La fine di un’illusione

Per quale motivo il capitalismo del secondo dopoguerra ha trovato negli Usa il suo terreno più favorevole? L’America aveva già subito il crac del 1929, cui fece seguito una dura recessione: come poteva diventare la nazione più importante del mondo? I nazisti erano stati sconfitti grazie soprattutto ai russi, non agli americani, che avevano invece contribuito a sconfiggere soprattutto i giapponesi, impadronendosi di tutte le loro colonie.

Eppure fu l’America a trarre i vantaggi più grandi dalla fine del conflitto. È vero che gli Usa non poterono far nulla contro l’Urss, se non sganciando due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, giusto per far capire chi era il più forte, ma poterono fare qualunque cosa sia nei confronti dello stesso Giappone che nei confronti degli europei, loro alleati, usciti completamente distrutti dalla guerra, che pur avevano vinto. Il piano Marshall fu la principale arma di ricatto, quella che permise agli Usa di considerare l’Europa occidentale una propria colonia.

Francia e Inghilterra smisero addirittura d’essere le prime potenze mondiali. Come avrebbero potuto, finita la guerra, ridare credibilità al capitalismo? Con le due guerre mondiali il capitalismo europeo l’aveva persa del tutto: nel corso della prima era nata infatti la rivoluzione bolscevica e nel corso della seconda il nazismo era stato sconfitto dal socialismo statale. Se non ci fossero stati gli Usa a sbarcare in Normandia e in Sicilia, le sorti dell’Europa occidentale sarebbero state segnate, nel senso che sarebbe diventata un continente socialista. Troppo dolore avevano procurato le dittature nazi-fasciste. Forse soltanto l’Inghilterra sarebbe rimasta capitalistica.

Invece dagli Usa venne una nuova ventata di ottimismo, un nuovo sogno in cui credere, l’unica vera alternativa al socialismo statale. Ecco perché gli Usa hanno dovuto costruire una gigantesca fabbrica dei sogni. Con loro il capitalismo è diventato davvero un fenomeno di massa, strettamente associato alla democrazia politica, dove l’individualismo è il fondamentale criterio di vita per avere successo, dove si premia il merito di chiunque, senza guardare la sua provenienza etnica o sociale o il suo credo religioso, dove tutte le religioni sono uguali davanti allo Stato, dove l’emancipazione sessuale è sicuramente più forte che in Europa.

La mentalità consumistica è entrata a far parte dello stile di vita europeo. Gli elettrodomestici hanno invaso le nostre abitazioni e il cinema hollywoodiano ha legittimato questa svolta epocale. La nuova democrazia veniva basata sulla capacità di spendere. In cambio gli Usa chiedevano all’Europa d’essere profondamente anticomunista. E l’Europa, nel complesso, obbedì, anche se, per impedire lo sviluppo del socialismo, dovette dotarsi di uno strumento poco usato in America: lo Stato sociale.

Dopo quarant’anni di guerra fredda è però avvenuto un fatto del tutto inaspettato: il socialismo statale è crollato per motivi endogeni, in quanto la giustizia sociale che garantiva veniva pagata dalla mancanza della libertà personale (di parola, di associazione e persino di coscienza). Sembrava fatta. Invece il capitalismo americano, dopo neppure un ventennio da quel crollo, ha subìto un grave disastro finanziario, che ha avuto ripercussioni sul mondo intero. Il sogno pareva finito. I debiti erano talmente grandi che s’è rischiato un crac analogo a quello del 1929.

Cioè proprio mentre i paesi del cosiddetto “socialismo reale” capivano che una società massificata, se non vuole finire in una guerra civile, ha bisogno del capitalismo, gli Stati Uniti sono stati invece i primi a rendersi conto, dalla fine della guerra, che, lasciando il capitalismo a se stesso, si rischiava la bancarotta, cioè di morire a causa delle sue intrinseche contraddizioni. Anche loro, quindi, erano arrivati alle stesse conclusioni cui era giunta l’Europa nel corso delle due guerre mondiali.

Agli effetti disastrosi della deregulation, iniziata negli anni ’80 col reaganismo, si è ad un certo punto dovuto supplire, con l’amministrazione Obama, potenziando lo Stato sociale (almeno nel campo della sanità), benché non sia mai mancata una legislazione sociale negli Usa (la prima risale al 1935, grazie al presidente F. D. Roosevelt).

Tuttavia i nodi stanno venendo al pettine. Le differenze sociali, legate al reddito, sono aumentati a dismisura nell’area dell’ex socialismo reale; le casse degli Stati capitalisti non hanno più soldi per rimediare ai guasti del loro sistema economico. Tutti i paesi capitalisti avanzati sono enormemente indebitati, e anche il Terzo mondo, che loro sfruttano da almeno mezzo millennio, non ne può più: questo gigantesco limone arriverà a un punto che non si potrà più spremere, anche perché vi sono paesi (come Cina, India, Brasile…) che vogliono decisamente far parte del Primo mondo.

Siamo seduti su una pentola a pressione: sentiamo il fischio uscire dalla valvola di sicurezza, ma nessuno è capace di abbassare il fuoco e, tanto meno, di spegnerlo. La politica non sa trovare alcun vero rimedio ai guasti dell’economia. Invece di ipotizzare sin da adesso una via d’uscita, praticabile per tutti, continuiamo a ballare sul Titanic.

Altra vergogna senza limite in Israele contro un bambino di 5 anni. Protagonista lo stesso esercito che protegge sempre e comunque ogni sopruso e atto di teppismo dei coloni.

Tanto più grave, greve e incivile il comportamento della soldataglia israeliana contro il bambino di 5 anni Waadi Maswada, accusato e di avere lanciato un sasso contro l’auto di alcuni coloni a Hebron, sia perché non si tratta di un’eccezione sia perché si tratta della stessa soldataglia che a Hebron protegge i coloni teppisti qualunque atto di prepotenza facciano contro i palestinesi sia infine perché MAI i soldati sono intervenuti contro gli infiniti casi di pietre lanciate addosso a persone fisiche palestinesi. Lanci, quest’ultimi, documentati da una marea di video. A Hebron, ricordiamolo, oltre 100 mila palestinesi cono costretti a vivere sopportando soprusi di ogni genere, compresa la vergognosa chiusura di molte strade e centinaia di negozi, perché Israele ha voluto e vuole far spazio alle poche centinaia di coloni di una vicina colonia. Abitata da una tale gentaglia che venera ancora la tomba del pluriassassino Baruch Goldstein che qualche anno fa abitava proprio in quella colonia e una mattina andò a far strage con il suo mitra di palestiensi in preghiera nella moschea di Abramo. Sulla tomba, che fa bella mostra di sé all’interno della colonia, ancora oggi si legge che Goldstein era un uomo giusto e santo e che quella mattima compì una buona azione…

L’unica nota positiva di questo obbrobbrio incivile contro un (altro) bambino palestinese è che l’intero episodio è stato ripreso e denunciato da attivisti di una organizzazione pacifista che riunisce sia israeliani che palestinesi. Altra nota positiva è che a dar spazio alla denuncia in Italia sono i giornali di Carlo De Benedetti che a volte ci tiene a far sapere che lui è ebreo. Queste due note positive sono la miglioare dimostrazione che si può essere israeliani e filoisraeliani senza per questo essere fascisti o avere posizioni repellenti come quella di chi si affanna vergognosamente perfino a giustificare il nuovo sopruso consumato a Hebron prima contro un bimbo di 5 anni e poi anche contro suo padre.

Altra nota comunque positiva è che in Israele documenti come questi filmati non vengono sequestrati e possono circolare, almeno quando sono prodotti da organismi che comprendono anche israeliani.

http://www.youtube.com/watch?v=0LKhQS5f9oo

http://www.youtube.com/watch?v=TxA3oI9PZRc

https://triskel182.wordpress.com/2013/07/12/quel-bambino-palestinese-arrestato-per-un-sasso-adriano-sofri/

Quel bambino palestinese “arrestato” per un sasso (Adriano Sofri).

TRATTARE un bambino di cinque anni e nove mesi, che piange spaventato, come se fosse un pericoloso nemico adulto, e umiliare suo padre davanti a lui e a causa di lui, non è solo un’infamia: vuol dire fare di quello e di tanti altri bambini, asciugate le lacrime, irriducibili e temibili nemici. Continua a leggere