Si incrina il servilismo verso Israele, inchiodato dalle accuse dei suoi stessi soldati? (A parte il ministro Frattini, ovviamente) In ogni caso, come era già ben chiaro, fine della Palestina

L’aria in apparenza nuova tra Israele e la Siria potrebbe far pensare all’inizio della soluzione dei vari problemi in Medio Oriente, ma in ogni caso si tratta in realtà della liquidazione definitiva dell’ipotesi di uno Stato palestinese, ipotesi mai realmente esistita perché mai in realtà accettata specialmente dai sionisti arabofobi fin dalla decisione dell’Onu della creazione sia dello Stato palestinese che di quello israeliano. La apparentemente strana alleanza di governo tra un semifascista come Netanyau e un “laburista” (?) come Barak si spiega bene solo con il comune rifiuto di risolvere il problema palestinese con la creazione di un altro Stato. In definitiva si tratta solo di un’altra risoluzione Onu tra l’ottantina in totale gettate nella carta straccia dai governi israeliani. E che siano animati, tanto per cambiare, dalla più decisa opposizione alla creazione dello Stato palestinese lo dimostra l’assegnazione della poltrona di ministro degli Esteri a una figura impresentabile e fascistoide come Avigdor Lieberman, il nuovo teorico – dopo quelli della bibbia – della più radicale pulizia etnica tramite cacciata in blocco di tre milioni di esseri umani che tanto non fanno farte del “popolo prediletto da Dio”. Il sugello di Lieberman è confermato da un’altra indecorosa presenza nel governo, vale a dire quella di Eli Ishai, capoccia del partito religioso (!) ultraortodosso Shas,  al quale è stato dato addirittura il ministero degli Interni onde rendere ben chiaro che i palestinesi, gli arabi cittadini israeliani e i pacifisti ebrei israeliani sono in una morsa di ferro. Normalizzare le relazioni con la Siria, asse portante per soluzione di qualunque problema del Medio Oriente a partire dalla legittimizzazione dello Stato di Israele, significa di fatto gettare definitivamente a mare i palestinesi. Tempo pochi anni, avremo quindi solo una di queste tre realtà: una nuova guerra, capace di inghiottire anche noi; uno Stato israeliano binazionale; una pulizia etnica definitiva e su vasta scala.

Intanto però la domanda è: e adesso? Che diranno adesso i sempre pronti a spaccare i capelli in quattro pur di dare sempre e comunque ragione a Israele? Ragione sempre e “a prescindere”, come diceva Totò. Che faccia faranno i cialtroni – transitati anche per i miei blog – sempre pronti a sparare in faccia l’accusa di “antisemitismo” a chi osa non allinearsi automaticamente alle versioni fornite dal governo o dallo stato maggiore militare israeliano? Che faccia faranno i mascalzoni e gli azzeccagarbugli da quattro soldi – ma spesso da trenta denari – sempre pronti a dare addosso ai palestinesi con argomenti del menga tipo “la colpa dei bombardamenti su Gaza è loro perché hanno votato Hamas”? Che diranno i fini sofisti del cavolo che amano blaterare di “prove scientifiche” per negare tutto ciò che di orribile a volte anche Israele commette, compreso il provatissimo e quindi innegabile uso del bestiale fosforo bianco contro i civili a Gaza? Che diranno le facce come il culo, anzi peggio, sempre scettiche, pronte a negare qualunque porcheria israeliana con la bella scusa che “non ci sono testimoni credibili”? Gente strana questi scettici, perché in compenso sono sempre pronti a credere a qualunque balla tragica sul Tibet, da amplificare anzi al massimo, eppure se c’è un posto dove di testimoni non ne è mai esistita neppure l’ombra è proprio il Tibet. Questa volta le accuse e le prove piovono a dirotto direttamente dagli israeliani, soprattutto dai soldati israeliani. Continua a leggere