“Un pezzo di Palestina è in Libano”

“Un pezzo di Palestina è in Libano”, ci scrive la mia amica Stefania Limiti in questo breve reportage da lei intitolato “Voci dai campi profughi dove si vive in condizioni estreme. Con la grande illusione che Israele, paese che occupa militarmente terre di altri, voglia costruire la pace”. Avrei dovuto partire con Stefania e un gruppetto di volenterosi, ma occuparmi del libro per don Andrea Gallo “Non uccidete il futuro dei giovani!”, che arriva in libreria sabato prossimo, mi ha assorbito talmente da avermi impedito, oltre ad anche un solo giorno di ferie, di tornare in Libano. Leggiamo cosa ci scrive Stefania:

Scrivo questo post di ritorno da Beirut, dove il Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila ha portato la solidarietà ai rifugiati della Palestina.
Un pezzo di Palestina è in Libano. Oltre cinquecentomila persone, cacciate dalle loro case nel 1948 e poi nel 1967, vivono in circa dodici campi profughi sparsi nel paese dei Cedri, oggi alle prese con una difficile sfida per difendere la propria indipendenza e per superare l’eredità coloniale.
Nel 2003 l’ufficio centrale di statistica palestinese (Pcbs) calcolava che nel mondo ci sono 9.6 milioni di palestinesi: quasi cinque milioni (4.8 per l’esattezza) quelli della diaspora – una delle grandi tragedie del ‘900 completamente rimossa – che vivono in Giordania, Libano, Siria ma anche in altri stati arabi, Europa e Stati uniti: un milione e centomila vivono in Israele, i cosiddetti «arabo-israeliani», 3.7 quelli che risiedono nei Territori occupati – 380 sono le scuole gestite dall’Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, un dato che segnala la gran quantità di bambini palestinesi costretti ad affrontare lo studio in condizioni di grande difficoltà.

Ciascun palestinese della diaspora, in genere, spera di poter tornare a visitare un giorno, o a vivere, nella terra dove loro o i loro cari sono stati cacciati. Il loro caso non compare in nessuna agenda internazionale. In particolare, le autorità del Libano, dove i palestinesi da sempre hanno segnato con la loro cultura e il loro protagonismo la vita del paese, portando progresso ma anche le inevitabili divisioni, vorrebbero volentieri disfarsene: non a caso la competenza su di loro è assegnata al ministero dell’Interno, come fossero un fatto di ordine pubblico e non a quello degli Affari sociali. I Palestinesi in Libano sono stranieri di serie b, senza la possibili di andarsene: non hanno neanche un passaporto ma solo la carta rilasciata dall’Onu che attesta il loro status di profugo. Come risolvere la grande questione dei rifugiati, se non riconoscendo il loro diritto al ritorno, proprio come prevede la risoluzione dell’Onu numero 194? – strano caso del destino, lo stesso numero d’ordine che verrebbe assegnato allo Stato palestinese, se venisse riconosciuto dal Palazzo di Vetro il suo diritto alla esistenza.

Pensate: la validità di quella risoluzione (che stabilisce il diritto al ritorno e al risarcimento economico e morale dei profughi della Palestina) è stata riafferma da ben 120 votazioni nel corso di questi anni – anche se, più delle tre cifre, colpisce il fatto che è stata sempre, pervicacemente, disattesa. Fu approvata l’11 dicembre del 1948, verso la fine della guerra arabo-israeliana ed esprime apprezzamento per gli sforzi dell’inviato delle Nazioni Unite Folke Bernadotte dopo il suo assassinio da parte dei membri della Banda Stern.
Uno dei grandi interrogativi che pesa sulla iniziativa diplomatica dell’Autorità palestinese riguarda i confini: come chiamare Stato il residuo delle terre di Cisgiordania e Gaza, prive di contiguità territoriale, rosicchiate dagli insediamenti israeliani che hanno ridotto progressivamente i confini della Palestina stabiliti nel 1967? Ma l’interrogativo che angoscia i rifugiati riguarda la loro esistenza: se il riconoscimento dello Stato palestinese li dimenticasse, ci ha spiegato a Beirut il ricercatore indipendente Jaber Suleiman, del Gruppo Ritorneremo, (autore di Marginalised Community: the case of Palestinian Refugees in Lebanon, edito dal Development Research Centre on Migration, Globalisation and Poverty, aprile 2006) allora non sarebbe un evento da salutare con entusiasmo. Per Talal Salman, stimato intellettuale libanese, direttore di As Safyr, uno storico giornale indipendente di Beirut, i negoziati sono una perdita di tempo: Israele non ha nessuna intenzione di fare la pace, gli Stati Uniti non hanno intenzione di convincerli, e senza una soluzione per loro, i rifugiati, non si chiuderà mai la piaga dell’occupazione.
I profughi in Libano vivono in condizioni davvero estreme ma non rinunciano alla loro dignità e alla loro storia: nei campi accolgono le delegazioni con le musiche tradizionali cantate da ragazze e ragazzi in abiti tradizionali, allevano i loro figli cercando di preservarli dall’angoscia che nasce quando non c’è futuro, e di strapparli alla rapacità di alcuni gruppi di terroristi radicali, un fenomeno controllato ma non certo inesistente. E pensano alla loro Palestina le giovani educatrici che organizzano i corsi anti-violenza per bambini e donne del campo di El Buss, nel sud del Libano, i medici e gli insegnanti che si prendono cura della gente in ogni misero campo o gli attivisti dalla Ong Beit Atfal Assoumud (partner del Comitato per non dimenticare Sabra e Chatila nel viaggio), un poderoso, laico argine, insieme al suo leader, Kassem Aina, al lavoro dei gruppi estremisti fondamentalisti.
In questi giorni, alla vigilia del dibattito sulla risoluzione presentata dall’Autorità palestinese che chiede di essere riconosciuta come Stato, colpisce la violenza di alcuni commentatori ospitati dai maggiori quotidiani italiani i quali hanno spesso un argomento su cui poggiare la loro invettiva contro l’esistenza di uno Stato palestinese – pur sapendo che non c’è più terra disponibile per realizzarlo, se Israele non si ritira dai propri insediamenti: tirano fuori le “offerte israeliane di pace”, un mito creato a tavolino, insieme ad una massiccia offensiva mediatica contro il presidente Yasser Arafat, indicato come il responsabile del fallimento del negoziato e del rifiuto delle “proposte di pace”  di Ehud Barak. Un’interessata bugia per nascondere il nodo del conflitto: il fatto che Israele non intende affatto tornare ai confini del 1967 e restituire ai palestinesi quel misero 23% costituito dai territori occupati. Piuttosto vuole annettersi circa la metà della Cisgiordania e concentrare gli abitanti arabi in bantustan, attorno ai centri abitati e ai villaggi, separati gli uni dagli altri e circondati dalle truppe israeliane. In altri termini Tel Aviv punta all’annessione del «massimo di territorio con il minimo di arabi». Robert Malley, membro del team Usa a Camp David, oltre alle critiche di noti commentatori israeliani come Meron Benvenisti e Uri Avnery, sostenne in quei giorni di attivismo del presidente Clinton che Yasser Arafat aveva più volte messo in guardia Bill Clinton sui pericoli di un vertice convocato senza un’adeguata preparazione soprattutto dopo che il premier israeliano Ehud Barak si era rifiutato di attuare una serie di precedenti accordi firmati tre mesi prima con l’Autorità palestinese, come il terzo ritiro parziale dalla West Bank, il trasferimento all’Anp di tre villaggi vicini a Gerusalemme est e la liberazione di 1500 prigionieri palestinesi. Il presidente Clinton riuscì infine a convincere Arafat ad andare a Camp David, dove non vi fu alcuna proposta scritta da parte di Ehud Barak dal momento che le presunte offerte furono presentate come vaghe «idee dei mediatori Usa», promettendogli, inutilmente, che, se il summit fosse fallito nessuna delle parti in causa, a cominciare dagli Usa, avrebbe potuto gettarne la responsabilità sulle altre. A dieci anni dal quel falso negoziato, siamo ancora alle prese con una grande illusione: quella della volontà di Israele, paese che occupa militarmente terre di altri, di costruire la pace.

184 commenti
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  1. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Ps – Se poi vuoi sapere le quanto burro , quante aggiughe , i ricettari classici sono ottimi..ripeto il segreto sta negli ingredienti e poi ognuno si regola..a volte si può fare più liquida a volte più ristertta (fionda) a seconda degli usi…
    Sono a tua disposizioni per ulteriori approfondimenti !

    cc

  2. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi e x TUTTI

    E’ evidente che i responsabili della violenza a contorno della grande manifestazione romana sono da condannare. Non solo per la violenza messa in campo, ma anche perché così fanno il gioco del circo berluscone.
    Ciò detto, è necessario far rilevare alcune cose:
    – in primo luogo, il doppiopesismo che smaschera subito la disonestà di chi in queste ore si straccia le vesti ululando violentemente contro i violenti. Coloro che vogliono generalizzare le responsabilità di un pugno di imbecilli amanti delle devastazioni addebitandole a tutti gli “Indignati”, e quindi di fatto a tutta la sinistra e all’intera opposizione politica e sociale, sono gli stessi che – al contrario – distinguono e spaccano il capello in quattro quando si tratta di dire che le responsabilità dei vari Dell’Utri, Previti, Papa, Romano, Carboni, ecc., non sono dell’intero laido sistema di potere e sottopotere berluscone, ma solo dei singoli. Che ovviamente sono sempre “innocenti e vittime della persecuzione giudiziaria”.
    Per la merdosità della destra le responsabilità sono dei singoli, come prescrivono le leggi e gli elementari principi di civiltà, solo quando è beccato in castagna uno di loro, altrimenti vale la regola inversa, e cioè che le responsabilità di alcuni sono di tutti! Se non è disonestà questa….
    – Abbiamo detto più volte in questo blog che si illude chi pensa che le rivolte tipo Tottenham siano solo fenomeni inglesi, che quelle tipo banlieue parigine sono solo robe di Parigi, che la rabbia dei giovani greci siano solo cose greche e che le rivolte della “primavera araba” siano solo roba da arabi. Ho anche fatto notare che noi, cioè l’Italia, geograficamente siamo al centro di questi luoghi segnati da esplosioni di violenza, come se fossimo l’occhio del ciclone: calma piatta, ma solo apparente. L’ho scritto anche nel libro “Non uccidete il futuro dei giovani!”, firmato da don Gallo e in arrivo in libreria da domani, luned’ 17 ottobre.
    – E’ evidente che i cosiddetti black block et similia NON esisterebbero se la condizione sociale, e in particolare quella giovanile, scuola compresa, non fosse critica come invece è. L’ignoranza e la disperazione generano anche violenza, questo è noto fin da poco dopo Adamo ed Eva. Non esisterebbe neppure Hamas, se i palestinesi non fossero trattati come sono trattati da 60 anni e se noi non fossimo ipocriti come invece siamo da sempre.
    – A proposito dello sconcerto per la mancanza di interventi nel blog sui fatti di Roma, faccio notare il mio sconcerto per la mancanza di commenti sulle nuove iniziative israeliane per impedire una soluzione decente del dramma palestinese, iniziative che nelle ultime ore comprendono la provocatoria decisione di costruire un’altra colonia israeliana a Gerusalemme Est e la volontà occidentale di impedire non solo che lo stato palestinese – deciso dall’Onu 60 anni fa! – veda la luce, ma perfino che l’ANP entri nell’Unesco. Si vuole cioè impedire, dichiarandolo pure esplicitamente, che i palestinesi possano denunciare all’Unesco la distruzione del loro patrimonio religioso e culturale.
    Mentre le devastazioni come quella di Roma non possono sfociare in guerre, i nuovi soprusi contro i palestinesi, con tutto ciò che ne segue, porteranno invece inevitabilmente a nuove guerre. Che andando avanti così prima o poi arriveranno anche a casa nostra.
    – Se lo Stato volesse, i responsabili dei black block sarebbero stati messi già da tempo in condizione di non nuocere. Un po’ come il brigatismo all’inizio. Certi fenomeni sono tollerati, se non foraggiati, perché utili a creare allarme sociale e quindi consenso alla repressione. E’ dalle bombe del ’69 che lo Stato italiano fa argine contro l’allargamento delle conquiste civili, economiche e politiche della grande massa. Roberto Maroni è un ottimo ministro dell’Interno. Ma ci sono gangli dello Stato che non sono sotto il suo controllo ministeriale.
    Un saluto.
    pino

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro CC e caro Gino,
    in attesa che il buon vecchio Faust esca dal sonno dei giusti (che non si differenzia sensibilmente da quello degli ingiusti) due considerazioni sui Black Block.
    Con un casco in testa le persone non sono facilissimamente identificabili,quindi tra i BB ci può essere di tutto. Ed intendo proprio di tutto, a cominciare da fascisti e poliziotti in borghese.
    In compenso ci sono filmati a iosa che mostrano come la polizia apra i suoi cordoni per far passare questa gentaglia che, immediatamente al di là, incomincia a distruggere e saccheggiare senza nessun intervento. Curioso, no?
    E’ interesse della destra e del governo, e non solo loro ma anche tanti altri sedicenti democratici, dimostrare che le sinistre tutte sono colpevoli di chissà quali efferatezze. Quindi le sinistre sono tranquillamente equiparate ai BB (che sarebbe come dire che Malagodi era equiparabile e Freda ma questi sono paragoni che si possono fare SOLO a scapito delle sinistre) anche se, in realtà, i rapporti tra questi due tipi di sinistre (posto che costoro possano essere ritenuti di sinistra) sono pessimi. Sottigliezze che non interessano i nostri sedicenti democratici.
    Ed all’atto pratico, per dimostrare la suddetta tesi, si usa il metodo Cossiga. E’ tutto molto semplice. Se i BB non sono pagati sono sicuramente infiltrati e certamente fanno comodo al governo.
    Una parola infine sul mancato servizio d’ordine.
    O si sostiene che il sindacato è d’accordo con queste pratiche – opinione come un’altra, si sa che la grappa fa brutti scherzi e la mancata assunzione di certe pilloline anche peggio – oppure, a fortiori, bisogna ammettere che la crisi verticale del sindacato lo rende incapace di garantire l’ordine in queste manifestazioni. Per il resto la fine dell’intervento n. 153 di PINO [“Se lo Stato volesse, i responsabili dei black block sarebbero stati messi già da tempo in condizione di non nuocere… Certi fenomeni sono tollerati, se non foraggiati, perché utili a creare allarme sociale e quindi consenso alla repressione. E’ dalle bombe del ’69 che lo Stato italiano fa argine contro l’allargamento delle conquiste civili, economiche e politiche della grande massa.] mi sembra chiarissima e del tutto condivisibile.
    Un caro saluto U.

  4. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Uroburo e l’allegra combriccola del mangia e bevi

    Si può andare a casa di Uro, e sbafare il frutto del suo impegno culinario e i suoi vini, oppure inquattarci in una trattoria milanese dove magari si mangia pesce. Forse Milano è più comoda per il lambrettoso Cerutti Gino che viene dalla Svizzera e per AZ.
    Faciteme sapè, faciteme.
    pin(:-)

  5. sylvi
    sylvi says:

    … si sa che la grappa fa brutti scherzi e la mancata assunzione di certe pilloline anche peggio – Uroburo

    Ma vada…a mettere a mollo il brasato!!!!

    Sylvi

  6. Uroburo
    Uroburo says:

    x ALLEGRA COMBRICCOLA ….
    Cominciamo a definire il quando: FAUSTUS fino a quando rimani?
    A casa mia si può rimanere un fine settimana intero, a Milano solo mezza giornata.
    Mando un sms ad AZ che al limite potrebbe arrivare a casa mia con PINO. GINO quanto puoi rimanere? CC tu non dovresti avere problemi e neppure FAUSTUS.
    PINO su di te non conto: al massimo mezza giornata, dico bene?
    A presto U.

    Menu su due giorni:
    Brasato al barolo con polenta.
    Coniglio alla cacciatora sempre con polenta.
    La sera minestrone alla milanese (o alla piemontese se CC ha voglia di cucinare); oppure spaghetti alle cozze di Pino.
    Torta di mele o bisciola valtellinese, frutta di stagione, caffè e grappino.
    Il digestivo lo porta il Gino dalla Svizzera (ci sono stupendi elisir de’ frati).

  7. sylvi
    sylvi says:

    x alcuni…solo alcuni…forse un paio, della allegra combriccola!

    Spero che i vini friulani vi vadano per traverso!!!

    Sylvi

  8. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Uroburo

    Dici bene. Per vari motivi, è bene non stia fuori più di mezza giornata.
    Preferirei il 25 o il 26, perché prima dovrei essere a Roma e poi a Rimini.
    Abbraccione.
    pino

  9. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Cari voi,
    il 25 ottobre per me non va bene. Ho una prima visita specialistica nel pomeriggio e la seconda il mattino dopo, anche partendo ancora in mutande, arriverei tardi.
    Non sarebbe meglio un fine settimana? Quello a cavallo tra la fine di ottobre e gli inizi di novembre?
    Comincio a scaldare la Lambretta?

    C.G.

  10. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x C. G. e bisboccioni vari

    Se non va bene il 26 o il 27, propongo il 1° novembre, che è festa. Dal 28 al 30 devo essere a Rimini, e non per prendere il sole e fare i bagni a mare.
    pino
    P. S. In mutande no, per cortesia!

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Per me va benissimo.
    Non temere, avrò tempo anche di mettermi i pantaloni….
    E rimediare il digestivo dei frati che tanto piace a U.
    E tu Pino, dimmi, avresti qualche desideriuccio che proviene dal di quà delle Alpi?
    Evitiamo però gli orologetti a cucù, che dio li fulmini!

    C.G.

  12. Uroburo
    Uroburo says:

    Rimane solo o il 31 ottobre-1 novembre (che è festa dappertutto quindi sarebbe un solo giorno lavorativo) oppure il fine settimana del 5-6 novembre. Domattina avverto AZ e sento cheddice.
    Ho appena fatto un litro di aceto antibiotico (o aceto dei quattro ladri) per l’insalatina.
    Un affettuoso salutone a tutti U.

  13. sylvi
    sylvi says:

    caro cc,

    leggendo in giro…apprendo che in Piemonte mettevano i peperoni nella “raspa” per poi usarli nella bagnacauda.
    Mi ha incuriosito sapere per quanto ci restavano ..e il sapore che potessero acquistare!!!
    I cardi, o i cavoli o le altre verdure, andranno sbollentati suppongo.
    Nelle ricette che ho letto è previsto l’olio di oliva misto al burro;
    è una concessione moderna o in Piemonte c’erano uliveti?

    Qui da noi mettiamo le rape nella raspa per cr due mesi e ne facciamo la brovada; ovviamente la brovada diventa più buona più è di uve ricercate.
    nel triestino ci mettono i capucci e ne fanno i capuzi garbi (aciduli) per la jota. Abitudini austriache.

    Sylvi

  14. sylvi
    sylvi says:

    x Uroburo

    Che cos’è l’aceto dei quattro ladri???
    Lei, CC, Faust e Gino????!!!
    omaggi.
    Sylvi

  15. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Sylvy.
    siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii !!
    Sono un ladro. Da ragazzo rubavo Lambrette appostato dietro ai lampioni e firmavo con il mio nome: Cerutti Gino.

    Bei tempi.

    C.G

  16. Controccorrente
    Controccorrente says:

    x Sylvi

    Sì,si metteva anche l’olio di Oliva.
    In quantità a piacere,soprattutto per favorire lo Scioglimento del Burro a inizio cottura.
    Quindi Olio , burro, aggiughe e aglio nella terrina di coccio, girare con cucchiao di legno per far amalgamare e sciogliere il tutto.
    Fiamma bassa, meglio quindi su piastra di Stufa a legna!
    Si regola la cottura spostando dai bordi al centro e viceversa.

    Cavolo sbollentato no, lo preferisco crudo, come il cardo,i tapinabot (topinambur )e altre verdure di stagione a seconda dei gusti,compresi i Chiodini sott’olio.
    Peperoni li preferisco al forno e privati della pelle, ma sono gusti miei !
    Olio ?
    Certo mia cara..tu dimentichi sovente,la vicinanza della Liguria, nel Nord -Ovest”autartico” ed auto sufficiente,scambi ,diciamo culturali,tra Vino et Olio, sono sempre esististi!
    Mancavano solo le “pietre triturate” del carso, ma ne facevamo a meno !

    cc

  17. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Caro Uroburo,
    per me le date vanno bene.
    Ovviamente anche “la cucina”, potrei proporre per la cena:”Minestra di castagne al latte”.

    cc

  18. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Scusa, per chi non ha la stufa a legna ci sono oggi i diffusori di calore in refrattario o in ghisa.
    Potrebbe anche essere il fornello con diffusore della fonduta. O no?

    Pietre triturate del Carso??? Che cosa non fanno i luoghi comuni!!!
    Il Carso ha ottimi vini, compreso il Malvasja, il Vitoska e il Prosecco,; ha ottimo olio di oliva, pluripremiato; ha favolosi formaggi stagionati in grotte che sono diventate come casseforti…e molto altro!!!

    Sono le quantità che sono ancora per pochi eletti!
    Aggiornati…ne è passato di tempo da Ungaretti!

    Sylvi

    Sylvi

  19. Controccorrente
    Controccorrente says:

    E’ ovvio che vanno bene anche i “diffusori di calore”,meglio se robotizzati.

    Io poi ho brevettato un Girapolenta automatico a raggio laser modulato , che sente la consistenza e fa un fischio quando si è raggiunto l’optimum.
    Ovviamente l’elemento umano è ancora importante per la taratura del complesso macchinario !

    cc

    per il momento la “commercializzazione” langue, è infatti un prodotto ancora per pochi eletti!

  20. sylvi
    sylvi says:

    x cc

    Il tuo girapolenta è sorpassato! Il robot deve avere “naso” per il “profumo di cotto” della polenta;
    la consistenza può essere anche quella del pastone per i maiali!!!

    Studia, studia.

    Sylvi

  21. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Mia cara come al solito, parli, senza conoscere,

    Il raggio laser modulato, sente anche il “profumo” , sennò perchè sarebbe modulato…il tutto è collegato ad un Computer con soft della Apple , dove sono registrati milioni di gusti, si tratta di tarare l’oggetto sul gusto del cliente !
    Un pò come quando si tratta di interpretare i dati del censimento austroungarico del 1910 0 13 ,adesso non mi ricordo più nemmeno io !

    cc

  22. Controccorrente
    Controccorrente says:

    In parole povere, si infilano due sensori nelle narici del Cliente e si applicano altrettanti sensori sulle papille gustative …poi si applicano elettrosonde sulla parte del cervello che presiede al gusto del cliente.
    Si fanno delle prove manuali, quando il cervello dice eureka , si registrano le “onde cerebrali” e si traduce il tutto in un “pacco di bit”.
    Si ritara il tutto sul complesso automatico traferendovi il “pacco di bit”, quando il laser modulato trasmette le stesse consistenza e profumo in bit ,ok il pranzo è servito.
    Non mi nascondo che il tutto ha da essere ancora perfezionato, ma sarà un grande passo per l’umanità…semprechè resti del mais in futuro (non traNS GENICO)
    te capiiiii !!

    cc

  23. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    la lingua batte sempre sui robot. Chissà perchè!
    Paura che tolgano posti di lavoro ai nostri? E sbagli!
    Da quel che so io i robot tolgono posti di lavoro ai cinesi…tolgono tante manine cinesine che fanno lavori insulsi e che i nostri non vogliono fare più da mo’!

    I nostri saranno disoccupati, ma i cinesini cominciano a non essere più competitivi con un robot che li batte sui cent di dollaro.
    Però, però…forse… i cinesini si riqualificheranno a spron battuto, impareranno a tarare i soft, a controllarli e poi …ci invaderanno di persona…come già stanno facendo!!

    I nostri? Staranno ovviamente a guardare…se non andranno a Roma a fare la controrivoluzione al premier!!!

    Il Premier a far fuori il Palazzo di Giustizia, e i nostri a far fuori Arcore…i cinesini a far funzionare i robot nelle fabbriche.
    Forse è la volta buona che diventiamo un paese normale.
    Bello scenario, come piace a te!

    Sylvi

    Sylvi

  24. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x U.
    Ho postato ieri che il 1 novembre per me va benissimo.
    Milano? dove, a che ora?
    Da te? Dove, a che ora?

    P.S.: ricordi come si chiama quel digestivo dei Frati?

    C.G-

  25. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Non leggo la Komare, comincio a preoccuparmi.
    Komaaaaaaaareeeeeeeeeeeeeeeee!
    Se c’è, batta un colpo, almeno mi tranquillizzo, cribbio.

    C.G.

  26. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    Vi leggo ogni giorno…non ho niente da dire.

    Altro che…non mi piace la “bagnacauda” o le acciughe.

    Non si preoccupi, comunque la ringrazio.

    Anita

  27. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Sylvi,
    lo scenario che si apre è un’altro che sicuramente ti farà piacere !
    Si ritorna alla legge Reale e presumibilmente al fermo di Polizia di 48 ore o più dove nessuno , nè magistrati nè famiglia sa più nulla di te ,come se fossi desaparecidos…
    Ovviamente il campione DI Pietro è d’accordo, ma Di Pietro non ho mai capito se è un povero pirla o uno troppo furbo.
    Le leggi speciali funzionarono all’epoca delle BR , perchè ci fu un accordo tacito tra PCI e DC per far fuori le BR e insieme magari pure qualche cosetta d’altro.
    Ma ottenuto lo scopo , tutti sapevano che la “cosa ” sarebbe rientrata come è accaduto!.
    Per il momento la FIOM non farà più cortei e sono curioso per quelli della CGIL .
    In sostanza 500 o 5000 Black Block di cui si sa tutto vita , morte e miracoli ,ottengono quello che “nessuno “” avrebbe mai potuto proporre.

    I Balck Blog della Valle di Susa…per esempio..,ma lo sanno tutti chi sono e anche che hanno i migliori penalisti di Torino a loro disposizione (i capoccia ovviamente)…

    Un duo Di Pietro , Maroni ?
    Ma per favore meglio morir Democristi con Casini a questo punto..,senza peraltro magari questa volta la pattuglia dei radicali”liberi”…e di Pannella, che sarebbe ora questa volta che finalmente facesse un digiuno serio..!!Come si deve!

    Comunque lo scopo lo avete raggiunto Noh con i rampolli Black Block !!

    cc

  28. Anita
    Anita says:

    x CC

    Black Bloc in Inglese.

    Schwarzer Block in Tedesco.

    Sono un gruppo anarchico iniziato in Germania.

    I nostri “protesters” assomigliano di piu’ ad un nuovo Woodstock.

    A NY hanno ridotto Zuccotti Park ad cesso aperto, droghe, sesso, sono accampati da tre’ settimane e non permettono che la sanita’ faccia pulizia.

    Occupy Wall Street protesters make love as well as class war with sex and drugs on tap | Mail Online

    http://www.dailymail.co.uk/news/article-2047168/Occupy-Wall-Street-protesters-make-love-class-war-sex-drugs-tap.html

    Queste foto e videos sono anche stati visti sulle nostre TV, i reporter raccontano che si crepa dalla puzza….almeno fino ad ora non bruciano auto e non sfasciano vetrine….

    Stanno rovinando i negozianti, per loro e’ la stagione che li aiuta a tirare avanti per il resto dell’anno.

    Sono contro il capitalismo, pero’ non gli dispiacciono i dollari sborsati dalle varie organizzazioni al suono di $350 a $650 la settimana…non per tutti, per i “protesters” di carriera.

    Anita

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