Evitiamo di fare solo propaganda anche riguardo il “pericolo nord coreano”

Il lancio sperimentale di un missile e l’esplosione – pare – di una bomba atomica di potenza limitata hanno ci hanno fatto ripiombare nella psicosi del “pericolo nord coreano”. Ma come stanno realmente le cose? E come è stata creata l’attuale situazione? Guarda caso, la guerra di Corea del 1950 ha creato, con il documento NSC 68 firmato da Truman nell’aprile del ’50, le basi – teoriche e strategiche – per il continuo irrobustimento dell’apparato industriale militare americano, vale a dire dell’apparato che di fatto traina l’intero sistema produttivo Usa perché ne rappresenta con l’indotto e la ricerca non meno del 30% del totale. L’apparato che già Dwight Eisenhower e di recente Colin Powell hanno definiti senza mezzi termini un pericolo per la pace e per gli stessi Stati Uniti.
Con George W. Bush e le sue guerre la Casa Bianca ha quasi raddoppiato il budget per la Difesa, portandolo alla astronomica cifra di oltre 400 miliardi di dollari. Un giro di boa epocale, dunque, la guerra di Corea e la direttiva NSC 68, le cui conseguenze durano tutt’oggi.  Da notare, dato che ci siamo, che alla fine del dicembre del ’49 Truman aveva firmato anche il documento NSC 48, che per la prima volta approvava l’aiuto militare a favore dei francesi contro i vietnamiti arcistufi di essere una colonia di Parigi.  Le enormi spese “difensive” previste dall’NSC 68 furono giudicate dai suo ideatori una occasione per l’economia statunitense per “trarre consistenti benefici dal tipo di potenziamento che suggeriamo”, potenziamento militare ovviamente. La guerra di Corea è stata importante per la storia americana per due motivi: ha rappresentato il fulcro attorno al quale far ruotare una spesa militare tanto massiccia quanto permanente; ha rovesciato provocatoriamente la teoria del “contenimento” del “pericolo comunista” trasformandola nella teoria del “rollback”, cioè del “ripiegamento” ovvero – in termini più chiari – della “liberazione”. Mac Arthur e gli strateghi politici americani pianificavano di “liberare”  lintera Manciuria e le aree meridonali più importanti della Cina! Non bisogna dimenticare che in quegli anni negli Usa impazzava la paranoia anticomunita e la discriminazione a tutti i livelli  dei sospetti comunisti cittadini americani, fino al punto di cacciare perfino scienziati tra i maggiori  responsabili della realizzazione della bomba atomica e mettere a morte sulla sedia elettrica due coniugi, i Rosenberg, accusati senza prove di avere passato all’Unione sovietica i documenti per la realizzazione delle bombe atomiche e condannati di fatto solo perché ebrei un una america ancora intrisa di antisemitismo.

Ed è proprio la teoria del “rollback” che George W. Bush – con la scusa dell’11 settembre – ha poi riesumato per “liberare” l’Iraq e l’Afaganistan, con la tentazione di “liberare” l’Iran e chissà cos’altro spalleggiato da Israele che ha tutto l’interesse a “liberare” i propri confini dalla presenza palestinese e a volte la tentazione di “liberare” anche le vaste aree di quello che si usa credere sia stato in passato il regno della Grande Israele. Continua a leggere

Vladimir Luxuria racconta sei favole per chi è già stato bambina/o

Giovedì 28 maggio torno al  Pixelle in via Turazza a Padova per presentare l’ultimo libro di  Vladimir Luxuria “Le favole non dette” (alle dieci di sera, più o meno). Eccovi quanto preannunciato dalla sua casa editrice. Sei storie, sei fiabe della diversità, tra magia e cemento, tra favola e pregiudizio, amore e indifferenza, per raccontare a tutti, giovani e adulti, l’infinito mistero dell’uomo. Italia, anni ’50. Una bambina che, guardando gli occhi spauriti degli animali in gabbia, non riesce a resistere all’impulso di liberarli, si imbatte in una donna, anche lei reclusa in un circo e condannata al riso degli altri. Anche nei suoi confronti, la bambina non saprà resistere all’impulso di renderla libera, con l’aiuto, stavolta, dei suoi amici di una vita, gli animali. Sedicesimo secolo. Un bambino, ultimo di una famiglia molto numerosa e molto povera, è dotato di una voce strabiliante, il suo canto ammalia. Ama la sua famiglia e vorrebbe rimanere con loro, ma la malattia di una sua sorella e la povertà dei mezzi lo costringono ad accettare una proposta che viene da Roma, dal Vaticano, di cantare nel coro delle voci bianche, per il Papa. La forzata reclusione e diversità non gli impediranno di salvare un bambino come lui da identico destino, grazie alla sua arte sublime che saprà scuotere le fortezze vaticane. Sicilia, ai giorni nostri. Davide è un bambino un po’ strano, che dice di parlare con il vulcano Etna: ‘Iddu’, lo chiama; i suoi coetanei lo deridono, suo padre lo considera una maledizione; solo sua mamma gli è vicino e lo ama, ne sa addirittura indovinare i colori delle vesti sgargianti che indossa, pur essendo non vedente. Ma la cecità fisica degli occhi corrisponde alla piena visione dell’anima e, grazie al suo amore, la madre salverà il piccolo Davide, proprio grazie al suo amico migliore, ‘Iddu’. Una sirenetta dei nostri giorni, un travestito brasiliano in procinto di scendere sul marciapiede, salva un bel principe, curandolo nella sua povera casa; il principe avrà sempre un ricordo vago di quella funesta notte, ma lei non potrà più dimenticarlo, se ne è innamorata perdutamente. Un pinocchio di oggi, un ragazzino perdigiorno, ultimo della classe, che si imbatte sempre in compagnie sbagliate, non ha la mamma ed è convinto di essere nato dal padre. Sarà l’amore di una donna, non sua madre, semplicemente una donna senza figli, a restituirgli il senso della vita.


L’Iran, antichissimo ombelico del mondo. Compreso il nostro. L’Iran, che quando le atomiche voleva farle davvero lo scià gli abbiamo venduto 12 centrali nucleari e il formidabile Dipartimento di Ingegneria Nucleare del MIT, mentre ora vogliamo impedire anche il solo nucleare civile! L’Iran, la cui gioventù soprattutto femminile è una pentola a pressione ormai inarrestabile

Quando varie settimane prima di Pasqua ho visto nella posta elettronica l’e-mail giratami da un collega che parlava di un viaggio in Iran organizzato dal Gruppo cronisti lombardi non credevo ai miei occhi: l’itinerario benché di soli 6 giorni pieni e due di fatto di solo viaggio aereo prevedeva visite a Persepolis, Pasargade, Naqsh-e-Rostam, all’Iran Bastan di Shiraz e a luoghi dello zoroastrismo. Tutte cose che da tempo sognavo di vedere e che mai avrei creduto di poter vedere dato che l’Iran viene costantemente dipinto come un postaccio dove impiccano la gente per strada, quando non la lapidano o non la mutilano col taglio della mano e altre simili prelibatezze, e dove le donne sono una specie di soprammobile alla mercé del capriccio maschile o peggio ancora clericale. Il programma di viaggio mi pareva irreale anche perché, oltre a condensare il meglio del meglio riguardo le origini delle umane civiltà, elencava una sfilza impressionante di visite alle più belle moschee del mondo islamico, cosa molto strana visto che ci viene raccontato da mane a sera che noi infedeli nelle moschee non ci possiamo mettere piede pena il linciaggio o qualcosa di simile. E anzi, come se il programma fosse stato scritto da un marziano del tutto all’oscuro della “realtà iraniana”, erano previsti perfino incontri con la comunità cristiana, ebraica e zoroastriana.

Peccato solo che non era prevista una visita anche a Susa, oggi Shush, nell’antico Elam, dove ben 6.000 anni fa è nata la scrittura, vale a dire il linguaggio scritto. Forse la scrittura era già nata nella vicina Mesopotamia, con il linguaggio detto di Uruk IV, ma è nell’iranica Susa che sono meglio documentati il suo esordio come segni di pura e semplice registrazione delle tasse dovute al Palazzo e al Tempio e il suo lungo cammino per diventare quel rivoluzionario e insostituibile mezzo di comunicazione che ancora oggi utilizziamo e continuamente miglioriamo. Continua a leggere

Sprofondiamo nel coma dell’intelligenza critica e dell’odio verso “gli altri”. Ecco perché hanno buon gioco i Berlusconi, i Maroni, gli Sgreccia, i Lapo, gli ultra sionisti affamati di altre pulizie etniche. Il tutto mentre i nostri mass media e politici vanno a caccia di veline e mutande sotto l’arco di Tito….

Avrei voluto scrivere oggi la seconda punta del mio viaggo in Iran con alcuni colleghi del Gruppo cronisti lombardi, ma l’incalzare della cronaca con fatti gravi e gravissimi non solo in campo politico mi costringe a farla slittare a domani o dopodomani.
E’ francamente raggelante il balletto se l’avvocato inglese Mills abbia ricevuto i famosi 600 mila dollari di non disinteressato regalo da Berlusconi in persona o no, come se l’eventuale non averli ricevuti da lui significhi automaticamente che Berlusconi è innocente. Il fatto è che da chiunque abbia ricevuto quei soldi Mills è arci dimostrato, dai documenti dell’inchiesta giudiziaria, che l’azienda miniera d’oro del nostro capo di governo, cioè la Fininvest, ha commesso varie grandi illegalità per trarne grandi vantaggi illegali. Si dà il caso che la Fininvest è proprietà privata dei Berlusconi. O no? Quindi in ogni caso buona parte della sua ricchezza ha origini non lecite. Per non parlare del fatto che Mills si occupava anche di creare una serie di “scatole cinesi” onde rifornire di quattrini (almeno) di non chiara origine e di chiara frode verso il fisco due figli di Berlusconi, Marina e Piersilvio, che oltretutto dirigono la stessa Finivest.
Insomma, ce n’è più a sufficienza per cacciare Berlusconi e fargli avere grosse noie giudiziarie, qualora fossimo un Paese civile. Per non parlare delle ribalderie per le quali è riuscito a beffare la giustizia solo grazie a leggi fatte fare su misura dai circo Barnum dei suoi nani, ballerine compiacenti e avvocati ancor più compiacenti. In un Paese civile basterebbe il continuo ringhiare contro la magistratura e la stampa, due cardini della democrazia, per mandare a casa – e con somma vergogna – un capo di governo come Berlusconi, che nella sua volgarità e minacciosità ha ormai superato anche il Caimano di Nanni Moretti: quando ho visto il film mi sono detto che Moretti aveva esagerato. Ora non lo disco più. Viene il voltastomaco a leggere i “ragionamenti” dell’avvocato e parlamentare Nicolò Ghedini, che con il miglior stile azzeccagarbugliesco – riccamente pagato dal grande capo di Arcore – cerca di far fessi i giornalisti e i lettori. Il dramma è che ci riesce, perché per quasi tutti i miei colleghi il problema si riduce – inspiegabilmente – a chi ha dato i soldi a Mills, il Cavaliere o un suo stalliere.
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Iran: come sempre, il diavolo non è brutto come lo si dipinge. Anzi, sorpresa: l’Iran non è affatto il diavolo

Chi vincerà le elezioni presidenziali, inshallah?
“Chi verrà scelto dal popolo”.
Certo, ma – chiunque vinca – lei non crede sia comunque auspicabile un cambiamento?
“Il cambiamento ci sarà e sarà molto grande. L’opinione pubblica mondiale ne sarà sorpresa”.
E quali saranno i temi del cambiamento? Per esempio, quali sono i punti centrali del suo programma?
“Lo sviluppo economico, la politica estera, i diritti civili e i diritti delle donne”.
Ad Esfahan, mentre entriamo nella cattedrale cristiana armena di S. Gregorio, nota anche come cattedrale di Vank, la nostra guida Reza Sayah (a destra in entrambe le foto, con gli occhiali da vista) riconosce tra le guardie del corpo che lo circondano per farlo uscire senza intoppi Mehdi Karroubi, presidente del parlamento e – con Mir-Hossein Moussavi – uno dei due candidati riformisti alla presidenza della repubblica islamica dell’Iran, e con presenza di spirito gli grida al volo: “Presidente, sono con un gruppetto di giornalisti italiani in visita turistica. Perché non si fa intervistare?”. Karroubi è colto di sorpresa quanto noi e gli uomini della sua scorta, ma si ferma sorridendo forse solo per salutarci. Presi alla sprovvista, i miei colleghi si traggono d’impaccio additandomi: “Su, fagli delle domande”. Totalmente impreparato e anche incredulo, ho reagito d’istinto con la prima domanda, fin troppo diretta: tant’è che ho pensato bene di ingentilirla terminando con la parola “inshallah”, cioè “a Dio piacendo”. Poi è una giovane collega a chiedergli quali siano esattamente i punti del suo programma politico. E quando Karroubi nomina i diritti civili e quelli delle donne a volergli far domande siamo in molti, l’incontro casuale rischia di diventare una assemblea compresi i passanti e i curiosi, ma gli appuntamenti del candidatio presidenziale e l’insistenza della scorta non gli permettono di fermarsi se non per pochi minuti.
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Da Paese di Pulcinella a Paese di Berlusconi e Lady Veronica. Le mutande e il gossip al posto dei programmi politici. In tanta sporcizia, il Vaticano aumenta il suo potere. Evitiamo almeno di pagare il canone di serva Rai

Non credo che l’ultrasettantenne Berlusconi sia arrivato alla depravazione di farsela con minorenni. E’ più probabile che alla famosa festa di compleanno ci sia andato per motivi meno pecorecci, lui che non ha mai dismesso la dimensione un po’ goliarda, un po’ gaglioffa e un po’ da intrattenitore non solo da navi di crociera, attività che da giovane ha esercitato per davvero. Del resto ai primi dello scorso ottobre, nonostante l’incalzare di impegni internazionali in quel di Parigi, aveva già fatto un’altra allegra improvvisata serale piombando a una festa privata nella discoteca Lotus, dalle parti della “movida” milanese di corso Como. Con annessa capatina anche alla discoteca Luminal. Con dichiarazioni in strada alle 5 di mattina da far ridere anche un cadavere, ma forse non la signora Veronica Lario in Berlusconi: “La notte dormo molto poco. Se dormo tre ore poi mi resta energia sufficiente per fare tre ore d’amore” ( http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/politica/berlusconi-discoteca/berlusconi-discoteca/berlusconi-discoteca.html ). Boom! Con chi? Affari suoi. Fatto sta che se scopa tre ore di fila per giunta ogni notte significa che oltre al trapianto di capelli e di prostata devono avergli fatto anche un trapianto del “coso”, mettendogliene uno di legno, che non si affloscia mai, o ad orologeria per durare 180 minuti tondi tondi. Mah. Strano comunque che in queste ore di “scandalo” per la ragazza di Casoria e il divorzio da Veronica del nostro capo di governo nessuno si ricordi del Berluscao Meravigliao del Lotus e annesse dichiarazioni ipermandrillesche. Ah, la stampa…. No comment.
Ciò premesso, credo che la signora Veronica, che in quanto prima amante di lungo corso e poi moglie di Berlusconi non credo sia un esempio di moralità, se vuole divorziare dal marito male ha fatto a strombazzarlo Urbi et orbi tramite la stampa, Repubblica per l’esattezza. Vuole divorziare? Si accomodi. Affari suoi. A noi che ci frega? Il marito va con minorenni? Lei ha tentato di togliergli il vizietto, senza riuscirci? Beh, vada a raccontarlo e documentarlo in tribunale, tramite un buon avvocato divorzista che lei certo si può permettere. Invece anche la signora si è sentita in dovere di comportasi da First Lady e di scambiare gli affari di mutande in affari di Stato e di pasto per l’opinione pubblica come fossimo neppure dalla De Filippi o al Maurizio Costanzo Show o a Porta a Porta, ma a Novella 2000.
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1) Impiccagione di Delara Darabi: perché la notizia è stata fatta sparire? 2) Abbiamo pianto a lungo Calipari: perché ce ne freghiamo invece della ragazzina uccisa nelle stesse condizioni di Calipari dai nostri soldati in Afganistan? 3) “Veronica for President”?

Cercherò di andare per ordine e di evitare di farmi prendere da un eccesso di sdegno.

1) – Ho deciso di scrivere sul caso della 23enne iraniana Delara Darabi impiccata per un delitto commesso – se lo ha commesso – quando aveva 17 anni, cioè quando era minorenne. La notizia mi ha indignato anche per la faccenda del cappio messo al collo della povera Delara dal giovane figlio della sua presunta vittima, giovane che comunque è anche un suo parente. Ho deciso perciò di documentarmi, a partire dal rileggermi l’articolo che avevo letto sulla home page di Repubblica on line, ma con mia sorpresa l’articolo non c’era già più. L’ho perciò cercato nell’archivio del sito di Repubblica, ma la sorpresa si è trasformata in stupore: l’archivio infatti mi rispondeva che non esiste nessun artizolo di Repubblica su tale argomento. Piuttosto perplesso, mi sono messo a cercare tramite Google gli articoli dei vari giornali e siti sull’argomento, ma lo stupore si è trasformato in sgomento: man mano che cliccavo sui singoli link elencati da Google mi si apriva sempre la stessa pagina: “The page cannot be found”, come a dire che l’argomento non era mai esistito o è stato cancellato. Ma se è stato cancellato, perché lo hanno cancellato? Ho digitato di nuovo nell’archivio di Repubblica on line e poi anche su quello dell’edizione on line del Corriere della Sera le parole “impiccata in Iran la pittrice 17enne Delara Darabi”, ma mi hanno lasciato entrambi di sale. Quello di Repubblica ripete che non esiste nessun articolo in merito (  http://ricerca.repubblica.it/repubblica?query=impiccata+Delara+Darabi&view=archivio ), mentre quello del Corriere li riporta tutti (  http://archiviostorico.corriere.it/searchresultsArchivio.jsp?xslUrl=http%3A%2F%2Fwww.corriere.it%2Ftools%2Fsearchcorriere%2FtemplateAdsArchivioCorriere.xsl&adsEnvironment=corriere&channel_par=corriere&num_par=0&numas_par=10&offsetas_par=0&ordas_par=DATA&ordasdir_par=DESC&ad_par=w6n3&adpage=1&start=0&hl_par=it&searchor=&searchand=Impiccata+Delara+Darabi&searchtext=&cosa_cercare=Impiccata+Delara+Darabi&dove_cercare=on&searchsign=&src_dal_giorno=&src_dal_mese=&src_dal_anno=&src_al_giorno=&src_al_mese=&src_al_anno=&order=DESC&src_testata_01=corsera&cerca=cerca ). Continua a leggere

Scienza e tecnologia

La scienza è una forma di conoscenza. Non è astratta come la filosofia, ma implica un’applicazione pratica, determinando un collegamento con la tecnologia.

Un’applicazione della filosofia può essere quella della politica, in maniera molto naturale e consequenziale. Ma non si può parlare di applicazione naturale della filosofia alla scienza, a meno che non s’intendano altre scienze astratte, come p.es. la matematica, la geometria ecc.

Viceversa nell’epoca moderna, quando si parla di scienza astratta, s’intende sempre qualcosa avente una pratica applicazione (p.es. la matematica applicata al calcolo automatico o all’informatica).

Per noi occidentali la tecnologia è parte costitutiva della scienza, al punto che facciamo fatica ad attribuire rilevanza scientifica a quelle forme di pensiero che non possono avvalersi di dimostrazioni pratiche, concrete, laboratoriali, e quindi riproducibili.

Il bisogno di darsi delle applicazioni pratiche per dimostrare la validità di determinate conoscenze astratte (che poi diventano “scientifiche” quando appunto trovano riscontri concretamente verificabili) è un bisogno primordiale, nato con la nascita dell’uomo.

Tuttavia solo in epoca moderna la scienza ha avuto un impulso straordinario. Ora qui dovremmo chiederci se questo nesso strutturale di scienza e tecnologia poteva svolgersi in maniera diversa, rispetto a quanto è accaduto a partire dall’epoca borghese, e se sì in che modo.

Noi non possiamo mettere in discussione che la conoscenza sia un diritto dell’uomo, però non possiamo accettare che questo diritto venga usato contro l’uomo stesso e l’ambiente in cui vive.

Il diritto alla conoscenza va gestito dal diritto a vivere un’esistenza umana. E perché sia umana, l’esistenza deve basarsi sulla soddisfazione del bisogno: bisogni collettivi, decisi dalla collettività.

Se il bisogno non viene gestito democraticamente, neppure lo sviluppo della conoscenza sarà democratico. E la prima forma di democrazia del bisogno, quella più elementare, primordiale, è l’esigenza di tutelare l’ambiente in cui si vive.

Se non c’è rispetto della natura, del suo bisogno di esistere e di riprodursi, non ci può essere rispetto del bisogno dell’uomo, poiché l’uomo, senza natura, non esisterebbe neppure, non avrebbe “natura umana”.

La natura umana è riproducibile solo naturalmente? Sino alla nascita dell’ingegneria genetica, sì. Oggi scienza e tecnica sono in grado d’intervenire anche artificialmente sul momento della riproduzione umana.

Tuttavia noi ancora non possiamo sapere quali conseguenze sul fisico e anche sulla nostra psiche potranno generare queste riproduzioni artificiali. I risultati sugli animali non sono stati esaltanti e anche quelli sulle piante sono forieri di problemi più gravi di quelli per la soluzione dei quali s’era voluto fare degli esperimenti azzardati.

La natura è maestra di vita, soprattutto in considerazione del fatto che non è stato l’essere umano ad averla prodotta, ma il contrario. La natura ha un’esperienza, collaudata nel tempo, infinitamente superiore a quella degli esseri umani.

Qualunque modificazione che l’uomo compie nei confronti della natura, avrà necessariamente delle conseguenze su lui stesso.

Le auto da Togliattigrad a Detroit. I virus dal Messico agli Usa e oltre. Dopo i nani, le nostre ballerine e Veline da Roma a Bruxelles

La faccenda della febbre suina già degradata a virus influenzale per le proteste dei grandi allevatori di maiali ha qualcosa di surreale. Il tam tam è partito sparando la notizia (?) di oltre 100 morti in Messico diventati rapidamente oltre 150, poi ridotti dopo pochi giorni a sole 4 vittime “certe”, e paventando una pandemia più o meno del tipo della febbre spagnola, che fece qualche milione di vittime in tempi abbastanza recenti. Ora pare si tratti di un virus influenzale abbastanza simile a quello del 1977, quando era di moda parlare di “asiatica”. Fin qui, siamo a metà strada tra il solito circo Barnum dei mass media sempre più drogati dal bisogno di fare audience, e sempre più sprofondanti nel pressappochismo, e l’incapacità dei pubblici poteri di essere all’altezza della situazione non solo quando si tratta di bombardare o invadere militarmente terre altrui. A furia di drammatizzare pericoli inesistenti, come le bombe atomiche (?) una volta dell’Iraq e ora dell’Iran, quando invece semmai i pericoli sono sempre più le atomiche benedette dagli Usa in Pakistan, si finisce col restare vittima dell’abitudine di spararla grossa. Continua a leggere