Gli elfi gay sbarcano in Europa

Non allarmatevi se andando per boschi vi capiterà di imbattervi in strani esseri che gli americani chiamano “fatine del bosco”, ovvero Faeries. Sono i novelli Peter Pan, le ninfe, i  moderni elfi che cercano, attraverso la vita agreste, di tornare alle radici, esplorare una coscienza alternativa ai propri stili di vita. Hanno un comune denominatore: sono gay e lesbiche. Non si può parlare di gruppo ma di movimento che dagli States si sta spostando in Europa e magari anche in Italia. Sono i nuovi hippies, libertari, che scelgono i santuari della natura per rendere sacra la sessualità, sfidare le alterazioni delle coscienze, i costumi di una nazione, celebrare un nuovo stile di vita gay e della sua cultura. E per farlo con maggiore persuasione emulano il mondo dell’incanto, delle favole, spaziando da J. K. Rowling, autrice della saga di Harry Potter a  Jack Keoruac, profeta della beat generation.

Il movimento dei Faeries gay nasce negli anni ’70 e si ispira, tra gli altri, al filosofo e pioniere dei diritti gay, Arthur Evans. Rifiutano la lenta e inesorabile assimilazione di molti movimenti gay alla società moderna; credono che l’energia per un nuovo riscatto parta dalla terra, da una spiritualità neo-pagana, da un colloquio più diretto con la natura e il proprio corpo. “Tornare a casa”, per loro significa abbandonare le città, le distorsioni del contesto urbano, e vivere una vita rurale.

Il sesso tra loro diventa conoscenza dell’uno/a con l’altro/a; se vestiti indossano i colori dell’arcobaleno e la fantasia di creature disneyane. Sono le ‘fatine’ che la puritana america di quegli anni indicava con disprezzo il gay, ma stavolta si sentono per davvero ‘fatine’ nel loro regno di buoni sortilegi e di rispetto. Nel 1980 uno di questi gruppi nato sulla costa occidentale di San Francisco, riesce persino a farsi riconoscere l’esenzione fiscale dal governo degli Stati Uniti, credendoli un gruppo religioso.

Si fa presto a formare una comunità  Faeries: ci si mette insieme, si affitta o si compra un appezzamento di terreno e si vive come in una comunità. Ogni tanto esistono i raduni dove si scambiano esperienze, si lavora su progetti specifici del territorio, o perché no,  si migra da una comunità all’altra. La sacralità del luogo e delle persone è segnalata da riti che potrebbero avvicinarsi al mondo esoterico, ma in realtà torna ad essere un gioco delle fate e degli elfi.

Ci conosciamo attraverso il sesso – raccontano a Tommaso Cerno -, camminiamo nudi nel bosco o ci travestiamo. Tutti i vestiti sono travestimenti, dallo smoking al costume sciamanico. Indossiamo spesso maschere o ci coloriamo il volto. Per noi il trucco ha un valore sacro, l’ornamento del viso e del corpo sono forme di comunicazione con il divino che ci circonda“.

Dicono che non c’è nessun  capo, ognuno è il proprio dio, ci si inventa ognuno un mondo che gli appartenga. Facile a dirsi! Difficile invece sarà esportare da noi questi novelli “boscaioli”. Un po’ per la nostra idea di modernizzazione e di irrinunciabili agi, un po’ per questione meramente religiosi. Scrive un lettore di gay.tv: “La cosa è estremamente eccitante, ma non credo di essere capace di abbandonare le mie abitudini tecnologiche. Dite che l’i.pod me lo posso portare?”.