Altra vergogna senza limite in Israele contro un bambino di 5 anni. Protagonista lo stesso esercito che protegge sempre e comunque ogni sopruso e atto di teppismo dei coloni.

Tanto più grave, greve e incivile il comportamento della soldataglia israeliana contro il bambino di 5 anni Waadi Maswada, accusato e di avere lanciato un sasso contro l’auto di alcuni coloni a Hebron, sia perché non si tratta di un’eccezione sia perché si tratta della stessa soldataglia che a Hebron protegge i coloni teppisti qualunque atto di prepotenza facciano contro i palestinesi sia infine perché MAI i soldati sono intervenuti contro gli infiniti casi di pietre lanciate addosso a persone fisiche palestinesi. Lanci, quest’ultimi, documentati da una marea di video. A Hebron, ricordiamolo, oltre 100 mila palestinesi cono costretti a vivere sopportando soprusi di ogni genere, compresa la vergognosa chiusura di molte strade e centinaia di negozi, perché Israele ha voluto e vuole far spazio alle poche centinaia di coloni di una vicina colonia. Abitata da una tale gentaglia che venera ancora la tomba del pluriassassino Baruch Goldstein che qualche anno fa abitava proprio in quella colonia e una mattina andò a far strage con il suo mitra di palestiensi in preghiera nella moschea di Abramo. Sulla tomba, che fa bella mostra di sé all’interno della colonia, ancora oggi si legge che Goldstein era un uomo giusto e santo e che quella mattima compì una buona azione…

L’unica nota positiva di questo obbrobbrio incivile contro un (altro) bambino palestinese è che l’intero episodio è stato ripreso e denunciato da attivisti di una organizzazione pacifista che riunisce sia israeliani che palestinesi. Altra nota positiva è che a dar spazio alla denuncia in Italia sono i giornali di Carlo De Benedetti che a volte ci tiene a far sapere che lui è ebreo. Queste due note positive sono la miglioare dimostrazione che si può essere israeliani e filoisraeliani senza per questo essere fascisti o avere posizioni repellenti come quella di chi si affanna vergognosamente perfino a giustificare il nuovo sopruso consumato a Hebron prima contro un bimbo di 5 anni e poi anche contro suo padre.

Altra nota comunque positiva è che in Israele documenti come questi filmati non vengono sequestrati e possono circolare, almeno quando sono prodotti da organismi che comprendono anche israeliani.

http://www.youtube.com/watch?v=0LKhQS5f9oo

http://www.youtube.com/watch?v=TxA3oI9PZRc

https://triskel182.wordpress.com/2013/07/12/quel-bambino-palestinese-arrestato-per-un-sasso-adriano-sofri/

Quel bambino palestinese “arrestato” per un sasso (Adriano Sofri).

TRATTARE un bambino di cinque anni e nove mesi, che piange spaventato, come se fosse un pericoloso nemico adulto, e umiliare suo padre davanti a lui e a causa di lui, non è solo un’infamia: vuol dire fare di quello e di tanti altri bambini, asciugate le lacrime, irriducibili e temibili nemici. È successo il 9 luglio a Hebron, il video è in rete da ieri, girato da un militante di B-Tselem. B-Tselem significa, dalla Genesi, “a sua immagine”, è una preziosa organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani nei territori occupati. Il bambino si chiama Waadi, il suo giovane padre Abu Karam Maswadeh. L’operazione è condotta da una decina di soldati e un ufficiale. Volevano portarlo via da solo – ha tirato un sasso all’auto di un colono, dicono; testimoni dicono che l’ha tirato a un cane – ma sua madre si è opposta, vuole che arrivi il padre, altri bambini, specialmente una minuscola e risoluta, lo circondano e lo incoraggiano.

Arriva Karam e chiede: “Perché volete arrestare un bambino di cinque anni?” Ha tirato un sasso. Lui cerca di farli ragionare, invano. Li fanno salire sulla camionetta, li portano via insieme, Waadi piange e si stringe al padre. Li chiudono per mezz’ora in caserma. Poi i soldati ammanettano il padre e gli bendano gli occhi con una fascia bianca, e li portano a piedi, in una ostentata gogna, fino al checkpoint 56 (non so se sia un numero ordinale, certo Hebron è piena di checkpoints), dove li trattengono un’altra mezz’ora. L’uomo di B-Tselem filma tutto, i soldati lo fotografano più volte, per intimidirlo: ma tutta la scena si svolge in una surreale tranquillità. “Mera routine”, osserverà un commentatore israeliano, aggiungendo: “Mero razzismo”. Arriva un ufficiale più alto in grado, il padre – che parla l’ebreo oltre all’arabo e l’inglese – è in grado di seguire i loro discorsi: l’ufficiale li rimprovera per averli arrestati platealmente davanti alle telecamere: danno d’immagine. Allora un soldato slega il padre, gli toglie la benda e gli dà dell’acqua. Padre e figlio vengono consegnati a poliziotti palestinesi, e subito rilasciati. Il video è un incidente, ma rivela che l’arresto di bambini
e genitori e la loro consegna alla polizia è la norma, illegale, nat uralmente. L’età minima per la responsabilità penale è di 12 anni. Nessun bambino israeliano che tirasse pietre a palestinesi è mai stato arrestato, e neanche gli adulti. Hebron, che per i palestinesi è Al Khalil, capoluogo della Cisgiordania meridionale, occupata dal 1967, sacra a tutte le religioni monoteiste, è abitata da più di 150 mila palestinesi, da 700 coloni israeliani, e più di mille soldati a loro difesa. A Hebron, nel 1994, Baruch Goldstein, medico colono dell’insediamento di Kiryat Arba, fece strage di palestinesi in preghiera nella moschea di Ibrahim – la tomba dei patriarchi: il primo attentato suicida avvenne proclamando di vendicare quella carneficina. Dicono che il viaggio a Hebron stringa il cuore. Che i soldati israeliani e i bambini palestinesi giochino come il gatto coi topolini. Che l’esercito scorti i coloni e i visitatori sionisti in incursioni sprezzanti ai quartieri palestinesi. Che le aggressioni per sradicare colture e forzare i palestinesi a lasciare altre terre ai coloni siano continue. Dall’alto della città vecchia divenuta un luogo fantasma, è stesa una gran rete per impedire ai rifiuti, i sassi, le bottiglie lanciate dagli haredim incattiviti di colpire i passanti palestinesi. Dicono che ai più fanatici piaccia pisciargli sopra, dall’alto. Molti anni fa c’era in Israele un gruppo di riservisti pacifisti che aveva scelto per titolo “Yesh gvul”, che vuol dire “C’è un limite”. Non so se il gruppo ci sia ancora. Il limite dovrebbe esserci, sempre, dovrebbe esserci un limite a tutto. Il 9 luglio è stato di nuovo superato.
I cristiani sussultano specialmente alla vista di un giovane uomo incolpevole trascinato per le strade da armati con gli occhi bendati: gli ricorda un altro. E non c’era il bambino. Ma non occorre essere cristiani per sussultare. Ho letto i commenti sul sito di Haaretz, combattuti, alcuni orrendi, altri ammirevoli. Uno ha scritto: “Anch’io da piccolo ho tirato un sasso alle bambine. Mi hanno castigato e non l’ho fatto più”. Un altro ha risposto: “Hanno anche portato via tuo padre con gli occhi bendati?”.

Da La Repubblica del 12/07/2013.

http://www.lagabbianellaonlus.it/2013/07/12/quel-bambino-palestinese-arrestato-per-un-sasso/

di Alberto Stabile
La Repubblica, 12 luglio 2013

BEIRUT – Waadi Maswada ha appena cinque anni e nove mesi, e quasi non si riesce ad intravedere in mezzo alle esuberanti corporature dei militari israeliani, sei soldati e un ufficiale della Brigata Givati, che lo circondano. Ma sullo sfondo della scena, ripresa da un attivista dei diritti umani della Ong B-Tselem, un occhio spalancato sugli eccessi dell’interminabile occupazione dei Territori palestinesi, si sente, insistente come il lamento di un animale ferito, il pianto di Waadi che sta per essere arrestato.

Siamo ad Hebron, la Città dove riposano i Patriarchi, che qualche centinaio di coloni israeliani, a dispetto della storia e degli oltre centomila palestinesi che ci vivono, hanno scelto come simbolo del riscatto della biblica Eretz Israel. Ed è per garantire ai coloni di poter coltivare il loro disegno nazionalista religioso, che il centro di Hebron è dal 1967 occupato militarmente. In sostanza, Hebron è una scintilla del conflitto perennemente accesa.

Ora, viene da sorridere a pensare come Waadi, che non arriva neanche alle ginocchia dei soldati che lo circondano, possa aver rappresentato una minaccia qualsivoglia alla sicurezza dello Stato ebraico. Ma il bimbo, spiega l’ufficiale ai pochi passanti che notano la scena e si avvicinano, ha tirato una pietra contro la macchina di un colono (colpendo una ruota) e va deferito (cioè consegnato) alla polizia palestinese per i dovuti provvedimenti.

Waadi intuisce, si dispera. La telecamera di B-Tselem, un’organizzazione nata in Israele ma animata tanto da attivisti israeliani che palestinesi, registra l’indifferenza dei soldati al pianto di quel bimbo, la concitata trattativa con un ragazzo palestinese per sapere dove abita Waadi, e infine lo sportello della jeep militare che si chiude, inghiottendolo sguardo disperato del bambino.

Giunti a casa, ci dice l’accurato resoconto di B-Tselem, i soldati informano la madre che intendono consegnareilbambino alla polizia palestinese (con cui l’esercito israeliano continua una sorta di coordinamento che risale agli accordi di Oslo, per il resto rimasti inapplicati). La donna, ovviamente, si rifiuta, di consegnare Waadi, che nel frattempo s’è nascosto dietro una pila di materassi, almeno finché non arriva il padre, Karam.

Dopo mezz’ora, arriva Karam. I soldati insistono nella loro decisione di trasferire il bimbo alla polizia palestinese. Il padre obbietta: «Ma ha soltanto cinque anni»! Niente da fare: se non ubbidisce agli ordini, Karam sarà arrestato. Ora la scena cambia. Padre e figlio stati portati alla base militare israeliana di a-Shuhada. Karam ha gli occhi coperti da una benda chiara ele manette aipolsi, comefosse sospettato di chissà quale atto di violenza anti israeliana. Waadi gli siede accanto. Insieme, Karam essendo sempre bendato e ammanettato, vengono accompagnati al posto di blocco del Dco, l’Ufficio di coordinamento, dove ad un certo punto arriva un colonnello israeliano. Il quale, rivolto ai suoi uomini, si lancia in una reprimenda: «Voi state danneggiando la nostra immagine». Non che lo sfiori il sospetto che il fermo sia pure temporaneo di un bimbo sia illegale, ma perché «in presenza della telecamere, i palestinesi arrestati debbono essere trattati bene». Karam e ilpiccolo Waadi vengono consegnati alla poli zia palestinese che li rilascerà subito dopo.

La logica deformata da unoccupazione infinita ha vinto ancora. Le legge è stata applicata alla lettera, contro un bambino di 5 anni e 9 mesi anche se l’età minima dellaresponsabilità penale nei Territori è di 12 anni. Ma ipalestinesi, si sa, non hanno diritto neanche all’infanzia.

In serata l’esercito ha rivendicato la correttezza dell’operato dei soldati, ma ha anche annunciato l’apertura di un’inchiesta.

Quel bambino palestinese “arrestato” per un sasso
di Adriano Sofri
La Repubblica, 12 luglio 2013

TRATTARE un bambino di cinque anni e nove mesi, che piange spaventato, come se fosse un pericoloso nemico adulto, e umiliare suo padre davanti a lui e a causa di lui, non è solo un’infamia: vuol dire fare di quello e di tanti altri bambini, asciugate le lacrime, irriducibili e temibili nemici. È successo il 9 luglio a Hebron, il video è in rete da ieri, girato da un militante di B-Tselem. B-Tselem significa, dalla Genesi, “a sua immagine”, è una preziosa organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani nei territori occupati. Il bambino si chiama Waadi, il suo giovane padre Abu Karam Maswadeh. L’operazione è condotta da una decina di soldati e un ufficiale. Volevano portarlo via da solo – ha tirato un sasso all’auto di un colono, dicono; testimoni dicono che l’ha tirato a un cane – ma sua madre si è opposta, vuole che arrivi il padre, altri bambini, specialmente una minuscola e risoluta, lo circondano e lo incoraggiano.

Arriva Karam e chiede: “Perché volete arrestare un bambino di cinque anni?” Ha tirato un sasso. Lui cerca di farli ragionare, invano. Li fanno salire sulla camionetta, li portano via insieme, Waadi piange e si stringe al padre. Li chiudono per mezz’ora in caserma. Poi i soldati ammanettano il padre e gli bendano gli occhi con una fascia bianca, e li portano a piedi, in una ostentata gogna, fino al checkpoint 56 (non so se sia un numero ordinale, certo Hebron è piena di checkpoints), dove li trattengono un’altra mezz’ora. L’uomo di B-Tselem filma tutto, i soldati lo fotografano più volte, per intimidirlo: ma tutta la scena si svolge in una surreale tranquillità. “Mera routine”, osserverà un commentatore israeliano, aggiungendo: “Mero razzismo”. Arriva un ufficiale più alto in grado, il padre – che parla l’ebreo oltre all’arabo e l’inglese – è in grado di seguire i loro discorsi: l’ufficiale li rimprovera per averli arrestati platealmente davanti alle telecamere: danno d’immagine. Allora un soldato slega il padre, gli toglie la benda e gli dà dell’acqua. Padre e figlio vengono consegnati a poliziotti palestinesi, e subito rilasciati. Il video è un incidente, ma rivela che l’arresto di bambini e genitori e la loro consegna alla polizia è la norma, illegale, nat uralmente. L’età minima per la responsabilità penale è di 12 anni. Nessun bambino israeliano che tirasse pietre a palestinesi è mai stato arrestato, e neanche gli adulti. Hebron, che per i palestinesi è Al Khalil, capoluogo della Cisgiordania meridionale, occupata dal 1967, sacra a tutte le religioni monoteiste, è abitata da più di 150 mila palestinesi, da 700 coloni israeliani, e più di mille soldati a loro difesa. A Hebron, nel 1994, Baruch Goldstein, medico colono dell’insediamento di Kiryat Arba, fece strage di palestinesi in preghiera nella moschea di Ibrahim – la tomba dei patriarchi: il primo attentato suicida avvenne proclamando di vendicare quella carneficina. Dicono che il viaggio a Hebron stringa il cuore. Che i soldati israeliani e i bambini palestinesi giochino come il gatto coi topolini. Che l’esercito scorti i coloni e i visitatori sionisti in incursioni sprezzanti ai quartieri palestinesi. Che le aggressioni per sradicare colture e forzare i palestinesi a lasciare altre terre ai coloni siano continue. Dall’alto della città vecchia divenuta un luogo fantasma, è stesa una gran rete per impedire ai rifiuti, i sassi, le bottiglie lanciate dagli haredim incattiviti di colpire i passanti palestinesi. Dicono che ai più fanatici piaccia pisciargli sopra, dall’alto. Molti anni fa c’era in Israele un gruppo di riservisti pacifisti che aveva scelto per titolo “Yesh gvul”, che vuol dire “C’è un limite”. Non so se il gruppo ci sia ancora. Il limite dovrebbe esserci, sempre, dovrebbe esserci un limite a tutto. Il 9 luglio è stato di nuovo superato.
I cristiani sussultano specialmente alla vista di un giovane uomo incolpevole trascinato per le strade da armati con gli occhi bendati: gli ricorda un altro. E non c’era il bambino. Ma non occorre essere cristiani per sussultare. Ho letto i commenti sul sito di Haaretz, combattuti, alcuni orrendi, altri ammirevoli. Uno ha scritto: “Anch’io da piccolo ho tirato un sasso alle bambine. Mi hanno castigato e non l’ho fatto più”. Un altro ha risposto: “Hanno anche portato via tuo padre con gli occhi bendati?”.

67 commenti
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  1. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo.
    Un pò come quei fottuti che sparano cannonate dentro case abitate da gente innocente.
    P.S. “perso” sarai tu, diciamola per il verso giusto.
    C.G.

  2. rodolfo
    rodolfo says:

    xcg

    a proposito di Eichmann scrivevo nel mio 49 che ….
    “la Arendt lo metteva specificatamente in relazione con la sua incapacita’ di capire e elaborare il pensiero e
    l’ argomento degli altri”….
    e tu sei lo stesso ….chissa’ quante volte l’ho scritto su questo blog….e chissa’ quante volte lo avrai letto (dai giornali seri) o sentito….ma a te piace mistificare e mentire …oppure sei davvero incapace di capire…
    gli israeliani prima di bombardare avvisavano lanciando volantini….e persino telefonando..
    sapevano esattamente i punti strategici al millimetro dove si doveva bombardare…..da dove si continuava a lanciare razzi su israele…o dove si nascondevano terroristi….se poi i palestinesi invece di lasciar metter in salvo vecchi…. donne e bambini se ne facevano scudo …sapendo che si sarebbero bombardati proprio quei punti come l’ amen alla fine della messa….che colpa dunque puo’ avere l’ esercito israeliano?
    Certamente in altri casi puo’ non essere stato cosi…ma se e’ guerra e’ guerra.. ne’ gli italiani…ne’ i russi…tedeschi …inglesi o americani si sono mai comportati diversamente…dunque rallegrati che almeno gli israeliani l’ abbiano fatto….una eccezione al di fuori delle regole.
    Schoenes Wochenende
    Rodolfo

  3. Shalom: puniti non per la mascalzonata contro il bambino di 5 anni, ma per avere danneggiato l'immagine della santa madre Israele! Dio acceca chi vuole perdere.....
    Shalom: puniti non per la mascalzonata contro il bambino di 5 anni, ma per avere danneggiato l'immagine della santa madre Israele! Dio acceca chi vuole perdere..... says:

    http://www.haaretz.com/weekend/twilight-zone/.premium-1.536786

    An IDF PR disaster in Hebron in detainment of 5-year-old
    The soldiers who apprehended Wadi’a last week after he allegedly threw rocks at a settler’s car were chastised not for detaining the boy, but for being caught doing so by a rights group’s cameras.
    By Gideon Levy

  4. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo.
    Hai confermato la tua stitichezza.
    Non solo corporea ma anche mentale: di qua tutti bravi e belli di la tutti
    puzzoni.
    Prenditi un lassativo, anche per il cervello, se lo trovi sul mercato.
    Ho comunque qualche dubbio che con te funzionerebbe, l’ottusità congenita è dura da estirpare.

    C.G.

    P.S.: in vita mia, per quanto potessi rendermi conto, non ho mai mistificat e neanche mentito. Quindi le tue kazzate rivolgile a gente della tua specie.
    Dankeschön!

  5. rodolfo
    rodolfo says:

    xshalom
    insomma da quel che leggo tale padre tale figlio…il padre si era fatto gia’ nell’ insieme 7 anni nelle carceri israeliane …il bambino era gia’ la terza volta che veniva fermato…incorreggibili che vanno a cercare sempre rogne…ne esistono anche in italia …ed anche qui in america….vedi il Treyvon di cui si parla…
    ….il bambino confessa (mentendo) di aver tirato una pietra ad un cane randagio…(cosi e’ scritto nell’ articolo del buon Gideon)….
    ma non gliela mai detto nessuno al “mascalzoncello” che le pietre non si tirano nemmeno ai cani randagi?
    Beh…speriamo che dall’ ultima esperienza abbia imparato qualcosa e si limiti a pisciare a letto.
    In un paese come la germania per esempio ti ritrovi la polizia a casa…
    e se si persiste ti rendono la vita impossibile…..
    a ragione direi….se si vuole essere civili…
    Rodolfo

  6. rodolfo
    rodolfo says:

    Forse il ragazzino ed il padre usciti fuori di senno…potrebbero riuscire a cavarne di piu’ se a posto di rogne e di pietre….sorridendo… usassero lanciare una rosa…rossa beninteso…
    Rodolfo

  7. rodolfo
    rodolfo says:

    Quello che non capiscono i palestinesi e’ che con la violenza e l’ odio non riusciranno mai a trovare la pace e quello Stato tanto desiderato….
    perche’ il cuore degli altri si indurisce….come si e’ indurito il mio dopo il post di shalom…io …che non sono capace di far male ad una mosca…
    cosi e’ la vita ….
    Rodolfo

  8. rodolfo
    rodolfo says:

    e quello che non capiscono i vari cg….e’ che criticare solo gli israeliani …anche per solo un calcio in culo ad un ragazzino…parlando di scandalo e di vergogna…mentre si dimenticano le migliaia di vittime in Siria…non si fa’ per niente un piacere ai palestinesi….al contrario….
    non sarebbe male se le comunita’ nel mondo…oltre che criticare israele criticasse anche i palestinesi…facendo loro osservare con fermezza che tirare pietre…insegnare a scuola ai bambini ad odiare gli ebrei…
    non tira acqua al proprio mulino…. cosi’ come e’ impossibile andare al mulino senza ricoprirsi di farina….ganz einfach….lieber gc…
    Rodolfo

  9. rodolfo
    rodolfo says:

    Beh ed ora in mancanza di interlocutori….tutti a mare a fa’ vede’ le chiappe chiare…mi son stufato e me ne vado a mare anch’ io….
    c’ e’ una spiaggia qui vicino che assomiglia tanto a quella mia in Sicilia..
    la spiaggia della mia gioventu’…ma mancano le arancine e le granite …
    Rodolfo

  10. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    E quei mascalzoni dei coloni (israeliani) dove li metti? Menano e fregano e sparano a tua insaputa?

    Spiace dirlo, ma diventi sempre più patetico senza che, neanche lontanamente, te ne accorgi.
    C.G.

  11. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Ecco, bravo, vai un pò al mare.. rilassati ma attento ai pescecani meregani. Quelli mica fanno gli schizzinosi..
    C.G.

  12. rodolfo
    rodolfo says:

    Inseguito, annega ambulante senegalese
    In Liguria comunità in rivolta….
    =
    E domani?… Domani sara’ silenzio
    e lo sdegno sul razzismo nostrano dei nostri “amici”?…Pustekuchen…
    nevvero caro cg?
    E si legge qualcosa sulla Kyenge …orangotango….faccia da scimmia…
    molliamola a 20 negri….ma perche’ ancora nessuno l’ ha violentata…

    sdegno….un po’ di stupore?…Pustekuchen….
    e magari dopo se qualcuno come me ne parla…spunta qualcun’altro e si dice naturalmente dispiaciuto…..
    ma e’ razzismo….e se le due cose fossero successe in israele o in america ?
    Allora la sonata sarebbe stata sicuramente un’ altra….
    i “vergogna” si sarebbero sprecati….
    Rodolfo

  13. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    Nel cancellare lo spam a blocchi di commenti mi sono accorto in ritardo che c’era anche un tuo commento. Mi spiace. Spero tu possa rimandarlo.
    Un saluto.
    pino

  14. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Il suo giustificazionismo a senso unico è abominevole, ha qualcosa di malsano e patologico. Che lanciare pietre è sbagliato vada a dirlo alle canaglie dei coloni rubaterra. E ai militari fascisti di fatto che li proteggono sempre e comunque.
    Il fatto che il padre di quel bambini si sia fatto 7 anni di galera è un altro sopruso degli israeliani, che vedo la fa felice. Ovviamente. Oltre al sopruso anche contro il bambino.
    Non le dico di vergognarsi perché so che è peggio che parlare al muro. Di solito infatti i muri non sono in malafede e non sono propagandisti maniacali.
    nicotri

  15. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Quelli sono esattamente come certi meregani e certi israeliani. Come certi italiani e certi svizzeri. Come certi calabresi e certi altoatesini.
    Dov’è il problema? Dove lo vedi quando c’è di mezzo il razzismo becero e supponente ?
    Oppure fai parte anche tu di quella specie di ipocriti un tanto al chilo che odia il “diverso” e quando glielo fai notare ti rispondono con il classico:
    “io razzista? ma quando mai!”
    Questa gente la conosco a memoria. quindi..

    C.G.

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