Salvare Israele dal sonno della ragione della sua maggioranza e del suo governo. Tutti ammettono che la lotta contro la nascita dello Stato palestinese è soprattutto per evitare che Israele finisca sotto processo al tribunale internazionale dell’Aja. Così come ormai si ammette che Berlusconi non si dimette solo per paura di finire in galera

Israele e Berlusconi non vogliono essere processati, perché sanno che sono colpevoli e verrebbero quindi condannati. Ciò che colpisce è che ormai quasi tutti riconoscono che il governo di Israele si oppone alla nascita dello Stato palestinese soprattutto per il timore che lo Stato israeliano venga denunciato al tribunale internazionale dell’Aja per rispondere dei suoi vari gravi delitti contro i palestinesi, con il rischio concreto di condanna. Il che equivale ad ammettere che Israele di tali delitti,  contro l’umanità e il diritto internazionale, si è effettivamente macchiato. Colpisce anche l’analogia con il governo Berlusconi: quasi tutti ammettono, a partire dallo stesso Silvio Berlusconi, che non si dimette solo per il timore di finire, giustamente, in galera. C’è bisogno di commenti? No di certo. Mi limito pertanto a pubblicare due articoli esemplari e sorprendenti. Del primo sorprende il fatto che sia stato pubblicato su un giornale italiano, nella fattispecie su Repubblica. Del secondo sorprende che sia stato scritto da un israeliano ebreo, a dimostrazione che l’equazione ebreo=sionista=israeliano e viceversa è assolutamente falsa, come del resto sappiamo molto bene. Checché ne dica il capo dello Stato Giorgio Napolitano,  che tempo fa ha pubblicamente avvalorato tale frottola affermando che oggi l’antisemitismo si traveste da antisionismo. Evidentemente anche Napolitano finge di ignorare che sono semiti anche gli arabi e i palestinesi, e che quindi oggi i veri antisemiti sono i fanatici israeliani come Netanyahu, Barak, Lieberman, Sharon, ecc., nonché i loro potenti sopporters negli Usa con in testa la lobby sionista dell’Aipac.

A tale proposito, è assolutamente sbagliato che si parli di “lobby ebraica”, così come è sbagliato dire che “gli ebrei di New York” hanno tradito i democratici votando in massa per i conservatori  perché contrari alle aperture dei democratici riguardo la nascita dello Stato palestinese. A parte il fatto che tali aperture NON ci sono, se non a chiacchiere, resta il fatto che non di lobby ebraiche si tratta, bensì di lobby sioniste. Sono molti a New York gli ebrei che hanno orrore delle politica israeliana, a partire dal regista Woody Allen, così come è robusta la componente ebraica antisionista in vari Stati degli Usa. L’esempio più eclatante è quello di Noam Chomsky, forse l’intellettuale più importante oggi esistente al mondo. Continuare a parlare di “lobby ebraica”, come fa anche Vittorio Zussoni, è sbagliato e pericoloso anche perché finisce con aizzare le antipatie o gli odi contro gli ebrei in blocco, vizio antico del mondo cristiani di cui è bene fare a meno, anziché contro i responsabili dei soprusi contro i palestinesi, tenendo presente che il sionismo comprende anche, negli Usa, una bella fetta del mondo cristiano. Fetta che è stata per esempio alla base della rielezione di George Bush e molto ha contribuito a spingere per l’invasione dell’Iraq così come oggi spinge per la guerra anche contro l’Iran.
Ma ecco i due articoli. Continua a leggere