La più grande escort (anche) con Berlusconi è la Chiesa, che a fronte di tanta devastazione non solo morale tace e sa urlare solo contro i poveracci alla Englaro. La verità sulla “rivoluzione libica” comincia finalmente a emergere anche sui principali giornali

Che usi avesse lo abbiamo capito al punto da averlo ribattezzato da un bel pezzo Il Chiavaliere, epiteto molto più adeguato alla realtà del titolo di Cavaliere. Ciò detto, salto a piè pari il fetido argomento “Silvio e le donne” per fare invece la seguente considerazione: strano che tutti facciano finta di non accorgersi che dalle intercettazioni telefoniche e annesse azioni risulta chiaro e tondo che NON E’ VERO che Silvio Berlsuconi non interferisce con i suoi giornali e televisioni, NON è cioè quel “mero proprietario” che ai gonzi come Veltroni-D’Alema&C è riuscito a far credere di essere in modo da potersi mettere con il loro volenteroso aiuto la legge sotto i piedi e candidarsi alle elezioni. Con le note conseguenze, sempre più a valanga e per l’esattezza a valanga di merda.
Visto che è ormai assodato che il conflitto di interessi c’è ed è in piena azione, e che invece quella del “mero proprietraio” è solo una presa per il sedere di tutti gli italiani, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dovrebbe intervenire d’autorità. Non è vero che non può destituire Berlusconi da primo ministro: il Chiavaliere ha tradito il solenne giuramento fatto al monento di ricevere l’incarico, ha mentito agli italiani, ha tradito l’opinione pubblica, ha tradito e falsificato la realtà in vari campi. Soprattutto, la sua permanenza a palazzo Chigi vanifica i sacrifici, le “lacrime e sangue” che lo stesso Napolitano ci chiede, vanifica il senso di responsabilità che da qualche tempo il capo dello Stato chiede con insistenza a tutti con il paradossale risultato di salvare di Berlusconi  primo ministro, il quale oltretutto sta sputtanando l’Italia a livello planetario. Insomma, il Chiavaliere sta danneggiando gravemente l’interesse generale dell’Italia in più campi, fino a minacciarne il rimanere nell’euro e nell’Eurozona e quindi la stessa unità nazionale. Non so se ciò basti per l’accusa di Alto Tradimento, ma di sicuro ce n’è più che a sufficienza perché Napolitano inviti con fermezza e se necessario anche pubblicamente Berlusconi a dimettersi mettendo sul piatto come aut aut le proprie dimissioni. Di fronte a una mossa come questa Berlusconi sarebbe semplicemente spazzato dalla scena. Non c’è da temere che il parlamento si rifiuti di dar vita a un altro centrodestra, vista la fifa nera che i parlamentari hanno di non essere rieletti in caso di elezioni anticipate. I Responsabili alla Scilipioti non potrebbero certo mostrarsi cosi Irresponsabili da non sostenere un nuovo centrodestra perché se lo facessero confermerebbero clamorosamente che con Berlusconi non erano Responsabili quanto invece semplicemente Venduti.

A fronte di tanta devastazione della morale pubblica e privata nonché della riduzione della donna a semplice “troia”, come le chiamano il fornitore Tarantini di carne fresca e il suo cliente abituale, impressiona il silenzio del Vaticano e della Chiesa, ennesima dimostrazione dell’arte del meretricio nella quale Santa Madre Chiesa eccelle da quasi duemila anni, da sempre escort dei potenti al governo: i 3 miliardi di euro incassati ogni anni dall’imbelle Stato italiano valgono bene questo nuovo caso di prostituzione. Del resto già dopo il caso Noemi, della quale e dei cui genitori è ora più chiaro il tipo di disponbilità verso “papi” Silvio, il Vaticano per mano del segretario di Stato Raffaele Bertone era ansioso di assolvere pubblicamente il Grande Chiavaliere approfittando della festa della Perdonanza a L’Aquila. Ricordate? Quella tradizionale festa religiosa aquilana la ribattezai la Puttananza, e il pornografico abbraccio e bacio in bocca di Santa Madre Chiesa con Berlusconi non venne consumato solo perché, se non ricordo male, Vittorio Feltri  accoltellò alla schiena Dino Boffo, l’allora direttore de L’Avvenire d’Italia, quotidiano dei vescovi italiani, suscitanto l’inevitabile irrigidimento delle gerarchie. La Chiesa fa la voce grossa contro i poveracci alla Englaro e i loro diritti, ma tace vilmente di fronte agli “uomini della Provvidenza” e al denaro. Perfino Manuela Arcuri e Patrizia D’Addario sono delle educande di fronte alla sfacciataggine del meretricio vaticano, che ha degradato il cristianesimo in cattolicesimo papalino, quello che a suo tempo ha dato il disco verde sia al nazismo che al fascismo in cambio di ricchi piatti di lenticchie chiamati Concordato, che decenza vuole venga finalmente abolito anche in Italia anziché ingrassato da puttanieri incalliti.

Cambiamo argomento. Vi propongo in sequenza la lettura di alcuni articoli, a partire da quello di Guido Rampoldi su Repubblica  che a partire dal titolo – I Gattopardi di Tripoli –  smaschera clamorosamente la marea di panzane ovunque addotta per giustificare l’ingiustificabile guerra in Libia. A seguire, un articolo di Franco Venturini sul Corriere della Sera, che dimostra come, incredibile ma vero, l’Italia non sia più un Paese mediterraneo, una lettera di un lettore del Corsera a Sergio Romano e la sua interessante risposta, infine il vergognoso articolo del solito bugiardo Levy Bernard Henri, la cui boria trionfalista a fronte degli altri articoli citati suona per quello che è: pura boria narciso trionfalistica.
16 Settembre 2011
I gattopardi di Tripoli

Autore: Guido Rampoldi

Mentre sta per concludersi il sesto mese di una guerra che sembrava destinata a durare poche settimane (cominciò il 19 marzo 2011, con il primo bombardamento francese sulla Libia), non sarà il caso di domandarsi cosa sia successo e cosa potrà accadere? Stando all´ufficialità ci attendono gloria e vittoria, in quanto “tutto va per il meglio”, come avrebbe detto quel personaggio di Voltaire, il professor Pangloss, passeggiando tra migliaia di cadaveri. Il meglio appunto include dai 20mila ai 50mila morti, secondo le stime di fine agosto. Applicando il rapporto standard di dieci feriti per ogni ucciso, ricaviamo che, su una popolazione di sei milioni di abitanti, i libici ammazzati o colpiti da proiettili e bombe sono stati dai 220 ai 550mila, l´equivalente in proporzione di 2-5 milioni di italiani.
Stando ad Amnesty international, gheddafisti e ribelli hanno praticato o praticano stili di combattimento qualitativamente simili che comprendono squadre della morte, camere di tortura e assassinio di arresi. Le atrocità commesse dai soldati di Gheddafi sono in quantità maggiore. Ma i ribelli potrebbero presto pareggiare i conti, essendo cambiati a loro vantaggio i rapporti di forza. Come denunciano da mesi varie organizzazioni umanitarie, nelle zone controllate dagli insorti bande brutalizzano gli immigrati africani e i connazionali con la pelle nera. Rapinano, stuprano o semplicemente sfogano il tradizionale razzismo arabo con il pretesto che le loro vittime siano “mercenari di Gheddafi”. È abbastanza per sospettare che ad incentivare le migrazioni verso l´Italia sia proprio la paura che incute quel gangsterismo ammantato di ideali, piuttosto che i non meno feroci soldati di Gheddafi.
Si dirà che quando collassa un regime totalitario è quasi inevitabile che scorra il sangue e vi sia molta anarchia. Il problema è che non si vede alcun tentativo di punire le atrocità commesse da insorti. Secondo Amnesty, il Consiglio nazionale di transizione non ha prodotto “alcuna indagine credibile né ha preso misure per chiamare i responsabili a rispondere”. Probabilmente non ha voluto. Ma se lo decidesse, sarebbe in grado di punire i colpevoli? Ha scarsa autorità sui comandanti locali e nessuna nel Sud, dove non si sa bene cosa stia accadendo. È diviso da rivalità ideologiche o tribali, essendo piuttosto malassortito. E comunque è poco credibile agli occhi dei combattenti, i quali, avendo rischiato la pelle, non accetteranno facilmente che guidi la transizione chi non ha meriti rivoluzionari, o peggio, svolgeva incarichi di responsabilità nel regime.
Anche se la direzione pare quella, non è scritto nel destino che la Libia diventi uno Stato fallito, un caos sanguinolento in cui la politica sia un confronto militare tra consorterie armate, ciascuna con protezioni straniere e interessi nel malaffare, un po´ come l´Afghanistan dei mujahiddin (però un Afghanistan addossato all´Italia). Ma mettiamo che la storia ci sorprenda in positivo. Che Gheddafi domani si arrenda e la guerra di colpo finisca. Che migliaia di famiglie rinuncino a vendicare un parente ucciso, mutilato, torturato. Che il Consiglio nazionale di transizione riesca nel progetto cui sta già lavorando, ricostituire lo Stato richiamando nei ranghi lo stesso personale in servizio prima della guerra, dagli impiegati fino ai viceministri, agli ufficiali delle Forze armate, insomma tutti tranne “i pochissimi” che si sono macchiati di atrocità, come annuncia il capo del Cnt. Mettiamo poi che la gioventù ribelle accetti questo gattopardismo, consegni le armi e torni serenamente a casa da mamma e papà, se nel frattempo non sono stati ammazzati; e nel Paese cominci una miracolosa transizione. In questo caso avremo grossomodo lo stesso risultato che si poteva raggiungere sei mesi fa, attraverso il negoziato proposto più volte da Gheddafi. La minaccia di un intervento Nato probabilmente avrebbe convinto il Colonnello ad accettare un esilio interno, sia pure ben mascherato. Quasi tutto il regime si sarebbe riciclato nel nuovo sistema, così come sta avvenendo, ma sarebbe cominciato un percorso verso la democrazia. L´unica vera differenza: nel governo provvisorio avrebbe svolto un ruolo importante un figlio del Colonello, Saif, fino a ieri considerato dagli occidentali il capo della fronda illuminata (in quanto ispiratore di quel Centro per i diritti umani che divenne punto di riferimento di vari riformatori e poi fu chiuso dalla polizia segreta).
Abbiamo sulla coscienza una guerra evitabile, controproducente, in ogni caso orribilmente stupida? Nessuno potrà mai dimostrare che il negoziato con Gheddafi avrebbe potuto concludersi con un compromesso accettabile. Però sappiamo che a differenza dell´Egitto, la Libia non ha una salda radice unitaria, una tradizione parlamentare, una consuetudine con la libera competizione tra le idee, e neppure movimenti resistenziali di ispirazione liberale. A maggior ragione la transizione aveva bisogno della stabilità che poteva offrire soltanto un percorso concordato. Sappiamo anche un´altra cosa: fin dal primo momento Parigi e Londra esclusero quella soluzione. Perché solo la guerra assicurava protagonismo e un lauto bottino petrolifero? No, perché Gheddafi è un criminale. Ma non lo era forse anche prima, quando la sua polizia ammazzava oppositori a dozzine? Sì, ma mai era arrivato a far bombardare le piazze, il popolo. Le prove? Le fornisce al-Jazeera, e i media occidentali le rilanciano: ma le più eclatanti sono falsificazioni. Il repertorio include immagini di cadaveri di soldati con le mani legate, “uccisi perché ammutinati”. Poi rivedi il filmato e hai l´impressione che gli assassini siano i ribelli, infatti non soccorrono l´unico moribondo. Ora Amnesty indirettamente conferma: all´inizio della sollevazione gli insorti uccisero militari che avevano catturato. In futuro potremmo scoprire che messe-in-scena e rivolta furono agevolate da un sodalizio di servizi segreti. Dopotutto già negli anni Novanta i britannnici avevano provato a innescare moti in Cirenaica (Gheddafi sventò, probabilmente su soffiata dello spionaggio italiano).
Una transizione concordata era la soluzione migliore non solo per la causa della libertà ma anche per gli interessi dell´Italia, cui la guerra prometteva e promette molti rischi. Tanto più risulta singolare il comportamento dell´informazione italiana: a parte pochi battitori liberi, quali Giuliano Ferrara e Sergio Romano, i nostri giornali fecero propria la linea sarkoziana del “con Gheddafi non si tratta” (e il corollario implicito: non resta che la guerra). In seguito mantennero il punto, talvolta con effetti tragicomici. Tre mesi fa il regime cercò di negoziare una pax musulmana con i ribelli, cui inviò una delegazione di undici imam. Intenzionalmente o no, l´aviazione Nato li incenerì mentre sostavano in una struttura militare. Quella sera un irrilevante mullah di Tripoli lanciò anatemi anche contro la popolazione italiana. La mattina seguente i nostri principali quotidiani gridavano in prima pagina che “l´islam libico” aveva promesso stragi di italiani per vendicare gli imam di Gheddafi. Nessun accenno ai motivi per i quali gli undici viaggiavano per la Libia.
Non è strano che siamo diventati “tutti francesi” quando semmai avremmo dovuto essere “libici”, e magari anche un po´ anche italiani? Gheddafista a marzo e sarkozista in aprile, e cioè privo di dignità in un ruolo e nell´altro, il governo ha pensato di difendere i nostri affari con un´interpretazione convincente dello stereotipo dell´Italiano traditore. Però sorprende l´opposizione: perché si è lasciata abbindolare dai grandi progetti del piccolo Sarkò? Probabilmente per la solita subalternità alla mediocrazia, intesa come potere dei media ed egemonia delle mediocrità. Ogni qualvolta la storia bussa ai nostri confini, l´informazione si conferma l´espressione di una classe dirigente modesta. Soffre una penosa carenza di strumenti concettuali, e soprattutto di curiosità, come è tipico di un giornalismo le cui nomenklature sono per gran parte un prodotto delle grandi scuole aziendali dell´ossequio. Inoltre, per ragioni che meriterebbero di essere indagate, tre o quattro ambasciate straniere sembrano disporre in Italia di un certo giornalismo cammellato, schierabile secondo gli interessi contingenti di quei Paesi, e anche contro l´interesse italiano. E per tutto questo, anche la guerra di Libia spinge a domandarsi se quest´Italia in crisi potrà mai risollevarsi finché a rappresentarle situazioni e problemi sarà un giornalismo così stanco e opaco.

“L’Italia non è più un Paese mediterraneo”(Franco Venturini).
17/09/2011 di triskel182
Nella partita del Mediterraneo l’Italia non gioca da protagonista.
Non c’è soltanto l’Italia che vara una manovra a geometria variabile, tutta tasse e orfana dei necessari stimoli per la crescita. Non c’è soltanto l’Italia che si azzuffa sulla prostituzione d’altissimo bordo mentre altrove si discute di una possibile seconda recessione e dei modi per prevenirla. C’è, anche, una Italia talmente ripiegata sul suo caotico ombelico da non avere più energie per vedere quel che le accade intorno.
Ieri Silvio Berlusconi ha annunciato che non andrà all’apertura dell’Assemblea generale dell’Onu dove da lunedì saranno invece tutti i grandi e anche i meno grandi della terra. Ci andrà per noi il ministro Frattini, ma non siamo egualmente in presenza di una abdicazione autolesionista e dettata da motivazioni che nulla hanno a che fare con gli interessi nazionali? Non basta, perché è ancora viva l’eco della visita congiunta di Sarkozy e di Cameron nella Libia «quasi» liberata da Gheddafi. Intendiamoci, non è un mistero che i governi di Parigi e di Londra siano stati gli avanguardisti dell’offensiva Nato contro il Raìs, e può dunque apparire logico che siano loro i primi a salire sul podio dei vincitori in attesa di vedere se di vittoria unitaria davvero si tratterà.
E non è nemmeno un mistero che Parigi e Londra, più Parigi di Londra, puntino ad ottenere dai loro alleati libici una fetta più grossa della torta energetica e infrastrutturale che Gheddafi aveva concesso in maggioranza (ma non senza contropartite) all’Italia.
Ciò detto, e proprio perché le mire dei nostri amici franco-britannici sono note, stupisce che il governo italiano si sia fatto anticipare con tanta facilità. Non è questo il caso dell’Eni, che anzi ha battuto sul tempo Total nel riannodare i discorsi interrotti sulle forniture libiche. Ma dal momento che nulla può ancora essere deciso anche perché la guerra non è finita e non è del tutto chiaro chi comanderà nella Libia di domani, serviva, era opportuna, una iniziativa italiana al più alto livello.
Berlusconi era troppo compromesso con Gheddafi, dirà qualcuno. Ma il Raìs aveva piantato la sua tenda anche a Parigi, Sarkozy gli aveva dato prestigio e altro (armi?) per fregiarsi della liberazione delle infermiere bulgare, dagli anglo-scozzesi Gheddafi aveva avuto in dono il presunto attentatore di Lockerbie, e ora si scopre che i servizi britannici assieme a quelli Usa avevano collaborato con gli 007 di Tripoli in bruttissimi affari di islamisti torturati… No, la verità è più semplicemente che Berlusconi aveva e ha priorità diverse.
E soprattutto, la verità è che la Libia rappresenta soltanto una tessera di un grande mosaico che si va scomponendo e ricomponendo: il Mediterraneo nel quale siamo immersi.
Se ci guardiamo in giro è impossibile non scorgere l’affollarsi delle novità strategiche a due passi da casa nostra. Il ruolo della Francia, grazie alla Libia ma anche a un gradito ruolo di supplenza offerto all’America, è in evidente ascesa. Lo stesso si può dire della Gran Bretagna, che «torna» nel Mediterraneo dopo un lungo disinteresse. In ripiegamento operativo sono gli Usa, ma ciò accade anche altrove nel mondo e dovrà essere verificato se si riuscirà a superare la crisi economica. La Cina è dietro ogni angolo, vicina sì come avvertiva il film di Bellocchio nel 1967 ma non stupida: il sostegno all’euro comporta concessioni commerciali, strategiche ed energetiche, anche in Libia. Sale a freccia l’attivismo della Turchia (forse contenta di non trovarsi imprigionata nella Ue, anche se nessuno lo dice) e il periplo di Erdogan nelle «primavere arabe», unito alle sue sfuriate per la platea contro Israele, propone di fatto Ankara come nuovo punto di riferimento di un islam moderato e non anti-occidentale. Quel che era una volta il Cairo, che oggi assieme a Tunisi tiene tutti con le dita incrociate (e anche qui l’Italia potrebbe essere più attiva e visibile).
Tra pochi giorni, poi, all’Onu, con Berlusconi assente, verrà posta la questione dello Stato palestinese, o per meglio dire dello status palestinese visto che il veto americano impedirà di andare oltre. L’Italia è orientata al «no» assieme alla Germania, ma si lavora per evitare una spaccatura europea forse con l’astensione e un proprio documento, oppure con una previa limatura del testo palestinese che peraltro Abu Mazen ha praticamente rigettato ieri. Il tentativo europeo è arduo, ma non risulta che nello sforzo di evitare strappi pericolosi Roma sia attiva quanto Parigi, Londra, Berlino e persino Bruxelles (nella doppia veste della signora Ashton e del simil-governo belga in carica per gli affari correnti da ben più di un anno).
Nell’insieme, è come se il Mediterraneo fosse stato investito da uno tsunami geopolitico del quale non vediamo ancora la fine. Sappiamo soltanto che esistono dinamiche nuove, e che per conseguenza servono politiche se non nuove almeno aggiornate. Questo è vero per tutti gli attori presenti. E invece l’Italia appare assente o distratta, vittima di quella sua poca credibilità che la colpisce e la danneggia non soltanto sui mercati.
Speriamo di non doverci dire, domani, che mentre il Mediterraneo cambiava volto noi non c’eravamo perché occupati a discutere di intercettazioni e di signorine di Stato.
Da Corriere della Sera del 17/09/2011.

COME FARE LE ELEZIONI IN LIBIA MA FORSE È MEGLIO ASPETTARE
La guerra in Libia non è ancora finita, ma se si sa sempre quando le guerre cominciano non si sa mai quando finiscono. Eppure già si parla di «prossime elezioni». Non crede che invece dovranno passare ancora molti anni prima del ritorno alla normalità in quel Paese? E quando, secondo lei, regnerà la democrazia? Pierangela Bonetti Lodi

Cara Signora, Dopo la conquista di Tripoli, Mustafa Albel-Jalil, presidente del Consiglio nazionale transitorio, ha dichiarato che le elezioni potrebbero avere luogo entro diciotto mesi: un periodo che dovrebbe bastare all’approvazione di una nuova carta costituzionale e all’organizzazione della campagna elettorale. L’Onu è molto più prudente e si astiene dall’indicare una data. Un suo rappresentante, reduce da una recente missione a Tripoli, ha dichiarato che vi sono in giro per la Libia troppe armi e che occorrerebbe anzitutto bonificare il Paese. Ma gli argomenti più puntuali e convincenti sono contenuti in un articolo apparso nel numero di settembre di Foreign Affairs, la rivista americana del Council on Foreign Relations. Gli autori sono Dawa Brancati e Jack L. Snyder, due professori universitari che hanno recentemente studiato il problema delle prime elezioni in Paesi sconvolti da una guerra civile fra il 1945 e oggi. Il rischio, secondo Brancati e Snyder, è che le tensioni elettorali riaccendano il conflitto. Per evitare che questo accada occorrono alcune condizioni. È necessario, in primo luogo, che la parte soccombente sia stata totalmente battuta e quindi incapace di riorganizzarsi. È necessario, in secondo luogo, che il fronte dei vincitori non sia composto da fazioni ostili, pronte a battersi per il controllo del potere. Ed è necessario infine che l’ordine pubblico sia garantito da una forza di polizia neutrale e rispettata o da una forza internazionale. Nessuna di queste tre condizioni esiste verosimilmente in Libia, un Paese dove gli uomini di Gheddafi controllano ancora alcune piazzeforti, non vi è un fronte unitario della resistenza al regime, le istituzioni statali sono deboli se non addirittura inesistenti, la società civile è un mosaico di lealtà tribali, il ventaglio delle posizioni ideologiche è molto ampio, l’amministrazione molto corrotta e i ribelli poco inclini a lasciarsi controllare da quella che verrebbe percepita come una forza d’occupazione. Nel loro studio gli autori sono giunti alla conclusione che la probabilità di una nuova guerra civile diminuisce di un terzo se le elezioni hanno luogo cinque anni dopo la fine del conflitto. Ma non sono certo che la Nato e i Paesi maggiormente responsabili dell’intervento (Francia e Gran Bretagna) siano politicamente pronti ad accettare una tale attesa. Sono intervenuti spensieratamente nella speranza di una guerra breve e risolutiva. E sperano ancora di potere chiudere rapidamente il capitolo della guerra per aprire quello degli affari.

Sarkozy a Tripoli come Mitterrand a Sarajevo nel ‘ 92
Ho passato la giornata di giovedì in Libia accanto al presidente francese Nicolas Sarkozy e al premier britannico David Cameron, in visita a Tripoli e Bengasi. Abbiamo vissuto insieme con il popolo libico, finalmente libero dalla dittatura, uno straordinario giorno di festa. L’ accoglienza tributata a noi occidentali è stata commovente: si sentiva che i libici erano pieni di gioia. Gli altri sul posto, io di sicuro, provavano finalmente un senso di orgoglio. Per l’ Europa, e per la Francia. Sarkozy e Cameron hanno realizzato un’ impresa storica. In piazza della Libertà a Bengasi, davanti alla folla in festa, ne ho avuto la certezza. Per la prima volta l’ Occidente e il mondo arabo hanno ignorato i profeti dello scontro di civiltà; gli europei hanno teso la mano al popolo di un Paese arabo e musulmano in rivolta contro una spaventosa dittatura, contro un tiranno che minacciava di fare scorrere fiumi di sangue della sua stessa gente. Abbiamo aiutato quelle donne e quegli uomini, siamo stati dalla loro parte mentre si sollevavano contro l’ oppressione, e lo abbiamo fatto senza ricorrere all’ occupazione, senza pretendere di imporre noi, dall’ alto, il successivo regime politico. Non abbiamo voluto paracadutare a Tripoli la democrazia. La democrazia, in Libia, stava già nascendo, bisognava solo impedire che venisse soffocata nella culla, e ci siamo riusciti. L’ Europa ha fatto quel che era giusto, cioè aiutare un popolo che da solo, per primo e senza armi, aveva comunque deciso di conquistarsi, a qualsiasi prezzo, la libertà. La lotta non è finita, naturalmente, Gheddafi non è stato ancora catturato e dopo avere vinto la guerra ora si tratta di vincere la transizione. I miei amici del Consiglio nazionale libico si dicono sicuri che l’ ex dittatore si trovi ancora in Libia, nascosto in una delle tante città sotterranee che si è fatto costruire durante i suoi quarant’ anni di dominio assoluto; nessun Paese vuole assumersi il rischio di ospitare un uomo ricercato dalla giustizia internazionale per crimini gravissimi. E poi, lo ripeto: bisogna avere successo anche nella transizione, nella costruzione democratica, evitare le trappole che aspettano al varco tutte le rivoluzioni, fermare gli islamisti, ottenere che tutti rendano le armi, eccetera eccetera. Ma, intanto, che gioia! Il viaggio è stato preparato a lungo, sono state osservate tutte le possibili misure di sicurezza, ma è evidente che i due capi di Stato hanno preso dei rischi. Per questo Sarkozy e Cameron mi hanno ricordato il presidente François Mitterrand, a Sarajevo, nel 1992. Si può essere d’ accordo o meno con Nicolas Sarkozy, io spesso non lo sono e per questo non l’ ho votato. Ma occorre riconoscere quando un uomo di Stato è capace di fare un grande gesto politico, di issarsi al di sopra delle contingenze, di accettare consapevolmente e lucidamente un rischio. Sarkozy e Cameron a Tripoli hanno fatto la stessa scelta di coraggio di Mitterrand in Bosnia, e io sono convinto che è anche con azioni di questo tipo che si scrive, e si fa avanzare, la Storia. Lo dimostrano le tantissime donne venute ad acclamare Sarkozy all’ ospedale di Tripoli. Donne del popolo, non le amazzoni della guardia presidenziale, donne che hanno finora vissuto sotto la tirannia, in un Paese musulmano, e sperano in una nuova era di libertà. Quindi, è giusto riconoscerlo, per Nicolas Sarkozy è stato un momento di grande affermazione personale e politica. Dopodiché le elezioni sono un’ altra questione, quel che accadrà la primavera prossima nel voto per l’ Eliseo sarà deciso da altri fattori. Qui siamo su un altro piano. Quanto al rapporto tra l’ Occidente e il mondo arabo, quanto alle relazioni tra le grandi civiltà di questo pianeta, il viaggio a Tripoli è stato un momento fondante. Ci ricordiamo tutti di come gli Stati Uniti hanno lanciato la guerra in Iraq, un conflitto che continuo a ritenere sbagliato. Il profumo di Bengasi, giovedì, era molto diverso dai cattivi vapori di Bagdad. A giornata conclusa, ho viaggiato accanto a Nicolas Sarkozy e ad Alain Juppé, sull’ aereo della Repubblica francese che ci ha riportati a Parigi. Il presidente sa di essere all’ origine, con il suo ministro degli Affari esteri, di qualcosa di inedito. Il famoso diritto di ingerenza, il tanto declamato e mai applicato dovere di proteggere, in Libia è stato messo in pratica. Per la prima volta, non a chiacchiere, ma con le armi. E, quel che più importa, per una causa giusta. (testo raccolto da Stefano Montefiori) RIPRODUZIONE RISERVATA
Levy Bernard Henri
Pagina 23
(17 settembre 2011) – Corriere della Sera

186 commenti
Commenti più recenti »
  1. Vox
    Vox says:

    BUSH Jr. COSTRETTO A CANCELLARE VISITA IN CANADA
    A FUROR DI POPOLO

    I MEDIA USA FINGONO DI IGNORARE IL FATTO

    http://www.veteranstoday.com/2011/09/17/bush-toronto-cancelled/

    Bush’s Toronto Visit Canceled Amid Mass Public Pressure for Arrest

    This weeks appearance by former U.S. president George W. Bush at an event hosted by a local evangelical Christian university has been cancelled while the mainstream U.S. Media ignores the international embarrassment.

    The decision came Wednesday, the same day three former students launched a petition urging the university to cancel the speech. On Tuesday, a class valedictorian and professor publicly spoke out against the appearance following the resignation of another staff member.

  2. Vox
    Vox says:

    PROCESSO AL PAPA – Ecco perché Joseph Ratzinger dovrebbe essere inquisito per crimini contro l’Umanità

    di Geoffrey Robertson

    Mentre centinaia di milioni di cattolici si rivolgevano al Papa come ad una suprema guida morale, i loro figli venivano molestati a migliaia da preti pedofili in tutto il mondo. Per evitare che lo scandalo si diffondesse presso l’opinione pubblica, di fatto il Vaticano ha protetto questi preti. Sottraendoli alla giustizia ordinaria degli Stati, li ha giudicati secondo il diritto canonico, in base a norme obsolete e prive di reali sanzioni, sotto il vincolo assoluto del segreto pontificio. Spesso semplicemente riassegnati ad altri incarichi, dopo un inutile periodo di terapia e penitenza, questi soggetti devianti sono stati messi nella condizione di reiterare il proprio reato.

    Una simile condotta può configurare in capo al Papa una responsabilità di tipo non solo morale ma anche giuridico? Può la Santa Sede godere di un’immunità che la pone al di sopra della legge?

    Senza disconoscere i molteplici meriti di tanti preti, Robertson affronta, da grande giurista e instancabile difensore dei diritti umani e civili, uno dei peggiori scandali degli ultimi anni e, attraverso di esso, quella consolidata condizione di potere e privilegio, che ha nel tempo snaturato la genuina missione apostolica della Chiesa cattolica.

    Dalla Prefazione

    A Pasqua del 2010 ho scritto un breve commento per il “Guardian” e il “Daily Beast”; in quel periodo, tutti si aspettavano che papa Benedetto XVI intervenisse (cosa che non ha fatto) a proposito della crisi scoppiata a livello mondiale all’interno della sua Chiesa, in seguito alle rivelazioni riguardanti gli abusi sessuali da parte di membri del clero. All’epoca facevo notare che lo stupro e le molestie nei confronti di bambini, se commessi su larga scala e in maniera sistematica, potrebbero anche essere considerati un crimine contro l’umanità; e che se il capo di una qualsiasi organizzazione lascia impuniti o non persegue i colpevoli di tali atti, oppure li nasconde alla giustizia, potrebbe essere perseguibile per responsabilità di comando addirittura di fronte al diritto internazionale.

    […] sostenevo anche che l’ONU aveva sbagliato ad accordare alla Chiesa cattolica uno status eccezionale, negato a tutte le altre religioni e ONG.

    […] per quanto sia stupefacente, né la Commissione ONU accusata di aver ignorato la Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia, né nazioni come Stati Uniti e Regno Unito, che hanno pubblicato delle inchieste riportanti gravi violazioni dei diritti umani, né tantomeno organizzazioni quali Amnesty International e Human Rights Watch riconoscono di trovarsi di fronte a un orrore contro i diritti umani. Ciò potrebbe essere dovuto, in parte, alle “opere buone” di tantissimi cattolici e di organizzazioni cattoliche a scopo umanitario come Caritas e CAFOD (Ente Cattolico per lo Sviluppo dei Paesi d’Oltremare), che ammiro molto e a cui rendo omaggio.

    Ma è anche una conseguenza dell’aver erroneamente considerato questa organizzazione come uno Stato, dotato di potenti legami diplomatici con gli altri governi, nonché di un capo beato presso cui i leader politici si recano in pellegrinaggio per essere benedetti. L’idea che questo uomo di pace e di saldi principi morali possa chiudere un occhio su un crimine riconosciuto a livello internazionale mette in forte discussione la fede stessa nella sua Chiesa.

    Non c’è però dubbio che la portata dello scandalo degli abusi sessuali sia stata tale a causa di alcune direttive del Vaticano – più precisamente della Congregazione per la Dottrina della Fede (d’ora in avanti CDF) – nelle quali si prescrive che tutte le denunce relative a questo reato vengano trattate con la massima segretezza, nascoste ai tribunali e alla polizia locali, così com’è stabilito da un diritto canonico[…]

    Se fosse o no al corrente della portata del fenomeno e del fatto che i colpevoli venivano trasferiti in altre parrocchie, o spediti illegalmente in altri Paesi e nascosti alla giustizia penale del luogo, non potrà essere chiarito fino a quando non verrà richiesto alla CDF di aprire i propri archivi; certo, le prove emerse finora sono sufficienti a rendere perlomeno la sua responsabilità morale – e quella di Giovanni Paolo II – oggetto di un dibattito angosciante. Per quanto riguarda invece la sua responsabilità legale, il suo appello all’immunità sovrana complica le cose; ma vale sicuramente la pena di chiedersi, in un momento in cui Benedetto XVI ha messo il proprio nome su alcune riforme fondamentali, se è giusto che il papa sia rimasto l’unico uomo al mondo a essere al di sopra della legge.
    http://nochiesa.blogspot.com/

  3. Vox
    Vox says:

    NON E’ VERO che Silvio Berlsuconi non interferisce con i suoi giornali e televisioni…
    @Pino

    Infatti interferisce pesantemente anche e soprattutto con la TV “pubblica”.
    Basta ricordare la cacciata di Biagi, poi quella di Santoro e quella piu’ recente di Serena Dandini, tutte a completo discapito della RAI e degli italiani, ma a favore della concorrenza (Mediaset).

  4. Vox
    Vox says:

    LIBIA

    I cosidetti ‘ribelli’ + NATO (North Atlantic Terrorist Organization] non hanno ancora vinto un bel nulla, il grosso del Paese (e del popolo) non e’ con loro, ne’ sotto il loro controllo. Eppure gli avvoltoi Sarkozi – il sionista che sta facendo rotolare nella tomba De Gaulle – e Cameron – lo straricco satrapo britannico – sono gia’ convolati, tra mille precauzioni, a Tripoli, a fingere di aver gia’ sottomesso la Libia e a spartirsi la succulenta torta. Naturalmente, senza l’Italia.

    E in un certo senso, benche’ molti lo dicano con rimpianto, il fatto che l’Italia sia stata tagliata fuori e’ – almeno dal punto di vista morale – una cosa giusta ed equa.

    L’Italia aveva un rapporto di preferenza con la Libia, rafforzato da un recentissimo accordo di amicizia e non ingerenza. Lasciandosi trascinare nell’ennesima avventura illegale, immorale, coloniale e criminale dell’Organizzazione Terroristica Nord-Atlantica col beneplacito di un (ricattato? rimbambito? maleinformato?) Napolitano, l’Italia ha commesso quel che si chiama tradimento, ovvero pugnalata alle spalle, per giunta contro i propri interessi.

    E’ giusto, dunque, che ne paghi le conseguenze, anche se queste conseguenze ricadranno su buona parte di quel popolo italiano che non ha smarrito la capacita’ di pensare e informarsi, e che era contrario alla guerra.

    Come gia’ avvenuto nella IIGM, l’Italia ci ha fatto una figura grama, meschina, stupida, da cacchetta. Mai grande, insomma, ne’ nel bene, ne’ nel male. Ha infranto i propri impegni a livello governativo, si e’ data la zappa sui piedi ed e’ pure stata messa in disparte, come l’ultima della classe.

    Non sarebbe stato allora meglio, Presidente Napolitano, tenersi fuori da tutto questo, invocando se non la Costituzione, gli accordi sopracitati? Salvare almeno la faccia?

    E che succedera’ se, per caso, Gheddafi e la maggior parte del popolo libico riuscissero a rompere le uova nel paniere ai golpisti supportati dall’Organizzazione Terroristica? La cosa non e’ impossibile…

  5. Vox
    Vox says:

    Vorrei davvero sapere il signor Levy Bernard (gia’ il nome e’ un programma) quel ‘tripudio della folla di Bengasi’ dove l’ha visto? Sara’ mica come quel tripudio dei quattro gatti kurdi messi insieme come figuranti di un film, che tirarono giu’ (a pagamento) la statua di Saddam per il beneficio della macchina da presa embedded e dell’ignaro sciocco (oggi meno sciocco) popolo americano?

    Natürlich, il ‘vincitore’ deve mostrare a casa sua quanta gioia abbiano portato i bombardamenti umanitari e liberatori, onde giustificare il suo intervento. Mentre i morti, i feriti, gli sfollati, i mutilati, quelli no, quelli si mettono sotto il tappetino dei ‘danni collaterali’.

  6. Anita
    Anita says:

    x VOX -#1-

    If you think for one moment that the Harper government will support a war crimes charge against G.W.Bush you are living in fantasy land.

    Welcome to the new Canada that doesn’t give a rats ass about international law.

    Canada is now doing cool things like bombing Libya ‘for freedoms sake”

    G.W.Bush in jail?
    A snowball has a better chance in hells furnace room even though he’s admitted torture.

    Anita

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Pino.
    Ho ascoltato alla radio, viaggiando in macchina, che diverse Associazioni dei famigliari delle vittime di pedofilia da parte del pretume hanno denunciato il signor Ratzinger per omissione.
    Una dagli US, altre in Svizzera e Olanda se ricordo bene. Ancora una, Irlanda, credo.

    C.G.

  8. Vox
    Vox says:

    @ Anita

    No, sul governo del Canada (o qualunque altro governo vicino/prono agli USA) non mi faccio illusioni. Ma e’ che la gente si sta svegliando dappertutto. Chissa’ che non arrivi il giorno del giudizio anche per i supercriminali che oggi ancora la fanno franca.

  9. Anita
    Anita says:

    x VOX

    A very close friend of mine read similar articles on the Internet, his reply was:

    “I read the article, and found it hard to believe what some in Canada believe. I wonder how widespread those thoughts are up there”.

    He is a Canadian, very much into politics.

    Anita

  10. alex1
    alex1 says:

    Ridicolo ed indegnol’articolo di questo bellimbusto dal nome di Bernard Levy. Andrebbe lanciata una campagna per il boicottaggio del Corriere della Sera, che ha pubblicato tale sconcezza senza un’intervento della redazione o contraddittorio. Se ci fosse (ma non c’e’) una vera giustizia internazionale dovrebbe essere arrestato e processato per falso, diffamazione ed istigazione al crimine, oltre che al razzismo anti-arabo ed anti-islamico.

  11. Peter
    Peter says:

    invece di stare a piagnucolare ed inveire contro francesi e britannici, secondo il suo solito, ora sarebbe il momento per l’Italia di agire, visto che la frittata e’ fatta.
    Proprio in vista del suo vecchio ‘rapporto privilegiato’ con la Libia, l’Italia dovrebbe intervenire massicciamente, inviando un corpo d’armata di 10 o 20.000 uomini. So che oso dire l’indicibile, ma che voi tutti pensate. E poi dovrebbe negoziare partendo da li’. No, eh?

    Peter

  12. Vox
    Vox says:

    @ Peter Pan
    Inviare 10.000 o 20.000 uomini? Una bazzeccola. Per fare che? Cercare di ritagliarsi una fetta di frittatina dando una mano ai terroristi atlantici, ammazzando un altro po’ di libici che non vogliono essere occupati, magari facendosi ammazzare un po’ pure loro, come in Afghanistan (dove non si capisce cosa stiamo a fare).

    Facile parlare di ‘mandare 10-20mila uomini’ a rischiare la vita per far arricchire i soliti noti, stando comodamente seduto at home in UK. Della serie armiamoci e partite. Perche’ non da l’esempio, allora, e non comincia col partire lei?

  13. Vox
    Vox says:

    Chi sarebbero poi questi ‘tutti voi pensate’?
    Chi pensa cxxxxte del genere, oltre a lei?
    Parli per se’, una buona volta, e non confonda le proprie opinioni con verita’ assolute che si devono per forza condividere.

    Lo diro’ io l’indicibile, invece: se questo fosse un paese di uomini e non di ominicchi e ququaraqua’ svenduti e cacasotto, i 20.000 uomini li avrebbe inviati, si, ma per difendere la Libia (e anche i propri interessi) dai criminali neocolonialisti francesi, britannici e americani.

  14. Anita
    Anita says:

    30/08/2011 13:08

    LIBIA
    Tripoli, per combattere la guerra contro Gheddafi si usano bambini e adolescenti
    Imprenditrice italiana racconta che per la città si aggirano bambini di 9 anni armati fino ai denti dai ribelli. Necessarie forze di polizia per riportare la sicurezza per le strade e impedire le vendette fra lealisti e ribelli. Gheddafi scappa con i figli maggiori a sud-est di Tripoli e manda la moglie e la figlia in Algeria.

    Continua…..

    http://www.asianews.it/notizie-it/Tripoli,-per-combattere-la-guerra-contro-Gheddafi-si-usano-bambini-e-adolescenti-22501.html#

    Una guerra che poteva essere evitata.

    Anita

  15. Peter
    Peter says:

    x Vox ‘populi’

    intanto vede che lo pensa anche lei, comodamente seduta a casa in Irlanda o Ciociaria? sia pure per ‘difendere’ la Libia dai neocolonialisti…perche’ certo per lei quella non sarebbe piu’ una bazzecola…
    La motivazione potrebbe essere proteggere i civili libici da ambo i contendenti , viste le storie che sono emerse. E poi, tutelare gli interessi italiani in Libia. E rinnovare la lunga amicizia italo-libica. Mi paiono motivazioni molto serie, certo piu’ di quelle di esattamente 100 anni fa, quando un certo Cagni sbarco’ a Tripoli…

    Peter

  16. Peter
    Peter says:

    e poi che significa ‘dare l’esempio’ in contesti del genere? del tipo, mi tuffo prima io anche se l’acqua e’ fredda? guardi che si parlava di eserciti… mah…

    Peter

  17. Rodolfo
    Rodolfo says:

    E´certo al 100% che i contratti e gli interessi Italiani in Libia rimarrano tali e quali erano prima del conflitto .Li non ci piove.
    Loro hanno il petrolio …noi no…ed i Libici senza gli Italiani i Francesi e gli Inglesi del petrolio che ne fanno….mica possono berlo…si sa che e´indigesto.
    Stabilito questo… che i Francesi e gli Inglesi pretendano anche loro una fetta della torta non e´un male….in fondo e alla fine si porta li lavoro e benessere …tra l´altro hanno investito un bel po´di sghei..
    A chi arriva prima….gli altri rimangono a bocca asciutta….eppoi bisogna avere comprensione per tutti in questo mondo in crisi ognuno cerca di salvare la propria pelle…come dite voi intellettuali..ah si ..mors tua vita mea….e´ umano o no? E´il prezzo del progresso. E´stato sempre cosi o no? Sara´sempre cosi o no?
    Certo che e´stato e sara´sempre cosi….uomini o caporali.
    Questo dell´umanita´…del semo tutti Italiani…..del volemose bbene..del “girotondo intorno al mondo” della buon anima di Endrigo ..forse a Natale per qualche minuto… insomma cosa sono tutte queste debolezze….tanto lo so´che se non ti frego io per primo …alla fine sarai tu a fregare me…conosco “l´animo umano” e dunque tutti all´arrembaggio a chi magna di piu´… acchi arraffa di piu´….mi sembra umano. Ci sara´chi rimarra´ a digiuno…embe´? E´umano.
    Buona settimana a tutti
    Rodolfo

  18. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    ..quando non tocca te è facile sbrodolare idiozie.
    Vallo a domandare agli ultimi della Terra, poi ci racconti su quante sberle ti hanno dato.
    Vai.

    C.G.

  19. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Ne sentivi il bisogno…intervenire fuori da ogni realta´… sempre con le facili frase ben fatte….molto umane… disinteressate, non capisci l´ironia ..il cinismo….
    Minchia …sei piu´scemo di quel che pensavo.
    Rodolfo

  20. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Eddai esci fuori con la solita battuta della “crocerossa”…
    ah beh…quella viene sempre alla fine …quando non si sa´piu´che pesci prendere.

  21. sylvi
    sylvi says:

    Venerdì abbiamo pensato di dire addio all’estate andando in barca a Venezia. Sono appena 42 miglia.
    Giornata splendida, mare come una tavola, in assenza del vento, che ci ha fatto “smottorare” per un bel pezzo.
    L’unica spia dell’autunno che preme era una nebbiolina che faceva fortunatamente solo intravvedere e indovinare i palazzacci che si ergono sulla costa di Lignano e Bibione.
    Andavamo bel bello, a vela quando spirava una bavetta, chiacchere, lettura e pisolini.
    A pranzo ho preparato per i tre “stravaccati” in pozzetto una pasta volante, dopo crostini vari “benedetti” da un filo di olio di oliva dei colli friulani. Pinot grigio!
    Coca cola per lo skipper che non andasse a sbattere contro i galleggianti dei pescatori!

    Abbiamo risalito il Livenza a Caorle, dove avremmo passato la notte. Ed è sempre un piacere passeggiare per Caorle, pulita, fiorita e così gradevole nelle sue calli.
    A Cena moscardini e orate di mare ( non di allevamento).
    Si pose il problema meteo: o continuare fino a Venezia rischiando seriamente di lasciare la barca là, oppure tornare indietro.

    Tornammo indietro e immediatamente fuori dal fiume ci investì dapprima un libeccio di poppa che muoveva il mare con onde lunghe e tante bianche crestine di schiuma.
    Ma…come dicono i marinai…vento in poppa -mezzo porto.
    Cioè ci portava il vento.
    Al dritto di Lignano cambiò in scirocco.
    Odio questo vento che alza il mare e ti sbattacchia come un guscio di noce di qua e di là.

    Divenne una gara di velocità fra la barca e il vento che ci rincorreva sempre più gagliardo, mentre le nuvole montavano nere e minacciose.
    Riuscimmo ad ormeggiare che si aprirono le cateratte del cielo.

    L’estate era finita.

    Sylvi

  22. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Cara Sylvi,

    mi piace leggere le vostre avventure marittime, ma solo leggere.

    Pensa che da quando avevo 17 anni ho vissuto in zone marittime, prima a Siracusa poi qui negli US, sempre in vista del mare, mi piace guardarlo ma non altro.

    Forse e’ anche perche’ soffro di mal di mare, e non solo sul mare….figurati che mi sono sentita male su una porta aerei, mare calmo.

    Qui fa freddino, di notte scende a 40*F = 4.4*C, ma la nostra temperatura va a sbalzi enormi…i miei fiori sono all’apice della bellezza, ancora per poco.

    Un abbraccio,
    Anita

  23. Peter
    Peter says:

    e queste venerabili signore parlano di mare, d’estate, bellezze al bagno, libagioni in barca…aprés moi le déluge, della serie…

    Ma dico, se l’Italia non si muove ad intervenire ora in un paese come la Libia, ad un tiro di schioppo dalle sue coste, ex-colonia, alleata di sempre, e principale fornitrice di petrolio e gas, allora quando??!!
    Intanto lo lascia fare ad altri , as usual…

    Peter

  24. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo.

    ….come quando il bue da del kornuto all’asino. A quanto pare devi averne tante quante dentro un canestro di lumache.
    Di korna, ovviamente.

    Notabene: non mi riferisco a rapporti di coppia o similia.
    Detto, questo, per non creare malintesi.

    Vai.
    C.G.

  25. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Ti sopporto…caro cg…ovvero “cazzate del giorno”,…sopporto la tua dabbenaggine…il tuo fastidio…sai sono abituato a ben altro.
    Per cui lascio cadere ancora una volta un velo pietoso e ti regalo come sempre l´ultima parola …ego te absolvo a peccati tuis in
    nomine….meus….
    Rodolfo

  26. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter

    capisco perfettamente il suo disappunto!
    In navigazione ci ha telefonato la figlia dei nostri amici, mia figlioccia (cioè l’ho tenuta a battesimo), che vive a Londra.
    Ci ha comunicato che aveva indossato il cappotto e le galosce…imprecando sui bei prati inglesi che se sono belli…significa che piove sempre, managgia!!!

    La Libia! Leggerà i giornali…come siamo messi politicamente non pensiamo nemmeno alla NOSTRA economia spicciola…figurarsi quella internazionale!
    Quando la Francia e l’UK, immediatamente dopo, sono intervenute in Libia, rischiando soldi e vite umane, perchè pensa che l’abbiano fatto? Per tutelare gli interessi degli italiani
    che facevano il baciamano a Gheddafi?

    E il premio sperato, promesso a quei forti,
    sarebbe, o delusi, rivolger le sorti,
    d’un volgo straniero por fine al dolor? Manzoni

    Chi dovrebbe intervenire in Libia?
    Berlusconi? Bersani? Di Pietro? Vendola????

    Tornate alle vostre superbe ruine….Manzoni

    Sylvi
    Pare che lei non abbia idea di come siamo messi in Italia!!!!!

  27. Vox
    Vox says:

    @ Peter

    Dopo la pugnalata alle spalle e la partecipazione alla guerra contro la Libia, l’Italia l’amicizia se la puo’ scordare. E giustamente. Certe cose bisogna pagarle, o si ripeteranno all’infinito.

    Quanto al difendere i libici gli uni dagli altri, e’ un altro discorso di stampo colonialista e ipocrita. Sarebbe sempre un’imperdonabile ingerenza, e non certo a scopi ‘umanitari’.

    Io credo fermamente che ogni paese sovrano se la debbe vedere da solo AL SUO INTERNO. Mai permettere che soldati stranieri calpestino il proprio suolo, qualunque ragione adducano. Sara’ sempre una balla e comunque non fara’ che incrementare divisioni e violenze, esattamente come sta avvenendo da oltre 10 anni tra Serbia e Kosovo, o in Iraq.

    Anche quello un esempio di finta umanita’ fatta con lo scopo di smembrare un paese sovrano e creare ammuina interminabile, destabilizzando la zona e quindi controllandola meglio. Divide et impera, una regola vecchia come il cucco.

    L’Alleanza atlantico-terrorista, poi, e’ ben nota per uno dei suoi copioni preferiti: mandare in un paese agenti segreti, sobillatori e istruttori militari, per creare sacche di golpisti, fomentare ‘rivolte’ il piu’ sanguinose possibili e poi dire: lo vedete? si stanno scannando, dobbiamo intervenire. Sono 50 anni che lo fanno.

    L’unico tentativo clamorosamente fallito e’ stato quello del Venezuela. E ora, in Libia, non si puo’ dire che abbiano molto successo.

  28. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rodolfo.
    Ecco, bravo!
    Stendi un velo e mettitici sotto. La carità cristiana da parte mia non ti mancherà.
    Mi sembra comunque di avertelo più volte consigliato.
    Vai , tranquillo senza fretta.
    Panta rei, tutto passa, tutto va.

    C.G.

  29. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Sylvi.
    “Chi dovrebbe intervenire in Libia?
    Berlusconi? Bersani? Di Pietro? Vendola????”

    Forse Frattini?

    C.G.

  30. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    è sicuramente perchè soffri il mal di mare.
    Non l’ho mai provato, ma credo sia un brutto malessere.

    Mia figlia soffriva il “mal di tutto”; mare, treno, macchina, aereo…
    Una tragedia portarla da qualche parte.
    Col tempo …è rimasto solo il mal di mare…infatti viene raramente con noi…e solo se c’è calma piatta.
    Pensare che per sette anni ha fatto nuoto sincronizzato…facendo anche gare.
    Ma in piscina!

    Ciao
    Sylvi

  31. sylvi
    sylvi says:

    x C.G.

    Frattini???
    Ma l’hai guardato in faccia, l’hai sentito parlare?
    Non so chi sia l’ambasciatore…o se c’è ancora…forse sarebbe meglio, chiunque sia!
    Che depressione!!!

    Sylvi

  32. Peter
    Peter says:

    x Vox

    i sobillatori ed agenti vari non li ha mandati l’Italia, che io sappia, e dal punto di vista degli interessi italiani Gheddafi (che gli italiani dapprincipio difendevano diplomaticamente, se si ricorda) per gli interessi italiani andava benone. L’Italia si e’ poi lasciata trascinare per salire sul carro del vincitore, as usual…
    Visto che per ora non ci sono truppe anglofrancesi in Libia, secondo me bisognerebbe cogliere l’attimo fuggente. Il vero rischio e’ di prenderle appunto dagli ‘alleati’, ma non credo si arriverebbe a tanto, si giungerebbe certamente ad un accordo ‘inter pares’, o cosi’ dice il mio fiuto.
    Le motivazioni ‘umanitarie’ restano oviamente tra virgolette.
    Tutti sanno che i servizi italiani hanno sempre aiutato, anzi servito, Gheddafi per 4 decadi…E ora?

    Peter

  33. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Cara Sylvi,
    sì, Frattini l’ho sentito parlare in prima persona (sob!) all’Ambasciata d’Italia a Berna/Svizzera.
    Chiaramente un prete mancato.
    Sembra un parroco che dal pulpito sospeso due-tre metri sopra le teste dei credenti, sbrodola il predicozzo domenicale del “volemose bene”.
    L”ho mandato fankulo tra me e me ne sono andato. Non erano previsti interventi da parte del pubblico che, in parte tra cui il sottoscritto, non aspettava altro che prenderlo a cetrioli in faccia.

    C.G.

  34. Vox
    Vox says:

    Quella del ‘salire sul carro del vincitore’ all’ultimo momento e’ una triste abitudine del nostro paese. Quella del ’43 ci e’ costata 113 basi USA e NATO su tutto il territorio, con tanto di politiche interne ed estere sottomesse (vedi assassinio Aldo Moro alla vigilia di un potenziale Compromesso Storico), armamenti nucleari americani illegali, mai ufficialmente permessi dai vari governi che si sono susseguiti, o con il recente inquinamento da uranio impoverito che sta facendo stragi in alcune aree agricole della Sardegna. Sono 60 anni che siamo la portaerei USA nel Mediterraneo, il trampolino di lancio per le altrui guerre e lo zerbino della politica estera Usa.

    Non essendo bastato questo, ora saltiamo sullo stesso carro (per altro non ancora vincitore), dandoci un’altra proverbiale zappata sui piedi. Qui non c’e’ piu’ da correre ai ripari, abbiamo toccato il fondo. E siccome siamo italiani, invece di risalire, c’e’ il rischio che cominciamo a scavare.
    Ormai, solo con la caduta degli USA dal trono di ‘leader mondiale’ il nostro paese puo’ sperare nella fine di un’occupazione semi-coloniale sia politica, che economica, e – forse – in un Risorgimento (se non altro, morale).

  35. l'Ingegnere Comunista
    l'Ingegnere Comunista says:

    Il comunismo non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi è il movimento vivo e reale che abolirà lo stato di cose presente. I privilegi dei potenti, della chiesa d’oltretevere, delle sanguisughe elette democraticamente dal popolo distolto e reso rimbambito ad arte, imbonito per mezzo delle potenti reti televisive. Il comunismo sarà il giudice severo ed implacabile di tutte le angherie e soprusi a cui il popolo lavoratore è stato in questi anni sottoposto.

  36. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Posso dare la mano a tua figlia, tram, treno, aereo, auto, etc….
    Guido sempre io, va anche secondo chi guida, nessuno voleva salire in auto con mio marito, sembrava di essere in altalena…

    Le varie pillole non mi aiutano, per andare in Italia il dottore mi dava un sonnifero, mi addormentavo a Boston e mi svegliavo quando annunciavano la Malpensa.
    Non molto pratico volando da sola.

    Adesso tollero un po’ di piu’, ma mica tanto.
    Prendo pillole che non hanno niente a che vedere col mal di mare.

    Ciao,
    Anita

  37. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Dopo alcuni giorni “giorni” di “profonda meditazione!.. agli amici del Blog ,dico,che mi sembra di poter condividere le sagge parole dell’ingegnere!
    Parole che i “nostri” blogghisti” intemerari,hanno prontamente ignorato,per il solo fatto che già nel titolo era presente la fatidica “frase” che sconvolge le anime e le menti dei nostri baldi blogghisti..ohh quale ingiurira alle sane ed acute ed intelligenti menti presenti…la parola Comunismo evoca..!!

    Terrore, terrore , terrore..!!

    Peter, che novello Giolitti, dalle sponde della Perfida Ex Albione auspiva un Corpo di Spedizione italiota sulla quarta sponda ….Crimea , crimea…Pane alle Masse italiane ..!! Guerra, guerra..!

    La nostra Sylvi, più avveduta si rifugia in regata,Berlusconi, Bersani,Vendola…giammai a guidar la spedizione ..magari ci vorrebbe un novello duce invitto e gradito e forte..con mento volitivo che sappia infondere coraggio alle masse delle PMI confuse..ancora non si vede un orizzonte di Gloria imperitura !!
    Ma quando ci sarà , perbacco..scenderemo dalle barche e manderemo al fronte della gloria , un corpo di spedizione di diecimila disoccupati e qualche ascaro reclutato nei Centri di Accoglienza (sic, sic ) per rinnovar l’ardore carnico ed irredidentista…che tanta Gloria ci dette in passato…

    cc

    Onore e gloria !!
    Rodolfo, torna e paracadutati direttamente su Tripoli…!!
    Onore e Gloria !

  38. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Leggo con disgusto le dichiarazioni del segretario di Stato vaticanao Raffaele Bertone, noto protettore di preti pedofili e adescatori in confessionale, e di altri esponenti della Chiesa, tutti in coro a dire che sì Berlusconi magari non è un angioletto, ma la Chiesa “non può interferire”. Sfido che poi si è costretti a diventare anticlericali, e pure inferociti! L’ipocrisia merdosa di questa gentaglia è senza limiti. Con questi mascalzoni che a ogni piè sospinto interferiscono con gli affari della Repubblica italiana, ordinando anche come votare e ricattando “moralmente” i politici se non si adeguano, non si può usare un linguaggio civile: per il semplice motivo che loro sono il massimo dell’inciviltà. Le merde che oggi squittiscono di non ingerenza sono le stesse merde ansiose di “perdonare” pubblicamente il Chiavaliere in occasione di quella festa aquilana della Perdonanza che hanno degradato in Puttananza.
    Del cancro Berlusconi riusciremo prima o poi a liberarci, ma del cancro Vaticano sarà difficile: ci vorrà il lanciafiamme (dell’inferno) o il ddt.
    Scusate, ma questi fanno proprio schifo.
    pino nicotri

  39. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    dai, Pino, dormiamoci sopra.
    Il sangue di S. Gennaro si è sciolto e tutto è rientrato nei canoni.

    P.S.: quando mia figlia, era ancora bambina, mi domandò “se tutti i preti quando muoiono andassero in paradiso” gli risposi di nò. Gli dissi che anche loro dovranno fare la fila come tutti gli altri e la prima cosa che S. Pietro vuole vedere sono i palmi delle mani. Se hanno i calli la porta viene aperta, se le hanno ben curate li spedisce in purgatorio a pala e piccone e dopo qualche annetto possono ripresentarsi ricominciando la trafila.

    Non credo di averla convinta più di tanto.

    C.G.

  40. Vox
    Vox says:

    @ Ingegnere

    Parole come socialismo e comunismo sono – specie per certe orecchie- peggio delle bestemmie. Potenza della propaganda delle elite che, terrorizzate dalla prospettiva dell’equita’ sociale, convincono i popoli che staranno meglio come schiavi (o ‘greggi’).

    Eppure, se non nei termini, nella sostanza sono concetti antichissimi e profondamente radicati nella coscienza storica dell’umanita’, forse anche nel senso di giustizia dell’Uomo, come espressione della necessita’ naturale di equilibrio, simmetria e armonia. Ne parlavano gia’, chiamandoli in altro modo, pensatori come Platone o Lucrezio Caro.

    Le prime comunita’ umane erano basate sulla condivisione (del territorio, del ‘tetto’, degli utensili), sulla cooperazione (caccia, difesa, coltivazione di gruppo) perche’ solo queste – al contrario dell’individualismo e dell’egoismo – potevano assicurare la sopravvivenza dell’individuo, della comunita’ e della specie.

    In un certo senso, direi che il socialismo, nelle sue molteplici forme di realizzazione, passata o futura, e’ una necessita’ naturale. Piu’ la societa’ se ne allontana, piu’ e’ infelice, perche’ sbilanciata, disarmonica e snaturata.
    Ne consegue che, pur nella lentezza dell’evoluzione storica, nei tentativi piu’ o meno riusciti/falliti passati e futuri, con passi avanti e indietro nella ricerca di una struttura piu’ a misura d’uomo (e di sopravvivenza), il socialismo – o comunque lo si vorra’ chiamare – sara’ un punto d’arrivo inevitabile.

  41. Peter
    Peter says:

    x Vox 37

    eh no, cara, la condizione di semicolonialismo e’ stata il prezzo da pagare non per l’8 settembre del ’43, che anzi mitigo’ di molto le cose, senza di quello sarebbe toccata all’Italia la sorte della Germania. Sylvi sarebbe ora un’allegra ‘nonna’ agricola slovena o croata, CC avrebbe i vicini francesi a due passi da Torino, ed il resto d’Italia sarebbe forse ancora una monarchia con una ‘fiorente’ economia agroturistica, tipo il Portogallo (senza la monarchia, ma siamo li’…).
    Sul carro del ‘vincitore’ (secondo lui…) tento’ invece di saltare quell’imbecille sifilitico nel ’40, prima con la guerra alle ‘demoplutocrazie’ euuropee, poi dichiarando guerra agli USA…
    E le conseguenze di cio’ sono state quelle che lei dice, anche se 113 basi mi sembra un numero che si puo’ giocare al lotto…lei coi numeri e’ pericolosa

    Peter

  42. sylvi
    sylvi says:

    x Vox e l’Ingegnere comunista

    A Parte il fatto che non credo che nella storia degli uomini e delle società umane possano esserci” punti di arrivo inevitabili” e soprattutto definitivi.
    Sicuramente ci saranno evoluzioni, quadri in cui prevale una visione di organizzazione sociale piuttosto che un’altra…ma credere nell’avvento del socialismo-comunismo come traguardo raggiunto e definito mi pare una pia illusione se non un ideale sempre rincorso e mai raggiunto.
    Il comunismo, come lo intendete voi, è contro la natura umana, da qui non si sfugge.
    Ecco che il comunismo presuppone la lotta di classe come mezzo per raggiungerlo; ma poi credo anche per mantenerlo…
    La lotta di classe è guerra…o no?
    E la guerra non è mai stata un traguardo, ma un mezzo…

    Potrei anche aggiungere che il comunismo così come lo abbiamo conosciuto, ha tagliato fuori dalla sua costruzione di nuova società LE DONNE, cioè metà del genere umano, relegandole (escluse rare eccezioni che più che altro fungevano da bandiera) nel gradino più basso della LORO uguaglianza!!!!
    Esattamente come hanno fatto le Religioni!

    Il Comunismo è coercitivo, e nessuna coercizione ha mai fatto educazione; solo paura e ipocrisia.
    L’uomo è prima di tutto autoconservazione poi competizione.
    Questi due istinti si possono regolare, inserirli in un contesto sociale di regole comuni…ma ci sarà sempre chi “arriva prima e chi arriva dopo” ed è contronatura credere di trattenerli su uno stesso livello, perchè a chi vuol correre di più viene tolta la SPERANZA; e senza speranza non si arriva nemmeno alla CARITA’ intesa come AMORE e SOLIDARIETA’.

    Ho molto rispetto per i vostri sogni e ideali…ci deve pur essere chi li porta avanti…ma poi la realtà è quella che è!!!!

    buonagiornata
    Sylvi

  43. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Una bambina davvero intelligente per arrivare a fare certe domande…
    davvero.. e chissa´ quale sara´stato l´impulso a rivolgere a “cazzate giornaliere” una tal domanda …..ma i bambini in genere sono imprevedibili si sa´.
    Manca pero´qualcosa che lascia l´amaro in bocca.
    Ma se San Pietro manda in Paradiso chi ha le mani incallite e in Purgatorio chi le ha ben curate…la stessa bambina…se intelligente avrebbe dovuto domandare:-” E per l´Inferno?”
    Ah ma come sei mascalzoncella….tesoro mio…
    Ed allora “cazzate giornaliere” degno padre di codesta figlia cosa avrebbe potuto rispondere?
    “In inferno viene spedito chi le mani non ce l´ha….cosi come scritto nella Sharia”.
    Dio Onnipotente….


    xcc
    Tripoli e´la citta´dove sono nato….e mi piacerebbe…. prima di passare a miglior vita di visitarla….vorrei arrivarci via mare cosi come da li sono partito. Fino a poco tempo sapevo….ma non ne sono mai stato sicuro….che era proibito per gli Italiani nati li ..visitare il paese.
    Per gli Ebrei e´sicuro. Ma nel mio passaporto non c´e´ stampato ne´”Ebreo” ne´”Jude” dunque…
    Non l´ho mai scritto….ma ho il brevetto di paracadutista conseguito a Pisa e dintorni durante la mia ferma militare….ho fatto 21 lanci ma tutti in sicurezza…lanciarmi a caduta libera con un paracadute preparato da te…sarebbe pura follia…mica sono scemo.
    Vorrei avvisare te ed anche gli altri blogghisti…che se nel vostro giardino trovate qualche residuato bellico di chiamarmi per disinnescarlo….lo faro´ gratis ….ho anche un brevetto di artificiere conseguito a Roma …bei tempi…ho sempre avuto una passione per gli esplosivi.
    Al paesello ancora sono famoso per averlo fatto tremare.
    Nelle feste patronali si sparano i fuochi d´artificio….molto bello…
    alla fine andavo alla ricerca di pezzi inesplosi .
    Un giorno mi venne l´idea di prendere tutto il malloppo e di farlo esplodere tutto insieme….per questo scelsi una grotta che stava a monte del paese e dove io andavo a rifugiarmi quando avevo voglia di stare solo. Presi delle erbacce secche e dopo aver messo su tutto l´esposivo diedi fuoco all´erba che praticamente sostitui la miccia…
    e via a gambe levate… ci fu un botto che fece davvero tremare mezzo paese… mi ricordo quella sensazione e per la prima volta provai paura .
    Un saluto
    Rodolfo

  44. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Che bella combinazione: all’Onu la richiesta di riconoscere lo Stato della Palestina avviene lo stesso giorno della presa di porta Pia.
    Speriamo bene.
    Un saluto.
    pino

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