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Gideon Levy: “È israele che alimenta l’antisemitismo”.

Aggiungo che questo odio Israele lo alimenta apposta, con l’obiettivo di spingere gli ebrei d’Europa e del mondo a emigrare in Israele. Obiettivo coronato da successo con la politica di odio e disprezzo verso i Paesi arabi e musulmani, che ha fruttato a Israele l’immigrazione di un milione di ebrei che da secoli vivevano senza problemi in quei Paesi. Da tempo tale strategia non funziona più, essendo evidente anche a sempre più ebrei la realtà decisamente non encomiabile di Israele. Ed ecco che si è fatto spazio, ovviamente a spese dei palestinesi, a decine di migliaia di cristiani ortodossi russi, base del potere dell’indecente Avigdor Lieberman, spacciandoli per ebrei. Si è fatto spazio anche a peruviani convertiti all’ebraismo. Manca solo che “tornino” in Israele, per rubRe anche loro terra ai palestinesi, cinesi, giapponesi, eschimesi, lapponi, africani neri e altri affamati di terre altrui convertiti all’ebraismo o comunque spacciati per ebrei.

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Un’ondata di rabbia sta investendo l’opinione pubblica mondiale. In contrasto con la miopia e l’autocompiacimento dell’opinione pubblica israeliana, all’estero la gente ha visto le foto di Gaza ed è rimasta sconvolta. Per chiunque avesse una coscienza era impossibile fare finta di niente.

Lo shock si è trasformato in odio verso lo stato che ha fatto tutto ciò, e in alcuni casi l’odio ha finito per risvegliare l’antisemitismo dalla sua tana. Sì, nel ventunesimo secolo c’è ancora antisemitismo nel mondo, ed è stato Israele ad alimentarlo. Israele ha fornito all’odio scuse in abbondanza.

Ma non tutti i sentimenti anti-israeliani sono antisemiti. Semmai è vero il contrario: la maggior parte delle critiche a Israele sono fondate e moralmente giustificabili. L’antisemitismo, razzista come tutti gli odi nazionali, è spuntato ai margini di queste critiche, e Israele è direttamente responsabile della sua comparsa.

Ma Israele e l’establishment della diaspora ebraica etichettano automaticamente ogni critica come antisemita. Il trucco è vecchio: il peso della colpa viene trasferito da quelli che hanno commesso gli orrori di Gaza a quelli che si macchiano di cosiddetto antisemitismo. Non è colpa nostra, è colpa tua, mondo antisemita. Qualunque cosa faccia, Israele ha sempre tutto il mondo contro.

Naturalmente questo non ha senso. Così come un poliziotto che fa una multa a un automobilista ebreo non è necessariamente antisemita, come vorrebbero far credere alcune organizzazioni ebraiche, e una rapina a un rabbino non è necessariamente motivata dall’odio razziale, le critiche a Israele non sono necessariamente motivate dall’odio per gli ebrei.

http://www.internazionale.it/opinioni/gideon-levy/2014/08/14/mio-dio-lantisemitismo/

Giornata della Memoria? No, della Falsa Coscienza e della Retorica. Utile a chi vuole dimenticare molto e molti

http://www.articolo21.org/2014/01/giornata-della-memoria-moni-ovadia-nessuno-ha-mai-detto-mi-sento-rom-omosessuale-antifascista/

Giornata della memoria: Moni Ovadia, “Nessuno ha mai detto ‘mi sento rom, omosessuale, antifascista…’”

di Stefano Corradino

Raggiungiamo Moni Ovadia il giorno della morte di Claudio Abbado. Visibilmente scosso ed emozionato per la perdita di un uomo di “grande valore umano e civile”. “Un artista purtroppo ben poco valorizzato dal nostro Paese” sottolinea Ovadia. “Sia come musicista che per il suo impegno nelle battaglie civili e sociali. Per questo lasciò l’Italia. D’altronde l’Italia tende a trascurare la grandezza delle persone di maggior talento. Dario Fo non ha neanche un teatro….” “C’è una parte ampia della classe dirigente che non ama questo Paese, che considera l’Italia terreno di conquista, di sfruttamento, di giochi politici. Riflettevamo alcuni giorni fa con Renzo Arbore sul fatto che in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia non siamo stati capaci neanche di raccogliere in una pubblicazione quei canti che rappresentano le nostre migliori tradizionali nazionali. Non abbiamo fatto alcunché per il recupero delle nostre radici”.

D – Singolare che sia proprio un ebreo a dirlo.R – La Giornata della Memoria non si deve fare per fare piacere agli ebrei. Gli ebrei hanno la loro memoria “interna”. Io, la Shoah la ricordo tutti gli anni quando vado in Sinagoga e partecipo ai canti e alle preghiere per i defunti di morte violenta.DOMANDA – Il recupero delle radici è un punto centrale anche dei percorsi storici sulla memoria. Ma come si fa a sottrarre retorica dalle celebrazioni e recuperarne autenticità, come nel caso del 27 gennaio?
RISPOSTA – Questo è un punto su cui mi sto battendo da anni. Il 27 gennaio sta diventando il giorno della falsa coscienza della retorica. Il limite principale, e il grande equivoco è di non aver capito, prima di tutto, che questa giornata non è stata istituita solo per gli ebrei. Il Giorno della Memoria doveva essere importante per una riflessione comune sull’Europa, sulle ragioni dello sterminio. Per rispondere alla domanda se tutto questo si è determinato per un incidente di percorso o se la degenerazione fosse iscritta nei geni dell’Europa. Parliamo della Germania ma magari ci dimentichiamo dei genocidi commessi dai fascisti italiani in Africa o della pulizia etnica nei paesi dell’ex Jugoslavia. La memoria ebraica non serve agli ebrei che lo sanno già ma dovrebbe essere un paradigma, un immenso edificio della memoria che possa servire anche agli altri.
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L’antisemitismo del quale non si parla e che si vuole tenere accuratamente nascosto

Di Amira Hass

Haaretz
Ecco una statistica che non vedrete nelle ricerche sull’anti-semitismo, per quanto lo studio possa essere meticoloso. nei primi sei mesi dell’anno, sono stati registrati 154 assalti di tipo anti-semita, 45 dei quali attorno a un solo villaggio. Alcuni temono che il record dell’anno scorso di 411 attacchi -un numero notevolmente maggiore dei 312 del 2010 e  dei 168 nel 2009 – potrebbe essere superato questo anno.
Cinquantotto incidenti sono stati registrati soltanto in giugno, compresi lanci di pietre mirati ad agricoltori e pastori, finestre fatte a pezzi, incendi dolosi, danni a condutture d’acqua e a cisterne, alberi da frutta sradicati, e un luogo di culto danneggiato. Talvolta gli assalitori sono mascherati, a volte no; a volte attaccano  di nascosto,  talvolta alla luce del giorno.
Ci sono stati due attacchi violenti al giorno, in sedi separate, il 13, 14 e 15 luglio. Le parole “morte” e “vendetta” sono state  scarabocchiate in varie zone; un messaggio più originale promette che “Noi faremo ancora massacri.”
Non è un caso che i diligenti ricercatori  di antisemitismo  abbiano omesso questi dati. La ragione è che non li considerano rilevanti, dal momento  che i Semiti che sono stati attaccati vivono nei villaggio che si chiamano Jalud, Mughayer e At-Tuwani, Yanun e Beitilu. La dose giornaliera di terrore (altrimenti nota come terrorismo) che viene inflitta a questi Semiti, non viene compilata in un  rapporto statistico ordinato, né viene notata dalla maggior parte della popolazione ebraica di Israele e del mondo – anche se gli incidenti rassomigliano alle storie raccontate dai nostri nonni. Continua a leggere

Per la Chiesa ci sono copti e copti: protesta, giustamente, per la strage dei 21 ad Alessandria d’Egitto, ma continua a tacere sui 1.600 monaci copti etiopi massacrati dagli italiani. Le (inesistenti) “offese agli ebrei” dell’ex Nar romano Francesco Bianco, ultimo caso delle sempre più sbracate bufale sul “dilagare dell’antisemitismo”

1) – Il Vaticano e la Chiesa italiana continuano a mantenere viva l’attenzione e la condanna per la strage di 21 cristiani copti a Capodanno ad Alessandria d’Egitto. Il cardinale Bagnasco nelle ultime ore ha pubblicamente invocato l’intervento della Comunità Europea a protezione dei copti e dei cristiani in genere nei Paesi dove non sono ben visti. Iniziativa condivisibile. Le stragi di fedeli, per giunta in una chiesa mentre pregano, sono infatti una cosa particolarmente orribile, quale che sia la fede delle vittime. Però in questo caso l’intervento della Chiesa italiana e del Vaticano sorprendono. Il problema non è solo il loro silenzio nei confronti delle vittime musulmane della guerra angloamericana in Iraq, silenzio denunciato nei giorni scorsi dalla maggiore autorità religiosa musulmana d’Egitto, o nei confronti dei bombardamenti “per errore” della Nato in Afganistan che fanno stragi di civili innocenti, bambini compresi, anche alle feste di matrimonio. A essere pignoli ci sarebbe da notare che papa Wojtyla dopo avere inutilmente scongiurato l’intervento in Iraq, patrocinando di fatto il movimento pacifista Arcobaleno, si è poi affrettato a invocare “Dio benedica l’America!” non appena il mentitore guerrafondaio George W. Bush andò a fargli visita in Vaticano. Ma tralasciamo.

Quello che non convince è invece il fatto che il Vaticano e la Chiesa italiana PRIMA di protestare, giustamente, per la strage dei copti d’Alessandria dovrebbero pubblicamente ammettere d’avere sbagliato e chiedere perdono per il silenzio tombale con il quale nascosero la strage di almeno 1.600 monaci copti per mano italiana nel 1937 in Abissinia, oggi Etiopia ed Eritrea. Pur di non dispiacere al Cavaliere di turno, l'”uomo della Provvidenza” Benito Mussolini e ai suoi fascisti, che avevano invaso l’Abissinia, il Vaticano fece spallucce per la rappresaglia al fallito attentato al maresciallo Graziani, rappresaglia che sterminò dai 4.000 ai 20.000 civili abissini, e tacque totalmente e vergognosamente per la strage di tutto il clero copto della capitale religiosa di Debre Libanos: almeno 1.600 tra monaci, giovani seminaristi e ragazzini chierici. In totale, l’equivalente di 20-50 volte la strage delle Fosse Ardeatine perpetrata a Roma dai nazisti tedeschi. Continua a leggere