S’è votato in Italia e in Europa, si sta per votare in Libano e in Iran. E a proposito del viaggio in Iran….

Si è votato in Italia, dove comunque la tanto strombazzata marea berluscona, vero e proprio “giudizio di Dio” in salsa postmoderna,  non c’è stata, anche se il tandem BB, detto anche BeBo o BerBos, ha trionfato in sede amministrativa locale. Si è votato in Europa, dove soffia un venticello di destra. Si è votato in Libano, dove è stato confermato il filo occidentale o forse più correttamente il laico non islamista Hariri. E si sta per votare in Iran, alle urne il 12 giugno. Speriamo che la vittoria di Hariri in Libano sia seguita dalla vittoria in Iran di Mousavi, riformista coraggioso e deciso, così da dare spazio reale in quella martoriata parte del pianeta al discorso molto interessante di Obama al Cairo.
Mir Hossein Mousavi, il principale concorrente di Mahmoud Ahmadinejad alla carica di decimo presidente della Repubblica Islamica d’Iran, è stato lontano dalla politica per 20 anni e s’è candidato nonostante si fosse candidato anche Khatami, presidente prima di Ahmadinejad con un grande programma di riforme sabotate dal clero, a partire dall’ayatollah Alì Khamenei, la Guida Suprema succeduta a Komeini. Sapendo di essere inviso a Khamenei, che ha il potere legale di cassare candidature e leggi approvate dal parlamento nonché lo stesso presidente della Repubblica, Khatami ha preferito ritirarsi e lasciare campo libero a Mousavi.

Chi è e perché suscita tante speranze? Architetto e pittore, presidente dell’Accademia dell’Arte iraniana, Mousavi è stato primo ministro, l’ultimo prima della abolizione della carica di premier, dal 1980 al 1989 sotto la presidenza di Khamenei, l’attuale Guida Suprema decisamente conservatore. I sondaggi non concedono troppo alla speranza di battere Ahmadinejad il prossimo 12 giugno, ma Mousavi ci crede caparbiamente e Khatami era al suo fianco al comizio ufficiale di apertura della campagna elettorale, organizzato nello stadio Azadi di Teheran: «Giovani iraniani, votate per lui!», è stato il forte appello di Khatami, e in effetti proprio i giovani, con in testa le donne, che danno l’impressione di una pentola a pressione che ormai non si può più gelare,   potrebbero essere la leva del cambiamento. E a proposito di giovani, Mousavi ha un grande sogno: porre fine all’emigrazione dei più promettenti. Nel comizio allo stadio, dopo avere attaccato Ahmadinejad e il suo governo affermando  che «il prestigio del nostro Paese non deriva da una persona sola, ma vi contribuiscono tutti gli iraniani, che però hanno contro l’attuale amministrazione, colpevole di minare questo grande prestigio», Mousavi ha proseguito acussando ancora: «Quando all’orizzonte non c’è speranza per lo sviluppo, la ricerca e la realizzazione della creatività, è naturale che i migliori studenti vengano attratti dalle proposte che li allontanano dal nostro meraviglioso Paese». Continua a leggere