Le festività sono passate, i problemi invece sono rimasti. Comprese le porcate contro la Siria

Federal Reserve: la crisi dei cent’anni

Mario Lettieri* Paolo Raimondi**

Allla vigilia di questo Natale la Federal Reserve ha compito cento anni! Ha “navigato” attraverso due guerre mondiali e nella Grande Depressione del ’29. Arriva però al suo centenario in condizioni disastrate e con una profonda crisi di identità. Per la prima volta nella storia ha completamente stravolto la sua missione: da controllore dell’inflazione e attore nella politica contro la disoccupazione è diventata la fucina di liquidità illimitata con un bilancio distorto fuori misura, pari a circa un quarto del Pil americano. Prima del 2007 non solo ha ignorato tutte le avvisaglie del crollo finanziario incombente ma, quel che è più grave, ha assecondato, se non favorito, i comportamenti più speculativi e rischiosi. Poi ha salvato dal fallimento tutte le grandi banche, lasciando di fatto che continuassero ad operare come prima. La liquidità immessa sta drogando l’economia creando visioni psichedeliche quanto irreali dell’economia prospettando una rosea fine della crisi economica e bancaria.

Forse per dimostrare che la Fed tiene in mano ancora il timone della finanza, il governatore Ben Bernanke all’ultimo incontro dell’Open Market Committee ha annunciato che, a partire dal prossimo gennaio, la banca centrale diminuirà il quantitative easing mensile di 10 miliardi: acquisterà 35 miliardi di dollari di bond del Tesoro invece di 40 e  40 miliardi di titoli speculativi asset backed security invece dei soliti 45.Per poter “incassare” il sostegno di Wall Street, ha spiegato però che queste decisioni non cambiano minimamente la “accomodante politica monetaria” della Fed. Infatti, a differenza delle reazioni destabilizzanti dello scorso maggio quando Bernanke ventilò un possibile cambiamento nella politica del QE, questa volta i mercati hanno salutato il suo intervento con una significativa impennata della borsa. Bernanke ha voluto anche assicurare le banche che il tasso di interesse zero rimarrà almeno fino al 2015 se non fino al 2016 e che la Fed continuerà a comprare titoli in quantità rilevanti. Ha garantito in particolare che nel suo bilancio saranno mantenute le centinaia di miliardi di dollari di titoli tossici già acquistati e quelli che saranno comprati in futuro. Di questo passo il bilancio della Fed a fine 2014 sarà di circa 5.000 miliardi di dollari con un rapporto leva di 100 a 1 rispetto al suo capitale di base.

Ma la vera sfida per la Fed è di carattere geoeconomico e geopolitico. Vuole continuare a mantenere il dollaro come valuta centrale delle riserve monetarie mondiali o intende trasformare la moneta americana in qualcosa che si può stampare come e quanto si vuole, col metodo che gli americani chiamano “fiat money”? Una cosa è certa: le due politiche non si possono mantenere insieme e a lungo. Anche se il dollaro è protetto dalla forza politica, più che economica, del governo di Washington, la sua credibilità e di conseguenza il suo valore intrinseco vanno via via scemando in rapporto inverso alla sua crescente quantità in circolazione. Prima o poi si arriverà ad una situazione di rottura. Già vi sono segnali in Cina. Nonostante Pechino sembri limitarsi a mere dichiarazioni di fastidio per le politiche della Fed, i pagamenti in yuan per le importazioni sono già il doppio di quelle regolate in euro. In un anno l’intero commercio cinese con il resto del mondo fatto in yuan è passato dal 12 al 20%.

A breve l’Arabia Saudita, il Qatar, il Kuwait e il Bahrein creeranno una moneta comune, anche se per il momento rimarrà ancorata al dollaro. Anche un certo numero di Paesi africani sembrano vogliano fare lo stesso. Possono ritenersi iniziative marginali sulla scacchiera del sistema monetario internazionale, ma sono chiari segnali di insofferenza verso un dollaro di cui non si conosce più il vero valore. Sono mosse che potrebbero andare verso un sistema alternativo, verso un nuovo paniere di monete. Anche per queste considerazioni non si possono fare gli auguri alla Fed per il suo centenario. Non le si può dire: “fate i buoni”, come dice una certa pubblicità di panettoni, perché potrebbe fraintendere e pensare che sia arrivato anche il momento di rimpiazzare il Tesoro e di stampare bond…

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Nasce un’unione bancaria europea già vecchia e impotente

Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

La lettura della recente direttiva sulla cosiddetta unione bancaria europea non ci induce all’ottimismo a dispetto dei soliti laudatores di regime. La direttiva sui salvataggi e sulle liquidazioni delle banche varata dal Consiglio dell’Unione Europea sorprende per la sua scarsa incisività. Più che una riforma è un documento che sancisce il comportamento delle autorità europee e nazionali ben conosciuto negli ultimi mesi, in particolare dopo la crisi bancaria di Cipro. Vi si afferma che la crisi finanziaria ha evidenziato la mancanza di strumenti di intervento nei confronti delle istituzioni finanziarie in gravi difficoltà al fine di prevenirne la bancarotta o di gestirne la liquidazione. In passato si sono utilizzati soldi pubblici per operazioni di salvataggio e per evitare effetti destabilizzanti per il sistema. Anche alle banche solventi, in verità, sono stati concessi aiuti con l’immissioni di liquidità da parte della BCE o con altre garanzie statali per i titoli in loro possesso.

Dopo avere speso diverse centinaia di miliardi di euro ovviamente presi dalle tasche dei contribuenti, l’Europa oggi si dichiara inorridita da tali scelte e introduce il bail in. Cioè saranno per primi gli azionisti e i creditori della banca a rischio di fallimento a dover contribuire al salvataggio. Indubbiamente è più corretto. Ma si ricordi che i cosiddetti anonimi “creditori” altro non sono che i risparmiatori titolari di conti correnti presso la banca in crisi. La legge, come noto, prevede che potranno essere aggrediti i depositi che non godono delle garanzie previste, cioè quelle fino a 100.000 euro. Le nuove regole stabiliscono che, se fosse insufficiente lo strumento del bail in e se il fallimento della banca fosse destabilizzante per il sistema, le autorità potrebbero intervenire con il Meccanismo e con il Fondo di risoluzione europei. Ma questo Fondo dovrebbe diventare attivo nei prossimi 10 anni! Solo allora diventerebbe un meccanismo unitario con la mutualizzazione dei rischi. Nel frattempo, al di la delle tante e belle parole sull’approccio bancario unitario e sulla fine della frammentazione del credito in Europa, i governi nazionali di fatto continueranno ad  intervenire con il bail out, cioè con gli aiuti di stato, magari anche con la temporanea acquisizione pubblica della stessa banca.

E’ evidente che la finanza resta privilegiata e batte alla grande il lavoro e l’imprenditorialità. La nuova unione bancaria da un lato rinvia nel tempo e dall’altro concentra l’intervento sugli strumenti e sulle procedure attuabili in caso di alto rischio o di liquidazione bancaria. Ma quando si è sulla soglia della bancarotta o della liquidazione vuol dire che la malattia è già conclamata e che si sta intervenendo troppo tardi! Perciò riteniamo che una legge bancaria efficace dovrebbe anzitutto verificare i comportamenti e le attività delle banche e del sistema finanziario per correggerli o sanzionarli severamente al fine di evitarne la bancarotta.

E’ davvero sconcertante e sorprendente il fatto che nella lunga direttiva non sia menzionata neanche una volta la parola “speculazione”! Eppure tutti sanno il suo ruolo nefasto nelle operazioni dei mutui subprime, nei mercati non regolamentati dei derivati Otc. Per non parlare delle speculazioni sulle monete e sulle commodity fatte con i futures. Questi sono i campi principali delle attività finanziarie delle grandi banche internazionali ed europee con impatti sistemici. Le banche europee, con la Deutsche Bank in testa, hanno, purtroppo, da tempo pericolosamente superato le cugine americane sui mercati dei derivati finanziari. Perciò resta urgente una vera riforma bancaria per affrontare le cause del malfunzionamento dell’intero sistema.

I governanti europei, ancora una volta, ignorando le istanze provenienti dal mondo del lavoro e dell’impresa, non hanno affrontato il cuore del problema che è quello della separazione delle banche commerciali da quelle di investimento. Le prime raccolgono risparmio da utilizzare per crediti non speculativi e a sostegno dei settori produttivi dell’economia mentre le seconde operano con i soldi propri e a proprio rischio. Così come si fece negli Stati Uniti nel lontano 1933 con la legge Glass-Steagall.

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Disciplina nell’economia al posto di modelli astratti

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

Persino il Financial Times, l’interprete più autorevole della City di Londra, di fronte a nuove e crescenti bolle speculative, si è sentito obbligato a chiedere l’applicazione di una maggiore e più rigorosa disciplina della finanza. Il nuovo approccio dovrebbe essere prioritario anche nell’insegnamento delle scienze economiche mettendo da parte i cosiddetti “modelli astratti” dominanti. Il giornale ha lamentato il fatto che si sia posto “una fede eccessiva nei modelli matematici” applicati alla finanza e all’economia, perdendo così il contatto con l’economia reale e con le vere esperienze della vita. La continua “genuflessione rituale di fronte ai modelli matematici” ha illuso, secondo FT,  la maggioranza degli  economisti, degli studiosi e degli studenti di economia  creando in loro una “presunzione scientifica” ed un’aura di rispettabilità intellettuale. Ciò ha inevitabilmente portato al completo fallimento nel prevedere e nello spiegare il peggiore crac finanziario della storia. Questa critica, in verità, arriva un po’ tardi, ma, come dice il proverbio, meglio tardi che mai. Staremo a vedere se le autorevoli considerazioni resteranno nella sfera della filosofia morale o si tradurranno anche in effettivi cambiamenti delle scelte e dell’insegnamento della politica economica.

Che questi modelli matematici astratti fossero delle pericolose “stelle cadenti”, lo si era già sperimentato in dimensioni eclatanti quando l’hedge fund speculativo Long Term Capital Management (Ltcm) nel lontano 1998 crollò su stesso. Creato negli Usa nel 1994 da un gruppo di esperti finanziari della Salomon Brothers, il fondo Ltcm si basava sui modelli matematici formulati da Myron Scholmes e Robert Merton, due premi Nobel per l’economia. Essi furono insigniti del prestigioso riconoscimento per aver formulato “un nuovo modello per determinare il valore dei derivati” e  per aver costruito una complicatissima formula per condurre operazioni finanziarie e scommesse sulle piccole variazioni dei tassi di interesse, inizialmente dei Treasury bond. Il modello era diventato fondamentale per “lavorare” in particolare con i derivati Otc non regolamentati. Inizialmente si registrarono grandi profitti, tra il 20 e il 40% del capitale investito, il che aumentò la cupidigia e la propensione a rischi maggiori. I resoconti statistici mensili generavano poi la convinzione della giustezza di tali comportamenti speculativi.

Anche la Fed ha partecipato alla “festa”, mentre tutti i controlli preposti venivano di fatto annullati. Come il discusso ciclista americano, Lance Armstrong, che trascinava dietro di sé il resto del gruppo, anche Ltcm guidava fondi speculativi e operatori di borsa generando un ”effetto valanga”. Uno dei segreti del suo successo fu la capacità di operare con l’effetto della leva del credito, tanto che nel 1998 il fondo, con un capitale di base di 4,7 miliardi di dollari contava crediti per 124,5 miliardi, con un rapporto debito/capitale di 25:1. Ma la cosa davvero esplosiva era il valore nozionale dei suoi derivati Otc pari a ben 1, 25 trilioni di dollari! Ltcm era diventato il nuovo dio dell’Olimpo, potente e imbattibile. Le operazioni finanziarie si espandevano a tutto campo e su tutti i mercati del mondo. Anche su quelli delle cosiddette tigri asiatiche, che poi entrarono in crisi, e delle obbligazioni della Federazione Russa, che divennero inesigibili con il default russo nel 1998. E’ una storia nota.

Ltcm si trovò pieno di titoli e di derivati in caduta libera mentre i creditori chiedevano al fondo di rientrare subito e di coprire le sue posizioni debitorie. Di conseguenza andò in bancarotta. Fu la prima vera avvisaglia della crisi finanziaria e bancaria sistemica con tutti i suoi ingredienti di panico. Le reazioni a catena avevano portato l’intera finanza alla soglia del “melt down”, della dissoluzione del sistema. La Fed dovette intervenne con un piano di salvataggio di 3,6 miliardi di dollari, chiedendo un contributo di alcune centinaia di milioni di dollari a tutte le grandi banche internazionali partecipanti. Anche alla Lehman Brothers.  Erano le stesse banche coinvolte nel crac del 2007-8 che abbiamo imparato a conoscere come le “too big to fail”.

Il fallimento di Ltcm non fu una lezione. Anzi, tutti sembravano ancora più convinti della propria capacità, quasi divina, di gestire le crisi. Il Financial Times cita anche il noto economista americano, John Kenneth Galbraith, stretto collaboratore del presidente JF Kennedy e forte assertore del primato dell’economia reale sulla finanza. Egli, diversi decenni fa, aveva già accusato gli economisti di essere pervasi da un misto di “speranza e di fede” avvolto in una grande presunzione scientifica. Certo non si tratta della speranza e della fede di cui parla papa Francesco nelle sua Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium” in cui invita anche i leader dell’economia mondiale a riflettere sulle cause più profonde della grande crisi finanziaria e a guardare all’uomo prima che al profitto. La loro, invece, è la fede nella “magia della finanza”.

*Sottosegretario all’Economia nel governo Prodi **Economista

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http://www.remocontro.it/mondo/la-turchia-di-erdogan-trattava-con-al-qaeda-per-la-guerra-ad-assad/

La Turchia di Erdogan trattava con Al Qaeda per la guerra ad Assad

Lo scandalo che ha portato alle dimissioni di 10 ministri rischia di travolgere il premier turco Erdogan e l’AK Parti

Le vere ragioni del terremoto politico in Turchia. Erdogan creava fondi neri per finanziare la guerriglia siriana. I documenti degli incontri segreti col banchiere saudita Yasim al Qadi, già amico dell’amministrazione Bush. Il suo nome è inserito nella lista nera del terrorismo internazionale

Lo scandalo che sta travolgendo il premier Erdogan e l’Ak Parti, il partito di governo egemone sino ad oggi in Turchia, porta diritto alla Siria. A far tremare il primo ministro turco Erdogan non è tanto il sistema corruttivo scoperchiato dalla magistratura, quanto i legami oscuri con il faccendiere iraniano Zarrab e soprattutto con alcuni esponenti del netowrk di al-Qaida. Il premier turco ha incontrato più volte, segretamente, uno dei principali banchieri del terrorismo internazionale. Con la complicità di alcuni ex membri del suo governo, poi costretti alle dimissioni per una pulizia di facciata, avrebbe sottratto ingenti somme di denaro al bilancio statale per finanziare segretamente la guerriglia siriana.

La “Tangentopoli” turca scoppiata con gli arresti del 17 dicembre nasconde molto di più di un semplice giro di mazzette e sta mettendo a dura prova la tenuta del governo Erdoğan peraltro già profondamente rimaneggiato qualche giorno fa, e soprattutto del sistema di potere costruito dal primo ministro intorno al partito Akp nel corso dell’ultimo decennio. Henri J. Barkey ha efficacemente utilizzato la metafora di Icaro per descrivere la parabola del leader turco, ormai palesemente accecato da delirio di onnipotenza. Tuttavia, i fatti delle ultime settimane sono solo la punta di un iceberg che minaccia di rivelare sviluppi sorprendenti, per quanto non totalmente inattesi.

Secondo molti giornalisti turchi, nella seconda lista di persone che la magistratura avrebbe voluto arrestare c’era anche Bilal Erdogan, figlio del primo ministro. Bilal sarebbe coinvolto in relazioni poco chiare con alcuni affiliati di al-Qaida. Sul fatto che Erdoğan sia il regista del sistema corruttivo scoperchiato dalla magistratura sembra non esserci alcun dubbio. Subito dopo essersi dimesso, il ministro dell’Ambiente e della Pianificazione Erdoğan Bayraktar ha velenosamente affermato che anche il primo ministro avrebbe dovuto seguire il suo esempio, dal momento che è stato proprio il leader dell’Akp ha ordinare personalmente i progetti sui quali si concentrano le indagini. Insomma, Erdoğan c’è dentro fino al collo.

La posta in gioco dello scontro è proprio la sua testa. Tra gli esperti turchi è diffusa l’opinione che la sorte del primo ministro turco sia ormai segnata. Erdoğan può provare a resistere con il suo stile sprezzante e i suoi metodi autoritari, ma le sue speranze di diventare presidente della Repubblica, sono ora ridotte al lumicino. E già in occasione delle amministrative di marzo l’Akp potrebbe andare incontro a qualche sorpresa. Anche se il comizio all’Aeroporto Ataturk di Istanbul mostra che Erdogan ha ancora un vasto consenso tra il suo elettorato. Manca una alternativa credibile. La recente investitura Washington dal leader del Chp (il principale partito laico di opposizione) Kemal Kılıçdaroğlu, l’opposizione rimanere debole.

Il lato oscuro della vicenda riguarda le ragioni che hanno spinto Ankara a correre il duplice rischio di irritare l’alleato americano e di esporsi ai pericoli della galassia di faccendieri iraniani sempre più importanti nel sistema economico turco. Da tempo in Turchia c’è chi guarda con sospetto a questa sorta di “infiltrazione”che avrebbe ragioni prevalentemente politiche. C’è chi ipotizza che Ankara sia al centro di un traffico di componenti nucleari destinate al programma atomico iraniano. Saputo che il regista dello schema “oil for gold” era Zarrab, intimamente legato all’ex presidente iraniano Ahmadinejad, ecco che a gettare nel panico Erdoğan non sarebbero i 66 milioni di dollari di mazzette quanto le “special relationship” tra Ankara e Teheran.

Il 29 settembre un episodio molto interessante alla luce degli sviluppi successivi. Protagonisti Yasin al-Qadi e Usama Qutb. Il primo, in particolare, è noto alle cronache per la contiguità con gli ambienti di al-Qaida, tanto che dopo l’11 settembre Stati Uniti ed Unione Europea congelarono i suoi asset finanziari (poi liberati). Lo scorso giugno al-Qadi e Qutb ebbero un incidente stradale e furono ricoverati in un ospedale di Istanbul. Allora fu scritto che i due stavano tornando da un incontro con il direttore del servizio di sicurezza turco (MİT). Non solo. I due stavano viaggiando nientemeno con il consigliere per la sicurezza di Erdoğan, İbrahim Yıldız. La prima persona a visitarli in ospedale fu Bilal Erdoğan, figlio del primo ministro.

Quello che finora i media hanno taciuto è la ricca documentazione sugli incontri segreti tra Erdogan e al Qadi. La polizia avrebbe le prove di più di un incontro tra i due. «Ogni volta che il signor al Qadi è venuto a Istanbul è atterrato con un jet privato, le telecamere di sorveglianza dell’aeroporto sono state oscurate e le guardie del corpo di Erdogan accompagnavano l’ospite fuori dall’aeroporto evitando la dogana», scrivono gli inquirenti. E diventa così sempre più imbarazzante l’attivismo della Turchia nella guerra civile siriana. La presenza nella vicenda di Al Qadi, membro dei Fratelli musulmani, conferma il ruolo dell’estremismo islamico in Siria. Con imbarazzi all’interno della Nato, di cui la Turchia è pilastro fondamentale.

Dettaglio balcanico, Yasin al Qadi era molto amico di Osama bin Laden, ambedue appartenenti a ricche famiglie della nomenclatura reale saudita. Egli ha ammesso in più di un’intervista di essere stato responsabile del finanziamento della Legione Araba di bin Laden in Bosnia-Erzegovina nei primi anni ’90 e del finanziamento della presidente bosniaco musulmano Alija Izetbegovic, subito dopo il conflitto. Una spinta verso il fondamentalismo interno che ha dato il via alla pulizia etnica su base volontaria che ha trasformato anche Sarajevo. Al Qadi -ultima annotazione- è anche amico personale dell’ex vice presidente statunitense Dick Cheney e ha avuto parte nella cosiddetta “guerra al terrore” lanciata dall’ex presidente George W. Bush.

Che strambe cose al mondo!

269 commenti
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  1. peter
    peter says:

    oh oh, ma dico io…fino a ieri l’altro l’ardito Rodolfo si vantava di poter tradurre e parlare correntemente ‘mandarino’ (la seconda lingua piu’ difficile del mondo, aggiungo…), purche’ avesse google a portata di mano.
    Ed ora chiede aiuto a tutto il blog per capire comunissimo veneto che pure un bambino….?????!!!!!!!

    Mah, che miles gloriosus di broccolino….

    Peter

  2. Caino
    Caino says:

    Egr sig Cerutti,

    gino caro, ti confido un segreto,mai parlare di propri affari con chi non conosci,nella migliore delle ipotesi ti usano come sponda ,pur di dire qualche cosa, visto che non sanno più cosa dire.
    Lascia a loro l’incombenza..sono dei provetti pescatori,ma penso che sia ormai facile riconoscere le esche .
    Approfittano per mettere in campo le loro teorie sempre quella a chiodo fisso.
    Poi danno pure i numeri del Lotto il mio 476 letto tra le righe è riferito al mio 786 dove tra la riga quattro e cinque..ect,ect
    Mentre invece la segnalazione del tuo post 245 è efficace !

    Caino

  3. Caino
    Caino says:

    Din suona la campana
    din, don,dan risponde l’altra campana e via al concerto , il solito !

  4. Rodolfo
    Rodolfo says:

    x Peter 251
    e come al solito o non capisci o non vuoi capire…secondo i casi…
    lo scopo per me…e’ di capire cosa ne pensa Nicotri…
    dopo che lui stesso ha scritto espressamente di non scadere nei commenti che riguardano la vita privata delle persone…
    scadere poi in quel modo come lo fa Nonna Pera …che di problemi secondo me ne ha…e di gravi….mi sembra inopportuno.
    Non credo che in Italiano il post Nr. 242 sia un post proponibile…
    Tutto li. Per il resto…come sempre me ne infischio altamente….
    Rodolfo

  5. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Caro Ccaino252..il tuo mutuo soccorso funziona perfettamente ….
    ma il problema rimane….e i ragionamenti mi sembrano abbastanza chiari…altro che cercare di girar inutilmente frittate.
    Rodolfo

  6. Caino
    Caino says:

    Egr sig Sylvi ,
    mi spiace per Lei, ma come vede, c’è gente che non nutre lo stesso entusiasmo suo,per il corretto dialetto veneto.
    Ahimè la vedo brutta !
    Che gente..che gente !!
    Non sanno sorridere alla vita !

    Caino

  7. Caino
    Caino says:

    Filastrocca

    Il verme disse alla trota
    ,guarda come son bello grassoccio
    su dai ,vienimi a baciar
    e così faremo l’amor

    Disse la Trota al Verme
    mio caro eh noh,
    tu vuoi far l’amore in casseruola
    resta Lì appeso per il collo
    Tanto se nessuno abbocca
    ri-finisci nel barattolo
    Ahh proposito, per infilarti
    da dove ti hanno passato l’amo ?

    Capisco che il poeta Pasquino storca il naso, ma ogni tanto bisogna cambiare genere..se Pasquino ne avesse di sue leggere sarei lieto di leggerle !

    Caino

  8. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Caro il mio Ccaino256…..se vuoi saperlo io sorrido alla vita ogni giorno…il sorriso e’ persino la mia arma migliore….
    ma e’ difficile sorridere alle cretinaggini della cretinetta Nonna Pera…anzi mi sorprende che non ci siano state ancora reazioni ne’ da Nicotri ne’ dalla stessa Sylvi(?)….che come te probabilmente …senza mettere la mano nel fuoco… stanno sorridendo….buon per voi…se si sorride di queste cose pero’ si e’ messi proprio male….
    Rodolfo
    Ps….ma mi sembra che la lingua batte sempre la’ dove il dente duole…per cui mi immagino i piu’ funesti complessi….
    roba da neurodeliri….sorridiamoci su va’….

  9. Caino
    Caino says:

    O se si preferisce

    http://www.youtube.com/watch?v=qdo8KpJyHSg

    Indicata anche per persone di una certa età come si conviene ,per sfruttare l’ampio panorama a disposizione , prima di andare vicini,vicini, sotto le coperte, concilia il sonno e dona la quiete e la pace dell’anima.
    Anche per il pisolo del dopo meriggio,come si conviene, sempre vicini vicini !
    Caino

  10. Anita
    Anita says:

    x Caino

    Io mi domando dell’interesse di nonna Pera nell’ornitologia.
    E’ permesso o no?

    ==

    x Peter

    Io non capisco bene il veneto e nessun altro dialetto.
    Capisco frasi comuni e non certo tutte.
    Il veneto parlato non l’ho mai sentito e tanto meno scritto.
    Poi ci sono diversi dialetti veneti.

    Anita

  11. sylvi
    sylvi says:

    caro Rodolfo,

    più volte ho dato dello “sporcaccione” a nonno Pero con relativa nonna Pera.
    Non intendo scandalizzarmi del contenuto dei post per il semplice motivo che se lo facessi “darei lana da tessere” o come si suol dire” inviterei a nozze” non solo il Nonno ma anche qualche altro blogger che non vedrebbe l’ora!
    Sono in grado non solo di capire ciò che scrive , ma anche quello che non dice e che non vedrebbe l’ora di dirlo se gli dessi corda!!!

    Questo l’ho imparato a mie spese in Caserma!
    Comunque non ho capito che volesse offendere nè te nè tanto meno Anita.
    Andare a fare le Via Crucis o giocare a rubamazzo è nel linguaggio normale; se riferito a due persone in là con gli anni ha un significato irridente ma non offensivo!
    Chiederei a Uroburo, se è ancora vivo, lumi circa il lombardo che sicuramente ha espressioni simili.
    Anita non può saperlo, è stata troppo tempo lontana dal dialetto lombardo che sicuramente si è evoluto.
    Quante volgarità siano passabili sul blog lo deve decidere Pino, che rischierebbe però di passare per bacchettone, bigotto, e anche per baciapile e baciasanti!
    Veda lui!!!
    Un abbraccio ad Anita e un saluto a te.

    Sylvi

  12. Nonna Pera
    Nonna Pera says:

    x Anita

    Tuta invidia, la soa, cara siora carampana “ammeregàn”. Mi go maneghi in abondansa, osei no solo pe’ ‘a polenta… Me soi spiegà? Ti te ghe el manegheto scapeà del cruco del taco, robeta da poco, carne greva.
    Nonna Pera

  13. Caino
    Caino says:

    Egr sig Sylvi,

    i miei complimenti vivissimi, Lei è sgusciata via, con rara maestria,incolpando pure generalmente altri blogger, un tanto al chilo ,tanto non costa nulla.
    Un capolavoro di cerchio-bottismo,degno dei migliori Conventi Gesuiti di annata.
    Si vede che ha fatto le scuole dove si conviene !
    Nemmeno il Principale nei suoi momenti di lucidità,potrebbe far meglio.

    Caino

  14. Peter
    Peter says:

    x Caino

    Si’ si’, la Sylviotta ha messo in mezzo sinistre, caserme, meridionali, blogmasters….tutto fa brodo per una giusta causa. In inglese e’ una tecnica di confusione mediatica chiamata fogging, vero Anita?

    Ha risparmiato solo i sindacati….per una volta.

    Con me ha facile gioco perché ho sempre trovato la parlata veneta assai gradevole, sexy direi. A differenza di lombardo, friulano, piemontese…

    Peter

  15. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    tu scrivi:
    “Anita non può saperlo, è stata troppo tempo lontana dal dialetto lombardo che sicuramente si è evoluto.”
    —-

    Vedi, io ho lasciata Milano dopo la separazione legale di mia mamma e papa’, avevo 10 anni e mezzo.
    In casa era assolutamente proibito il dialetto, qualche rara volta mia nonna aveva una battuta in milanse e mia zia, la sua primogenita, la fulminava. Abitavano nello stesso palazzo.

    Non sono mai stata esposta a dialetti, eccetto un po’ di siciliano, ma piu’ che altro battute.
    Mio marito non lo parlava…anzi si vantava di non averne l’accento.

    Quelle rare parole che scrivo…mi ricordo la fonetica ma devo ricercarle in internet.

    Nonna Pera esagera, un conto e’ scherzare, un conto e’ offendere citando il rito Ebraico…ed anche americano sebbene non religioso.

    Anni fa’ nel forum c’era una signora veneta, Maria Ernesta, ne aveva per tutti…era molto religiosa, tant’e’ che credevamo che fosse una suora…era una macchietta, ma era compatita per la sua oltraggiosita’. (forse era un troll…non lo sapremo mai )

    Chiudo…

    Un abbraccio,
    Anita

  16. Caino
    Caino says:

    Egr sig Peter,

    finalmente direi che il tutto si è chiarito per il meglio.
    Nonno Pero e nonna Pera ,sono sdoganati ,purché non citino in Veneto, certe pratiche ,peraltro normali ..di trattamento di Piselli.
    In sostanza si può parlare di piselli corti ,lunghi,meno corti,cortissimi,ma evitare di toccare certe corde che paiono sensibilissime ,quando ci si riferisce a certi piselli.
    Direi che è cosa strana,ma perfettamente logica ,in una logica talebana comune a tutti gli integralismi religiosi,non importa di quale religione,tanto negli integralismi,sono tutti uguali.
    Quindi direi che il Blog può riprendere il suo corso normale all’interno degli ultimi binari che mi parevano interessanti.
    Via libera a passere e piselli in Veneto però, senza allusioni a eventuali “piselli sacri”, basta parlare di piselli normali,che nessuno si inalbera più..
    I Piselli in fondo sono tutti piselli.
    Nonno Pero e nonna Pera, sono riabilitati e nonostante la Sylvi,attribuisca loro una sx,che non so cosa sia,e pertanto non posso esprimere giudizi in merito,piacciono pure al sottoscritto.

    Caino

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