Più scandalismo e “mistero” che informazione e verità. La versione dello zio di Sara mi pare riduttiva, utile a scansare furbescamente condanne pesanti. Intanto resiste sempre il muro di gomma di “Chi l’ha visto?” su certi particolari del “rapimento” di Emanuela Orlandi

Dunque, a uccidere Sara Scazzi è stato lo zio. Lo zio materno. Notizia che mi ha fatto venire in mente un altro zio, Mario Meneguzzi, zio materno di Emanuela Orlandi, la bella ragazzina sedicenne del Vaticano scomparsa il 22 giugno 1983, sfiorato da qualche dubbio degli inquirenti rivelatosi però infondato. “Un giorno mi accorsi che un’auto lo seguiva, e commisi la fesseria di avvertirlo”, racconta Giulio Gangi, l’ex agente del Sisde, come si chiamavano allora i servizi segreti civili, che in qualità di amico di Monica Meneguzzi, figlia di Mario e quindi cugina di Emanuela, aveva iniziato a interessarsi del caso fin dai primissimi giorni dopo la scomparsa della ragazza. “Quella macchina infatti era della polizia”, prosegue Gangi: “E a mettergliela alle calcagna erano stati i magistrati che probabilmente nutrivano qualche sospetto su di lui”.
Dopo la scomparsa della nipote, lo zio Mario si installò in casa Orlandi su richiesta del capofamiglia, Ercole, il papà di Emanuela, perché, come mi spiegò lo stesso Ercole, “eravamo troppo distrutti per poter rispondere alle molte telefonate, spesso di mitomani. Perciò chiesi a Mario di fermarsi a casa nostra e di rispondere lui ai visitatori che suonavano alla porta e a chi telefonava”.
I dubbi dei magistrati non hanno avuto seguito. Evidentemente si sono rivelati ingenerosi e infondati.
Ciò premesso, c’è da fare un’altra considerazione, che in qualche modo accomuna il caso Scazzi con il caso Orlandi e gli annessi  depistaggi di entrambi.

Dopo il 22 agosto ero in vacanza al mare in Puglia con amici. Quando lessi le cronache che raccontavano della scomparsa della povera Sara mi colpì subito il fatto che la cugina sia sia subito allarmata, e abbia subito allarmato la madre di Sara, per quello che era un semplice ritardo di Sara nell’andare all’appuntamento con la cugina. “Perché allarmarsi, e allarmare, subito per pochi minuti di ritardo?”, feci notare ai miei amici in spiaggia. Già, perché? “Perché evidentemente si sa già o si crede di sapere che è successo qualcosa di allarmante”, risposi ai miei amici. Un concetto che giorni fa ho ribadito su Facebook a uno dei membri del gruppo “Vogliamo la verità su Emanuela Orlandi”. Purtroppo, i miei sospetti si sono rivelati fondati. E ho vinto la scommessa fatta in spiaggia al mare con quegli amici in Puglia. Sì, purtroppo: avrei preferito perderla quella scommessa. Che ho fatto ricordando anche quanto ha dichiarato a suo tempo un alto dirigente della polizia italiana: “Quando scompare un minorenne, è quasi sempre opera di parenti o di vicini di casa. Rosi dall’invidia, dai rancori e dagli odi. Lo scomparso non va cercato chissà dove, ma sotto terra e non lontano da casa….”.
Ma proseguiamo. Anche nel caso Orlandi c’è stato chi ha lanciato un allarme quando non c’era nessun motivo per farlo. Come ho fatto notare nei miei due libri sul caso Orlandi e sul recente “Cronaca criminale”, a dare l’allarme è stato niente di meno che papa Wojtyla in persona , quando a conclusione della sua preghiera dell’Angelus rivolto ai pellegrini che lo ascoltavano nonché ai microfoni e alle telecamere che lo riprendevano ha parlato per primo di rapimento: “Mi rivolgo a chi avesse responsabilità nel mancato ritorno a casa delle giovane Manuela Orlandi”, scandì Wojtyla nella sorpresa e nello sgomento generale. Compreso quello dei genitori di Emanuela, che neppure erano stati avvertiti di un tale appello, e quello dei magistrati e degli inquirenti che si occupavano del caso ed erano convinti si trattasse di una delle migliaia di scappatelle di minorenni che avvengono ogni anno in Italia, fuggiti di casa per qualche giorno per amore o per noia.
Perché Wojtyla lanciò quell’appello privo di ogni base ripetendolo per giunta per ben altre sei volte? Ovvero: perché come la cugina di Sara lanciò un allarme quando non c’era nessun motivo per farlo? Non lo sapremo mai. Ma anche qui una considerazione è lecita: tutto fa credere che in Vaticano già sapevano che era successo qualcosa di allarmante. Del resto è stato un monsignore, Francesco Salerno, all’epoca addetto a parte delle finanze vaticane, ad avere testimoniato ai magistrati che “ho ragione di ritenere che la Segreteria di Stato del Vaticano custodisce un dossier risolutivo riguardo la scomparsa di Emanuela Orlandi”. E che Salerno non fosse un mitomane lo dimostra il fatto che in seguito è stato nominato niente di meno che rettore della basilica di S. Giovanni in Laterano, vale a dire della più importante chiesa della cristianità dopo la basilica di S. Pietro, che ne ha preso il ruolo.
All’epoca della scomparsa di Emanuela, anno 1983, in Italia i sequestri di persona a scopo di estorsione erano già diventati una vera e propria industria, i casi si contavano a centinaia, compresi vari casi a Roma. C’era quindi molta esperienza per sapere che se davvero si è convinti che una persona è stata rapita l’unica cosa da fare è tacere. Tacere e mandare avanti le eventuali trattative con i rapitori sia per evitare che sopprimano la persona rapita e sia per poterli eventualmente catturare una volta avuta la certezza di poterlo fare senza rischi per il rapito. E’ perciò evidente che quella di Wojtyla fu quanto meno una imprudenza incomprensibile, una mossa falsa. Ovvio che dopo quel suo appello in mondovisione, e ancor più dopo gli latri sei, si sarebbero scatenato polizia, carabinieri e servizi segreti non solo italiani, come in effetti avvenne. Ovvio che gli eventuali rapitori sarebbero stati braccati senza scampo. Altrettanto ovvio che in tali condizioni l’ostaggio, cioè Emanuela, l’avrebbero o eliminata o soppressa. Il problema è che Emanuela non è stata liberata. Ergo… L’altro problema è che non possiamo pensare che il papa, Wojtyla, abbia commesso – con il consenso della molto intelligente Segreteria di Stato! – la leggerezza di fare ben sette appelli mettendo a repentaglio, se non peggio, la vita di Emanuela. E’ meno cinico, e più rispettoso verso Wojtyla,  pensare che in Vaticano sapessero già che ormai nulla più poteva nuocere alla povera Emanuela. Il cinismo della Segreteria di Stato del Vaticano è cosa dimostrata dalla Storia, come del resto quello di qualunque altro governo di qualunque altro Stato. Non è affatto impossibile che abbiano usato strumentalmente anche Wojtyla, nel caso non si rendesse conto di come stavano le cose.
E tutto ciò senza contare i molti depistaggi e imbarazzati silenzi e muri di gomma del Vaticano nei riguardi dei magistrati italiani, che nel mio secondo libro sul caso Orlandi (“Emanuela Orlandi, la verità”) elenco pignolescamente – ben 17 punti – a pagina 182 senza mai avere ricevuto né una querela né una smentita. Per esempio, si resta sbigottiti a scoprire che il capo dell’Ufficio legale del parlamento Italiano, avvocato Gianluigi Marrone, era nello stesso tempo la persona che spediva in Vaticano le richieste dei magistrati italiani di poter interrogare sul caso Orlandi alcuni cardinali e la persona che dal Vaticano si autorispondeva “No!” a quelle sue stesse richieste. Marrone infatti era anche il Giudice unico del Vaticano! “Io firmavo quello che il Vaticano mi passava, non potevo fare altrimenti”, mi ha spiegato Marrone. Aggiungendo: “Se lei mi chiede se a mio avviso il Vaticano sulla scomparsa di Emanuela ha detto tutto quello che sapeva, la mia risposta è no”. I lettori sono sorpresi? Beh, lo saranno ancora di più a sapere chi era la segretaria, o una delle segretarie, di Marrone nell’Ufficio legale del parlamento italiano. Era infatti Natalina Orlandi, sorella di Emanuela. Natalina quindi non ha mai trovato nulla da ridire, almeno pubblicamente, sul fatto che il suo capo si autorispondeva “No!” alle richieste di far luce in Vaticano sulla scomparsa di sua sorella. Confesso che quando ho avuto i documenti di questo intreccio ha fatto fatica, molta fatica, a crederci. Poi però ho dovuto arrendermi alla realtà. Alla dura realtà. E al fatto che è decisamente incomprensibile. Perlomeno a chi non ha il quadro completo di ciò che è avvenuto. Strano che “Chi l’ha visto?” si rifiuti di rendere noti questi particolari.
Ecco, mi viene in mente tutto ciò alla luce, terribile, del caso Sara Scazzi e del comportamento di sua cugina Sara. Un’altra tragedia italiana. Un altro caso nel quale l’informazione giornalistica non ha saputo valutare ciò che era valutabile fin da subito, preferendo invece alimentare il “mistero”. Ma capisco il problema di fondo: al pubblico piace di più il “mistero” che la verità. Specie quando intuisce che questa può essere solo amara. Molto amara.

Mi vengono però in mente anche altre cose. La versione dello zio e assassino di Sara, Michele Misseri, a me non pare attendibile, pare invece mirata a cercare di sottrarsi alle sue reali responsabilità. L’assassino Misseri ha posto infatti le basi, con la sua versione, per uscire pressocché indenne dal processo che lo attende. Miseri infatti affermando che ha strupato la nipote solo dopo averla uccisa si evita l’accusa di stupro, l’accusa che gli viene mossa è infatti di vilipendio di cadavere, reato dalle conseguenze molto meno gravi dello stupro, che nei confrtoni di un morto non è previsto come reato. E raccontando che la nipote la strangolata “in preda a un raptus” non finalizzato a uno scopo immediato, quale per esempio la rapina o appunto lo stupro consumato finché era comunque viva ancorché agonizzante, pone le basi per poter chiedere l’incapacità di intendere e di volere al momento del delitto. Al solo momento del delitto. Quanto basta per evitargli una condanna. Anche il reato di sequestro di persona, se non finalizzato al alcunché e compito in preda a un raptus, cioè in un momento di incapacità di intendere e di volere, diventa difficile se non impossibile da punire.
La versione fornita con la confessione resa agli inquirenti permette inoltre a Misseri di tenere fuori dai guai la figlia. Se si appurasse che i fatti sono diversi da quallei raccontati da Misseri, e cioè che in realtà lui ha tentato di violentere la nipote e che questa si è difesa al punto che lui per reazione l’ha uccisa, diventa impossibile credere che sua figlia, presente in casa durante tutto il tempo del tentato stupro, con inevitabile colluttazione e grida di Sara, e dello strangolamento, la figlia di Misseri sarebbe imputabile quanto meno di omissione di soccorso, se non di concorso nei reati commessi dal padre, che comprendono il sequestro di persona. Il medico legale ha giustappunto visitato anche Misseri per capire se il livido che ha un braccio può essere stato provocato dalla colluttazione con la nipote, il cui cadavere, stando a quanto si legge nei giornali, presenta dei lividi al seno. Lo stesso Misseri ha ammesso di avere prima “toccato” al seno la ragazza, e già questo dovrebbe bastare a far crollare la tesi del raptus. E’ in ogni caso molto difficile da credere che si compia un delitto, strangolando una persona con una corda, senza un perché di nessun tipo, né a carattere sessuale né a carattere di appropriazione di un qualche bene (soldi, gioielli, ecc.)  e neppure a carattere di rabbia per vincere una resistenza fisica, cioè a dire una reazione a una prepotenza, a un sopruso, quale che esso sia.
Non me ne intendo di stupri e neppure di medicina legale, ma se lo stupro consiste comunque nel consumare un rapporto sessuale con un corpo umano, non consenziente, credo sia difficile credere che Misseri possa averlo compiuto a cadavere di Sara ormai freddo. Non so dopo quanto tempo inizi il “rigor mortis”, vale a dire dopo quanto tempo il cadavere si irrigidisce, ma tra il momento del delitto e la disponibilità del cadavere in campagna, lontano da occhi indiscreti, deve essere comunque passata almeno una buona mezz’ora. Misseri infatti ha raccontato che dopo avere ucciso la nipote sua figlia ha avuto il tempo di affacciarsi al garage e parlargli “mentre Sara era affianco a me, cadavere”, dopodiché lui ha impiegato del tempo ad avvolgere la sua vittima in una coperta, caricarla in macchina, guidare fino al suo podere, compiere le varie manovre per scaricare il cadavere senza farsi notare da nessuno, bruciare i vestiti e disperderne le ceneri. Troppo tempo, credo, perché una salma possa subire un rapporto sessuale. Però su un tale particolare forse sbaglio, per mancanza di conoscenze specifiche.
Conclusione? Conclusione, temo che comunque questa orribile vicenda di Avetrana ci procurerà ancora molta amarezza. Non sparirà in tempi brevi dalle cronache giornalistiche prima di arrivare a una ricostruzione dei fatti credibile. Infine, mi pare che siamo in presenza di un caso giudiziario e di una personalità che potrebbe fare impallidire sia Perry Mason che Gogol o Dostojewsky.

238 commenti
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  1. Vox
    Vox says:

    AFGHANISTAN, GIANCARLO LEHNER:
    “LA COSTITUZIONE ME LO VIETA ?
    ABOLITE LA COSTITUZIONE”

    da un art. di M. Martinez

    […] Il morto in guerra si può ancora spacciare per eroe. Anzi, supremo esempio di presunzione di essere a casa nostra pure in casa di altri, la Procura di Roma ha aperto ufficialmente un’inchiesta:

    “Attentato con finalità di terrorismo.
    Per questa ipotesi di reato la Procura di Roma ha aperto un fascicolo d’inchiesta in relazione all’attacco subito questa mattina dai militari italiani a est di Farah, in Afghanistan.
    Gli accertamenti sono stati avviati dai pm, Francesco Scavo e Giancarlo Amato. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto, Pietro Saviotti, responsabile del pool antiterrorismo. Nelle prossime ore saranno affidate le consulenze tecniche del caso e le deleghe investigative ai carabinieri del Ros ed agli uomini della Digos della Polizia.”

    Ma oltre ai 34 italiani morti in Afghanistan, c’è qualcosa di ben più significativo, di cui politici e media eviteranno sempre di parlare:

    “Uno studio della Rand Corporation, nel 2008, stimò che il numero totale di membri delle forze armate statunitensi che avevano servito in Iraq e in Afghanistan e che erano tornati affetti da PTSD [disordine da stress post-traumatico], trauma cranio-encefalico (TBI), o per i quali “era suonata la campana“, per usare la terminologia adoperata nel dipartimento E7 al Centro Medico della Marina a Bethesda,Maryland, vicino a Washington, avesse superato la cifra di 320,000. Oggi si pensa che si avvicini a 350,000.”

    I Tremonti ci sono anche negli Stati Uniti, dove si spingono i veterani a firmare una dichiarazione che indichi che erano affetti da un preesistente “disturbo della personalità“, risparmiando così i soldi che l’esercito dovrebbe versare loro.

    I combattenti della resistenza, invece, i loro incubi se li tengono.

    …i combattenti della resistenza afghana… appartengono a molte realtà diverse. L’antichissimo trucco dei media, da noi, consiste nel dare loro un nome unico e bizzarro, quello di talebani…i cosiddetti taliban sono molto cambiati rispetto a dieci anni fa. Io non so come si possa sopravvivere senza arrendersi, per nove anni, quando hai di fronte la più grande potenza che la storia abbia finora prodott0, assieme ai suoi alleati. Senza avere alcun luogo sicuro in tutto il mondo su cui contare, senza ospedali in cui curare i propri feriti, tra neve e sabbia, senza colonne di camion che portino benzina e cibo preconfezionato.
    Non lo so. Evidentemente, gli esseri umani sono a volte capaci di cose straordinarie e questo fatto è, a modo suo, confortante.

    …Giancarlo Lehner, deputato del PdL e fondatore di qualcosa che si chiama, “Nuova ForzaItalia for President“… ci dà un esempio grafico della supponenza imperiale, di quella certezza di poter ficcare la propria pancia dentro il mondo tipica di chi é chi è Occidentale nell’anima:

    “AFGHANISTAN: LEHNER (PDL), LA MEGLIO GIOVENTÙ MUORE DI COSTITUZIONE = IPOCRITA ART. 11 SU RIPUDIO GUERRA CHE IMPEDISCE AZIONI PREVENTIVE , 9Roma ott. – (Adnkronos) – «Onore ai nuovi quattro caduti in Afghanistan. Madri, vedove ed orfani si chiedono perchè la chiamano missione di pace, essendo,in realtà, guerra, guerra unilateralmente bestiale, da parte talebana.”

    Cioè, alcuni italiani – figli/mariti/padri – stavano attraversando il Helmand per andare a vedere la partita Juve-Lazio, quando un gruppo di “talebani” li ha “bestialmente aggrediti“.

    Prosegue Lehner:

    “Da rappresentante del popolo, denuncio che tutti i nostri caduti sono vittime, in primo luogo, dell’art. 11. L’Italia, infatti, ripudiando la guerra, impedisce ai nostri soldati incisive azioni militari preventive contro i terroristi. Grazie a regole ipocrite, la meglio gioventù italiana continua a morire di Costituzione». Lo dichiara Giancarlo Lehner (Pdl).

    Io voglio sparare liberamente su gente a migliaia di chilometri da casa, in maniera “preventiva“, cioè prima che qualcuno mi abbia fatto qualcosa.
    La Costituzione me lo vieta? Abolite la Costituzione!

    http://kelebeklerblog.com

    Eccoli, dunque, gli “eroi del nostro tempo”.

  2. Popeye
    Popeye says:

    Caro Cerutti
    Nella zona della verità e realtà, Stone conta come il due di picche quando briscola e’ coppa.
    Fai ridere anche i polli …..

  3. Anita
    Anita says:

    il website ha problemi temporanei…o non si apre, o non si muove…saltano le parole.

    X C.G.

    Il mio problema e’ che perdo troppo tempo a rispondere ad un tipo come lei.

    Anita

  4. Anita
    Anita says:

    Oliver Stone e’ buddista di religione, e un opportunista di professione.

    Si e’ precipitato a mettere insieme un film contro G.W.Bush e in sostegno di B.H.Obama, 19 giorni prima delle elezioni 2008.

    Film che ha fatto un flop.

    Anita

  5. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Ha fatto bene.
    Dimostrò, anche se non c’era bisogno, che il bushetto jr. era solo un povero burattino nelle mani dei soliti noti.
    In Europa è stato un grandissimo successo, alla fine nelle sale cinematografiche, gli spettatori applaudivano.
    Come fù, del resto, con Moore.
    Da noi atteggiamento molto raro applaudire alla fine dei film.
    E già.
    C.G.

  6. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x Rudolfo:
    Me lo ha consigliato CC:

    “Vorrei essere nella tua testa per provare il brivido di camminare nel vuoto!

    Il problema è che lì dentro hai solo segatura.
    Se non sei in grado di capire il concetto postato, fai almeno un fioretto: taci.
    C.G.

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    E a proposito della komare, tu testa piena di segatura, non sai, non puoi sapere, che noi ci amiamo alla follia.
    Anche se qualche volta, sempre la Nostra, tradisce facendo comunella con il Poppy.
    Uelà..tradimenti virtuali sulle opinioni, sia ben chiaro!
    C.G.

  8. Vox
    Vox says:

    IL CROLLO DELLA MORALITA’ OCCIDENTALE
    (se c’e’ mai stata)

    di Paul Craig Roberts

    […] l’America nel nuovo ventunesimo secolo ha invaso
    l’Iraq e l’Afghanistan sulla base di argomentazioni
    pretestuose, mandando a morte un numero incalcolabile di
    civili, che il primo ministro inglese Tony Blair ha
    concesso in prestito l’esercito inglese ai suoi signori
    americani, e lo stesso hanno fatto le altre nazioni della
    NATO, che si ritrovano tutte a commettere crimini di guerra
    sulla base della Dichiarazione di Norimberga in paesi nei
    quali essi non hanno alcun interesse, ma per i quali
    ricevono un compenso dall’America.

    Questi esempi non vogliono essere esaustivi. So che la
    lista è ancora lunga. Tuttavia, nonostante il copioso
    elenco di orrori, la degradazione morale sta raggiungendo
    nuovi minimi storici. L’America ora ricorre d’abitudine
    alla tortura dei prigionieri, nonostante tali pratiche
    siano del tutto illegali sulla base sia della legislazione
    americana che della normativa internazionale[…]

    E poi ci troviamo di fronte a quella che pare una nuova,
    eccitante avventura: soldati americani che usano la
    copertura della guerra per uccidere dei civili.
    Recentemente le truppe americane sono state arrestate per
    aver ucciso dei civili afgani al solo scopo di divertirsi e
    di collezionare trofei come dita e teschi.

    Questa rivelazione è seguita alla sospetta diffusione
    non autorizzata da parte del soldato Bradley Manning di un
    video dell’esercito americano nel quale comparivano soldati
    americani in elicottero con i loro responsabili lontani
    migliaia di chilometri mentre si divertivano con i
    joysticks a uccidere membri della stampa e civili afgani.
    Manning ha agito sotto l’influsso di una coscienza morale
    che è stata giudicata superflua dal suo governo e dal
    suo esercito, e lo stesso Manning è stato arrestato
    per aver obbedito alla legge e aver riportato un crimine di
    guerra al popolo degli Stati Uniti.

    Il membro del Governo americano Mike Rogers, un
    repubblicano, naturalmente, del Michigan, che è membro
    della House Subcommittee on Terrorism, ha chiesto la pena
    capitale per Manning. Secondo Rogers, riportare un crimine
    di guerra americano costituirebbe un atto di tradimento.

    In altre parole, obbedire alla legge rappresenterebbe un
    ‘tradimento allo stato Americano’.

    Il repubblicano Rogers ha detto che le guerre portate
    avanti dall’America sono messe in pericolo da una “cultura
    della confessione” e che questo “problema serio e
    crescente” potrebbe essere fermato solo dall’esecuzione di
    Manning.

    …Il Governo americano, una sorgente di enorme
    prevaricazione, non crede che gli atti che pone in essere,
    non importa quanto vili siano, potrebbero anche integrare
    un crimine di guerra. Un milione di iracheni morti, una
    nazione rovinata e quattro milioni di iracheni dispersi
    sono tutti giustificati perché il ‘minacciato’
    Superpotere americano ha dovuto proteggere se stesso da
    inesistenti armi di distruzione di massa della cui
    esistenza il governo americano era a conoscenza…

    Quando gli altri stati provano ad applicare le leggi
    internazionali che gli americani avevano stabilito per
    eliminare i tedeschi sconfitti nella Seconda Guerra
    Mondiale, il Governo degli Stati Uniti si mette al lavoro e
    blocca questo tentativo. Un anno fa, l’8 ottobre, il senato
    spagnolo, ubbidendo al suo padrone americano, ha limitato
    le leggi spagnole in materia di giurisdizione universale al
    fine di lasciar cadere un caso legittimo in materia di
    crimini di guerra, nel quale erano stati coinvolti George
    W. Bush, Barack H. Obama, Tony Blair e Gordon Brown.

    L’Occidente comprende anche Israele, e lì le storie di
    orrore durano da 60 anni. Nominarne una qualsiasi significa
    essere bollati come antisemiti.

    Io le cito solo per provare che non sono anti-americano,
    anti-inglese o anti-NATO, ma sono semplicemente contro i
    crimini di guerra. Il rapporto per l’ONU che incolpava
    Israele di aver commesso crimini di guerra quando aveva
    attaccato la popolazione e le infrastrutture civili di Gaza
    è stato stilato da un eminente giudice ebreo sionista,
    il giudice Goldstone. Israele ha dichiarato che il sionista
    Goldston, per i suoi sforzi, è un “ebreo che odia se
    stesso” e il Congresso americano, su indicazione della
    lobby israeliana, ha votato di non prendere in
    considerazione il rapporto Goldstone alle Nazioni Unite.

    Come riferito dall’ufficiale israeliano, noi stiamo solo
    facendo ai palestinesi quello che gli americani hanno fatto
    ai loro indiani.

    L’esercito israeliano si serve di donne soldato che stanno
    sedute dietro a degli schermi e sparano con dei fucili
    telecomandati dalle torri per uccidere palestinesi che
    vengono a prendersi cura dei loro campi entro 1500 metri
    dal perimetro del ghetto di Gaza. Non si sa se queste donne
    siano toccate dal fatto di uccidere bambini e anziani che
    vengono per badare ai campi.

    […] il collasso della moralità è ampiamente
    diffuso. Alcune squadre sportive hanno adottato in tempi
    recenti un atteggiamento del vincere-ad-ogni-costo che
    comprende un piano per ferire intenzionalmente i giocatori
    di punta della squadra avversaria[…]

    Nigel Roebuck in AutoWeek riporta che, nel 1996, il
    campione del mondo Damon Hill ha detto che la tattica di
    vittoria-ad-ogni-costo messa in pratica da Senna “è
    stata responsabile di un cambiamento fondamentale
    nell’etica sportiva”. I piloti hanno iniziato a utilizzare
    delle “tattiche terroristiche in pista”…

    Nell’attuale clima morale dell’Occidente, far correre un
    altro talentuoso pilota a 320 chilometri orari contro un
    muro fa solo parte della vittoria. Michael Schumacher, nato
    nel gennaio 1969, è sette volte campione del mondo. Un
    record imbattuto. Al Gran Premio di Ungheria, tenutosi lo
    scorso 1 agosto, AutoWeek dice che Schumacher ha provato a
    mandare contro un muro a una velocità di 300
    chilometri all’ora il suo ex compagno di scuderia Rubens
    Barrichello.

    Messo di fronte a questo tentativo di omicidio, Schumacher
    ha detto: “Questa è la Formula Uno. Tutti sanno che io
    non faccio regali”.

    E nemmeno li concede il governo americano, né i
    singoli stati o le amministrazioni locali, né il
    governo inglese o quello europeo.

    La deformazione della polizia, che molti americani…
    pensano ancora essere ‘dalla loro parte’, ha assunto nuove
    dimensioni con la militarizzazione finalizzata a combattere
    i ‘terroristi’ e gli ‘estremisti interni al paese’.

    La polizia è stata lasciata a briglia sciolta da
    quando i comitati della polizia civile sono stati bocciati
    dai Conservatori. Bambini di 6 anni sono stati ammanettati
    e sbattuti in prigione per infrazioni commesse a scuola che
    potrebbero anche non essere mai avvenute. Lo stesso è
    accaduto alle mamme che viaggiavano con la macchina carica
    di bambini…

    Nei numerosi atti quotidiani di abuso commessi
    gratuitamente dalla polizia a scapito dei cittadini,
    recentemente un 84enne ha riportato la frattura del collo
    per essersi opposto alla rimozione notturna della sua
    macchina. Il poliziotto-squadrista ha colpito l’84enne e
    gli ha rotto il collo. Il dipartimento di polizia di
    Orlando, Florida ha detto che l’uomo rappresentava una
    ‘minaccia’ per il ben armato e giovane agente, questo
    perché l’anziano signore gli aveva stretto il
    polso[…]

    Titolo originale: “The Collapse of Western Morality”
    http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=21158

    A tutto questo si dovrebbe aggiungere che la corruzione,
    l’arroganza, l’infrazione, il falso, l’evasione – tutto a
    tutti i livelli, praticamente dappertutto – ha raggiunto
    vette mai immaginate, per giunta quasi scopertamente, come
    da noi in Italia, senza vergogna, senza rimorsi, senza
    dimissioni, quasi con orgoglio, pronti a ricominciare
    subito, anche dopo essere stati scoperti e “ad andare
    avanti”. Verso l’abisso, appassionatamente.

    COSCIENZA… CHI ERA COSTEI?

  9. sylvi
    sylvi says:

    caro cc, 178

    ti rispondo anch’io a puntate!
    Io non sono entrata nella testa del tuo Migliore; C.G. aveva ricordato, e lo si può leggere ovunque, che dopo l’attentato a Togliatti i rossi volevano finire il lavoro”lasciato a metà”.
    Togliatti li fermò…perchè “buono di cuore”!!!

    Qual’era il lavoro lasciato a metà? Me lo dici tu?
    Spalare le macerie della guerra?
    Ripristinare le fabbriche? Cacciare gli americani, meglio i neozelandesi, che a Trieste, proprio in quei giorni si confrontavano coi titini, di palazzo in palazzo?
    E mentre gli americani ci davano la pagnotta, i rossi dove avrebbero trovato soldi e armi per finire il lavoro?
    Io ero piccola, ma per andare a Udine bisognava passare davanti all’aeroporto di Campoformido tenuto dagli americani.
    Mi vien da sorridere al pensiero di chi, come, avrebbe potuto sloggiarli e di che cosa avrebbe detto la gente al pensiero di ricominciare a combattere chi ci stava sfamando.

    A parte i fatto che i tuoi preziosi partigiani erano rimasti quattro gatti…chi avrebbe imbracciato le armi? Con le rovine ancora fumanti e …le donne, i vecchi e i bambini?

    Sbandati ,delinquenti, mercenari…?
    Qui mancavano all’appello almeno due uomini per famiglia…non so in Piemonte!

    Ho solo detto e lo ribadisco che la “preoccupazione istituzionale”
    del tuo migliore fu una grande sceneggiata …
    Non credo che tu abbia bisogno di suggerimenti per letture che possano confermare quello che ho detto…che ho detto…non che tu immagini!!!
    E se io e Popeyte siamo d’accordo su questa analisi…non capisco perchè tu debba metterci in un mazzo di…non so che.
    E’ solo buonsenso e logica…mio caro, dopo opportune letture del contesto!

    Buonanotte Sylvi

  10. sylvi
    sylvi says:

    Ps x cc,

    io non ho niente da spartire con Feltri e Pansa e non ti ho mai chiesto che hai tu da spartire con “il ciuffolotto” bellino di Rifondazione o con Cremaschi e Laudi…non ricordo che della Fiom!!!

    Sylvi

  11. Anita
    Anita says:

    x C.G.

    L’Italia e’ divisa in due, la parte che la pensa come me e la parte che la pensa come lei.

    Che un film faccia successo in un altra nazione ha poca importanza, solo che il film incassa di piu’.

    Negli US ci ha rimesso, e’ costato circa $30’000’000 e ne ha incassato circa $25’000’000.
    Poi i DVD e gli esporti.

    Non capisco perche’ la platea si sia alzata per applaudire, da quel che ho letto del film W, Oliver Stone pur drammatizzando la storia non ha disprezzato G.W.Bush come si aspettavano quelli di sinistra.

    Josh Brolin ha esagerato moltissimo, non era in imitazione di Bush, ma una caricatura.
    Ho visto i discorsi veri e quelli interpretati da Brolin (side by side) …non c’e’ paragone.

    Poi chissa’ cosa hanno combinato con il doppiaggio in Italiano.

    Anita

  12. Vox
    Vox says:

    Benvenuti in una nuova teocrazia:
    La repubblica ebraica di israele

    di Gideon Levy

    D’ora in poi vivremo in un nuovo paese, ufficialmente etnocratico, teocratico, nazionalista e razzista…

    http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/the-jewish-republic-of-israel-1.318135

    Welcome to a new theocracy
    The Jewish Republic of Israel

    By Gideon Levy

    From now on, we will be living in a new, officially approved, ethnocratic, theocratic, nationalistic and racist country. Anyone who thinks it doesn’t affect him is mistaken.

  13. peter
    peter says:

    x Vox

    le ho fatto una domanda in un post di ieri mattina, nel caso le fosse sfuggito

    Peter

  14. peter
    peter says:

    x Anita

    ho il sospetto che abbiano mischiato immagini dei loro paesi d’origine in Sicilia o Calabria, con altre prese in US…a giudicare dagli edifici, ma potrei sbagliarmi.
    In ogni caso e’ realistico, c’e’ il tipico miscuglio di discorso in ‘inglese’ con quello nel loro dialetto di origine. L’effetto e’ innegabilmente comico, anche perche’ i commenti sui bambini, la ‘putt….’ cioe’ la ragazza in bikini, e le altre donne anziane sono quelli che ci si aspetterebbe da una anziana immigrata ed analfabeta di quella generazione.
    La cultura britannica e’ molto piu’ rispettosa del privato, e stigmatizzazioni del genere qui sono molto rare, a volte si intravedono in qualche piccolo show di tipo teatrale e basta.
    Gli irlandesi qui sono sempre stati un bersaglio piu’ facile, da voi ovviamente no…
    Comunque gli americani in visita da queste parti si meravigliano del mio accento

    ciao, Peter

  15. sylvi
    sylvi says:

    x Rodolfo,

    NO, non si devono perdere i nervi!
    Una situazione così che potrebbe benissimo verificarsi, e si verifica anche in Italia, dove gli “studenti” usano il telefonino per filmare, per i fatti loro, dove la classe è la trasposizionedei loro luoghi d’incontro usuali, dove l’insegnante ( che deve gridare che ha il potere perchè non ce l’ha!) è trattato peggio di un mobile, è disprezzato…
    A monte c’è certamente la famiglia, ma c’è la società, nel Preside, e una legislazione che in nome della libertà cancella il rispetto.

    Niente botte o anche solo sculacciate, non dai maestri e professori…
    Si potrebbe mettere una regola dove, al mattino, tutti gli studenti appoggiano il telefonino in una cesta custodita dal prof..
    Pare che sarebbe già una mezza rivoluzione.
    Se il prof non riesce a catturare l’interesse degli allievi potrebbe lasciarli fare, …stilare un promemoria seduto in cattedra, leggere per conto suo una poesia di Leopardi e attendere…
    Poi il/i promemoria dovrebbero finire al Consiglio di Istituto…
    ai rappresentanti dei genitori si potrebbe chiedere un intervento fattivo, non solo polemico…
    Ma ci vorrebbero…genitori consapevoli, ins. preparati, Presidi competenti e progetti…e soldi per svilupparli.

    Tutto frutto della mia fervida fantasia!
    buonagiornata

    Sylvi

  16. sylvi
    sylvi says:

    x Peter,

    Ma certamente!, e filmare amici e prof senza che nessuno dica ahi nè bai; per evitare una rivoluzione dei genitori e gli articoloni dei giornali tutori della libertà a tutti i costi!

    e possono venire a scuola abbigliati come meglio o peggio credono…mica come quei liceali che ho visto a Chester, tutti rigorosamente in giacca e cravatta anche se la cravatta era un po’ sulle ventitrè…e le ragazze in gonna e camicetta anche se la camicetta aveva slacciato un bottone di troppo!!!
    O i liceali di Kiev…con giacche si di tutti i colori …ma indossate…e le ragazze con golfino regolamentare!!!
    Ma cc direbbe che queste sono violazioni della libertà personale…

    Sylvi

  17. Vox
    Vox says:

    The Very Dark Side of U.S. History

    By Peter Dale Scott and Robert Parry
    Consortium News

    When the United States inflicts unnecessary death and
    destruction, it’s viewed as a mistake or an aberration. In
    the following article Peter Dale Scott and Robert Parry
    examine the long history of these acts of brutality, a
    record that suggests they are neither a “mistake” nor an
    “aberration”…

    http://www.informationclearinghouse.info/article26550.htm

    Il lato oscuro della storia degli USA
    (Nulla di troppo nuovo, ma interessante)

    Quando gli USA causano morti e distruzioni non necessarie
    [casomai ce ne fossero, di “necessarie”], ci vene detto che
    si e’ trattato di errori o aberrazioni. Nell’articolo che
    segue, Peter Dale Scott e Robert Parry esaminano la lunga
    storia di questi atti brutali, un elenco che suggerisce che
    non si tratta di “errori”, ne’ di “aberrazioni”.

    There is a dark — seldom acknowledged — thread that runs
    through U.S. military doctrine, dating back to the early
    days of the Republic.

    This military tradition has explicitly defended the
    selective use of terror, whether in suppressing Native
    American resistance on the frontiers in the 19th Century or
    in protecting U.S. interests abroad in the 20th Century or
    fighting the “war on terror” over the last decade.

    The American people are largely oblivious to this hidden
    tradition because most of the literature advocating
    state-sponsored terror is carefully confined to national
    security circles and rarely spills out into the public
    debate, which is instead dominated by feel-good messages
    about well-intentioned U.S. interventions abroad.

    Over the decades, congressional and journalistic
    investigations have exposed some of these abuses. But when
    that does happen, the cases are usually deemed anomalies or
    excesses by out-of-control soldiers.

    But the historical record shows that terror tactics have
    long been a dark side of U.S. military doctrine. The
    theories survive today in textbooks on counterinsurgency
    warfare, “low-intensity” conflict and “counter-terrorism.”

    Some historians trace the formal acceptance of those brutal
    tenets to the 1860s when the U.S. Army was facing challenge
    from a rebellious South and resistance from Native
    Americans in the West. Out of those crises emerged the
    modern military concept of “total war” — which considers
    attacks on civilians and their economic infrastructure an
    integral part of a victorious strategy.

    In 1864, Gen. William Tecumseh Sherman cut a swath of
    destruction through civilian territory in Georgia and the
    Carolinas. His plan was to destroy the South’s will to
    fight and its ability to sustain a large army in the field.
    The devastation left plantations in flames and brought
    widespread Confederate complaints of rape and murder of
    civilians.

    Meanwhile, in Colorado, Col. John M. Chivington and the
    Third Colorado Cavalry were employing their own terror
    tactics to pacify Cheyennes. A scout named John Smith later
    described the attack at Sand Creek, Colorado, on
    unsuspecting Indians at a peaceful encampment:

    “They were scalped; their brains knocked out; the men used
    their knives, ripped open women, clubbed little children,
    knocked them in the head with their guns, beat their brains
    out, mutilated their bodies in every sense of the word.”
    [U.S. Cong., Senate, 39 Cong., 2nd Sess., “The Chivington
    Massacre,” Reports of the Committees.]

    Though Smith’s objectivity was challenged at the time,
    today even defenders of the Sand Creek raid concede that
    most women and children there were killed and mutilated.
    [See Lt. Col. William R. Dunn, I Stand by Sand Creek.]

    Yet, in the 1860s, many whites in Colorado saw the
    slaughter as the only realistic way to bring peace, just as
    Sherman viewed his “march to the sea” as necessary to force
    the South’s surrender.

    The brutal tactics in the West also helped clear the way
    for the transcontinental railroad, built fortunes for
    favored businessmen and consolidated Republican political
    power for more than six decades, until the Great Depression
    of the 1930s.

    Imperial America

    When the United States claimed the Philippines as a prize
    in the Spanish-American War, Filipino insurgents resisted.
    In 1900, the U.S. commander, Gen. J. Franklin Bell,
    consciously modeled his brutal counterinsurgency campaign
    after the Indian wars and Sherman’s “march to the sea.”…

    “The entire population outside of the major cities in
    Batangas was herded into concentration camps,” wrote
    historian Stuart Creighton Miller. “Bell’s main target was
    the wealthier and better-educated classes. + Adding insult
    to injury, Bell made these people carry the petrol used to
    burn their own country homes.” [See Miller’s “Benevolent
    Assimilation.”]

    For those outside the protected areas, there was terror. A
    supportive news correspondent described… “Our soldiers
    have pumped salt water into men to ‘make them talk,’ have
    taken prisoner people who held up their hands and
    peacefully surrendered, and an hour later, without an atom
    of evidence to show they were even insurrectos, stood them
    on a bridge and shot them down one by one, to drop into the
    water below and float down as an example to those who found
    their bullet-riddled corpses.”

    Defending the tactics, the correspondent noted that “it is
    not civilized warfare, but we are not dealing with a
    civilized people. The only thing they know and fear is
    force, violence, and brutality.” [Philadelphia Ledger, Nov.
    19, 1900]
    In 1901, anti-imperialists in Congress exposed and
    denounced Bell’s brutal tactics. Nevertheless, Bell’s
    strategies won military acclaim as a refined method of
    pacification.

    At the turn of the century, the methodology of pacification
    was a hot topic among the European colonial powers, too.
    From Namibia to Indochina, Europeans struggled to subdue
    local populations.

    Often outright slaughter proved effective, as the Germans
    demonstrated with massacres of the Herrero tribe in Namibia
    from 1904-1907. But military strategists often compared
    notes about more subtle techniques of targeted terror mixed
    with demonstrations of benevolence.

    Counterinsurgency strategies were back in vogue after World
    War II as many subjugated people demanded independence from
    colonial rule and Washington worried about the expansion of
    communism. In the 1950s, the Huk rebellion against U.S.
    dominance made the Philippines again the laboratory, with
    Bell’s earlier lessons clearly remembered… the war
    against the Huks had some new wrinkles, particularly the
    modern concept of psychological warfare or psy-war…

    While psy-war included propaganda and disinformation, it
    also relied on terror tactics of a demonstrative nature. An
    Army psy-war pamphlet, drawing on Lansdale’s experience in
    the Philippines, advocated “exemplary criminal violence —
    the murder and mutilation of captives and the display of
    their bodies,” according to Michael McClintock’s
    Instruments of Statecraft.

    On to Vietnam

    The successful suppression of the Huks led the war’s
    architects to share their lessons elsewhere in Asia and
    beyond… Following the Philippine model, Vietnamese were
    crowded into “strategic hamlets”; “free-fire zones” were
    declared with homes and crops destroyed; and the Phoenix
    program eliminated thousands of suspected Viet Cong cadre.

    The ruthless strategies were absorbed and accepted even by
    widely respected military figures, such as Gen. Colin
    Powell who served two tours in Vietnam and endorsed the
    routine practice of murdering Vietnamese males as a
    necessary part of the counterinsurgency effort.

    “I recall a phrase we used in the field, MAM, for
    military-age male,” Powell wrote in his much-lauded memoir,
    My American Journey. “If a helo [a U.S. helicopter] spotted
    a peasant in black pajamas who looked remotely suspicious,
    a possible MAM, the pilot would circle and fire in front of
    him. If he moved, his movement was judged evidence of
    hostile intent, and the next burst was not in front, but at
    him…

    In 1965, the U.S. intelligence community formalized its
    hard-learned counterinsurgency lessons by commissioning a
    top-secret program called Project X… In the 1970s, the
    U.S. Army Intelligence Center and School moved to Fort
    Huachuca in Arizona and began exporting Project X material
    to U.S. military assistance groups working with “friendly
    foreign countries.” By the mid-1970s, the Project X
    material was going to armies all over the world.

    In its 1992 review, the Pentagon acknowledged that Project
    X was the source for some of the “objectionable” lessons at
    the School of the Americas where Latin American officers
    were trained in blackmail, kidnapping, murder and spying on
    non-violent political opponents.

    But disclosure of the full story was blocked near the end
    of the first Bush administration when senior Pentagon
    officials working for then-Defense Secretary Dick Cheney
    ordered the destruction of most Project X records. [See
    Robert Parry’s Lost History.]

    The secret U.S.-Indonesian military connections paid off
    for Washington when a political crisis erupted, threatening
    Sukarno’s government.

    To counter Indonesia’s powerful Communist Party, known as
    the PKI, the army’s Red Berets organized the slaughter of
    tens of thousands of men, women and children. So many
    bodies were dumped into the rivers of East Java that they
    ran red with blood.
    In a classic psy-war tactic, the bloated carcasses also
    served as a political warning to villages down river.

    the recurring tactic of putting bodies on gruesome display
    fits as well with the military doctrines of psy-war, a word
    that one of the leading military killers used in
    un-translated form in one order demanding elimination of
    the PKI.

    Sarwo Edhie, chief of the political para-commando battalion
    known as the Red Berets, warned that the communist
    opposition “should be given no opportunity to
    concentrate/consolidate. It should be pushed back
    systematically by all means, including psy-war.” [See The
    Revolt of the G30S/PKI and Its Suppression, translated by
    Robert Cribb in The Indonesian Killings.]

    US Media Sympathy

    Elite U.S. reaction to the horrific slaughter was muted and
    has remained ambivalent ever since…. The American denials
    of involvement held until 1990 when U.S. diplomats admitted
    to a reporter that they had aided the Indonesian army by
    supplying lists of suspected communists.

    “It really was a big help to the army,” embassy officer
    Robert Martens told Kathy Kadane of States News Service. “I
    probably have a lot of blood on my hands, but that’s not
    all bad. There’s a time when you have to strike hard at a
    decisive moment.”
    Kadane’s story provoked a telling response from Washington
    Post senior editorial writer Stephen S. Rosenfeld. He
    accepted the fact that American officials had assisted
    “this fearsome slaughter,” but then justified the killings.

    “Though the means were grievously tainted, we — the
    fastidious among us as well as the hard-headed and cynical
    — can be said to have enjoyed the fruits in the
    geopolitical stability of that important part of Asia, in
    the revolution that never happened.” [Washington Post, July
    13, 1990]

    The fruit tasted far more bitter to the peoples of the
    Indonesian archipelago, however. In 1975, the army of
    Indonesia’s new dictator, Gen. Suharto, invaded the former
    Portuguese colony of East Timor. When the East Timorese
    resisted, the Indonesian army returned to its gruesome bag
    of tricks, engaging in virtual genocide against the
    population.

    A Catholic missionary provided an eyewitness account of one
    search-and-destroy mission in East Timor in 1981…
    campaign to suppress communism. “We saw with our own eyes
    the massacre of the people who were surrendering: all dead,
    even women and children, even the littlest ones. + Not even
    pregnant women were spared: they were cut open. +. They did
    what they had done to small children the previous year,
    grabbing them by the legs and smashing their heads against
    rocks. +

    Public Revulsion

    Through television in the 1960-70s, the Vietnam War finally
    brought the horrors of counterinsurgency home to millions
    of Americans. They watched as U.S. troops torched villages
    and forced distraught old women to leave ancestral homes.

    Camera crews caught on film brutal interrogation of Viet
    Cong suspects, the execution of one young VC officer, and
    the bombing of children with napalm.

    In effect, the Vietnam War was the first time Americans got
    to witness the pacification strategies that had evolved
    secretly as national security policy since the 19th
    Century. As a result, millions of Americans protested the
    war’s conduct and Congress belatedly compelled an end to
    U.S. participation in 1974.
    But the psy-war doctrinal debates were not resolved by the
    Vietnam War… in the 1980s behind President Ronald
    Reagan… reaffirmed U.S. resolve to employ similar tactics
    against leftist forces especially in Central America. [See
    Consortiumnews.com’s “Guatemala: A Test Tube for
    Repression.”]

    Reagan also added an important new component to the mix.
    Recognizing how graphic images and honest reporting from
    the war zone had undercut public support for the
    counterinsurgency in Vietnam, Reagan authorized an
    aggressive domestic “public diplomacy” operation which
    practiced what was called “perception management” — in
    effect, intimidating journalists to ensure that only
    sanitized information would reach the American people…
    giving the Reagan administration much freer rein to carry
    out brutal “death squad” strategies in El Salvador,
    Honduras, Guatemala and Nicaragua.

    Conclusions

    What is clear from these experiences in Indonesia, Vietnam,
    Central America and elsewhere is that the United States,
    for generations, has sustained two parallel but opposed
    states of mind about military atrocities and human rights:
    one of U.S. benevolence, generally held by the public, and
    the other of ends-justify-the-means brutality embraced by
    counterinsurgency specialists.

    the dark side of U.S. security policy is thrown into the
    light by unauthorized leaks, such as the photos of abused
    detainees at Abu Ghraib prison in Iraq or by revelations
    about waterboarding and other torture authorized by George
    W. Bush’s White House as part of the “war on terror.”

    Only then does the public get a glimpse of the grim
    reality, the bloody and brutal tactics that have been
    deemed “necessary” for more than two centuries in the
    defense of the purported “national interests.”

  18. Peter
    Peter says:

    x Sylvi

    l’irregimentazione non e’ la mia aspirazione, mia cara, ma permettere di tenere addosso i telefonini in classe e’ una stupidata.

    Una mia vecchia amica della sua eta’ (ma direi che ne dimostra almeno 10 di piu’) venne educata in una ‘boarding school’ grazie ad una borsa di studio. Conversare con lei e’ sempre divertente, anche perche’ beviamo spesso vino (in moderazione) piuttosto che te’ o caffe’.
    Hai fatto bene a diventare britannico (dice lei), guarda all’Italia, discendente di un immenso impero, ed ora non sa neanche governare se’ stessa. Per non parlare della Grecia…
    Gia’ (dico io) , GB aveva un immenso impero di recente, ma vi tenete ben su, dovete dare il buon esempio al Commonwealth…
    Beh si’ (dice lei), Elisabetta e’ regina di Sudafrica, Australia, India, Malesia, Pakistan…
    Beh no (dico io), confondi il Commonwealth col vecchio impero, Elisabetta non e’ regina di Sudafrica, Malesia, India (!), Pakistan, sono tutte repubbliche…
    mmmh (fa lei), queste cose cambiano sempre…sei sicuro del Pakistan? del Sudafrica non mi stupisce, c’e’ quel vecchio grassone olandese a capo…o c’era, adesso non so. Comunque anche GB dicono ha raggiunto il suo ‘Berlusconi point’ con Murdoch.
    Ma come, dico io, Murdoch e’ un media tycoon…
    Beh (dice lei), e Berlusconi che cos’e’?
    Ma (dico io), Murdoch non e’ il primo ministro…
    Ah beh si’ (dice lei), in quello hai ragione. E poi e’ un nanerottolo, si vanta sempre di essere piu’ alto del russo e forse di Sarkozy…l’Europa e’ governata da uno stuolo di nani.
    Ma anche Blair era basso, no? (faccio io per stuzzicare)
    Ma no, cosa dici. E’ alto, ed anche Cameron. Qui abbiamo sempre PM alti. C’e’ la regola che devono essere almeno…
    …piu’ alti della Regina? (suggerisco io).
    Ehm, no, per quello non ci vuole molto, la Regina e’ appena 5 piedi e tre…
    Ma come (dico io), e’ di origini tedesche…
    Gia’, ma e’ bassa. Charles e’ invece piuttosto alto perche’ ha preso dal padre, geni germanici e greci.
    Capisco (dico io).
    Ed Andrew e’ davvero alto…
    Oh si’ (dico io).

    La conversazione da salottino continua per un po’, finche’ il suo gatto sul sofa’ si sveglia, ed io prendo congedo…

    Peter

  19. Controcorrente
    Controcorrente says:

    A parte i fatto che i tuoi preziosi partigiani erano rimasti quattro gatti…chi avrebbe imbracciato le armi? Con le rovine ancora fumanti e …le donne, i vecchi e i bambini?

    E mentre gli americani ci davano la pagnotta, i rossi dove avrebbero trovato soldi e armi per finire il lavoro?

    Sbandati ,delinquenti, mercenari…?
    Qui mancavano all’appello almeno due uomini per famiglia…non so in Piemonte!

    Cara Sylvi,
    Io avevo solo scritto due o tre punti..
    Continuo a ripeterti che tu stai lavorando di fantasia..chi sono questi sbandati,delinquenti,mercenari che mancavano all’appello…???Sono tornati?—I preziosi partigiani..!!!Che termine gentile
    Mi sembra l’ennesimo travaso di bile ingiustificato !

    cc

    Adesso se mi permetti ho altro da fare!
    In Piemonte che mi risulti tornarono tutti a casa chi prima chi dopo, riprendendo il lavoro nei campi e nelle fabbriche,certo in povertà come prima e con molta dignità come sempre!!

  20. Peter
    Peter says:

    in caso di malintesi, il ‘nanerottolo’ secondo la mia amica non era Murdoch, ma il premier italicus…

    Peter

  21. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xSylvi
    Volevo continuare il mio post….ma dovevo andare…cosi mi hai “rubato “parecchie idee. . Quello che tu esponi alla fine del tuo post Nr.218 e´avvenuto qui in Germania circa 10 anni fa´ e continua sempre sotto controllo, non lasciano la presa. Era anche quello che volevo aggiungere al mio post. Le famiglie vengono motivate al massimo. Ho scritto che ,alla “fine” , anche il miglior insegnante puo´perdere i nervi.
    In certe situazioni puo´essere comprensibile, l´insegnnte non e´un automa. Sapevo oltre cio´, che in Italia questo e´un grosso problema.
    Le classi a rischio qui in Gemania vengono guidate da gente molto preparata che ha fatto corsi specifici, e che vanno persino a casa dei genitori ecc. ecc.
    In quando alle sculacciate, cara Sylvi, se si possono evitare si devono evitare, ma alle volte (e non puoi non essere daccordo con me)
    sono necessarie e fanno miracoli. Un saluto
    Rodolfo

  22. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Pino, peccato che il post (adesso) non è passato.
    Era estremamente interessante.
    E vabbè..
    C.G.

  23. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Era un post (una lettera di uno sconosciuto) su cui tu, testa piena di segatura, non avresti mai potuto avere voce in capitolo.
    Vai.
    C.G.

  24. Rodolfo
    Rodolfo says:

    AZ Cecina Li { 08.10.10 alle 0:28 }
    Bizzarro e per me incomprensibile questo attaccamento degli ebrei al numero di 6 milioni degli ebrei uccisi nei campi di sterminio ,e guai a chi si azzarda a dire che , forse, magari, potrebbero essere un numero diverso, se uno studioso si azzarda a dire facciamo uno studio accurato per sapere con più precisione quanti furono realmente è subito tacciato da antisemita. Un’atteggiamento che a me pare una gran sciocchezza, quasi che se fossero stati anche un milione, o anche due, in meno cambiasse qualcosa rispetto alla gravità del crimine.
    Antonio — antonio.zaimbri@tiscali.it



    Il problema e´vostro, la malattia e´vostra ed e´difficile da curare.
    Questi sono i dati. :-
    Paese
    Albania 591
    Belgio 28.518
    Bulgaria 11.3931
    Danimarca 116
    Germania 160.000
    Estland 1.000
    Francia 76.134
    Grecia 59.185
    Italia 6.513
    Jugoslavia 60.000
    Lettland 67.000
    Litauen 160.000
    Lussemburgo 1.200
    Olanda 102.000
    Norvegia 758
    Austria 65.900
    Polonia 2.700.000
    Romania 211.214
    Unione Sovietica 2.100.000
    Cecoslovacchia 143.000
    Ungheria 550.000
    Altri paesi 2.800
    Totale 6.276.522


    Non vi sembra giusto questo conteggio ? E perche´?
    Quale il vero motivo?
    Scoprire che le vittime non sono state 6.276.522 ma 4.000.000?
    2.000.000 ? 1.000.000? 500.000?

    Come se vedesse un barlume luce, molto ma molto lontano…… az nella sua piccolezza scrive:-“Un’atteggiamento che a me pare una gran sciocchezza, quasi che se fossero stati anche un milione, o anche due, in meno cambiasse qualcosa rispetto alla gravità del crimine”.

    Esatto e allora? Qual´e´il vero significato?
    “Che si sia mentito”
    Ma si sarebbe potuto mentire in eccesso. Ed invece il censimento delle persone deportate e uccise , risulta dalle persone che sono sparite dai quei paesi, meno le persone che sono riuscite a salvarsi emigrando. Non si puo´sbagliare.
    Ma ammetiamo, cosi come desidera Uroburo e az, e non capisco veramente in recondito motivo,(sarebbe bene che lo spiegassero)che siano veramente di meno.
    Ammettiamo dunque che questo censimento abbia dato il risultato di 999.999.. Cosa succederebbe oggi? Succederebbe che un Uroburo o un az sarebbero stati in egual misura scettici.
    E ritorniamo alla domanda posta al principio. Perche´?
    Cosa si nasconde sotto?
    Si vuol forse far credere che alla fine non ci sono state che poche centinaia di migliaia vittime di religione Ebraica? E allora?
    Rodolfo

  25. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Cerruti Gino

    Mandami il commenti via e-mail, lo posto io. Ma nel forum del nuovo argomento.
    Un saluto.
    pino

  26. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Puo´darsi che abbia il cervello pieno di segatura come dici tu.
    Io ho sempre sostenuto di essere un povero ignorante.
    Ciononostante mi basta per scoprire tutte le tue incongruenze e puttanate. Quello che non sai fare tu, specializzato solo nell´ingiuria.
    Perche´ non scrivi di qualche ipocrita o qualche idiota che ha fatto differenze sul dolore di una madre? Lo hai scritto tu.
    Io ti ho chiesto spiegazioni.

    Cerutti Gino { 10.10.10 alle 21:08 }
    x Rudolfo:
    Me lo ha consigliato CC:
    “Vorrei essere nella tua testa per provare il brivido di camminare nel vuoto!Il problema è che lì dentro hai solo segatura.
    Se non sei in grado di capire il concetto postato, fai almeno un fioretto: taci.
    C.G.


    Invece di scrivere le stronzate di cui sopra, perche´non cerchi di spiegare meglio il tuo pensiero, affinche´anche uno con la testa piena di segatura come me possa capire.
    Come mai nessuno e´mai intervenuto nella nostra diatriba, te lo sei mai domandato? Eppure lo sai, che qui ci sono postisti che non aspettano altro che di darmi addosso.
    Hai capito l´antifona.

  27. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Essere ignorante non è un difetto preso in senso lato, ma una concomitanza di cause che spesso non dipendono dal singolo. Su questo contesto il discorso si farebbe troppo lungo..
    Mentre invece, essere ignorante e sapere di esserlo, grattarsi l’ombellico e autocommiserarsi significa disonestà. Non c’è di peggio, a mio avviso, il fatto di essere un ignorante disonesto.
    A te la scelta su quale categoria appartieni.
    Ari-vai.
    C.G.
    Ripeto: se non hai capito un kazzo su quel post e quello che voleva dire e che riguardava madri che hanno perso , da una parte e dall’altra i loro figli per atti di terrorismo, fai la cortesia almeno di tacere.
    Grazie.

  28. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Tacere devi tu, che non sai dare una risposta plausibile alle idiozie che ti vengono nel cervello.
    Rodolfo

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