Andrea Segre, la resistenza civile va al cinema

Andrea Segre, unico italiano, è stato selezionato dall’ultimo festival di Cannes per la sezione “Atelier” con la sceneggiatura di “Shun Li e il poeta”, scritta a quattro mani con Marco Pettenello, più l’aiuto di Erri De Luca (non si esclude possa far parte anche del cast come attore) e di Marco Paolini. Una soddisfazione non da poco per il giovane regista padovano (annata 1976) ma anche una preziosa, concreta opportunità: “Tra il centinaio di progetti di autori emergenti ma non alle prime armi individuati dai talent scout della Cinefondation, che gestisce il festival su incarico dello Stato, solo 15 sono arrivati a Cannes. Per tutta la durata del festival ho avuto uno spazio in cui promuovere il mio lavoro incontrando finanziatori e distributori altrimenti irraggiungibili. Si sono dimostrati interessati alcuni distributori francesi, con cui cercheremo di concretizzare un accordo durante l’estate”. Il film, che verrà girato tra la fine di quest’anno e la primavera del 2010, può già contare sulla produzione della padovana JoleFilm (Francesco Bonsembiante e Marco Paolini) e della francese Aeternam Film. Iniziative di promozione e aiuto dei giovani registi non mancano nei migliori festival, da Berlino al Sundance. Unico assente ingiustificato è quello di Venezia: “E’ stato molto criticato per questo, mentre a Roma hanno iniziato l’anno scorso, scontrandosi però con la grande diffidenza dei distributori e produttori italiani”.

“Shun Li e il poeta” sarà il tuo primo lungometraggio di finzione, non di fiction, come ci tieni a precisare: “Tanti miei colleghi coetanei, alcuni già collaudati, si ritrovano a lavorare in questo format televisivo che limita la creatività e la scrittura. Nella fiction infatti l’autorialità non conta nulla, lo stile o il nome del regista idem. Tant’è che la regola numero uno è che in qualsiasi momento sia “agganciata” dallo zapping del telespettatore storia e personaggi devono essere immediatamente riconoscibili, comprensibili”.

E’ da tempi non sospetti, dal lontano ’98, che fai documentari, un genere che solo negli ultimi anni sta avendo un certo successo, anche di pubblico, qui in Italia. Un interesse insperato, prima del boom di Michael Moore nelle nostre sale…” Il documentario è l’unica vera, bella novità del cinema italiano. C’è una nuova capacità di raccontare il reale che conquista un notevole successo, basta pensare a “Gomorra”. Ci sono nuovi narratori, cresciuti da un humus molto fertile, che condividono un ampia tensione civile. Anche nel cinema si sono così attivate reti di resistenza civile in tutta Italia, pronte a scalfire finalmente anche l’interesse dei produttori, solitamente molto diffidenti verso il documentario”.

Da qualche anno vivi a Roma, per ragioni di lavoro e di famiglia, ma con il tuo prossimo film ritorni in Veneto: “Da sempre sono due le tematiche che mi interessano: l’impatto della crescita economica e l’immigrazione. Il Veneto è un laboratorio perfetto per seguirle entrambe. Non mi ha mai convinto l’equazione più ricco = migliore. I vantaggi concreti si accompagnano inevitabilmente alla nascita di altri tipi di problematiche su cui riflettere, e che portano i veneti a non esser e pronti verso nuovi tipi di evoluzione della società, immigrazione in testa. Una realtà che racconterò in “Shun Li”, nell’incontro a Chioggia tra una barista cinese e un pescatore-poeta “indigeno” ”.

La musica quanto è importante nei tuoi lavori: semplice sottofondo o personaggio? “Negli ultimi 3 miei lavori ho collaborato con la Piccola Bottega Baltazar, che conoscerai bene anche perché è di Padova. E’ stata una collaborazione molto positiva, anche perchè molto diversa in tutti e tre i casi. Siamo passati dall’utilizzo di loro pezzi già scritti (Che cosa manca), alla costruzione parallela di montaggio e musiche (La Mal’ombra), alla creazione di una colonna sonora fatta di suggestioni costruite senza aver mai visto le immagini (Come un uomo sulla terra). Mi piacerebbe continuare a lavorare con loro perchè sono tecnicamente degli ottimi musicisti, artisticamente attenti e curiosi e musicalmente capaci di contaminare tradizioni che a me piacciono molto. Ma il mio guru musicale resta e rimarrà sempre Francesco Cressati (padovano), con cui ho condiviso gran parte del mio percorso registico e a cui devo tutto ciò che ho capito della musica negli ultimi 10 anni”.

Infoweb http://andreasegre.blogspot.com