Gianfranco Rotondi spiega a Babilonia i DiDoRe. Ma si faranno?

«L’idea è maturata in un intermezzo del Consiglio dei Ministri; forse sarà stato l’eccesso di seriosità che ci ha portato ad una evasione. Poi, Brunetta è uno che basta dargli uno spunto e lui parte!»
A Milano per la presentazione dei DiDoRe e per la proiezione dell’esilarante Improvvisamente l’inverno scorso, il ministro Gianfranco Rotondi, spiega il progetto di legge sulle coppie di fatto. Lui, ultimo dei Dc, sturziano, riesce a guardare avanti con il gusto della discussione e del dialogo: quasi un moroteo, ma diverso per modernità e lungimiranza.
«Ho detto a Brunetta: siccome la sinistra ha posto un problema che poi non ha risolto, senza voler fare i primi della classe, perché non ci applichiamo a trovare una soluzione a problemi che esistono e che tendiamo a negare?».
E fu subito attaccato da Avvenire.
Non capisco quelle aggressioni. Io provengo dall’Azione Cattolica, dalla Dc; sentirmi bollato come un rivoluzionario eretico dal quotidiano dei vescovi, dall’Osservatore Romano, addirittura da Famiglia Cristiana, come se avessimo sovvertito il concetto costituzionale della famiglia, che è e resta quella che conosciamo. C’è un dato di fatto: esistono nella società convivenze diverse dalla famiglia, che non sono osservate dall’ordinamento giuridico, non sono disciplinate e non danno luogo a nessun diritto.
Detto da lei, ministro, ci fa avere nostalgia della Democrazia Cristiana.
La Dc ha mediato, ha creato la società italiana compatta; i cattolici e i non credenti convivevano, non c’è stato uno scontro di valori. Il primo è stato sul divorzio e oggi sappiamo perché: da quello che emerge dalla Fondazione Fanfani, il grande statista fu minacciato dal Vaticano.
Minacciato dal Vaticano?
Sì, gli dissero: o fai la battaglia contro il divorzio o noi spacchiamo la Dc e facciamo un secondo partito cattolico. Mi dispiace dirlo ma è quello che sta avvenendo anche adesso, perché di fronte alla mia posizione che nel centrodestra dice: la dimensione del politico cristiano sta nell’affrontare il problema di tutta la società per cui, se ci sono persone che convivono, anche omosessuali, che hanno diritti negati, non si può dire che da cattolici il problema non ci riguarda. Se il problema non ci riguarda, allora resta solamente da andare in chiesa e non ci occupiamo più di politica. Questo va ricordato a tanti colleghi.
Quale strada diretta dovrebbe prendere la politica per legalizzare le coppie conviventi?
I principali partiti del Parlamento italiano individuino una griglia ridotta, minimale, un qualcosa che innalzi il livello di integrazione sociale e di serenità di alcune situazioni che, a mio avviso, non possono essere sconosciute all’ordinamento giuridico.
Esiste comunque la scissione tra il suo essere parlamentare e ministro.
Infatti il governo non si occuperà delle coppie di fatto. Come segretario della Dc ho osservato che siamo l’unico paese europeo nel quale nel PPE (Partito Popolare Europeo ndr.) non esprime una sua proposta in ordine alle diverse convivenze. Siamo soliti dire che bisogna ragionare europeo e allora va detto che il PPE ha una linea che coincide integralmente con la mia proposta.
La sua è una legge diversa dalle altre sigle finora presentate.
Sì. La mia tesi è che bisogna risolvere i problemi concreti senza fondare nuovi istituti di diritto pubblico. Se ve ne saranno le condizioni, faremo una legge proposta da parlamentari cattolici e quindi una soluzione dei problemi fatta sulla base della ispirazione della dottrina sociale della Chiesa. Voglio raccontare un aneddoto che fa parte delle memorie di Mariano Rumor. C’è una lettera in cui un vescovo gli raccomanda di mettere in lista una persona meritevole, e Rumor risponde. “Eminenza, terrò conto della sua indicazione quando lei mi permetterà di nominare qualche parroco”. Questi erano i rapporti tra la Dc e la Chiesa. Io mi mantengo, pur nella miseria elettorale in cui sono precipitato, su questa linea. Quindi, non manco di rispetto alla Chiesa sottoponendo preventivamente libere iniziative legislative.
Ministro, la sua proposta cosa contempla?
La modalità è ancora da riflettere, ma credo che una griglia minimale di diritti vada garantita e penso alla successione nella casa; dobbiamo essere persone di buon senso. Ci sono zii che non si invitano ai matrimoni e quando ne muore uno, sappiamo che i nipoti si ricordano tutti dello zio e generalmente buttano fuori il suo compagno. Questo non è un fatto che si inventano le associazioni omosessuali; avviene nelle cento città italiane. Vale anche per il diritto all’assistenza, il diritto di decidere delle cure e qualche altro problema che ben conosciamo.
Che poi, ma si è già detto spesso, non riguardano solamente le coppie omosessuali.
Mi trova d’accordo. Nel mondo cattolico ho incontrato più obiezioni per la disciplina delle convivenze eterosessuali che non di quelle omosessuali. Molti sacerdoti mi hanno detto che così potremmo incoraggiare molta gente a non sposarsi. Però, io non posso immaginare una legge che valga solo per gli omosessuali, sarebbe anche anticostituzionale.
Con chi pensa potrà trovare più accordo sulla sua proposta?
Devo essere sincero: non ho raccolto particolari entusiasmi né a sinistra né a destra: ho visto imbarazzi nel Partito Democratico, come se gli servissimo una minestra indigesta; grandissimo imbarazzo nel PdL e tutto sommato può essere un fatto positivo.
Positivo?
Sì, perché nessuno si impadronisce della questione e se riusciamo a sincronizzare questi imbarazzi su una proposta, magari modesta, ma che faccia fare un passo avanti, è stata una legislatura utile.
Forse una spintarella all’area laica di Forza Italia…
No, io invece voglio spingere l’area cattolica, perché credo che la cifra è tutta qui: i cattolici hanno avuto un ruolo in questo paese quando hanno risolto i problemi di tutti. Sono 14 anni anni invece, da quando è finita la Dc, che i politici cattolici anziché essere gli autori della mediazione sociale, ne sono diventati l’oggetto. Prima la Dc mediava con la borghesia azionista e liberale, con i comunisti, con la destra: mediava i valori della società e li riassumeva in una idea dell’Italia! Finita la Dc i cattolici non sono divenuti il luogo della mediazione: si sono fatti mediare, a volte da Berlusconi, a volte dalla sinistra, ma non sono stati più protagonisti.
Lei potrebbe avere un importante ruolo di mediazione.
Questa è la prima volta che un politico cattolico tenta una mediazione che non sia la rivendicazione della sua bandiera etica. Dico invece che da cattolico voglio comporre un’armonia sociale, risolvendo un tema che non appartiene al repertorio della mia gente ma che rende la mi gente protagonista di un modo di convivere più armonioso. E questo fa bene anche alla Chiesa. A Milano è riuscita a consolidare una cultura del dialogo e cattolici e laici non sono muro contro muro. E’ innegabile che da qualche anno torna laicismo e l’anticlericalismo da una parte e fugga a cercare benemerenze nelle gerarchie da parte di politici cattolici. Il mio vuole essere un contributo al rasserenamento

Nota. Questa mia intervista al ministro Rotondi è disponibile sul cartaceo del mensile storico omosessuale “Babilonia”.