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La banalità del male

https://www.facebook.com/photo.php?v=625700660840172

Il video pare sia stato realizzato quattro anni fa, ma è bene guardarlo perché non è stato diffuso, comunque non ha avuto la diffusione che merita. Soldati israeliani armati di tutto punto come gorilla arrestano due bambini palestinesi piangenti. La città mi sembra Hebron, dove i coloni commettono abusi e violenze di tutti i tipi contro i palestinesi restando sempre impuniti.

Le vergogne supplementari sono due, anzi tre:

– ad arrestare i due bambini non sono poliziotti, ma soldati, cosa che nei Paesi civili NON accade. Anche se fosse vero che i due bambini avevano lanciato pietre contro un’auto ferendo il guidatore o un passeggero, bastava ovviamente identificarli, tramite la polizia e non tramite truppe di occupazione;

– quando a lanciare pietre, a bastonare, a distruggere coltivazioni e a sparare contro palestinesi sono gli israeliani, specie se coloni, NON accade MAI che i colpevoli vengano arrestati, specialmente se si tratta di bambini.

- Di bambini detenuti da anni nelle carceri israeliane mi dicono ce ne siano a centinaia. Per punirli meglio, gli israeliani hanno abbassato apposta per loro l’età in cui si diventa maggiorenni! Se un israeliano diventa maggiorenne a 18 anni, i palestinesi sono considerati maggiorenni già a 16 anni, così li possono chiudere nelle galere degli adulti, con evidente aggravio delle condizioni oggettive e soggettive della detenzione. E se non è razzismo questo della differenza di età nel diventare maggiorenni….

I coloni israeliani, e i governi che li appoggiano e usano, fanno rivivere concetti  di orribile memoria come il “Gott mit uns!” e il Lebensraum, il cui epilogo è stata l’immane tragedia della seconda guerra mondiale.

Non voglio fare paragoni assurdi, ma a più di una persona quei bambini sequestrati dai militari armati come gorilla fanno venire in mente il bambino ebreo polacco della Varsavia occupata dai tedeschi immortalato dalla foto con le braccia alzate, la coppola e il cappottino sui calzoni corti. Ci sono cose che nel mondo civile NON si possono e NON si debbono fare neppure se e quando si ha ragione. Se non si è in grado di capire questo, si rischia di far parte della banalità del male. denunciata dalla Arendt.

Alla mascalzonata dell’arresto dei bambini “vecchia” di quattro anni se ne aggiunge oggi una nuova di zecca e da perfetti imbecilli, che oltretutto calpesta perfino lo spirito della sport. Roba degna della peggiore Urss. Israele vieta al maratoneta Nadar al-Masri di uscire da Gaza per partecipare alla maratona di Betlemme. Al-Masri e’ un maratoneta assai noto, con un curriculum di oltre 50 gare e la partecipazione alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 (Jerusalem Post).

http://www.jpost.com/Diplomacy-and-Politics/Israel-denies-exit-permit-to-Gazan-run-in-Bethlehem-marathon-347442

Altra vergogna senza limite in Israele contro un bambino di 5 anni. Protagonista lo stesso esercito che protegge sempre e comunque ogni sopruso e atto di teppismo dei coloni.

Tanto più grave, greve e incivile il comportamento della soldataglia israeliana contro il bambino di 5 anni Waadi Maswada, accusato e di avere lanciato un sasso contro l’auto di alcuni coloni a Hebron, sia perché non si tratta di un’eccezione sia perché si tratta della stessa soldataglia che a Hebron protegge i coloni teppisti qualunque atto di prepotenza facciano contro i palestinesi sia infine perché MAI i soldati sono intervenuti contro gli infiniti casi di pietre lanciate addosso a persone fisiche palestinesi. Lanci, quest’ultimi, documentati da una marea di video. A Hebron, ricordiamolo, oltre 100 mila palestinesi cono costretti a vivere sopportando soprusi di ogni genere, compresa la vergognosa chiusura di molte strade e centinaia di negozi, perché Israele ha voluto e vuole far spazio alle poche centinaia di coloni di una vicina colonia. Abitata da una tale gentaglia che venera ancora la tomba del pluriassassino Baruch Goldstein che qualche anno fa abitava proprio in quella colonia e una mattina andò a far strage con il suo mitra di palestiensi in preghiera nella moschea di Abramo. Sulla tomba, che fa bella mostra di sé all’interno della colonia, ancora oggi si legge che Goldstein era un uomo giusto e santo e che quella mattima compì una buona azione…

L’unica nota positiva di questo obbrobbrio incivile contro un (altro) bambino palestinese è che l’intero episodio è stato ripreso e denunciato da attivisti di una organizzazione pacifista che riunisce sia israeliani che palestinesi. Altra nota positiva è che a dar spazio alla denuncia in Italia sono i giornali di Carlo De Benedetti che a volte ci tiene a far sapere che lui è ebreo. Queste due note positive sono la miglioare dimostrazione che si può essere israeliani e filoisraeliani senza per questo essere fascisti o avere posizioni repellenti come quella di chi si affanna vergognosamente perfino a giustificare il nuovo sopruso consumato a Hebron prima contro un bimbo di 5 anni e poi anche contro suo padre.

Altra nota comunque positiva è che in Israele documenti come questi filmati non vengono sequestrati e possono circolare, almeno quando sono prodotti da organismi che comprendono anche israeliani.

http://www.youtube.com/watch?v=0LKhQS5f9oo

http://www.youtube.com/watch?v=TxA3oI9PZRc

https://triskel182.wordpress.com/2013/07/12/quel-bambino-palestinese-arrestato-per-un-sasso-adriano-sofri/

Quel bambino palestinese “arrestato” per un sasso (Adriano Sofri).

TRATTARE un bambino di cinque anni e nove mesi, che piange spaventato, come se fosse un pericoloso nemico adulto, e umiliare suo padre davanti a lui e a causa di lui, non è solo un’infamia: vuol dire fare di quello e di tanti altri bambini, asciugate le lacrime, irriducibili e temibili nemici. Continua a leggere

Israele/Palestina: non tutti predicano l’odio e portano il cervello all’ammasso

http://www.freedomflotilla.it/2012/10/10/chi-naviga-sulla-estelle-verso-gaza-per-forzare-il-blocco-comunicato-stampa/

http://frammentivocalimo.blogspot.it/2012/10/alessandro-schwed-basta-con-la-guerra.html

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=37247

Chi naviga sulla Estelle verso Gaza per forzare il blocco?

Ship to Gaza svela l’identità del primo passeggero a bordo della Estelle, la nave partita il 6 ottobre da Napoli alla volta di Gaza per interrompere l’assedio.

Passeggero I: Elik Elhanan , Israele

Elik Elhanan , proveniente da Tel Aviv, in Israele, è uno dei passeggeri a bordo del veliero Estelle nell’ultima tappa verso Gaza. Viene da una famiglia molto conosciuta emigrata in Palestina già negli anni ’20. Il padre del nonno materno fu il primo ambasciatore israeliano a Stoccolma. Il nonno materno, Matti Peled, fu il primo generale israeliano a prendere posizione contro l’occupazione nel 1972 e a creare gruppi pacifisti insieme ai palestinesi. Lasciò l’esercito e si dedicò invece a un dottorato in letteratura araba.

Elik, che ora ha 35 anni, ha un passato giovanile di punk. Nel 1995 si arruolò nell’esercito israeliano ed entrò nel corpo dei paracadutisti diventando con il passar del tempo un membro della squadra di élite.

Il quattro settembre 1997 sua sorella Smadar Elhanan, di 16 anni, tornava a casa da scuola sul viale Ben Yehuda a Gerusalemme.Era la prima settimana di scuola e c’era molta gente in giro. Due attentatori suicidi si fecero esplodere quel pomeriggio sul viale Ben Yehuda. Cinque persone persero la vita e venti furono ferite.

Quando Elik venne a sapere dell’attentato chiamò a casa dal reggimento, lo facevano tutti coloro che vivevano a Gerusalemme. Nessuno aveva sentito niente di speciale. Quando chiamò gli aveva risposto un vicino. I genitori erano usciti per identificare la figlia. Lei e la sua migliore amica erano tra i morti.

Dopo la morte di Smadar, la loro madre, Noret Pelled Elhanan, dichiarò che considerava il governo israeliano e la sua politica di occupazione responsabili della morte di Smadar. Continua a leggere

Nuovo spaventoso e ingiustificabile massacro di manifestanti palestinesi, con il chiaro intento di far saltare il recente accordo ANP-Hamas. Senza che il nostro presidente della Repubblica abbia sentito l’elementare opportunità, mentre i militari israeliani uccidevano, di almeno rinviare se non rifiutare il premio assegnatogli da Israele

Dunque non sono i lanci dei piccoli e inefficaci razzi Qassam o il terrorismo palestinese le vere cause della violenza militare israeliana contro gli abitanti dei Territori occupati e di Gaza. L’impensabile e ingiustificabile cifra di ben 20 pacifici manifestanti uccisi dall’esercito israeliano al confine con Gaza, con il Libano e la Siria ne sono la scandalosa prova. Il ragionevole sospetto è che in realtà il governo israeliano voglia forzare Hamas a interrompere la tregua che si è impegnata a rispettare con i recenti accordi con l’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), presieduta da Abu Mazen, firmati di recente in Egitto. Una ripresa del terrorismo da parte di Hamas fornirebbe infatti a Israele un buon alibi per fare pressione sul presidente Usa Obama e avere disco verde per una nuova escalation militare, in modo da far saltare anche il fresco ma non ferreo accordo Hamas-ANP. E’ stata la giornalista israeliana Tania Reinhart a documentare, con il suo libro “Distruggere la Palestina”, che soprattutto il governo di Sharon ha sempre puntato a colpire i palestinesi proprio quando soprattutto Hamas non agiva sul piano terroristico, in modo da costringerla a rispondere e poter così continuare nella spirale della morsa distruttiva degli assi portanti della società palestinese, donde il titolo del libro. Reinhart ha dimostrato come gli “omicidi mirati”, arrivati ormai a quota quasi 300, contro dirigenti e militanti veri o presunti di Hamas e di altri gruppi armati, senza contare i morti civili “collaterali”, siano serviti soprattutto a tener viva l’iniziativa “militare” di Hamas in modo da poter avere gli alibi per continuare a reprimere e poter costruire sempre nuove colonie e il famigerato Muro senza trovare troppe proteste nel mondo occidentale ed europeo in particolare. Non bisogna dimenticare che del resto la stessa Hamas è nata per reazione al massacro nella moschea di Abramo perpetrato dal colono israeliano Baruch Goldstein il 25 febbraio 1993: 29 musulmani uccisi mentre pregavano e nessun colpevole appurato da parte israeliana, che diede la colpa del massacro al solo colono assolvendo la polizia e i militari che lo avevano lasciato entare in moschea armato di mitra. Continua a leggere

Quanti lupi che si dicono minacciati dall’Iran, da troppo tempo preso a calci dall’Occidente. Seconda parte del diario di un mio compagno di viaggio in Palestina

Ridere o piangere? A minacciare l’Iran per i suoi programmi nucleari, peraltro a soli scopi pacifici checché ne dicano Paesi che già hanno mentito e contribuito a mentire sulle (mai esistite) bombe atomiche irachene per scatenare una guerra ancora in corso, sono in particolare gli Usa, Israele, la Francia e l’Inghilterra. Vale a dire, i Paesi responsabili in toto dei disastri  e delle paure iraniane nonché della conseguente scarsa simpatia dei governi di Teheran per noi. La Francia ha foraggiato il programma di armamento atomico clandestino di Israele, e ad agitare i sonni iraniani sono proprio le atomiche prodotte a Dimona, nel deserto del Negev. L’Inghilterra ha enormi responsabilità storiche riguardo la travagliata vita dell’Iran da vari decenni, da quando cioè gli inglesi issarono sul trono “del Pavone” un Pahlavi convinti di poter fare così il bis del golpe filo occidentale di Ataturk in Turchia, di installare cioè anche a Teheran un regime filo occidentale. Il filo occidentalismo ci fu, soprattutto grazie all’imbelle e corrotto scià Mohammad Reza Palahvi, che venne talmente incoraggiato dagli americani a costruire almeno cinque centrali nucleari e a varare l’annesso programma di costruzione di ordigni atomici, in funzione anti Urss, da accordargli la vendita del prestigioso Dipartimento di ingegneria nucleare del famoso Massachusset Institute of Technology, vendita che non andò in porto solo per la ribellione degli studenti, dei docenti e degli scienziati del Dipartimento. Continua a leggere