Il Papa assolverà il Papi? Dati i (nostri) molti altri quattrini in ballo per le scuole private, cioè cattoliche, è quasi certa una nuova “pro stitùtio” della Chiesa. Del resto il bue non può dare del cornuto all’asino

Il motivo per cui la Chiesa alla fine farà finta di nulla e continuerà a dare spago a Silvio Berlusconi nonostante le critiche crescenti da Famiglia Cristiana alla Cei, è molto semplice e concreto: il ministro della Pubblica (d)Istruzione, tale signora Gelmini, vuole estendere a livello nazionale ciò che già è pratica corrente nella sua amata Regione Lombardia: vale a dire, regalare soldi pubblici a chi decide di mandare i figli alla scuola privata. Che in Italia è quasi sempre cattolica. Teniamo presente che la Regione Lombardia ha dato nell’ultimo anno ben 44 milioni di euro di sussidi a chi manda la prole alle private, cioè “dai preti” o “dalle monache”. Moltiplicando 44 per il bel numero delle regioni italiane salta fuori una cifra decisamente di tutto rispetto, dirottata dalle nostre tasche e da aggiungere ai più o meno 2 miliardi di euro che la Chiesa già incassa a vario titolo dal remissivo Stato italiano. Insomma, un altro modo per finanziare il Vaticano, ovvero quella Chiesa che non perde mai l’occasione per invadere la nostra vita politica, condizionare i politici condizionabili, e sono molti, anzi troppi, riducendo di conseguenza sempre di più la laicità della Repubblica italiana e di conseguenza la nostra libertà di cittadini italiani.

Non vorrei turbare Minzolini, ma ci sono in giro già “pettegolezzi”, come li chiama lui, o notizie, come le chiamano i giornalisti, secondo le quali sono già iniziati gli incontri, a partire dalla cena organizzata dal solito Letta col solito prelato vaticano, e le trattative per stabilire il prezzo dell'”assoluzione” del Chiavaliere. Non so dire se verrà definito anche lui “uomo della Provvidenza”, come già avvenne per Benito Mussolini, con le note disastrose conseguenze per l’Italia ma con la miniera d’oro del Concordato, più un bel pacco di quattrini, per il Vaticano.
Le prostitute, come già ho avuto modo di spiegare, si chiamano così perché etimologicamente la parola “prostituta” deriva da ” pro stitùere”, che significa “fissare prima”, in questo caso il prezzo delle proprie prestazioni. E’ quindi del tutto legittimo dire che la Chiesa, o se si preferisce il Vaticano che la governa, si sta prostituendo per l’ennesima volta al potente di turno. Nulla di nuovo sotto il sole. Eccetto i grandi danni che il Bel Paese dovrà prima o poi patire di nuovo, a partire dal dilagare dell’ipocrisia e dallo spappolamento della morale pubblica e privata peraltro già conciate male proprio per la mania di Santa Madre Chiesa di voler sostituire “la legge di Dio”, ovvero il perdono a pagamento a proprio vantaggio del pedaggio chiamato pio obolo, alla più prosaica e dura legge delle società civili e annessi codici penali.

Il Chiavalier Berlusconi ne avrà pur fatte di cotte e di crude in fatto di pelo pubico e dintorni, e la stampa non solo italiana gli dà addosso non per il Chiavalierato libertino in sé, ma per il modo esibizionista e sbracato con il quale se n’è abboffato e ha fatto abboffare gli “amici” perfino a spese del servizio pubblico chiamato Rai – e non Bordello – e perfino per far cadere il governo Prodi allora in carica. Resta però il fatto strano che l’attuale pastore tedesco di guardia al soglio di Pietro nel giugno 2001 ha firmato l’ordine scritto a tutti i vescovi del pianeta che li obbliga a tacere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia e adescamento anche di adulti tramite il sacramento della confessione, ma nessuno ne parla. Anzi, se il Chiavaliere viene bastonato, il Pastore tedesco viene esaltato. Come la mettiamo? E’ più grave, su scala italiana e su scala mondiale, il “letto grande” scopereccio di Berlusconi  o quell’ordine impartito da Ratzinger quando era a capo della Congregazione erede dell’Inquisizione? Prima di rispondere teniamo a mente che quell’ordine ha favorito il dilagare tra i religiosi di professione della pedofilia e degli adescamenti, a partire dal noto caso del parroco fiorentino Delio Cantini fino alla pioggia di casi negli Usa, in Australia e in Irlanda, per citare solo i casi più noti e di cui la stampa non tace tutto.

In quanto autore del libro “Emanuela Orlandi, la verità: dai Lupi Grigi alla Banda della Magliana”, libro che mette a nudo alcune pesanti brutture del Vaticano, ho preferito non appesantire il carico occupandomi anche dello scandalo dei preti pedofili irlandesi che dallo scorso marzo affiora ogni tanto solo su pochi giornali italiani, forse solo su Repubblica, ma di fronte ai clamorosi due pesi e due misure a seconda che si tratti del Chiavaliere Papi o del Pontefice Papa e di fronte allo sfrontato e sgangherato “pro stitùere” se stessa della Chiesa per assolvere il pubblico libertinaggio del primo, non è il caso di continuare a tacere. La notizia è che il 9 marzo sono state rese note le dimissioni del vescovo John Magee – ex segretario privato di Wojtyla – da titolare della diocesi irlandese di Cloyne. La buccia di banana che ha fatti scivolare Magee è la protezione e la copertura data a troppi preti pedofili. Se le ha date a religiosi pedofili irlandesi, è lecito chiedersi se può averla data a eventuali religiosi pedofili vaticani quando era segretario privato di Wojtyla. Il dubbio non è ozioso, visto che la scomparsa della non ancora sedicenne Emanuela, che abitava in Vaticano, somiglia molto a un caso di pedofilia anche nell’ipotesi fantascientifica che abbia ragione la “superteste” vaneggiante Sabrina Minardi, l’ex amante del boss della Magliana Renatino De Pedis che dice di sapere tutto. Ecco perché mi sarei aspettato un interesse meno limitato da parte dei mass media. La notizia è invece durata solo lo spazio di un mattino ed è riemersa un paio di volte e lasciata appassire quando invece andrebbe sviluppata. Visto che non lo ha fatto nessuno, passati ormai quattro mesi lo faccio io.

Magee è stato segretario privato di tre papi, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, alias papa Wojtyla. Del quale era il segretario privato anche quando di Emanuela si perde ogni traccia. E mentre Magee ne era il segretario privato, il responsabile dell’Anticamera di Wojtyla era il vescovo pedofilo gay Julius Paetz, mentre il Cappellano di Sua Santità era monsignor Bertani. Paetz verrà promosso in Polonia come vescovo di Poznan, donde però vari anni dopo ne verrà cacciato proprio quando stava ormai per essere promosso primate dell’intera Polonia. A causa del suo vizietto, infatti, il governo polacco pretenderà e otterrà il richiamo di Paetz in Vaticano per evitare l’onta della nomina a capo della Chiesa polacca di un collezionista di denunce per molestie sessuali verso troppi seminaristi. Bertani è invece il prelato che in una intercettazione telefonica della magistratura italiana lo si sente impartire al vice capo della sicurezza vaticana, Raul Bonarelli, l’ordine di mentire ai magistrati italiani che lo avevano convocato per interrogarlo come testimone del caso Orlandi.

Magee, Paetz, Bertani: un bel trio, non c’è che dire! Come si vede, non pochi strani tipi circondavano Karol Wojtyla, il papa che con fretta alquanto sospetta si vorrebbe “santo subito!”. Strano che di questa inquietante terna non parli mai per esempio il cardinale Stanisław Dziwisz, segretario particolare di Wojtyla durante tutto il suo pontificato, pur essendo sempre così pronto a riferire ogni maraviglia edificante del suo ex principale. Ma andiamo per ordine.

Magee ha  dovuto dimettersi per non avere mosso un dito durante i molti anni nel corso dei quali nella sua diocesi fioccavano gli allarmi e le denunce per episodi di pedofilia di sacerdoti ai danni di bambini e bambine. Nel 1999 a Ferns si suicida il parroco Sean Fortune, accusato di  abusi sessuali multipli. E nel 2002 parte l’inchiesta governativa  “The Ferns Report”, che come si vede prende il nome proprio dalla località del suicidio del parroco. Nello stesso anno ci sono le dimissioni del vescovo di Ferns, Brendan Comiskey, figura di grande spicco della Chiesa cattolica irlandese: è costretto a uscire di scena quando emerge che pur a conoscenza dei molti abusi perpetrati da preti della sua diocesi non aveva mosso un dito (né più e né meno come è successo un po’ dappertutto, negli Usa, in Australia, in Austria, ecc., e anche in l’Italia per esempio con il caso fiorentino del parroco pedofilo e stupratore Lelio Cantini, ma tralasciamo). Sempre nel 2002, la Chiesa irlandese è costretta a pagare ben 128 milioni di euro per risarcire le vittime, ma le indagini non si fermano. L’apposita commissione governativa dopo tre anni di lavoro ha messo assieme un vero e proprio “libro nero”. Le cifre sono da brivido: l’andazzo pedofilo e annessa omertà clericale duravano da almeno 40 anni, più di 100 i sacerdoti coinvolti, 350 le vittime, con vescovi compiacenti che – as usual – coprivano o al massimo trasferivano i preti, ma solo quelli colti in flagrante. Tant’è che il  ministro per l’Infanzia, Brian Lenihan,  ha dichiarato quello che in Italia nessun ministro o anche semplice parlamentare avrebbe mai il coraggio di dichiarare: «Il rapporto prova che nessuna azione fu intrapresa per proteggere bambini vulnerabili, per molti anni. Da parte di tutto il governo irlandese condanno nel modo più forte possibile il ripetuto fallimento e la grossolana trascuratezza di chi aveva incarichi di responsabilità nella diocesi».

Se Magee  si è comportato così indegnamente nella sua diocesi della lontana Irlanda, perché mai avrebbe dovuto comportarsi meno indegnamente se avesse saputo di mele marce addirittura in Vaticano, cioè nel cuore della Chiesa? E se fosse giunto al suo orecchio qualcosa di compromettente riguardo la fine fatta da Emanuela Orlandi, figlia di un fattorino del papa, con abitazione in Vaticano a meno di 200 metri dal “palazzo apostolico”, perché mai Magee avrebbe dovuto evitare l’omertà che in Vaticano tutti hanno avuto? Il cardinale Silvio Oddi per esempio di cose compromettenti ne sapeva, ma ne ha parlato ai magistrati con ben 10 anni di ritardo, comunque solo in parte, sfumando i ricordi ed evitando accuratamente di fare nomi. Per non parlare del cardinale della segreteria di Stato Giovanni Battista Re, che ha rifiutato l’offerta di monsignor Francesco Salerno di darsi da fare per capire come e perché Emanuela fosse scomparsa. Offerta interessante, quella di Salerno, visto che lui si occupava di finanze vaticane, e quindi aveva contatti ovunque, dalle ambasciate a personaggi contigui alla banda della Magliana. Come per esempio quel don Piero Vergari che celebrò le nozze, il funerale e la sepoltura del boss Enrico De Pedis, “Renatino” per gli amici, addirittura nella basilica di S. Apollinare. Il cui edificio, guarda caso, è la continuazione del palazzo che ospitava la scuola di musica frequentata da Emanuela e proprietà del Vaticano.

E’ grazie alle omertà come quelle dei Magee, Bertani, Oddi, Re, ecc., e alle code di paglia dei Paetz, che si è potuto formare nel cuore del potere della Chiesa, cioè nelle immediate vicinanze dello stesso papa Wojtyla, la gigantesca omertà che ha seppellito Emanuela Orlandi sotto una montagna di menzogne e depistaggi. La riprova della malafede è l’incredibile avallo vaticano anche del “rapimento” di Mirella Gregori, ragazza romana scomparsa un mese e mezzo prima di Emanuela senza che nessuno mai ne avesse rivendicato  alcunché fino a quando, due mesi e mezzo dopo, il suo nome è comparso nell’inchiesta di un noto settimanale sulla frequente sparizione di minori in Italia.

Che strano: nel mio libro indico anche dove – a detta di un mio informatore interno al Vaticano – Emanuela sarebbe morta la sera stessa della scomparsa, vale a dire in Salita Monte del Gallo. Un particolare del quale ho  parlato ormai in varie interviste, compresa l’intera puntata andata in onda il 3 marzo del programma di Raitre “Le Storie – Diario italiano”, condotto da Corrado Augias. Eppure tutti, dentro e fuori le mura leonine. fanno finta di nulla. Compresa Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?”, che da anni tiene chiusa nei cassetti una mia intervista di oltre un’ora. Eppure per realizzarla mi aveva spedito una piccola troupe capeggiata da Fiore Di Rienzo. “Chi l’ha visto?”: no, semmai è più corretto dire “Chi l’ha vista?”. “Chi l’ha vista l’intervista?” E chi l’ha bloccata?

Ecco, questi sono i metodi grazie il Chiavaliere può sfangarsela pagando alla Chiesa un altro pesante dazio a nostre spese. La Storia si ripete, da un Uomo della Provvidenza all’altro, dalla tragedia alla farsa. Che non è detto resti farsa.
Naturalmente noi speriamo che un sussulto di dignità eviti questo nuovo “pro stitùere” se stessa da parte della Chiesa. Anche se il malloppo messo sul piatto per l’assoluzione, vale a dire le centinaia di milioni di altri nostri euro per le scuole cattoliche, è tale da indurre in tentazione non solo una escort come la D’Addario.Il motivo per cui la Chiesa alla fine farà finta di nulla e continuerà a dare spago a Silvio Berlusconi nonostante le critiche crescenti da Famiglia Cristiana alla Cei, è molto semplice e concreto: il ministro della Pubblica (d)Istruzione, tale signora Gelmini, vuole estendere a livello nazionale ciò che già è pratica corrente nella sua amata Regione Lombardia: vale a dire, regalare soldi pubblici a chi decide di mandare i figli alla scuola privata. Che in Italia è quasi sempre cattolica. Teniamo presente che la Regione Lombardia ha dato nell’ultimo anno ben 44 milioni di euro di sussidi a chi manda la prole alle private, cioè “dai preti” o “dalle monache”. Moltiplicando 44 per il bel numero delle regioni italiane salta fuori una cifra decisamente di tutto rispetto, dirottata dalle nostre tasche e da aggiungere ai più o meno 2 mila miliardi di euro che la Chiesa già incassa a vario titolo dal remissivo Stato italiano. Insomma, un altro modo per finanziare il Vaticano, ovvero quella Chiesa che non perde mai l’occasione per invadere la nostra vita politica, condizionare i politici condizionabili, e sono molti, anzi troppi, riducendo di conseguenza sempre di più la laicità della Repubblica italiana e di conseguenza la nostra libertà di cittadini italiani.

Non vorrei turbare Minzolini, ma ci sono in giro già “pettegolezzi”, come li chiama lui, o notizie, come le chiamano i giornalisti, secondo le quali sono già iniziati gli incontri, a partire dalla cena organizzata dal solito Letta, e le trattative per stabilire il prezzo dell'”assoluzione” del Chiavaliere. Non so dire se verrà definito anche lui “uomo della Provvidenza”, come già avvenne per Benito Mussolini, con le note disastrose conseguenze per l’Italia ma con la miniera d’oro del Concordato, più un pacco di quattrini, per il Vaticano.
Le prostitute, come già ho avuto modo di spiegare, si chiamano così perché etimologicamente la parola “prostituta” deriva da ” pro stitùere”, che significa “fissare prima”, in questo caso il prezzo delle proprie prestazioni. E’ quindi del tutto legittimo dire che la Chiesa, o se si preferisce il Vaticano che la governa, si sta prostituendo per l’ennesima volta al potente di turno. Nulla di nuovo sotto il sole. Eccetto i grandi danni che il Bel Paese dovrà prima o poi patire di nuovo, a partire dal dilagare dell’ipocrisia e dallo spappolamento della morale pubblica e privata peraltro già conciate male proprio per la mania di Santa Madre Chiesa di voler sostituire “la legge di Dio”, ovvero il perdono a pagamento a proprio vantaggio del pedaggio chiamato pio obolo, alla più prosaica e dura legge delle società civili e annessi codici penali.

Il Chiavalier Berlusconi ne avrà pur fatte di cotte e di crude in fatto di pelo pubico e dintorni, e la stampa non solo italiana gli dà addosso non per il Chiavalierato libertyino in sé, ma per il modo esibizionista e sbracato con il quale se n’è abboffato e ha fatto abboffare gli “amici” perfino a spese del servizio pubblico chiamato Rai – e non Bordello – e perfino per far cadere il governo Prodi allora in carica. Resta però il fatto strano che l’attuale pastore tedesco di guardia al soglio di Pietro nel giugno 2001 ha firmato l’ordine scritto a tutti i vescovi del pianeta che li obbliga a tacere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia e adescamento anche di adulti tramite il sacramento della confessione, ma nessuno ne parla. Anzi, se il Chiavaliere viene bastonato, il Pastore tedesco viene esaltato. Come la mettiamo? E’ più grave, su scala italiana e su scala mondiale, il “letto grande” scopereccio di Berlusconi  o quell’ordine impartito da Ratzinger quando era a capo della Congregazione erede dell’Inquisizione? Prima di rispondere teniamo a mente che quell’ordine ha favorito il dilagare tra i religiosi di professione della pedofilia e degli adescamenti, a partire dal noto caso del parroco fiorentino Delio Cantini fino alla pioggia di casi negli Usa, in Australia e in Irlanda, per citare solo i casi più noti e di cui la stampa non tace tutto.

In quanto autore del libro “Emanuela Orlandi, la verità: dai Lupi Grigi alla Banda della Magliana”, libro che mette a nudo alcune pesanti brutture del Vaticano, ho preferito non appesantire il carico occupandomi anche dello scandalo dei preti pedofili irlandesi che dallo scorso marzo affiora ogni tanto solo su pochi giornali italiani, forse solo su Repubblica, ma di fronte ai clamorosi due pesi e due misure a seconda che si tratti del Chiavaliere Papi o del papa e di fronte allo sfrontato e sgangherato “pro stitùere” se stessa della Chiesa per assolvere il pubblico libertinaggio del primo, non è il caso di continuare a tacere. La notizia è che il 9 marzo sono state rese note le dimissioni del vescovo John Magee – ex segretario privato di Wojtyla – da titolare della diocesi irlandese di Cloyne. La buccia di banana che ha fatti scivolare Magee è la protezione e la copertura data a troppi preti pedofili. Se le ha date a religiosi pedofili irlandesi, è lecito chiedersi se può averla data a eventuali religiosi pedofili vaticani quando era segretario privato di Wojtyla. Il dubbio non è ozioso, visto che la scomparsa della non ancora sedicenne Emanuela, che abitava in Vaticano, somiglia molto a un caso di pedofilia anche nell’ipotesi fantascientifica che abbia ragione la “superteste” vaneggiante Sabrina Minardi, l’ex amante del boss della Magliana Renatino De Pedis che dice di sapere tutto. Ecco perché mi sarei aspettato un interesse meno limitato da parte dei mass media. La notizia è invece durata solo lo spazio di un mattino ed è riemersa un paio di volte e lasciata appassire quando invece andrebbe sviluppata. Visto che non lo ha fatto nessuno, passati ormai quattro mesi lo faccio io.

Magee è stato segretario privato di tre papi, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, alias papa Wojtyla. Del quale era il segretario privato anche quando di Emanuela si perde ogni traccia. E mentre Magee ne era il segretario privato, il responsabile dell’Anticamera di Wojtyla era il vescovo pedofilo gay Julius Paetz, mentre il Cappellano di Sua Santità era monsignor Bertani. Paetz verrà promosso in Polonia come vescovo di Poznan, donde però vari anni dopo ne verrà cacciato proprio quando stava ormai per essere promosso primate dell’intera Polonia. A causa del suo vizietto, infatti, il governo polacco pretenderà e otterrà il richiamo di Paetz in Vaticano per evitare l’onta della nomina a capo della Chiesa polacca di un collezionista di denunce per molestie sessuali verso troppi seminaristi. Bertani è invece il prelato che in una intercettazione telefonica della magistratura italiana lo si sente impartire al vice capo della sicurezza vaticana, Raul Bonarelli, l’ordine di mentire ai magistrati italiani che lo avevano convocato per interrogarlo come testimone del caso Orlandi.

Magee, Paetz, Bertani: un bel trio, non c’è che dire! Come si vede, non pochi strani tipi circondavano Karol Wojtyla, il papa che con fretta alquanto sospetta si vorrebbe “santo subito!”. Strano che di questa inquietante terna non parli mai per esempio il cardinale Stanisław Dziwisz, segretario particolare di Wojtyla durante tutto il suo pontificato, pur essendo sempre così pronto a riferire ogni maraviglia edificante del suo ex principale. Ma andiamo per ordine.

Magee ha  dovuto dimettersi per non avere mosso un dito durante i molti anni nel corso dei quali nella sua diocesi fioccavano gli allarmi e le denunce per episodi di pedofilia di sacerdoti ai danni di bambini e bambine. Nel 1999 a Ferns si suicida il parroco Sean Fortune, accusato di  abusi sessuali multipli. E nel 2002 parte l’inchiesta governativa  “The Ferns Report”, che come si vede prende il nome proprio dalla località del suicidio del parroco. Nello stesso anno ci sono le dimissioni del vescovo di Ferns, Brendan Comiskey, figura di grande spicco della Chiesa cattolica irlandese: è costretto a uscire di scena quando emerge che pur a conoscenza dei molti abusi perpetrati da preti della sua diocesi non aveva mosso un dito (né più e né meno come è successo un po’ dappertutto, negli Usa, in Australia, in Austria, ecc., e anche in l’Italia per esempio con il caso fiorentino del parroco pedofilo e stupratore Lelio Cantini, ma tralasciamo). Sempre nel 2002, la Chiesa irlandese è costretta a pagare ben 128 milioni di euro per risarcire le vittime, ma le indagini non si fermano. L’apposita commissione governativa dopo tre anni di lavoro ha messo assieme un vero e proprio “libro nero”. Le cifre sono da brivido: l’andazzo pedofilo e annessa omertà clericale duravano da almeno 40 anni, più di 100 i sacerdoti coinvolti, 350 le vittime, con vescovi compiacenti che – as usual – coprivano o al massimo trasferivano i preti, ma solo quelli colti in flagrante. Tant’è che il  ministro per l’Infanzia, Brian Lenihan,  ha dichiarato quello che in Italia nessun ministro o anche semplice parlamentare avrebbe mai il coraggio di dichiarare: «Il rapporto prova che nessuna azione fu intrapresa per proteggere bambini vulnerabili, per molti anni. Da parte di tutto il governo irlandese condanno nel modo più forte possibile il ripetuto fallimento e la grossolana trascuratezza di chi aveva incarichi di responsabilità nella diocesi».

Se Magee  si è comportato così indegnamente nella sua diocesi della lontana Irlanda, perché mai avrebbe dovuto comportarsi meno indegnamente se avesse saputo di mele marce addirittura in Vaticano, cioè nel cuore della Chiesa? E se fosse giunto al suo orecchio qualcosa di compromettente riguardo la fine fatta da Emanuela Orlandi, figlia di un fattorino del papa, con abitazione in Vaticano a meno di 200 metri dal “palazzo apostolico”, perché mai Magee avrebbe dovuto evitare l’omertà che in Vaticano tutti hanno avuto? Il cardinale Silvio Oddi per esempio di cose compromettenti ne sapeva, ma ne ha parlato ai magistrati con ben 10 anni di ritardo, comunque solo in parte, sfumando i ricordi ed evitando accuratamente di fare nomi. Per non parlare del cardinale della segreteria di Stato Giovanni Battista Re, che ha rifiutato l’offerta di monsignor Francesco Salerno di darsi da fare per capire come e perché Emanuela fosse scomparsa. Offerta interessante, quella di Salerno, visto che lui si occupava di finanze vaticane, e quindi aveva contatti ovunque, dalle ambasciate a personaggi contigui alla banda della Magliana. Come per esempio quel don Piero Vergari che celebrò le nozze, il funerale e la sepoltura del boss Enrico De Pedis, “Renatino” per gli amici, addirittura nella basilica di S. Apollinare. Il cui edificio, guarda caso, è la continuazione del palazzo che ospitava la scuola di musica frequentata da Emanuela e proprietà del Vaticano.

E’ grazie alle omertà come quelle dei Magee, Bertani, Oddi, Re, ecc., e alle code di paglia dei Paetz, che si è potuto formare nel cuore del potere della Chiesa, cioè nelle immediate vicinanze dello stesso papa Wojtyla, la gigantesca omertà che ha seppellito Emanuela Orlandi sotto una montagna di menzogne e depistaggi. La riprova della malafede è l’incredibile avallo vaticano anche del “rapimento” di Mirella Gregori, ragazza romana scomparsa un mese e mezzo prima di Emanuela senza che nessuno mai ne avesse rivendicato  alcunché fino a quando, due mesi e mezzo dopo, il suo nome è comparso nell’inchiesta di un noto settimanale sulla frequente sparizione di minori in Italia.

Che strano: nel mio libro indico anche dove – a detta di un mio informatore interno al Vaticano – Emanuela sarebbe morta la sera stessa della scomparsa, vale a dire in Salita Monte del Gallo. Un particolare del quale ho  parlato ormai in varie interviste, compresa l’intera puntata andata in onda il 3 marzo del programma di Raitre “Le Storie – Diario italiano”, condotto da Corrado Augias. Eppure tutti, dentro e fuori le mura leonine. fanno finta di nulla. Compresa Federica Sciarelli di “Chi l’ha visto?”, che da anni tiene chiusa nei cassetti una mia intervista di oltre un’ora. Eppure per realizzarla mi aveva spedito una piccola troupe capeggiata da Fiore Di Rienzo. “Chi l’ha visto?”: no, semmai è più corretto dire “Chi l’ha vista?”. “Chi l’ha vista l’intervista?” E chi l’ha bloccata?

Ecco, questi sono i metodi omertosi grazie ai quali il Chiavaliere può sfangarsela pagando alla Chiesa un altro pesante dazio a nostre spese. La Storia si ripete, da un Uomo della Provvidenza all’altro, dalla tragedia alla farsa. Che non è detto resti farsa.

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