Se il PD riuscisse a sciogliere l’enigma gay

Nella faticosa corsa alla segreteria Pd, molti, dentro e fuori il partito, valutano quello che un leader-candidato potrà mettere a disposizione delle proprie speranze e ambizioni. E’, in un certo senso, la guerra delle lobby, ora sindacali, ora sui temi etici come su quelli delle minoranze sessuali. Si sceglie così di appoggiare nella futura assise nazionale Pd, Franceschini o Bersani o Ignazio Marino. Bruciata sul nascere per una “simpatia” verso Franceschini, la improbabile candidata, Debora Serracchiani e con lei altre ineventuali candidature femminili. Il Pd resta un corpo macho, tutto coniugato al maschile, con nomi più o meno di spicco che fanno da aureola ai tre candidati maschi.

In questa guerra di muscoli, soggetti e buone intenzioni, Ignazio Marino è stato l’unico a suscitare interesse e aggregazione di alcuni leader dei movimenti glbt. Il primo ad affronatare lo spinoso tema dei diritti delle coppie di fatto, seguito con poco fervore da Bersani a cui forse interessano più i numeri che leggi sui diritti civili rivolte anche alle minoranze sessuali.

Marino, ha oggi l’appoggio di Paola Concia, unica rappresentante omosessuale nel nostro Parlamento e credo anche di tanti altri leader gay se oggi sul Riformista a prodigarsi per il candidato Marino è scesa in campo Imma Battaglia, anima eccellente di DiGay Project e organizzatrice del Gay Village di Roma.

«Penso che Bersani – dice Imma -non rappresenta nulla di nuovo. E’ la solita ambiguità che conferma tutta la mia delusione per il Pd. L’unica speranza è Ignazio Marino. Verrà a trovarci al Gay Village. Siamo felici della sua candidatura». E’ un endorsement?, viene chiesto alla Battaglia, che risponde: «Sì. Di più: ho deciso di rifare la tessera del Pd per poterlo votare. E’ l’unico che può avviare una fase nuova, moderna. Lui rappresenta bene chi si aspettava di più dal Pde ha ricevuto soltanto delusioni».

Del resto, nei giorni scorsi era stato chiesto al numerologo Bersani una posizione sulle coppie di fatto e sulle adozioni. Sì, alle prime, no alla seconda, aveva chiosato, dimenticando le migliaia di famiglie omoparentali che per un verso o l’altro hanno figli senza alcun diritto, fatti apolidi dalla nostra legislazione. La cosa non era piaciuta a Paola Concia che aveva protestato dicendo che, quando si parla di omosessualità nel Pd, si diventa cittadini di serie B. Oggi, anche la risposta della Battaglia: «La cosa più triste è che chi lo fa è fuori dal tempo. E poi la politica non è soltanto economia. C’è altro, ci sono i diritti. E sui diritti civili le parole di Bersani sono vecchie e tristi».

Non credo ci si debba aggiungere altro.