Festa della donna e pensione a 65 anni. Con la medicina predittiva che farà vivere tutti 100 anni e in buona salute

Le nozze con i fichi secchi devono essere una specialità nostrana. Non vorrei guastare (anche) la Festa della Donna dell’8 marzo, ma c’è qualcosa che non torna nelle polemiche di questi giorni contro la (timida) idea del ministro Brunetta di elevare entro il 2018 l’età pensionabile anche delle donne a 65 anni, così come è avvenuto per gli uomini. Da notare che il provvedimento riguarderebbe le sole donne impiegate dello Stato, non quelle delle aziende private. In Inghilterra il traguardo della pensione a 65 anni anche per le donne sarà raggiunto nel 2020, cioè due anni dopo l’Italia, ma riguarderà tutte le lavoratrici, non solo quelle del settore pubblico. Il problema comunque è molto semplice. Anno più, anno meno,  le donne italiane vivono in media 84 anni, 6 più degli uomini. Il fatto che le donne vadano in pensione 5 anni prima degli uomini, cioè a 60 anni, significa che sul sistema pensionistico “pesano” 11 anni più degli uomini. Infatti i 6 anni di maggiore longevità sommati ai 5 di andata in pensione prima dei maschi dà per totale 11. Una donna vive quindi per ben 24 anni a “spese” del sistema pensionistico, vale a dire quasi il 29% dell’intera sua vita. Per carità, saremmo tutti felici se ci fossero i soldi (e il lavoro per gli uomini) sufficienti per mandarle in pensione magari anche prima dei 60 o dei 50 o dei 40 anni. Il problema è che i quattrini non ci sono più….. A furia di scialare siamo alla frutta. E con il debito pubblico che aumenta di nuovo…. La Germania si è stufata di pagare per tutti, Italia compresa, ed è quindi stufa anche del fatto che le sue donne sono già sul traguardo della pesnione a 65 anni, come gli uomini: pari diritti, pari doveri. In tema di diritti e doveri la disparità significa necessariamente il privilegio per qualcuno e la penalizzazione per gli altri. La Germania (e la Francia) non vede l’ora di cacciarci dall’Europa assieme alla Grecia, più disastrata di noi. E se ci cacciano dall’Europa è la fine non solo per l’unità d’Italia.
Prima di guardare cosa fanno nel resto d’Europa in tema di età pensionabile anche femminile, aggiungiamo solo che un trattamento così di favore si potrebbe capire – e giustificare – se le donne facessero ancora un mucchio di figli, come accadeva fino a qualche decennio fa. Far figli, dalla gestazione al parto all’allattamento, è faticoso, e per certi versi è anche un lavoro di pubblica utilità, di utilità sociale. La società infatti, come le sue aziende e la sua ricchezza, NON esisterebbe senza nascite. E a partorire sono le donne. Solo le donne. Per concepire bisogna essere in due, ma la gestazione, il parto e l’allattamento sono solo a carico del gentil sesso ex “sesso debole”. Da qualche tempo però le mamme italiane fanno poco più di un figlio a testa, con una media di 1,18. Se nel lontano 1964 ne misero al mondo un milione, negli ultimi anni la media è scesa a poco sopra la metà. E ormai anche l’uomo può usufruire di congedo per maternità. Pardòn: per paternità.
Se in Danimarca si va in pensione tutti, uomini e donne indistintamente, a 67 anni, e mai prima dei 65, in Spagna il governo sta pensando di elevare l’età pensionabile a 70 anni, e a quanto pare per tutti. Il traguardo dei 65 per tutti è ormai nella tabella di marcia di tutti i Paesi europei, che però già stanno pensando di arrivare a quota 67, mentre la Spagna come abbiamo visto ho masso gli occhi addirittura su quota 70.
Oltre a non ammazzarsi più di lavoro per i figli, e neppure per il lavoro domestico (colf ed  elettrodomestici alleviano non poco) le italiane, e gli italiani, non si affanno più di tanto neppure per i propri genitori, nonni, ecc. Ormai ci sono le badanti, o lo “sfasciacarrozze” sotto le sembianze finto allegre di gerontocomi, “baggine” varie, “Case di Riposo”, ecc. Non si può sostenere che le donne è bene vadano in pensione prima perché in casa si ammazzano di lavoro. Non lo fanno più né per i figli né per i genitori, così come i padri latitano soprattutto per quanto riguarda l’educazione dei figli: meglio piazzarli davanti al televisore. Gli anziani e i vecchi nel nostro Belpaese sono ormai roba da rottamare o da tenere comunque “fuori dalle palle”, i vecchi non vanno più bene per il Grande Fratello né per le Veline né per “Amici” e cose di questo genere, al massimo per qualche comparsata patetica da Raffella Carrà, che peraltro molto giovane non è più neanche lei…. Insomma, l’Italia ha perso la memoria e anche quella incorporata negli anziani, perché impegnati come siamo a raccontarci balle dipingendoci sempre come “brava gente” e nascondendo le immondizie sotto il tappeto, della memoria non sappiamo più che farcene, anzi: ricordare cosa abbiamo fatto o come eravamo dà solo fastidio. Meglio una bella Memoria, monumentale, trombonica, a senso unico. Per il resto, tutti “ggiovani”, tutti “bbelli”, tutte “bbone” o “fiche spaziali”, tutti “fichissimi”, tutti berluschini o tutti “politicamente corretti”. I vecchi? Che vadano a farsi fottere, loro e la memoria, molto meglio la mutanda a filetto o il pantalone a vita bassa con mutanda maschile in bella vista, molto meglio esibire il culo in pubblico e tenere nascosto il “matusa”. La memoria? E che è? “Robba che se magna?”. Che bisogno c’è di ricordare se la tv ci regala la realtà che meglio ci aggrada e Internet addirittura ci regala quella virtuale?

Polemiche a parte, credo che dovrebbe essere ripensato l’intero sistema pensionistico, che ha sperequazioni pazzesche. Ne fanno le spese le donne e i giovani, che non so se la pensione potranno mai averla. Credo anche che si dovrebbe ritirar fuori e in qualche modo adottare il “salario al lavoro domestico”, idea lanciata dalle femministe più dure e sensate negli anni ’70. In ogni caso, la vita media è destinata ad allungarsi, e non di poco, nel giro di pochi decenni: tutti più o meno centenari e in buona salute fino a tardi. Così stando le cose, ammesso che ci sia lavoro a sufficienza per tutti, compresi i giovani trattati ormai come sottoccupati cronici, che senso ha andare in pensione a 60 anni? O anche prima dei 70-75? Che la vita media sia destinata ad allungarsi, e non di poco, sempre se con una bella guerra nucleare le cose non vengano invece drasticamente “rimesse a posto”, l’ho capito bene nell’estate del 2007 curando la riscrittura del bel libro edito da Sperling&Kupfer “Il manifesto della lunga vita”: quasi 400 pagine di decine di studiosi che dimostravano come la rivoluzione della medicina predittiva allungherà di molto la vita e gli anni in buona salute. La medicina predittiva è quel nuovo tipo di medicina che con opportune analisi mostra di quali mali ci possiamo ammalare nei prossimi anni permettendo così di intervenire in tempo per eliminare i pericoli, con medicine, diete, staminali, ecc.

Il professor Gianluca Pazzaglia, di Perugia, per quanto molto giovane è uno dei migliori specialisti italiani di Medicina preventiva, argomento sul quale organizza periodicamente corsi di aggiornamento per personale medico. Gli abbiamo rivolto alcune domande riguardo il tema dell’ulteriore allungamento delle aspettative di vita, e in buona salute, che pare ormai certo già a partire dalle generazioni attualmente più giovani.

E’ vero che il progresso medico ci allungherà ulteriormente la vita
permettendoci di diventare tutti centenari nel giro di pochi decenni? O si
tratta di una riedizione moderna del sogno dell’elisir di lunga vita?

“Tutti vogliono vivere più a lungo, ma nessuno vuole diventare vecchio”. Così osservava uno scrittore inglese del Settecento, Jonathan Swift, e le sue parole riflettono un desiderio sempre attuale e condivisibile. Soprattutto oggi che ci siamo assicurati di vivere più a lungo: ogni anno l’attesa di vita aumenta di tre mesi e una buona metà di coloro che sono nati nel 2000 arriverà probabilmente a cento anni. Un prodigioso balzo attribuito ai progressi in campo medico, dai vaccini agli antibiotici, e più di recente alla prevenzione e ai passi avanti nelle terapie di malattie cardiovascolari e cancro. Tuttavia i miglioramenti sociali e sanitari sono stati i maggiori promotori di longevità: condizioni di igiene, acqua potabile, sistema fognario, conservazione dei cibi, maggiore istruzione.
Se per esempio  prendiamo un animale selvaggio e lo mettiamo in cattività gli raddoppiamo la vita   perché si trova in un ambiente confortevole con pochi rischi di ammalarsi, con cibo sufficiente e soprattutto con la possibilità di evitare le aggressioni da parte dei predatori. Disponendo ormai di un cospicuo numero di centenari da studiare, gli scienziati negli ultimi anni hanno cercato di sondare i meccanismi biologici della longevità. E di svelarne i segreti.

Ma sarà una vecchiaia ancor più piena di malanni di quanto lo sia già
oggi?

Tutto dipenderà dalle scelte di vita che verranno effettuate e  dai metodi preventivi  che si vorranno applicare. Se invece  si continueranno a trattare solo  le malattie  quando sono  conclamate si finirà con il creare  dei malati cronici che allungheranno  la propria vita grazie alle terapie salva vita  a  prezzo di grandi sofferenze. Senza tenere conto dell’’impatto negativo che  questo tipo di  terapie ha sulla bilancia economica di una nazione. E’ stato addirittura preconizzato da alcuni ricercatori il collasso di alcuni stati  a seguito dell’impennata delle spese sostenute  per la cura di questo tipo di   malati. Se invece si investe  sulla prevenzione migliorando lo  stile di vita è molto più probabile avere  degli anziani in forma.
Questo perché l’invecchiamento dell’uomo,  è modulato da una serie di avvenimenti e comportamenti che non possono essere pianificati solo dai geni. Non vi sono dubbi che un ruolo essenziale lo gioca l’ambiente (conta per il 70 per cento contro il 30 del patrimonio genetico) ma  il «successful aging», come lo chiamano gli inglesi, lo creiamo noi. E dipende dallo stile di vita, da come pensiamo, ci nutriamo, gestiamo lo stress, affrontiamo il lavoro, investiamo nella vita affettiva di coppia o nella famiglia, nell’amicizia, nella spiritualità, nella creatività, nell’universo mentale. Insomma, esiste una variabilità soggettiva nel modo d’invecchiare, su cui possiamo influire. Ciò che facciamo e faremo di noi stessi è determinante per gli anni a venire. In altri termini, siamo un po’ tutti artefici del nostro destino.

Cosa c’è in concreto di nuovo nella medicina che ci permetterà di vivere
più a lungo e più in buona salute?

Anzitutto la  considerazione che il termine “medicina” si sta estendendo a tutte  quelle pratiche che hanno a che  vedere con lo stile di vita e quindi con la vera prevenzione,  in maniera tale da non prendere più in considerazione solo  le malattie ma l’uomo nella sua interezza  per mantenerne la salute il  più a lungo possibile. La salute come la legge non ammette ignoranza e quindi occorrerà la presa di coscienza da parte della popolazione che il termine salute non significa assenza di malattia ma prendersi cura di sé, nello stesso modo in cui curiamo i nostri animali,  le nostre abitazioni o le nostre automobili. Anche il nostro organismo ha  necessità di una manutenzione giornaliera. Entro certi limiti il corpo si rinnova e  noi dobbiamo fare in modo che questa forza rigenerante possa essere attiva giorno dopo giorno aiutandola con scelte salutari.  Non si diventa vecchi il giorno del proprio compleanno, invecchiare è un processo progressivo, biologico e psicologico, e dipende da numerosi fattori, legati anche al vissuto personale e agli stereotipi sociali. E per preservare il proprio capitale di benessere ci sono una serie di comportamenti, in termini di igiene di vita, di controlli e di piccole regole da seguire. A condizione però che le si osservi tutta la vita e non solo di tanto in tanto. Uno stile di vita sano fin dalla giovane età è il mezzo di prevenzione più potente contro le malattie.
Più avanti, quando i guai sono già fatti, è ancora possibile fare della prevenzione correggendo i comportamenti sbagliati, ma più tardi lo si fa, meno efficace sarà.

Può spiegare cosa si intende per medicina predittiva e in cosa si
distingue dall’attuale medicina preventiva?

La medicina predittiva deriva dall’interazione tra tecniche di laboratorio, analisi statistica, calcolo delle probabilità, identificazione dei fattori di rischio genetici ed ambientali di malattia, al fine di pronosticare la probabile storia clinica del singolo individuo in qualsiasi momento o di rallentarne lo sviluppo, suggerendo stili di vita e/o terapie personalizzate.
La medicina predittiva permette di determinare il profilo di rischio, di predisposizione alla malattia di ciascuno, di monitorizzarne l’evoluzione e realizzare interventi preventivi (medicina preventiva) appropriati che agiscano sugli stili di vita e sul tipo di dieta, che utilizzino vaccini o identifichino il lavoro maggiormente conforme alle proprie attitudini fisiche. La medicina predittiva inoltre permette di selezionare la terapia, la dose, il tempo di trattamento più appropriati per il singolo individuo. La medicina predittiva quindi si pone come medicina dell’individualità.

Oggi la salute dei bilanci statali è gravemente minacciata dalle spese per
l’assistenza sanitaria di massa. Le statistiche dicono che i costi degli
ultimi due anni di vita per esempio di un cittadino degli Stati Uniti sono
molto alti, pari a qualche centinaia di migliaia di euro, cifra con la quale
si potrebbe salvare la vita a molti bambini del Terzo Mondo. Con
l’allungamento della vita media non c’è il rischio che i bilanci statali
esplodano?
Il rischio sociale dell’invecchiamento è  dimostrato dal più alto livello di povertà delle famiglie con anziani al proprio interno rispetto alle altre: il 45% delle famiglie considerate “povere” ha un componente con più di 65 anni. Anche il welfare, che si è fatto carico  di questo fenomeno, è un ottimo indice della sua consistenza sociale.
Infatti, lo stato sociale ha finora fatto quasi esclusivamente uso dei trasferimenti monetari per sostenere le famiglie con anziani e persone disabili, provocando la crescita progressiva ed inarrestabile di questa spesa sociale, nonché grandi difficoltà per il reperimento delle risorse, senza mostrare particolare reattività alla sfida che la trasformazione anagrafica in atto nella società ha lanciato al sistema della protezione sociale ed alle politiche fondate solamente sui benefici economici alle famiglie.
La prova di ciò è la circostanza che i trasferimenti pubblici costituiscono in media, per i nuclei familiari che li percepiscono (a titolo di pensione, disoccupazione, indennità varie, etc…), la parte più cospicua del loro reddito.
Davanti a questa necessità gli interventi dovranno essere di ampio respiro e riguardare tutte le politiche sociali che toccano gli interessi di una popolazione costituita in maggior parte da anziani. A cominciare dal sistema sanitario, che, in una prospettiva di medio-lungo termine, dovrà sviluppare un’offerta di servizi adeguata e facilmente fruibile da tale tipologia di utenza.

In Italia spesso la Chiesa si oppone al progresso medico, da ultimo per
esempio è contro la ricerca e l’utilizzo delle staminali. Qual è la
posizione della Chiesa rispetto la medicina antiaging?

La speranza di vita è ampiamente cresciuta nelle società occidentali, ma lo studio dei meccanismi dell’invecchiamento consentirà di ottenere risultati ancora superiori. Per valutare queste ricerche occorre considerarne non solo la sicurezza medico-scientifica, ma anche l’impatto sugli equilibri demografici e sui sistemi sanitari. Voglio precisare   che la scienza non si interessa all’immortalità.
L’obiettivo non è allungare la durata della vita, ma la durata della sua qualità, cioè intervenire non sul tempo dell’esistenza, ma sul tempo senza malattia.
Nonostante studi sempre più frequenti mirino  a ridurre il peso delle malattie degenerative come il cancro, l’Alzheimer e il Parkinson, nessuna nega che morire è biologicamente necessario: è parte del programma di ogni cellula ed è “dovere biologico”, per lasciare posto a nuove generazioni, sempre più forti, che possono contribuire all’evoluzione.
Tuttavia, non vedo perché “eticamente” la Chiesa dovrebbe opporsi  a un prolungamento della vita, in condizioni di lucidità di pensiero e autonomia fisica.
Oggi abbiamo moltissime informazioni sull’invecchiamento e la biologia molecolare ci permette di ipotizzare che il controllo sulla vecchiaia, intesa come fenomeno cellulare, sia un traguardo raggiungibile. Se una persona è messa in grado di godere della propria esistenza, non c’è ragione di temere un mondo più longevo.

Si può  parlare di medicina anti-aging o si deve parlare di medicine
anti-aging, al plurale?
Sicuramente al plurale perché gli approcci sono molti e devono essere integrati fra di loro. Il termine anti-aging  in realtà non è adeguato,  sembra quasi un invito ad  andare contro al processo naturale dell’invecchiamento. La logica è quella di instaurare una serie di comportamenti  e terapie che hanno lo scopo di mantenerci in salute il più a lungo possibile rallentando l’invecchiamento non impedendolo,  facendoci stare il meglio possibile rimanendo efficienti sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista mentale.

Mentre in Occidente e negli altri Paesi sviluppati la vita media si
allungherà, cosa succederà nei Paesi del Terzo Mondo? Noi sempre più longevi
e in buona salute e loro sempre più vittime di fame, malattie ed epidemie?

Purtroppo alcuni atteggiamenti o stili di vita richiedono l’utilizzo di risorse che non sono largamente disponibili come ad esempio l’utilizzo di proteine. L’aumento della vita media non è uniforme su tutta la terra. La durata media della vita nei paesi più ricchi  infatti supera di oltre trent’anni quella nei paesi più poveri e il gap tra le due condizioni aumenta anziché ridursi. Nei paesi occidentali e nelle nuove economie toccate dalla globalizzazione, in Estremo Oriente così come in America Latina, la gente vive sempre più a lungo; in Africa e nelle nazioni dell’ex-Unione Sovietica la durata della vita media diminuisce o è rimasta praticamente invariata rispetto alla prima metà degli anni Settanta. Una conferma che non siamo tutti uguali, a questo mondo, e che bisogna ancora fare molto per vincere le ineguaglianze e le ingiustizie.

Come influisce l’inquinamento ambientale sull’invecchiamento?

L’ambiente in cui viviamo ha le sue responsabilità, sia quello esterno (per esempio i campi elettromagnetici, prati trattati con pesticidi, o traffico stradale) sia quello interno (come legni trattati con sostanze tossiche, tappeti e pavimenti sintetici, condizionatori d’aria).
Per esempio alcune delle sostanze chimiche sintetiche possono simulare attraverso  vari meccanismi l’azione degli ormoni normalmente prodotti dall’organismo umano interferendo con importanti processi e diventando un rischio per la salute dell’uomo.

Ci sono inquinanti anche nei nostri cibi e nelle nostre bevande? Inoltre:
ci sono cibi e bevande o altro, come il fumo e le droghe, che di fatto sono
degli inquinanti per il nostro corpo e quindi per la nostra salute?

Il paradosso che ci troviamo di fronte al giorno d’oggi consiste nel fatto  che siamo sovranutriti ma allo stesso tempo malnutriti in quanto il cibo a causa di tutte le trasformazioni subite non è più naturale ma spesso privato di nutrienti fondamentali quando non contaminato da sostanze nocive.
Senza poi dimenticare che molto spesso la nostra nostra alimentazione è troppo ricca in  rapporto ai nostri bisogni energetici .L’Italia è  il paese dove l’Agricoltura Biologica è cresciuta più in fretta, ma è anche quello in cui si utilizzano tuttora più pesticidi. Circa 175 mila tonnellate l’anno, tre chili a testa tra erbicidi, fungicidi e insetticidi. Secondo l’ultima indagine svolta da Legambiente relativa ai dati raccolti dalle aziende sanitarie locali sui prodotti ortofrutticoli nel 2001, il 30% dei prodotti risulta contaminato da residui di pesticidi, l’8% con residui di più di un principio attivo, un campione su cento addirittura fuorilegge. Scegliere primizie o prodotti fuori stagione vuol dire assicurarsi una buona dose di veleni: pomodori a dicembre e uva a febbraio o sono stati trattati in serra con enormi quantitativi di pesticidi oppure sono stati raccolti prematuramente e mantenuti con metodi tutt’altro che naturali. Al contrario, abituare i nostri figli a consumare cibi variegati e “puliti”, vuol dire metterli al riparo da futuri malanni e patologie legate all’alimentazione”. Anche il fumo è molto dannoso. E’ stata pubblicata recentemente su The Lancet una ricerca che  dimostra che iniziare a fumare prima dei 15 anni produce un rischio doppio di mutazioni genetiche rispetto a chi fuma dopo i 20 anni in quanto nei teenager i danni provocati dalle sigarette vengono riparati  con minore facilità dall’organismo. Ciò comporta anche la possibilità che le persone che smettono di fumare possano lo stesso sviluppare un tumore al polmone. La temperatura della combustione nella sigaretta o nel sigaro è di circa 800 gradi; a quelle temperature si formano circa 20 (SOLO?)sostanze altamente tossiche che vanno ad inquinare il soggetto e l’aria attorno a lui; quindi nei luoghi chiusi ove vi sono fumatori che fumano, queste sostanze vengono respirate da tutti coloro che sono presenti e che magari non fumano, ma che comunque sono intossicati quasi come il fumatore stesso.

Cosa c’è di vero nella credenza che gli abitanti di Okinawa siano i più
longevi del mondo? Perché lo sono? E fin quando saranno, visto che ormai
non sono più pressoché isolati dal mondo?
La loro longevità non è dovuta solo all’eredità genetica, ma anche allo stile di vita e ad un’alimentazione povera di grassi e calorie. La dieta di Okinawa è una dieta semi-vegetariana con poche materie grasse (meno del 25 % delle calorie totali).
Uno degli obiettivi di questa dieta è la restrizione calorica, ma senza dover contare le calorie, al fine di raggiungere il peso forma ed invecchiare meglio. I centenari di Okinawa vivono con circa 1.100 calorie al giorno, quindi meno degli apporti calorici raccomandati a quell’età. Un dato interessante è quello che i centenari di Okinawa hanno livelli ormonali paragonabili a quelli di statunitensi di trenta anni più giovani. Ciò significa che hanno nel tempo logorato meno il proprio sistema endocrino e siccome attualmente un’ipotesi molto accreditata del perché invecchiamo è che col tempo e con stili di vita errati il nostro organismo comincia a produrre sempre meno ormoni se ne può dedurre che tale popolazione è estremamente longeva probabilmente proprio per questa ragione.

174 commenti
« Commenti più vecchi
  1. Peter
    Peter says:

    xAnita

    no, i dati che cercavo riguardano l’impiego di gente di colore nel settore pubblico dei vari paesi. Una cosa molto ardua, anche perche’ l’etnicita’ spesso non viene registrata (es. qui in UK hanno appena cominciato a farlo in modo sistematico).
    Quanto al controllo delle nascite, ti assicuro che musulmani ed indu’ lo usano, come e piu’ della popolazione autoctona, e lo fanno senza troppi misteri ed ipocrisie. La contraccezione per loro non e’ peccato, mentre lo e’ l’aborto (almeno per gli islamici).
    Le famiglie piu’ numerose che mi capita di vedere sono quasi tutte bianche. Ho gia’ parlato delle numerosissime ragazze madri, che fanno figli da diversi partners, e campano con gli assegni familiari, gli alloggi gratuiti forniti dal comune, e via dicendo: una tendenza del tutto sconosciuta tra gli immigrati. E poco conosciuta, direi, anche negli altri paesi europei.

    Peter

  2. sylvi
    sylvi says:

    caro AZ,

    a me molti chiedono se sono modenese, non i modenesi ovviamente. Ho scritto che il nostro accento è secco e tronco, non armonioso.

    Scusa se ti contraddico, e non per motivi semantici, ma dalla Treccani risulta che fra i contrari di “regolare” ci sia anche “clandestino”.
    E se fra le calamità annunciate da Uroburo, io lo leggo, c’è il controllo asfissiante sulla vita delle persone, ciò è anche dovuto al lassismo verso i clandestini!
    Siamo una piccola nazione, non abbiamo Arizone o Texas nel nostro territorio e nemmeno terre estese come la Francia; tanto più aumentano gli abitanti tanto più saranno necessarie regole di convivenza e sempre più strette.
    Perciò mancanza di libertà.
    Ma questo non lo capisce la Chiesa e nemmeno la sinistra.
    E io non capisco loro.

    In Ariege, bellissima regione agricola francese a ridosso dei Pirenei puoi fare anche più di 100 km senza incontrare un piccolo villaggio; vecchi e giovani libertari eredi del ’68 vivono in vecchie fattorie abbandonate, coltivano la marijuana nei vasi come io i gerani, vivono di espedienti ma NON rubano, avrebbero perso la libertà.
    La gendarmerie li lascia in pace.

    Ma noi italiani siamo sempre stati trattati dalla Chiesa e dalla politica come bambini incoscienti da controllare e guidare;
    briglia molto stretta!

    l’autocontrollo e la responsabilità individuali non sono previste e allora giù camionate di divieti regolarmente violati.
    Pessimi educatori, pessimi governanti.

    Mi spieghi come intende la sinistra contrastare il socialismo capitalista uroburiano con un socialismo libertario e responsabile?

    Ciao e buona giornata .
    Sylvi

  3. La striscia rossa
    La striscia rossa says:

    La libertà di ricerca è sorella della libertà di pensiero.

    I freni che le ideologie – o meglio, le loro esasperazioni – pongono al pensiero scientifico sono un’anticamera pericolosa per il più importante dei diritti dell’uomo.

    Umberto Veronesi, 11 marzo

  4. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Chi aveva bisogno di sottotitoli per i films di Troisi?
    ——-
    Caro Peter, Troisi parlava un napoletano italianizzato, come fanno tutti gli attori napoletani per dare colore ma rendersi ugualmente comprensibili. Il dialetto napoletano stretto è altra cosa, ha termini che in italiano non esistono e, se non li si conosce, non si capisce il discorso.

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Duce Sylvi:
    “Mi spieghi come intende la sinistra contrastare il socialismo capitalista uroburiano con un socialismo libertario e responsabile?”
    —-
    Sinistra? Quale sinistra? Dov’è la sinistra in Italia?

  6. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Faustino, partirò a fine mese, dopo il Photoshow alla Fiera di Milano. Non mi sono dimenticato di te, stà tranquillo.

  7. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Ho capito.
    Qui negli US la situazione e’ in riverso.
    Non so se si possono trovare statistiche sui posti di lavoro, pero’ i datori di lavoro hanno una quota, una percentuale e’ data a minoranze.
    Idem per le ammissioni universitarie.
    Gli immigranti Latinos ed i neri sono molto prolifici, leggevo ieri che nella California del sud il 75% di bambini di eta’ scolastica sono Latinos, spesso i genitori sono stati rimpatriati ed i figli rimangono qui perche’ cittadini Americani.
    I bianchi sono a zero in riguardo alla prole.
    Scarsamente si rimpiazzano e la media sta calando.

    Anita

  8. Anita
    Anita says:

    Uroburo scrive:

    “Però le case delle Anite e le fabbrichette delle Silvy saranno salve; potranno vivere nelle loro proprietà come in una fortezza assediata. Come si vede, abbiamo un grande avvenire dietro le spalle.
    Un caro saluto a tutti U.”

    Ma sicuro, la mia e’ pagata e strapagata.
    Perche’ non dovrebbe essere mia?
    Non solo, pago anche per quelli che non hanno pagato, pago per quelli che sono illegali, pago per il welfare e per la sanita’ di chi non ce la fa’.
    Come vede ho piu’ doveri e responsabilita’ verso il prossimo che verso me stessa.

    Anita

  9. sylvi
    sylvi says:

    dedicato a Uroburo

    Il sogno di mio figlio è vendere la fabbrichetta per farne una più grande, con tanta gente che chieda di venire a lavorare con lui, dopo aver pagato, secondo legge, stipendi, contributi e tutto il resto che dice Anita.
    Il sogno è un posto di lavoro gradevole, stimolante e appetibile da giovani che vedono il lavoro come arricchimento anche personale, non solo del portafoglio e a tutti i costi.
    E’ questa la rivoluzione!!

    Sylvi

  10. sylvi
    sylvi says:

    caro Faust,

    sono molto contenta per la tua mamma.
    Abbracciala dolcemente da parte mia.

    Ho chiesto per le foglie di coca- omeopatica.
    Mi hanno consigliato la malva, meglio se in infuso!
    Mi dicono che ha effetti anti infiammatori quando dissento nel blog!!!

    ariviodisi biel
    Sylvi

  11. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Lanciò le scarpe a Bush, Muntazer condannato a tre anni

    Il giornalista iracheno aveva inscenato la sua protesta contro il presidente Usa durante una conferenza stampa

    BAGDAD – Il giornalista iracheno Montazer al-Zaid è stato condannato a 3 anni di carcere dal tribunale di Baghdad per il lancio delle sue scarpe contro l’ex presidente americano, George W. Bush, in occasione della sua ultima visita in Iraq. Nel corso del processo il giornalista della tv “al-Baghdadiya” si è proclamato innocente e il suo legale ne ha richiesto la scarcerazione.

    COLPEVOLE DI VILIPENDIO – Il giudice del tribunale di Bagdad lo ha invece considerato colpevole di vilipendio a un capo di stato straniero in visita nel paese arabo. Al-Zaidi aveva lanciato le sue scarpe contro Bush in occasione della sua visita a Bagdad del 14 dicembre scorso, diventando un vero e proprio eroe per i gruppi anti-americani e islamici del mondo arabo.

    RISCHIAVA 15 ANNI – In prigione sin dal 14 dicembre, al Zaidi rischiava una condanna fino a 15 anni. Nel corso della sua deposizione, si era dichiarato «non colpevole» dell’ imputazione di «aggressione ad un capo di Stato straniero».

    «HO PENSATO A UN MILIONE DI MARTIRI» – «Il sorriso glaciale» di Bush, aveva detto nel corso della prima udienza il 19 febbraio scorso, gli aveva fatto salire il sangue alla testa. «Ho pensato ad un milione di martiri» causati dall’invasione, di cui a suo dire il presidente americano sarebbe «il maggiore responsabile». In aula ha ribadito il concetto, affermando che la sua reazione è stata «naturale», come quella di «qualsiasi iracheno». E così ha lanciato prima una scarpa e poi l’altra, mancando di poco Bush, che era accanto al premier iracheno Nuri al Maliki.

    L’AVVOCATO: «SENTENZA SPROPORZIONATA» – «La sentenza è pesante e non è proporzionata alla legge», ha commentato l’avvocato Dhiaa al-Saadi, capo del collegio di difesa. La sorella dell’imputato Ruqaiya è scoppiata in lacrime e ha inveito contro il premier Maliki definendolo «agente degli americani». Il fratello, Uda

  12. Pietro Falco
    Pietro Falco says:

    Domanda: quanti anni di galera meriterebbe, allora, George W. Bush, che con una guerra assurda e inutile, ufficialmente motivata per la presenza di “armi di distruzione di massa (che non esistevano, ma che furono vagheggiate anche grazie ad un “dossier-bufala” fu costruito col concorso del Sismi di Pollari) ha provoocato la morte di diverse centinaia di migliaia di persone…

    Il trbunale per i crimini di guerra, per essere una cosa seria, non può valere solo per i dittatori del Sudan…

  13. controcorrente
    controcorrente says:

    Cara Anita,

    ho letto la mia “ball Magic” e visto

    l’articolo di Pino, ti darei questi suggerimenti per degli investimenti.

    Suggerisco Jerome Stevens Pharmaceuticals,Adam Laboratories,,Mylan Laboratories,HealthSouth e American Clinical Laboratory Associations..così a caso..tanto per fare qualche nome…

    Poi visto tanto per diversificare..che so qualcosetta in Boeing..,e una capatina in Vinson&Elkins..non so se è quotata quest’ultima
    però….

    cc

  14. Anita
    Anita says:

    x Controcorrente

    Caro CC,
    non investo in singoli stocks, troppo rischiosi.
    Io sono diversificata in Bonds, Mutual Funds, ect…molti sono parzialmente esenti dalle tasse, molti son AAA o AA+ garantiti dal governo federale, di questo ho sempre dubbi.

    Gioco con stocks, ma in piccolo, per divertimento piu’ che altro.

    Si’, anche qui suggeriscono azioni nelle ditte farmaceutiche e sanita’.

    Boeing…l’avevo gia’ comprata anni fa’ quando era nei guai, adesso sono troppo anziana, mi accontento di cavarmela…

    Nel fine 70-80, mio marito sfrontatamente mise quasi tutti i nostri risparmi in oro e argento.
    Ha finto per vendere con forti perdite, aveva acquistato quando l’oro era alto circa $ 900 l’oncia.
    Inoltre loro non rendeva niente.

    Ciao, Anita

    Ti mando il simbolo delle piu’ grandi case farmaceutiche:

    http://moneycentral.msn.com/investor/common/findindgroup.asp?IndustryGroup=MjrDrgManu&iIndustry=10&iIndex=0&nextpage=/detail/stock_quote

  15. Peter
    Peter says:

    xAnita

    non capisco il ‘Peter&Co’. Allora tu sei ‘Anita dell’anti-Democratic &CO’

  16. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Non sono antidemocratica, sono conservativa libertarian.
    La democrazia non c’entra niente.

    Anita

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