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LE DOMANDE INVIATE VIA PEC PER L’INTERVISTA CHE LO SCORSO 22 DICEMBRE HO CHIESTO INUTILMENTE ALL’EX MAGISTRATO E NEO ROMANZIERE GIANCARLO CAPALDO

- Ammettiamo che esistano davvero i nastri di cui parlano alcuni giornali, i nastri cioè con le registrazioni di suoi colloqui con emissari del Vaticano riguardo la possibilità di far trovare i resti di Emanuela Orlandi. Ammessa la loro esistenza, le pongo delle domande che mi pare siano dovute.
+ Come mai non ne ha parlato né al suo superiore procuratore della Repubblica né alla collega che conduceva con lei la stessa indagine giudiziaria sulla scomparsa della ragazza?
+ Non le pare che il suo silenzio in merito costituisca una omissione d’atti d’ufficio?
+ Ed essersi teuto lei i nastri non le pare che costituisca sottrazione ed appropriazione indebita d’atti d’ufficio?
+ La pare professionalmente, moralmente e umanamente accettabile che lei si sia tenuto questi nastri per anni e li tiri fuori solo ora, quando cioè di fatto servono come pubblicità per il suo romanzo?
+ Secondo lei perché i giornalisti che finora l’hanno intervistata non hanno rilevato nessuno di questo quattro aspetti?
- Ci sono giornalisti, come Andrea Purgatori, che riguardo la sua asserita trattativa coi messi vaticani parla di “probabilmente due alti prelati”, e ci sono giornalisti, come Gianluigi Nuzzi, che invece scrivono che lei “, ha stilato la lista di monsignori, ufficiali e militari dei carabinieri, cancellieri che a vario titolo, chi come protagonista, chi come testimone, avrebbero partecipato alla trattativa”. Ma insomma, lei con quante persone avrebbe trattato? Due o molte di più?
- Immagino lei ricordi di avere chiesto a me di trovarle un canale di comunicazione con la Segretria di Stato vaticana, e che me lo ha chiesto dopo la rimozione della salma di De Pedis dallo scantinato sconsacrato della basilica di S. Apollinare. Ciò non fa pensare che lei quindi in realtà almeno con la Segreteria di Stato non avesse avuto nessun contatto, neppure per la “trattativa”, prima della rimozione della salma?
- Secondo un articolo de Il Fatto Quotidiano, gli asseriti prelati le hanno chiesto di far spostare la salma di De Pedis perché l’allora papa Ratzinger aveva diritto a visitare l’Università della Santa Croce, dell’Opus Dei, senza l’imbarazzo della campagna di stampa per la presenza della sepoltura di De Pedis nella continua basilica. E lei avrebbe risposto che “anche la famiglia della ragazza sparita nel 1983 aveva diritto a ritrovare la pace con la verità su Emanuela”. Ma questa sua risposta è una netta e chiara accusa al Vaticano se non di colpevolezza almeno di sapere e tacere. Su che base lei ha lanciato quella sua accusa? E non temeva che i suoi asseriti interlocutori reagissero accusandola quanto meno di insinuazioni e oltraggio?
- Lei in un suo libro del 2013 – Roma mafiosa Cronaca dell’assalto criminale allo Stato – ha puntato il dito sull’usanza di vari magistrati di passare sottobanco notizie ai giornalisti amici in modo da creare una sorta di verità di comodo utile agli stessi magistrati in questione. Non ritiene che le clamorose affermazioni di alcuni giornalisti riguardo la sua asserita trattativa somigli a quella sua descrizione? In definitiva nessuno sa nulla della sua trattativa, quindi che ne scrive fornendo anche dei particolari da chi può avere avuto notizia di tali particolari?
- Riguardo lo spostare la salma di De Pedis non aveva nessun potere né lei né il Vaticano, perché era un argomento sul quale potevano decidere solo ed esclusivamente i due fratelli e la vedova di De Pedis, signora Carla Di Giovanni. Quindi tra lei e il Vaticano non era possibile tnessuna trattativa su tale argomento. Cosa c’era quindi da trattare?
- Sulla presenza della sepoltura di De Pedis nello scantinato sconsacrato della basilica di S. Apollinare aveva già condotto un’inchiesta il magistrato Andrea De Gasperis. L’inchiesta era durata due anni, dal 1995 al 1997 , e aveva concluso che non c’era nulla di illegale, indebito o anche solo sospettabile. Eppure sulla base di una telefonata anonima arrivata nel luglio 2005 a “Chi l’ha visto?”, telefonata a quanto pare partita dall’interno della Rai, e trasmessa nel settembre del 2005, cioè 8 anni dopo la conclusione dell’inchiesta di De Gasperis, è stato scatenato il tormentone di sospetti, polemiche e accuse di fatto ancora in corso. Tormentone arrivato al punto che lei ha ordinato di aprire la bara per controllare se ci fosse davvero dentro anche Emanuela Orlandi (e pure Mirella Gregori!). Ma se De Gasperis già vari anni prima aveva appurato che non c’era nulla da segnalare perché non tenerne conto? Perchè si è voluto ignorare il lavoro di De Gasperis? Trattandolo di fatto come un incapace o peggio, magari un colluso.
- Quando il suo superiore Giuseppe Pignatone le ha restituito la requisitoria che lei aveva scritto a conclusione dell’inchiesta sulla scomparsa della Orlandi, lei non l’ha firmata. Per quale motivo? Ovvero: cosa avrebbe voluto che ci fosse o non ci fosse nel testo restituitole dal procuratore Pignatone?
- Il fatto che invece l’abbia firmato la collega Simona Maisto impegnata nell’inchiesta con lei fa pensare che in ogni caso non si trattava di cose gravi. O crede che la sua collega Maisto fosse rinunciataria e/o incapace?
- Nella sua requisitoria, quella che poi non ha firmato quando le è stata restituita dal suo superiore Giuseppe Pignatone, lei ha definito Enrico De Pedis un boss o un capo della famosa banda della Magliana, la quale peraltro le sentenze giudiziarie non attribuscono la stessa importanza attribuita dalle narrazioni giornalistiche, romanziere, filmiche e seriali. Su quali basi lei ha fatto una tale affermazione, atteso che De Pedis è sempre stato assolto e quando è stato ucciso non aveva carichi pendenti? Ma le leggi italiane non vietano di definire colpevole di uno o più reati chi è stato invece assolto da tutti i reati in questione?
- E perché quando a suo tempo le ho fatto questa banale e dovuta domanda lei ha reagito malamente, chiedendomi di non farmi più vivo con lei dopo anni di rapporti amichevoli?
- Stando le leggi in vigore sulla presunzione di innocenza fino a condanna definitiva e stando le leggi che vietano di definire colpevole chi è stato invece assolti, non le pare che il suo avere definito De Pedis come lo ha definito costituisca sia il reato di falso in atti pubblici sia il reato di diffamazione o calunnia nei confronti dello stesso De Pedis?
- – Si è mai chiesto perché i pentiti che hanno accusato di reati De Pedis lo hanno fatto solo dopo che lui era morto e non poteva quindi più difendersi?
- Non ha notato che tra quei pentiti c’è chi è stato per questo condannato per calunnia e chi, sbugiardato dalle infagini, s’è scusato in aula per avere accusato dei morti perchè temeva la vendetta dei veri colpevoli ancora vivi?
- Non ha notato neppure che prima della sua uccisione De Pedis nelle inchieste giornalistiche sulla banda della Magliana o non era mai nominato o era un nominato di scarsa importanza?
- Non si rende conto che lei definendo De Pedis come lo ha definito di fatto accusa di incapacità o collusione tutti i magistrati dei vari gradi di processo che lo hanno assolto? Tutti i magistrati cioè dei processi di primo grado, dei processi d’appello e infine anche i magistrati della Cassazione.
- Lei ed io ci siamo visti la prima volta il 20 gennaio 2010, quando lei nella libreria Mondadori vicina alla fontana di Trevi prese parte alla presentazione del libro “Mai ci fu pietà”, della giornalista Angela Camuso, che parlava della banda della Magliana. Il libro citava peraltro solo ed esclusivamene i documenti accusatori, mai quelli della difesa. Non le venne il dubbio che non fosse corretto parlare pubblicamente di un argomento, la banda della Magliana, del quale lei si stava occupando con un’inchiesta giudiziaria ancora in corso?
- Era il periodo in cui la credibilità di Sabrina Minardi, la cosiddetta “supertestimone” che del sequestro Orlandi accusava De Pedis, stava letteralmente crollando. A un certo punto lei disse: “Non abbiamo più bisogno della testimonianza della Minardi per sostenere che a rapire Emanuela Orlandi è stato De Pedis in persona”. Io chiesi la parola per far notare che quella sua affermazione era una grave scorrettezza perché si riferiva a una sua inchiesta giudiziaria ancora in corso. In altre democrazie le avrebbero probabilmente tolto l’inchiesta. Le è mai venuto il dubbio che quella sua perentoria affermazione decisamente accusatoria fosse una grave scorrettezza professionale?

https://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/articolo-ottimo-sulla-panzane-rifilate-con-grande-clamore-da-capaldo-e-purgatori-cose-che-oltretutto-abbiamo-gia-scritto-nel-2011-e-2012-3437424/

PER COMODITA’ RIPORTO L’INTERO TESTO DEL MIO ARTICOLO, ONDE EVITARE LE FASTIDIOSE INTERRUZIONI DA PUBBLICITA’
««Emanuela Orlandi, caso chiuso? dure parole dell’ex procuratore di Roma Pignatone smentiscono la trattativa segreta

di Pino Nicotri – Pubblicato il 14 Dicembre 2021

Emanuela Orlandi, il caso è chiuso? Forse, almeno dal punto di vista giudiziario e delle iniziative clamorose sgorgate attorno.

Una pietra forse definitiva sul caso Orlandi l’ha messa una lettera al Corriere della Sera dell’ex procuratore capo della Procura della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, oggi presidente del Tribunale del Vaticano.

Pignatone scrive al Corriere per replicare alle affermazioni di un suo ex sottoposto, il procuratore Giancarlo Capaldo, contenute in una intervista a Andrea Purgatori pubblicata sullo stesso Corriere domenica 12 dicembre 2021.

Nel presentare l’intervista a Capaldo, il giornale parla di “nuove rivelazioni” su Emanuela. Pignatone smentisce tutto, in modo anche abbastanza sprezzante nei confronti del suo ex vice.

Pignatone è da tempo sotto attacco di un gruppo abbastanza trasversale che ha interesse a vario titolo e modo a tenere in piedi la dolorosa e misteriosa vicenda di Emanuela Orlandi. Tra costoro c’è persino Ali Agca, il turco attentatore di Papa Giovanni Paolo II.

Ricostruiamo gli sviluppi recenti.

1)-L’ex magistrato Giancarlo Capaldo scrive un romanzo, “La ragazza scomparsa”, nel quale la ragazza è ovviamente Emanuela Orlandi. Vi adombra una trattativa tra Capaldo e il Vaticano, tramite il Vicariato, che NON può assolutamente esserci stata. La trattativa era: “Io sposto la salma di Enrico De Pedis dal sotterraneo della basilica di S. Apollinare e voi mi fate trovare i resti di Emanuela Orlandi”.

Trattativa che è impossibile ci sia stata. Perché NON può esserci stata? Calma, lo vedremo tra poco.

2) – Il Corriere della Sera di ieri, domenica 12 dicembre, dedica una intera pagina, a firma Andrea Purgatori, per annunciare una puntata televisiva di Atlantide, programma condotto dallo stesso Purgatori. Si annunciano fuochi d’artificio alla grande, come ai bei tempi. Quando il continuare a raccontar fole sul caso Orlandi non suscitava ancora sbadigli. Ma le polveri si rivelano subito bagnate, anche se il lettore – e in serata il telespettatore – non ci fanno caso.

Purgatori inizia infatti il suo articolone con queste parole, che da sole bastano per voltar pagina e leggere qualcos’altro:

“Nella primavera del 2012 due emissari di Papa Ratzinger, verosimilmente due alti prelati, diedero la disponibilità del Vaticano a far ritrovare alla famiglia Orlandi il corpo della quindicenne Emanuela, svanita nel nulla nel 1983”.

“Verosimilmente due alti prelati”?

E chi ci dice che non fossero invece due uscieri? O due mattacchioni tra le decine che hanno tenuto banco a turno per decenni. Anche prendendo in giro lo stesso Capaldo per lungo tempo. Trasformando in farsa la tragedia della scomparsa di una ragazzina. Ma l’osservazione più importante è: “Due emissari di Papa Ratzinger” danno una tale clamorosa “disponibilità” e Capaldo, all’epoca titolare dell’inchiesta giudiziaria sulla scomparsa di Emanuela, non si fa dire i loro nomi? Non si fa dire chi siano? A che titolo e in che veste parlano e promettono? Suvvia….

3) – Ed eccoci alle puntata di Atlantide. Dove l’ex magistrato neo romanziere e il giornalista conduttore televisivo si diffondono nel raccontare la asserita trattativa.

Che però Capaldo in tv specifica che non era proprio una trattativa, ma una generica “disponibilità a collaborare”… E NON erano neppure due “alti prelati”. Ma allora chi e quanti erano?

Il giorno dopo la puntata, cioè ieri lunedì 13 dicembre, lo spiega un altro giornalista conduttore televisivo, Gianluigi Nuzzi, nell’intera pagina 15 de La Stampa con un articolo che inizia così:

“ [Capaldo] ha stilato la lista dei monsignori, ufficiali e militari dei carabinieri, cancellieri che a vario titolo, chi come protagonista, chi come testimone, avrebbero partecipato alla trattativa da lui condotta con il Vaticano per ritrovare i resti della giovane sparita nel 1983 e mai più ritrovata”.

Insomma, come il pane e i pesci del miracolo di Gesù i due “presumibilmente alti prelati” di Purgatori si sono moltiplicati: non due, ma una mucchio di persone. 

Nomi? Neppure un accenno. Del resto Capaldo in tv a Purgatori ha detto che è disposto a farli solo se “interrogato dalla magistratura vaticana”.

La trattativa su Emanuela NON può esserci stata non solo per quanto ho già scritto più volte di recente.E allora è il caso di andare al sodo.

Capaldo s’è rivolto proprio a me per avere un canale di comunicazione con la Segreteria di Stato del Vaticano DOPO il trasloco della salma di De Pedis. E se ancora DOPO tale trasloco il magistrato NON aveva un canale di comunicazione con la Segreteria di Stato ciò significa che il canale NON lo aveva neppure prima. “Elementare, Watson!”

Ma, come dicevo, il motivo principale che taglia la testa al toro e DIMOSTRA che la trattativa NON può esserci stata e che né il Vaticano/Vicariato né il magistrato Capaldo avevano titoli, cioè il potere, per decidere alcunché sulla salma di De Pedis.

La salma, e il relativo sarcofago, erano proprietà privata dei due fratelli e della vedova di De Pedis, signora Carla Di Giovanni, morta precocemente anche per i dolori provocati da anni e anni di accuse a vanvera al marito ormai morto. E solo loro potevano decidere, come infatti alla fine hanno deciso, di spostare i resti mortali del defunto.

Abbiamo anche scritto più volte, nel 2011 e 2012, che il generale Domenico Giani, capo della Gendarmeria del Vaticano, ha più volte fatto pressione su Carla Di Giovanni, anche con qualche velata minaccia sbottando “Ma allora lei vuole la guerra!”, perché si decidesse a spostare la salma.

Ma la vedova di De Pedis ha sempre rifiutato.

“Finché il magistrato non si decide a controllare il contenuto del sarcofago e della bara, io non sposto nulla. C’è un delirio secondo il quale Emanuela Orlandi, e pure Mirella Gregori scomparsa anche lei a 16 anni, sarebbero sepolte con mio marito. Perciò io non sposto nulla prima che il magistrato abbia fatto i dovuti controlli.

Mica sono scema: se sposto la salma prima dei controlli della magistratura ci sarà senza dubbio qualche figlio di buona donna che mi accuserà di avere fatto sparire magari i resti di Emanuela. E pure quelli di Mirella”.

E infatti, il trasloco è avvenuto solo DOPO che Capaldo s’è deciso a ordinare il macabro e inutile controllo della bara alla ricerca dei resti di Emanuela.

Quindi, al massimo ci sarà stata una “trattativa” con la quale Capaldo si impegnava NON a traslocare la sepoltura, ma a dare finalmente l’ordine di ispezionarla. Oltretutto alla basilica di S. Apollinare era stato concesso lo status dell’extraterritorialità: territorio vaticano, NON italiano. Territorio sul quale la magistratura italiana nulla poteva e nulla può senza l’assenso del Vicariato.

Ecco cosa abbiamo scritto su Blitz già il 24 aprile 2012.

“Alle 9,30 di giovedì 26 aprile, il cardinale Agostino Vallini, dal giugno 2008 Vicario del Papa per la diocesi di Roma, inizierà nel suo ufficio una riunione decisamente rovente. Saranno presenti un rappresentante del Comune di Roma e un rappresentante della Gendarmeria del Vaticano, il colonnello Costanzo Alessandrini forse in compagnia del comandante Domenico Giani, l’ex ufficiale della Finanza diventato il capo della Gendarmeria nel 2006.

Ordine del giorno: il trasferimento della salma di Enrico De Pedis, detto “Renatino”.

Dai sotterranei della basilica di S. Apollinare al cimitero comunale di Prima Porta, noto anche come cimitero Flaminio perché sito lungo la via Flaminia. La decisione del trasloco arriva dopo anni di clamori, insinuazioni e proteste crescenti contro la presenza di quel defunto nei sotterranei della basilica, nei quali era giunto nel 1990 dalla tomba della famiglia di sua moglie Carla al cimitero del Verano. In S.Apollinare Carla e Enrico De Pedis si erano sposati, lei lavora anche là vicino, e ragioni sentimentali e pratiche l’avevano spinta a ottenere la traslazione, senza prevedere il polverone di vent’anni dopo.

Passare dalle parole ai fatti non sarà però facile come sembra. Il Vicariato infatti ha sì competenza sul contenuto della basilica di S. Apollinare, ma non può decidere nulla su una proprietà privata – quale è la salma di De Pedis, compresa la cripta che la contiene – senza il permesso dei legittimi proprietari, in questo caso la vedova e i due fratelli di De Pedis.

Poiché la basilica per decisione della Corte Costituzionale gode del privilegio dell’extraterritorialità, la magistratura italiana può decidere l’ispezione della tomba, visto che sono consenzienti sia il Vicariato che i De Pedis, ma non il trasloco se questi ultimi non sono d’accordo. Idem il Comune”.

La cosa curiosa di questa brutta storia è che la favola della trattativa è nata da un nostro articolo su Blitz del 13 ottobre 2011.

Sapevamo che Papa Ratzinger avrebbe voluto andare in visita alla Pontificia Università della Santa Croce, messa in piedi dall’Opus Dei nel palazzo di S. Apollinare. Nel palazzo cioè dove negli anni ’80 c’era ancora la scuola pontificia di musica frequentata da Emanuela.

E sapevamo che Ratzinger aveva deciso di rinviare a causa del furore delle polemiche relative alla sepoltura di De Pedis nella omonima basilica. Basilica attaccata al palazzo di S. Apollinare perché nata come sua cappella quando c’era la scuola di teologia del Vaticano.

Tutto questo incredibile casino è nato dall’articolo del 13 ottobre 2011. Articolo che iniziava infatti con queste parole.

“In realtà, è papa Ratzinger che vorrebbe sfrattare la salma di De Pedis per poter andare in visita all’Università dell’Opus Dei del palazzo di S. Apollinare, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Ecco allora che i titoli e i sommari dei giornali non hanno dubbi: “Irregolare sepoltura De Pedis nella basilica S. Apollinare”; “Il corpo del boss della Banda della Magliana, Renato De Pedis, venne inumato nella Chiesa romana di Sant’Apollinare in spregio alla severa normativa dell’epoca. L’Antimafia, sollecitata da Walter Veltroni, ha svolto accertamenti dettagliati che hanno dato questo riscontro”.

Tutte affermazioni fasulle perché il magistrato Andrea De Gasperis lo aveva già accertato

Con la sua inchiesta durata due anni, dal 1995 al 1997, che nel trasferimento della salma dal cimitero del Verano allo scantinato – da decenni sconsacrato – della basilica di irregolare e/o sospetto non aveva proprio nulla.

Per quanta pubblicità gli facciano, con questi strani metodi, il romanzo dell’ex magistrato Giancarlo Capaldo non avrà mai il furioso successo del romanzo intitolato Romanzo criminale scritto da un altro Giancarlo. Scritto cioè dal magistrato Giancarlo de Cataldo sulla storia – molto romanzata – della cosiddetta Banda della Magliana. E che ha dato origine al tormentone della sepoltura di De Pedis in S. Apollinare con dentro anche la Orlandi e per buona misura anche Mirella Gregori.

Per approfittare dello strepitoso successo di Romanzo criminale, del quale a settembre sarebbe arrivato nei cinema anche un film, una telefonata anonima suggerì infatti a fine luglio 2015 alla redazione di “Chi l’ha visto?”, programma tv di Raitre, che per la soluzione del mistero Orlandi si doveva “controllare il contenuto della bara di De Pedis”.

Da notare che dai controlli fatti dalla magistratura la telefonata anonima risulta partita NON dall’esterno della Rai.

Terminiamo dicendo che ci spiace dover rilevare come Pietro Orlandi sia piuttosto smemorato. In questi giorni su Facebook ha infatti scritto che a lui della sepoltura di De Pedis in S. Apollinare “non frega un cazzo”. Quando invece a suo tempo chiese a Capaldo, che gli rise in faccia, di presenziare all’apertura della bara e relativi controlli.

Ma soprattutto ci dispiace che Carla Di Giovanni, massacrata da anni e anni di accuse pazzesche contro il marito anche per la scomparsa di Emanuela, abbia finito con l’ammalarsi gravemente. Fino a morire pochi anni dopo essere andata in pensione. »»

FINALMENTE GETTATA NEL CESTINO DELLA CARTA STRACCIA LA MONTAGNA DI BALLE SUL MISTERO DELLA SCOMPARSA DI EMANUELA ORLANDI.

E’ confermato quanto ho scritto su Blitz il 22 aprile ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-inchiesta-presto-archiviata-perche-dopo-32-an-2165264/ ): dopo ben 32 anni, cala il sipario sul mistero Orlandi: che, come avevamo anticipato più volte, resta senza soluzione assieme al mistero ruota di scorta della scomparsa della giovanissima Mirella Gregori. Il procuratore della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone, ha infatti dovuto prendere atto che ha racimolato solo un pugno di mosche e tante chiacchiere anche l’inchiesta giudiziaria nata nel 2008 con le “rivelazioni” della ex tossicomane ed escort Sabrina Minardi ( http://www.repubblica.it/2008/06/sezioni/cronaca/emanuela-orlandi/emanuela-orlandi/emanuela-orlandi.html ) e accompagnata negli ultimi due anni dalle “rivelazioni” del fotografo romano Marco Fassoni Accetti ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-flauto-di-marco-fassoni-accetti-dai-resti-di-studio-cine-roma-1888707/ ). Che ora per il fiume delle sue narrazioni auto accusatorie si avvia a essere spedito davanti ai giudici per il reato di calunnia quanto meno contro se stesso. A ore o al massimo domani il comunicato della Procura.
Nel 1997 c’era già stata un’altra archiviazione decisa dall’allora giudice istruttore Adele Rando ( http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/emanuela-orlandi-risponde-nicotri-giovacchino-non-ha-letto-mio-1771.htm ), che pure dovette prendere atto che l’inchiesta dopo 14 anni di indagini aveva accumulato molto fumo, ma neanche un po’ di arrosto.
Pignatone in persona ha chiesto l’archiviazione. E siccome il capo della Procura è lui la sua richiesta equivale a una decisione. Decisione concorde con le richieste e le convinzioni del sostituto procuratore Simona Maisto e della sua collega dell’antimafia Roberta Calò. Ma parzialmente in contrasto con quanto avrebbe invece preferito il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Questi avrebbe infatti preferito poter approfondire meglio la figura di Marco Fassoni Accetti ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-fassoni-accetti-il-flauto-1542471/ ), che auto accusatosi del “rapimento concordato” con le due ragazze e realizzato per conto di una “fazione vaticana in lotta contro un’altra fazione” non ha mai fornito nessun nome di suoi complici, ma che si sarebbe dimostrato a conoscenza di particolari, a dir vero di poco conto, noti solo ai magistrati. Ma a Roma è difficile che un segreto possa davvero restare tale: un magistrato può essere muto quanto vuole, ma come è noto c’è sempre qualcuno tra i vari preposti alle investigazioni che per i più disparati motivi non sa tenere la bocca totalmente chiusa, specie con i giornalisti. Come è successo tra l’altro con Sabrina Minardi, arrivata a spacciarsi per “amante decennale del boss Enrico De Pedis” ( http://www.affaritaliani.it/cronache/segreti_banda_magliana_sabrina_minardi240910.html )
Escono così definitivamente di scena sia don Piero Vergari ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-nuzzi-tv-la7-scioglie-1485198/ ), il rettore della basilica di S. Apollinare trattato a pedate da vari mass media – ma NON dai magistrati – per avere permesso nella basilica la sepoltura di Enrico De Pedis, preteso boss della cosiddetta banda della Magliana per quanto sempre assolto anche dalla semplice accusa di averne anche solo fatto parte come gregario. E con don Vergari escono di scena tutti i vari nomi che “supertestimoni” e sicofanti vari hanno voluto inchiodare come membri o come altri boss della stessa banda maglianese dai soprannomi e nomignoli quali i vari “Cilletto”, “Giggetto”, al secolo Angelo Cassani, Libero Angelico, Gianfranco Cerboni, ecc. Uscito di scena anche Sergio Virtù, che la Minardi nelle sua “rivelazioni” aveva promosso ad “autista di De Pedis”, pur non avendo mai De Pedis – che ora può finalmente riposare in pace – avuto un autista nell’intera sua vita. Ovvio che il Procuratore riservi qualche sospettino a carico della Magliana e dintorni, se non altro per evitare di sentirsi appioppare l’accusa di “avvocato difensore di De Pedis e della banda della Magliana”.
E può finalmente non essere più soggetta a insulti e sospetti indebiti la sua vedova Carla De Pedis, la cui salute non è stata certo fortificata dalle ondate di accuse di certi mass media a partire da quando nel settembre 2005 il programma televisivo “Chi l’ha visto?” sulla base – incredibile ma vero – di una telefonata anonima, per giunta abborracciata, ha iniziato la sua lunga campagna contro la tomba di De Pedis in S. Apollinare e a favore delle accuse, le più fantasiose e inattendibili, che volevano “il boss della Magliana” autore del “rapimento” della Orlandi ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-rapita-da-banda-della-magliana-depistaggio-2033089/ ). E’ stata l’insistenza mediatica di “Chi l’ha visto?” a innescare l’entrata in scena della “supertestimone” Minardi.
Sotto questo profilo, non è escluso che debba rispondere di calunnia anche Antonio Mancini, pluriassassino scarcerato innanzitempo e diventato anche lui un “supertestimone” di “Chi l’ha visto?”, ma non certo per i magistrati. Mancini infatti era già stato bollato come inattendibile da più di una sentenza.
Soddisfatti gli avvocati Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna, legali delle vedova Carla De Pedis e poi anche di don Vergari:
“Per rispetto verso i magistrati, preferiamo aspettare le motivazioni della Procura prima di dire la nostra. Per ora possiamo solo dire che è’ stata dura, a volte molto dura assistere a tanto scempio da parte di “supertestimoni” uno più falso dell’altro e di mass media troppo disinvolti, ma finalmente le ondate di fango sono state arrestate e respinte. Ora speriamo che certi personaggi fissati tornino alla realtà. In particolare, speriamo di non sentir più parlare delle “rivelazioni” di Alì Agca ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-papa-francesco-ali-agca-pietro-orlandi-peronaci-snobbati-2075373/ ), delle quali abbiamo perso il conto”.
Contento anche don Vergari:
“Come lei sa bene, perché è l’unico giornalista con cui parlo ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-don-vergari-ossa-vecchie-1421229/ ), non mi sono mai preoccupato per queste accuse balzane e certo non cristiane contro di me e non solo. L’inchiesta non poteva che concludersi così, a meno di un impazzimento generale. Ora spero che i bugiardi si ravvedano. Avranno anche loro una coscienza. Dovrebbero capire quanta dolore e quanta sofferenza hanno seminato… Per cosa poi? Io li ho già perdonati. Da tempo”.
Chi non ci fa una bella figura, oltre a Fassoni Accetti, è l’ex onorevole, ex sindaco di Roma, ex vice primo ministro ed ex ministro della Cultura Walter Veltroni, che aveva dato sostegno politico alla battaglia contro De Pedis e annessa sepoltura ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/nicotri-veltroni-sbagliato-parlare-di-de-586927/ ). Sostegno per correre in soccorso di “Chi l’ha visto?”, programma di Raitre e quindi “in quota” al partito di Veltroni quale che esso fosse man mano che cambiava nome e natura.

Per chi volesse approfondire l’argomento segnaliamo i seguenti link. Con una avvertenza: i link che non sono preceduti dalla scritta http://www. vanno copincollati in Google cliccando poi per la ricerca:

http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/manuela-orlandi-egidio-avvocato-rapimento-1125014/
http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-italia/pino-nicotri-sul-caso-orlandi-nel-mio-libro-ce-tutto-manuela-non-fu-rapita-depistaggi-per-coprire-qualcuno-molto-alto-in-vaticano-456204/
Emanuela Orlandi. Marco Fassoni Accetti: 5 perché i magistrati non gli credono
Emanuela Orlandi. Flauto di Marco Fassoni Accetti dai resti di studio cine Roma?
Emanuela Orlandi. Marco Fassoni Accetti, morte di José Garramon: sentenza, ombre
Marco Fassoni Accetti. La sentenza Garramon smentisce le sue parole
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/mistero-orlandi-silvana-fassoni-madre-di-1855069/
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-mistero-del-flauto-del-1546277/
Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti vs Corriere: falso Boston. E Chi l’ha visto..
Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti: “Peronaci (Corriere) non ha capito, travisa”
Emanuela Orlandi: mistero sui rapporti fra Pietro e “superteste”
Emanuela Orlandi: 30 anni dopo, copione misterioso
Emanuela Orlandi e il mistero della 127 nel Tevere
http://www.blitzquotidiano.it/page/7/?s=emanuela+orlandi
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-mirella-gregori-flauto-teschi-misteri-1544874/
Emanuela Orlandi: capelli perizia finita e deludente ma i misteri continuano
Emanuela Orlandi. Marco Fassoni Accetti: 5 perché i magistrati non gli credono
Emanuela Orlandi. Eredità di zia porta a morte presunta. Fine del mistero?
Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti vs Corriere: falso Boston. E Chi l’ha visto..
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-papa-francesco-ali-agca-pietro-orlandi-peronaci-snobbati-2075373/
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/mistero-pietro-orlandi-emanuela-1238611/
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-mito-rapimento-banda-magliana-tomba-riaprire-renato-de-pedis-641306/
“Emanuela Orlandi è viva”: ma a Roma, non a Londra!
Emanuela Orlandi, Ali Agca il ritorno allunga la lista di ballisti
Ali Agca espulso. Su Emanuela Orlandi solo fantasie, Papa Francesco lo scansa
Emanuela Orlandi: Alì Agca e Fassoni Accetti, documenti fuffa
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/emanuela-orlandi-da-luigi-gastrini-marco-1718778/
Emanuela Orlandi, Fassoni Accetti contro Peronaci: “Scrive bugie, rettifichi”
Emanuela Orlandi. Luigi Gastrini condannato, Fabrizio Peronaci non chiude porta
Emanuela Orlandi – de Rothschild. Marco Fassoni Accetti: “Gennaro Egidio legame”
Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti vs Corriere: falso Boston. E Chi l’ha visto..
Emanuela Orlandi. Fassoni Accetti: “Peronaci (Corriere) non ha capito, travisa”
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/rapimento-emanuela-orlandi-la-farsa-del-960384/
Emanuela Orlandi, quanti si accaniscono sulla sua memoria
Emanuela Orlandi, fine inchiesta. Davanti al Senato non passò, mistero infinito

La magistratura si è arresa alle pretese di un programma tv basate per ben sette anni su una telefonata anonima rivelatasi ovviamente falsa. E alle pretese di un cittadino vaticano, Pietro Orlandi, che ha collezionato ormai almeno 17 vistose contraddizioni

[AGGIUNTA DEL 29 MAGGIO

Per chi volesse capirne qualcosa ed essere informato sul caso di Emanuela Orlandi che tante polemiche, accuse e balle colossali sta seminando soprattutto negli ultimi tempi. E’ il video su Youtube di una mia intervista a Tele Roma 56 (ricordiamo  che Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?” ha insabbiato la lunga intervista che mi fece fare nel 2005):

http://www.youtube.com/watch?v=rzv1fdvd6JE&feature=plcp ]

In nessun Paese civile sarebbe stato permesso che un programma televisivo, in questo caso “Chi l’ha visto?”, potesse montare una campagna scandalistica durata ben sette anni basandosi su una telefonata anonima, del settembre 2005,  supportata man mano da “supertestimoni”, prove e ricostruzioni fasulle. E in nessun Paese civile la magistratura si sarebbe arresa a una tale campagna fino a violare un intero cimitero antico posto, come costume non solo a Roma, nei sotterranei di una chiesa. “Riguardo al fatto di Emanuela Orlandi, per trovare la soluzione del caso, andate a vedere chi è sepolto nella cripta della Basilica di Sant’Apollinare”, ha detto per telefono nel 2005 l’anonimo di “Chi l’ha visto?”. La magistratura è andata “a vedere  chi è sepolto nella cripta”, De Pedis ovviamente, ma “la soluzione del caso” non c’è. Quella telefonata oltre che anonima era anche bugiarda. Come del resto anche le ultime “clamorose rivelazioni”. In un Paese civile la conduttrice del programma televisivo “Chi l’ha visto?” sarebbe stata licenziata in tronco da un bel pezzo, in Italia ersta invece al suo posto anche dopo la clamorosa e inconfutabile dimostrazione di avere campato per 7 anni su una panzana. Anonima e panzana.

I colpi di scena e le piste si susseguono a ritmo crescente, ma il tentativo di addossare la scomparsa di Emanuela Orlandi alla cosiddetta banda della Magliana, e in particolare al suo asserito capo Enrico De Pedis è ormai crollato. Fragorosamente crollato, ove per fragore si intende non solo quello dei mass media improvvisamente scatenati come una muta di cani da caccia sulla preda, ma anche quello dei martelli pneumatici che hanno praticamente demolito i sotterranei della basilica romana di S. Apollinare alla assurda ricerca dei resti della Orlandi come fossero la famosa “pietra verde”. Martelli pneumatici il cui ossessivo baccano pareva l’esplosione della rabbia non dei magistrati, che sapevano bene non avrebbero trovato nulla, ma dei telespettatori da curva sud che confondono l’uomo De Pedis  con la figura del Dandy, il cinico protagonista di Romanzo criminale in versione libro, film e serie televisiva. Continua a leggere

LETTERA APERTA AL COLLEGA DEL CORRIERE DELLA SERA FABRIZIO PERONACI – Il pessimo giornalismo ha trasformato in una trentennale farsa a puntate quella che doveva essere la tragedia privata della scomparsa di Emanuela Orlandi

RIPUBBLICO LA STESSA LETTERA APERTA PER EVITARE CHE I FORUMISTI SI TROVINO ALLE PRESE CON ORMAI QUASI 900 COMMENTI, CHE APPESANTISCONO IL DOWNLOAD. LO SCATENARSI ANCOR PIU’ DI CIALTRONERIE E FALSITA’ DI OGNI GENERE SULLA STESSA VICENDA, ORMAI SFOCIATA NEL RIDICOLO, MI HA TENUTO MOLTO MOLTO IMPEGNATO E CONVINTO A NON CAMBIARE ANCORA ARGOMENTO, COSA CHE PERO’ AVVERRA’ NEL GIRO DI 3-4 GIORNI AL MASSIMO.

ANCORA GRAZIE PER LA COMPRENSIONE.

Egregio collega Fabrizio Peronaci,

il 21 aprile 2012 sulla pagina Facebook del gruppo denominato petizione.emanuela@libero.it – Gruppo ufficiale fondato da Pietro Orlandi è comparso il seguente tuo appello:

“UN’INVESTIGAZIONE PER EMANUELA
cari amici, chiedo un aiuto a quanti di voi abbiano tempo e un certo fiuto per l’investigazione.
In breve la questione è la seguente: sarebbe molto, molto importante riuscire a trovare riscontri sulla presenza a Roma nel giugno del 1983 (cercando su Internet o da altri fonti) del principe erede del Liechtenstein Hans-Adam.
Come io e Pietro raccontiamo nella nuova edizione di “Mia sorella Emanuela” (a pag 289), Alì Agca ha espressamente accusato Hans-Adam (ancora oggi regnante) di aver partecipato a una sorta di vertice in Vaticano avvenuto l’11 giugno 1983 (tra i presenti ci sarebbe stato anche il cardinal Casaroli), nel quale fu deciso il sequestro e il trasferimento di Emanuela nel piccolo paese del centro Europa. Se questo racconto fosse confermato da un documento che attesti la presenza a Roma in quei giorni di Hans-Adam, capite bene che avremmo trovato un riscontro fondamentale alle dichiarazioni del presunto pazzo Agca.
Io da settimane sto navigando su Seby Interlandinet, ma non ho avuto la fortuna di trovare il link giusto… Qualcuno ci prova? ciao a tutti, f.”.

Non intendo giudicarne il contenuto, ma rilevo che tale appello segue l’ennesima asserita “rivelazione” lanciata la sera prima, venerdì 20 aprile, da te e dall’avvocato Ferdinando Imposimato nel corso del programma Metropolis di RomaUnoTv dando ampio credito alle affermazioni del cittadino turco Alì Mehmet Agca, noto anche per essersi definito “unico Gesù Cristo in terra”. Affermazioni non a caso riportate – come tu stesso specifichi nell’appello – nella nuova edizione del libro tuo e del cittadino vaticano Pietro Orlandi. Questo è il link del video che su Youtube immortala il lancio delle nuove “rivelazioni”, come al solito disinvoltamente opposte alle “rivelazioni” precedenti:  http://www.youtube.com/watch?v=m4RVS0oJjQI
Premetto che non si capisce perché si insista a ingannare il pubblico continuando a presentare Imposimato come esperto che si è occupato del caso Orlandi quando era giudice istruttore a Roma, mentre invece come magistrato non se ne è mai potuto occupare perché già uscito dalla magistratura. Premetto anche che da almeno 12 anni lo stesso Imposimato ha più volte pubblicamente affermato che “rientrato Agca in Turchia, Emanuela Orlandi sarò sicuramente liberata”. S’è visto…. Premetto infine che è strano, anche dal punto di vista deontologico, che lo stesso Imposimato dopo essere stato il legale di Agca, quando questi era detenuto nel carcere di Ancona, sia infine diventato il legale della signora Maria Pezzano, madre di quella Emanuela Orlandi che lo stesso Imposimato sostiene da anni e anni essere stata rapita in favore proprio del suo ex cliente Agca. Tu non lo trovi almeno un po’ strano o che quanto meno sia un piccolo caso di conflitto di interessi? O vogliamo sostenere che il conflitto di interesse esiste solo se riguarda Silvio Berlusconi? Continua a leggere

LETTERA APERTA AL COLLEGA DEL CORRIERE DELLA SERA FABRIZIO PERONACI – Il pessimo giornalismo ha trasformato in una trentennale farsa a puntate quella che doveva essere la tragedia privata della scomparsa di Emanuela Orlandi

DATA LA PROSECUZIONE E L’AGGRAVARSI DELLE SCORRETTEZZE DA ME DOCUMENTATE IN QUESTA LETTERA APERTA E DATO IL SILENZIO DEL DESTINATARIO, RITENGO OPPORTUNO RITARDARE DI QUALCHE GIORNO IL NUOVO ARGOMENTO DEL BLOG. GRAZIE PER LA COMPRENSIONE.

Egregio collega Fabrizio Peronaci,

l’altro ieri 21 aprile 2012 sulla pagina Facebook del gruppo denominato petizione.emanuela@libero.it – Gruppo ufficiale fondato da Pietro Orlandi è comparso il seguente tuo appello:

“UN’INVESTIGAZIONE PER EMANUELA
cari amici, chiedo un aiuto a quanti di voi abbiano tempo e un certo fiuto per l’investigazione.
In breve la questione è la seguente: sarebbe molto, molto importante riuscire a trovare riscontri sulla presenza a Roma nel giugno del 1983 (cercando su Internet o da altri fonti) del principe erede del Liechtenstein Hans-Adam.
Come io e Pietro raccontiamo nella nuova edizione di “Mia sorella Emanuela” (a pag 289), Alì Agca ha espressamente accusato Hans-Adam (ancora oggi regnante) di aver partecipato a una sorta di vertice in Vaticano avvenuto l’11 giugno 1983 (tra i presenti ci sarebbe stato anche il cardinal Casaroli), nel quale fu deciso il sequestro e il trasferimento di Emanuela nel piccolo paese del centro Europa. Se questo racconto fosse confermato da un documento che attesti la presenza a Roma in quei giorni di Hans-Adam, capite bene che avremmo trovato un riscontro fondamentale alle dichiarazioni del presunto pazzo Agca.
Io da settimane sto navigando su Seby Interlandinet, ma non ho avuto la fortuna di trovare il link giusto… Qualcuno ci prova? ciao a tutti, f.”.

Non intendo giudicarne il contenuto, ma rilevo che tale appello segue l’ennesima asserita “rivelazione” lanciata la sera prima, venerdì 20 aprile, da te e dall’avvocato Ferdinando Imposimato nel corso del programma Metropolis di RomaUnoTv dando ampio credito alle affermazioni del cittadino turco Alì Mehmet Agca, noto anche per essersi definito “unico Gesù Cristo in terra”. Affermazioni non a caso riportate – come tu stesso specifichi nell’appello – nella nuova edizione del libro tuo e del cittadino vaticano Pietro Orlandi. Questo è il link del video che su Youtube immortala il lancio delle nuove “rivelazioni”, come al solito disinvoltamente opposte alle “rivelazioni” precedenti:  http://www.youtube.com/watch?v=m4RVS0oJjQI
Premetto che non si capisce perché si insista a ingannare il pubblico continuando a presentare Imposimato come esperto che si è occupato del caso Orlandi quando era giudice istruttore a Roma, mentre invece come magistrato non se ne è mai potuto occupare perché già uscito dalla magistratura. Premetto anche che da almeno 12 anni lo stesso Imposimato ha più volte pubblicamente affermato che “rientrato Agca in Turchia, Emanuela Orlandi sarò sicuramente liberata”. S’è visto…. Premetto infine che è strano, anche dal punto di vista deontologico, che lo stesso Imposimato dopo essere stato il legale di Agca, quando questi era detenuto nel carcere di Ancona, sia infine diventato il legale della signora Maria Pezzano, madre di quella Emanuela Orlandi che lo stesso Imposimato sostiene da anni e anni essere stata rapita in favore proprio del suo ex cliente Agca. Tu non lo trovi almeno un po’ strano o che quanto meno sia un piccolo caso di conflitto di interessi? O vogliamo sostenere che il conflitto di interesse esiste solo se riguarda Silvio Berlusconi?
Ciò premesso, noto che la “rivelazione” del 20 sera in tv e il suo rilancio su Facebook il giorno dopo seguono lo stesso schema di un’altra “rivelazione”, quella del 17 giugno dell’anno scorso sempre su RomaUnoTv, e rilanciata il giorno dopo da te sul Corriere della Sera. Mi riferisco alla “rivelazione” lanciata in diretta telefonica dall’asserito “ex agente segreto del Sismi” con nome in codice “Lupo”, in realtà il pataccaro Luigi Gastrini, nel corso della puntata di Metropolis visibile sul seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=qNgtvibZGts .
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Finalmente si protesta in piazza S. Pietro contro l’omertà vaticana sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. Proprio mentre dall’Olanda arriva l’ennesimo mega scandalo della pedofilia del clero e della annessa protezione vaticana

Un nuovo scandalo per la pedofilia di troppi sacerdoti scuote la Chiesa. Questa volta tocca all’Olanda, dove sotto la spinta dell’opinione pubblica, la Conferenza episcopale olandese l’anno scorso aveva deciso di istituire una commissione d’inchiesta sugli abusi commessi dai preti pedofili.  I sei membri della commissione includevano un ex magistrato, uno psicologo e doventi universitari. Presidente, l’ex ministro Wim Deetman. L’inchiesta ha riguardato oltre 800 sacerdoti  e ha indagato su quanto accaduto dal 1945 al 2000. Come già per gli Usa, Australia e Irlanda, la conclusione è agghiacciante: gli abusi si contano infatti a decine di migliaia, la Chiesa e il Vaticano li conoscevano bene, ma, come sempre, non hanno mai avuto nulla di ridire e non hanno mai preso iniziative per punire i responsabili degli abusi. Nel rapporto si legge tra l’altro:

- “Il problema degli abusi sessuali era ben noto agli ordini e nelle diocesi della Chiesa cattolica olandese, ma non furono prese le misure appropriate”;

- la Chiesa olandese e il Vaticano “pur sapendo non hanno aiutato le vittime”;

- degli oltre 800 autori di abusi “105 sono ancora vivi”.

Eppure in Italia lo spazio dedicato a questo nuovo orrore è minimo. In televisione non mi pare se ne sia parlato, e non è certo colpa di Minzolini. Nei giornali cartacei e nei loro siti online o non se n’è parlato o se ne è parlato poco e di sfuggita nelle pagine interne e nella loro parte bassa, mai in apertura. E’ interesante notare che si tratta di una omertà stranamente simile a quella che vige sempre riguardo gli abusi e i crimini di Israele contro i palestinesi.

Poco o nullo lo spazio dedicato anche a una iniziativa senza dubbio interessante, ma a mio avviso tardiva. Dopo avere raccolto via Internet oltre 40 mila firme a un appello che chiede la fine dell’omertà del Vaticano sulla scomparsa di sua sorella Emanuela, sparita a quasi 16 anni nel giugno del 1983, Pietro Orlandi ha dato appuntamento a tutti i firmatari per domenica, 18 dicembre, direttamente in piazza S. Pietro. Un gesto in apparenza talmente dirompente da apparire provocatorio. Fatto però con un ritardo di quasi 30 anni. Continua a leggere

Il Lupo 007 deve avermi scambiato per Cappuccetto Rosso. Mi è stata fatta a suo nome una bella proposta truffa: “Trovami 4 milioni di euro che facciamo liberare Emanuela Orlandi”. Cifra poi scesa, come in un suk di peracottari, ad appena 100 mila euro….

“250 mila euro per leggere il suo memoriale. Altri 250 mila per portartene via una copia. E 3 milioni e mezzo di euro per far liberare Emanuela Orlandi. Così tu diventi il giornalista più famoso del mondo”. La proposta mi lascia a bocca aperta. A farmela non è uno sconosciuto o un cialtrone, ma uno stimato professionista che conosco da 30 anni e che in passato ha avuto l’avventura di difendere in una causa civile un parente di un carabiniere di Bergamo che si chiama Luigi Gastrini. Sì, proprio il sedicente ex 007 dei nostri servizi segreti militari Sismi, asserito nome in codice Lupo, attuale proprietario di una fattoria in Brasile, che la sera del 16 giugno ha telefonato in diretta al programma Metropolis della tv privata capitolina RomaUno per dire che “Emanuela Orlandi è viva e si trova in un manicomio a Londra”. Scatenando così l’ennesima pista farsa sulla pelle della povera Emanuela. Che anche questo Lupo a Metropolis raccontasse fregnacce lo si capiva non solo per il fatto che è ormai fin troppo evidente che purtroppo Emanuela è morta, ma anche da altri due particolari. Il primo è che in Inghilterra i manicomi non esistono. Il secondo è che Lupo Gastrini in quella telefonata ha detto a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e presente in studio con Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera, che suo padre, Ercole, aveva scoperto e forse coperto un brutto “giro di quattrini della banca Antonveneta”: il problema è che l’Antoneveneta è nata solo 16 anni DOPO i fatti descritti dal nuovo fantasista sedicente Lupo del Sismi. Continua a leggere

EMANUELA ORLANDI E’ VIVA! ABITA A ROMA IN VIA DI VILLA CHIGI. DITELO A “CHI L’HA VISTO?”. E A PIETRO ORLANDI. COSI’ SI POSSONO LUCRARE ALTRE PUNTATE, ALTRA AUDIENCE E ALTRE COPIE DI LIBRO DA VENDERE

Tanta fatica per niente, e da ben 28 anni, quando basta andare a un ben preciso numero civico di via di Villa Chigi a Roma e suonare il campanello: EMANUELA ORLANDI. Oppure farle una telefonata, dato che figura regolarmente nell’elenco telefonico. Invece Pietro Orlandi è partito per Londra…. Continua a leggere

Emanuela Orlandi, 27 anni di bugie

E’ strano che venga dato ancora tanto spazio alle indagini per il “rapimento” di Emanuela Orlandi, la bella ragazzina vaticana quasi 16 enne scomparsa il 22 giugno 1983, e che venga accordata tanta credibilità alla girandola di “supertestimoni”, uno più fasullo dell’altro, che ne affollano la scena giudiziario giornalistica. E’ stato infatti lo stesso avvocato Gennaro Egidio, all’epoca dei fatti legale degli Orlandi e rimasto tale fino alla sua morte, a confidare nel 2002 a Pino Nicotri che non si è trattato di un rapimento, ma di un dramma “molto più banale” per il quale sospettava semmai il giro delle amicizie della zia paterna Anna. Purtroppo già gravemente malato quando fece tale ammissione, Egidio è morto prima di potere raccontare a Nicotri di cosa esattamente si sia trattato, come si era riservato di fare quando la salute glielo avesse permesso. Nessuno però ha contestato le sue parole quando Nicotri ne ha riportato parte a pagina 20 di “Emanuela Orlandi – La verità”, edito nel novembre 2008: «I motivi della scomparsa della ragazza sono molto più banali di quello che si è fatto credere. Contrariamente alle dichiarazioni dei familiari, Emanuela di libertà ne aveva molta, per esempio le comitive con gli amici. Il rapimento, il sequestro per essere scambiata con Agca? Ma no, la verità è molto più semplice, anzi, ripeto, è banale. Non per questo meno amara. Mirella Gregori, l’altra ragazza che pure si è fatto credere fosse stata rapita da amici e complici di Agca?
Non c’entra niente, Mirella s’è infilata in un brutto giro, forse di prostituzione, lei voleva solo aiutare la madre a comprare un appartamento».
Da una parte si finge di ignorare che è stato lo stesso legale degli Orlandi ad ammettere che non di rapimento si è trattato. Dall’altra i recenti arresti di personaggi che sono stati del giro della banda della Magliana, come Manlio Vitale detto “Gnappa”, o che si vuole far credere ne abbiano fatto parte, come lo sconosciuto alle cronache “maglianesi” Sergi Virtù, fanno pensare a possibili baratti: se questi arrestati o altri eventuali malcapitati addossassero a se stessi o a qualche defunto la responsabilità del “rapimento”, potrebbero tornare liberi. E senza eccessivi rischi. Se si autoaccusano, i reati del caso Orlandi, avvenuti ormai 28 anni fa, si estinguono. Se invece accusano un morto, i rischi sono del tutto inesistenti: i morti infatti, si sa, non possono difendersi… E poiché non sono processabili, evitano anche il fastidio di dover trovare le prove necessarie per il loro rinvio a giudizio.

Ma ripercorriamo ora i fatti. Tenendo a mente che due anni prima, nell’81, papa Wojtyla aveva subito un attentato per mano di un killer turco, Alì Mehmet Agca, terrorista del gruppo di estrema destra dei Lupi Grigi. Agca gli aveva sparato in piazza S. Pietro, ferendolo gravemente, e per questo era stato condannato all’ergastolo. A quell’epoca esisteva ancora l’Unione sovietica, il gigante comunista che occupava la Polonia, patria di Wojtyla, pontefice impegnatissimo ad aiutare i movimenti dei connazionali tesi sia alla fine del comunismo che dell’occupazione sovietica. Ed era in corso una forte campagna per sostenere che ad armare Agca erano stati i servizi segreti bulgari, su input dei “servizi” sovietici desiderosi di liberarsi una volta per tutte dello scomodo papa polacco.

Emanuela scompare nel tardo pomeriggio del 22 giugno 1983, all’età di 15 anni e mezzo. Figlia di un commesso pontificio, frequentava un liceo scientifico statale e studiava flauto al conservatorio S. Apollinare,  proprietà del Vaticano come l’intero palazzo che lo ospitava – oggi proprietà dell’Opus Dei – situato nella omonima piazza S. Apollinare contigua a piazza Navona e distante pochi metri da palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica italiana. Ed è alla fermata degli autobus di fronte al Senato che Emanuela pare sia stata vista per l’ultima volta, dopo essere uscita a fine lezioni dal conservatorio. Pare: perché di certo e appurato riguardo Emanuela una volta uscita dalla scuola di musica non c’è in realtà nulla. In Italia scompaiono ogni anno centinaia di minorenni, che per fortuna nella maggior parte tornano a casa perché scappati solo per noia o per amore. Ed è appunto a una fuga temporanea di Emanuela, a una scappatella, che pensano gli inquirenti. Il colpo di scena avviene due settimane dopo, domenica 3 luglio, all’insaputa anche dei genitori di Emanuela, e per decisione addirittura di papa Wojtyla in persona. Il pontefice infatti a conclusione della usuale preghiera dell’Angelus recitata con la solita folla di pellegrini sorprende il mondo lanciando un appello “a chi ne avesse responsabilità” perché lasci tornare a casa la sua concittadina vaticana. E’ quindi il papa ad adombrare per primo, ma senza nessuna base, l’ipotesi del rapimento.

Se fino a mezzogiorno di quel 3 luglio si poteva sperare in un ritorno a casa di Emanuela, dopo la sortita di Wojtyla  non lo si poteva poteva sperare più. Quella sortita equivaleva di fatto a una condanna a morte. Ovvio che se la ragazza fosse stata davvero sequestrata i suoi rapitori dopo l’appello del pontefice si sarebbero resi conto di non avere più scampo, braccati di colpo da polizia, carabinieri e servizi segreti non solo italiani, come infatti è avvenuto. Tanto più che al primo appello ne sono seguiti ben altri sette. Concludere che Wojtyla e/o la Segreteria di Stato sapessero come in realtà stavano le cose, e cioè che a Emanuela ormai non poteva essere più recato alcun danno da nessuno, è  sconcertante, ma è l’unica conclusione razionale. Supportata in particolare da altri tre elementi, tutti documentati e interni al Vaticano. Il primo è la assoluta mancanza di iniziative per aprire reali canali di comunicazione con i “sequestratori”. Il secondo è la scelta della Segreteria di Stato di “lasciare le cose come stanno”, secondo le parole dette da monsignor Giovanbattista Re a monsignor Francesco Salerno. Il terzo è il muro di bugie e omertà nei confronti della magistratura italiana. Un atteggiamento speculare a quello dei “rapitori”: il Vaticano tace e mente, i “rapitori” non forniranno mai la benché minima prova di avere l’ostaggio.

La sortita di Wojtyla mette in moto la lunga messinscena, durata 25 anni, che voleva Emanuela rapita per essere scambiata con la liberazione dell’ergastolano Agca. e suggerisce ai servizi segreti della Germania Est, satellite dell’Unione Sovietica, di inserirsi nel “rapimento” con una loro autonoma messinscena, che punta a prendere due piccioni con una fava. Il primo era l’Operazione Papa, commissionata da Mosca per creare diversivi utili, ma tutti legali, ad aiutare i “fratelli” bulgari accusati d’essere i mandanti di Agca. Il secondo consisteva nel mettere il più possibile in imbarazzo Wojtyla per indurlo a smetterla con il suo aiuto alla Polonia. Insomma, una vera e propria battaglia della Guerra Fredda: l’ultima grande battaglia, esplosa per ironia della sorte nell’estate meteorologicamente più calda della storia italiana.
Dopo 25 anni di assurda “pista turco sovietica”, nell’estate del 2008 è esplosa la altrettanto assurda “pista della banda della Magliana”. A lanciare il nuovo scenario è una ex escort d’alto bordo, Sabrina Minardi, devastata da anni di droghe e fin troppo confusa nei “ricordi”. Uno scenario che, come è noto, nonostante tutto tiene banco ancora oggi.

In questo libro il giornalista Pino Nicotri ha condotto in modo serrato e implacabile l’analisi non più rinviabile dei fatti, passando al setaccio tutti gli elementi della vicenda e il torbido contesto in cui si è svolta, comprese le manovre condotte dai servizi segreti della Germania comunista. Il vuoto assoluto di verità nel gioco di specchi tra Vaticano e “rapitori” lascia spazio alle messinscene più varie, man mano legittimate e ampliate in televisione dal “Novecento” di Pippo Baudo fino a “Chi l’ha visto?” di Federica Sciarelli. The show must go on.

Più scandalismo e “mistero” che informazione e verità. La versione dello zio di Sara mi pare riduttiva, utile a scansare furbescamente condanne pesanti. Intanto resiste sempre il muro di gomma di “Chi l’ha visto?” su certi particolari del “rapimento” di Emanuela Orlandi

Dunque, a uccidere Sara Scazzi è stato lo zio. Lo zio materno. Notizia che mi ha fatto venire in mente un altro zio, Mario Meneguzzi, zio materno di Emanuela Orlandi, la bella ragazzina sedicenne del Vaticano scomparsa il 22 giugno 1983, sfiorato da qualche dubbio degli inquirenti rivelatosi però infondato. “Un giorno mi accorsi che un’auto lo seguiva, e commisi la fesseria di avvertirlo”, racconta Giulio Gangi, l’ex agente del Sisde, come si chiamavano allora i servizi segreti civili, che in qualità di amico di Monica Meneguzzi, figlia di Mario e quindi cugina di Emanuela, aveva iniziato a interessarsi del caso fin dai primissimi giorni dopo la scomparsa della ragazza. “Quella macchina infatti era della polizia”, prosegue Gangi: “E a mettergliela alle calcagna erano stati i magistrati che probabilmente nutrivano qualche sospetto su di lui”.
Dopo la scomparsa della nipote, lo zio Mario si installò in casa Orlandi su richiesta del capofamiglia, Ercole, il papà di Emanuela, perché, come mi spiegò lo stesso Ercole, “eravamo troppo distrutti per poter rispondere alle molte telefonate, spesso di mitomani. Perciò chiesi a Mario di fermarsi a casa nostra e di rispondere lui ai visitatori che suonavano alla porta e a chi telefonava”.
I dubbi dei magistrati non hanno avuto seguito. Evidentemente si sono rivelati ingenerosi e infondati.
Ciò premesso, c’è da fare un’altra considerazione, che in qualche modo accomuna il caso Scazzi con il caso Orlandi e gli annessi  depistaggi di entrambi.
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Altro che premio Nobel per la pace: Obama prende a schiaffi la Cina sia a sudest che a nordovest. Mentre Berlusconi e il suo Partito dell’Amore grondano odio anche nella trasferta in Israele

Ci risiamo. Con i due pesi e due misure, intendo. E comincio a pensare che il presidente Usa e premio Nobel per la pace mister Obama finirà con l’essere forse peggio di Bush, se non di Nixon. Mentre infatti sorride alla Cina e pare voglia cercare con essa la nuova partnership mondiale, con una mano fornisce nuove armi all’Isola di Taiwan-Formosa, chiaramente un pezzo di Cina anche se ancora un avanzo del criminale Chang Kai-shek diventato di fatto un protettorato Usa, e dall’altra e con l’altra riceve il Dalai Lama. Ovvero, tradotto in italiano: una pedata nel sedere a sudest, con le armi a Taiwan, e un pugno in faccia a nord ovest, con il Dalai Lama irredentista del Tibet. Della serie “abbiamo sempre e comunque ragione noi”. Se questa è distensione….

Poi c’è il nuovo atto della ormai ventennale piece berluscona. E’ andato in scena un nuovo attacco del capo del governo contro la magistratura italiana, attacco più adatto a una repubblica delle banane con sapori golpisti: “Con la magistratura dobbiamo usare la mano dura”, frase che ha il pregio di essere quanto mai esplicita e di fare anche rima. Ora è in scena il viaggio in Israele. O meglio: i baci in bocca con il suo governo sfacciatamente di destra, dove ricopre la carica di ministro degli Esteri un amante della pulizia etnica risolutiva finale come Avigdor Lieberman, che ha anche il pregio di essere un baro. Continua a leggere

Ma Tartaglia era armato di duomo e crocefisso, attrezzi non proprio di sinistra, e Maroni e La Russa si sono dimostrati incapaci, altro che l’ondata di balle degli untori e dei mazzieri mediatici. A Togliatti spararono, ma non ci fu la reazione indecente stile berluscones sull’orlo di una crisi di nervi. Mentre i suoi scoppiano di odio più del solito, Berlusconi saggiamente parla di amore. Sicuri quindi che sconfesserà almeno l’odio seminato da anni a piene mani per esempio da radio Padania, eccogli qualche domanda in tema di amore

Ma Massimo Tartaglia contro Silvio Berlusconi non ha scagliato una piccola riproduzione del Duomo di Milano, cioè di una chiesa? E non gli hanno trovato nella sua borsa o valigetta un crocifisso di gesso lungo 30 centimetri? E allora come cavolo fanno i mazzieri di Berlusconi e i volenterosi untori al suo servizio a voler addebitare il gesto di quel disturbato psichico a chi non vuole più Berlusconi al governo anziché ai disturbi psichici di evidente stampo anche religioso di quel poveraccio di Tartaglia? E come mai i vari leader di “sinistra” fanno finta di non capire che chi va in giro con un crocifissone e riproduzioni di chiese può essere pericoloso a causa di possibili turbe “religiose”, tra tutte le più devastanti come dimostra a iosa la Storia? Possibile che il nanismo delle personalità dei leader della sinistra arrivi a un tal punto di bassa statura e di autocensura nei confronti di tutto ciò che sa di clero? Se si vuole per forza dare la colpa a qualcuno che ha “soffiato sul fuoco” di una mente psicolabile come quella di Tartaglia si potrebbe più realisticamente puntare il dito contro certe predicazioni clericali che da sempre divorano le menti non solo dei più deboli spingendoli ai gesti più scemi e a quelli più orrendi. Continua a leggere