Vite e morti da cani. Con gli “Amici della vita” a quanto pare più amici dei cani che degli umani

Ieri ho pubblicato su Giornalettismo un articolo che ha suscitato alcuni commenti particolarmente significativi (del degrado e del declino che viviamo). Perciò lo ripropongo qui con qualche aggiunta.

Strano (si fa per dire), ma in questi casi gli “Amici della vita” e i censori di Facebook modello senatore Gianpiero D’Alia latitano a tutta manetta. E dire che NON si tratta di proteggere ovuli fecondati, morule, feti variamente disgraziati, cadaveri tenuti in vita artificiale per mungere i soldi pubblici (quanti? Nessuno indaga…), non si tratta neppure di proteggere un luogo “virtuale” da immoralità o coglioneria altrettanto virtuale. Sabato 14 è stata una giornata per certi versi storica, da annali neri. Da una parte una strage del sabato sera più pesante del solito: otto giovani morti! E dall’altra un bambino di 10 anni sbranato dai cani, più un bambino di 9 ridotto male e un 40enne spedito in ospedale dagli stessi cani. Che tre giorni hanno ridotto in fin di vita un’altra persona, questa volta una turista di 24 anni, cui hanno anche strappato un occhio, e ferito un paio di carabinieri. Non solo non c’è nessun D’Alia che abbai contro gli sbranamenti da cani, ma il ministero della Sanità ha vietato al prefetto di abbattere quelle belve “miglior amico dell’uomo”: “Vanno catturate con l’anestetico”, ha solfeggiato suaviter il sottosegretario alla Sanità Francesca Martini. Perché invece di dire cazzate non va  a farsi anche lei una passeggiatina in borgata Sampieri, il luogo in Sicilia dello scempio a quattro zampe, magari senza scorta per meglio godersi il proprio sbranamento? Continua a leggere