L’antisemitismo del quale non si parla e che si vuole tenere accuratamente nascosto

Di Amira Hass

Haaretz
Ecco una statistica che non vedrete nelle ricerche sull’anti-semitismo, per quanto lo studio possa essere meticoloso. nei primi sei mesi dell’anno, sono stati registrati 154 assalti di tipo anti-semita, 45 dei quali attorno a un solo villaggio. Alcuni temono che il record dell’anno scorso di 411 attacchi -un numero notevolmente maggiore dei 312 del 2010 e  dei 168 nel 2009 – potrebbe essere superato questo anno.
Cinquantotto incidenti sono stati registrati soltanto in giugno, compresi lanci di pietre mirati ad agricoltori e pastori, finestre fatte a pezzi, incendi dolosi, danni a condutture d’acqua e a cisterne, alberi da frutta sradicati, e un luogo di culto danneggiato. Talvolta gli assalitori sono mascherati, a volte no; a volte attaccano  di nascosto,  talvolta alla luce del giorno.
Ci sono stati due attacchi violenti al giorno, in sedi separate, il 13, 14 e 15 luglio. Le parole “morte” e “vendetta” sono state  scarabocchiate in varie zone; un messaggio più originale promette che “Noi faremo ancora massacri.”
Non è un caso che i diligenti ricercatori  di antisemitismo  abbiano omesso questi dati. La ragione è che non li considerano rilevanti, dal momento  che i Semiti che sono stati attaccati vivono nei villaggio che si chiamano Jalud, Mughayer e At-Tuwani, Yanun e Beitilu. La dose giornaliera di terrore (altrimenti nota come terrorismo) che viene inflitta a questi Semiti, non viene compilata in un  rapporto statistico ordinato, né viene notata dalla maggior parte della popolazione ebraica di Israele e del mondo – anche se gli incidenti rassomigliano alle storie raccontate dai nostri nonni.
Il giorno che i nostri nonni temevano era la  domenica, il Sabbath per i Cristiani; i semiti che non interessano i ricercatori che monitorano  l’anti-semitismo, temono il sabato, il Sabbath degli Ebrei. I nostri nonni sapevano che le autorità preposte all’imposizione dell’ordine, non sarebbero intervenite ad aiutare una famiglia ebraica che veniva attaccata; sappiamo che le forze di difesa israeliane, la polizia israeliana, l’Amministrazione civile, la polizia di frontiera, e i tribunali stanno in disparte chiudendo gli occhi, facendo indagini superficiali, ignorando le prove, minimizzando la gravità delle azioni, proteggendo chi compie gli attacchi, e incoraggiando quei persecutori.  Le mani che promuovono gli attacchi sono di Ebrei Israeliani che violano la legge  internazionale vivendo in Cisgiordania Gli obiettivi e gli scopi degli attacchi sono l’essenza della non-occupazione israeliana. Questa violenza sistematica fa parte dell’ordine esistente. Essa completa e facilita la violenza del regime e quello che i suoi rappresentanti – i comandanti di brigata, i comandanti di battaglione, i generali e i funzionari dell’Amministrazione civile – stanno facendo mentre “sopportano il peso” del servizio militare.
Stanno arraffando più terra possibile, usando pretesti e trucchi resi giusti  dall’Alta Corte di Giustizia; stanno confinando le persone del luogo in riserve densamente popolate. Ecco l’essenza del grandissimo successo noto come Area C: un intenzionale assottigliamento della popolazione palestinese nel 62% circa della Cisgiordania, in preparazione all’annessione ufficiale.
Giorno dopo giorno diecine migliaia di persone vivono all’ombra del terrore. Oggi ci sarà un attacco contro le case al margine del villaggio? Saremo in grado di arrivare al pozzo, all’orto, al campo di grano? I nostri bambini arriveranno bene a scuola, o riusciranno ad arrivare illesi a casa dei loro cugini? Quanti alberi di ulivo sono stati danneggiati durante la  notte?
In casi eccezionali, quando si ha fortuna, una video camera usata da volontari di B’Tselem, documenta un incidente e perfora l’armatura dell’ignoranza ostinata  indossata dai cittadini dell’unica democrazia del Medio Oriente. Ma questa abitudine di violenza che aumenta è molto reale, anche se non se ne dà abbastanza notizia.
Secondo l’organizzazione per i diritti umani Al-Haq, l’escalation ricorda ciò che è accaduto nel 1993-1994, quando avevano avvertito che l’incremento di violenza, unito all’incapacità delle autorità di intervenire, avrebbe causato un numero enorme di vittime. E poi il dottor Baruch Goldstein dell insediamento di Kiryat Arba, è arrivato e ha freddato 29 fedeli musulmani presso la moschea Ibrahim. Il massacro ha  lo scenario  per una politica di Israele  di vuotare la Città Vecchia di Hebron dei suoi residenti palestinesi , con l’assistenza di persecutori Ebrei israeliani, C’è qualcuno tra coloro che prendono  decisioni nel paese e che le attuano che speri in un secondo round?
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Censura? Haaretz cancella l’articolo di Amira Hass sulla crescente violenza dei coloni
Di Ali Abuminah
Il quotidiano di Israele, Haaretz ha misteriosamente cancellato un forte articolo di Amira Hass intitolato :”L’antisemitismo di cui si tace,” riguardo a un incontrollato aumento di violenza contro i Palestinesi da parte dei coloni israeliani.
Questo è almeno il secondo notevole atto di apparente censura da parte di Haaretz nei mesi recenti. In dicembre, come abbiamo riferito, il giornale ha espunto dal suo sito web un articolo di David Sheen su un orripilante dimostrazione anti-africana a Tel Aviv.
L’articolo della Hass, originariamente pubblicato il 18 luglio, paragonava l’allarmante aumento di attacchi dei coloni al periodo che ha portato al massacro del 1994 di Palestinesi di Hebron da parte dei coloni:
Secondo l’organizzazione per i diritti umani Al-Haq, l’escalation ricorda ciò che è accaduto nel 1993-1994, quando avevano avvertito chel’incremento di violenza, unito all’incapacità delle autorità di intervenire, avrebbe causato un numero enorme di vittime. E poi il dottor Baruch Goldstein dell insediamento di Kiryat Arba, è arrivato e ha freddato 29 fedeli musulmani presso la moschea Ibrahim
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La Hass è un a delle più note giornaliste di Hareetz, famosa a livello internazionale per il modo in cui documenta le violazioni dei diritti umani da parte di Israele nei confronti dei Palestinesi.
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L’articolo sparisce
La versione in lingua ebraica dell’articolo della Hass, è ancora presente sul sito del quotidiano in ebraico. E’ la versione inglese che è sparita.
La  versione inglese si può ancora leggere tramite Google Cache (v. sopra).
Tuttavia, l’url originale dell’articolo ora rimanda a una pagina a cui non si può accedere
http://www.haaretz.com/opinion/the-anti-semitism-that-goes-unreported-1.394279.
Una ricerca nell’archivio di Haaretz degli articoli di Amira Hass, indica che fino a oggi, il suo articolo più recente era del 16 luglio. L’articolo del 18 luglio non riesce a trovare da nessuna parte.
Ironicamente, l’url che originariamente portava all’articolo della Hass, ora collega a uno scritto di un uomo che ha come sottotitolo:”Donne, non siate sceme.  La voce della protesta femminile non viene ascoltata.” La Hass è una delle poche donne importanti che scrive su  Haaretz e sembra che la sua voce non possa essere ascoltata.
Fonte: http://www.zcommunications.org/censorship-haartez-deletes-amra-hass-article-on-surging-
settler-violence-by-ali-abunimah
Originale: Electronic Intifada
Traduzione di Maria Chiara Starace
Da Znet
384 commenti
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  1. peter
    peter says:

    x Sylvi

    non vedo perche’ si meravigli tanto dei pakistani. Intanto e’ bene notare che nelle culture orientali in genere, islamiche in particolare, le strette di mano sono rare, deboli, e tra persone dello stesso sesso, cioe’ in genere tra uomini. Di regola e’ il piu’ anziano o piu’ importante a dover iniziare il gesto, ed e’ rude per loro, cioe’ maleducato, se il piu’ giovane o meno importante da’ una stretta di mano piu’ vigorosa. Gli orientali islamici stringono la mano a donne occidentali solo per buona creanza o rispetto, direi che da loro non si usa tra uomini e donne, punto. E’ anche maleducazione fissarsi negli occhi, specie tra sconosciuti, specie tra uomini e donne…
    Strette di mano ‘paritarie’ e vigorose sono tipicamente occidentali, e di uso antichissimo.
    E’ anche tipicamente orientale che solo il piu’ anziano del gruppo dia la mano all’ospite, gli altri chinano il capo o sorridono.
    Gli islamici in genere non sono molto intransigenti colle bevande alcooliche, specie in occidente, ma restano molto intransigenti con la carne di porco ed il Rahmadan, che ricorre proprio adesso. Del resto anche gli ebrei hano la stessa fobia del maiale, ed in piu’ i frutti di mare ed altre cosine

    Peter

  2. sylvi
    sylvi says:

    A tutti coloro che affermano che i fatti dell’Istria e della Dalmazia sono ormai abbondantemente sorpassati dalla Storia…vorrei sommessamente ricordare che “queste tragedie ” sono coeve alla storia della Palestina e Israele.
    Mi verrebbe da dire che se Israele difende con le unghie e con i denti il dfiritto all’esistenza, comunque sia nato, non fa altro che fare quello che fece Tito….e i tanti come lui!
    Qui non si parla di secoli fa, …qui e là è tutto successo 70anni fa!
    O i dalmati sono stati dei vigliacchi…o i palestinesi sono fuori dalla Storia!

    Sylvi

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    Ma mia cara e buona Silvy,
    io ho detto una cosa e lei, come sempre, me ne risponde un’altra!….
    Io ho scritto: “… e se i dalmati potessero riprendersi la Dalmazia ci potrebbero tornare solo quei quattro gatti ancor vivi che ci abitavano allora oppure anche i loro figli nati ad Udine?”
    Traduco: se in via puramente ipotetica fosse concesso ai Dalmati di tornare nelle loro terre riprendendosi le loro proprietà, questo secondo lei dovrebbe valere solo per i sopravvissuti, che presumo siano ormai solo quattro gatti, oppure anche per i loro figli nati, poniamo, ad Udine?
    Qui la riflessione non c’entra proprio nulla; io ho solo chiesto a lei Silvy che cosa riterrebbe giusto. E lei, ovviusly, non ha risposto.

    Quanto alla sua domanda, rettorica ed anche un po’ assurda, le faccio notare che le condizioni di pace al vinto solitamente vengono imposte dal vincitore. Se la Francia si fosse impuntata a pretendere la Val d’Aosta gl’itttagliani non avrebbero potuto far altro che abbozzare. Infatti abbiamo ceduto il Dodecanneso senza poter obiettare nulla.
    Sono le leggi della politica (estera) e della storia. Mica le ho fatte io e la giustizia non c’entra proprio un bel nulla.
    Un saluto U.

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Mia cara e buona Silvy,
    lei dimentica che la guerra non l’hanno affatto voluta gli iugoslavi come non l’hanno voluta i palestinesi.
    Qualcuno ha invaso il loro territorio e nel nostro caso alla fine ha dovuto pagarne il fio. Nel loro lo pagano ancora loro, vittime innocenti dell’altrui protervia.
    Ovviamente per lei la cosa non ha alcuna importanza.
    Tuttavia per tornare alla sua domanda iniziale, se io fosse stato spossessato senza colpe della mia casa non riconoscerei proprio un bel nulla.
    La storia è lunga e bisogna saper aspettare. Se gli israeliani non saranno i più forti da qui alla fine dell’eternità, prima o poi pagheranno il fio della loro soperchieria.
    Io non ci sarò ma mi farà piacere per una semplice e banale questione di giustizia. Quella che per lei vale solo quando ci sono di mezzo i kommmunisti.
    Un saluto mia cara e si riguardi. U.

  5. peter
    peter says:

    x Uroburo

    errore: se Truman non fosse intervenuto, i compari francesi si sarebbero preso Val D’Aosta oltre ai parecchi comuni piemontesi di confine che comunque presero. Dia agli ‘usaegetta’ cio’ che e’ loro, prego…
    Ad Est le cose erano meno difendibili dato che in Iugoslavia, ed anche in Grecia, gli italiani ne avevano combinate parecchie insieme coi tedeschi. Di certo Truman e GB avrebbero preferito se Istria e Dalmazia fossero rimaste italiane, ovvero ‘loro’, ma semplicemente non potevano farci nulla.
    Truman intervenne contro i francesi perche’ non voleva permettere contenziosi territoriali senza fine tra due paesi limitrofi del blocco occidentale, gli italiani molto meno rompicoglioni dei galletti d’oltralpe con gli USA.
    Il Dodecaneso era stato tolto ai turchi dagli italiani nel 1912, insieme con la Libia. E’ noto che l’Italia perse tutte le colonie dopo la Seconda GM.

    Un saluto

    Peter

  6. sylvi
    sylvi says:

    e se i dalmati potessero riprendersi la Dalmazia ci potrebbero tornare solo quei quattro gatti ancor vivi che ci abitavano allora oppure anche i loro figli nati ad Udine?”…

    Caro Uroburo,

    in questi giorni sta morendo il padre di una mia amica, coetaneo del mio che non conobbi.
    Se potessi riaverlo, mio padre, qui? Oggi?
    Che senso avrebbe? Uno sconosciuto al quale non avrei nulla da dire, se non il rimpianto di ciò che non fu!
    Eppure provo una grande invidia per quella mia amica che ha il privilegio di vederlo spegnersi.
    Così è per l’Istria e la Dalmazia che furono.
    Io spero, nonostante tutto, nell’Europa dei Popoli!
    La terra del giardino che ho…mi è più che sufficiente.

    buonanotte
    Sylvi

  7. peter
    peter says:

    X Sylvi

    le assicuro che non si e’ persa nulla di cui
    valesse la pena. Si fidi per una volta

    peter

  8. alessandro
    alessandro says:

    per nicotri:
    ho letto con attenzioni i suoi due post e direi che,in fondo, il discorso e´ proprio quello ;ci aggiungerei soltanto una cosa ovvero il fatto che certe ideologie e certi fanatismi religiosi sono cosi´ potenti da giocare un ruolo determinante per coloro i quali vi appartengono.Oltre la violenza sui corpi vi e´ una violenza sulle teste.Ci sono tante categorie di persone ma se volessimo prenderne una , si potrebbe ritenere che alcune persone hanno una certa idea dell´identita´ propria e ci tengono a conservarla in modo sano e critico, e altre alle quali manca il concetto di identita´ o, meglio, lo fanno coincidere con qualcosa di superiore che non puo´ essere ne´ negato ne´ criticato perche´ avrebbe come risvolto mentale la perdita dell´identita´.Non aggiungo altro, sto lavorando troppo.un caro saluto ,alessandro.

    per silvy:
    certo certo, Panksepp e´ un nome importante nelle neuroscienze;sulla totale conoscenza del cervello manca ancora molto ma negli ultimi 20-30 annni sono stati fatti passi notevolissimi…ciao

  9. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Alessandro.

    Concordo. E più è debole la propria personalità, perche non basata su autonoma intelligenza critica e capacità di giudizio, più si è fanatici soprattutto religiosi. In definitiva la religione è il modo più antico, e quindi più rozzo, per una identità collettiva. Tutte le città ittite sorgevano attorno al tempio del loro Dio principale e ne erano in qualche modo il santuario. E ancora oggi ogni città ha il santo protettore, versione cristiana delle usanze ittite.
    L’abbondanza di lavoro è un buon segno, specie di questi tempi. Però veda se riesce a concedersi una pausa. Meglio al mare. Ovviamente.
    Buona giornata.
    pino

  10. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    ma non è stato un errore.
    La Francia ad un certo punto ha lasciato perdere (o meglio: è stata convinta a lasciar perdere) ma comunque noi, noi Italia, non avremmo potuto opporci a sue eventuali richieste. Come fu per Tenda, ad esempio.
    Alla fine di una guerra perduta sono i vincitori a dettare le condizioni, non certo i vinti. Ed i vincitori chiedono quel che a loro interessa e non quello che a loro non interessa.
    E così da sempre e le proteste della Silvy mi lasciano sempre stupito. Come se qualcuno protestasse perchè quando piove ci si bagna. Mah …. U.

  11. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Alessandro,
    perfetto….anch´io concordo pienamente con te …quello e´esattamente il mio pensiero….il tuo forse dall´altra parte o forse in generale , non so´… perche´non specifici…
    ma quel pensiero del tuo 58 lo faccio mio….e Nicotri concorda per se naturalmente.
    R

  12. Uroburo
    Uroburo says:

    sylvi { 25.07.12 alle 20:43 } A tutti coloro che affermano che i fatti dell’Istria e della Dalmazia sono ormai abbondantemente sorpassati dalla Storia…
    ——————————————-
    Cara Silvy,
    io sono tra coloro che ritengono che i fatti del confine orientale siano ormai del tutto inattuali metnre ritengo attualissimala questione palestinese.
    Cerco di spiegarle il perchè ben sapendo che con lei è fatica sprecata.
    1) La II GM è stata voluta dalle potenze dell’Asse ed è stata condotta con delle guerre di aggressione che avevano lo scopo di impossessarsi di terre altrui da sottrarre ai loro legittimi proprietari.
    Alla fine della guerra i paesi aggressori (la Germania e l’Italia) hanno dovuto restituire tutte le loro conquiste ed anche una parte di territorio nazionale; in generale parti nelle quali c’erano minoranze (o maggioranze) appartenenti ai popoli vincitori.
    2) Alla fine della guerra ci sono anche stati dei processi, ad esempio il Processo di Norimberga, che hanno stabilito il principio che non è più ammissibile impadronirsi delle terre di altri popoli.
    Da allora non ci sono più state guerre di conquista di territori altrui, mentre sono continuate le guerre che avevano lo scopo di impadronirsi delle risorse degli altri popoli. Tutte le guerre useggetta hanno avuto quest’ultima caratteristica ma non hanno portato alla conquista di territori.
    3) Le popolazioni scacciate facevano parte di stati esistenti da tanto tempo che hanno riassorbito quella loro popolazione.

    In Medioriente la situazione è del tutto differente.
    1) I palestinesi non hanno aggredito nessuno ma sono stati aggrediti da popolazioni che venivano da fuori. Questa aggressione non viene riconosciuta in Occidente. Infatti lei non la riconosce.
    2) L’occupazione israeliana rappresenta un vulnus della legalità internazionale ed è perfin dubbio che l’ONU avesse il diritto di dichiarare una parte della Palestina territorio ebraico, visto che in quelle zone abitavano popolazioni che stavano da sempre a casa loro e che avrebbero dovuto venire espulse.
    3) I paesi arabi confinanti sono paesi diversi dalla Palestina e non hanno alcun obbligo di assorbirne la popolazione: il problema palestinese è e rimane un problema esclusivamente israeliano. I Palestinesi non sono stati, e non avrebbero potuto, essere assorbiti da nessun altro paese.
    Definire i palestinesi arabi tout court è un cortocircuito culturale-geografico-politico che serve solo a giustificare l’illegalità delle pretese sioniste.

    Non vedere queste differenze, come fa lei, è grave. Volente o nolente lei rimane dalla parte degli aggressori. U.

  13. Uroburo
    Uroburo says:

    PS. Per Rodolfo
    Certo lei è d’accordo con me.
    Resta però il fatto che lei fa riferimento ad una concezione dei rapporti internazionali che non è più attuale perchè le annessioni oggi non sono più accettate.
    Avete vinto perchè siete i più forti: difficilmente lo sarete fino alla fine dei tempi e quando non lo sarete più dovrete pagare.
    La storia ha spesso dei tempi lunghi. U.

  14. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Uroburo
    Si ….si …pagheremo…pagheremo , campa cavallo che l´erba cresce…
    Lei son sicuro che e´troppo intelligente per crederlo davvero…la sua e´ solo una battuta antica….quella del fio…che fa´figo…
    R

  15. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Rodolfo,
    lei mi sembra uno struzzo che cerca disperatamente di nascondere la testa sotto alla sabbia. Mi sembra un comportamento diffuso, soprattutto in Israele.
    Sapete benissimo come stanno le cose ma contenti voi …
    Io ripeto che la storia ha spesso dei tempi lunghi e che i nodi vengono sempre al pettine, prima o poi. Bisogna saper aspettare. U.

  16. rodolfo
    rodolfo says:

    Ma io caro Uroburo potrei dire la stessa cosa di lei…non crede?
    Solo che la la testa lei nasconde sotto la sabbia vergognosamente.
    Certe realta´bisogna pur accettarle….e Israele e´una realta´…una di quelle che dureranno finche´ il sole non esplodera´ amalgandoci in una cosa sola.
    R

  17. Uroburo
    Uroburo says:

    rodolfo { 25.07.12 alle 8:31 } Finche´ reagiranno in modo diverso dovranno subire… anche le angherie e la violenza perche´quelle fanno parte della reazione …stop.
    ——————————————-
    Direi proprio di no, mio karo Rodolfo.
    Voi siete sempre stati così, fin dall’inizio, quando nessuno vi faceva nulla. Perchè il vostro unico scopo è SEMPRE E SOLO stato quello di eliminare i palestinesi dalla Palestina. Di cui non avete MAI voluto definire i confini.
    Dico bene? U.

  18. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Uroburo…poi chi di noi due avra´ragione
    non lo sapremo mai.
    Le concedo dunque almeno la speranza….sempre meglio di niente no?
    R

  19. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Uroburo 71
    si esatto…. ed anche per questo piu´del 10% della popolazione Israeliana e´formata da Palestinesi…Israeliani essi stessi.
    R

  20. Uroburo
    Uroburo says:

    rodolfo { 26.07.12 alle 10:16 } Israele e´una realta´…una di quelle che dureranno finche´ il sole non esplodera´
    ———————————————
    Sarebbe l’unico caso nella storia dell’umanità.
    Non le pare una visione un po’ megalomanica?
    Comunque è la visione dei sionisti, appoggiata, per ora, dagli occidentali, compreso la pregevole Silvy.
    Vedremo ….. Non bisogna MAI avere fretta e voi ne avete molta perchè sapete che il tempo lavora contro di voi.
    Non riuscirete mai ad ottenere un riconoscimento ma se questo è il vostro tormentone incominciate voi a riconoscere lo stato palestinese con dei confini definiti.
    Non l’avete fatto MAI,perchè non potete.Voi volete la Grande Israele, lo sanno tutti. U.

  21. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    io parto dai dati di fatto.
    Il dato di fatto è che da 70anni cr esiste lo Stato di Israele che oggi conta oltre 4 milioni di a bitanti.
    Aggiungere altri 4 milioni di cosidetti profughi che profughi non sono, se non in minima parte, porterebbe ad un altro Olocausto, ad un altro genocidio…o di ebrei, o di palestinesi o di entrambi…senza considerare bombe atomiche!
    Sappiamo tutti che , in caso di un’unica nazione…e qui sono in disaccordo con Pino…il perchè è il Kosovo….
    Infatti in capo a ventanni i palestinesi, con “il pene”, sarebbero in assoluta maggioranza e …con l’odio accumulato in questi 70anni…beh c’è da rabbrividire.
    Perchè qui nessuno parla , o soltanto Rodolfo, di quest’odio stratificato e impossibile da scrostare? Lo ritenete ininfluente?
    Io NO.
    Quest’odio è stato alimentato dai cosidetti amici dei palestinesi, dagli enormi finanziamenti che fluivano ad entrambe le parti e che hanno permesso soprattutto ai palestinesi di pensare che bastava aspettare per cogliere il frutto maturo.
    E non ci furono solo sionisti israeliani radicali, ci furono gli Arafat…che fu sicuramente una disgrazia per il popolo palestinese.

    Ora lei cerca le radici della storia, e su questo ci sarebbe molto da dire…io riformulo la domanda:
    dati i fatti…che ne facciamo dei 4 milioni di “aggressori” che poi sarebbero tutti ormai nati in quelle terre?

    E noi che dovremmo fare degli extracomunitari, in maggioranza “aggressori” delle nostre coste e dei nostri confini???

    Io mi pongo il problema qui e ora…non accetto che mi dica che sono sionista o favorevole a Israele.

    Ps: perchè i vicini non dovrebbero farsi carico dei palestinesi esuli che hanno aizzato e sostenuto nell’odio in tutti questi decenni?

    continuerò
    saluti
    Sylvi

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Arafat una disgrazia per il popolo palestinese?
    Ma cosa vai dicendo?
    Anche lo zio Sam, negli ultimi anni della sua vita, gli stendeva tappeti rossi perchè figura rassicurante.
    Ah, già…da giovane era un terrorista. Eccerto!
    Come Golda Meier, Dayan, Sharon, Ben Gurion eccetera.

    Questiultimi, invece, data l’ipocrisia (lancinante!) dell’occidente e sopratutto dell’Europa sono stati messi sul piedistallo di Padri o Madri della Patria..

    Sempre per quella questione dei due pesi e due misure.
    In giochetto vecchio come il cucco.

    P.S.: diventa sempre più concreto quello che da tempo si sospettava: Arafat sembra sia stato avvelenato. Inutile dire chi eventualmente c’era dietro, il Mossad.
    Forse avvelenato perchè era diventato TROPPO rassicurante?
    màh..

    C.G.

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    se uno conosce un po’ come sono andate veramente le cose, si accorge immediatamente che lei non fa altro che ripetere come un disco rotto la versione dei sionisti.
    Cosa ne facciamo dei 4 milioni di israeliani ebrei?
    Domanda legittima ma francamente di là da venire. Nel frattempo provi un po’ lei a dirmi cosa ce ne facciamo di 4 milioni di palestinesi.
    Così tanto per essere un po’ equanimi….
    L’odio dei palestinesi…. Altro grande tema sionista. Naturalmente lei non è capace di leggere quello che scrive Rodolfo, ha le fette di salame (sionista) sugli occhi. L’aiuto un pochino: si rilegga il 24 di Rodolfo. E’ un messaggio indegno dio una persona civile ma alei piace moltissimo: lei guarda i fatti.
    Bene,guardiamo i fatti: potrebbe castrare tutti i palestinesi oppure eliminarli tutti. Il problema sarebbe risolto e vivremmo finalm,entein pace. Guardiamo ai fatti! U.
    PS. E se avessimo guardati ai fatti nel 1941?

  24. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    le proprietà della famiglia di mio marito in Istria consistevano in una fornace in riva al mare pienamente in funzione con tutti gli annessi….strada e tratto ferroviario compreso.
    Una intera collina prospiciente la fornace e coltivata a vite e ulivo, la casa padronale e alcune case coloniche.
    Mio marito non sa esattamente quante persone ci lavorassero fra operai e contadini…ma parecchi!
    Uno zio,e il direttore “scomparvero” con l’avvento di Tito; tutto fu incamerato dallo Stato.Erano i primi anni ’50.

    A metà anni ’60 andammo a vedere: la fornace “soffocata” dalle erbacce, tutto era cadente e in rovina.
    Gli ulivi crescevano selvatici e le viti non vedevano una potatura dall’avvento del socialismo titino!
    Le case erano state trasformate in “appartamenti” dove ci viveva una umanità che si chiedeva ancora a chi toccasse scopare le parti comuni!
    L’unica cosa veramente viva era il feroce odio verso gli italiani, tutti gli italiani.
    Si poteva parlare solo con i vecchi italiani ancora testardamente abbarbicati alla loro casa, che non osavano lasciare mai per paura che i titini ne prendessero possesso nottetempo!
    Non è che i palestinesi ci facciano un pensierino ?

    Crede davvero che l’odio sia diverso a seconda delle coordinate geografiche?
    E poi mi pare di aver letto che in Palestina vivevano molte famiglie ebree, anche se erano una minoranza.
    Che fare di loro?
    Non sono andata in giro per gli orti…ho solo visto la realtà da un altro punto di vista.
    saluti
    Sylvi

  25. sylvi
    sylvi says:

    caro C.G.,

    ritengo Arafat una disgrazia per i palestinesi perchè non ha saputo “costruire” per il suo popolo, ha salo saputo “questuare” con gli arabi e gli occidentali.

    Spero che Pino mi risponda alla domanda che mi sono spesso posta… non una risposta “ufficiale” ma una che nasce dalla sua conoscenza dei fatti:
    – Perchè tanto culo e camicia fra Craxi e Arafat???

    Sylvi

  26. Linosse
    Linosse says:

    X Sylvi ,un pò di storia non farebbe male.
    Un rapido excursus da Wiki
    Prima parte
    Prima dela nascita di Israele:
    “Il primo califfato musulmano strappò la regione all’Impero bizantino nel VII secolo e vi impiantò coloni arabi. La lingua locale, l’aramaico, scomparve quasi del tutto gradualmente. Le Crociate segnarono una lunga lotta tra i cristiani dell’Europa centrale e meridionale e i musulmani del Vicino e Medio Oriente, per il controllo della regione. Attraverso i secoli la dimensione della popolazione ebraica nella regione oscillò. All’inizio del XIX secolo, circa 10.000 ebrei vivevano nell’area dell’odierna Israele, a fianco di diverse centinaia di migliaia di arabi. Verso la fine dello stesso secolo, questo numero iniziò ad aumentare, anche se gli ebrei rimasero una minoranza.
    Dopo secoli di Diaspora, il XIX secolo vide una significativa immigrazione e il sorgere del Sionismo, il movimento nazionale ebraico il cui intento era quello del ritorno in Palestina e la creazione qui di un’entità politica ebraica. Le prime ondate di immigrazione ebraica in Palestina, in quell’epoca provincia ottomana, ebbe inizio alla fine dell’Ottocento, grazie agli ebrei che sfuggivano alle persecuzioni in Russia. Già nel 1870, a nord di Jaffa, venne fondata la scuola agricola Mikve’ Israel da cui poi germogliò la moderna Tel Aviv. Per contrastare il problema dell’antisemitismo, il 29 agosto 1897, a Basilea, si tenne il Primo Congresso Sionistico, durante il quale fu fondata l’ Organizzazione Sionistica.
    Nel 1901, in occasione del quinto congresso sionistico, viene creato il Fondo Nazionale Ebraico (Keren Kayemet LeIsrael) a cui viene attribuito il compito di acquistare terreni in terra d’Israele.
    Nel 1902 durante il sesto congresso, fu discussa l’offerta britannica di creare uno Stato ebraico in Uganda. Alla proposta, pur approvata, non venne dato seguito.
    Comincia nel 1904 la seconda ondata immigratoria, proveniente nuovamente dalla Russia e da vari paesi dell’Est europeo, come conseguenza dei continui Pogrom che colpiscono i cittadini di religione ebraica.
    Nel 1909 viene fondata Tel Aviv ed il primo kibbutz sulle rive del lago di Tiberiade.
    Nel 1917, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, l’Impero Ottomano crolla sotto i colpi della Gran Bretagna che, nello stesso anno, con la Dichiarazione Balfour, si impegna ad agevolare la costituzione di un “Focolare nazionale” (National Home) in Palestina, specificando che non dovevano comunque essere danneggiati i “i diritti civili e religiosi delle comunità non-ebraiche della Palestina”. Contemporaneamente gli inglesi promisero alla popolazione palestinese presente che una volta sconfitto l’Impero Ottomano a loro sarebbe stata garantita l’autodeterminazione. Oltre a questo il ministro plenipotenziario di Sua Maestà Sir Henry MacMahon, Alto Commissario in Egitto, promise allo shari-f della Mecca, al-Husayn b. ‘Ali-, in cambio dell’alleanza contro gli Ottomani, il riconoscimento agli Arabi dei diritti all’auto-determinazione e all’indipendenza in cambio della loro partecipazione agli sforzi bellici anti-ottomani, e la creazione di uno “Stato arabo” dai confini non definiti con precisione, ma che avrebbe inglobato all’incirca tutto il territorio compreso fra Egitto e Persia, compresa parte della Palestina.
    Nel 1920, nel corso delle trattative post-belliche, alla Gran Bretagna viene assegnato dalla Società delle Nazioni il Mandato sulla Palestina. Il mandato britannico divenne operativo completamente nel 1923, anche se l’esercito inglese occupava e controllava completamente il territorio fin dal 1917. Se la reazione delle popolazioni arabe (musulmane e cristiane) a tali progetti fu vivace e del tutto improntata all’ostilità, diverso fu invece l’atteggiamento del movimento sionista che, forte delle precedenti promesse fattagli, considerò il Mandato britannico sulla Palestina il primo passo per la futura realizzazione dell’agognato Stato ebraico. In questo stesso anno viene fondata la Haganah, una forza paramilitare clandestina con il compito di difendere gli insediamenti ebraici in Palestina. Viene fondato anche il Keren HaYesod, il Fondo cioè che raccoglie i contributi in tutto il mondo per la costituzione dello Stato ebraico. Viene in tale prospettiva deciso che la lingua ebraica, codificata da Eliezer Ben Yehuda nel 1890, ne sarà la lingua ufficiale.
    Una nuova legittimazione alle aspirazioni ebraiche per uno Stato proprio arriva nel 1922 quando la Società delle Nazioni conferma il Mandato alla Gran Bretagna citando la Dichiarazione Balfour, ma escludendo i territori ad Est del fiume Giordano dove sorgerà, invece, la Transgiordania (nel secondo dopoguerra Giordania).
    Sotto il Mandato britannico l’immigrazione ebraica nella zona subì un’accelerazione, solo negli anni venti immigrarono nella zona quasi 100.000 ebrei contro poco più di 5.000 non ebrei. Il risultato fu quello di portare la popolazione ebraica in Palestina dalle 83.000 unità del 1915, alle 84.000 unità del 1922 (a fronte dei 590.000 arabi e 71.000 cristiani), alle 175.138 del 1931 (contro i 761.922 arabi e i quasi 90.000 cristiani), alle 360.000 unità della fine degli anni trenta.
    Nel 1929 la Gran Bretagna riconosce ufficialmente l’Agenzia Ebraica (attiva in forma ufficiosa dal 1923), con funzioni di rappresentanza diplomatica. Nel frattempo si fanno più frequenti le azioni antiebraiche da parte araba (contrastate dai gruppi armati della Haganah o simili) e le relative rappresaglie.
    Il 14 agosto del 1929 si ebbero i primi scontri generalizzati nel paese, dopo che alcuni gruppi di aderenti al movimento nazionalista sionista di destra Betar di Vladimir Jabotinskij, marciarono sul Muro del pianto di Gerusalemme, rivendicando a nome dei coloni ebrei l’esclusiva proprietà della Città Santa e dei suoi luoghi sacri; a seguito di questa manifestazione iniziarono a circolare voci su scontri in cui i sionisti avrebbero picchiato i residenti arabi della zona e offeso il profeta Muhammad. Come risposta il Consiglio Supremo Islamico organizzò una contro-marcia ed il corteo, una volta arrivato al Muro, bruciò le pagine di alcuni libri di preghiere ebraiche. Nella settimana gli scontri continuarono e, infiammati dalla morte di un colono ebreo e dalle voci (poi rivelatesi false) sulla morte di due arabi per mano di alcuni ebrei si ampliarono fino a comprendere tutta la Palestina.
    Il 20 agosto l’Haganah offrì la propria protezione alla popolazione ebraica di Hebron (circa 600 persone su un totale di 17.000), che la rifiutò contando sui buoni rapporti che si erano instaurati negli anni con la popolazione araba e i suoi rappresentanti. Il 24 agosto gli scontri raggiunsero la città dove furono uccisi quasi 70 ebrei, altri 58 furono feriti, alcune decine fuggirono dalla città e 435 trovarono rifugio nelle case dei loro vicini arabi per poi fuggire dalla città nei giorni successivi agli scontri. Solo nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, un gruppo di ebrei, guidati dal rabbino Moshe Levinger, occupò il principale hotel di Hebron rifiutando di lasciarlo e dando il via alla creazione di una nuova comunità ebraica ad Hebron e dintorni (la loro presenza è comunque ritenuta da alcuni governi esteri e dalle Nazioni Unite una violazione delle leggi internazionali).
    Alla fine degli scontri ci furono tra gli ebrei 133 morti e 339 feriti (quasi tutti relativi a scontri con la popolazione araba, quasi 70 solo ad Hebron), mentre tra gli arabi ci furono 116 morti e 232 feriti (per la maggioranza dovuti a scontri con le forze britanniche).
    La politica di Londra tuttavia non mutò, nonostante vi fossero state nel frattempo varie condanne da parte della Società delle Nazioni e la situazione precipitò portando allo scoppio di una guerra civile durata tre anni, tra il 1936 e il 1939. Le iniziali richieste della popolazione araba di indire elezioni (che, essendo larga maggioranza, avrebbero visto vincitori principalmente i loro rappresentanti), di mettere fine al mandato e bloccare completamente l’immigrazione ebraica ebbero come risultato solo una dura repressione da parte delle forze britanniche.

    Con il passare dei mesi gli scontri divennero sempre più violenti, causando, secondo fonti britanniche, 5.000 morti tra la popolazione araba, 400 tra quella ebraica e 200 caduti britannici.

    Dopo tre tentativi falliti di ripartizione delle terre in due stati indipendenti (ma Gerusalemme e la regione limitrofa sarebbero rimasti sotto il controllo britannico), al termine della rivolta la Gran Bretagna, con il “Libro Bianco” del 1939, decise di imporre un limite all’immigrazione, decisione che causò un forte aumento dell’immigrazione clandestina (dal 1938 inizia l’Aliyà Bet, l’immigrazione clandestina che fa entrare nel paese, nel corso di un decennio, circa 100 000 ebrei), anche a causa delle persecuzioni che gli Ebrei avevano cominciato a subire da parte della Germania nazista fin dal 1933.

    Londra vietò inoltre l’ulteriore acquisto di terre da parte dei coloni ebrei, promettendo di rinunciare al suo Mandato entro il 1949 e prospettando per quella data la fondazione di un unico Stato di etnia mista araba-ebraica. Ciò indusse pertanto gli ebrei di Palestina e le organizzazioni sioniste a cercare negli Stati Uniti l’appoggio che fino ad allora aveva concesso loro l’Impero Britannico.

    Con la Seconda Guerra Mondiale i gruppi ebraici (con l’esclusione del gruppo della Banda Stern che cercò, senza ottenerla, l’alleanza con le forze naziste in chiave anti-inglese) si schierarono con gli Alleati, mentre molti gruppi arabi guardarono con interesse l’Asse, nella speranza che una sua vittoria servisse a liberarli dalla presenza britannica. Nel frattempo dall’Haganah nel 1936 si separò l’ala politicamente più a destra, che darà vita all’Irgun e da quest’ultimo si separò a sua volta nel 1940 il Lehi, gruppi che agli scopi originali affiancarono l’uso di atti terroristici sia contro la popolazione araba che contro le forze inglesi.

    La fase decisiva della nascita dello Stato ebraico iniziò nel 1939 con la pubblicazione del Libro bianco con il quale l’amministrazione britannica pose fortissime limitazioni all’immigrazione e alla vendita di terreni agli ebrei. Da quel momento in poi, pur essendo la guerra mondiale in pieno svolgimento, le navi di immigranti ebrei vennero respinte e molte di esse colarono a picco[da sole?] conducendo alla morte i passeggeri.

    Nacquero anche gruppi terroristici ebraici (Irgun, Banda Stern), che opereranno fino alla dichiarazione dello Stato di Israele, con azioni contro gli arabi e le istituzioni britanniche, facendo esplodere bombe in luoghi pubblici (che ebbero il loro culmine nell’attentato al King David Hotel, organizzato dai futuri primi ministri israeliani Menachem Begin e David Ben Gurion [2] e che provocò quasi 100 morti) e assassinando perfino il mediatore dell’ONU, il conte svedese Folke Bernadotte, fautore della divisione della Palestina. Agli inizi del 1947 la Gran Bretagna decise di rimettere il Mandato palestinese nelle mani delle Nazioni Unite, cui fu affidato il compito di risolvere l’intricata situazione, ma mantenne le rigide limitazioni all’immigrazione: nel 1947 la nave Exodus, con 4500 ebrei tedeschi sopravvissuti ai campi di concentramento, venne respinta e costretta a tornare in Europa.

  27. Linosse
    Linosse says:

    X Sylvi
    2ª Parte
    La nascita dello Stato
    La fase decisiva della nascita dello Stato ebraico iniziò nel 1939 con la pubblicazione del Libro bianco con il quale l’amministrazione britannica pose fortissime limitazioni all’immigrazione e alla vendita di terreni agli ebrei. Da quel momento in poi, pur essendo la guerra mondiale in pieno svolgimento, le navi di immigranti ebrei vennero respinte e molte di esse colarono a picco[da sole?] conducendo alla morte i passeggeri. Nacquero anche gruppi terroristici ebraici (Irgun, Banda Stern), che opereranno fino alla dichiarazione dello Stato di Israele, con azioni contro gli arabi e le istituzioni britanniche, facendo esplodere bombe in luoghi pubblici (che ebbero il loro culmine nell’attentato al King David Hotel, organizzato dai futuri primi ministri israeliani Menachem Begin e David Ben Gurion [2] e che provocò quasi 100 morti) e assassinando perfino il mediatore dell’ONU, il conte svedese Folke Bernadotte, fautore della divisione della Palestina. Agli inizi del 1947 la Gran Bretagna decise di rimettere il Mandato palestinese nelle mani delle Nazioni Unite, cui fu affidato il compito di risolvere l’intricata situazione, ma mantenne le rigide limitazioni all’immigrazione: nel 1947 la nave Exodus, con 4500 ebrei tedeschi sopravvissuti ai campi di concentramento, venne respinta e costretta a tornare in Europa.

    L’ONU dovette quindi affrontare la situazione che dopo trent’anni di controllo britannico era diventata pressoché ingestibile, visto che la popolazione ebraica,

    che 30 anni prima era solo un’esigua minoranza, comprendeva oramai un terzo dei residenti in Palestina, anche se possedeva solo una minima parte del territorio (circa il 7% del territorio, contro il 50% della popolazione araba e il restante in mano al governo Britannico della Palestina[3]).

    Il 15 maggio 1947 fu fondato quindi il Comitato speciale delle Nazioni Unite sulla Palestina (UNSCOP, United Nations Special Committee on Palestine), comprendente 11 nazioni (Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Olanda, Peru, Svezia, Uruguay, India, Iran, Jugoslavia, Australia) da cui erano escluse le nazioni “maggiori”, per permettere una maggiore neutralità. Sette di queste nazioni (Canada, Cecoslovacchia, Guatemala, Olanda, Perù, Svezia, Uruguay) votarono a favore di una soluzione con due Stati divisi e Gerusalemme sotto controllo internazionale, tre per un unico stato federale (India, Iran, Jugoslavia), e una si astenne (Australia).
    Il problema chiave che l’ONU si pose in quel periodo fu se i rifugiati europei scampati alle persecuzioni naziste dovessero in qualche modo essere collegati alla situazione in Palestina.
    Nella sua relazione[4] l’UNSCOP si pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giungendo alla conclusione che soddisfare le pur motivate richieste di entrambi era “manifestamente impossibile”, ma che era anche “indifendibile” accettare di appoggiare solo una delle due posizioni.
    Il 29 novembre 1947 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò quindi la Risoluzione n. 181 [5]. Il Mandato britannico sulla Palestina fu diviso in due stati, uno ebraico e l’altro arabo. Votarono a favore 33 nazioni (Australia, Belgio, Bolivia, Brasile, Bielorussia, Canada, Costa Rica, Cecoslovacchia, Danimarca, Repubblica Domenicana, Ecuador, Francia, Guatemala, Haiti, Islanda, Liberia, Lussemburgo, Olanda, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Paraguay, Perù, Filippine, Polonia, Svezia, Sud Africa, Ucraina, USA, URSS, Uruguay, Venezuela), contro 13 (Afghanistan, Cuba, Egitto, Grecia, India, Iran, Iraq, Libano, Pakistan, Arabia Saudita, Siria, Turchia, Yemen), vi furono 10 astenuti (Argentina, Cile, Cina, Colombia, El Salvador, Etiopia, Honduras, Messico, Regno Unito, Jugoslavia) e un assente alla votazione (Thailandia). La nazioni arabe fecero ricorso alla Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo la non competenza dell’assemblea delle Nazioni Unite nel decidere la ripartizione di un territorio andando contro la volontà della maggioranza dei suoi residenti, ma il ricorso fu respinto.
    Secondo il piano, lo stato ebraico avrebbe compreso tre sezioni principali, collegate da incroci extraterritoriali; lo Stato arabo avrebbe avuto anche un’enclave a Giaffa. In considerazione dei loro significati religiosi, l’area di Gerusalemme, compresa Betlemme, fu assegnata a una zona internazionale amministrata dall’ONU.
    Nel decidere su come spartire il territorio l’UNSCOP considerò, per evitare possibili rappresaglie da parte della popolazione araba, la necessità di radunare tutte le zone dove i coloni ebraici erano presenti in numero significativo (seppur spesso in minoranza [1] ) nel futuro territorio ebraico, a cui venivano aggiunte diverse zone disabitate (per la maggior parte desertiche) in previsione di una massiccia immigrazione dall’Europa, una volta abolite le limitazioni imposte dal governo britannico nel 1939, per un totale del 56% del territorio.
    La situazione sarebbe dunque stata[6]:
    Territorio Pop. araba % Arabi Pop.Ebrea % Ebrei Pop. Totale
    Stato Arabo 725.000 99% 10.000 1% 735.000
    Stato Ebraico 407.000 45% 498.000 55% 905.000
    Zona Intern. 105.000 51% 100.000 49% 205.000
    Totale 1.237.000 67% 608.000 33% 1.845.000

    (oltre a questo era presente una popolazione Beduina di 90.000 persone nel territorio ebraico).
    Le reazioni alla risoluzione dell’ONU furono diversificate: la maggior parte dei gruppi ebraici, inclusa l’Agenzia Ebraica e la maggioranza della popolazione ebraica l’accettarono, pur lamentando tuttavia la non continuità territoriale tra le varie aree assegnate allo stato ebraico. Gruppi ebraici più estremisti, come l’Irgun e la Banda Stern, la rifiutarono, essendo contrari alla presenza di uno Stato arabo in quella che era considerata “la Grande Israele” e al controllo internazionale di Gerusalemme (il giorno seguente Menachem Begin, comandante dell’Irgun, proclama: “La divisione della Palestina è illegale. Gerusalemme è stata e sarà per sempre la nostra capitale. Eretz Israel verrà reso al popolo di Israele, in tutta la sua estensione e per sempre”).
    Tra i gruppi arabi la proposta fu rifiutata, ma con diverse motivazioni: alcuni negavano totalmente la possibilità della creazione di uno stato ebraico, altri criticavano la spartizione del territorio che ritenevano avrebbe chiuso i territori assegnati alla popolazione araba (oltre al fatto che lo Stato arabo non avrebbe avuto sbocchi sul Mar Rosso e sul Mar di Galilea, quest’ultimo la principale risorsa idrica della zona), altri ancora erano contrari per via del fatto che a quella che per ora era una minoranza ebraica (un terzo della popolazione totale) fosse assegnata la maggioranza del territorio (ma la commissione dell’ONU aveva preso quella decisione anche in virtù della prevedibile immigrazione di massa dall’Europa dei reduci delle persecuzioni della Germania nazista). L’Alto Comitato Arabo, organo rappresentativo dei Palestinesi, respinge la risoluzione, accompagnando la decisione con tre giorni di sciopero e sommosse antiebraiche.

    La Gran Bretagna, che negli anni trenta durante la Grande Rivolta Araba aveva già tentato diverse volte senza successo di spartire il territorio tra la popolazione araba preesistente e i coloni ebrei in forte aumento, si astenne nella votazione e rifiutò apertamente di seguire le raccomandazioni del piano, che riteneva si sarebbe rivelato inaccettabile per entrambe le parti ed annunciò che avrebbe terminato il proprio mandato il 15 maggio 1948.
    Per approfondire, vedi la voce Massacro di Deir Yassin.

    All’inizio del 1948, cinque mesi prima dello scoppio delle ostilità con gli Stati arabi, l’Haganah ha già predisposto un articolato piano di difesa attiva (aggressive defense), oggi noto come “Piano D”, diretto al controllo dei territori palestinesi che le Nazioni Unite avevano assegnato agli arabi. Di esso fornisce un’efficace sintesi lo storico israeliano Avi Shlaim:
    « L’obbiettivo del Piano D era quello di assicurarsi il controllo di tutte le aree attribuite alla risoluzione di spartizione delle Nazioni Unite allo Stato ebraico, degli insediamenti ebraici al di fuori di queste aree e dei corridoi di collegamento che conducevano a quest’ultime, in modo da fornire una base territoriale solida e continua alla sovranità ebraica. L’originalità e l’audacia del Piano D trovavano fondamento nell’ordine di conquistare i villaggi e le città arabe, qualcosa che l’Haganah non aveva mai tentato prima. Benché la formulazione del Piano D fosse piuttosto vaga e indeterminata, il suo scopo era quello di sgombrare l’interno del paese dagli elementi arabi ostili o potenzialmente ostili e in tal senso, quindi, il piano autorizzò l’espulsione delle popolazioni civili. Mettendo in esecuzione il Piano D tra l’aprile e il maggio del 1948, l’Haganah contribuì quindi in modo diretto e decisivo alla nascita del problema dei rifugiati palestinesi. Sotto l’impatto dell’offensiva militare ebraica lanciata in aprile, la società palestinese si disintegrò e cominciò il proprio esodo. Molte furono le cause di quest’ultimo, inclusa l’anticipata partenza dei leader palestinesi quando le condizioni di vita cominciarono a peggiorare, ma la ragione principale fu la pressione militare ebraica. Il Piano D non era un programma politico diretto all’espulsione degli arabi di Palestina, ma un piano militare con obbiettivi tattici e territoriali. Sta di fatto che, comunque, ordinando la conquista delle città arabe e la distruzione dei villaggi, il Piano D permise e giustificò l’espulsione forzata delle popolazioni civili arabe. Verso la fine del 1948, il numero di rifugiati palestinesi era cresciuto fino a raggiungere circa le 700.000 unità. »
    (Avi Shlaim, Il muro di ferro)
    Nel mese di maggio Ben Gurion rifiuta una proposta americana per un “cessate il fuoco” incondizionato e l’allungamento del mandato britannico di altri dieci giorni, il tempo necessario per il negoziato con la Lega Araba. Il leader sionista impone al Consiglio di Stato provvisorio israeliano di proseguire in una politica di totale indipendenza da ogni forma di mediazione esterna, e il 14 maggio legge la Dichiarazione d’indipendenza dello Stato ebraico in Palestina – Medinat Israel (senza nessuna indicazione dei confini, lasciando così aperta la possibilità di espansione oltre la linea stabilita dalle Nazioni Unite).

  28. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    I palestinesi e gli arabi in generale NON odiano gli ebrei, ma gli israeliani che hanno rubato e continuano a rubare le loro terre, le loro case ecspesso le loro vite. Né più e nè meno come lei odierebbe gli israeliani se le rubassero lavterra, la casa e l’azienda o come già odia gli jugoslavi che hanno cacciato via gli italiani, dimenticando peraltro che gli italiani erano andati lì a fare carne di porco degli istriani e degli juoslavi in generale. Gran parte dell’ortodossia sionista invece disprezza, fin dal Talmud, i goym, cioè i non ebrei, e odia apertamente gli arabi, i palestinesi in particolare. Le citazioni delle porcate dette da politici israeliani contro arabi e palestinesi fanno impallidire quelle attribuite ad Ahmadinejad contro Israele…
    Lei ha la strana abitudine a dimenticare le cause enfatizzando solo gli effetti, quando conviene alle sue convinzioni. Non ci amano neppure in Trentino Alto Adige, dove lentamente gli italiani sono in estinzione perché s’è dovuto venire a patti e cedere l terrorismo spalleggiatondall’Austria. Non ci amano perché neppure lí ci avevano invitato, ma ci ha spedito Mussolini per italianizzare a tutti i costi un popolo e una terra che erano tedeschi.
    Questa altra balla dell’odio palestinese o arabo o islamico contro gli ebrei è solo un trucco, piuttosto sporco e vedremo perché, per far dimenticare che a odiare gli ebrei siamo stati noi europei, cristiani e cattolici in particolare. La Shoà, come anche il genocidio contro gli ” zingari” , è un prodotto europeo e cristiano irripetibile in nessun’altra civilità, tanto meno in quella islamica. Gli arabi islamici hanno dominato la Spagna per 800 anni senza MAI rompere i coglioni né a ebrei né a cattolici. NON hanno neppure imposto la loro lingua!!! Per ben 8 secoli! Viceversa, arrivati i cattolici, anzi i cattolicisimi, gli ebrei sono stati espulsi dalla Spagna, i loro beni sequestrati e l’Islam è stato demonizzato. Anzi, lo era già stato con quell’altra imperdonabile nostra porcheria delle crociate.
    Il continuo gridare dei sionisti islamofobi al pericolo di “nuovo Olocausto” per mano islamica è semplicemente laido, non solo perché semina falsi allarmi speculando su qualche milione di morti, ma anche e soprattutto perché vuole fare dimenticare quali sono stati in realtà i boia e gli aguzzini, europei e cristiani, e che questi pagando un sacco di quattrini di risarcimento all'”industria dell’Olocausto” hanno evidentemente comprato non solo il perdono e lo sbianchetto cancella colpe, ma anche la possibilità che la sbianchettatura avvenga a spese altrui, cioè di chi NON c’entra niente. Fare la pace con chi ti ha massacrato sei milioni di tuoi simili e NON volerla fare con chi ti ha accoppato tremila simili, e ai quali hai però accoppato settemila dei loro, è una macchia storica, una scelleratezza che costerà carissima. Siamo al massimo del cinismo, della ferocia e dell’ipocrisia. E per quanto riguarda l’Europa siamo al massimo della porcaggine.
    I palestinesi NON hanno MAI distrutto sinagoghe neppure sotto occupazione israeliana. Il giornale Haaretz pochi anni fa ha rivelato che invece il solo generale Dayan ha deliberatamente distrutto 80 moschee “per sdradicare l’identità palestinese”.
    Gli israeliani sotto il profilo militare e politico hanno vinto. I palestinesi hanno perso, sono un rottame della Storia. L’Occidente ha collezionato così un’altra riserva indiana… un altro obbrobbrio. Ma quella degli israeliani, e dell’Occidente, è solo una vittoria di Pirro. Fino a qualche anno fa moltissimi sarebbero accorsi in aiuto anche come volontari alle armi per difendere Israele in caso di invasione. Oggi l’eventuale invasione di Israele, peraltro assolutamente impossibile perché non è nei piani di nessuno Stato islamico, non fregherebbe niente a nessuno, eccetto agli Usa e ai filoisraeliani per partito preso, esattamente come non fregherebbe a nessuno l’invasione di un qualche altro Paese con pochi milioni di abitanti.
    Ah sì, certo, Israele sa difendersi benissimo da sola e ha alle spalle il gigante Usa. Ma la simpatia per Israele da parte del resto del mondo è morta. Alla lunga, il sionismo islamofobo e i suoi livori, con lo strano contrappeso della leccaculeria nei confronti della Germania, saranno sepolti, un altro rottame della Storia. Prima si svegliano e prima ci pensano in Israele e meglio è anche per loro. Il tempo dei ghetti, prima scelti per orgoglioso e un po’ demenziale volersi distinguereva tutti i costi dagli “altri”, giudicati impuri e indegni di stare a tavola con ebrei, e poi purtroppo subiti per imposizione, beh, quel tempo è finito. La globalizzazione non ammette ghetti. Per fortuna.
    Cara Sylvi, se non fosse tragico sarebbe divertente il suo non considerare profughi i palestinesi nati fuori dalla Palestina negli ultimi 50 anni e voler invece considerare profughi, con “diritto al ritorno” e annessi furti di terre altrui, coloro che con la Palestina non c’entrano un fico secco e ne sono nati fuori da quasi 2000 anni, cioè da 40 volte i 50 anni della diaspora dei palestinesi.
    Possiamo barare e illuderci quanto vogliamo, ma i fatti accaduti continuano a esistere anche se per i nostri comodi li vogliamo ignorare. Non solo continuano a esistere, ma continuano anche a produrre effetti.
    Un caro saluto.
    pino

  29. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Nicotri
    Gli Ebrei non hanno rubato niente….parte delle terre sono state comprate fior di quattrini… altre terre era solo deserto dove non cresceva un filo d´erba….disabitate e d´altronte si e´ritornati li…
    da dove in origine si proveniva.
    Tutti gli altri “”se” non hanno valore….cosi ´ come i miei “se” non hanno valore….per esempio cosa sarebbe successo se nel 1948 invece di dichiarare guerra in massa a Israele…avessero seguito la via della politica e della diplomazia.


    Il riconoscimento da parte dell’ONU del diritto del popolo ebraico alla fondazione del proprio Stato è irrevocabile”. “Questo è un diritto naturale del popolo ebraico: il diritto di poter disporre del proprio destino, come tutti gli altri popoli, nel proprio Stato sovrano”. “Pertanto noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità ebraica di Eretz Israel e del Movimento sionista, siamo riuniti qui nel giorno della cessazione del mandato britannico su Eretz Israel e in virtù del nostro diritto naturale e storico e in conformità con la risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la costituzione di uno Stato ebraico in Eretz Israel che si chiamerà Stato di Israele”. Nella parte finale del discorso David Ben Gurion, che sarà il primo presidente del consiglio (19481954) del nuovo Stato, dichiara la volontà di pace del suo paese”. “Chiediamo – mentre infieriscono le ostilità dirette contro di noi da mesi – agli abitanti arabi dello Stato di Israele di mantenersi in pace e di partecipare alla costruzione dello Stato sulla base della piena eguaglianza dei diritti di cittadinanza e con adeguata partecipazione a tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.


    Se solo avessero dato ascolto a quell´uomo….o almeno ci avessero provato.
    Un saluto
    Rodolfo

  30. Linosse
    Linosse says:

    X Sylvi
    La morale della storia ,in questo caso,come nel tango Gambalache è
    Chi no llora no mama (chi non piange non succhia latte)
    Di mio aggiungo:
    ragione per cui ,”no mamando” ,nella crescita resta delicato e deboluccio fino a che si incazza di brutto per le prepotenze dei più corposetti e robusti “mamadores” e mena le mani fino ad esaurirsi.
    Vale naturalmente anche per i friulani.
    L.

  31. Uroburo
    Uroburo says:

    Pino Nicotri { 26.07.12 alle 13:04 } Il giornale Haaretz pochi anni fa ha rivelato che invece il solo generale Dayan ha deliberatamente distrutto 80 moschee “per sradicare l’identità palestinese”.
    —————————————–
    Caro Pino,
    due righe di corsa.
    Sradicare l’identità nazionale, culturale, insomma collettiva di una popolazione che sia riconosciuta ufficialmente oppure no (e la dichiarazione dell’ONU riconosceva entrambe le comunità, giusto o meno che questo fosse), è una forma di genocidio.
    Controlla bene le ultime definizioni del concetto di genocidio secondo le più recenti regole dell’ONU.
    Il resto, compreso un’ulteriore risposta alla pregevole Silvy, domani.
    Un saluto U.

  32. Uroburo
    Uroburo says:

    PS. Per Rodolfo
    Ben Gurion era un assassino razzista.
    Certo che potreste sceglierveli un po’ meglio i vostri grandi uomini.
    Di Ben Gurion io mi vergognerei, come mi vergognerei del povero Adolf Liter e del povero Truce, in arte Ben. U.

  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x rodolfo.

    L’ho detto anche alla tua komare: ragionare con te è come convincere un eschimese sulla praticità di una maglietta a maniche corte. Ergo, tempo sprecato.

    Ricordandoti, anche sapendo benissimo che non ha alcun senso fartelo presente, che i governi israeliani a più riprese se ne sono fottuti altamente delle risoluzioni ONU che condannavano senza e se e senza ma le aggressioni di pulizia etnica perpretrata senza alcun ritegno da Tel Aviv.
    Grazie alla cappella dello zio Sam, ma non solo, i quali per favorire i propri macroscopici interessi (leggi: greggio) in Medio Oriente, ogni qualvolta metteva il veto a Palazzo di Vetro.

    E si sa, che quando gli US si servono di qualcuno non è che vadano tanto per il sottile ponendosi domande di carattere etico
    e morale. Finchè fa loro comodo li usano e poi magari a interesse esaurito, dato che nonostante loro il mondo cambia continuamente, li gettano.

    C.G.

  34. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Sempre per chi la MEMORIA l’ha barattata con il chiagn’ e fotte:

    ” Non esiste qualcosa come un popolo palestinese. Non è che siamo venuti, li abbiamo buttati fuori e abbiamo preso il loro paese. Essi non esistevano”.

    (Golda Meir, Primo Ministro di Israele, Sunday Times, 15.6.1969)

  35. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Rodolfo

    Evidentemente lei non ha mai confrontato la carta geografica del ’48 con quella di oggi. Lo faccia, lo faccia, vedrà quanta terra hanno rubato.
    I tedeschibe gli austriaci hanno comprato quasi tutta la terra di un largo pezzo del lago di Garda e molti inglesi hanno comprato terre nel Chianti. Ma solo un razzista plutocrate può pensare che comprare terra altrui in un altro Stato dia diritto ad annettersela nel proprio. Sarebbe divertente i sauditi lo facessero con le aziende comprate in Europa e Usa e ancor più divertente sarebbe se la Cina lo facesse col debito pubblico Usa da lei praticamente posseduto.
    E’ divertente anche che lei possa credere che in caso di trattato di pace Israele sgomberi l’intero canagliume coloniale, mi pare assommino ormai a 500 mila individui. Il dramma è che la feccia coloniale e il fanatismo religioso, cioè rabbinico, tengano in pugno la politica di Israele. Sa, l’irredentismo su terre da 2.000 anni altrui è solo roba da manicomio, e conseguenti tragedie sanguinose, checchè ne dica l’Onu o chiunque altro. Tutti i sogni infatti finiscono all’alba. E il voler saldare l’oggi a 2000 anni fa, calpestando la Storia di 20 secoli, può produrre alla fine solo macerie.
    La Francia essendo cattolica e fiera della sua Rivoluzione basata su “eguaglianza, fraternità e legalità”, insegnava nelle scuole della sua lontana colonia Cocincina i principi cattolici e quelli egualitari della Rivoluzione. I cocincinesi, oggi noti come vietnamiti, hanno finito col credere a quei principi e a domandarsi perché mai loro invece non potessero goderne. Alla lunga, hanno cacciato prima i francesi e poi i troppo supponenti marines con annessi e connessi. A furia di ripetere con orgoglio e a petto in fuori l’idiozia che si ha diritto a tornare dove si usa dire, a vanvera, che si stava 20 secoli or sono, prima o poi ci saranno decine di popoli che vorranno tornare anche loro dove stavano non 2000 anni fa, ma solo qualche secolo fa. Per non parlare dei popoli che secondo la bibbia sono stati cacciati da casa loro per far posto ai vagabondi al seguito di Abramo, personaggio pessimo, e di Mosè. Non hanno forse diritto anche loro a “tornare”? Ma senza blaterare di bibbia, perché pervesempio i curdi non devono avere un loro Stato, visto anche che esiste una vasta zona che si chiama Curdistan, cioè Terra dei Curdi, oggi divisa tra almeno tre Stati ? Le rispondo io: perché non conviene agli interessi Usa, come si legge esplicitamente in molti documenti politici e strategici di studiosi e consiglieri governativi Usa. Gli Usa infatti non vogliono inimicarsi la Turchia e l’Iraq, loro alleati ognuno con un pezzo di Curdistan, dove periodicamente fanno stragi di curdi col pieno e beato menefreghismo degli Usa e dell’Europa. Se invece il Curdistan si fosse trovato in Urss o in Iran ecco che il Curdistan sarebbe stato “liberato” a cannonate o finanziando le insurrezini di curdi per metterla in quel posto all’Urss o all’Iran. Come vede, non c’entrano nulla né la giustizia, né i diritti, né l’ebraismo, né la bibbia, né la Shoà e affini: contano solo i rapporti di forza. Che spesso sono schifosi. Ma che NON sono MAI immutabili ed eterni…. Non so se mi spiego.

    Se in Europa perseguitassero gli ebrei sarei tra quanti imbraccerebbero se necessario anche le le armi per opporsi, cosa che farei anche se perseguitassero altre minoranze. Se Israele dovesse essere invasa credo che lo riterrei un affare degli israeliani.
    Un saluto.
    pino nicotri

    P. S. Tutto questo fuoco di sbarramento solo per avere pubblicato un articolo israeliano non le pare un po’ strano? Oserei dire anche intollerante.

  36. Linosse
    Linosse says:

    Da Come don Chisciotte

    RABBINO GEDALYA LIEBERMANN – AUSTRALIA

    “Fin dall’inizio, molti rabbini misero in guardia dai potenziali pericoli del Sionismo e dichiararono apertamente che tutti gli ebrei fedeli a Dio dovrebbero starne lontani come si fa col fuoco.

    Queste opinioni furono rese ben chiare sia ai loro confratelli che al pubblico in generale. Il loro messaggio era che il Sionismo è un fenomeno razzista sciovinista che non ha nulla a che vedere col giudaismo.

    Affermarono apertamente che il Sionismo sarebbe stato assolutamente a discapito del benessere degli ebrei e dei gentili e che i suoi effetti sulla religione ebraica non sarebbero stati altro che distruttivi.

    Inoltre avrebbe macchiato la reputazione dell’ebraismo nel suo insieme creando ulteriore confusione nelle comunità ebraiche e non. Il giudaismo è una religione, Il giudaismo non è una razza o una nazionalità. Questo era ed è ancora l’aspetto consensuale fra i rabbini.

    Ci fu data la Terra Santa da Dio onde poter studiare e praticare la Torah indisturbati e per raggiungere livelli di santità difficili da raggiungere al di fuori della terra Santa. Abusammo del privilegio e fummo espulsi. Questo è quello che tutti gli ebrei dicono nelle loro preghiere ad ogni festività ebraica: “ Umipnay chatoenu golinu mayartsaynu “ (a causa dei nostri peccati fummo espulsi dalla nostra terra).

    Ci fu fatto giurare da Dio “ di non entrare in Terra Santa come un’entità prima del tempo predestinato “, “ di non ribellarci contro le nazioni “, di essere cittadini leali, di non fare niente contro la volontà di una qualsiasi nazione o contro il suo onore, di non cercare vendetta, discordia, riparazioni o compensazioni; “ di non lasciare l’esilio prima del tempo”. Anzi, dobbiamo essere umili ed accettare il giogo dell’esilio. Violare questi giuramenti avrebbe significato “ trasformare la vostra carne in preda, come il cervo e l’antilope nella foresta “ e il ritardo nella redenzione. “

  37. sylvi
    sylvi says:

    caro Pino,

    vorrei fare alcune precisazioni:
    io non ho motivi per odiare gli jugoslavi, non mi hanno personalmente rubato niente…e poi anche fosse dopo tanto tempo sarebbe assurdo.
    Anzi, ho molti cari amici…diciamo per brevità…jugoslavi!
    e per quanto riguarda i beni in Istria, come cittadina me la prendo con lo Stato italiano che ha fatto ricadere le conseguenze di una guerra persa solo su una parte direttamente coinvolta, lasciandola allo sbando…facendone una caserma e usandola come una colonia.

    L’Alto Adige è sempre stato territorio di usi, costumi e cultura tedesca.
    L’Istria , o meglio l’Istria costiera, è sempre stata di usi e costumi veneti e parlavano il venessian de mar. Così in Dalmazia.
    A Zara, a Pola… prima c’erano i romani, poi vennero i veneti…quando fu fatto il censimento di fine guerra, l’80% si dichiararono istriani o dalmati di lingua veneta.
    Che c’entra l’Italia di Mussolini?

    Io non enfatizzo i fatti attuali, in Palestina, dimenticando le cause…dico soltanto che le cause sono lì, abbondantemente sviscerate da entrambe le parti, ma poi non si fa un passo avanti perchè…prima tu, no prima tu…!
    E così non si va da nessuna parte.
    Anzi si peggiora la situazione perchè si incancrenisce.

    Non capisco, infine, cui prodest questo schierarsi da una parte o dall’altra senza cercare un bandolo…che non sia portatore di una soluzione,… lunga, dolorosa, difficile…ma sempre meglio che attizzare ancora i fuochi in un’area già abbondantemente calda.

    cordialità
    Sylvi

  38. Linosse
    Linosse says:

    X Sylvi 94
    “Non capisco, infine, cui prodest questo schierarsi da una parte o dall’altra senza cercare un bandolo…che non sia portatore di una soluzione,… lunga, dolorosa, difficile…ma sempre meglio che attizzare ancora i fuochi in un’area già abbondantemente calda”
    La soluzione non si trova certo a forza di soprusi ,uno dei tanti come come “Piombo fuso” o con la creazione di nuovi ghetti,questa volta per palestinesi.
    Anche se costa sforzi hai mai sentito parlare di giustizia?
    Che non ha nulla a che vedere con gli schieramenti
    L.

  39. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    L’Onu ha insabbiato una lista di oltre 1.200 criminali di guerra italiani, molti dei quali si erano illustrati in Jugoslavia. Mi pare di averle già segnalato a suo tempo il libro “Italiani senza onore”, che pubblica quanto assodato in fatto di atrocità italiane in Jugoslavia. Mi pare anche di averle segnalato i molti campi di prigionia creati per sbarazzarci degli “oppositori”, in realtà delle popolazioni a noi sgradite originarie d’oltre confine giuliano.
    Non mi pare invece che gli jugoslavi siano mai venuti in armi in Italia. Mi pare ovvio, purtroppo, che appena hanno potuto ce l’hanno fatta pagare.
    Che poi lo Stato italiano sia anche stto imbelle su alcune questioni non suscita nessuna meraviglia, avendo fatto ben di peggio nei confronti dei tedeschi. Infatti, per non irritare la Germania che gli Usa volevano entrasse nella Nato, in funzione anti Urss, siamo arrivati ad insabbiare oltre 400 processi per stragi perpetrate dai tedeschi in Italia. Un mio collega de L’Espresso, la buonanima di Franco Giustolisi, notò nei locali del tribunale militare di Roma un armadio blindato curiosamente poggiato al muro dalla parte che si apre anziché con la “schiena”. Fece notare la cosa al presidente del tribunale, che ordinò di girare l’armadio e di aprirlo per vedere cosa contenesse. Fu così che si venne a scoprire che avevamo insabbiato centinaia di stragi tedesche, rinunciando così a fare giustizia e calpestando così migliaia di italiani familiari, parenti e amici degli italiani massacrati un po’ ovunque dai teceschi. L’armadio scoperto da Giustolisi divenne famoso come “l’armadio della vergogna”. Non vorrei le sfuggisse che la vergogna era ed è nostra, di noi italiani.
    Guardi che io riguardo la tragedia israelo palestinese non parteggio per i palestinesi, ma, come sempre, per i più deboli, angariati, sfruttati e ingannati. Che da qualche tempo sono i palestinesi. Per esempio, NON c’è NULLA che giustifichi non solo la demolizione per rappresaglia di migliaia di case, di uliveti e frutteti, ma anche la detenzione “amministrativa” di palestinesi da parte israeliana. Gli israeliani hanno in carcere varie migliaia di palestinesi spesso da anni senza che abbiano mai detto loro di cosa sono accusati. Di questi prigionieri illegali molti sono minorenni, e gli israeliani fanno di tutto perché non vedano i genitori e i parenti. Potrei aggiungere molto altro, da me visto in Palestina e in Israele, ma credo possa bastare. Se anziché palestinesi fossero tibetani o georgiani scenderebbe in strada a protestare anche lei. Invece sono palestinesi, perciò ce ne fottiamo. Io non me ne fotto. Esattamente come mio padre, rischiando la vita, non se ne fotteva degli ebrei a Roma anche se non era un partigiano o un dissidente, ma un semplice militare monarchico.
    Un saluto.
    pino

  40. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Nicotri
    Ho confrontato la carta geografica del 48 con quella di oggi…per un territorio cosi piccolo non ci vedo con oggi grosse differenze…se non che in quella situazione con quel pot pourri difficilmente sarebbe potuto sortire uno Stato…Israeliano o Palestinese…la guerra era cosi praticamente programmata…
    Una situazione incredibile…c´era persino un Corpus Separatum che era Gerusalemme.
    Ripeto…se i Palestinesi e gli Stati Arabi. …che attaccarono quel che allora era Israele….avessero scelto la strada della collaborazione… …(come auspicato da Ben Gurion) …della diplomazia e della politica…le cose sarebbero andate molto diversamente.
    Lei non crede?
    Questo mi sembra di averlo scritto parecchie volte…ma lei sorvola. Perche? Almeno provare avrebbero dovuto.
    Dopo non e´stato piu´possibile…perche´oramai era chiaro…che i Palestinesi e gli Arabi non desideravano altro che la distruzione d´Israele. Forse non e´cosi?
    Un saluto Rodolfo
    http://it.wikipedia.org/wiki/File:1947-UN-Partition-Plan-1949-Armistice-Comparison.png

  41. rodolfo
    rodolfo says:

    Caro Nicotri
    Alla luce del mio 97…direi che la causa principale del conflitto fu´dunque l ´UN che non divise il territorio in modo piu´intelligente…
    al secondo posto metterei i Palestinesi e gli Arabi che attaccarono in modo indiscriminato, senza ascoltare il messaggio di Ben Gurion, gli ormai Israeliani….che dunque si troverebbero al terzo posto…dunque senza colpa…dovettero solo difendersi e lo fecero bene….lei ne converra´.
    Un saluto Rodolfo

  42. alessandro
    alessandro says:

    per rodolfo:
    questa tua idea di difendere Israele ad ogni costo e sempre e´ davvero preoccupante perche´,tra le altre cose, riflette una visione del mondo vecchia e, comunque, di estrema destra.C´e´ la solita copertura(dovevano difendersi) ma poi sono stati grandi, bravi…col tuo desiderio che glia altri ne debbano convenire;un senso (amaro!) di soddisfazione.
    Se io volessi ad ogni costo difendere un paese che ha procurato morte e se credessi che quella azione era per difesa , non mi sognerei mai di concludere ….” e lo fecero bene…lei ne convera´”.Perche´ dietro quell´ espressione c´e´ tutto perche´ e´ vergnososo pensare che si possa uccidere facendolo bene.Uccidere comporta sempre tante cose e comporta anche il senso di colpa.Vedo che ti mancano certi passaggi mentali, forse nel dire certe cose prima bisogna affrontare dei problemi.Per es. riesci a immaginare qualcuno che uccide senza avere un senso di colpa?Da quanto scrivi direi proprio di si´, ti sembra un passaggio logico logico e soddisfacente .Non sai invece che chiunque uccide senza un senso di colpa non puo´ essere una persona sana;gia´ il fatto di uccidere e´ crudele, tu ci togli addirittura anche il senso di colpa.E se togliamo,poi, il senso di colpa a certi estremismi politici e religiosi di Stato si arriva a giustificarlo in tutto e per tutto.La cosa piu´ orribile e´ che tu non arrivi a capire questi aspetti e continui a giustificare uno Stato che democratico non e´ , e che continua a mostrare tutta la sua forza militare.Provi soddisfazione a sapere della GRANDISSIMA forza militare israeliana e che la usa BENISSIMO.E il senso della decenza?
    E il senso della vergogna?
    Ma il punto dove sei stato ancora piu´ radicale e´ dove dici che Israele durera´ finche´ non esplodera´ il sole e dici “amalgamandoci” cioe´ tu, Israele e il sole.Sono passaggi mentali i tuoi molto violenti(ancora esplosione e poi non dici nulla degli altri:sono stati annientati dalla SUPREMA POTENZA DEL MONDO?);violenti che tu non sai piu´ quello che dici;il tuo e´ ormai un delirio.Potresti vedere bambini palestinesi fatti saltare in aria davanti i tuoi occhi e tu diresti che e´ giusto perche´ anche i palestinesi hanno fatto cosi´.Davanti i tuoi occhi.
    La disperazione di un consiglio( non ho ancora le lacrime agli occhi) sotto forma di una semplice domanda?
    se tra Israele (e l´ebraismo) e te c´e´ questo legame cosi´ forte fatto di delirio(di introiezione e di proiezione alternate:cerca!) chi potra´ mai nascondersi dietro quel delirio?

  43. rodolfo
    rodolfo says:

    x99
    non ho voluto leggere il tuo post fino alla fine….tanto ti conosco.
    Ti diro´…e ne dovresti convenire….dico dovresti, quando ti dico e affermo che:- certo si puo´anche uccidere senza avere il minimo senso di colpa. Non voglio girarci tanto su questo problema….ti consiglio solo di pensarci un po´su´. E non voglio calcare la mano….ricordalo.
    Ricordati poi….che c´e´qualcosa che si chiama orgoglio….magari di essere riuscito a superare una impresa impossibile. Statti bene.
    Rodolfo

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