7 aprile 1979: la lezione è sempre attuale, ma nessuno impara. Si insiste negli stessi clamorosi errori, quasi sempre disonesti

Sono passati ormai ben 30 anni dal 7 aprile 1979, quando di primo pomeriggio mi trovai in manette assieme a un’altra dozzina di miei amici e conoscenti famosi, da Toni Negri a Franco Piperno, da Oreste Scalzone a Luciano Ferrari Bravo ed Emilio Vesce, accusati in blocco dal sostituto procuratore di Padova Pietro Calogero di essere i responsabili del rapimento e dell’uccisione dell’onorevole Aldo Moro, uomo di punta della Democrazia cristiana e di qualche governo, e i membri della direzione strategia del’intero terrorismo di sinistra italiano: dalle Brigate Rosse alla cosiddetta Autonomia Organizzata (“cosiddetta” perché non ho mai visto nulla di più disorganizzato) passando per Prima Linea. Mi spiace molto non poter essere il 7 di questo mese a Padova a rimembrare quei giorni assieme ai superstiti – alcuni infatti purtroppo non ci sono più – di quella straordinaria esperienza non solo giudiziaria, ma anche umana e – nei confronti di molti – anche disumana. Le tragedie quando sono basate sull’ignoranza e sulla supponenza hanno sempre anche un lato ridicolo.

E infatti. Nel carcere romano di Regina Coeli, dove mi sbatterono dopo qualche settimana passata nelle carceri di Bassano e Venezia, potei finalmente leggere il mostruoso e voluminoso mandato di cattura (su 80 pagine, ne lessi solo poche, mi pareva tutto troppo irreale, assurdo, manicomiale) e scoprii così che ero accusato non solo di una quantità industriale di omicidi, ma perfino di non aver pagato il bollo della Renault rossa in cui era stato rinvenuto il cadavere di Aldo Moro.Il processo è stato l’inizio della demolizione del cosiddetto antagonismo sociale, un modo per togliersi dai piedi gli intelligenti senza collare, i “capi” o presunti tali comunque sospetti e non addomesticabili. Non a caso il sociologo Francesco Alberoni ha scritto che il fenomeno della moda italiana è esploso a Milano a partire dal ’79, quando “finalmente si respirava aria nuova”. Il botto del 7 aprile 1979 è stato innescato, a detta dell’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, da me interpellato nel 2004, dal Pci che aveva passato alla polizia gli elenchi di tutti coloro che dopo la fine degli anni sessanta per un motivo o per l’altro non avevano rinnovato la tessera del partito. Io non l’avevo rinnovata nel ‘66 o ’67, ed ero comunque sospettabilissimo: ero infatti corrispondente e collaboratore fisso de L’Espresso e di Repubblica, nonché capo servizio del Mattino di Padova, che ho contribuito a fondare per conto di Giorgio Mondadori reperendo quasi tutti i giornalisti da assumere ed alcuni soci locali per la neonata società editoriale Giorgio Mondatori e Associati. Ma non avevo in tasca nessuna tessera di partito.

Come se non bastasse, mi occupavo specie per L’Espresso di terrorismo, prima di destra e poi anche di sinistra. In più, negli anni caldi dal 1968 fino alla partenza per il servizio militare nel ’70 o ’71 ero stato il presidente dell’intera Assemblea d’Ateneo (oltre che della facoltà di Fisica, dove ero iscritto) e abitavo alla Casa dello Studente Fusinato, su decisione dell’assemblea degli studenti che ne gestivano la lunga occupazione, ospitato nella foresteria di solito riservata a docenti in visita all’Ateneo, Nel febbraio 1973 avevo pubblicato il mio primo libro, “Il silenzio di Stato” (Sapere Edizioni. Di recente ho saputo che nel ’78 ne è stata fatta una edizione a mia insaputa), e avevo aiutato poco prima L’Espresso e suo tramite la magistratura milanese a scoprire che le valige utilizzate nella strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 69 erano state comprate nella valigeria di Piazza Duomo a Padova, vicina alla Bettola Dal Capo dove usavo mangiare e a fianco del bar Duomo dove sempre bevevo il caffè. I giornali e la Rai, cioè gli inquirenti che imbeccavano sia questa che quelli, avevano invece sostenuto, mentendo a bella posta, che si trattava di borse non in vendita in Italia.

Di fatto la mia carriera di giornalista è iniziata con quel libro, della preparazione del quale vennero a sapere a L’Espresso a Roma perché ne diedi anticipazioni in una assemblea alla Fusinato e quindi le voci iniziarono a circolare. Come si legge cliccando sotto la mia fotina nella home page del blog, L’Espresso spedì il famoso inviato “pistarolo” Mario Scialoja, giornalista di razza come ce ne sono pochi e al quale devo molto, a parlarmi per farsi dare delle anteprime. Raccontai a Scialoja che uno studente di ingegneria che nel ’69 abitava con me in via Oberdan 2 possedeva una borsa del tipo usato per gli attentati del 12 dicembre, caratterizzato da una chiusura metallica particolare: il profilo di una testa di gallo, logo della ditta tedesca Mossbach&Grueber. Raccontai anche che inutilmente tre giorni dopo gli attentati quel mio amico – di ritorno dal fine settimana a casa dei suoi a Treviso – tentò su mio consiglio di andare a mostrare in questura la borsa e a dire dove l’aveva comprata. Uscito di casa alle 11 di mattina, dopo pochi metri aveva incontrato davanti al palazzo del Bo un noto commissario della squadra politica e gli aveva mostrato la borsa, ma era stato liquidato con una risata: “Non ci interessa, sappiamo già chi è il colpevole”. Una delle cose che in quell’occasione mi colpì fu che il presunto colpevole, l’anarchico Pietro Valpreda, venne arrestato a Milano alle 12, cioè un’oretta dopo quelle parole del commissario, che evidentemente già sapeva della montatura in atto. Mi ripromisi di rendere nota quella strana storia, ma all’epoca io il giornalismo non sapevo neppure cosa fosse, ero solo uno studente lavoratore e molto fuoricorso, inoltre non avevo ancora fatto il servizio di leva e sicuramente ero nella “lista nera” degli apparati statali più o meno “riservati”. Il giorno dopo la strage di piazza Fontana infatti sia la polizia che i carabinieri vennero a perquisire il mio appartamento in via Oberdan e con ben tre mandati di perquisizione: uno per me, uno per il mio coinquilino e uno per la sua ragazza, che abitava con noi. Il mio timore di scherzi da prete durante la “naja” se avessi fiatata sulla faccenda delle borse e dintorni era quindi giustificato, ecco perché il libro ho iniziato a scriverlo dopo il congedo a fine leva militare.

Scialoja portò al magistrato milanese Gerardo D’Ambrosio la borsa che recuperammo dal mio ex inquilino e sparò su L’Espresso la notizia che quelle borse si vendevano anche in Italia, per giunta nel Veneto della cellula neonazista del padovano Giorgio Franco Freda…. La pista anarchica crollò come panna montata irrancidita di colpo e venne fuori clamorosamente la realtà dei “servizi” deviati e della complicità dello Stato in quella stagione di attentati culminati nella strage del 12 dicembre ’69. Era la strategia della tensione, a base di bombe, per spingere il Partito comunista sempre più verso l’accettazione del “sistema” e dei suoi vizi, strategia per porre anche un argine alle conquiste dei lavoratori e ricacciare indietro l’onda lunga di quella che era allora la classe operaia. Il “blitz” del 7 aprile servì di fatto a certi apparati anche per vendicarsi di quei miei “colpi” giornalistici. Quando mi arrestarono, il giornale Repubblica si guardò bene dallo scrivere che ero il suo corrispondente da Padova e di fatto dalle Tre Venezie: si limitò a dire che ero caposervizio del Mattino e collaboratore de L’Espresso. Però L’Espresso mi diede il miglior avvocato d’Italia, Adolfo Gatti, e con Repubblica si accollò tutte le spese processuali. Purtroppo però quando fui scarcerato e non rispettai l’invito di Scalfari a non difendere quelli con cui ero stato arrestato, su Repubblica non mi fecero più scrivere. Scalfari, non uso a essere disobbedito, si arrabbiò molto perché la prima cosa che feci appena tornato a Padova fu una conferenza stampa a Scienze Politiche nel corso della quale sostenni che certi magistrati padovani erano dei “mentecatti”, espressione che venne riportata dall’Ansa e dai giornali alla lettera. Appena uscito da Rebibbia, Scalfari mi fece prelevare da un’auto di Repubblica e portare al suo cospetto in redazione a Roma. Mi invitò ad andarmene “per qualche mese in ferie e a tacere perché questa del 7 aprile è una storia molto sopra le nostre teste”. Gli risposi che non potevo accettare perché proprio dalla sua scuola giornalistica avevo imparato che quando si morde un polpaccio non bisogna mollare la presa a nessun costo: “Su Repubblica avete scritto che noi imputati del 7 aprile siamo o tutti colpevoli o tutti innocenti.

Bene: sul mio ordine si scarcerazione c’è scritto che i magistrati romani già sapevano che io, spedito loro in manette dalla Procura della Repubblica di Padova, col caso Moro, Br, ecc, non c’entro assolutamente nulla. Se ne deduce, proprio con la logica di Repubblica, che sono innocenti anche tutti gli altri coimputati”. Ecco perché una volta scarcerato non potevo che fare come sempre il mio mestiere di giornalista, evitare cioè di avvalorare accuse del cavolo e battermi invece perché fosse fatta piena luce, fosse cioè riconosciuta l’innocenza di persone in galera, alcune delle quali conoscevo da anni, erano miei amici e mai ne avrei tradito l’amicizia. Ecco perché Repubblica/Scalfari mi fece fuori. Persone come Emilio Vesce e Luciano Ferrrari Bravo si fecero invece fino a sette anni di galera gratis: li avrei fatti anch’io se L’Espresso mi avesse mollato. Oggi è impossibile che un giornale si comporti come L’Espresso di allora: il panorama giornalistico mostra più che altro macerie e schiene curve, grazie alla scomparsa dell’editore “puro”, che di mestiere fa cioè solo l’editore, come era il caso di Carlo Caracciolo, e il dilagare della genia di editori che usano i giornali e le tv come taxi per dare passaggi ai politici dai quali poi avere favori, se non come scale per l’arrampicata al potere (vedi alla voce “Berlusconi Silvio”…..). E’ legittimo anche il sospetto che il “blitz” del 7 aprile servì in realtà a depistare le indagini sul caso Moro quando la pista era ancora calda. A capo dei vari servizi segreti e nei gangli più sensibili anche del ministero dell’Interno c’erano infatti quelli della P2, che la apposita commissione di indagine parlamentare presieduta da Tina Anselmi appurò essere dediti ai depistaggi più vari. Il “teorema” dell’unità “Brigate Rosse/Prima Linea/ Autonomia Operaia Organizzata” era un teorema basato sul nulla più assoluto, tant’è che crollò miseramente già prima del processo.

Il “teorema” servì però per stroncare anche l’opposizione nemica del terrorismo, ma comunque extraparlamentare e pericolosamente intelligente perché in grado di capire il nuovo e spiegarlo. Una opposizione alla quale io non appartenevo come militante, però facevo il giornalista come credo che vada fatto, cioè senza riverenze, senza leccare i piedi o fare sconti a nessuno. L’allora ministro dell’Industria Toni Bisaglia, venetissimo, ex preferito dell’ex grande capo democristiano Mariano Rumor, fu a un passo dal doversi dimettersi perché scoprii un suo conflitto di interessi che oggi farebbe ridere i polli, visti i giganteschi conflitti di Berlusconi, ma allora fece scandalo: lui, che aveva varato l’aumento dei “premi”, cioè dei costi, delle polizze assicurative, era socio nell’agenzia padovana delle Assicurazioni Generali! Lo scrissi su Repubblica e Bisaglia, evitate per un pelo le dimissioni, si vendicò pretendendo e ottenendo da Mondadori nel dicembre ’78 il mio licenziamento dal Mattino, licenziamento annullato dal pretore del Lavoro Luciano Jauch. Formalmente fui coinvolto nel “blitz” del 7 aprile perché a detta di due persone – Renato Troilo e Severino Galante – la mia voce assomigliava a quella del brigatista che telefonava a casa dei Moro durante la prigionia del rapito. Negri era accusati di essere l’autore di una telefonata brigatista, a me invece – sapete bene che sono sempre stato logorroico – ne appiopparono cinque! La voce dei due telefonisti, che anni dopo si venne a sapere essere Valerio Morucci e Mario Moretti, il primo addebitato a me e il secondo a Negri, erano state fatte diffondere dal ministero dell’Interno fornendo a radio e televisioni alcune intercettazioni telefoniche.

Pur in carcere con accuse di una gravità pazzesca, L’Espresso non mi mollò, non tolse il mio nome dall’elenco dei suoi giornalisti nel tamburino della gerenza e mi pubblicò due articoli che ero riuscito a fargli recapitare dal carcere. L’avvocato Gatti fu eccezionale: dopo tre mesi, due dei quali in isolamento stretto con soli 30 minuti di “aria” al giorno in solitudine, ero fuori. Del resto a Roma anche i sassi, e certo anche gente di alto livello non solo del Pci, sapevano che la voce fatta diffondere dal ministero dell’Interno via radio e tv era quella di Morucci: lo sapevano per conoscenza diretta, per il semplice motivo che Morucci, che a Roma era vissuto, aveva studiato e si era laureato, aveva amicizie e frequentazioni anche di rango. Ma veniamo ora al vero problema, che si ripete sempre: il caso 7 aprile fu in realtà un sequestro e un processo di massa a mezzo stampa. A tenere gli imputati in galera era il baccano dei mass media, che avvaloravano man mano le balle più colossali rifilate dagli inquirenti che non sapevano più come tenere in piedi una montatura tanto mostruosa quanto vacua. Venne sparata la “notizia” che Toni Negri aveva parlato con un magistrato milanese per organizzare l’uccisione del magistrato Emilio Alessandrini. Si strombazzò Urbi et orbi che a casa mia era stata trovata la bozza originale della “risoluzione strategica” delle Brigate Rosse su Moro. Il mio collega de L’Europeo Roberto Chiodi giunse a scrivere che “l’ergastolo a Nicotri non glielo toglie nessuno perché una perizia fonica eseguita prima del suo arresto dimostra senza possibilità di dubbio che la voce del telefonista delle Br è la sua”. Perizia ovviamente mai avvenuta. Porcheria nella porcheria, non ho mai saputo che fine hanno fatto la mia querela per diffamazione contro Chiodi e le altre querele contro altri giornali con articoli cialtroni e mascalzoni: il palazzo di Giustizia di Roma era capace di questo ed altro, non a caso si era guadagnato il soprannome di “porto delle nebbie”.

E del resto Chiodi, quando in seguito venne assunto a L’Espresso nell’88, nella redazione di Roma dove in quel periodo lavoravo anch’io, non ebbe mai la decenza di chiedermi scusa. “E il giornalismo, bellezza”, si potrebbe parafrasare con Via col vento…. Il giornalismo pessimo, però, non quello degno del nome. Embé, non tutti sono all’altezza di uno Scialoja. Appena quattro anni dopo il 7 aprile ’79, lo stesso uso vergognoso dei mass media è dilagato alla grande con il caso della scomparsa della cittadina vaticana Emanuele Orlandi, che ancora oggi, a 25 anni di distanza, si insiste a dire sia stato un rapimento, quando invece perfino il giudice Severino Santiapichi, lo stesso che a Roma ha presieduto il collegio giudicante del caso 7 aprile e poi anche del caso Moro, ha dichiarato a più riprese che si è tratto di un “rapimento mediatico”: cioè di balle rifilate ai mass media e da questi ingordamente avvalorate per nascondere i veri motivi della scomparsa della ragazza. Motivi che nulla hanno di politico, ma molto devono avere a che vedere con gli obbrobbri del Vaticano se dobbiamo giudicare dalla ostinata e documentatissima volontà della “Santa Sede” di tacere e sabotare l’inchiesta dei magistrati italiani. Il culmine dell’uso violento e politicamente finalizzato dei mass media è stato senza dubbio l’invasione dell’Iraq, avvenuta grazie alla campagna di stampa a base di panzane sulle “bombe atomiche” e altre armi di distruzione di massa che si è voluto far credere a tutti i costi che fossero in mano agli iracheni.

Oggi seminare la paura e l’odio verso i “diversi”è diventato normale: gli extracomunitari, i rom e i gli altri dannati della terra sono eternamente sotto accusa. In Italia dalla strategia della tensione tramite le bombe del ’69 si è passati alla strategia della paura e dell’insicurezza tramite i mass media sempre più irresponsabili, come se gli stupratori, i rapitori di bambini, i terroristi non più “rossi” ma islamisti, i rapinatori di tabaccherie e gioiellerie e altri barbari di vario tipo stiano in agguato dietro ogni angolo non appena usciamo di casa. Si tratta di una variabile rozza del classico “Divide et impera”. Ora non sono più i cosacchi, ma i musulmani, i palestinesi, gli arabi, i romeni e i rom che stanno per abbeverare i loro cavalli in piazza S. Pietro…. E’ il nostro nuovo modo di dirottare su capri espiatori di comodo e impossibilitati a difendersi la paura e l’insicurezza che nascono dalla mancanza, dalla perdita o dall’incertezza del posto di lavoro, dalla crisi del sistema produttivo più forte e minacciosa del solito, dal pericolo di “deriva argentina” dell’Italia. Gli antichi romani quando qualcosa andava male correvano a controllare se le vestali erano o no ancora vergini, e se non lo erano davano loro la colpa della sventura e le sotterravano vive. La strategia e l’uso del capro espiatorio è vecchia più del cucco, ma ha sempre funzionato. La gestione del potere costituito e di quello arrembante per perpetuarsi, per poter fare e giustificare le guerre, ha bisogno di costruire società percorse dalla paura e dalle paure. Che portano immancabilmente alla costruzione del capro espiatorio di turno, per scoprire solo dopo che si trattava di un nemico è fasullo. Si tratta di una strategia che oggi serve a Berlusconi – dominus delle televisioni sue e di quelle della Rai, oltre che di qualche giornale – per distogliere l’attenzione dalla crisi epocale in atto, nascondere il bilancio fallimentare dei suoi decantati governi e ministri al di sotto di ogni sospetto e poter eventualmente reprimere meglio le possibili banlieue future: se in Francia si comincia a temere che iniziano le rivolte di piazza, in Italia si impallidisce al pensiero di ciò che potrà avvenire a settembre, quando molti rientrati dalle ferie per tornare al lavoro non lo troveranno più. Tant’è che circola con insistenza la voce che Berlsuconi cederà palazzo Chigi a Gianfranco Fini, onde evitare che la dura repressione che potrà essere usata contro la piazza faccia sparire molto del pubblico delle sue televisioni mandando così in malora Mediaset e dintorni.

Ma si tratta anche di una strategia che serve anche a ciò che resta della sinistra per poter in qualche modo mettere una pezza alla sua mancanza di programmi, analisi e idee adeguate ai tempi. Quando non si sa più dove portare il gregge e su quali pascoli continuare a farlo ingrassare, è sicuro che il gregge inizia a sfaldarsi: nulla di meglio, per ricompattarlo e governarlo, della paura tramite i cani pastore che abbaiano, ringhiano, mostrano i denti e se necessario azzannano….. Dopo che la sinistra ha gridato “Al ladro, al ladro!” per l’intera stagione di Mani Pulite, ecco che con il governo Berlusconi si è passati al grido di “Al lupo, al lupo!”: i lupi sono gli immigrati extracomunitari, i rom e di fatto un po’ anche gli islamici in generale, che nei nostri pregiudizi e nelle nostra fobie hanno occupato almeno parte del posto lasciato vacante dopo la guerra dagli ebrei. Si è arrivati al punto che l’anoressia è diventata una malattia di massa perché si semina ad arte nelle giovanissime la paura di non essere sufficientemente “strafiche”, alte, magre, bionde, disinibite e, ovviamente, anche straricche. Milano è la capitale della moda così come del leghismo e del berlusconismo (e tralasciamo che è stata anche la culla del fascismo). Può parere assurdo che si voglia imporre soprattutto alle giovanissime un modello fisico nordico, per giunta di un nord Europa immaginario, comunque impossibile per le italiane e le mediterranee in genere, ma di assurdo non c’è nulla: anzi, è una ben precisa strategia funzionale al seminare la paura per meglio dominare e, in questo caso, anche vendere qualunque cazzata purché “griffata” e a prezzi ladreschi. L’insegnamento del 7 aprile è che non bisogna quasi mai credere ai mass media, specie alla tv. Bisogna rimanere critici e avere una propria visione critica del mondo, sapersela costruire: oggi tramite Internet e le tv satellitari si possono mettere a confronto le notizie e i giornalismi, il mondo dell’online permette di fornire e veicolare informazioni e giornalismi diversi dalla voce del padrone e dei padroni. Purtroppo i mentitori e i servi sciocchi molto prezzolati non pagano mai il fio delle loro menzogne.

Il Corriere della Sera e la Repubblica hanno dato per certo che nell’Iraq di Saddam Hussein “continua la costruzione di bombe atomiche”, e il settimanale Panorama, proprietà di Berlusconi, ha potuto avvalorare la gigantesca balla dell’”uranio del Niger comprato dall’Iraq per costruire bombe atomiche”, balla gigantesca ma utile a supportare la politica servile del padrone di Panorama nei confronti di un bugiardo disonesto e fallito come George W. Bush. Se i mass media del can can sul 7 aprile avevano le mani macchiate “solo” dell’incarcerazione di molti innocenti, quelli che hanno spianato la strada alla guerra all’Iraq hanno le mani sporche di sangue. molto sangue. Eppure né l’Ordine dei giornalisti né la magistratura procura loro un qualche fastidio. L’informazione, o meglio il controllo sull’informazione, è una merce più preziosa dell’oro, sia di quello giallo che di quello nero, vale a dire del petrolio in nome del quale si sono combattute, si combattono e si combatteranno ancora guerre rovinose.

301 commenti
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  1. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Faust (e Ber),
    io credo che la Cina non esporti tecnologie ma mano d’opera. Il suo livello tecnologico è molto basso. Si comporta grande cinismo, infischiandosene di ogni regola. Non che siano diversi dagli altri, fanno tutti così, ma gli altri hanno anche un’opinione pubblica di cui tener conto che in Cina non c’è.
    Parlare di rivoluzione a proposito della Cina è un’illusione. E’ un paese con un sistema capitalistico selvaggio, settecentesco, come quello del Padrone delle ferriere.
    Ti ho già detto che ciascuno è libero di sognare come vuole, io preferisco tenere i piedi per terra. Il capitalismo rimane un sistema molto più solido di quanto non si creda e la crisi che dovrà seppellirlo è lontana. E tu vuoi tutto e subito, cosa che non accade mai.
    Comunque tanti auguri ….. U.

  2. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    chiedi a Uroburo la ricetta e dopo me la passi!
    Sai com’è, io sarei capace di confondere conigli con lepidotteri, rane con frattaglie!
    Comunque lui ha ragione, un coniglio “ruspante” in salmì merita una cena!

    mandi Sylvi

  3. Anita
    Anita says:

    x Silvy

    Cara Silvy,
    anche noi siamo stati disprezzati in Francia e in Italia, da Roma in giu’.
    Non ora, vado indietro agli anni 60, 70 ed 80.
    Non sapevano che eravamo Italiani e capivamo e parlavamo la lingua meglio di loro.
    In Francia non mi ha fatto tanta meraviglia, ma in Italia proprio si’.
    In Italia l’antiamericanismo esisteva sin dall’ora.

    Anita

    PS: Ho visto i primi daffodils, non so’ il nome in Italiano, sono gialli col centro del fiore a trombetta.

  4. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    i narcisi!
    Sono i primi a fiorire dopo le viole e le pratoline.
    Annunciano le grandi fioriture. L’inverno se ne va!

    Sylvi

  5. Anita
    Anita says:

    x Uroburo

    Caro U,
    una e-mail mi ha detto che oggi avrei ricevuto un miracolo, si e’ avverato, sono d’accordo con lei sul post # 101.

    Il coniglio; mia mamma lo cucinava di frequente, in fricassea, in brodetto stretto ed anche la lepre in salmi’, papa’ era cacciatore, come pure i suoi fratelli.

    Ma vede, da quando abito negli US vedo i conigli ed i coniglietti nel mio giardino e non potrei piu’ mangiarli.
    Non li vendono, ma i vecchi Italiani li allevano ancora, due dei nostri cuochi me ne hanno fatto un regalo, gia’ puliti e tutto, non ho avuto il coraggio di cucinarli.

    (Beh, forse se fossi proprio affamata farei uno strappo… )

    Anita

  6. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    non è necessario che lei chieda ad Anita può chiedere direttamente a me. Personalmente poi trovo la sua ironia un tantin fuori luogo.
    Questa è una ricetta di famiglia ed ha circa centocinquant’anni. Naturalmente un coniglio ruspante ha una resa molto diversa da quelli di allevamento. U.
    ————————————————————-
    CONIGLIO IN UMIDO À L’ANCIENNE

    (dosi per quattro-sei persone)
    Ingredienti. Un coniglio da un chilo-un chilo e mezzo con le sue interiora intere (cuore, fegato, reni), 100-150 grammi di pancetta dolce a dadini, due etti di salsiccia fresca a pezzi di 4 centimetri, una carota, un gambo di sedano, un poco di prezzemolo, due spicchi d’aglio, mezza cipolla media, uno scalogno, alloro, 3-4 chiodi di garofano, un pezzetto di cannella lungo 2 cm., due pizzichi di noce moscata, cinque o sei bacche di pepe di vari colori, due o tre bacche di ginepro, rosmarino, salvia, timo, un bicchiere di vino rosso, olio d’oliva (originariamente due cucchiaio d’olio e 30 grammi di burro), sale, un bicchiere di brodo concentrato oppure un dado, una manciata di porcini secchi (o freschi se ne hai a disposizione).
    Esecuzione. Mettere in una casseruola olio (e burro) e scaldare bene la pentola, aggiungere il coniglio tagliato a pezzi, lavato e molto ben asciugato, senza le interiora, aggiungere la pancetta a dadini, rosolare a fuoco vivace per circa dieci minuti per asciugare tutta l’acqua che il coniglio lascia uscire creando anche una bella crosta di rosolatura, ovviamente senza bruciarlo. Aggiungere un abbondante bicchiere di un buon vino rosso di corpo e nerbo (ideale quello che poi si berrà durante il pranzo), far evaporare rigirando il coniglio, aggiungere tutte le verdure tritate grossolanamente, e tutti gli odori e le spezie. Aggiungere il brodo o il dado, abbassare il fuoco e coprire. Lasciar cuocere per almeno un’ora lentamente controllando la cottura e rigirando il coniglio, salare e lasciar cuocere coperto ancora una mezz’oretta a fuoco lento. Aggiungere la salsiccia tagliata a pezzi, mescolare bene ma delicatamente perchè non si rompa, aggiungere anche il fegato tagliato in due parti, il cuore ed i reni e fare cuocere per un’altra mezzoretta. Mettere i funghi secchi ad ammollare in acqua tiepida ed aggiungerli almeno un quarto d’ora prima della fine cottura, quindi poco dopo l’aggiunta della salsiccia.
    Per il sugo regolarsi aggiungendo un pochino di acqua dei funghi se troppo ristretto oppure se lo si vuole mangiare con la polenta, altrimenti restringerlo secondo il proprio gusto facendolo cuocere a fuoco vivo con la pentola scoperta per qualche minuto. Assaggiarlo ed aggiustare il sale. Quando si serve tagliare il fegato in tre o quattro parti ed a metà i reni ed il cuore.
    In generale il coniglio in umido deve essere ben cotto tanto che la carne si deve staccare senza alcuna difficoltà dell’osso.
    Il suo accompagnamento d’elezione è la polenta bramata alla bergamasca. Si accompagna con un buon vino rosso di corpo: ideale il barbera e in generale i vini rossi piemontesi o valtellinesi.

  7. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    grazie; in cambio le offro un ramoscello d’ulivo valdostano, che ho preso in Chiesa a Gressoney- Sant Jean, dove ci ha spedito CC con nostra grande soddisfazione!

    La sua ricetta è ricca, ma mi convince anche l’uso delle frattaglie che oggi sono neglette, segno di alimentazione dubbia dell’animale.
    Da noi comunque si trovano ancora conigli erbivori!

    Qui io userei un refosco, perchè la mia cantina è piuttosto scarna; avendo anche il marito astemio devo sempre aspettare compagnia per bere con gusto un calice di vino.

    Terrò la sua ricetta a ricordo, assieme al risotto, chissà che non si possa discuterla assieme,… senza ironia!

    Sylvi

  8. Pasquino
    Pasquino says:

    Tra le onde del mare
    strazianti i tuoi tormenti si perdono,
    e il vento tra le chiome
    ricorda i tuoi lamenti.

    Tra gli scogli
    si infrangono le tue paure,
    e il tuo profumo tra la sabbia
    ricorda le tue sofferenze.

    Rimpiangerai di avermi perso,
    rimpiangerai i bei momenti,
    rimpiangerai il nostro amore.

    Ma vaga tra i tuoi ricordi
    e perditi tra i tuoi sogni.

    Tra le montagne
    dolenti le tue grida echeggiano
    e la pioggia sulla roccia
    ricorda la tue pene

    Tra le lucenti stelle
    vagano tristi i tuoi pensieri
    e la luna nella notte
    fa risplendere le tue lacrime
    nelle tue gote.

  9. peter
    peter says:

    xAnita

    qui i tulipani ci sono gia’. Ne ho regalato un bel mazzo oggi ad una collega che ci sta lasciando

  10. Anita
    Anita says:

    x Peter

    I tulipani ci sono solo nei super markets.
    Fino a ieri i daffodils costavano un dollaro l’uno, sempre nei supermarkets.
    La colpa e’ della gente che li compra…

    Io ho eliminato daffodils e tulipani dal mio giardino, sono troppo alti e fragili ed il vento li sbatte giu’ appena sono in pieno fiore.

    Come vanno le tue viti?

    Anita

  11. ber
    ber says:

    Caro Uro,
    il comunismo si sta trasformado,…la russia e’ gia’ sulla via.
    Il progresso tecnologico arrivera’ in tempi brevi,…copieranno e
    faranno macchine migliori.
    Ci vorra’ molto tempo prima che il sindacato incomincera’ ad aprire bocca….
    Se hanno bisogno di materie prime,…se le vanno a cercare in cambio di lavoro manuale e non troppo tecnologico,…1000 operai fanno una ferrovia in pochi mesi.
    Intando hanno i pozzi di petrolio del sudan,nigeria, angola che fornisce loro energia in cambio di lavoro non troppo tecnologico.
    Possiamo batterli con una tecnologia piu’ avanzata,…ma tagliando i fondi alla ricerca universtaria,…saremo sempre perdenti.
    Un caro saluto,Ber

  12. Faust x Uroburo
    Faust x Uroburo says:

    Parlare di rivoluzione a proposito della Cina è un’illusione.

    … non ho mai parlato di rivoluzione cinese, ma ho fatto notare la sciocchezza ballerina di un esempio da te fatto approposito dei cinesi tenuti x le palle… e che tremano al pensiero di una svalutazione del 50% .. sarebbe un danno x i due… ed è qui che la sciocchezza balla il rock… obama x ricattare ciun cchi, minaccia di svalutare il dollaro… come il marito che x dispetto alla moglie minaccia di tagliarsi il pendente…O no??
    Faust

  13. Vox
    Vox says:

    IL GRANDE GOLPE

    di Matt Taibbi
    rollingstone.com/

    La crisi economica globale non è una questione di soldi, ma di potere. Ecco come i referenti politici di Wall Street stanno usando i “salvataggi” economici per fare una rivoluzione [la loro]…

    il Segretario al Tesoro Timothy Geithner è stato costretto ad ammettere che sarebbe stato obbligato, ancora una volta, a imbottire di miliardi di dollari dei contribuenti un gigante assicurativo moribondo di nome AIG, esso stesso simbolo pregnante del nostro declino nazionale[…]

    L’ultimo salvataggio si è avuto quando la AIG ha ammesso di aver appena registrato le perdite quadrimestrali più ingenti della storia delle imprese americane – qualcosa come 61,7 miliardi di dollari.
    Negli ultimi tre mesi dello scorso anno, questa compagnia perdeva più di 27 milioni di dollari all’ora. Sarebbero 465.000 dollari al minuto, il reddito medio di una famiglia americana ogni sei secondi, e all’incirca 7.750 dollari al secondo.

    E questo succedeva alla fine di otto anni in cui l’America si era dedicata senza sosta alla caccia frenetica di una fantasmatica minaccia terroristica, una caccia senza costrutto, otto anni passati a bloccare ogni singolo cittadino in ogni singolo aeroporto, perquisendo ogni borsetta, borsa, tasca o valigetta in cerca di succhi di frutta e dentifrici esplosivi.

    Eppure, a quanto pare, il nostro governo non aveva gli strumenti per perquisire i libri contabili di compagnie che detenevano un potere di vita o di morte sulla nostra società, ed era incapace di individuare, nella nostra economia, buchi grandi come la Libia[…]

    l’AIG ha passato più di dieci anni tramando per sfuggire ai controlli sia statunitensi sia internazionali… [e aveva fatto] mastodontiche scommesse da 500 miliardi di dollari, con denaro che non aveva, in un mercato dei derivati tossico e del tutto privo di controlli.

    Nessuno si è ricordato, inoltre, che quando l’AIG si è finalmente alzata dal tavolo del casinò di Wall Street, spennata e al verde nel livido mattino, doveva soldi a mezzo mondo – e che una grossa fetta del denaro dei contribuenti usato per questo particolare salvataggio truffaldino sarà usato per ripagare gli altri giocatori di quel tavolo. O che quello era un casinò davvero unico, un casinò in cui la classe media copre le puntate dei miliardari.

    […]La realtà è che il tracollo economico mondiale e il salvataggio finanziario venuto dopo sono, messi insieme, una specie di rivoluzione, di colpo di stato.

    Concretizzano e rendono ufficiale una tendenza politica che si va affermando da decenni: la conquista graduale del potere di governo da parte di una piccola classe di insider ben ammanicati, che usano il denaro per controllare le elezioni, acquistare influenza e indebolire sistematicamente i controlli sul sistema finanziario.

    Tutto l’articolo su
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5763

  14. Vox
    Vox says:

    Viene da pensare, visto che Obama e la sua campagna presidenziale sono stati finanziati da rappresentanti delle alte sfere di Wall Street…

  15. sylvi
    sylvi says:

    caro Ber,

    hai ragione, potenziare la ricerca, ma anche richiamare i nostri ragazzi che sono già formati con la ricerca all’estero.
    Sono una ricchezza spendibile subito.
    Pur nella crisi ,c’è grande richiesta di tecnologia avanzata perchè le aziende cominciano a capire che così si battono i cinesi e la manovalanza.

    Le Università devono essere ripulite dagli incompetenti raccomandati, e questo sarà il nodo.
    Il confronto e la collaborazione con l’Europa ci aiuterà,
    almeno lo spero.

    Sylvi

  16. Uroburo
    Uroburo says:

    Per Faust
    No, perchè l’Usaegetta ha una grande quantità di risorse interne e quindi le materie prime straniere per loro sono una spesa minore. Possono permettersi il lusso di pagarle di più.
    Oltre a tutto una svalutazione del dollaro renderebbe molto più cari i prodotti stranieri rilanciando la loro industria.
    Ma ti sei mai chiesto che cosa vogliono dire le ultime dichiarazioni cinesi, così sottotono? Cosa credi che le guerre economiche ed anche quelle vere si facciano con le noccioline? U.

  17. Uroburo
    Uroburo says:

    Cari tutti,
    ma non vi pare che questo vostro continuo: “Si deve fare questo e quello” lasci il tempo che trova?
    L’Ittaglia continuerà esattamente come prima. E come sempre. U.

  18. Vox
    Vox says:

    In Usa un nuovo gruppo di attivisti, A New Way Forward, hanno indetto una giornata di manifestazioni in tutto il paese per chiedere di nazionalizzare, spezzettare e decentralizzare le banche (per non parlare della FED)

    http://www.democrats.com/saturday-rally-to-break-up-the-banks

    Saturday: Rally to Break Up the Banks
    On Saturday, A New Way Forward is sponsoring a nationwide day of action to demand that our leaders (1) nationalize (2) reorganize, and (3) decentralize the banks as a first step toward building a more just economy.

    For too long we have been told to sit passively and watch as our country’s financial elite run the economy into the ground – taking our jobs, our homes, and our pensions down with them. And when we get outraged about using our tax dollars to pay their huge bonuses, they tell us to shut the **** up.

    The time has come for us to demand change. Treasury Secretary Timothy Geithner must stop wasting trillions of our tax dollars on a broken rescue plan that only benefits those who created this crisis[…]

  19. Vox
    Vox says:

    @ Uro
    Io mi chiedo cosa ci devono ancora fare le “autorita’ ” in questo paese, perche’ diventiamo inc****ti almeno la meta’ dei francesi e degli americani?

    Ieri lo psiconano, in un’intervista, ha avuto il coraggio di scherzare addirittura sui terremotati ( “che e’ come se stessero a un campeggio”), e nessuno lo ha seppellito sotto una montagna di scarpe.
    Anzi, magari qualcuno dei “campeggiatori” lo andra’ pure a votare. Come no?, ha promesso 800 euro ai commercianti, agricoltori e imprenditori abbruzzesi (ma, chissa’ perche’ solo 400 alle famiglie)…

    L’Italia non cambiera’ finche’ campa la Personalita’ di turno, e finche’ gli italiani, o almeno la stragrande maggioranza di loro, non avranno il fuoco sotto al sedere. Questo e’ un popolo a larga maggioranza fatto di cultori di Personalita’ e di arrangisti alla “io speriamo che me la cavo”.
    Salvo poi inalberarci se gli stranieri hanno poca stima di noi: siamo i primi a non averne! Altrimenti, reagiremmo sul serio.

  20. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    può darsi che l’Italia continui come prima,
    l’Abruzzo sicuramente no!
    Ma lei non ha vissuto il terremoto;
    non sa che, anche a sproposito, questo gran parlare fa sentire la gente meno sola, nelle tende;
    non sa che la confusione di voci fa sentire meno le scosse incessanti;
    non sa che in ogni testa c’è uno stillicidio di domande martellanti senza risposta su che cosa sarà il futuro.
    Non sa infine che cosa sia il funerale non solo delle vittime, ma di una rete di socialità, di amicizie, di consuetudini che si perdono irrimediabilmente.

    Non c’è polemica in me, ma lei non può capire.

    Sylvi

  21. Anita
    Anita says:

    x VOX

    Gli stranieri si formano un opinione dell’ Italia dai film e documentari prodotti da gli Italiani stessi.
    L’Italia, la mafia, la corruzione, l’arretratezza sono i temi che dipingono l’Italia.
    Gli Americani stessi vedono l’Italia e gli Italiani sotto questa immagine.
    Perfino gli add televisivi di marche Italiane sono un insulto all’Italia.

    L’antidiffamazione Italiana negli US e’ sempre in guerra, ma purtroppo ricevono poca o nulla considerazione.
    Lo so’ di persona, ho scritto contro film come “The Godfather, 1-2 e 3″, ho scritto contro il programma su HBO, “The Sopranos”, mi hanno risposto che mettono in aria quel che vende.

    Il film preferito di Obama e’ “The Godfather” = “Il Padrino” e se non erro era anche di Saddam Hussein.

    Nello Stato in cui vivo, la mafia regnava, Raymond Patriarca era il padrino….seguito dal figlio, parte della mafia newyorkese.
    Il nostro piccolo Stato e’ la meta preferita dei film makers di Hollywood, film e filmetti tutti sulla mafia.
    Aggiungo che i nomi dei regista sono tutti Italiani.

    Berlusconi e’ solo uno dei tanti, la maggioranza non ne ha mai sentito il nome, tanto meno Prodi.

    Non posso dire lo stesso di Nicolas Sarkozy.

    Anita

  22. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    le zone terremotate sono una parte non piccola del nostro paese. Non risulta che i voti in tali zone siano sensibilmente diversi dalle altre zone del paese. Quindi ….. U.

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    Per Vox
    Pare che i sondaggi diano comunque la popolarità del Banana in continua ascesa ….. U.

  24. Peter
    Peter says:

    xUroburo 119

    sono del tutto d’accordo. Infatti e’ un paese da cui, sul piano personale, non mi aspettai mai realmente nulla (che non pagassi ad un prezzo salatissimo, e non solo in denaro direi).
    Dei piccoli cambiamenti nel corso dei decenni vi sono stati, persino nelle parti da cui provengo, ma li puo’ notare solo chi, come me, manca da molti anni. Sono pero’ d’accordo con lei che politicamente e’ un paese senza speranza e senza futuro.
    Ad onore degli italiani, ricordo il loro ‘sense of community’, come lo chiamano gli inglesi, che ho in parte portato con me. Lo ricordava anche Sylvi a proposito dei terremotati.
    Per il resto, vale ‘una salus victis, nullam sperare salutem’

    un saluto

    Peter

    ps
    no, i reni di coniglio no, neanche come ‘cio’ che non strozza ingrassa’. Qui propinavano la ‘sheperd’s pie’, infarcita di reni (forse di montone). Una cosa abominevole….

  25. Peter
    Peter says:

    xAnita

    trovo anch’io spesso offensiva la pubblicita’ di prodotti italiani alla TV, ne abbiamo parlato in passato. E’ di una volgarita’ di livello diffamatorio, come dici tu.
    Non sono d’accordo sui films di Coppola, che purtroppo credo fossero piuttosto realistici (specie the Godfather 1 e 2). Non sapevo che fossero i preferiti di Mr Obama, e me ne dispiace se e’ vero. Forse si identifica con le altre minoranze ‘oppresse’ e le loro ‘reazioni’, so che gli
    italiani all’estero sono spesso presi quasi a modello dagli altri immigrati (o meglio discendenti di altri immigrati…), per la loro coesione interna, il loro ‘sense of community’, ed altre cosine. So di iraniani ed altri mediorientali che si camuffano o presentano come ‘italiani’.
    A proposito del ‘Padrino’, corre voce che i capimafia di NY e dintorni ne chiesero una ‘premiere’ privata, e l’operatore fece una fortuna per le mance.

    ciao, Peter

  26. sylvi
    sylvi says:

    caro Uroburo,

    la cultura e il confronto con l’Europa possono essere una speranza.
    I giovani che si muovono, la scuola che si gemella, che si aggrappa alla scuola europea.
    La politica, di tutti i colori, teme questo e infatti tiene i giovani “sotto controllo” con una scuola che, umiliata e avvilita, resta ai margini della civiltà e del progresso.
    Gridiamolo, invece di borbottare che “è tutto sbagliato, tutto da rifare”.
    Comunque, paradossalmente, il terremoto in Friuli è stato l’inizio della riscossa!

    Sylvi

  27. Anita
    Anita says:

    x Peter

    B.H.O. in un intervista con Catie Couric ha detto che i suoi film preferiti sono:
    “Lawrence of Arabia.” – “Casablanca.” e ” The Godfather 1 – 2″.

    Tu non sai che rabbia mi fanno certe e-mails, intese senza malizia, ma descrivono gli Italiani dei tempi che furono ed immaginari, con montagne di “spaghetti e meatballs”, che ballano la tarantella pigiando l’uva, che urlano come pazzi…
    Io cancello, ho trovato che rispondere non serve a niente.
    Ne ho ricevuta una ieri sera…

    Anita

  28. ségolene
    ségolene says:

    Oggi mi sento in vena di poesie.. ringrazio anita x avermi fatto tornare im mente i famosi ‘daffodils’ di william wordsworth, a cui sono affezionata nn tanto per la poesia in sè (pur molto bella), quanto x i ricordi ad essa collegati, cioè l’ultimo anno di liceo e la preparazione agli esami di maturità.

    Ed ecco la poesia:

    “I WANDERED LONELY AS A CLOUD”

    I WANDERED lonely as a cloud
    That floats on high o’er vales and hills,
    When all at once I saw a crowd,
    A host, of golden daffodils;
    Beside the lake, beneath the trees,
    Fluttering and dancing in the breeze.

    Continuous as the stars that shine
    And twinkle on the milky way,
    They stretched in never-ending line
    Along the margin of a bay: 10
    Ten thousand saw I at a glance,
    Tossing their heads in sprightly dance.

    The waves beside them danced; but they
    Out-did the sparkling waves in glee:
    A poet could not but be gay,
    In such a jocund company:
    I gazed–and gazed–but little thought
    What wealth the show to me had brought:

    For oft, when on my couch I lie
    In vacant or in pensive mood, 20
    They flash upon that inward eye
    Which is the bliss of solitude;
    And then my heart with pleasure fills,
    And dances with the daffodils.

    ( 1804)

  29. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    xTUTTI

    Sono un po’ in giro per pochi giorni ancora e non sempre trovo un computer. Mi ha raggiunto la notizia del terremoto vicino a dove sono nato: sono sconvolto per il disastro e le notizie incredibili.
    Ringrazio tutti coloro che sono solidali con i terremotati e sollecitano iniziative concrete.
    A tutti i miei auguri di una felice Pasqua.
    Un forte abbraccio.
    pino

  30. ber
    ber says:

    Ciao Vox,
    oggi e’ giorno di lutto ma a cominciare da domani sara’ giorno
    di battaglia.
    Agli abruzzesi non va giu’ che si denuncia alla magistratura un
    ricercatore perche’ aveva previsto l’epicentro 30 km piu’ a sud
    o che la grande protezione civile si sente offesa se si dice che interi paesi non hanno nemmeno l’acqua e non sono stati nemmeno contattati dopo 4 giorni dal terremoto.
    Il grande impresario teatrale non ha fatto nessuna impressione,
    hanno capito che la citta’ non sara’ ricostruita e che l’unuversita’
    ancora meno,…sono stati invitati a cercarsi una casa,…lo faranno,mezzo abruzzo e’ in mezzo mondo e per loro sara’ molto facile togliere il disturbo.
    Un saluto,Ber

  31. anonimo
    anonimo says:

    Buona Pasqua!

    Nei miei sogni ho immaginato
    un grande uovo colorato.

    Per chi era? Per la gente
    dall’Oriente all’Occidente:
    pieno, pieno di sorprese
    destinate ad ogni paese.

    C’era dentro la saggezza
    e poi tanta tenerezza,
    l’altruismo, la bontà,
    gioia in grande quantità.

    Tanta pace, tanto amore
    da riempire ogni cuore.

  32. anonimo
    anonimo says:

    COSA NE PENSATE DI QUESTA POESIA ?

    Io sono comunista
    Perché non vedo una economia migliore nel mondo che il comunismo.

    Io sono comunista
    Perché soffro nel vedere le persone soffrire.

    Io sono comunista
    Perché credo fermamente nell’utopia d’una società giusta.

    Io sono comunista
    Perché ognuno deve avere ciò di cui ha bisogno e dare ciò che può.

    Io sono comunista
    Perché credo fermamente che la felicità dell’uomo sia nella solidarietà.

    Io sono comunista
    Perché credo che tutte le persone abbiano diritto a una casa, alla salute, all’istruzione, ad un lavoro dignitoso, alla pensione.

    Io sono comunista
    Perché non credo in nessun dio.

    Io sono comunista
    Perché nessuno ha ancora trovato un’idea migliore.

    Io sono comunista
    Perché credo negli esseri umani.

    Io sono comunista
    Perché spero che un giorno tutta l’umanità sia comunista.

    Io sono comunista
    Perché molte delle persone migliori del mondo erano e sono comuniste.

    Io sono comunista
    Perché detesto l’ipocrisia e amo la verità.

    Io sono comunista
    Perché non c’è nessuna distinzione tra me e gli altri.

    Io sono comunista
    Perché sono contro il libero mercato.

    Io sono comunista
    Perché desidero lottare tutta la vita per il bene dell’umanità.

    Io sono comunista
    Perché il popolo unito non sarà mai vinto.

    Io sono comunista
    Perché si può sbagliare, ma non fino al punto di essere capitalista.

    Io sono comunista
    Perché amo la vita e lotto al suo fianco.

    Io sono comunista
    Perché troppe poche persone sono comuniste.

    Io sono comunista
    Perché c’è chi dice di essere comunista e non lo è.

    Io sono comunista
    Perché lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo esiste perché non c’è il comunismo.

    Io sono comunista
    Perché la mia mente e il mio cuore sono comunisti.

    Io sono comunista
    Perché mi critico tutti i giorni.

    Io sono comunista
    Perché la cooperazione tra i popoli è l’unica via di pace tra gli uomini.

    Io sono comunista
    Perché la responsabilità di tanta miseria nell’umanità è di tutti coloro che non sono comunisti.

    Io sono comunista
    Perché non voglio potere personale, voglio il potere del popolo.

    Io sono comunista
    Perché nessuno è mai riuscito a convincermi di non esserlo.

  33. Peter
    Peter says:

    x il poeta comunista

    carina e densa di significati. Tuttavia al posto di comunista si puo’ tranquillamente mettere idealista, ed il risultato e’ uguale. Oppure cristiano (o cristiana), a parte la fede in un dio dichiarato. O buddista. Alla fine si tratta solo di parole, ed ogni ‘fedele’ di qualsiasi fede crede che la sua filosofia di vita sia la unica e vera fonte di salvezza, e si possa riassumere in una parola…
    Qualche altra critica: c’e’ chi dice di essere comunista e non lo e’, dice lei. Infatti i comunisti italiani, dopo 70 anni, dissero gravemente che l’URSS non era mai stata un paese comunista. Ricordo il buon Montanelli col suo commento ‘la prossima volta sara’ bene che ce lo dicano prima…’

    Peter

  34. Peter
    Peter says:

    per non parlare della Cina, che come ha ben detto Uroburo e’ un paese ‘comunista’ con mentalita’ e prassi da capitalismo settecentesco di padrone delle ferriere. Ed estesa, con le buone ma soprattutto le cattive, a quasi un miliardo e mezzo di persone. E senza i fronzoli di un’opinione pubblica che rompa le scatole ai ‘padroni’

    Peter

  35. Il  Compagno
    Il Compagno says:

    Per il buon Peter.

    Il comunismo italiano sin dalla sua nascita è stato relegato dall’osceno e assassino fascista al confino, a carcere duro, a strumentali e farseschi processi, (Gramsci è stato lasciato morire in carcere perchè era comunista), pertanto non lo si può giudicare.

    In regioni italiane dove giunte di maggioranza comuniste hanno governato, la vita di quei cittadini era di gran lunga migliore che in altre regioni dove governavano altri colori politici!.

    Per quanto concerne Montanelli, a suo tempo disse anche di turarsi il naso e votare demofascista, ma assolutamente non votare a sinistra, dunque non è da portare come esempio, cmq la discussione sarebbe lunga e molto difficile per voi contrari, io la tralascio perchè sono di parte.

    Cmq bravo e complimenti al poeta rosso.

  36. Peter
    Peter says:

    xil Compagno

    io pero’ non ho mai seguito il consiglio di Montanelli, dato che tra due mali ho sempre cercato di scegliere il minore: e’ il massimo che ci e’ consentito in questo mondo.
    Il che non significa che Montanelli avesse torto in tutto cio’ che diceva: questa e’ una visione a scacchi delle cose che non mi piace.
    Sono d’accordo con lei sulle regioni italiane ‘rosse’, ovviamente

    Peter

  37. Damocle
    Damocle says:

    xcompagno,
    hai ragione! noi comunisti italiani siamo tutt’altra cosa, andate e verificate per credere in romagna!

  38. sylvi
    sylvi says:

    caro Ber,

    anche le Facoltà di ingegneria di Udine e Trieste stanno partendo per L’Aquila nell’ambito di progetti comuni.
    Gli abruzzesi denuncino, ma guardino anche avanti.
    I morti purtroppo nessuno li resuscita.

    Guardando il funerale tornavo a 33 anni fa: giovani, bambini, genitori, anche tanti alpini nella Caserma di Gemona…lo stesso strazio.
    Leggo sulla Repubblica che costruivano con la sabbia del mare…
    cose pazzesche ma che devono farvi restare lì, davanti alle vostre macerie, a vigilare, a custodire la vostra cultura che risolgerà.
    Il Duomo di Gemona dell’XI sec. era ridotto come la Basilica di Collemmaggio, solo la facciata, è tornato come prima!

    Non è il momento di partire, è il momento di restare a combattere una battaglia di resurrezione , basta imporre le proprie volontà .
    Avete un’arma contro la plutocrazia in prima fila: il voto.
    Usate le vostre cartucce!
    Ho affidato la mia solidarietà all’ANA; il battaglione Aquila fa parte della Julia; qua non lo dimenticano!
    Coraggio.
    Sylvi

  39. sylvi
    sylvi says:

    x i comunisti del blog

    I comunisti di Emilia- Romagna sono prima emiliani e romagnoli, poi, poi…comunisti!
    Non capire questo significa restare rapiti di un sogno, significa essere mille miglia dal loro intendere la giustizia, l’uguaglianza, la solidarietà…significa proprio non capire la storia e la geografia.
    Forse significa non aver riflettuto sulla vita di ognuno e di tutti e sul suo significato!

    Per il resto sono d’accordo con Peter.
    Sylvi

  40. Linosse
    Linosse says:

    X Ber 132
    La battaglia dovrebbe partire dal dolore di coloro lasciati da sempre in balia di sciacalli che si autodefiniscono “classe dirigente”(de che!),vedremo come finirà questa volta.
    Un abbraccio
    L.

  41. Peter
    Peter says:

    xAnita

    perbacco, sei veloce a trovare cose sul web! in effetti pensavo che fosse una poesia originale, senno’ forse non avrei commentato.
    In passato si parlava di polizie e i loro metodi. A Londra durante il G20 sembra che dei poliziotti abbiano colpito e spinto un uomo di 47 anni che non era neanche dimostrante, un venditore di giornali che cercava di tornare a casa appena possibile. Il poveraccio e’ morto d’infarto subito dopo. Le riprese sono state fatte da un tale di NY che si e’ poi fatto avanti perche’ la famiglia del poveraccio non aveva avuto risposte. La polizia era in tenuta antisommossa, cosa che qui si vede molto di rado. Non staremo diventando davvero uno stato di polizia?! l’ardua sentenza resta a noi, temo.
    La scorsa settimana sono stato beccato a correre troppo da una macchina della polizia ‘in borghese’. Ma no, mi dicevo (era il mio sesto senso…) non puo’ essere una della polizia stradale, non si possono permettere Mercedes. Invece, luci lampeggianti dopo pochi secondi…
    Mi hanno fatto salire sul retro della Mercedes (chissa’ perche’ poi) e mi hanno fatto vedere il bel popo’ della mia macchinina in sequenza video: cosi’ il loro marchingegno ha calcolato la mia velocita’ media. Domande, Sir? Stavo per dire no comment (ed avrei fatto meglio) poi ho accennato qualche commento. Ho ancora la mia patente italiana, del tutto legale. Si’ Sir, ma non possiamo metterci i punti e fare la multa…quindi dobbiamo mandarti in tribunale, Sir. Prego, la patente. Ho dovuto persino dirgli qual era il numero della patente, visto che di quella italiana non ci capivano un’acca.
    Dicono che se non mi chiamano entro 14 giorni avrei diritto a chiedere l’annullamento del procedimento….sto contando i giorni

    Peter

  42. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x anonimo:
    Sei comunista perchè vivi ancora con la mentalità dell’800, tutto qui.
    Il mondo è diverso da quello che la tua fantasia ti illustra.
    E’ questa diversità, che tu non hai colto.
    Qual è il risultato?
    Il risultato è che Berlusconi vince, che Fini vince, che il popolo è con loro.
    E tu stai ancora a parlare di comunismo.
    Ok, padronissimo di farlo, ma poi non meravigliarti se la maggior parte della gente prende una direzione diversa, lasciandoti da solo in un angolo a farneticare su un mondo che non esiste, non è mai esistito e mai potrà esistere.

  43. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Sostiene Sylvi: “…hai ragione, potenziare la ricerca, ma anche richiamare i nostri ragazzi che sono già formati con la ricerca all’estero.
    Sono una ricchezza spendibile subito.
    Pur nella crisi ,c’è grande richiesta di tecnologia avanzata perchè le aziende cominciano a capire che così si battono i cinesi e la manovalanza.”
    ———
    Perfettamente d’accordo.

  44. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Dicce Anita: “L’Italia, la mafia, la corruzione, l’arretratezza sono i temi che dipingono l’Italia.”
    ———–
    Perchè, non è forse vero che l’Italia è del tutto in mano alla delinquenza, non solo palese ma, specialmente, sottilmente mimetizzata?
    Di una nazione dove si propongono ancora centrali nucleari di terza generazione, già obsolete adesso, cosa si deve pensare?

  45. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    in tribunale? in galera?
    Ho mia figlioccia a Londra che può venire a portarle le arance!
    Mi faccia sapere!
    Comunque la mia dolce metà tre volte la patente ritirata per due mesi.
    Naturalmente colpa della stradale e dei “ridicoli limiti di velocità”. Ahhh, in Germania non ci sono!!! Là sono civili- sospira!

    In Austria, su 29 km, tre multe per eccesso di velocità al mio Schumacher stagionato!!!
    Guai se sa che lo racconto!

    Sylvi

  46. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Arrivo a Bisceglie ed è un subissarmi di telefonate di gente che è in crisi e cerca soluzioni da me, manco fossi il Padreterno.
    Dico loro che io leggo il destino, ma non lo scrivo.
    Mi accorgo però che la fonte del loro disagio è da ricercare in sè stessi più che nel rio destino ed allora mi adopero per far capire dov’è il problema. C’è chi è in grado di capirlo e chi no.
    Mi chiama una che dice in lacrime: “aiutami, non voglio più vivere”. Problemi esistenziali, ma non solo: problemi ormonali. Le ho prescritto dosi massicce di cioccolato. Stasera la sentirò nuovamente. Devo fornirle un significato alla vita vuota che conduce. E’ una bella ragazza, ma vive in questo mondo come un pesce fuor d’acqua.
    Ce n’è un’altra che ha problemi di lavoro, nonchè problemi di coppia. La vedrò più tardi.
    Quando penso che gli psicologi prendono fior di soldi per ottenere risultati inferiori a quelli che ottengo io…

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