PANORAMICA DELLA STORIOGRAFIA FRANCESE (II)

Gli anni Trenta segnano l’inizio della fine della storiografia meramente politica. E’ vero che i suoi sostenitori sono ancora in auge alla Sorbona (si pensi a Seignobos), ma il processo in direzione degli studi socio-economici appare irreversibile. La rivoluzione d’Ottobre, il diffondersi del pensiero marxista, i mutamenti post-bellici sul piano sociale, l’esplicito ruolo giocato dall’economia durante e dopo la I guerra mondiale, in particolare la crisi economica mondiale all’inizio degli anni Trenta (che coinvolse anche la Francia): tutto ciò finì per avere ragione del disinteresse degli storici francesi per le questioni economiche.

In verità alla Sorbona da tempo esisteva una cattedra di storia economica e il suo titolare, H. Hauser, era un eminente specialista, ma negli anni Venti i suoi corsi era disertati dagli studenti.

La crescita dell’interesse per l’economia è soprattutto legata, inizialmente, a due nomi: F. Simiand e E. Labrousse. Simiand era sociologo ed economista, simpatizzava per il socialismo e fu vicino alle idee di L. Herr e L. Blum. I suoi schemi interpretativi delle congiunture economiche e delle fluttuazioni dei prezzi ebbero, per quanto imprecisi, una larga diffusione in Francia.

L’influenza di Labrousse, discepolo di A. Mathiez, sugli studi storici fu ancora più profonda. Egli era diventato segretario della federazione degli studenti comunisti, redattore per qualche anno dell'”Humanité”, membro del comitato direttivo della società di studi robespierristi. Entrambi ricorsero ai metodi della statistica matematica per studiare il movimento dei prezzi, e Labrousse, a differenza di Simiand, sapeva collegarlo efficacemente alla dinamica storica degli antagonismi di classe.

La sua tesi di dottorato del 1944, La crisi dell’economia francese alla fine dell’ancien régime e all’inizio della rivoluzione, fece epoca, tanto che Braudel la considerò come una pietra miliare della storiografia francese.

Dopo la barbara esecuzione nazista di Bloch, che occupò la cattedra di storia economica dalla morte di Hauser, nel 1936, sino al 1944, la Sorbona appena poté riprendere una vita normale chiederà a Labrousse di subentrare a Bloch.

Se vogliamo, gli esponenti più significativi di questi nuovi processi nella storiografia francese degli anni Trenta non furono Simiand e Labrousse, ma L. Febvre e M. Bloch, a motivo della famosissima rivista “Annales”, fondata nel 1929 e con cui fecero scuola.

Febvre e Bloch furono storici di grande talento: la loro collaborazione, proseguita per molti anni, fu particolarmente feconda, nonostante le differenze nell’età e negli interessi.

Febvre (1878-1956) si dedicò prevalentemente allo studio della geografia storica (conformandosi alla lezione della scuola geografica di Vidal de la Blache), della storia e della cultura del secolo da lui preferito: il XVI.

Bloch (1886-1944), figlio d’un grande specialista di storia romana, ricevette una brillante formazione scientifica e apprese molte lingue straniere (compreso il russo, il protonordico e il tedesco antico). Durante la I guerra mondiale s’impegnò, come Febvre, a combattere nell’esercito, ottenendo il grado di capitano e numerose decorazioni. I suoi primi lavori furono consacrati alla Francia capetingia: il più importante è senz’altro I re taumaturghi (1924), che testimonia l’interesse dell’autore per i problemi della psicologia collettiva.

Verso la metà degli anni Venti la sua attenzione si concentra sulla storia agraria medievale francese ed europea. Nel 1931 insegna a Oslo storia agraria comparata. Proprio in quel periodo pubblica l’opera che lo fece diventare il maggior storico-economista della Francia: I caratteri originali della storia rurale francese. Negli anni 1939-40 appare quello che può essere considerato il suo capolavoro: La società feudale.

Il suo interesse per le questioni economiche e rurali in particolare aveva chiaramente lo scopo di presentare gli avvenimenti storici nella loro concretezza, nella loro sofferta umanità, contro le interpretazioni aristocratiche che guardavano i fatti solo dall’alto.

Febvre e Bloch si erano conosciuti nel 1919 a Strasburgo, città dove, dopo la I guerra mondiale e il ritorno dell’Alsazia alla Francia, vennero incaricati dal governo di creare un centro culturale francese. Ci vollero però dieci anni prima che le “Annales” vedessero la luce. E appena questo accadde, subito piovvero le accuse di “materialismo storico”, ovvero di dare un primato arbitrario ai fattori economici rispetto a quelli politici e morali.

Ma l’équipe delle “Annales” (che comprendeva anche G. Lefebvre, Ch. Andler e altri) seppe difendersi con coraggio e lungimiranza. Essa invitava a rinnovare gli studi storici, ad ampliare la loro problematica, ad affrontare i processi storici strutturali, ovvero la storia della produzione, della tecnologia, dei mezzi di lavoro; sollecitava a colmare i ritardi rispetto alle scienze esatte e naturali; auspicava che gli storici lavorassero in modo collegiale, avvalendosi dei contributi specifici di tutti sulla base di una comune piattaforma interpretativa.

Con ciò naturalmente non si vuole sostenere che le “Annales” rappresentino la quintessenza della storiografia marxista francese. E’ vero che Bloch e Febvre consideravano l’uomo il fattore numero uno dei processi storici e che nell’ambito di questi processi assegnavano alla dimensione economica un ruolo centrale, ma è anche vero che la loro storiografia restava idealistica: i fatti storici venivano ricondotti, in ultima istanza, a fattori psicologici, in cui cioè era la sensibilità collettiva che rendeva possibile il movimento delle cose.

Gli stessi fatti economici, come tutti gli altri fatti sociali, venivano equiparati a fatti di credenza a e di opinione. Febvre, in particolare, ebbe modo di dire che la ricchezza, il lavoro, il denaro non sono, propriamente parlando, delle “cose” ma solo delle “idee”, cioè delle rappresentazioni o concezioni umane delle cose.

Febvre poi, meno di Bloch, venne a contatto col marxismo. Egli si considerava “marxista” solo in senso incidentale, poiché riteneva che molte idee di Marx erano divenute, indirettamente, patrimonio comune di molti storici francesi. Per lui Marx era unicamente un filosofo, che uno storico non aveva tempo di leggere.

Peraltro non è possibile considerare l’esperienza delle “Annales” come la sola che abbia contribuito a determinare questa svolta metodologica nella storiografia. Altri elementi furono non meno importanti: il progresso generale delle scienze, la rivoluzione operata nella fisica, la situazione politica in cui forte era l’odio per il fascismo, la formazione del Fronte popolare, l’influenza crescente del marxismo.

Assai stimolante fu anche l’opera di G. Lefebvre (1874-1959), per quanto esclusivamente dedicata alla rivoluzione francese. All’inizio degli anni Trenta, dopo la tragica morte di A. Mathiez, Lefebvre fu chiamato a Parigi per assumere alla Sorbona l’unica cattedra di storia della rivoluzione francese esistente al mondo. Egli divenne anche presidente della società degli studi robespierristi. Grande fu il suo contributo alla comprensione delle lotte di classe nelle campagne francesi durante il periodo della dittatura giacobina.

Sono stati dunque quattro gli storici francesi più importanti degli anni Trenta: Bloch, Febvre, Lefebvre e Labrousse (quest’ultimo il più sensibile alla lezione marxista). Ma la guerra del 1939 e la catastrofe che s’abbatté sulla Francia l’anno dopo interruppero per un certo tempo questo rinnovamento.

Assai grave per la storiografia francese fu la perdita di M. Bloch. Già cinquantenne, egli pensò fosse suo dovere partecipare alla guerra contro i nazisti. Arruolatosi col grado di capitano fece parte nel 1940 di quelle unità francesi che riuscirono a imbarcarsi a Dunkerque per l’Inghilterra, da dove poi rientrò in Francia. Dopo la capitolazione gli divenne impossibile insegnare alla Sorbona e per qualche tempo esercitò in provincia. Durante questo periodo lavorò all’Apologia della storia, che rimase incompiuta e fu pubblicata postuma da Febvre.

Bloch detestava profondamente l’hitlerismo e la sua ideologia razzista. Divenuto uno dei comandanti della cintura lionese della Resistenza, fu arrestato dalla Gestapo nel 1944 e fucilato il 16 giugno.

Durante tutta la guerra Febvre, rimasto a Parigi, fece l’impossibile per prolungare l’esistenza delle “Annales”, la cui periodicità era divenuta assai irregolare. Nel 1946 i fascicoli ricominciarono ad apparire sotto un nuovo nome, “Annales. Economies-Sociétés-Civilisations”, redatti dal solo Febvre.