Gaza, catastofe anche del giornalismo. Che è sotto tiro un po’ ovunque nel mondo

Dibattito pubblico sulla crisi in Medio Oriente per la sera di mercoledì 14 gennaio al Circolo della Stampa di Milano. Modera Lorenzo Cremonesi, giornalista del Corriere della Sera e partecipano: Rula Jebreal, giornalista palestinese; Eyal Mizrahi, presidente dell’Associazione Amici di Israele; Moni Ovadia, musicista e autore di teatro, nonché bestia nera dei sionisti che lo accusano di essere un “ebreo di sinistra”.

Facciamo un po’ di conti Il 14 saranno esattamente 16 giorni dall’inizio della mattanza di Gaza, dove il bilancio di ormai quasi 1.000 e oltre 4.000 feriti palestinesi – molti dei quali destinati a morire per impossibilità di essere curati – a fronte di nemmeno un militare israeliano ucciso dai palestinesi indica senza nessuna possibilità di dubbio alcune cose:- quella di Gaza non è una battaglia, ma qualcos’altro: una carneficina di palestinesi. A me fa venire in mente l’assedio dei romani alla fortezza ebraica di Masada.
– Hamas è una accolita di irresponsabili, che lanciano boomerang disastrosi per il proprio popolo;
– A Gaza infatti è chiaro che non c’erano le asserite, da entrambe le parti, armi terribili che avrebbero provocato un disastro per gli invasori israeliani. Né più e né meno come in Iraq non c’erano le bombe atomiche, checché ne abbia scritti a suo tempo (anche) lo stesso Corriere della Sera.

L’iniziativa del 14 arriva quindi tardi. Una inutile passerella, dove nella migliore delle ipotesi voleranno più offese che accuse ragionate e nella peggiore si assisterà a una esibizione di buoni propositi di benpensanti, armati di giaculatorie tanto buoniste quanto fuori dalla realtà. Ma non si tratta di un ritardo casuale. E anche se fosse dovuto solo al nostro ingozzarci di panettoni a Capodanno e di altre belle cose alla Befana, più un lento ritorno dalla “settimana bianca”, è comunque un ritardo emblematico. Di cosa? Dell’arretratezza paurosa, anzi vergognosa dei nostri mass media, dove gli editori e i loro interessi per le altre loro botteghe se la fanno da padrone facendo strame dell’informazione.

Il 31 dicembre la Corte Suprema israeliana, che non composta da fanatici di Hamas o da Ayatollah, ha ordinato al governo israeliano di fare entrare nella striscia di Gaza i  giornalisti internazionali “per seguire e controllare le operazioni dei militari e gli avvenimenti circostanti e conseguenti”.  Vittorio Zucconi sul sito di Repubblica ha però chiarito: “Fino a questo momento – siamo alla mattina di mercoledì 7 gennaio – risulta che la stampa internazionale resti bloccata all’interno della linea di frontiera, dettaglio che non viene mai ben chiarito dai giornalisti nei loro servizi. In compenso, la stampa estera è condotta diligentemente da ufficiali e portavoce di Tzahal, l’esercito d’Israele, a visitare tutti i luoghi dove sia caduto uno razzo di Hamas”. Siamo già al 13, ma non è cambiato nulla.

Aggiunge Zucconi: “La giustificazione del rifiuto dei generali di obbedire all’ordine della loro Corte Suprema è che la presenza dei giornalisti complica il “lavoro” delle truppe e crea agitazione e confusione nell’opinione pubblica interna e internazionale. Curiosa e controproducente giustificazione, questa”. Una giustificazione che di fatto equivale a dire che sui teatri di guerra nel mondo i giornalisti non debbano mai esserci! Chissà la faccia dei cronisti americani che hanno rischiato la pelle anche in Iraq…

Ma la cosa grave, per noi giornalisti italiani, è questa incredibile assenza di colleghi ci è stata rivelata tardi, a fatica e col contagocce. Scrive infatti Zucconi: “Persino i TG più timidi sono finalmente costretti ad ammettere, come ha fatto il TG1, quello che avrebbero dovuto dire subito, che nella tonnara di Gaza i giornalisti non sono stati fatti entrare, hanno fatto come chi raccontasse un bombardamento su Piacenza stando a Milano”. Ecco perché (non solo) Zucconi parla di “organi di disinformazione italiani” e definisce campioni della disinformatia: “il TG Uno del governo e il TG5 del proprietario del medesimo”.

La mancanza di nerbo di troppa parte di noi giornalisti italiani è forse dovuta anche al rifiuto degli editori di rinnovare il contratto nazionale scaduto da ormai 4 anni e al loro voler ricorrere a massicce riduzioni del persone contrattualizzato, ma la mancanza di nerbo sicuramente non aumenta il nostro potere contrattuale. Anzi, lo indebolisce. Credo che fotografi perfettamente la situazione, e partendo proprio dalla grande tragedia di Gaza, il collega Stefano Marcelli, presidente di Information Safety and Freedom, in un suo intervento del 10 gennaio dove denuncia il pericolo che i giornalisti si arrendano in definitiva in tutto il mondo. Un intervento che vale la pena di riportare per intero, meditandoci a fondo:
“LA GUERRA CIECA DI GAZA E LA RESA DEI GIORNALISTI – Il 2009 comincia con una guerra di nuovo vietata ai giornalisti. I cronisti se ne stanno fuori dalla Striscia di Gaza, a spiare bagliori, a leggere agenzie, a raccogliere notizie di seconda mano e analisi, invece di esercitare il proprio ruolo di testimoni diretti degli eventi.

Quello che sappiamo, arriva dalle fonti di propaganda (Israele e Hamas), oppure da alcune Ong e da qualche coraggioso collega palestinese. Siamo nella condizione che si è determinata da anni in Iraq  e che esiste in sostanza anche in Afghanistan, provocata in parte dal rischio oggettivo per i giornalisti, ma dovuta anche alla scelta di autorità politico-militari di Paesi democratici come Usa, Gran Bretagna e Israele. Israele sarà pure l’unica vera democrazia del Medio Oriente, ma bisogna dire che è una democrazia dove si attuano molte singolari limitazioni, soprattutto negli ultimi anni. Le ripetute proteste delle associazioni internazionali dei giornalisti (tutte occidentali e democratiche) nei confronti del Governo di Tel Aviv che denunciano censure e anche atti intimidatori violenti, stanno lì a testimoniare di un’involuzione pesante che riguarda tutto l’indirizzo della politica e dell’orientamento culturale di Israele, iniziato negli anni Novanta sotto la spinta dell’integralismo religioso ebraico e della Nuova Destra americana.
E’ una deriva che ha percorso tutto l’Occidente negli ultimi quasi vent’anni e che ha colpito pesantemente il giornalismo americano e anche quello europeo (a cominciare dall’Inghilterra) finendo per legittimare l’autoritarismo delle nuove “democrature” nate dalle macerie della Cortina di Ferro o le dittature (formali o sostanziali) diffuse sullo scenario orientale. L’involuzione autoritaria delle democrazie e l’attenuarsi dell’attenzione ai diritti umani sullo scenario della politica internazionale è denunciato dal fondatore dell’Human Rigth Watch, Aryeh Neier. “In generale, ho l’impressione che vi siano stati più arretramenti che avanzamenti”, scrive il vecchio militante amico di Martin Luther King e aggiunge un supplemento di diagnosi: “Gli Stati Uniti hanno perso credibilità come promotori dei diritti umani a livello internazionale…
I simboli di questa perdita di credibilità sono Guantanamo e Abu Ghraib”.
Insomma, gli Usa, e dietro a loro, tutto l’Occidente, ha smesso di promuovere i diritti umani nel mondo, come aveva fatto nei cinquant’anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Alla caduta del Muro di Berlino, paradossalmente, ha corrisposto non un rilancio e un’espansione sostanziale dei principi democratici, come si poteva ragionevolmente prevedere, quanto, piuttosto, un ripiegamento. Una tendenza involutiva dal sapore autoritario che si è manifestata esplicitamente dopo l’11 settembre, ma le cui origini e reali motivazioni sono precedenti al Grande Attentato e andrebbero indagate con maggiore lucidità.
Gli Stati democratici hanno proposto ai propri cittadini, utilizzando il più delle volte i media come vittime e carnefici, uno scambio fattuale tra libertà e sicurezza. La stessa formula che regola da sempre i rapporti fra Governi e popoli nelle dittature di tutto il mondo.
Per ovvi motivi, Israele è il laboratorio di prima linea di questa nuova teoria che la sostanza stessa dell’ondata culturale e politica denominata Neo-Dem e che potrebbe essere più semplicemente rubricata come integralismo occidentale. La storia ci insegna che la natura e la denominazione del nemico sono del tutto secondarie all’interno di questo meccanismo, quel che conta, è che un nemico ci sia  e che la sua ombra minacci l’incolumità dei cittadini nell’immaginario.
In questo gioco i media hanno un ruolo prioritario in quanto sono lo strumento attraverso il quale si crea l’immagine del nemico e si creano le condizioni necessarie e imporre lo scambio . Secondo i sondaggi, buona parte delle popolazioni dell’America Latina si dicono disponibili a tornare sotto dittature militari e la maggioranza dei Russi afferma che privilegia la necessità di un leader forte rispetto alle libertà individuali, si capisce quanta parte della popolazione mondiale accetti questo scambio.
Appare evidente a tutti che una soluzione all’intricata vicenda israelo-palestinese può venire solo a patto che a Tel Aviv come a Gaza, si riesca a liberarsi dalla morsa della paura reciproca, a uscire dalla logica militare e a investire un’ipotesi di futuro pacifico che garantisca tranquillità e condizione eque ad entrambe le parti. Ma si può ragionevolmente chiedere questo salto a chi vive da decenni nella paura e nel sangue, quando la stessa morsa attanaglia oggi le menti anche di società che vivono a migliaia di miglia di distanza dal conflitto?
La militarizzazione dei cervelli e delle coscienze è una sindrome politico e intellettuale che rimbalza ogni giorno sui media. I giornalisti hanno il dovere di agire per combattere questa epidemia per vari motivi. Il primo è etico. I media sono in democrazia i garanti del proprio pubblico e anche del corretto funzionamento dei meccanismi rappresentativi. Non possono accettare di abdicare a questo ruolo diventando complici dei governi aderendo a un patriottismo che altro non è che la trasformazione dell’informazione in propaganda.
Il secondo motivo è professionale.
La mancanza della giusta distanza (indipendenza) tra media e potere (politico ed economico) fa perdere credibilità ai giornalisti nei confronti dell’opinione pubblica e di conseguenza cala anche il loro potere contrattuale rispetto agli editori che sono sempre più parte degli establishment nazionali o multinazionali. I sempre più diffusi tagli di organici, la progressiva diminuzione di inviati e inchieste a favore di talk show e opinionisti (il più delle volte politici e non giornalisti), sta riducendo di molto lo spessore professionale del lavoro giornalistico e anche il suo riconoscimento economico.
Infine, gli spazi di libertà a disposizione della categoria si stanno registrando ovunque a colpi di provvedimenti legislativi sul modello del Patriot Act. Il Ministero della Difesa di Tel Aviv finora ha rifiutato agli inviati della stampa straniera il permesso di accedere a Gaza per motivi di sicurezza. Ma la Corte Suprema israeliana aveva  stabilito in una recente sentenza che a otto corrispondenti di giornali stranieri doveva essere consentito l’ingresso nella Striscia. L’organizzazione non governativa svizzera Presse Embleme Campagne (Pec) ha intanto accusato lo stato di Israele di aver deliberatamente preso di mira e distrutto alcuni uffici dei mezzi d’informazione locali.
Perché non c’è una mobilitazione dei giornalisti, dei media e delle loro organizzazioni contro questa situazione? E’ diventato normale, per i nostri inviati, aspettare fuori della porta e raccontare gli eventi con testimonianze di seconda mano? Forse sì. D’altro canto, il 2008 si è aperto con le Olimpiadi di Pechino, grande evento mediatico globale truccato e censurato, esplicitamente messo in onda senza nemmeno la più flebile protesta della categoria. E il 2009 si apre con questa guerra cieca nella Striscia di Gaza.
In mezzo a questi due eventi ci stanno: 64 giornalisti uccisi, 1 collaboratore dei media ucciso, 673 giornalisti fermati o arrestati, 929 giornalisti aggrediti o minacciati. 353 media censurati, 29 giornalisti rapiti . E’ il bollettino di una guerra le cui vittime fanno finta che non sia mai esistita. Di fronte a questa stampa sorda e cieca non bisogna interrogare gli astri per prevedere un altro anno nero per la libertà di informazione nel mondo”.

137 commenti
« Commenti più vecchi
  1. L'importante però è non bruciare la bandiera di Israele, quelle degli altri si possono invece incenerire assieme alle persone
    L'importante però è non bruciare la bandiera di Israele, quelle degli altri si possono invece incenerire assieme alle persone says:

    13:02 Esercito israeliano spara su bandiera bianca

    Nella Striscia di Gaza nemmeno la bandiera bianca è bastata per mettere al riparo una famiglia palestinese dai proiettili israeliani. La denuncia è venuta da ‘B’tselem’, gruppo pacifista dello Stato ebraico, secondo il quale ieri, durante un attacco al villaggio di Khuza, nel settore centrale dell’enclave, soldati di Tsahal hanno deliberatamente sparato contro una donna e tre uomini che, mostrando appunto una bandiera bianca, stavano tentando di abbandonare la loro casa. A informare gli attivisti di ‘B’tselem’ è stato Munir a-Najar, un vicino di casa e parente dei fuggiaschi, riuscito invece a sottrarsi al fuoco dei soldati. Nessuno sa che cosa ne sia stato dei quattro, ha raccontato Najar.

  2. Israele viola la tregua anche in Libano (ovviamente)
    Israele viola la tregua anche in Libano (ovviamente) says:

    13:11 Esercito libanese: “Non consentiremo lancio razzi”

    In seguito al lancio di razzi di questa mattina contro Israele, l’esercito libanese ha affermato che “non consentirà ad alcuno” di utilizzare il Sud del Libano come “rampa di lancio per inviare assurdi messaggi”. L’esercito ha inoltre ribadito il proprio “impegno” nei confronti della risoluzione 1701 che ha posto fine alla guerra del 2006 tra Israele e i guerriglieri Hezbollah e ha affermato che lo Stato ebraico “ha violato tale risoluzione rispondendo all’attacco di questa mattina senza dare tempo alle forze dell’Onu di svolgere la propria attività” facendo luce su ciò che è accaduto.

  3. E se se li fosse lanciati proprio Israele?
    E se se li fosse lanciati proprio Israele? says:

    12:47 Libano, governo condanna lancio razzi verso Israele

    Il ministro dell’informazione libanese Tareq Mitri ha condannato il lancio di razzi di questa mattina dal Sud del Libano contro Israele, mentre il movimento sciita Hezbollah ha affermato che è compito delle autorità ufficiali libanesi determinare chi ne sia responsabile. Mitri, citato dal sito web del quotidiano an Nahar, ha affermato che il lancio di razzi “mette in pericolo gli interessi nazionali libanesi, così come gli interessi della Palestina”. La stessa fonte cita inoltre un alto funzionario di Hezbollah, Nawwf al Mussawi, secondo cui “tocca alle autorità libanesi determinare chi ha lanciato i razzi.

  4. )Milanesi di nome e ....romani di fatto) Padova. L'Università sotto accusa, assunto il figlio del rettore Milanesi
    )Milanesi di nome e ....romani di fatto) Padova. L'Università sotto accusa, assunto il figlio del rettore Milanesi says:

    Padova. L’Università sotto accusa,
    assunto il figlio del rettore Milanesi

    Aveva partecipato ad un bando per il Master in Giornalismo
    Si è dimesso il direttore dei laboratori: «Scelta inopportuna»

    PADOVA (14 gennaio) – Un concorso come tanti, un posto come fonico al Master di Giornalismo dell’Università di Padova. A parte il fatto che il tecnico selezionato porta lo stesso cognome del magnifico rettore Vincenzo Milanesi, visto che ne è figlio. Un’assunzione giudicata inopportuna dal direttore dei laboratori del Master, che si è dimesso. Il concorso è stato bandito il 14 ottobre: in seguito alla richiesta dell’Ordione dei giornalisti di dotare il master di una cabina radio era necessario individuare un tecnico in grado di gestirla. Al concorso sono state presentate cinque domande, ma alla selezione hanno partecipato in due. Alla fine la scelta è caduta su Federico Milanesi, laureato al Dams, diploma di fonico. E figlio del rettore.

    Un assunzione giuridicamente legittima, me giudicata inopportuna dal direttore dei laboratori del Master, Antonio Di Lorenzo (vicecaporedattore de Il Giornale di Vicenza), che ieri ha formalizzato le sue dimissioni al direttore del Master patavino, Ivano Paccagnella.

    La lettera del direttore dei laboratori. “Nei giorni scorsi avevo invitato l’Università a risolvere il problema del nuovo tecnico al lavoro al Master – scrive Di Lorenzo nella lettera – presenza che ritenevo incompatibile per ovvie ragioni di opportunità. Ho iniziato il corso per senso di responsabilità, ma non mancando di ribadire il mio punto di vista, totalmente contrario alla scelta effettuata, confidando che si trovasse una soluzione. La conferma della posizione dell’Università di Padova mi costringe a prendere le distanze da questa situazione”.

    La posizione dell’Università. Con una nota ufficiale la direzione amministrativa dell’Università di Padova ribadisce la legittimità dell’assunzione e sottolinea “che i familiari del personale ai vertici dell’ateneo (siano essi rettori, presidi di facoltà, direttori di dipartimento o componenti del consiglio di amministrazione) non debbano essere favoriti, ma è altrettanto evidente che non possa essere considerato funzionale al buon andamento della pubblica amministrazione, né eticamente corretto, pregiudicare la possibilità a tali persone di avere le medesime opportunità di tutti gli altri cittadini, opportunità, nello specifico, di svolgere attività lavorative secondo le proprie competenze”.

  5. Luisa Morgantini: l'inferno a Gaza
    Luisa Morgantini: l'inferno a Gaza says:

    Poco più di due ore ma sono bastate per vedere la distruzione e la desolazione della gente di Gaza. Con 8 parlamentari europei e un senatore del Pd, siamo stati gli unici rappresentanti politici ad essere entrati nella Striscia da quando è iniziato l’attacco israeliano.
    Siamo entrati attraverso il valico di Rafah grazie alla indispensabile collaborazione dell’Unrwa e delle autorità egiziane e forzando la volontà di quelle israeliane che hanno respinto la nostra richiesta. Colpi di cannone e bombe sono cadute vicino la sede dell’Onu in cui ci trovavamo, malgrado ci fosse una tregua di tre ore. Non rispettata.
    Così come la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, respinto da Israele e da Hamas.
    «Tutti e due si dichiareranno vincitori ma siamo noi a morire»: è un uomo accasciato nel centro di raccolta degli sfollati dell’Onu, che ci parla. Responsabilità di Hamas, ma l’asimmetria, è innegabile. Israele continua da più di 40 anni ad occupare e colonizzare terra e popolo palestinese, con la forza militare e la violazione del diritto umanitario e internazionale: a Rafah ho visto esseri umani logorati dal terrore sfiniti dall’insonnia per due settimane di duri bombardamenti, di ricerche disperate di cadaveri tra le macerie e una fame antica quanto l’embargo che anche prima dell’operazione «Piombo fuso» soffocava e costringeva in una punizione collettiva i civili di Gaza. Sono attaccati dal cielo, dalla terra, dal mare, nessuno e niente può dirsi al sicuro.
    Ed è la prima volta che persone bombardate non hanno dove fuggire, le frontiere sono chiuse, aspettano di morire. È ciò che mi ha detto Raed: «Ogni volta prima di cercare di dormire, bacio mia moglie sperando di ritrovarla il giorno dopo e di non morire sotto le bombe». Orrore e impunità: la scuola dell’Unrwa di Jabalia è stata centrata in pieno da un missile da dove non sparavano i miliziani di Hamas e lì sono morti 45 civili. Gli obitori sono stracolmi di cadaveri come le corsie di feriti con ustioni gravi provocate dal fosforo bianco e dalle armi Dime (sperimentali), usate in Libano – l’ammissione è di parte israeliana. Un medico ci dice che i malati cronici non vengono più curati: non ci sono medicine. A Gaza le madri assiepate a decine con i loro bambini in una piccola stanza ci guardavano disperate, con gli occhi persi nel vuoto, ci mostravano i figli ancora feriti e ci chiedevano «Perché?». L’Unrwa denuncia la mancanza di beni base necessari.
    Israele non permette il flusso necessario di aiuti. Ma nulla e nessuno è al riparo dalla scelta di Israele di continuare nell’illegalità. Mentre si bombarda Gaza aumentano i coloni illegali in Cisgiordania e cresce il Muro che confisca terre e divide palestinesi da palestinesi. Continuare a tenere viva la speranza per il diritto ad uno Stato, sui confini del ’67 con Gerusalemme capitale condivisa, è sempre più difficile. Come far assumere alla Comunità Internazionale le proprie responsabilità? Come far cessar il fuoco subito? Come convincere Israele che non può continuare a violare la legalità internazionale ma che deve iniziare ad ascoltare al suo interno le voci che chiedono pace, diritti e dignità per il popolo palestinese, unica via per la propria sicurezza? L’Unione Europea deve avere il coraggio e la coerenza di fermare il potenziamento delle relazioni e cooperazione con Israele, sopratutto quella militare.
    Noi parlamentari europei lo chiederemo ancora una volta, insieme al cessate il fuoco da tutte e due le parti e a forze internazionali per proteggere i civili non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania. E mi auguro che in Italia i movimenti sappiano capire che essere uniti è importante e che non si è per Israele o per la Palestina, ma per il diritto e la giustizia. Io continuo a stare con quei palestinesi ed israeliani che dicono «ci rifiutiamo di essere nemici – fermate il massacro – basta con l’occupazione».

    Luisa Morgantini – Vice Presidente del Parlamento Europeo
    0039 348 39 21 465; Office 0039 06 69 95 02 17;
    luisa.morgantini@europarl.europa.eu;
    http://www.luisamorgantini.net

  6. GAZA: SUONANO SIRENE A GERUSALEMME, MA ERA FALSO ALLAME (ovviamente)
    GAZA: SUONANO SIRENE A GERUSALEMME, MA ERA FALSO ALLAME (ovviamente) says:

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    Gerusalemme, 14:28
    GAZA: SUONANO SIRENE A GERUSALEMME, MA ERA FALSO ALLAME

    Le sirene anti-aeree sono entrate in funzione a Gerusalemme, risuonando in diverse parti della Citta’ Santa come se un attacco fosse in corso, o comunque imminente: numerosi abitanti si sono precipitati nei rifugi, ma e’ poi risultato che si trattava di un “falso allarme”, come ha annunciato un portavoce della polizia israeliana, Shmuel Ben-Ruby, citato dalla radio pubblica. Il portavoce ha attribuito l’attivazione delle sirene a “un malfunzionamento del sistema”, aggiungendo che non vi sono comunque stati incidenti.

  7. A Jew's prayer for the children of Gaza
    A Jew's prayer for the children of Gaza says:

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    A Jew’s prayer
    for the children of Gaza

    [German]

    Rabbi Levi Weiman-Kelman of Kol haNeshama, Jerusalem.

    If there has ever been a time for prayer, this is that time.

    If there has ever been a place forsaken, Gaza is that place.

    Lord who is the creator of all children, hear our prayer this accursed day. God whom we call Blessed, turn your face to these, the children of Gaza, that they may know your blessings, and your shelter, that they may know light and warmth, where there is now only blackness and smoke, and a cold which cuts and clenches the skin.

    Almighty who makes exceptions, which we call miracles, make an exception of the children of Gaza. Shield them from us and from their own. Spare them. Heal them. Let them stand in safety. Deliver them from hunger and horror and fury and grief. Deliver them from us, and from their own.

    Restore to them their stolen childhoods, their birthright, which is a taste of heaven.

    Remind us, O Lord, of the child Ishmael, who is the father of all the children of Gaza. How the child Ishmael was without water and left for dead in the wilderness of Beer-Sheba, so robbed of all hope, that his own mother could not bear to watch his life drain away.

    Be that Lord, the God of our kinsman Ishmael, who heard his cry and sent His angel to comfort his mother Hagar.

    Be that Lord, who was with Ishmael that day, and all the days after. Be that God, the All-Merciful, who opened Hagar’s eyes that day, and showed her the well of water, that she could give the boy Ishmael to drink, and save his life.

    Allah, whose name we call Elohim, who gives life, who knows the value and the fragility of every life, send these children your angels. Save them, the children of this place, Gaza the most beautiful, and Gaza the damned.

    In this day, when the trepidation and rage and mourning that is called war, seizes our hearts and patches them in scars, we call to you, the Lord whose name is Peace:

    Bless these children, and keep them from harm.

    Turn Your face toward them, O Lord. Show them, as if for the first time, light and kindness, and overwhelming graciousness.

    Look up at them, O Lord. Let them see your face.

    And, as if for the first time, grant them peace.

  8. Vox
    Vox says:

    @ Pino
    Scusi, ieri dopo il mio ultimo post ho lasciato il blog in condizioni spirituali non delle migliori e non ho letto la richiesta di tradurre quel pezzo. Vedo tuttavia che Anita lo ha fatto col traduttore automatico. E’ un po’ casinoso, ma il senso e’ chiaro.

    Quel che non e’ chiaro e’ :
    1) quanto ci sia di vero nelle affermazioni sulla presunta vicinanza dell’Iran a dotarsi di armamenti nucleari; vista la sicurezza con cui erano state propinate al mondo le menzogne sulle Armi di Distruzione di Massa dell’Iraq, mai trovate, viene spontaneo dubitare di qualunque cosa gli USraele affermino (personalmente, non gli crederei nemmeno se mi dicessero che ore sono).

    2) l’Iran ha sempre affermato di volere il nucleare per uso civile, per l’energia, per il processo di trasformazione di acqua di mare in acqua potabile, ecc. Perche’ non dovrebbe essere vero? E perche’ altri paesi possono e l’Iran no? Solo perche’ lo dice USraele? Ecchissenefrega? Al mondo esistono centinaia di paesi, perche’ dobbiamo essere sempre in ostaggio di quei due?

    3) Se anche l’Iran volesse dotarsi di armi nucleari, perche’ mai non dovrebbe, visto che le hanno tanti altri paesi, Israele incluso? Anzi, a me sembra che se l’Iran avesse queste armi, sarebbe un deterrente per tenere a freno l’aggressivita’ USraele e riportare un certo equilibrio nell’area. Cio’, naturalmente, non coincide coi progetti espansionistico-businessguerreschi-economci di USraele, percio’ tentano di attaccare prima che si insedi il nuovo governo USA (per quanto non credo affatto che sarebbe troppo diverso da tutti quelli precedenti, in fatto di politica estera).

    Comunque sia, che USraele attacchino prima o dopo, l’Iran e’ un paese molto piu’ unito dell’Iraq, molto piu’ organizzato e militarmente in condizioni migliori. Credo che sarebbe un grosso errore per USraele attaccarlo. Forse quel famoso errore di troppo, one too many. Della serie, tanto va la gatto al lardo, eccetera.

  9. Vox
    Vox says:

    @ 107

    Invece di “pregare” per i bambini di Gaza, che e’ come smuovere l’aria (e quanto meno ipocrita), perche’ quelli che sono contrari all’attacco non escono nelle strade di TelAviv, di Gerusalemme, ecc., perche’ non tirano per la giacca il governo che hanno eletto loro stessi con l’80% dei voti? O perche’ non si rifiutano di servire nell’esercito iSSraeliano, come hanno fatto alcuni coraggiosi giovani?
    Ma andasser a’ffan’bene.

  10. Vox
    Vox says:

    AVANZA LA RICHIESTA PER UN’INDAGINE SUI CRIMINI DI GUERRA COMMESSI A GAZA

    di CHRIS MCGREAL
    The Guardian

    Parte I

    Funzionari delle Nazioni Unite e gruppi portavoce dei Diritti Umani premono per aprire un’inchiesta internazionale su crimini di guerra per il modo “irruente e indiscriminato” con cui i soldati israeliani stanno bombardando zone residenziali e usando intere famiglie palestinesi come scudo umano nella striscia di Gaza.

    Con un conto che supera i 900 morti nei 17 giorni di assalto israeliano su Gaza, sta aumentando la pressione per un’inchiesta indipendente su casi specifici, come il bombardamento di una scuola convertita dall’Onu in centro rifugiati, dove circa 40 persone hanno perso la vita, e per accertarsi come le tattiche militari usate da Israele violino sistematicamente le leggi umanitarie.

    Il consiglio superiore dell’Onu per i diritti umani ha ieri approvato una risoluzione che condanna l’offensiva israeliana per “considerevole violazione dei diritti dell’uomo”. Una fonte asserisce che le agenzie umanitarie stanno mettendo insieme diverse testimonianze di crimini di guerra e passandole ai “livelli più alti” per essere usate nel modo più adatto.

    Alcuni attivisti umanitari dichiarano che i leader israeliani hanno dato ordine di limitare le proprie perdite militari, non importa a quale costo per la popolazione civile. Questa strategia, asseriscono, ha contribuito direttamente ad una delle più sanguinose aggressioni mai avvenute sui territori palestinesi.

  11. Vox
    Vox says:

    AVANZA LA RICHIESTA PER UN’INDAGINE SUI CRIMINI DI GUERRA COMMESSI A GAZA

    Parte II

    I soldati israeliani sono accusati di:

    • Usare bombe potenti su zone civili, sapendo che possono causare un gran numero di vittime innocenti;
    • Usare armi proibite, tipo bombe al fosforo;
    • Usare famiglie palestinesi come scudo umano;
    • Attaccare strutture mediche, inclusa l’uccisione di 12 addetti nelle loro rispettive e riconoscibili ambulanze;
    • Uccidere un gran numero di poliziotti che non avevano alcun ruolo militare.

    Le azioni militari d’Israele hanno provocato un’insolito richiamo da parte della Croce Rossa Internazionale, dopo che l’esercito ha spostato una famiglia di palestinesi in un edificio per poi bombardarlo, con l’uccisione di 30 persone. I bambini sopravvissuti sono rimasti aggrappati ai cadaveri delle loro madri per quattro giorni, mentre l’esercito israeliano non permetteva ai soccorritori di avvicinarsi ai feriti.

    L’Osservatorio Diritti Umani ha sollecitato il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di istituire una commissione d’inchiesta contro i crimini di guerra.

    Due principali organizzazioni israeliane sui diritti umani hanno autonomamente scritto al loro procuratore generale esigendo un’inchiesta su tali accuse.

    Ma c’è chi dubita che un’inchiesta del genere sarà fatta, visto che Israele ha già bloccato precedenti tentativi grazie all’appoggio degli Stati Uniti.

    Amnesty International sostiene che colpire strade residenziali con bombe che esplodendo spandono schegge su larga scala costituisce “una prova ‘prima facie’ di crimine di guerra”.

    “Israele possiede missili ad alta tecnologia che possono essere diretti su automobili in movimento invece sceglie l’uso di altre armi, o decide di bombardare una casa pur sapendo che dentro ci sono donne e bambini. Questi sono atti estremamente chiari di violazione delle leggi internazionali”.

    Rovera ha anche raccolto testimonianze che l’esercito israeliano tiene prigioniere intere famiglie palestinesi nelle loro case, e che le usa come scudo umano. “È normale per i soldati israeliani andare in una casa, rinchiudere la famiglia in una stanza al primo piano e usare il resto dell’edificio come base militare, posizionandovi cecchini. Questo è un caso chiarissimo di uso di scudi umani. È da molti anni che l’esercito israeliano si comporta a questo modo, e adesso lo sta facendo a Gaza”.

  12. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro marco tempesta,
    sarà che è un bel numero ma per una volta non ho nulla da aggiungere, togliere o commentare al suo messaggio n.99.
    Cordialmente U.

  13. Vox
    Vox says:

    AVANZA LA RICHIESTA PER UN’INDAGINE SUI CRIMINI DI GUERRA COMMESSI A GAZA

    Parte III – L’impunita’

    Mentre molti sollecitano un’inchiesta internazionale, è meno chiaro come tale inchiesta possa essere effettuata. Il consiglio per i diritti umani dell’Onu ha l’autorità per indagare sulle affermazioni di crimini di guerra, ma Israele ne ha già in altre occasioni bloccato i tentativi. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe ordinare un’inchiesta, e perfino allestire un tribunale per crimini di guerra, ma è probabile che gli Stati Uniti e probabilmente l’Inghilterra non lo permettano.

    La corte criminale internazionale non ha giurisdizione in questo caso, perché Israele non è tra i firmatari. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite potrebbe rivolgersi ad un tribunale, ma è piuttosto improbabile.

    Benjamin Rutland, portavoce militare israeliano, sostiene che un’indagine internazionale sulle azioni dell’esercito israeliano non è giustificata. “Abbiamo avvocati internazionali ad ogni livello di comando il cui incarico è di autorizzare le decisioni di bersagli, i modi di combattere… Noi non pensiamo di aver infranto leggi internazionali in nessun caso”.

    Chris McGreal
    Fonte: http://www.guardian.co.uk/

  14. Vox
    Vox says:

    L’unico modo pacifico ed efficace per colpirli e punirli, secondo me, e’ il seguente:
    1) individuare i capi e capetti, sia politici che militari che religiosi, che hanno progettato e attuato l’attacco;
    2) individuare i nomi del maggior numero possibile di militari che hanno fisicamente portato avanti l’attacco;
    3) appena varcano la soglia di qualsiasi paese membro dell’ONU, arrestarli e consegnarli a un tribunale tipo Norimberga, senza alcuna possibilita’ di estradizione.

    Naturalmente, gli USA non applicherebbero la norma, ma avremmo dovuto da tempo applicarla anche a loro.
    Quanto meno se ne starebbero tutti a casa loro, temendo di essere arrestati e processati.
    Ma mi rendo conto che tutto questo sarebbe realistico solo se avessimo un ONU e dei governi con le palle (come il Venezuela, per esempio), al posto di quell’accolita di “equidistanti”, tremebondi e filoiSSraeliani che ci ritroviamo.

    A proposito, oltre al Venezuela, anche la Giordania e la Mauritania hanno avuto il coraggio di espellere l’ambasciatore iSSraele.

  15. Uroburo
    Uroburo says:

    per Vox
    Credo che nessun militare sano di mente abbia la benchè minima intenzione di attaccare l’Iran per via di terra. Gli iraniani hanno fatto fronte all’attacco di Saddam e sembrano anche a me un paese in condizioni migliori dell’Irak. Oltre a tutto tenere quel territorio sarebbe infinitamente più difficile che tenere l’Afghanistan, che gli Occidentali stanno infatti perdendo.
    Diverso è condurre un attacco aereo (eventualmente appoggiato da incursori terrestri) contro gli impianti nucleari iraniani, come già è stato fatto contro gli impianti irakeni molti anni fa e contro un sito siriano in settembre.
    Non credo che gli iraniani abbiano sistemato le loro centrali in caverna, anche perchè la cosa presenta grossi problemi tecnici (ad esempio di dispersione del calore prodotto dagli impianti), quindi un attacco dal cielo non dovrebbe presentare eccessive difficoltà.
    Naturalmente non è neppure in discussione la legittimità di un tale intervento – sarebbe l’aggressione immotivata contro uno stato sovrano, per di più messa in atto da uno stato che a sua volta viola gli accordi contro la disseminazione nucleare) ma da stati criminali (strati teppisti) come Useggetta ed Israele non ci si può aspettare null’altro.
    Tuttavia sarà interessante vedere le ripercussioni a medio-lungo termine della guerra di Gaza nel mondo arabo. Sulla base del famoso aneddoto della rana e del bue …
    Bisogna lasciare molta corda a questi nuovi nazisti, può anche darsi che riescano ad impiccarsi con le loro stesse mani. U.

  16. x voxultranazimen
    x voxultranazimen says:

    A Jew’s prayer
    for the children of Gaza

    Rabbi Levi Weiman-Kelman of Kol haNeshama, Jerusalem.

    If there has ever been a time for prayer, this is that time.

    If there has ever been a place forsaken, Gaza is that place.

    Lord who is the creator of all children, hear our prayer this accursed day. God whom we call Blessed, turn your face to these, the children of Gaza, that they may know your blessings, and your shelter, that they may know light and warmth, where there is now only blackness and smoke, and a cold which cuts and clenches the skin.

    Almighty who makes exceptions, which we call miracles, make an exception of the children of Gaza. Shield them from us and from their own. Spare them. Heal them. Let them stand in safety. Deliver them from hunger and horror and fury and grief. Deliver them from us, and from their own.

    Restore to them their stolen childhoods, their birthright, which is a taste of heaven.

    Remind us, O Lord, of the child Ishmael, who is the father of all the children of Gaza. How the child Ishmael was without water and left for dead in the wilderness of Beer-Sheba, so robbed of all hope, that his own mother could not bear to watch his life drain away.

    Be that Lord, the God of our kinsman Ishmael, who heard his cry and sent His angel to comfort his mother Hagar.

    Be that Lord, who was with Ishmael that day, and all the days after. Be that God, the All-Merciful, who opened Hagar’s eyes that day, and showed her the well of water, that she could give the boy Ishmael to drink, and save his life.

    Allah, whose name we call Elohim, who gives life, who knows the value and the fragility of every life, send these children your angels. Save them, the children of this place, Gaza the most beautiful, and Gaza the damned.

    In this day, when the trepidation and rage and mourning that is called war, seizes our hearts and patches them in scars, we call to you, the Lord whose name is Peace:

    Bless these children, and keep them from harm.

    Turn Your face toward them, O Lord. Show them, as if for the first time, light and kindness, and overwhelming graciousness.

    Look up at them, O Lord. Let them see your face.

    And, as if for the first time, grant them peace.

  17. E Rachamim?
    E Rachamim? says:

    Sparito? Suicida o impegnato a correre in bisi fino a Gaza per partecipare anche lui alla bella festa massacratoria dei soldati con la bibbia al fosforo bianco in mano?
    Shalom

  18. Vox
    Vox says:

    Per me sono tutte vere:
    USS
    iSSraele
    uSSraele
    Usraele

    Il concetto non cambia, purtroppo. Si sperava che certe cose fossero finite nel 1945, invece sono solo continuate. Con l’unica differenza che la comunita’ internazionale (nel senso dei governi e delle organizzazioni ufficiali) sono rimasti a guardare.

  19. Vox
    Vox says:

    @ x voxultranazimen

    No, guarda, che naziman sei proprio tu e i tuoi compari.
    Io non solo non parteggio per coloro che usano la violenza, la tortura fisica e mentale, l’infanticidio, la guerra di occupazione, ma non sono neppure ipocrita Va’, va’, spazzatura.

  20. Vox
    Vox says:

    @ x voxultranazimen

    Come si evince l’ipocrisia del signore (si fa per dire) che continua a postare lenzuolate di rabbin-preghiere? Dal fatto che da un lato scrive preghiere per i bambini di gaza, ma poi chiama nazisti coloro che sono fortemente contrari all’uccisione di quei bambini e condannano le azioni dello stato che le sta perpetrando. Cioe’, nazisti non sono loro che fanno quello che stanno facendo, ma noi che protestiamo, capita la logica? Anche quella nazista, del resto.

  21. alex
    alex says:

    @ x voxultranazimen (118) e A Jew’s prayer for the children of Gaza (107)
    Una volta dissipatasi la puzza dei crauti kosher potresti, mentre preghi per i bambini di Gaza, fare qualcosa per evitare che il “tuo” esercito israeliano continui a trucidare i loro genitori?

  22. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    E’ IN RETE IL NUOVO ARGOMENTO.
    BUONA LETTURA (in attesa del giorno 20).
    pino nicotri

  23. Vox
    Vox says:

    Allarme SPAM filo-israeliano

    di Richard Silverstein

    Il ministro degli Esteri israeliano sta organizzando dei volotari per inondare i siti informative con commenti e propaganda pro-israele.
    guardian.co.uk

    La brigata Hasbara colpisce ancora! Abbiamo sempre sentito parlare dei tentativi di Israele di manipolare i media[…] Ora veniamo a sapere che il ministro degli Esteri di Israele in persona sta orchestrando uno sforzo propagandistico atto a inondare i website con argomentazioni e informazione pro-israele.

    Un lettore del mio blog ha ricevuto un email che documenta sia il progetto che l’agenzia che lo ha originato. La sollecitazione a diventare un “volontario per i media” pro-israele include anche una lista dei media che il ministero [israeliano] vorrebbe venissero attaccati con commenti pro-israele:

    Ecco l’e-mail in questione:

    “Cari amici,

    Noi deteniamo la supremazia militare, eppure non riusciamo a vincere la battaglia sui media internazionali. Abbiamo bisogno di guadagnare tempo affinche’ questa battaglia abbia successo e il meno che possiamo fare e’ dedicare qualche minuto in piu’ all’internet. Il ministro degli Esteri [di Israele] sta facendo grandi sforzi per bilanciare i media, ma sappiamo tutti che e’ una battaglia di numeri. Piu’ post mandiamo su blog, forums, ecc., piu’ e’ probabile che ci guadagnamo sentimenti positivi.
    Il ministero degli esteri mi ha pregato di creare una network di volontari che siano disposti a contribuire a questo sforzo. Se aderisci, riceverai un messaggio quotidiano con un pacchetto di media e di bersagli [a cui indirizzarti]. Se desideri partecipare, per favore rispondi a questa e-mail”.

    ***

    L’amico che aveva ricevuto questo messaggio, ha risposto e ha ricevuto questo comunicato ufficiale dal ministero con indicazioni sull’operazione Piombo Fuso che il volontario dovra’ usare nella sua propaganda.
    Ecco i siti-bersaglio identificati: the Times, the Guardian, Sky News, BBC, Yahoo!News, Huffington Post, the Dutch Telegraaf, assieme ad altri siti in olandese, spagnolo, tedesco e francese, considerati troppo critici sull’invasione.

    Qui a Siettle 500 attivisti per la pace hanno organizzato una protesta. Il giorno dopo, il comunicato quotidiano del ministero [di Israele] ha fatto in modo che i volontari commentassero [negativamente] la protesta sul Seattle Post Intelligencer. La traccia per i commenti e’ piena di tematiche tipiche dello spam “Hasbara” che distorce l’equilibrio e il tono della discussione coi suoi argomenti programmati.

    Ecco come un coordinatore del ministero degli esteri [di Israele] descrive un incontro a livello governativo:

    “Salve a tutti,

    Oggi ho partecipato a una riunione al ministero degli Esteri e sono stato molto lieto di sentire che i sondaggi mostrano che la posizione di Israele su internet sta migliorando di giorno in giorno. Vuol dire che tutti voi state facendo un buon lavoro! Siamo preocupati per le opinioni pubbliche prevenute in Europe, percio’ concentratevi sui media europei.
    Cosa potete fare per aiutarci?
    – Identificate I “campi di battaglia” su internet nelle diverse lingue e fatemelo sapere;
    – Commentate/postate sui link della lista e su altri; potete usare il materiale indicato qui sotto;
    – Scrivete agli autori e agli editori. Identificatevi come residenti locali;
    – Coinvolgete gli amici in questa attivita’.”

    ***

    Quest’altro messaggio serve da incoraggiamento agli attivisti pro-isrele nel loro lavoro:

    “I governi del mondo portano ancora pazienza con l’operazione giustificata [sic!] di Israele contro Gaza. L’opinione pubblica, d’altro canto, e’ quanto meno impaziente. Si chiudera’ questo distacco? Lo fa sempre.
    E’ nostro compito spostare l’opinione pubblica che si riversa su internet, evitando o almeno minimizzando le sanzioni dei leader mondiali. Abbiamo bisogno di guadagnare tempo affinche’ l’operazione abbia successo”.

    ***

    Oltre alle argomentazioni da usare, i volontari pro-israele ricevono dal ministero materiali da linkare ai loro commenti, come ad esempio i seguenti siti filo-israeliani:
    Bicom.org.uk/
    Aish HaTorah’s What Really Happened in the Middle East
    YouTube video: Amid Gaza violence, Israeli and Palestinian doctors save baby’s life –
    CNN’s Amanpour interviews Tzipi Livni
    Military incursion should be seen as part of War on Terror
    Blog from Southern Israel, Morit Rozen

    ***

    Ricordate quando il dipartimento della Difesa pagava le compagnie di Pubbliche Relazioni e I giornali dell’Iraq per “spiegare” la posizione di israele ai media mondiali? Queste compagnie PR hanno anche cercato di infiltrare notizie favorevoli ai militari USA nei giornali americani. Ci fu una sollevazione generale contro questa manipolazione dei media. Vediamo se succede lo stesso in questo caso.

    Il ministero degli Esteri non dovrebbe passarla liscia su questo. Puo’ darsi che veda questo spam come un tentativo di “spiegare” la posizione di Israele ai media internazionali, ma io lo vedo come un cinico modo di inondare il web con spazzatura favorevole, nel vano tentativo di capovolgere l’opinione pubblica verso Israele. Non solo tutto questo rende un cattivo servigio a Israele, ma macchia ogni altro tentativo legittimo di spiegarsi, poiche’ nessuno credera’ mai a una sola parola[…]

    http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2009/jan/09/israel-foreign-ministry-media

  24. Barabara Kapaun
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