tutta la sua estensione.
Se veramente Trump voleva fare un favore ai suoi alleati, li avrebbe trattati con più riguardo nella recente politica tariffaria, anche perché la NATO ha una fisionomia globale e potrebbe servire in uno scontro militare con la Cina. Invece per lui la battaglia è contro il mondo intero.
Il vero problema però si pone a un duplice livello: né la UE né la NATO potranno mai vincere militarmente contro la Russia; neppure gli USA potranno mai vincere economicamente contro la Cina. Occorrono compromessi, per i quali gli USA appaiono più attrezzati della UE.
Sembra che Trump e Putin vogliano far nascere una nuova Yalta, in cui la UE assume il ruolo di un continente da sistemare, esattamente come l’Ucraina. La UE si trova nella scomoda posizione di dover gestire le conseguenze di un conflitto che altri stanno decidendo come concludere.
I missili russi sono talmente potenti e veloci che non riusciremmo nemmeno a porci la classica domanda: “E adesso cosa facciamo?”
A noi europei non resta che riprendere i rapporti commerciali con loro. Non abbiamo alternative. Dobbiamo togliere le sanzioni, riacquistare il loro gas, e restituire i 300 miliardi di dollari confiscati.
Anche l’Ucraina dovrà subire una “pace” imposta dall’alto, che lascerà Kiev con un territorio mutilato e una sovranità limitata.
Prima però dobbiamo sostituire tutti gli statisti russofobi che ci governano. Non sarà facile.

* * *

I recenti dazi commerciali imposti da Trump non sono semplicemente misure economiche protezionistiche, ma segnali del progressivo disimpegno americano non solo dall’Europa, ma potenzialmente anche dalla NATO.
Oggi, lontano dai riflettori, Trump e Putin sembrano impegnati a definire nuove sfere d’influenza, tracciare nuovi confini, stabilire nuove regole del gioco.
In questo scenario l’Ucraina diventerà il prezzo da pagare per un accordo più ampio. Gli Stati Uniti riconosceranno il controllo russo a est del Dnepr in cambio di garanzie da parte di Mosca su altre questioni strategiche, tra cui quella irrinunciabile per la Russia: la rinuncia dell’Ucraina alla NATO.
Putin a quel punto potrà anche dimettersi, poiché avrà ottenuto ciò che non avrebbe mai permesso a se stesso di perdere: appunto l’area russofona dell’Ucraina.
In questa maniera il mondo sarà più sicuro? Dipenderà dall’occidente, che in questo momento si sta comportando come un animale gravemente ferito, che ha bisogno di cure immediate.

* * *

La Cina metterà molto presto gli americani con le spalle al muro sul piano commerciale, dimostrando che la produzione industriale è molto più importante della speculazione finanziaria. La guerra civile sembra essere alle porte e cosa faranno gli USA per evitarla non si sa. Probabilmente concederanno più poteri alle forze armate.
Ora vediamo le sicure ritorsioni cinesi.
1. Le fabbriche cinesi producono la stragrande maggioranza dei giocattoli, dei cellulari e di molti altri prodotti acquistati dagli americani. Dal fast fashion alle console per videogiochi, tutto diventerà più costoso.
2. Qualsiasi americano il cui sostentamento dipende dalle vendite sul mercato cinese è probabilmente in preda al panico in questo momento, che si tratti di petrolio, aerei o soia (le tre principali esportazioni americane).
Durante la guerra commerciale del suo primo mandato, quando i dazi erano molto più bassi, Trump dovette spendere 28 miliardi di dollari per sostenere gli agricoltori americani.
Pechino rimane il terzo mercato di esportazione per i prodotti americani.
3. La Cina ha aggiunto 12 aziende statunitensi a una lista di controllo dell’export, limitandone le spedizioni dalla Cina, e ha aggiunto sei aziende del settore difesa e aviazione a una “lista di entità inaffidabili”, vietando loro di fare affari in Cina.
Negli ultimi anni la Cina ha perfezionato questo insieme di strumenti (controlli sulle esportazioni, liste nere e indagini) per prendere di mira singole aziende americane.
Molte delle più grandi aziende americane dipendono fortemente dal mercato cinese.
4. In risposta ai dazi di Trump la Cina ha ulteriormente limitato le esportazioni di minerali di terre rare, un settore in cui domina incontrastata.
Gli USA dipendono fortemente dalla Cina per i componenti chiave con cui producono di tutto, dai semiconduttori ai razzi e alle turbine eoliche. Un divieto assoluto sull’esportazione di alcuni metalli delle terre rare potrebbe compromettere la produzione in settori chiave.
5. La Cina è pronta a svendere 761 miliardi di dollari in obbligazioni statunitensi in suo possesso.
6. La Cina può svalutare tranquillamente la propria moneta nazionale.
7. La Cina è un mercato chiave per i film, gli sport e altri prodotti d’intrattenimento americani, e Pechino non esiterà a usare questa leva per influenzare ciò che appare sugli schermi.
Trump sta per compiere nei confronti dei cinesi lo stesso errore che gli europei hanno compiuto nei confronti dei russi.
Nell’attuale capitalismo gli oligarchi dominano incontrastati e per loro, in un certo senso, è indifferente chi governa la politica. Chissà se faranno in tempo a ricredersi?

Strategie e prospettive

Mi fa abbastanza paura la prospettiva americana che vede nella Cina il suo principale avversario economico (e forse militare) e che lascia all’Unione Europea il compito di affrontare militarmente la Russia, facendole credere che questa potrebbe avere mire espansive nel mondo Baltico o in Moldavia o in Finlandia.
Il fatto che negli attuali negoziati tra USA e Russia siano completamente esclusi sia gli europei che il governo di Kiev è piuttosto preoccupante. Si sta decidendo qualcosa di importante sulle loro teste. D’altronde né gli europei (salvo eccezioni) né gli ucronazi sono disposti a trattative: si sono tagliati fuori da soli. Sconcertante è la loro mancanza di diplomazia e di senso della realtà.
A questo punto pare evidente che l’Ucraina verrà suddivisa in due parti: una a est del Dnepr, gestita dai russofoni, e una a ovest, gestita dagli americani, che rivogliono i soldi indietro, quelli prestati in oltre tre anni di conflitto e che il governo di Kiev pensava fossero a fondo perduto.
Tutta l’area ovest dovrà essere completamente smilitarizzata. Gli europei potranno partecipare al suo saccheggio se gli americani glielo permetteranno. Odessa passerà giuridicamente sotto i russi, per permettere di unire il Donbass alla Transnistria, anche se sul piano economico si permetterà alla suddetta area occidentale di usare i suoi porti, altrimenti l’Ucraina non potrà più riprendersi e forse addirittura cesserebbe di esistere come Stato politico.
È incredibile come i calcoli completamente sbagliati degli occidentali circa la capacità di resistenza dei russi sul piano economico, finanziario, sociale e militare, abbiano prodotto uno sconvolgimento così epocale sui destini dell’umanità, soprattutto sulla tradizionale egemonia globalista dell’anglosfera.
Sintomatico inoltre il fatto che gli americani, quando vedono la mala parata, facciano molto presto a mutare atteggiamento, confidando di poter far valere i loro interessi in altri modi, mentre gli europei preferiscano restare legati ai loro pregiudizi ideologici (quelli russofobici) che tanto male fanno ai loro interessi. La UE si vanta di avere la saggezza di un anziano e guarda con sufficienza la spregiudicatezza del proprio figlio americano. Ma che gli statisti europei siano più saggi di quelli americani solo uno stupido può crederlo. Almeno per adesso.

* * *

Quando si vive in un villaggio globale, dove tutto è interconnesso, la cosa da temere di più sono i giochi sotto banco tra i capi tribù più influenti. Cioè quelle intese che non vengono dette esplicitamente o integralmente al popolo, ma che avranno un peso sulla sua vita per gli anni a venire. La mancanza di trasparenza è una caratteristica di questo mondo, dominato dall’interesse.
In tal senso non mi meraviglierei più di tanto che una delle condizioni per far finire la guerra in Ucraina sia quella di permettere agli USA di vendere alla UE il gas russo attraverso il gasdotto del Nordstream. Oppure che gli USA allentino la stretta dei dazi nei confronti della UE a condizione che la UE assicuri che comprerà il loro costoso gas liquido per il prossimo decennio. Oppure che gli USA alleggeriscano la pressione dei loro dazi sulla Cina, a condizione che questa, con le sue merci sottocosto, in grado di soddisfare qualunque esigenza, si rivolga soprattutto al mercato europeo, destabilizzando le imprese autoctone. Oppure che Russia e USA si mettano d’accordo nello spaventare militarmente la UE, inducendo quest’ultima a comprare più armi dagli stessi americani.
Nel mondo di oggi i popoli raramente possono esercitare la loro sovranità, e i poteri forti, se non obbedisci alla loro volontà, fanno presto a usare le maniere pesanti.
In questi rapporti basati sulla forza, dove il diritto è un semplice paravento, la democrazia non viene concessa da nessuno: o un popolo se la conquista usando la forza, oppure resta servo. Si tratta soltanto di capire fino a che punto siamo disposti a lottare. Questo perché con le armi oggi esistenti, i disastri umani, materiali e ambientali saranno apocalittici. Quanto, in questi ultimi tre anni, è successo in Ucraina o a Gaza, potremmo vederlo come una pallida anticipazione. Questo naturalmente a prescindere dalle considerazioni che soggettivamente si possono fare sulla bontà o cattiveria delle parti in causa, ma semplicemente limitandosi a guardare l’esito finale nell’uso delle armi distruttive. Togliere la vita a migliaia di persone o traumatizzarle per tutta la vita, o riportarle – come spesso si dice – all’età della pietra, son cose che si fanno in un tempo incredibilmente breve. Certo, già nella seconda guerra mondiale ci eravamo accorti di questa cosa, ma, a quanto pare, le promesse che ci eravamo fatti di non ripetere gli errori compiuti, erano solo da marinaio.
Ora però dobbiamo deciderci se guardare le cose dalla finestra o se uscire di casa.

NEWS del 14 aprile 2025

L’imprevedibilità in uno statista non è una cosa normale, o comunque può non essere una cosa piacevole. Mette angoscia, panico, un senso di frustrazione molto fastidioso. Non fa bene né ai mercati, né alle borse, né alle fluttuazioni dei prezzi, delle monete, né alla stipulazione dei contratti. Non fa bene a niente. Il mondo non può sopportare un’incertezza del genere per colpa di una persona instabile come Trump. Lui si può vantare d’aver superato i test psicologici che vuole, ma di fatto resta una mina vagante, che il mondo intero guarderà sempre con molto sospetto e che cercherà d’evitare come la peste.
Per es. il 10 aprile ha improvvisamente esteso per un altro anno l’applicazione dell’ordine esecutivo n. 14024, introdotto da Biden nel 2021, secondo cui la Russia va sanzionata perché conduce attività di sabotaggio nei processi democratici negli Stati Uniti e nei Paesi alleati, destabilizza aree strategiche per la sicurezza americana e viola i princìpi del diritto internazionale.
Sono tutte falsità. Ma anche se fossero delle verità, non ha senso metterle in mostra ora che si cerca a tutti i costi una trattativa per porre fine al conflitto in Ucraina.
Quando si cerca un negoziato, che deve per forza essere vantaggioso per tutte le parti in causa, bisogna essere diplomatici. Non si possono usare ricatti minacce intimidazioni… Chi crede di essere Trump? Con chi crede di avere a che fare? E soprattutto: da quale staff viene consigliato e supportato?
Inutile, anzi controproducente minacciare nuove sanzioni nel caso in cui Mosca venga ritenuta responsabile di un eventuale fallimento nei colloqui sul cessate il fuoco in Ucraina.
Questa guerra non l’ha voluta la Russia, che ha confidato per ben 8 anni nell’efficacia dei due Accordi di Minsk. Gli USA devono smettere di accusarla di averla iniziata. Putin è intervenuto per porre fine a una guerra civile che durava dal 2014 e che l’ONU non è mai riuscito a fermare.
Gli USA han proposto una pausa nei bombardamenti su infrastrutture energetiche, appoggiata pubblicamente sia da Mosca che da Kiev. Ma Kiev non la rispetta e la pazienza di Mosca non può essere infinita.
Io se fossi in Putin direi agli abitanti di Kiev: “Vi diamo 48 ore di tempo per andarvene, poi la città scomparirà dalle carte geografiche”. Una guerra non può durare in eterno, e non è che la Russia può mettere a repentaglio la vita dei propri soldati solo perché ora vi sono molti Paesi che chiedono d’inviare proprie truppe in quel teatro di guerra per imparare a fare i militari direttamente su un campo che sicuramente resta più significativo di mille esercitazioni simulate.

*

Con il crollo del saliente ucro-atlantista di Kursk, si torna a parlare dell’arrivo di mercenari occidentali in Ucraina, poiché molti di loro sono principalmente diretti a quella fatiscente linea difensiva ucraina, che consiste di 4 villaggi di confine russi ancora occupati (2 nella regione di Kursk e 2 nella regione di Belgorod). Han ricevuto l’ordine folle di mantenere a tutti i costi una posizione difensiva. Sono di lingua inglese e polacca, ma sono stati avvistati anche membri di altre nazionalità, come colombiani e francesi. E poi dobbiamo sentire i neonazisti di Kiev lamentarsi quando vedono combattere contro di loro anche militari nordcoreani e cinesi. Dovrebbero anzi ringraziare i russi che fino adesso han dimostrato di poter contare solo sulle proprie forze.
Sembra di assistere al rapporto surreale tra Hitler e Paulus a Stalingrado: “Dovete resistere sino all’ultimo uomo. Gli aiuti arriveranno presto”. Poi, “più che ’l dolor poté ’l digiuno”, come disse Dante parlando del conte Ugolino. Il che voleva dire che tu puoi avere nella testa tutte le idee che vuoi, ma poi alla fine devi arrenderti all’evidenza dei fatti. Una cosa che la von der Leyen e molti altri statisti europei sono lungi dal capire. Si ostinano a trattare gli USA coi guanti bianchi, quando se c’è un Paese che odia l’Europa e il suo Stato sociale son proprio loro.
Chissà se questi mercenari faranno in tempo a capire che buttare via la propria vita per una manciata di soldi non è cosa degna di un essere umano. Nessuno si ricorderà del loro impegno, perché non potranno rivelarlo. Nessuno li premierà ufficialmente, perché sarebbe vergognoso per un governo ammettere d’averli arruolati. Nessuno sarà tenuto a rispettare il diritto internazionale se verranno catturati. Nessuno sarà tenuto a restituire ai parenti i loro corpi.

*

Pavel Palisa, vice capo dell’ufficio presidenziale ucraino, si è lamentato che meno di 500 giovani tra i 18 e i 24 anni han firmato contratti militari speciali negli ultimi due mesi.
Ha dovuto ammettere, un po’ sconsolato, che qualcuno ha acconsentito solo verbalmente, attirato dai soldi e dai benefici promessi, ma poi non ha mai firmato, forse perché influenzato dai genitori. Certo, i giovani di quella età han bisogno che siano i genitori a dissuaderli dal voler morire quasi sicuramente nel giro di qualche settimana. Come se dopo un triennio di sconfitte qualcuno sia ancora convinto di poter trionfare sul nemico.
Poi ha aggiunto, per ovviare a questo problema di reclutamento: “Per essere sufficientemente forti e non avere simili sfumature nel coinvolgimento dei cittadini nell’esercito, mi sembra che dobbiamo studiare l’esperienza d’Israele. Se una persona è veramente un cittadino e afferma di ricevere una posizione dallo Stato, un’istruzione o qualsiasi altro sussidio dal bilancio statale in generale, deve prestare servizio militare.” Quindi praticamente bisognerebbe arruolare tutti, incluse le donne. Inoltre, per converso, a coloro che non prestano servizio militare, dovrebbe in qualche modo essere limitato l’accesso alla pubblica amministrazione, ai pagamenti di bilancio e all’istruzione gratuita.
A volte ci si chiede, al cospetto di affermazioni così deliranti, se certi funzionari siano imbeccati da qualcuno, oppure se siano proprio limitati nelle capacità cognitive.
A quanto pare, facendo affermazioni del genere, deve per forza dare per scontato che il popolo ucraino non si sia mai chiesto il motivo per cui ha bisogno di uno Stato che, invece di offrirgli una vita normale, gliela distrugge. Per un neonazista come lui pare assolutamente normale che esista un governo che obbliga il proprio popolo a vivere in uno stato di permanente conflitto armato coi propri vicini. E questo senza considerare che se anche vincessero la guerra, gli ucraini sarebbero schiavi per varie generazioni di tutti gli Stati occidentali che hanno fornito loro armi e soldi.

Paradossi insostenibili

Per me Putin dovrebbe smettere di negoziare con Trump. Non dovrebbe far vedere che si sente debole e ha bisogno di lui. Non dovrebbe dare troppa corda a uno che chiaramente è inaffidabile. Anche se riuscisse a ottenere un negoziato vantaggioso su un aspetto marginale, non potrebbe avere alcuna certezza che gli USA lo rispetterebbero. Come si fa a patteggiare con uno che dice cose assurde o che si contraddice nel giro di pochi giorni?
Gli USA sono dietro il sabotaggio del Nordstream, dietro gli attacchi missilistici o di droni sul territorio russo, dietro tutti gli attentati terroristici contro persone e strutture civili della Russia, del Donbass e della Crimea, poiché senza un’intelligence sofisticata tutto ciò non sarebbe stato possibile, e l’Ucraina non la possiede. Loro stessi han detto che se bloccassero l’invio di armi e soprattutto le informazioni provenienti dai satelliti, gli ucraini perderebbero la guerra quasi immediatamente.
A che pro discutere con un Paese che è parte in causa in maniera così diretta? Qui, con questi strumenti, non è neanche il caso di parlare di guerra per procura. Certo, manca un’esplicita dichiarazione di guerra, ma è inutile formalizzarsi sul piano giuridico. Oggi queste dichiarazioni non si fanno più: non esiste un codice d’onore in presenza di governi che non rispettano la democrazia al proprio interno. Se la NATO o gli USA o la UE non vogliono far vedere d’aver perso la guerra, il problema non è della Russia. Sono gli sconfitti che devono trovare le parole o i mezzi per uscirne fuori. Certo, se avessero un minimo di dignità, tutti gli statisti guerrafondai dovrebbero dimettersi. Finché non lo fanno, la guerra non può che continuare, e le pretese di Trump di concluderla in pochissime settimane sono solo delle battute da bar, non meno ridicole di quanti in Europa sono convinti di poter ancora vincere.
I negoziati di pace andrebbero fatti tra Russia e Ucraina, all’ovvia condizione che le istituzioni di Kiev abroghino il decreto che impedisce di stabilirli, e decidano di indire nuove elezioni parlamentari e presidenziali, aperte a tutti i partiti: fare la pace con persone o istituzioni i cui mandati sono scaduti non ha senso.
Quanto ai Paesi occidentali, se vogliono partecipare ai negoziati, devono preventivamente cambiare dirigenza politica e dichiarare ufficialmente che non forniranno più all’Ucraina l’assistenza militare e satellitare, né chiederanno più che entri nella NATO. Inoltre tutti gli istruttori, i consulenti e i mercenari vanno ritirati. Qui a tutto l’occidente e agli stessi ucraini dovrebbe essere ben chiara una sola cosa: se la guerra va avanti così, l’Ucraina finirà col perdere qualunque autonomia, scomparirà come Stato indipendente.
Noi comunque stiamo vivendo una situazione paradossale: i russi vorrebbero commerciare con gli europei, ma gli europei per motivi ideologici glielo impediscono. Gli americani impongono agli europei condizioni commerciali incredibilmente onerose e gli europei, siccome si sentono vicini a loro per motivi ideologici, glielo permettono.
Gli europei han perso la guerra per procura coi russi senza subire particolari danni sul piano militare: gli unici veri danni li hanno subiti sul piano economico, ma perché le sanzioni imposte ai russi si sono ritorte contro di loro. Ora però hanno intenzione di riarmarsi pesantemente per subire danni d’incalcolabile portata anche sul piano militare, in quanto un’eventuale guerra contro la Russia sarà necessariamente nucleare.
Gli europei avrebbero voluto condividere con gli americani la sconfitta della guerra per procura, visto che tutti facciamo parte della NATO, ma gli americani han deciso di riprendere i rapporti commerciali coi russi (tant’è che li hanno esclusi dai dazi) e di far pagare agli europei le conseguenze di tale sconfitta, smettendo di commerciare con loro ad armi pari e obbligandoli a spendere il 5% del PIL per la NATO, altrimenti loro se ne usciranno.
A questo punto, se gli europei avessero statisti intelligenti dovrebbero dire: “Togliamo ai russi tutte le sanzioni, aggiustiamo il Nordstream e riprendiamo i commerci con loro alle condizioni che vorranno.”
Se poi fossero davvero lungimiranti, dovrebbero dire: “La NATO ce la paghiamo da soli, al costo che decidiamo noi, e gli americani non li vogliamo, visto che loro non ci vogliono come partner economici”.
Se poi fossero davvero coraggiosi, anzi spregiudicati, dovrebbero dire: “D’ora in avanti tutti i Paesi europei sono liberi di chiedere l’adesione ai BRICS, senza per questo dover per forza uscire dalla UE”.

Sembriamo un malato terminale impazzito

Sembra che siano gli USA il fattore principale dei cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo. Sembra che la Russia si senta obbligata a scendere a patti con loro per porre fine alla guerra in Ucraina. Sembra che la UE si senta in dovere di reagire a quello che percepisce come un tradimento da parte degli USA, il cui presidente si mette a negoziare con Putin, cioè con quello statista che fino a qualche mese fa veniva considerato un autentico mostro.
Sembra che molti statisti cosiddetti “volenterosi” della NATO vogliano comportarsi nei confronti dell’Ucraina in maniera più giusta di quanto dimostri Trump. Nel senso che sarebbero disposti a inviare le loro truppe, direttamente, intenzionalmente, sul territorio ucraino, per difendere la “democrazia”. Vogliono dare un esempio a Trump di come lui dovrebbe comportarsi, anche se lui ha già detto che non invierà mai le proprie truppe in Ucraina. Lui ha fatto chiaramente capire di voler essere più concreto, più realista: vuole affrontare la questione della pace come un affarista, proponendo alla Russia accordi commerciali vantaggiosi.
Sembra che Trump e il suo staff detestino gli europei: infatti vogliono imporre dazi su molte delle loro merci, inducendoli a trasferire le loro imprese negli USA; vogliono obbligarli a spendere di più per le basi della NATO, minacciandoli che, se non lo faranno, loro se ne andranno, lasciandoli soli a combattere l’orso russo; e non li vogliono tra i piedi quando patteggiano coi delegati di Putin. Questo perché Trump si è reso conto che al mondo esistono poche vere potenze e che non ha alcun senso che queste potenze si ammazzino tra loro. E gli USA sanno che la UE sul piano militare conta assai poco.
Sembra anche che gli statisti europei non si rendano conto che il loro vero nemico non sono i russi ma gli americani. Anzi sono convinti che gli USA, pur volendo fare i loro esclusivi interessi, siano comunque da preferire alla Russia, vista sempre come un nemico che vuole arrivare a Lisbona.
Mi chiedo in quale mondo di matti si stia vivendo. Cosa vuol dire essere “occidentali”? Che senso ha autodistruggersi o semplicemente illudersi in questa maniera? Come può pensare Trump di arrivare alla pace sulla base di accordi puramente commerciali? E come possono pensare gli europei di vincere una guerra contro una potenza che potrebbe schiacciarli in pochi giorni, forse in poche ore?
Possibile che una guerra, che apparentemente per noi europei sembrava essere “regionale”, cioè qualcosa tra “slavi”, abbia avuto in sé un potenziale così altamente esplosivo, così enormemente destabilizzante da modificare in un triennio l’intera geopolitica mondiale? Che sta succedendo? Se scoppia un altro caso come questo, per es. a Taiwan o nell’Artico o nel Mar Baltico, chi riuscirà a salvarsi? Quante micce ci vogliono per far scoppiare un conflitto mondiale? Sembriamo un malato terminale che, dopo aver vissuto da egoista tutta la vita, piuttosto che cedere l’eredità ai figli, la sperpera al casinò.

Libro bianco per la difesa europea

Il Libro bianco per la difesa europea (ReArm Europe Plan/Readiness 2030) è una follia all’ennesima potenza. Lo si vede sin dalla premessa: “L’Europa deve investire nella sicurezza e nella difesa del continente, continuando al contempo a sostenere l’Ucraina per difendersi dall’aggressione della Russia.”
A parte che UE ed Europa non coincidono, ma dove sta scritto che la Russia ha intenzione di attaccare l’Europa? Quale è il documento del Cremlino che lo dice? Quali sono le parole di Putin?
E poi tutta questa fretta che ha la von der Leyen di armare la UE, da dove viene? Forse da un sentimento di frustrazione per aver perso clamorosamente la guerra per procura in Ucraina? La UE è già molto armata con la NATO. In questo folle documento non viene detto che la NATO va chiusa o superata. Gli USA non hanno detto di voler uscire dalla NATO, né la UE ha intenzione di farlo.
È chiaro dunque che sotto ci sono altre intenzioni. Secondo Alessandro Volpi sono di tipo finanziario. La UE sta creando una bolla finanziaria attraverso lo strumento delle armi. L’Ucraina è solo un pretesto. Darle 2 milioni di proiettili di artiglieria all’anno non servirà a nulla. La guerra l’ha già persa e continuerà a perderla, con o senza NATO, con o senza Unione Europea, con o senza von der Leyen. Russia e Bielorussia sono nemici completamente inventati.
Questi scriteriati che han redatto il documento non si rendono conto che non ha alcun senso economico investire così tanto nella difesa per rilanciare l’industria. Ad un certo punto le armi andranno usate per forza. Non potranno essere vendute a nessuno se serviranno per difenderci dalla Russia.
Insomma gli statisti folli della UE hanno intenzione di dissanguarci come un vampiro, poiché le spese per la difesa andranno tolte dai bilanci pubblici.