A quali condizioni è possibile un ritorno al comunismo primitivo? (III)

Ci sono alcuni nodi che in Europa occidentale non abbiamo ancora saputo sciogliere, nonostante ormai due secoli di socialismo teorico e per certi versi anche pratico, ancorché nei limiti che conosciamo:

  1. l’odio nei confronti delle tradizioni (cultura e coltura) contadine, che oggi peraltro abbiamo quasi completamente distrutto, ovvero reso folcloristiche (utili per il turismo o per la nostalgia delle generazioni più anziane), quando non sono state addirittura incanalate in una produzione esclusiva per il mercato;
  2. l’indifferenza nei confronti delle questioni religiose, in luogo di un loro affronto culturale di tipo ateistico: il timore di cadere nell’anticlericalismo giacobino ha impedito alla sinistra di sviluppare l’umanesimo laico e, indirettamente, ha favorito l’ingerenza del clero negli affari civili, nonché il collateralismo dei partiti politici ai valori religiosi, per ottenere l’appoggio della chiesa;
  3. l’incapacità di vivere un’esistenza di tipo collettivistico, in quanto domina incontrastato l’individualismo borghese;
  4. l’eccessiva importanza data alla scrittura (che oggi è anche videoscrittura) rispetto ai rapporti umani;
  5. il rapporto feticistico che abbiamo nei confronti della scienza e della tecnica;
  6. l’esigenza continua che abbiamo di possedere qualcosa di materiale come forma di status symbol (o di identificazione personale);
  7. il bisogno di darci continuamente dei miti per sopportare meglio le frustrazioni della vita quotidiana.

Questi e altri condizionamenti hanno fatto sì (e la cosa è evidente anche in Marx ed Engels) che in Europa occidentale la sinistra radicale abbia del tutto trascurato il fattore del “libero arbitrio”, ovvero l’elemento soggettivo nelle scelte in direzione dell’alternativa. La sinistra è come se fosse in fase di attesa, non si preoccupa minimamente di organizzare un consenso di massa, è convinta di avere in tasca la soluzione magica alle fondamentali contraddizioni del sistema borghese, per cui, quando vede approssimarsi all’orizzonte il rischio di gravi catastrofi sociali o ambientali, assume l’atteggiamento di chi, dopo tante sconfitte, è in procinto di prendersi una meritata rivincita. Non si rende conto che la borghesia è così forte che, in assenza di una vera alternativa, sa sempre fare delle catastrofi ch’essa stessa produce, un’occasione per diventare ancora più forte.

Non solo, ma quando dice di voler fare un’opposizione radicale al sistema, la sinistra tende sempre a scindersi in tanti gruppuscoli rivali tra loro, ruotanti attorno a un unico leader carismatico, la cui funzione alla fine è proprio quella di dimostrare che la sinistra non ha alcuna alternativa praticabile.