Una cultura davvero transazionale e multiforme, totalmente priva delle miserie e dei fanatismi “patriottici”
La cultura romaní, intesa in senso antropologico, è costituita da un insieme complesso che include la conoscenza, la credenza, l’arte, la morale, le leggi, i racconti, le fiabe, i proverbi, i detti, i motti di spirito e ogni altra capacità e abitudine acquisita dall’individuo come membro della comunità.
L’uomo apprende e accetta la propria cultura, come apprende e accetta la propria lingua materna. Egli impara la lingua materna e si esprime con essa, così come vive e si esprime secondo i dettami della propria cultura. Chiaramente la cultura ha la sua origine storica, le sue regole e la sua struttura direttamente collegate con la vita del gruppo etnico che con essa di esprime. La cultura romaní è transnazionale, multiforme e paradigmatica con infinite sfaccettature e sfumature essendo distribuita in ogni continente e in tantissimi Paesi.
Si è tramandata oralmente di generazione in generazione, per almeno quindici secoli, esponendosi all’influenza delle culture dei Paesi attraversati nel corso del lungo viaggio dall’India verso occidente. Le vicende storiche, economiche e sociali hanno condizionato la diaspora romaní tanto che le diverse comunità romanès che son venute via via delineandosi sono, oggi, portatrici di diverse tradizioni culturali affini e diversificate allo stesso tempo.
Tuttavia esistono dei concetti culturali di base che sono comuni a tutti i gruppi e sottogruppi romanès e rappresentano una costante nel prismatico universo romanó, per questo motivo possono essere considerati l’essenza e l’espressione autentica della romanipé (l’identità e la cultura romaní). Questi concetti di base sono stati ereditati dall’antica e originaria cultura indiana e nel tempo e nello spazio, fondamentalmente non sono mai mutati poiché i Rom, Sinti, Manouches, Kale e Romanichals, a causa delle loro costanti precarie condizioni di vita, non hanno mai potuto sviluppare una filosofia di vita che non fosse legata ai bisogni primari e alla salvaguardia degli interessi individuali e familiari quando non alla sopravvivenza stessa.
In verità si dovrebbe parlare di culture romanès perché tante e diversissime sono le tradizioni che contraddistinguono le diverse comunità. Ogni comunità romaní rappresenta una cultura, un mondo, una realtà a se stante.
I concetti basilari riscontrabili a diversi livelli e con diversa intensità e modalità fra le svariate comunità romanès si basano costantemente su una percezione dualistica del mondo; essi sono: il concetto di onore e vergogna, il concetto di puro ed impuro e il concetto di fortuna e sfortuna legati alla sfera religiosa. Questi concetti esercitano un grande condizionamento su ogni aspetto della vita sia individuale che collettiva e rappresentano criteri di orientamento dei valori essenziali della comunità. La natura dualistica della percezione del mondo è sempre ben presente nella cultura romaní; questa dicotomia è costantemente sottesa in ogni aspetto della vita. Per la popolazione romaní il mondo è diviso in Rom (o Sinti o Kale o Manouches o Romanichals) e Ga‡è (non Rom), uomini e donne, vecchi e giovani, verticale e orizzontale, lento e veloce, buono e cattivo, utile e inutile, alto e basso, piccolo e grande e così via. La visione dualistica dell’universo si estende nell’area dell’igiene personale, del corpo umano, della preparazione dei cibi, della malattia, della salute ed anche dell’erboristeria e della magia.