Israele/Palestina: non tutti predicano l’odio e portano il cervello all’ammasso

http://www.freedomflotilla.it/2012/10/10/chi-naviga-sulla-estelle-verso-gaza-per-forzare-il-blocco-comunicato-stampa/

http://frammentivocalimo.blogspot.it/2012/10/alessandro-schwed-basta-con-la-guerra.html

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=37247

Chi naviga sulla Estelle verso Gaza per forzare il blocco?

Ship to Gaza svela l’identità del primo passeggero a bordo della Estelle, la nave partita il 6 ottobre da Napoli alla volta di Gaza per interrompere l’assedio.

Passeggero I: Elik Elhanan , Israele

Elik Elhanan , proveniente da Tel Aviv, in Israele, è uno dei passeggeri a bordo del veliero Estelle nell’ultima tappa verso Gaza. Viene da una famiglia molto conosciuta emigrata in Palestina già negli anni ’20. Il padre del nonno materno fu il primo ambasciatore israeliano a Stoccolma. Il nonno materno, Matti Peled, fu il primo generale israeliano a prendere posizione contro l’occupazione nel 1972 e a creare gruppi pacifisti insieme ai palestinesi. Lasciò l’esercito e si dedicò invece a un dottorato in letteratura araba.

Elik, che ora ha 35 anni, ha un passato giovanile di punk. Nel 1995 si arruolò nell’esercito israeliano ed entrò nel corpo dei paracadutisti diventando con il passar del tempo un membro della squadra di élite.

Il quattro settembre 1997 sua sorella Smadar Elhanan, di 16 anni, tornava a casa da scuola sul viale Ben Yehuda a Gerusalemme.Era la prima settimana di scuola e c’era molta gente in giro. Due attentatori suicidi si fecero esplodere quel pomeriggio sul viale Ben Yehuda. Cinque persone persero la vita e venti furono ferite.

Quando Elik venne a sapere dell’attentato chiamò a casa dal reggimento, lo facevano tutti coloro che vivevano a Gerusalemme. Nessuno aveva sentito niente di speciale. Quando chiamò gli aveva risposto un vicino. I genitori erano usciti per identificare la figlia. Lei e la sua migliore amica erano tra i morti.

Dopo la morte di Smadar, la loro madre, Noret Pelled Elhanan, dichiarò che considerava il governo israeliano e la sua politica di occupazione responsabili della morte di Smadar.

Elik lasciò l’esercito dopo aver terminato il servizio militare e viaggiò in giro per il mondo per circa due anni. Si stabilí a Parigi dove prese contatto con attivisti provenienti da tutto il mondo che combattevano contro l’occupazione della Cisgiordania e della striscia di Gaza da parte di Israele.

I suoi genitori sono attivi nell’organizzazione “We lost a child”, un ‘organizzazione per genitori israeliani e palestinesi che hanno perso un figlio o una figlia. Suo padre, Rami, viaggiò due anni fa con un Ship to Gaza interamente ebraico che voleva forzare il blocco, viaggio al quale presero parte molti sopravvissuti all’Olocausto. (Vennero fermati). Elik si uní ai militari che rifiutarono di partecipare alla guerra contro Gaza nel 2002, “Il coraggio di dire di no”. Nel 2004 tornò in Israele e costituí, insieme con palestinesi liberati dalle carceri israeliane, un’organizzazione chiamata “Combattants for peace”.

E ora Elik viaggia a bordo della Estelle (quando scrivo questo stiamo traversando lo stretto di Messina). Considera che il blocco di Gaza è criminale. L’Europa potrebbe facilmente esercitare pressioni su Israele dato che il 40% del commercio israeliano avviene con l’Europa. Ma l’Europa e Israele sembrano aver stretto un accordo che secondo Elik consiste in questo: L’Europa è perdonata per l’Olocausto a condizione di non protestare contro l’occupazione e la repressione che Isarele esercita sui palestinesi.

Maria-Pia Boëthius, membro dell’equipaggio di Estelle

Contatti stampa
Mikael Löfgren, media co-ordinator per Ship to Gaza Svezia: +46 707983643 media@shiptogaza.se
Media team Italia : Paola Mandato +39 335 5712859 freedomflotillaitalia@gmail.com

Approfondimenti
lettera di Elik Elhanan http://www.kibush.co.il/show_file.asp?num=16005
video di Elik Elhanan http://www.youtube.com/watch?v=OI_SIS_XFzk

Foto di Elik Elhanan  fonte : http://hd.se/kultur/2012/10/10/med-rattvisans-kompass/

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Fiorentino d’adozione, ebreo, torinese da parte materna e ungherese da parte paterna, Alessandro Schwed è più noto con lo pseudonimo di Giga Melik con il quale scriveva sul periodico ferocemente satirico Il Male. Scrittore-scardinatore di schemi, esploratore di vari generi di narrazione, giocoliere della tragi-commedia umana, il 9 ottobre ha scritto per Il Foglio il seguente articolo:

Alessandro Schwed : ” Basta con la guerra perpetua “

C’è quel preavviso israeliano all’Iran. Ha lasciato una sensazione forte, a tratti è un vento forte, che poi si attenua, poi è silente. Un’altra guerra si è messa in coda alle guerre della Storia. Il Mediterraneo che si infiamma, altro che Atlantide. Che avvenga-non avvenga l’attacco israeliano ai siti nucleari iraniani, due popoli attendono, dimenticano, di nuovo attendono. Nelle case di Teheran e Tel Aviv chiamano al telefono i parenti nel mondo, parlano di quello che potrebbe succedere. O non parlano con nessuno e la notte sognano la guerra: da qualche parte la paura deve finire. Un’immane pazzia. Il conflitto tra Israele e il mondo arabo, di cui l’Iran non è parte etnica ma religiosa, è così permanente da essere eterno nell’agenda politica mondiale.
Una guerra di guerre, lunga sessantaquattro anni, il cui inizio nel ’900 è visibile in filmati in bianco e nero. Il fatto era, ed è rimasto, che l’esistenza di Israele era un’offesa, Israele non doveva esistere. Poi Israele ha continuato a esistere, ha capitalizzato le guerre vinte prima contrattando la restituzione dei Territori senza riuscirci, e da vari anni, con questa destra in carica, assorbendo in modo implicito, poi sempre più esplicito, i Territori. Netanyahu pare ingoiarli, evitando di contrattare la restituzione, come se fosse un non udente di un governo di non udenti. I Territori contengono la massa crescente dei coloni, un sempre più consistente serbatoio elettorale con cui fare i conti del consenso e degli affari edilizi, della costruzione delle infrastrutture. C’è la onnipresente pervasività fisica, economica, mediatica degli insediamenti israeliani, basta guardare la carta geografica; c’è il macigno della non restituzione dei Territori; la scomparsa dei tavoli della pace; il fine evidente di far prevalere lo status quo; il prender piede, con le ultime ondate dell’Alyà, di nuove stratificazioni etniche e sociali, la degenerazione dell’idea sionista in una cultura pionieristica che ricorda sempre di più la storia del Far West o, peggio, il cinema Hollywoodiano sul Far West e la dissoluzione delle terre indiane. Una semiguerra all’Iran, ma anche un’azione militare ostile nel suo territorio, sarebbe la pietra tombale su qualsiasi accordo futuro per i Territori. Un tale accordo non interessa questo governo di Israele che detiene nei Territori una parte importante del proprio serbatoio elettorale, e che in nome dei propri interessi politici e finanziari, non solo non è interessato alla pace, ma forse le è contrario. Dato che le ragioni di questa ostilità (una terra da restituire, l’aspirazione a uno stato palestinese) sono proprio le ragioni che se rimosse con i sacrifici dolorosi propri di una pace, danneggerebbero irreparabilmente gli interessi politici e finanziari del governo e del suo elettorato. Perché così si fa la pace con un nemico: rintracciando le vere ragioni dell’ostilità, contrattandole con l’offerta di terra e compensazioni che facciano arretrare quell’ostilità, in cambio dell’accettazione di alcuni punti, per esempio il riconoscimento dello stato d’Israele; mentre con minacce e azioni apertamente ostili come un blitz nei siti nucleari iraniani si ottengono subito il logoramento e la rottura di un qualsiasi tenue filo di dialogo. A fronte della mancata volontà israeliana di pace ricercata a ogni costo (magari con sacrifici dolorosi come la restituzione di Gerusalemme est e di Hebron), e anzi si preferisce minacciare l’Iran, si rispecchia in modo uguale e contrario la politica estera, o imperiale dell’Iran. La quale si offre come una ripetizione di quello che faceva la vecchia Urss nella regione, posto che il vero interesse del Cremlino nell’area era di mantenere l’instabilità. Era il tempo in cui, in modo sottile, non veniva realmente sostenuta la causa palestinese, la nascita di uno stato, ma come accade oggi con l’Iran si armeggiava ad apprestare turbolenze, a fare delle aspirazioni palestinesi un’arma di pressione nell’area più delicata del mondo. Dunque, la questione palestinese usata come rubinetto da aprire e chiudere: un’arma contrattuale. La chiave per altre mire e altre trattative.
Ora che la politica estera è stata sostituita dalle intraprese militari portate in giro per il mondo dalle coalizioni occidentali, e la pace-guerra è familiare agli occhi della nostra opinione pubblica, il conflitto israelo-palestinese è paradigmatico quanto al significato universale della parola “guerra”. La lunghissima guerra tra Israele e Palestina illustra come un conflitto possa avere utilità istantanea e alla lunga l’inutilità della peggior beffa. Con la sua guerra di guerre vinte, Israele è riuscito a resistere, mai ad avere vita normale; dall’altro lato, attraversando come impunemente le sconfitte, i palestinesi hanno alimentato il sogno di una Palestina che sorge addirittura al posto di Israele, ma non hanno posto una sola pietra per la nascita dello stato palestinese. E così, se consideriamo la guerra tra Palestina e Israele dal 1948, la vita dei due popoli è paragonabile a quella di una persona di 64 anni che ha vissuto l’intera vita chiusa in casa, al buio, senza avere mai visto il sole. E a me pare che oggi, profondamente, la vita quotidiana di Israele e Palestina ponga la questione filosofica del senso della guerra, la sua incompatibilità col sentire del nostro tempo. Né vinta veramente né persa per davvero, può una guerra continuata al posto della vita essere una forma ufficiosa di società, con la gente che va al lavoro, alla partita, a ballare, e a un tratto parte per Gaza o il Libano? O vive confezionando ordigni, scavando tunnel, sempre un passamontagna sul volto? A Gaza, i ragazzi giocano con la PlayStation, fanno la mitologica parte di Messi, ma fra poco potrebbe partire una fatwa anche sui Blaugrana che hanno ospitato Shalit a una partita col Real Madrid, e così morirà anche questo innocente sogno infantile.
Può una guerra eterna seminare il futuro? E può il sistema delle guerre portate dalle coalizioni come esportazione della pace, divenire un baluardo di civiltà e democrazia? Le vite di Israele e della Palestina dicono di no, che servirebbe l’ordine della pace. Mentre gli esiti della pace armata sono i quaranta morti al giorno in Iraq, l’irriducibilità talebana (con cui già i sovietici fecero i conti), gli attuali oltre duemila morti della coalizione occidentale, il permanere di al Qaida la cui effettiva esistenza appare insondabile, e raggela. La dottrina dell’esportazione della democrazia con la guerra ha fallito e le strade di Baghdad snocciolano morti, del resto come può una pioggia di missili sulle vie della tua città averti educato alla democrazia? Noi che abbiamo visto in tv l’attuarsi dell’ordine attraverso la miniserie dei bombardamenti in diretta, in Iraq, Kosovo, Afghanistan, Libia, abbiamo constatato de visu che la guerra “intelligente” fa crollare le mura dei bunker ma rende monchi e orbi come la guerra antica. La guerra rimane sempre la stessa: un cannibale. Israele potrebbe scegliere, malauguratamente, di agire se nell’imminenza delle presidenziali Obama mostrasse incertezze, a seconda dell’andamento della campagna elettorale; oppure se i repubblicani a un tratto fossero così forti da dettare un ritorno alla dottrina Bush. Certo, non si può attaccare l’Iran per un dibattito televisivo andato male a Obama. Per ora la realtà è che la Casa Bianca dice di avere una visione del nucleare iraniano affine a Israele, ma una diversa valutazione sulla tempistica di Teheran. Seconda cosa, il mondo è attraversato da una crisi economica come metafisica, la sua lunghezza non si piega e non si spiega: una crisi che è come una guerra mondiale invisibile, e sia l’America che il mondo non possono permettersi due contemporanee, fatali guerre mondiali. A fronte del flemmatico palleggio della Casa Bianca che smorza il preavviso israeliano di guerra, il ballon d’essai di Netanyahu torna nel campo di Israele, prigioniero storico della filosofia della guerra preventiva, e trova lo stato ebraico saldato alla propria immobilità, fatta di un sostanziale disinteresse a una pace che non sia la dissoluzione geografico-politica di una possibile patria di Quelli.
Solo i popoli di Israele e Palestina sanno quanto sia insensato il sistema della guerra. Per Israele la guerra è la struttura emotiva dei giorni: gli ebrei israeliani sono usciti dalla Seconda guerra mondiale e dalla Shoah, e sono stati fluidamente ingoiati da una guerra fatta di guerre successive: come se la vita possa costituirsi solamente di guerra, e nella migliore delle ipotesi bisogna essere pronti al suo scatenarsi. In Israele è un dato naturale che ci sia la guerra, o che sia dietro l’angolo, e anzi è pericolosamente sospetto il contrario: una pace lunga significa che Quelli si stanno organizzando. Solo chi vive così da generazioni, sa, consciamente o meno, che a una guerra lunga generazioni corrisponde la depressione, la vita sui nervi e altri passi sul viale dell’angoscia. Con la guerra, nelle famiglie israeliane, hanno fatto i conti uno o molti; e nel vicinato, sul pianerottolo, c’è sempre un vicino, un conoscente che è diventato pazzo per aver perso la famiglia nella Shoah e un figlio in guerra. E così, l’Israele moderno è paradigmatico di come la guerra abbia un’utilità istantanea e un’inutilità assoluta. Il susseguirsi delle guerre vinte, nel peggiore dei casi almeno non perse, ha sviluppato l’odio crescente dei vinti e la stanchezza di quei disgraziati dei vincitori. Questo governo Netanyahu dei preavvisi di guerra esercita un’assenza di ricerca della pace, un’estraneità totale all’azione di ascoltare il prossimo, che è condizione esistenziale di non vita. Non è un caso che l’ultimo eroe di Israele non sia Rabin, che aveva stretto la mano ad Arafat ed è stato assassinato, ma il corpo dimenticato di Sharon: un né vivo né morto che certo non torna a vivere e che misteriosamente non riesce a riposare in pace – metafora inquieta della vita impossibile israeliana. Israele amplia gli insediamenti, costruisce case e infrastrutture: è come se cullasse la tensione. Sta smarrendo la normalità. E’ una vita in stato ebraico di assedio. E in modo paradossale, questo rassegnarsi alla vita come guerra, assomiglia alla sopravvivenza quotidiana del tempo mentale e fisico della Shoah.
Quanto vale per la guerra eterna tra Israele e il mondo arabo, Israele e l’Iran, vale per le reiterate guerre occidentali nel Golfo, nel Kosovo, in Afghanistan, Libia. Per quanto tale modo di operare venga chiamato peace keeping, contingenti di pace, guerra umanitaria, quando volano gli aerei e cadono le bombe, i contingenti non sono di pace. Guerre con “costi umani”, si dice, per non dire morirete a chi sta per morire; guerre con obiettivi limitati, si dice, che colpiranno “solo” le infrastrutture, come se strade, ponti, fabbriche, stazioni ferroviarie siano parentesi della vita. Guerre in tv, come se quell’essere di Baghdad nelle tv di tutto il mondo, la città di Aladino che si immergeva in una fantasmagorica luce verde, rendesse plausibile la pioggia dei missili da crociera Tomahawk sparati dal Golfo, come se la crociera dei tubetti di ferro fosse una capatina in città. “Sono stati sparati 130 missili da crociera” avverte quieto dal teleschermo lo speaker, opzione sorridente della guerra nella vita di famiglia. Uno torna a casa: cara, che è successo oggi? Niente, centotrenta missili da crociera, centrati otto target, e fuoco amico a Kabul – ma nulla, non erano italiani.
All’inizio, le guerre in Kosovo-Afghanistan-Iraq volano alte tra le nubi dello spettacolo televisivo, poi piombano in basso e colpiscono davvero. La guerra corre, ci sono le dichiarazioni dei rappresentanti dei governi. Si presentano ai microfoni in eleganti abiti civili, come se non fossero loro a mandare gli aerei dato che hanno la cravatta. Ci sono quelle dichiarazioni: nessuno ce l’ha coi popoli colpiti, la guerra è contro il regime e i suoi capi. Va da sé che non sono perforati solo i bunker del regime e le ville al mare dei capi: saltano in aria le normali piazze con le normali panchine, le case con i letti e i comodini e se va bene le scuole bruciano con dentro solo i meravigliosi disegni dei figli. Ma le belle strade che legano i quartieri si riempiono dei crepacci delle bombe, diventano strade inutili, e anche se le trasmissioni televisive funzionano ancora e la sera danno un film, la normalità ormai è scappata dalla finestra e nessuno sa dove sia andata. La pietà, quella subentra quando finalmente le macerie sono inquadrate dal basso assieme ai corpi immobili; e risulta veramente strano che oltre alla guerra preventiva non possa esserci la pietà preventiva, ma solo la sterile pietà successiva. Un permanente Vietnam. Un set cine-bombardante che elimina dittatori e rende profughi i popoli. Le case dissolte, le auto carcasse, le popolazioni fuggite, le vie deserte, le tendopoli piene, l’acqua finita, i padri scomparsi – la guerra è stata vinta. Da chi?
Guerra per una pozza d’acqua, come nell’inizio mitopoietico di “2001, Odissea nello spazio” di Kubrick. Lì, poniamo quattrocentomila anni fa, viene ucciso il membro di un gruppo di ominidi ancora privi di parola. Ringhiano, sbuffano, sono dotati di un’andatura incerta. Quando giungono alla pozza, litigano con altri ominidi per il suo possesso: il fatto è che lì si beve. Converrebbe avere la pozza e bere al posto degli altri. Tra gli ominidi c’è una discussione stilisticamente brutale. Le urla sono sempre più forti e ha luogo la prima uccisione della storia. Non originata da una lite individuale, ma come sottende il racconto biblico di Caino e Abele un omicidio-guerra per una contesa tra due gruppi identici ma socialmente diversi. Uno è stanziale e vive presso la pozza, l’altro è un gruppo che arriva da chissà dove per andare chissà dove e adesso ha sete. Per invidia, balordaggine, la prevalenza di un istinto insopprimibile, scoppia la prima guerra umana. Alla pozza di Kubrik, la scoperta di come risolvere il contenzioso e bere solo gli uni e assolutamente nessuno degli altri, avviene per caso: un ominide tira su da terra ’osso di un animale spolpato, reso bianco dal sole, e lo brandisce. Per un’intuizione fatale, colpisce la testa a un contendente, che piomba a terra senza vita. Urlava, ora però è in silenzio, misteriosamente inerte. Tra gli ominidi si diffonde la vertigine: è stata tolta la vita. I compagni del morto fuggono, gli altri giubilano: la morte può essere data, c’è questo potere! In segno di trionfo, lo strumento che ha ucciso un uomo per la prima volta della Storia, l’osso di una preda uccisa e mangiata, viene tirato in cielo. L’osso volteggia in alto, più in alto ancora, cinematograficamente diviene una stazione spaziale orbitante – il tempo è passato in un soffio: l’ominide è un uomo. Fa l’astronauta, comunica a distanze immense. Si nutre in modo funzionale alla vita spaziale, strizza dei tubetti e ingoia sintesi cremose di uova, verdure, carni. Galleggia in assenza di gravità, cammina saltellando su pianeti dove non c’è ossigeno. Ora che non è più il 2001 del film, ma il nostro 2012, sappiamo che dopo avere orbitato nelle stazioni spaziali, l’uomo ha ucciso e uccide come alla pozza dell’acqua. Fa ancora la schifosa guerra. La storia umana passa da un omicidio: tutte le scoperte e le acquisizioni della volontà ne sono intossicate. E in modo appena visibile, un filo sottile che attraversa la lunga stanza della Storia, tutto inizia da un colpo in testa, inferto mediante l’osso di un animale ucciso per nutrirsi – versare sangue, uccidere apparenta con la violenza, la rende una delle cose ordinarie di oggi e di domani. Genesi è l’allegoria di un trauma: rompere l’armonia tra le creature, fu altamente tossico: dalla morte è venuta la morte. Perché la questione della guerra è la questione del Male: è metafisica, muove lo spirito. Ora però, la moderna questione della guerra è che la guerra in tv non seduce più. Non possiamo fantasticare più sulla guerra romantica, i commilitoni, l’avventura. In tv, la guerra fa schifo. Mica è un film, non c’è ritmo. C’è gente in fila per l’acqua, i bambini stano zitti, a un angolo c’è un cadavere. La guerra non è in sintonia con la nostra sensibilità, con gli occhi dei figli a tavola – non è ricevibile. La guerra della giustizia strappa i corpi, lascia odio, è comunque guerra. Certo, talora la guerra è stata utile: se a liberare l’Europa non ci fossero stati gli americani e l’Armata rossa, chissà cosa sarebbe oggi il mondo. Ma siamo nella post Storia, c’è l’attesa di vita, le palestre, il culto del corpo, i viaggi, gli amici dei social network da Milano a Giava: la guerra non è comprensibile, razionalizzabile, assimilabile. Perché ritenere che la guerra risolva, se non è affatto così? Che il dolore fisico non ci sia, quando si vede bene che c’è? Possiamo pensare che se quattrocentomila anni fa non ci fosse stata la lesione dell’armonia universale, versare sangue di altre creature per riempire se stessi di cibo e di possesso; se non avesse prevalso l’impulso di versare sangue come una cosa naturale per nutrirci, una cosa sopportabile, come infatti sopportiamo la convivenza degli occhi miti del bue con la fetta di carne sul nostro piatto. Se tutto questo non fosse mai successo, se non avesse prevalso mors tua vita mea, la Storia sarebbe stata un’altra. Allora non ci sarebbero stati Auschwitz né Hiroshima. Invece, c’è più di una guerra a generazione.
Alla fine abbiamo visto due Gheddafi, quello assalito e sparato, e quello ricomposto in un interno. Di quello assalito si dice che siano stati i francesi ad assalirlo, ma ad assalire è stata la solita guerra. Il secondo Gheddafi è quello di qualche giorno dopo, ricomposto forse in una capanna. Era come se stesse dormendo. Estraneo alla guerra che aveva appena finito di rimbombare, appariva parte intrinseca di una pace sconosciuta sia al lui di prima che a noi di ora. Affacciato al confine di quel mondo col nostro, il suo corpo pacato domandava: “C’era bisogno di tutto questo?”.
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Tribunale Russell: “USA complici di Israele”

La corte privata, nata per la guerra in Vietnam, accusa Washington di fornire sostegno economico e militare e impunità alle violazioni contro il popolo palestinese.
Roma, 11 ottobre 2012, Nena News -
Da New York si alza la voce del Tribunale Russell sulla Palestina: gli Stati Uniti sono colpevoli di complicità con le violazioni dei diritti umani e i crimini commessi da Israele contro il popolo palestinese.

La speciale corte, nata durante la guerra in Vietnam nel 1967, è un corpo privato creato dal filosofo inglese Bertrand Russell e dal francese Jean Paul Sartre e volto a investigare la politica estera americana e l’intervento armato in Vietnam. Dal 2008 – anno dell’Operazione Piombo Fuso contro la Striscia di Gaza – si occupa di Palestina e il suo ultimo atto è giunto nella conferenza stampa di lunedì a New York: dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Washington è responsabile di complicità nella violenta repressione israeliana contro la Palestina.

“Il Tribunale ritiene che il progetto di espansione coloniale israeliana in atto, le sue politiche razziali, così come il militarismo violento non sarebbero possibili senza il sostegno economico, militare e diplomatico degli Stati Uniti – si legge nella bozza del rapporto della corte – Si è creata una situazione per cui Israele ha ottenuto uno status di immunità e impunità per la sua totale mancanza di rispetto delle norme e gli standard del diritto internazionale, con l’aiuto degli Stati Uniti”.

In particolare, secondo il Tribunale, Washington permette a Tel Aviv di lavorare per rimanere uno Stato esclusivamente ebraico “a spese dei diritti umani del popolo palestinese” e in violazione della legge internazionale, in primis della Convenzione di Ginevra e della giurisprudenza della Corte Internazionale di Giustizia.

Durante la conferenza stampa, la corte ha inoltre imputato a Israele e Stati Uniti la mancata presenza alla quarta sessione del Tribunale, nonostante i numerosi inviti ricevuti. Nell’ultimo rapporto si elencano le violazioni israeliane, a partire dalla negazione del diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e del diritto al ritorno dei profughi palestinesi (garantito dalla risoluzione Onu 194 del 1948), la sistematica violazione delle centinaia di risoluzioni delle Nazioni Unite in merito ai Territori Occupati e del diritto del popolo palestinese a usufruire delle proprie risorse naturale e delle terre.

A cui si aggiungono la costruzione del Muro di Separazione (considerato illegale dalla Corte Internazionale), la creazione di colonie in territorio palestinese, l’espulsione continua di residenti palestinesi dal proprio territorio, la demolizione sistematica di case palestinesi, maltrattamenti e torture nei carceri israeliani e l’utilizzo della detenzione amministrativa contro i prigionieri politici palestinesi.


197 commenti
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  1. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Invece io penso che ogni tanto lo costringi a tirare lo sciacquone
    sulla tua inutilità oramai più che lampante.

    C.G.

  2. Rodolfo
    Rodolfo says:

    No non e’ cosi…io quando sento qualcosa di censura…sento come voler tappare la bocca a qualcuno.
    La bocca a quel qualcuno ci si tappa con controargomenti e non con la censura …che per me e’ un atto di debolezza.
    Ho forse in qualche post messo in dubbio le tesi di Nicotri del post Nr. 48? Non credo….oppure mi si trovi quel post…
    ho detto invece che di Ebrei dai paesi Arabi ne sono stati cacciati 850.000….che giustifica quei 700.000 Arabi ….o anche alla rovescia…alla fine torniamo sempre nello stsso punto.
    La tesi di Nicotri che gli Ebrei da tutto il nord Africa se ne siano andati spontaneamwente e’ falsa…basta parlare con un Ebreo Tripolino…che invece argomenta che se non se ne fosse andato sarebbe di sicuro stato ucciso.
    Questo Ebreo cacciato da un paese Arabo andando in Israele ha cacciato un altro Arabo per farsi posto….anche perche’ difficilmente lui e la sua famiglia si sarebbe potuto dissolvere nell’ aria….i tempi di Hitler erano gia’ finiti….tutto li.
    Per tutto quello che e’ successo tra gli Israeliani e i Palestinesi …si trova andando a ritroso nella storia ….mano mano…sempre una giustificazione per il comportamento dell’ Ebreo….tanto e’ vero che io per la situazione dei Palestinesi …non incolpo l’ Ebreo che ha cercato solo una Patria che non riusciva ad avere nonostante i suoi sforzi…come combattere da Tedesco o da Italiano nella prima guerra mondiale per la sua Patria ….l’ intolleranza e l’ odio per l’ Ebreo prima o dopo e’ sfociata….sempre…fino all’ apoteosi dell’ olocausto.
    L’ Ebreo per un motivo o per l’ altro non e’ mai stato accettato….o aveva ucciso Dio…o era troppo ricco …o troppo sporco….troppo intelligente….o troppo furbo….l’ Ebreo era la causa delle pestilenze e la causa delle guerre ….fino ad arrivare all’ accusa della tragedia delle torri gemelle.
    Ora siamo arrivati ad un punto…dove si dovrebbe guardare piu’ alla realta…che andare a rimestare nella merda del passato….per questo …
    e lo ripeto ancora una volta…e non mi stanchero’ mai di ripeterlo…..
    BASTA ..di grociolarsi nella melma….che il mondo Arabo riconosca lo Stato Ebraico e tutto potrebbe prendere una nuova svolta.
    Rodolfo

  3. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Nun…caro gc…
    tutta sta melina che ci fate …dalle frasi di Ben Gurion …all’ attentato all’ Hotel King David….da Begin…a Sharon…ecc. ecc. fino ad arrivara a Netanyahu che cosa significa? Puo’ questo continuo
    bla bla bla…essere di aiuto veramente? Per niente.
    No….invece di girarci attorno perche’ non dite chiaro e tondo quello che desiderate….quello che sognate? Io me l’ immagino:-
    1) Ritiro INCONDIZIONATO di tutte le truppe di occupazione Israeliane.
    2) Ritiro di tutti i coloni .
    3) Ritorno nei confini del 1947…quelli previsti dalle Nazioni Unite per lo Stato d’ Israele.
    4) Desistere dall’ idea di Gerusalemme quale capitale .
    5) A questo punto l’ Israeliano “arristo’ cu una manu ravanti e una rarrieri ne guai….. ahi ahi ahi” …e’ questo che volete?
    Bene …arrivati a questo punto e probabile sareste soddisfatti….non credo pero’ che lo sarebbero i Palestinesi e gli Arabi…per cui in poco tempo scoppierebbe una nuova guerra….e penso…c’ e’ da credere fermamente che della Palestina non rimarrebbero che le briciole…
    o magari di Israele…non e’ escluso.

    No…secondo me e’ davvero ora di finirla con il passato che non conta niente…e’ davvero da stupidi oramai ..
    .la realta’ e’ quella che conta…per cui un riconoscimento dello Stato d’ Israele .. di tutti i Stati Arabi sarebbe davvero il benvenuto…la miglior cosa per tutti…Israele non si potrebbe mai permettere il lusso di ritirarsi dai territori senza condizioni e senza un riconoscimento….credo che questa e’ una cosa che capirebbe anche un bambino.
    In questo senso….dato che so’ che state dormendo il sonno dei giusti…sogni d’ oro e tante cose belle.
    Rodolfo

  4. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Se il passato non conta niente per quale motivo ti arrampichi sempre sugli specchi con le pretestuose favole di 2’000 anni fa?

    Più ti si spiega la realtà e (pazientemente) anche le pesantissime responsabilità da parte dei vari governi israeliani e più, stupidamente, fai orecchia da mercante.
    Ti riempi la bocca con la pretesa che devono essere gli altri a “riconoscere” ma non ti chiedi mai, altrettanto stupidamente, quanto a quei mascalzoni prima, e Netha adesso, gliene è fregato, in tutti questi anni, di riconoscere decine di risoluzioni ONU e gli inviti alla moderazione, invece di usare carri armati e addirittura gas letali contro gente inerme.

    Riconoscere, per esempio, ANCHE il terrorismo con sopra la stella di David.
    Oppure anche qui, terrorismo di serie A quello degli altri e quello di serie B quello proprio, come insegna lo Zio Sam?

    C.G.

  5. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    Le catastrofi naturali reclamano un cambio di mentalità che obbliga ad abbandonare la logica del puro consumismo e a promuovere il rispetto della creazione

    Albert Einstein

  6. Rodolfo
    Rodolfo says:

    cg…Se il passato non conta niente per quale motivo ti arrampichi sempre sugli specchi con le pretestuose favole di 2’000 anni fa?


    Appunto….io continuo a parlare della realta’ di oggi….
    siete voi a parlare sempre di ieri…..ed io non posso far altro che ricordarvi che la sofferenza dei Palestinesi e’ stata procurata da 2000 anni di intolleranza verso l’ Ebreo.

    La frase del tuo 46 ” a proposito delle cose false che direi secondo Nicotri ….
    “Per noi non vi è alcun dubbio che se i profughi ebrei fossero arrivati in Palestina non con l’intenzione di dominare, …… di spogliare i palestinesi dai loro diritti fondamentali, essi sarebbero stati i benvenuti dei palestinesi, godendo della stessa ospitalità che popoli musulmani avevano offerto agli ebrei durante il corso della storia.”

    E’ FALSA…FALSISSIMA
    L’ Ebreo in Europa Russia compresa…c’ era non per dominare ma per vivere e lavorare …produrre ed essere di aiuto per la Patria che si era scelto….per essa moriva…eppure sappiamo quello che e’ successo.
    In Palestina e con i Palestinesi sarebbe stata la stessa cosa…cosi come e’ stato da sempre in tutti i paesi Arabi…dove con costanza venivano uccisi gli Ebrei….poi magari un periodo di calma che poteva durare anni….ma che e’ sempre riesplosa con macraba puntualita’.
    Anche quegli Ebrei in Iran vivono sul filo di un coltello….ed anche gli Ebrei in Europa…come stiamo vedendo dai fatti che succedono in Francia e in Germania.
    Per cui l’ Ebreo puo’ sentirsi sicuro solo sulla sua terra….in un suo Stato….
    le colpe delle sofferenze dei Palestinesi ed anche dell’ Ebreo stanno altrove….sono antiche….ed uno non vorrebbe parlarne piu’ per ricominciare da capo….per dimenticare….
    ma poi spuntano i tipi come te….per ricordare …quelli che stillano odio invece di lavorare per una vera pace.
    Rodolfo

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Quella frase l’ha detta un ebreo, un rabbino che lavora per la pace e non un generico e inutile sobillatore di odio che vede il falso quando gli fa comodo.
    Se imparassi ad informarti invece di dare aria ai denti ne trarresti vantaggio e, al limite, potresti essere un tantino più credibile e meno insopportabile.

    C.G.

  8. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x58
    Quella frase la puo’ aver detta chi vuoi tu …..e’ FALSA….FALSISSIMMA

    Ma tu poi…leggi quello che scivo …o no?
    Rodolfo

  9. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x58
    Quella frase la puo’ aver detta chi vuoi tu …..e’ FALSA….FALSISSIMMA

    Ma tu poi…leggi quello che scrivo …o no?
    Riesci a sviluppare qualche controargomento….oppure scrivere che ho ragione?
    Rodolfo

  10. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Guardi che se c’è qualcuno che non risponde argomentando quello è lei. Che fa solo ed esclusivamente propaganda, basata anche su falsi, e comincio a chiedermi perché lo fa.
    Non intendo certo sprecare il mio tempo ad “argomentare” con lei, perché è dimostrato che è assolutamente inutile, e non intendo neppure farmi prendere in giro.
    Non si tratta di censura, ma del banale mio diritto a stabilire che in casa mia non si dicono cazzate né si offendono gli altri ospiti.
    nicotri

  11. Shalom: impara, trombone tromboncino d'Israele
    Shalom: impara, trombone tromboncino d'Israele says:

    Copincollo da una pagina Facebook:

    Ho visto 2 film documentari interessanti,li consiglio vivamente:

    The heart of Jenin -documentario del 2007 dei registi Lior Geller e Marcus Vetter, 2008,
    Il documentario è stato finanziato da una casa di produzione di Monaco e diventa poi la testimonianza di un incontro complesso del viaggio di un padre che cerca piccoli gesti, sorrisi, sguardi nel disperato bisogno di vedere un eco del suo bimbo con almeno tre famiglie dei 5 riceventi gli organi del bambino Ismael Khatib, un abitante del campo profughi di Jenin il cui figlio dodicenne Ahmad è stato ucciso dai soldati israeliani dell’occupazione nel 2005 durante l’Intifada.
    Khatib aveva acconsentito a donare gli organi di Ahmad ad alcuni bambini israeliani, salvando loro la vita.
    La storia, gesto di pace in decenni di conflitto senza fine, aveva commosso Israele e il mondo. Vetter, grazie alla collaborazione di Ismael, ne aveva realizzato il documentario,
    “Il cuore di Jenin”, uscito nel 2009. Non è un film fatto per l’arte, non è storia raccontata per commuovere.
    E’ un documentario fatto per la storia che mostra come la pace in Medioriente e in Palestina – Israele sia difficile ma proprio dalle immagini di quei bambini salvati si comprende che è possibile.

    “Jaffa-La meccanica dell’arancia” documentario di Eyal Sivan | 2009 | 88 min
    Regista israeliano noto per i suoi film non aderenti alle politiche ufficiali del governo, è stato premiato per il documentario al Festival internazionale del cinema non-fiction Filmmaker “
    Jaffa-La meccanica dell’arancia” La storia della Palestina e di Israele si fonda sulla rappresentazione, immagini e luoghi comuni. Jaffa è una città, occupata nel maggio 1948 e in gran parte demolita subito dopo. La maggior parte della popolazione, 90.000 persone, fu spinta in mare e via terra(Nakba).
    Ora «Jaffa» è anche un brand, marchio israeliano dei pompelmi e delle arance palestinesi.
    Il documentario descrive lo sfruttamento delle risorse e l’occupazione e la gerra del 48, attraverso filmati d’epoca e interviste a persone comuni oppure a personaggi della cultura, intellettuali e storici, sia israeliani che palestinesi.

  12. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xNicotri
    Sono stato sempre offeso per primo….e chiaro?
    Me ne astengo sempre … finche’ non lo si fa’ come negli ultimi giorni…anche se lei per vie traverse ci ha provato.
    Per quanto riguarda le cazzate….io ne potro’ dire una…e non so nemmeno se lei riuscirebbe a trovarla….ma lei ne dice cento di cazzate.
    Dunque censuri quel che vuole e passi lunghi e ben distesi.
    Rodolfo

  13. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Io sono per questo….
    https://www.youtube.com/embed/Pwe-pA6TaZk?rel=0
    si posson perdere 5 minuti per vederlo….e dice tutto di me..
    per arrivare a quello…
    ad un amore ad una comprensione universale a volte c’ e’ bisogno purtroppo della violenza….anche verbale per chi non vuol capire….
    non sono io che stilla odio….ma chi si rifiuta di guardare in faccia le realta’ (descritta da me per sommi capi nei posts Nr.53 e 54 ) e va dietro alle fantasie di un Sand …che anche se fossero vere sono perfettamente inutili per la pace….
    Rodolfo

  14. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Chi sei tu, invece, la bocca della verità?

    A che titolo accusi sempre di falsità gli altri, il rabbino Ramazzotti per ultimo, il quale se ti avesse davanti ti insegnerebbe cosa vuol dire essere una persona con la schiena diritta, quando provochi la pazienza altrui, quando non sai a che santo aggrapparti con la tua pretesa di aver ragione a prescindere su tragedie più grandi di te, più grandi di tutti noi?

    Non mi piacciono le persone che non hanno mai dubbi perchè
    supponenti e arroganti nonchè illusi.

    C.G.

  15. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Caro gc…. a proposito di minacce….e di menzogne..informati…il Rabbino Ramazzotti e’ anche una tua invenzione …Marco Ramazzotti Stockel….”riporta” solo le parole che avrebbe detto un non meglio specificato Rabbino….sarebbe stato piu’ credibile se avesse reso noto anche il nome di questo Rabbino….avra’ i suoi buoni motivi per non farlo. Ed invece sarebbe meglio che tu ti informassi da qualche diretto interessato …profugo della Libia…per sapere la verita ‘ altro che le invenzioni di un sedicente Rabbino e di un amaro Ramazzotti che all’ improvviso diventa Rabbino….ma ridono anche i polli…
    ma ti raccontero’ di una notizia di questi giorni in America…
    una 23enne e’ stata condannata a 99 anni di carcere
    per aver abusato della sua bambina di due anni…la colpiva con la brocca del latte al ventre e le incollava le mani con una supercolla al muro….dopo la sentenza la madre del bambino scoppiava a piangere : “Tutti dovrebbero sapere che io non sono un mostro. Io amo mia figlia . ”
    Qualche giorno fa’ per il suo 85esimo compleanno il poeta Tedesco
    Guenter Grass in una intervista radiofonica definiva Israele
    “una potenza nucleare fuori da qualsiasi controllo” (continuando)..
    che ruba terre e caccia via persone dalla sua terra…la miglior cosa che si puo’ fare per Israele e’ criticarla..io amo Israele e il popolo Ebraico.
    (peccato che non ha pensato nemmeno per un attimo alla sua sicurezza …alla sicurezza di un paese odiato da sempre nel mondo Arabo e che vorrebbe vivere tranquillo in un lembo di terra sua)…
    Una critica del genere quasi filosemita io la trovo come una nuova forma di antisemitismo.
    Grass dunque giustifica la sua “critica a Israele”, come la giovane madre…. l’abuso della figlia… e secondo questa definizione di “amore”…. i nazisti sarebbero stati e sono i migliori amici degli Ebrei che praticavano realmente una critica radicale che culmino’ nella frase: “Gli ebrei sono la nostra disgrazia”… ma Grass ha fatto un passo avanti dicendo che Israele “minaccia alla pace mondiale” …qualcosa del genere e’ stato detto piu’ volte anche in questo blog…
    ma va’ caro gc…certamente in questo blog lo si scrive “come un amico di Israele e degli Ebrei”…. pero’ non spiega il pericolo nucleare vero della Corea del Nord e non si dedica nemmeno un piccolo pensiero allo spargimento di sangue in Siria…non ne vale la pena….Grass&Co non e’ amico della Corea del Nord no…e nemmeno della Siria ….il suo (e il vostro) cuore batte solo per Israele.
    Ma vogliamo fare ridere i polli.
    Rodolfo

  16. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Mi scuso, Ramazzotti non è rabbino, mi sono confuso leggendolo e se anche lo fosse rimarrebbe una persona onesta e dignitosa.
    Sì, sono d’accordo con Grass: Israele ( come governo, tanto per non fare confusione e mettermi sullo stesso tuo piano di sconsiderato razzista) è la prima minaccia alla pace e non solo in quella regione.
    Soltanto i polli non hanno ancora capito che una critica, anche dura, contro i mascalzoni che vessano e scippano i legittimi proprietari di quelle terre, va fatta.
    Senza se e senza ma, lasciando il peloso polpettone becero-sionista “dell’antisemitismo” ai poveri di spirito e farglielo ingoiare con i fatti, i quali, sotto gli occhi di tutti per chi vuol vedere e non mettere la testa dentro la sabbia come gli struzzi.
    Ovviamente struzzi (avrei voglia di scrivere un analogismo..) e sionisti della domenica.

    C.G.

    C.G.

  17. Rodolfo
    Rodolfo says:

    ch:-Mi scuso, Ramazzotti non è rabbino, mi sono confuso leggendolo e se anche lo fosse rimarrebbe una persona onesta e dignitosa.
    =
    Cioe’ essere Rabbino e’ diminutivo…
    essere Prete pure?
    Il governo Israeliano devi sapere che prende solo quelle decisioni piu’ adeguate per la salvaguardia del popolo Israeliano in Israele.
    Gli errori in un lembo di terra sarebbero fatali ed a volte le decisioni possono essere ingiuste…..ma sono necessarie purtroppo.
    Le terre occupate sono solo avamposti…sappilo.
    Rodolfo

  18. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Sugli avamposti non si costruiscono gruppi di case per darle ai coloni che fanno la fila per entrarne in possesso.
    Le bugie hanno le gambe corte, pinocchietto.
    Le tue, manco a parlarne, ridotte a moncherini.

    P.S. se uno è una persona onesta e con la schiena diritta e se di mestiere fa il rabbino, il prete, il fornaio o l’idraulico, per quanto mi riguarda non cambia di una virgola il rispetto che gli si deve.

    Quindi, rifletti prima di aprire bocca e dargli fiato.
    C.G.

  19. Rodolfo
    Rodolfo says:

    A volte mi vien da pensare …che e’ oramai una questione di psicologia …
    alcuni io li vedo come dei cani quando uscendo dall’ acqua cercano di scrollarsela da dosso…nell’ inconscio potrei dire che certi cercano di assolvere se stessi e i crimini dei loro padri contro gli Ebrei…celebrando i Palestinesi come vittime ….poco importa il loro agire….
    al contrario si dipinge l’ Israeliano di oggi come nazista e fascista….
    poco importa di quanto sia necessaria la loro sicurezza e autodifesa…..e’ cosi come se si volesse legittimare attraverso i Palestinesi…. sotto sotto l’ antico odio per l’ Ebreo.. dunque
    l’ attenzione e’ accentrata su Israele con tanta forza che si arriva a pensare che il destino del pianeta si stabilira’ nel triangolo Tel Aviv…Ramallah e Gaza. Tutto questo e’ davvero demoralizzante.
    Rodolfo

  20. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Si …ma la tua frase era formata cosi….che tizio persona dignitosa e onesta che per sbaglio fu preso per Rabbino….lo sarebbe anche se realmente fosse stato un Rabbino.
    Devo dedurre cosi….che senza il tizio dignitoso e onesto …il Rabbino da solo lo sarebbe meno. E’ cosi o no?
    Rodolfo

  21. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Gli avamposti nel frattempo vengono sfruttati
    e per essere degli avamposti bisogna anche abitarli……nel frattempo ci si puo’ fare anche un orticello…cosa che non verrebbe mai in mente ad un Palestinese che quelle terre non le occuperebbe nemmeno se lo paghi…son brulle e se non ti spacchi la schiena non ne uscirebbe fuori niente .
    L’ Israeliano e’ disposto a spaccarsi la schiena…dov’ e’ il proplema…nel frattempo funge da primo avamposto nella difesa dei confini Israeliani.
    Nella striscia di Gaza….questo non e’ stato possibile farlo…si e’ stati tanto ingenui da credere che si sarebbe potuti vivere in pace….collaborando…ed invece no…come sai ogni giorno arrivano da li caramelle e cioccolattini che fanno la felicita’ dei bambini del sud
    d’ Israele. Ogni tanto Israele li bombarda….fino a quando perdera’ la pazienza e ci sara’ un nuovo”piombo fuso” e tu …persona dignitosa e onesta ti lamenterai degli Israeliani che uccidono i bambini…bambini che non sono altro che scudi nelle mani di Hamas.Applausi….
    Rodolfo

  22. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xcg
    Il mio 70 e’ un’ idea che mi e’ passata proprio pensando al tuo Grass…
    che aveva nascosto di essere stato una SS fino a pochi anni fa….
    ammantandosi di allori e premi Nobel per la letteratura…
    allori e premi che se si fosse saputo prima non sarebbero mai arrivati.
    Bell’ ipocrisia …
    Rodolfo

  23. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Bèh se si pensa che un Ben Gurion, uno Shamir, un Dayan, una Golda Meier notori terroristi e stragisti della prima ora sono stati poi innalzati agli altari come Padri e Madri della Patria mi domando se anche quello non fu una forma di fascismo tenuto sotto il tappeto per manomettere la storia di quel Paese.

    Grass almeno, ha avuto il coraggio di dirlo, dire che da giovane è stato volontario SS come tantissimi altri suoi coetanei tedeschi. In ritardo, certo, ma lo ha detto lui, senza che glielo avvesse mai chiesto nessuno il che è diverso di ammettere.

    Non ci arrivi, lo so.

    C.G.

  24. Rodolfo
    Rodolfo says:

    L’ ha detto si…ma troppo tardi…
    e’ questa la vergogna. l’ aver nascosto….l’ aver avuto timore e paura…
    ora puo’ rivelare quello che e’ …un antisemita…
    per 80 anni e’ stato solo un finto filosemita…
    R

  25. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Poi….e’ anche una pura eresia paragonare Golda Meir e gli altri ad un vecchio nazista oramai uscito fuori di senno.
    R

  26. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Amira Hass lucida e coraggiosa come sempre.
    …………………………………………………………………

    Amira Hass: Gaza un anno dopo e la strategia comune di Hamas e Israele

    A un anno di distanza, il quadro è chiaro. Da Gaza sono usciti due vincitori: Israele e Hamas. Il rapporto Goldstone e le voci sui mandati di cattura contro alcuni militari e politici israeliani danno l’impressione che Israele sia sulla difensiva. Ma non possiamo ignorare il fatto che quell’offensiva sproporzionata – che si è lasciata dietro 1.400 morti, 600mila tonnellate di macerie e un terzo delle terre coltivabili bruciate – ha costretto Hamas a ridurre notevolmente i suoi attacchi contro Israele.Per gli israeliani che credono ai discorsi ufficiali, l’offensiva ha quindi raggiunto il suo scopo: niente più razzi Qassam, niente più notti insonni, niente più giorni di terrore. La politica della deterrenza ha funzionato. L’offensiva ha ricordato ad Hamas che le sue armi sono inferiori a quelle di Israele. Ha fatto capire agli abitanti di Gaza che l’idea di Hamas di essere come Hezbollah è senza fondamento.Le armi artigianali di Hamas e i suoi missili della seconda guerra mondiale hanno permesso a Israele di usare Gaza e la sua popolazione per una imponente esercitazione militare e per testare la sua tecnologia d’avanguardia. Gli hanno permesso di praticare la guerra del futuro: nel mondo di oggi le azioni sono giudicate in base ai risultati. I governi occidentali, ma anche Russia e Cina, non possono ignorare questi risultati, e probabilmente varie penne internazionali sono già pronte a firmare assegni per finanziare l’industria israeliana degli armamenti high-tech.Lo sdegno dell’opinione pubblica internazionale non è riuscito a mettere fine neanche all’embargo contro Gaza. È servito solo a far pressione sull’Egitto perché aprisse la frontiera di Rafah, ma non su Israele, che continua ad avere le chiavi della prigione. Il governo di Hamas a Gaza non permette di discutere pubblicamente della vittoria di Israele. Da diciassette anni a questa parte i palestinesi sono sempre stati riluttanti a imputare ai loro leader la responsabilità delle sofferenze imposte da Israele. Continuano a tenere separati gli errori del loro governo dai metodi oppressivi degli occupanti.Ma mentre l’Olp ha sempre lasciato spazio alle critiche interne, Hamas mette a tacere chi dissente accusandolo di collaborazionismo. Nonostante le sue formali richieste di interrompere il blocco, il vero scopo di Hamas è far aprire solo la frontiera di Rafah con l’Egitto e lasciare chiusi gli altri passaggi (verso Israele e verso la Cisgiordania), perché non vuole che gli abitanti di Gaza scoprano la relativa libertà della Cisgiordania. E anche perché una riconciliazione con Fatah porterebbe a nuove elezioni e a nuove alleanze. Questo impedirebbe ad Hamas di imporre il suo progetto religioso e sociale a una popolazione prigioniera e di dimostrare che può creare un modello di società islamica. Per essere un partito che non gode di alcun riconoscimento ufficiale, il suo impatto sulla politica mondiale è enorme.I leader di Fatah in Cisgiordania fingono di essere preoccupati per Gaza. Ma in realtà sono impegnati a recuperare un po’ d’influenza sui loro cittadini, garantendo una certa distensione economica e una migliore amministrazione. I due partiti palestinesi non hanno alcuna fretta di riconciliarsi: il consolidamento dei loro regimi diametralmente opposti è la cosa più importante per entrambi. Perciò Hamas è libero di stringere la morsa sulla popolazione, allo scopo, tra l’altro, di impedire che siano messi in discussione i suoi metodi coercitivi e la logica della sua “resistenza”. La sua politica interna consiste nel separare uomini e donne e nell’estromettere le donne dalla sfera pubblica, imponendo l’abito islamico, controllando le organizzazioni di beneficenza, incoraggiando la poligamia e minacciando le ong meno accomodanti.Hamas si vanta del fatto che negli ultimi quindici anni la sua strategia di resistenza ha vanificato gli accordi di Oslo, impedendo ai traditori dell’Olp di arrendersi. Questo gli permette di rafforzare la sua immagine eroica agli occhi dei musulmani e della sinistra europea. I suoi ammiratori, però, non tengono conto del fatto che negli ultimi vent’anni Israele ha sempre cercato di dividere Gaza dalla Cisgiordania.La strategia di Hamas si adatta benissimo a quella di Israele, ma non lo si può dire per non macchiare la sua immagine.Chi sono, invece, i perdenti? Senza dubbio, l’ormai indebolita Fatah. Poi l’unità dei palestinesi: un tempo l’uccisione di un bambino a Gaza provocava manifestazioni in tutta la Cisgiordania. Oggi i suoi abitanti non conoscono neanche i nomi delle vittime di Gaza. Ma i veri perdenti sono gli abitanti di Gaza, costretti ad ammettere che lo sdegno internazionale per la loro sofferenza e i miliardi di dollari promessi per la ricostruzione non hanno cambiato nulla. E che loro sono ancora prigionieri di Israele e di un regime interno sempre più repressivo.Gaza, un anno dopo.

  27. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Zvi Bar’el , un altro analista israeliano onesto, lucido e coraggioso, che spiega anche lui qual è la vera politica convergente di Israele e di Hamas
    ………………………

    Zvi Bar’el : i partner ideali di Israele sono a Gaza. Il portento sta nel modo in cui Israele divide il conflitto con i palestinesi in campi di battaglia separati per evitare una soluzione diplomatica complessiva.
    ***
    E’ un piacere fare affari con la Jihad islamica. Loro sparano razzi Grad, Israele risponde con le bombe, l’Egitto media colloqui indiretti, si fissa un cessate il fuoco e tutti sono soddisfatti. Israele ancora una volta mostra il suo “potere deterrente” (che, in primo luogo, non ha impedito alla Jihad Islamica di lanciare i razzi). La Jihad islamica dimostra la sua capacità di sfidare Hamas, e ad Hamas è concesso lo status di “adulto responsabile”. Nel frattempo, il presidente palestinese Mahmoud Abbas non deve intervenire, e può continuare a svolgere il ruolo del disperato, mentre l’Egitto ancora una volta dimostra la sua autorità come amministratore del condominio.
    Questo è il tipo di scontro che Israele preferisce. Non richiede estenuanti trattative né un mutuo riconoscimento; il cessate il fuoco non richiede il ritiro dai Territori, il prezzo richiesto a Israele è relativamente basso, le potenze straniere non intervengono, gli equilibri di forza non sono minacciati, e anche lo stravagante Ministero degli affari strategici non è preoccupato.
    Il portento sta nel modo in cui Israele divide il conflitto con i palestinesi in campi di battaglia separati per evitare una soluzione diplomatica complessiva. Fino a sei anni fa, Israele doveva confrontarsi con l’Autorità Nazionale Palestinese, che controllava entrambe le parti della Palestina – Gaza e la Cisgiordania. Ma i risultati delle elezioni del gennaio 2006 nei Territori portarono Hamas al potere e diedero a Israele il pretesto per privare l’ANP della sua rappresentatività. Le due parti dello Stato palestinese divennero entità indipendenti, e così facendo realizzarono il desiderio di Israele di applicare il principio del divide et impera.
    Questo principio ha dato ad Hamas il diritto di veto su ogni mossa diplomatica compiuta da Abbas, mentre la mancanza di controllo su Gaza da parte di Abbas ha rischiato di rendere qualsiasi accordo con lui inutile dal punto di vista della sicurezza. Israele non poteva rinunciare a un simile “dono”, così ogni tentativo palestinese di serrare i ranghi è andato incontro non solo a divergenze interne, ma anche alla minaccia israeliana – accompagnata dalle pressioni americane – di isolare l’ANP e perfino di imporre sanzioni contro di essa.
    Così Hamas è divenuto un “partner indispensabile” nella campagna volta a silurare il processo negoziale. Esso è stato anche trasformato in una potente componente politica, per quanto riguardava Israele. Senza Hamas come partner nel processo, Mahmoud Abbas non ha un accordo di sicurezza complessivo da proporre a Israele; con Hamas nel processo, Israele non è disposta a sedersi al tavolo dei negoziati. Così il “processo politico” può proseguire in eterno senza giungere ad alcuna soluzione.
    E’ stato così fino a quando non è divenuto chiaro (e non per la prima volta) che quando era necessario – sia per stabilire un cessate il fuoco e rabbonire gli israeliani nel sud, sia per riottenere un soldato rapito – Hamas poteva essere un ottimo partner. E la vita è molto più conveniente quando c’è un partner responsabile – un partner che non sia soltanto ideologico, ma che sappia anche essere politico, esattamente come il partner israeliano.
    Ma un attimo prima che Hamas seguisse le orme di Fatah, e da organizzazione terroristica divenisse un soggetto politico accettabile, rovinando in questo modo il calcolo israeliano, un altro gruppo doveva essere rafforzato affinché ricoprisse il ruolo di Hamas nei confronti dell’ANP. Questo gruppo è la Jihad islamica; e così, a patto che la Jihad islamica non rispetti Hamas, Israele può avere entrambe le cose: può attribuire ad Hamas la responsabilità di quello che sta accadendo a Gaza, ed allo stesso tempo rafforzare la Jihad islamica colpendo la Striscia.
    Il risultato è che la Jihad islamica, e non Hamas, sta negoziando con Israele in Egitto; tutto a un tratto anch’essa è un partner. Questo confronto è stato erroneamente definito come “asimmetrico”, ma in realtà è un confronto molto simmetrico, nel quale Israele non ha alcuna risposta militare completa alla Jihad islamica, e deve posizionarsi su un piano di parità per quanto riguarda il mediatore egiziano. Non è meno vulnerabile dell’organizzazione che sta combattendo, e il potenziale danno strategico di questo confronto non è diverso da una guerra tra eserciti.
    La logica politica vorrebbe che si tornasse al punto di partenza, rendendo possibile all’ANP costituire un governo di unità nazionale riconosciuto da Israele, e riconoscendo uno Stato palestinese responsabile per qualsiasi richiesta o rivendicazione. Ma la logica politica contraddice la “logica politica” di Israele, che aspira a un processo politico senza fine anche a costo di intermittenti scontri a fuoco e di alcuni morti ogni anno. Di fronte a questa “logica politica”, la politica non ha rimedio.
    Zvi Bar’el è un analista politico israeliano; scrive abitualmente sul quotidiano “Haaretz”
    (Traduzione di Roberto Iannuzzi)

  28. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    FIRMIAMO PER IMPEDIRE CHE LADY NICOLE MINETTI TRA DIECI GIORNI MATURI IL DIRITTO ALLA PENSIONE A VITA.

    Se entro dieci giorni Nicole Minetti non si dimetterà dal Consiglio Regionale della Lombardia, saremo costretti a pagarle la pensione a vita.

    Non è giusto.

    Non è giusto che mentre milioni di giovani non hanno ancora trovato il primo lavoro e al comune cittadino viene innalzata l’età pensionabile, grazie alle leggi del Governo Monti, a Nicole Minetti, catapultata da Berlusconi nel consiglio lombardo, a soli 27 anni e con soli 30 mesi di mandato, venga garantito questo assurdo privilegio.

    Vai la link e firma, prima che sia troppo tardi: http://violapost.it/?p=10519

    Fate girare questa mail.

  29. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI: l’insopportabile razzismo calunniatorio di Rodolfo.

    Dire che i palestinesi non lavorano la propria terra e che invece la lavorano e la fanno fiorire quei delinquenti di coloni è solo una odiosa bestialità. Se i palestinesi avessero i finanziamenti di cui godono i coloni rubaterra, con contributi dello Stato e fondi erogati da supermiliardari Usa come Moskowsky e Adelson, il re mondiale delle bische legali, la terra la farebbero fiorire anche loro. Certe puttanate può dirle solo un cialtrone che non è mai stato in Palestina a vedere come i palestinesi si spaccano la schiena sulla propria terra e come le autorità militari israeliane gli hanno sdradicato centinaia di migliaia di alberi di ulivo e aranci. Oltretutto, spesso i delinquenziali coloni per coltivare la terra e far funzionare l’industria agricola e alimentare sfruttano il lavoro proprio di quei palestinesi ai quali è stata rubata la terra.
    Mi rivolgo a tutti perché non intendo più rivolgermi al lettore Rodolfo.
    pino nicotri

  30. La Striscia Rossa
    La Striscia Rossa says:

    «Fidel Castro è moribondo»Lo rivela il medico di Chavez
    Josè Rafael Marquina, il medico venezuelano che rese pubblico il cancro di Hugo Chavez: il “leader maximo” cubano è agonizzante.

  31. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Mi rivolgo a tutti perché non intendo più rivolgermi al blogmaster Nicotri.
    Bah…secondo me non e’ razzismo…
    ma di intelligenza…fantasia ….voglia di lavorare…di creare..
    ce l’ hai o non ce l’ hai….e’ nel DNA…
    i Palestinesi … gli Africani e in genere gli Arabi non hanno queste qualita’….le palme di dattero…i fichi…le arance …le olive..quelle …
    crescono e danno frutti da soli.
    L’ Europa e l’ Europeo ha seminato nel mondo molto terrore e’ vero…
    ingiustizia pure …ma l’ Europeo e’ sinonimo di civilta’ e di progresso.
    Se….e questo e’ il mio parere….l’ Europa e il resto del mondo fossero stati due pianeti lontani anni luce…molto probabilmente troveremo li oggi… gli Indiani che vanno a caccia con arco e frecce…l’ Africano che si arranpica ancora sugli alberi e l’ Arabo che dopo aver inventato i numeri….si sarebbe fermato li…
    io gli Arabi e gli Africani li ho visti lavorare….sono flemmatici….lenti nei movimenti e senza fantasia….
    quelli che riescono a fare glielo devi dire …e non solo una volta…perche’ tra l’ altro sono duri di comprendonio….per perdere tempo e non fare un cazzo …..domandano di continuo” perche'”?
    a cui segue il perche’ del perche’.
    Naturalmente tra quei popoli c’ e’ una eccezione….in tutte le cose c’ e’ una eccezione….ed e’ proprio l’ Ebreo….dotato di qualcosa di particolare e indefinito….ma che ha arricchito il mondo in tutti i campi….dalla letteratura alla medicina…dalla fisica alla chimica…dalla biologia… all’ agricoltura….e chi piu’ ne ha piu’ ne metta….
    rallegratevi….che al mondo c’ e’ un Ebreo e un Europeo….che ora si chiamano Americani …Canadesi …Australiani ecc…..gli Arabi e gli Africani seguono ma molto lontano…lontano come dalla terra alla luna…..sono quelli delle 70 e qualcosa di vergini che aspettano a gambe aperte in Paradiso.
    Rodolfo

  32. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    A proposito di vecchi nazisti come tu chiami, senza sciacquarti prima la bocca, Günther Grass, quel vecchio nazista chiamato Sharon vive ancora?

    C.G.

  33. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x84
    Si vive….o meglio vegeta…come vedi se na vanno piano piano…ora anche il vecchio Castro ci lascia…si vede che e’ incazzato perche’ ai Cubani finalmente e’ consentito di viaggiare…
    a proprosito di viaggiare…qualcuno potrebbe di’ ….sai …
    l’ omo europeo viene proprio dalli’ …dall’ Africa…
    .ecchisenefrega…..a parte che non e’ al 100% de sicuro …anche se fosse vero …e’ proprio quello con lo spirito d’ avventura…er sognatore con li piedi pe’ ttera…insomma quello che e’ arivato sulla luna…e consentira’ all’ umano de sarvarse la pellaccia.
    Sai se fosse ppe…l’ Arabo… ppe arriva’ da ciccino saresti dovuto parti armeno na settimana prima…in carretta…perche’ forse almeno a rota ce l’ avrebbero fatta a inventa’.
    Beh…statti bene….te saluto…..
    Rodolfo
    Ach…cosa bevo? A mezzogiorno acqua minerale naturale …la sera poi sempre Pinot Grigio….allei ….all’ Anita ce piace…tanto che guardandomi allo specchio me sembra de esse diventato griggio puro io….eppoi caffe’ … caffe’ e caffe’ ….Lavazza….
    quello de Manfredi….si proprio quello.

  34. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Pensando a te caro cg…ho scovato una delle liriche del tuo amato Grass…parla dell’ amore …dello stimolo urinario …che tu conosci bene quando arrivi a Sigonella e della differenza tra l’ essere giovane e i problemi di prostata…
    ti spiego …Ute e l’ ultima moglie di Grass..
    credo che ora lei sia in pensiero… e speri che non cominci a nevicare troppo presto…credo pero’ che riuscira’ a lanciargli in tempo il vaso da notte….prima che arrivi all’ estremo….e speriamo che non sbagli mira…se no… son dolori.

    “In giovane eta’ sono stato in grado
    con sprizzo prode
    i nomi di ogni amante
    anche i più a lunghi con il nome Anne Rose e Aurora
    di pisciare nella neve…persino
    con prefazione tenera
    ora non appena sta nevicando
    sono grato se ancora riesco
    a confessarmi abbastanza a Ute.

    Rodolfo

  35. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Adesso capisco…
    il vino bianco, se si abusa accompagnandolo con bidoni di caffê, rende nevrastenici.
    Tutto chiaro.
    C.G.

  36. La Striscia Rossa
    La Striscia Rossa says:

    Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.

    Antonio Gramsci

  37. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Cara Striscia Rossa..
    Vero quello che scrivi….sopratutto quando non c’ e’ la passione…se c’ e’ la passione lo studio puo’ diventare pero’ anche una gioia e un divertimento…non credi?
    E’ come il lavoro….se un lavoro lo fai con passione e piacere ….
    al mattino ti alzi anche alle 5:00 di buona lena….felice..
    se il lavoro che si fa’ non piace…fai una grande fatica ad alzarti e la maggior parte delle volte si rimane sotto le coperte….poi si va dal medico…con il viso stanco e fai l’ attore inventandoti quel e quell’ altro dolore e ti fai mettere in malattia.
    Ma…riguardo allo studio..credo che alla fine non bisognerebbe scimmiottare…creare da quello studio anche un modo di pensare diverso se e’ il caso….migliorare si puo’ sempre…ognuno con la propria personalita’ e il proprio sentire.
    Come vedi…anch’ io ho …secondo me…migliorato di molto la tua frase di Gramsci….a cui io potrei pulire solo le scarpe e’ vero….
    ma a volte…anche agli spazzini….mestiere onorevole…possono venire grandi idee.
    Un saluto
    Rodolfo

  38. Shalom: il trombone di Netanyahu è pure un gran maleducato
    Shalom: il trombone di Netanyahu è pure un gran maleducato says:

    Infatti dice che si rivolgerà a tutti ma non non si rivolgerà più al blogmaster. Il trombone pensa di essere ironico parafrasando Nicotri, che giustamente ha deciso di schifarlo, ma nella sua cafonaggine non si rende conto che è come dicesse che entra in casa altrui e decide di parlare con tutti eccetto che con il padrone di casa. A parte il fatto che qualunque commento si metta nel forum di un blog è automaticamente rivolto in primo luogo al blogmaster.
    Come sempre, quella che al trombone sembra ironia è invece solo merda.
    Shalom
    P. S. Nicotri, le rinnovo il consiglio: lo mandi affanculo, cioè lo banni.

  39. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Devo dire che io bevo un piccolo bicchiere di vino bianco con la cena.
    R. sporca un bicchiere d’acqua con un sorso di vino bianco tanto per farmi compagnia.
    Anche col caffe’ non esagera ed e’ decaffeinato.

    Anita

  40. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Caro Shalom..
    tu non sei solo maleducato e non ti fai i cazzi tuoi…e non e’ la prima volta che Nicotri te lo fa’ notare…cioe’ di farti i cazzi tuoi… che ai cazzi suoi ci pensa lui…no sei persino intollerante….brutta cosa al giorno d’ oggi….cio’ mi fa pensare che tu di Shalom non hai niente …ma hai molto di Salam.
    Vedi …Nicotri ha scritto che avrebbe censurato i miei post….cioe’ quelli che non piacciono a lui….a parte la gravita’ di questa decisione …pero’ mi tollera a casa sua….se questa si puo’ chiamare casa…pero’ scrive di non voler piu’ rivolgersi a me….
    ed io che so’ di essere tollerato….non posso parlare con chi non vuol parlare con me….perche’ sarebbe giustamente come rivolgermi ad un muro…. e finche’ c’ e’ cg ed altri che rispondono io non ho problemi.
    Te saluto Salam
    Rodolfo

  41. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Anzi….da oggi in poi tu per me non sarai piu’ Shalom….
    hai perso per me questo previlegio
    per me sarai solo Salam.
    Rodolfo

  42. CUBA
    CUBA says:

    Giunge notizia, non ancora diffusa dalla nostra stampa, che Fidel Castro ha avuto un ictus e versa in gravi condizioni.
    Onore a quest’Uomo e a Cuba socialista.

  43. Uroburo
    Uroburo says:

    URGENTE PER PINO, IL GINO E SILVY
    L’incontro da CC è giovedì 1 novembre e venerdì 2 novembre.
    CC ci aspetta al suo paese poco prima di mezzogiorno.
    Fatemi sapere cheffate.
    Un saluto a tutti Uroburo

  44. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Beh…era ora che tirasse le cuoia…86 anni una bella eta’ …
    ha dominato per 52 anni il suo paese…ne ha combinati di atti criminali senza fine, con migliaia di esecuzioni …piu’ di 50.000 prigionieri politici …senza contare gli omosessuali e quelli malati di HIV…il suo e’ stato un agire contro la morale rivoluzionaria e sopratutto contro quella umana.
    e adesso potete sparare sul pianista….
    tanto non lo ammetterete mai….ma e’ la verita’ …
    Rodolfo

  45. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x U.
    verso le 9/9.30 (traffico permettendo) di giovedì 1. novembre passo da te. La strada me la ricordo.
    A presto.

    C.G.

  46. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    http://frammentivocalimo.blogspot.it/2012/10/arie-arnon-joseph-zeira-risposta-benny.html

    Arie Arnon, Joseph Zeira: risposta a Benny Morris: gli storici dovrebbero avere un impegno per la verità

    http://www.aixgroup.org/

    Sintesi personaleLo storico Benny Morris ci ha insegnato molto sulla storia del conflitto arabo-israeliano, ma soprattutto ci ha insegnato che la versione ufficiale israeliana non ha sempre ragione. Quando i documenti originali sono resi pubblici, dopo molti anni, un quadro molto diverso spesso emerge.
    Lo sappiamo dai suoi studi sui profughi palestinesi e sulle guerre di Israele nel 1950.
    Ne suo libro “Tikun Ta’ut” (la versione ebraica del suo “1948 : Israele e i palestinesi”), Morris definisce così esplicitamente “vecchi storici”: “Questi storici hanno dimenticato che i documenti ufficiali sono sospetti e che uno sforzo dovrebbe sempre essere fatto per confrontarli con l’originale. Ciò è particolarmente vero nel caso di un movimento ideologico nazionale, immerso in un conflitto esistenziale con i suoi vicini : la sopravvivenza e la vittoria e non valori universali di moralità e di giustizia (e non certo di precisione storica) costituiscono la priorità assoluta. “(Questa citazione è tratto da un articolo nell’edizione ebraico che non compare nella versione inglese del libro.)
    In effetti Morris ha seguito questa indicazione fino al 2000. Tuttavia, nelle sue pubblicazioni più recenti, ha completamente eliminato la regola da lui stesso stabilita. Anche se non esistono documenti ufficiali originali sui negoziati israelo-palestinesi Morris ha adottato senza esitazioni la posizione ufficiale di Israele che “non esiste un partner per la pace.”
    Ha articolato questo approccio in una recente intervista a Haaretz Magazine (“End of the Road”, 21 settembre), anche se aveva già espresso precedentmente tale opinione in una serie di articoli in The New York Review of Books. Insieme ad un co-autore di nome di Ehud Barak hanno formulato l’argomento che da allora è diventato il mito generaledella politica israeliana: i palestinesi, per la loro insistenza sul problema dei rifugiati, non sono disposti ad accettare la soluzione dei due Stati e questo è il motivo del fallimento dei negoziati di pace. Lo storico Benny Morris ha prestato il suo sostegno a questa tesi senza citare anche un solo documento. Le conversazioni private con Ehud Barak sono evidentmente sufficienti .
    Anche noi non abbiamo ancora accesso ai documenti sui negoziati o ad altri documenti . Tuttavia, nel corso degli anni abbiamo raccolto informazioni che gettano un’ombra oscura sull’ipotesi di Benny Morris’. Queste informazioni provengono da molte fonti, ma la principale è il nostro impegno con il gruppo Aix, composto da esperti israeliani, palestinesi e internazionali, che discutono di un accordo possibile tra Israele e Palestina. Il lavoro del gruppo non è stato fatto di nascosto. I nostri libri sono pubblicati sul nostro sito web (www.aixgroup.org). Gli osservatori del governo israeliano e palestinese partecipano alle nostre riunioni generali.
    Il nostro lavoro ha reso possibile acquisire una conoscenza approfondita delle posizioni emerse nei negoziati. Per quantoè a nostra conoscenza un accordo di pace è realizzabile. I principi fondamentali di tale accordo sono la creazione di uno stato palestinese indipendente a fianco di Israele, entro i confini del 1967 (con scambi di territori ), la divisione di Gerusalemme in due capitali, una soluzione globale al problema dei rifugiati (un piccolo numero di profughi potrebbe stabilirsi in Israele,e la fine del conflitto. Un accordo in questo senso è possibile e può essere esteso a tutti gli Stati arabi, sulla base della proposta formulata dalla Lega araba da più di 10 anni. E ‘importante sottolineare che il Gruppo Aix ha discusso la questione dei profughi ampiamente e ha formulato un progetto per una soluzione che può essere accettata da entrambe le parti. Sappiamo anche, dai libri di Gilad Sher e Shlomo Ben-Ami, che tale problema è stato appena sfiorato nel 2000. Pertanto, nella nostra valutazione, non è stata la questione dei profughi a causare il fallimento dei negoziati , ma il disaccordo sui confini.
    Gilad Sher, che ha negoziato al posto di Barak, ha scritto che in ogni fase dei negoziati, Barak ha chiarito che non aveva intenzione di tornare ai confini del 1967. Ma questo è l’unico confine possibile Yet this is the only possible border – with adjustments. Israel can make do with 78 percent of the historic Land of Israel, the Palestinians will not make do with less than 22 percent. That is all that remains to them.
    Come abbiamo capito Ehud Barak non ha voluto tornare ai confini del 1967, perché secondo lui Israele era abbastanza forte per delimitare il confine unilaterale. Tuttavia Barak non ha espresso questo punto di vista onestamente, ma ha cercato di gettare la colpa sui palestinesi. Egli può essere perdonato perché è un politico. I politici non hanno alcun impegno per la verità, sia storica o contemporanea. Tuttavia gli storici e gli uomini di scienza hanno un impegno per la verità. In realtà, questo è il loro unico impegno. E Benny Morris è in malafede. Egli ha adottato la posizione di Barak senza esaminarla e di fatto con la consapevolezza che ci sono testimonianze che lo contraddicono. Ciò è deplorevole. L’importante storico è diventato un propagandista impegnato.
    Arie Arnon è un professore di economia alla Ben-Gurion University di Be’er Sheva e membro del comitato direttivo del Gruppo di Aix, Giuseppe Zeira è un professore di economia presso l’Università Ebraica di Gerusalemme e un membro del gruppo di AIX

  47. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo.
    Non si spara mai sulla Croce Rossa….

    Malati di HIV (sob!) e pensare che l’assistenza sanitaria cubana è sempre stato un modello per tutta ( e non solo) l’America latina.

    Ma forse era meglio quando c’era Batista: droga, prostituzione, gioco d’azzardo e traffico di armi… un mondo che, all’epoca, piaceva tanto allo Zio Sam.

    C.G.

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