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Parigi brucia? I tragici errori dell’interventismo Usa e della Francia

La notizia mi è arrivata tramite messaggio whatsapp di una mia amica mentre a Milano ascoltavo un concerto di musica sacra nella chiesa di S. Maria dei Miracoli presso S. Celso: “Parigi, spari ed esplosioni in vari punti della città, almeno 18 morti”. Ho pensato a uno scherzo di pessimo gusto, ma il messaggio conteneva anche un link di Repubblica che parlava di un bilancio tanto catastrofico da parermi impossibile, irreale.
Sono uscito di corsa dalla chiesa e mi sono attaccato al telefono per cercare notizie di miei amici e amiche care con casa a Parigi. Non ho trovato nessuno e ho lasciato messaggi, rimasti senza risposta fino al pomeriggio del giorno dopo. Ho rivissuto così, ma molto ampliata, l’ansia provata lo scorso 26 giugno quando al computer ho letto del massacro di Sousse, in Tunisia: 38 morti e 36 feriti a soli 350 metri da dove abitano miei amici di quando ero adolescente, che per fortuna mi hanno richiamato dopo qualche minuto per tranquillizzarmi sulla loro sorte, non si erano accorti di niente ( http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/terrorismo-italiani-di-tunisia-non-hanno-paura-sono-meglio-di-noi-tasse-solo-3-clima-per-pensionati-2221165/ ).

E m’è tornato il gelo alla schiena del 7 luglio 2005, quando mentre ero in auto per andare in vacanza mi ha raggiunto la telefonata di un mio amico medico che chiedeva con insistenza e voce preoccupata se un mio familiare era tornato in Italia o ancora a Londra. Seppi così dal mio amico che alle 8:50 di mattina c’era stata la strage alla metropolitana di Londra ( https://it.wikipedia.org/wiki/Attentati_del_7_luglio_2005_a_Londra ): tre bombe su altrettanti convogli che massacrarono 56 persone e ne ferirono ben 700. Un ordigno era esploso tra le stazioni di King’s Cross St. Pancras e Russell Square, e il mio familiare usava prendere il metrò a Russel Square. Seduto sui banchi di una scuola di lingua inglese, il mio familiare aveva il telefonino spento. Poté richiamarmi solo nel primo pomeriggio, quando ero ormai in paranoia. Seppi così che non gli era successo niente, ma l’aveva scampata per poco: aveva preso il metrò un quarto d’ora prima di quello fatale.

Tutto ciò premesso, veniamo al venerdì nero di Parigi, concluso con l’agghiacciante bilancio di 129 morti e 352 feriti. Oltre al dolore per la mattanza, c’è lo sbigottimento e l’incredulità per la strana e sensazionale inefficienza dei servizi di informazione e di sicurezza francesi e della Nato, tanto che credo proprio che il capo di Stato Hollande dovrebbe dimettersi e con lui qualche ministro e i vertici dei servizi. Come è possibile che dopo le stragi nella redazione del settimanale Charlie Hebdo a Parigi e nell’ipermercato kosher a Porte de Vincennes, fresche di sangue perché avvenute il 7 gennaio di quest’anno ( http://www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/terrorismo-assalto-armato-a-parigi-charlie-hebdo-strage-10-morti-2066504/ ), nessuno degli addetti ai lavori abbia avuto notizia del nuovo pericolo? Come è possibile che nessuno si sia accorto di quanto stavano preparando non tre cani sciolti come quelli del 7 gennaio, ma un nutrito gruppo di persone? Persone che hanno potuto scegliere indisturbati i vari obiettivi dove seminare la morte. Come è possibile che la Francia, sapendo bene di essere molto implicata nel crollo del regime libico di Gheddafi, finito anche ammazzato come un cane, e quindi sapendo bene di essere sicuramente nel mirino di gruppi e bande assetate di vendetta, si sia fatta cogliere così impreparata?

I dubbi aumentano, legittimamente, visto che nessuno smentisce le notizie pubblicate dal giornale di Calais La Voix du Nord ( https://www.wsws.org/fr/articles/2015/oct2015/cach-o05.shtml ) riguardo il segreto di Stato opposto ai magistrati di Lille che volevano sapere come mai il terrorista Amedy Coulibaly, autore del massacro di cinque clienti dell’ipermercato, si trovasse in possesso di un mitra Skorpion, un fucile d’assalto vz 58 e due pistole Tokarev. Tutte armi da guerra prodotte in Cecoslovvachia. La Voix du Nord ha scritto che quelle armi, per comprare le quali Coulibaly ha dovuto chiedere un prestito di 6.000 euro ( http://www.lavoixdunord.fr/france-monde/amedy-coulibaly-avait-contracte-un-pret-de-6000-qui-ia0b0n2599793 ) arrivavano da “una rete costituita da forze dello Stato. Rete che le comprava dal mercato delle armi dismesse servendosi di intermediari malavitosi per farle avere in Siria ai ribelli jihadisti. Tradotto in italiano: la strage dell’ipermercato è stata perpetrata con armi procurate dallo Stato francese per supportare i terroristi impegnati in Siria contro Assad, terroristi dal cui bacino si sono materializzati sia i loro compari del 7 gennaio che quelli del 13 novembre.

E dire che Assad nella sua intervista del 5 dicembre 2014 a Paris Match ( http://www.statopotenza.eu/17130/assad-a-paris-match-mai-una-siria-giocattolo-delloccidente ) era stato chiaro:

“…Da 20 anni il terrorismo è stato esportato dalla nostra regione, in particolare dai paesi del Golfo come l’Arabia Saudita [ndr: Bin Laden era una creature dei sauditi, che finanziavano volentieri i suoi talebani] . Ora viene dall’Europa, specialmente dalla Francia. Il più grande contingente di terroristi occidentali in Siria è quello francese. Il terrorismo in Europa non sta dormendo, è sveglio….Siamo spiacenti di non vedere l’Occidente, che credevamo in grado di aiutare con l’apertura e lo sviluppo, prendere la direzione opposta. Peggio, i suoi alleati sono i paesi medievali del Golfo come l’Arabia Saudita…”.

E a proposito di Arabia Saudita, regno dal regime medioevale e con le donne prive del diritto perfino di poter guidare l’auto a piacimento, forse il nostro capo del governo poteva risparmiarsi la recente visita ( Renzi a Ryad: http://www.huffingtonpost.it/2015/11/07/matteo-renzi-viaggio-arabia-saudita_n_8499612.html ): certo, gli affari sono affari, ma in certi casi non è vero che i soldi non puzzano, e comunque per gli affari con i sauditi non c’è bisogno delle visite a Ryad di Renzi.

Riguardo gli errori commessi da Europa e Usa nel servirsi dei fanatici dell’Isis, così come a suo tempo gli Usa si servirono di Bin Laden e dei talebani, e riguardo le responsabilità, ormai ammesse dagli Usa e dall’Inghilterra, dell’avere fatto nascere e crescere l’Isis come a suo tempo Bin Laden e i talebani, e poi anche al Qaeda, per chi vuole approfondire l’argomento pripongo un’utile scelta di articoli e video:

http://www.corriere.it/esteri/15_luglio_26/curdi-pkk-amici-tempo-turchia-stati-uniti-iraq-iran-ambiguita-92115652-336c-11e5-b9cb-8f0de84308fe.shtml
http://www.piovegovernoladro.info/2015/08/16/quella-maledetta-profezia-di-gheddafi/
http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Tony-Blair-chiede-scusa-ea200e11-119a-470a-bb1a-c72ae1c52fa1.html
http://nypost.com/2015/05/27/rand-paul-says-gop-hawks-created-isis/
http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/30/isis-chi-lo-finanzia-americani-e-alleati-naturalmente/1733028/
http://www.washingtontimes.com/news/2015/jun/9/bruce-fein-rand-paul-is-right-neocons-created-isis/?page=all
http://www.wallstreetitalia.com/john-mccain-un-uomo-pericoloso-il-suo-ruolo-nel-lancio-dell-isis/

http://www.thedailybeast.com/articles/2015/08/31/petraeus-use-al-qaeda-fighters-to-beat-isis.html

http://www.thedailybeast.com/articles/2015/08/31/petraeus-use-al-qaeda-fighters-to-beat-isis.html
http://theantimedia.org/john-mccain-admits-hes-intimate-with-isis/
http://www.pinonicotri.it/2015/01/larabia-saudita-finazia-il-terrorismo-compreso-l11-settembre-delle-twin-towers-di-new-york/

A conti fatti, non si può non essere d’accordo con quanto scritto da Famiglia Cristiana ( http://m.famigliacristiana.it/articolo/francia-almeno-smettiamola-con-le-chiacchiere.htm ):

“FRANCIA: ALMENO SMETTIAMOLA CON LE CHIACCHIERE
Da anni, ormai, si sa che cosa bisogna fare per fermare l’Isis e i suoi complici. Ma non abbiamo fatto nulla, e sono arrivate, oltre alle stragi in Siria e Iraq, anche quelle dell’aereo russo, del mercato di Beirut e di Parigi. La nostra specialità: pontificare sui giornali.
15/11/2015
di Fulvio Scaglione
E’ inevitabile, ma non per questo meno insopportabile, che dopo tragedie come quella di Parigi si sollevi una nuvola di facili sentenze destinate, in genere, a essere smentite dopo pochi giorni, se non ore, e utili soprattutto a confondere le idee ai lettori. E’ la nebbia di cui approfittano i politicanti da quattro soldi, i loro fiancheggiatori nei giornali, gli sciocchi che intasano i social network. Con i corpi dei morti ancora caldi, tutti sanno già tutto: anche se gli stessi inquirenti francesi ancora non si pronunciano, visto che l’ unico dei terroristi finora identificato, Omar Ismail Mostefai, 29 anni, francese, è stato “riconosciuto” dall’ impronta presa da un dito, l’ unica parte del corpo rimasta intatta dopo l’ esplosione della cintura da kamikaze che indossava.
Ancor meno sopportabile è il balbettamento ideologico sui colpevoli, i provvedimenti da prendere, il dovere di reagire. Non a caso risuscitano in queste ore le pagliacciate ideologiche della Fallaci, grande sostenitrice (come tutti quelli che ora la recuperano) delle guerre di George W. Bush, ormai riconosciute anche dagli americani per quello che in realtà furono: un cumulo di menzogne e di inefficienze che servì da innesco a molti degli attuali orrori del Medio Oriente.
Mentre gli intellettuali balbettano sui giornali e in Tv, la realtà fa il suo corso. Dell’ Isis e delle sue efferatezze sappiamo tutto da anni, non c’ è nulla da scoprire. E’ un movimento terroristico che ha sfruttato le repressioni del dittatore siriano Bashar al Assad per presentarsi sulla scena: armato, finanziato e organizzato dalle monarchie del Golfo (prima fra tutte l’ Arabia Saudita) con la compiacenza degli Stati Uniti e la colpevole indifferenza dell’ Europa.
Quando l’ Isis si è allargato troppo, i suoi mallevadori l’ hanno richiamato all’ ordine e hanno organizzato la coalizione americo-saudita che, con i bombardamenti, gli ha messo dei paletti: non più in là di tanto in Iraq, mano libera in Siria per far cadere Assad. Il tutto mentre da ogni parte, in Medio Oriente, si levava la richiesta di combatterlo seriamente, di eliminarlo, anche mandando truppe sul terreno. Innumerevoli in questo senso gli appelli dei vescovi e dei patriarchi cristiani, ormai chiamati a confrontarsi con la possibile estinzione delle loro comunità.
Abbiamo fatto qualcosa di tutto questo? No. La Nato, ovvero l’ alleanza militare che rappresenta l’ Occidente, si è mossa? Sì, ma al contrario. Ha assistito senza fiatare alle complicità con l’ Isis della Turchia di Erdogan, ma si è indignata quando la Russia è intervenuta a bombardare i ribelli islamisti di Al Nusra e delle altre formazioni.
Nel frattempo l’ Isis, grazie a Putin finalmente in difficoltà sul terreno, ha esportato il suo terrore. Ha abbattuto sul Sinai un aereo di turisti russi (224 morti, molti più di quelli di Parigi) ma a noi (che adesso diciamo che quelli di Parigi sono attacchi “conto l’ umanità”) è importato poco. Ha rivendicato una strage in un mercato di Beirut, in Libano, e ce n’ è importato ancor meno. E poi si è rivolto contro la Francia.
Abbiamo fatto qualcosa? No. Abbiamo provato a tagliare qualche canale tra l’ Isis e i suoi padrini? No. Abbiamo provato a svuotare il Medio Oriente di un po’ di armi? No, al contrario l’ abbiamo riempito, con l’ Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti ai primi posti nell’ importazione di armi, vendute (a loro e ad altri) dai cinque Paei che siedono nel Consiglio di Sicurezza (sicurezza?) dell’ Onu: Usa, Francia, Gran Bretagna, Cina e Russia.
Solo l’ altro giorno, il nostro premier Renzi (che come tutti ora parla di attacco all’ umanità) era in Arabia Saudita a celebrare gli appalti raccolti presso il regime islamico più integralista, più legato all’ Isis e più dedito al sostegno di tutte le forme di estremismo islamico del mondo. E nessuno, degli odierni balbettatori, ha speso una parola per ricordare (a Renzi come a tutti gli altri) che il denaro, a dispetto dei proverbi, qualche volta puzza.
Perché la verità è questa: se vogliamo eliminare l’ Isis, sappiamo benissimo quello che bisogna fare e a chi bisogna rivolgersi. Facciamoci piuttosto la domanda: vogliamo davvero eliminare l’ Isis? E’ la nostra priorità? Poi guardiamoci intorno e diamoci una risposta. Ma che sia sincera, per favore. Di chiacchiere e bugie non se ne può più”.

Dopo l’Iraq e la Libia, ora tocca alla Siria. In attesa di poter colpire di nuovo l’Iran. Intanto con la politica monetaria strangoliamo anche le economie emergenti

Paragonare il siriano Assad, o chiunque altro, a Hitler è solo da ignoranti, cinici, bari e quindi disonesti. Eppure è  il comportamento del Segretario di Stato Usa John Kerry, nonostante che lui la sua signora con Hitler-Assad ci abbiano beatamente cenato qualche anno fa. Tanta cialtroneria da parte di Kerry è solo il patetico tentativo di ipnotizzare di nuovo gli americani e il mondo come già fatto a suo tempo per poter invadere l’Iraq. Questa volta però non potendo ripetere la gigantesca balla e il gigantesco inganno, al proprio popolo di statunitensi e al mondo intero, delle “bombe atomiche e altre armi di distruzione di massa di Saddam” ecco che si ripiega sull’uso dei gas attribuito ad Assad. Anche questa volta sono stati subito scoperti dei falsi, per esempio l’uso di una foto che mostra decine di cadaveri già usata per accusare di stragi Saddam ora usata di nuovo per accusare di stragi Assad.

Domanda: cosa può fare Kerry, oltre a fregare ancora di più i palestinesi, nella sua veste di asserito mediatore negli incontri da lui voluti tra palestinesi e israeliani per la ormai mitologica ricerca di un accordo di pace?

E’ particolarmente vergognoso che a mentire pur di arrivare a colpire militarmente un altro Paese sia un premio Nobel per la Pace qual è Obama. La vergogna è doppia perché a colpire la musulmana Siria, sempre con l’obiettivo di fondo di colpire infine l’Iran per accontentare il governo israeliano, sia lo stesso Obama che all’inizio del suo primo mandato ha promesso in un discorso a Il Cairo “un’era di rapporti nuovi con il mondo islamico”. S’è visto…. E teniamo presente che gli Usa hanno già colpito pesantemente l’Iran due volte: la prima volta quando organizzarono il colpo di Stato contro il democraticamente eletto presidente Mossadeq, la seconda quando aiutarono in tutti i modi l’Iraq di Saddam nella sanguinosa guerra, qualche milione di morti, contro l’Iran.

E’ infine raccapricciante che a fare la voce grossa e a minacciare sfracelli per l’asserito uso di gas da parte del governo  siriano  siano quegli Usa che oltre a usare il gas per eseguire le sentenze di condanne a morte dei propri cittadini sono gli stessi Usa che aiutarono Saddam a sterminare col gas almeno quattro volte migliaia di iraniani durante la guerra Iraq-Iran. Gli Usa infatti fornirono  all’Iraq le informazioni di intelligence per poter colpire senza errori le truppe iraniane. E quando gli iraniani inviarono vari rapporti ai servizi segreti Usa per denunciare l’uso dei gas da parte degli iracheni i servizi segreti statunitensi fecero vergognosamente finta di niente. Da notare che una ricerca ha dimostrato vari anni fa che almeno il 10% delle condanne a morte negli Usa colpiscono innocenti. Cittadini statunitensi gasati quindi benché innocenti. Esattamente come farebbe Saddam stando a quanto affermano Kerry e Obama. Ma cos’è più grave? L’eventuale uso di gas da parte di Assad che avrebbe ammazzato 1.500 siriani o l’uso delle menzogne sulle “bombe atomiche irachene” da parte di Bush junior che mandò così a farsi ammazzare ben più di 1.500 soldati statunitensi? Per una guerra, si noti, che ha provocato centinaia di migliaia di morti tra gli iracheni e, da parte deglle truppe Usa, anche l’uso delle armi al fosforo bianco proibite esattamente come i gas.

La realtà è che gli Usa e l’Europa, cioè l’Occidente, non intendono accettare che i popoli sfruttati prima col colonialismo e poi con il neocolonialismo e imperialismo possano dotarsi di Stati unitari, e di economie ben sviluppate, che non siano regimi orribili e fanatici in fatto di religione come l’Arabia Saudita o le monarchie del Golfo. Orribili, ma felici di incassare e godersi le cifre gigantesche ricavate con le  vendite di petrolio all’Occidente, che sulle loro malefatte, in primo luogo il trattare le donne come oggetti privi di ogni diritto, chiude entrambi gli occhi pur di essere rifornito di petrolioe sogna che restino solo i nostri serbatoi di oro nero. E anzi mostra felice alle proprie opinioni pubbliche le enormi Disneyland quali sono di fatto le capitali del Golfo, tacendo da cosa sono corcondate nel resto del territorio. Tutti gli Stati laici, dall’Iran di Mossadeq alla Libia di Gheddafi passando per l’Iraq di Saddam, sono stati combattuti e frantumati spingendoli verso il tribalismo e il fanatismo religioso. Gli Usa e l’Europa al mondo islamico che non si piega sanno offrire solo la fine fatta fare agli indiani d’America, agli indios del Centro e Sud America e agli aborigeni australiani. Ma sperare in un bis del successo di quella ricetta è forse illusorio, in un mondo decisamente cambiato e nel quale crescono giganti economico militari che non hanno nessun motivo per amarci. Avanti di questo passo, con il continuo trasferimento di richezza finanziaria verso i “Paesi produttori”, è più probabile che faremo la fine dell’impero romano: da una parte rovinato dalla bella vita e dai vizi, dall’altra impoverito per il continuo trasferimento della massa monetaria, vale a dire oro e argento,  verso l’Oriente produttore di ogni  ben di Dio, dalle spezie alle sete e ale pietre preziose, ben di Dio che costava sempre più caro, ma senza il quale i romani non sapevano più vivere. Il ben di Dio che forse ci colerà a picco è quell’energia elettrica e quella benzina che, ricavate dal petrolio che non possediamo a sufficienza, sono ormai alla base dell’intera nostra vita.

Da una parte lo strangolamento politico militare. Dall’altra, come dimostra l’articolo di Raimondi e Lettieri che segue il mio, lo strangolamento monetario e finanziario delle economia emergenti.

Ma torniamo alla situazione siriana. Continua a leggere

La guerra permanente del governo israeliano. Cambiare regime in Siria per poter poi bombardare l’Iran. Intanto continuano gli abusi e la pulizia etnica contro i palestinesi

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=73431&typeb=0&Fonti-Usa-nuovo-attacco-aereo-Israele-in-Siria

Israele avrebbe compiuto un nuovo raid aereo in Siria, fra giovedì e venerdì, passando per lo spazio aereo libanese. Lo affermano fonti dell’amministrazione Obama. “Non c’é motivo per ritenere che Israele abbia attaccato depositi di armi chimiche” in Siria, hanno detto le fonti al network televisivo Cnn.

«Gli Stati Uniti ritengono che Israele abbia condotto un’incursione aerea in Siria. L’intelligence americana e quella dei paesi occidentali stanno rivedendo le informazioni, che sembrano indicare che l’attacco sarebbe avvenuto fra giovedì e venerdì», ha riferito la Cnn citando due fonti dell’amministrazione Usa. Si tratta dello stesso arco temporale in cui dal Libano avevano segnalato ripetute e insistenti violazioni – almeno 16 – dello spazio aereo nazionale, da parte dell’aviazione dello stato ebraico. «Ambedue le fonti – ha aggiunto la Cnn – non ritengono ci sia motivo per credere che Israele avesse come obiettivo i depositi di armi chimiche».

Da Tel Aviv una portavoce militare non ha fatto alcun commento alle notizie riferite dalla rete americana. A fine gennaio l’aviazione israeliana attaccò a pochi chilometri da Damasco quello che secondo fonti occidentali era un convoglio di armi antiaeree diretto in Libano e destinato al movimento sciita Hezbollah. Secondo altre fonti invece obiettivo del blitz aereo era stato un centro ricerche per armi chimiche.

Del resto a lanciare  le notizie ad hoc sull’impiego di armi chimiche da parte del governo siriano è stato proprio il servizio segreto militare israeliano, e dopo pochi giorni  Obama ha fatto eco anche se prudentemente ha specificato che non è chiaro quale dei contendenti abbia usato le armi chimiche. Potrebbero infatti essere stati anche i ribelli, visto anche che in realtà la gran parte sono mercenari prezzolati dai peggiori governo dei Paesi del Golfo probabilmente aiutati in vari modi da Israele stessa. Dopo le accuse contro l’Iraq di Saddam di fabbricare bombe atomiche, balla colossale e criminale per poter invadere quel Paese, solo i disonesti di professione o gli imbecilli possono inghiottire gli allarmi sull’uso altrui di armi non convenzionali. Ovviamente tacendo e mentendo quando a usare il fosforo bianco anche contro i civili sono gli Usa e Israele.

Del nuovo baccano ne approfittano come sempre i governanti, i militari e la feccia colonialista da loro alimentata per compiere altre soperchierie a danno dei palestinesi e dei beduini in modo da rendere l’espressione “Stato dei palestinesi” un incrocio tra una beffa e un peto.

Purtroppo a pagare il prezzo di tutto ciò e della propria ipocrisia sarà l’Europa. Forse  esagerano coloro – e sono molti, compresa Informazione Corretta degli estremisti sionisti italiani – a dire che in Siria è iniziata la terza guerra mondiale, però la linea di marcia purtroppo è proprio quella. Intanto è utile informarsi un po’ più leggendo per esempio quanto scritto nei seguenti articoli, spesso di fonte israeliana:

- prosegue la politica di demolizione delle case di palestinesi:

http://972mag.com/photos-the-face-of-israels-discriminatory-home-demolition-policy/70210/

- la brigata palestinese contro il nazismo, della quale non si parla mai:

http://frammentivocalimo.blogspot.it/2013/04/6000-palestinesi-combatterono-fianco.html?spref=fb

- il massacro di Deir Yassin:

http://972mag.com/watch-new-look-at-the-massacre-of-deir-yassin/69967/

- deportazione anche dei 30.000 beduini:

http://972mag.com/israeli-coalition-parties-team-up-to-reduce-bedouin-land/69999/

- la giustizia israeliana in Cisgiordania:

http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=72452&typeb=0&Come-opera-il-sistema-giudiziario-israeliano-in-Cisgiordania

- minorenni palestinesi tenuti in isolamento nelle carceri israeliane: http://www.guardian.co.uk/world/video/2012/jan/23/cell36-aljalame-prison-israel-solitary-confinement-palestinian-children

- Il Dipartimento di Stato Usa condanna la discriminazione israeliana contro i palestinesi:

http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4369999,00.html

- Quando la negazione dell’esistenza del popolo palestinese diventa genocidio:

http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=4159%3Aquando-la-negazione-dell-esistenza-dei-palestinesi-diventa-genocidio&catid=23%3Ainterventi&Itemid=43

- Il negazionismo e il riduzionismo sionista nei confronti dei massacri contro i palestinesi:

http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=4153%3Aun-centinaio-e-oltre-deir-yassin-beit-daras-e-storia-dei-massacri-sepolti&catid=22%3Adossier&Itemid=42

- Il furto israeliano di proprietà non è nulla di nuovo:

http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=4146%3Ail-furto-israeliano-di-proprieta-non-e-nulla-di-nuovo&catid=23%3Ainterventi&Itemid=43

Akiva Eldar: Israele ignora la proposta di pace della Lega Araba

http://frammentivocalimo.blogspot.it/2013/05/akiva-eldar-israele-ignora-la-proposta.html?spref=fb

AUGURI e una riflessione per Pasqua: i costi pazzeschi ma incompleti della guerra in Afganistan e Iraq.

Pasqua, festa di resurrezione di Cristo per i credenti e di resurrezione interiore anche per i non credenti. Pasqua in pieno periodo di crisi finanziaria mondiale pericolosa e non ancora superata, tanto meno nel Belpaese. Assieme agli auguri, forse è utile riflettere su qualche cifra. Anche per capire meglio la realtà in cui viviamo e quella che ci aspetta se non si reagisce. E cosa ci aspetta se davvero l’indecente governo israeliano attaccherà militarmente l’Iran come Netanyahu pare proprio sia deciso a fare, stando anche la sua intervista odierna su Repubblica, infarcita delle solite frottole. Come sempre mai rilevate dagli intervistatori.

http://znetitaly.altervista.org/art/4104

Il costo reale della guerra

6 APRILE 2012

Di Bill Moyers – 6 aprile 2012

Molte discussioni inerenti il “costo della guerra” si concentrano su due tipi di cifre: i dollari spesi e i soldati americani che hanno dato la propria vita. Dopo un immersione di un decennio nella guerra al terrore questi sono i costi ufficiali: oltre mille miliardi di dollari e più di 6000 morti.

Ma, per quanto sconcertanti, questi numeri non ci raccontano tutta la storia. Continua a leggere

Israele colto con le mani nel sacco delle frottole “atomiche” all’AIEA per spingere alla guerra (anche) contro l’Iran?

Questa volta Israele pare proprio sia stato colto col sorcio in bocca, come si usa dire a Roma di qualcuno beccato con le mani nella marmellata, cioè in flagrante. Un sorcio in bocca per spingere alla guerra contro l’Iran con la solita scusa delle bombe atomiche a gogò, così come il precedente sorcio “atomico” in bocca agli Usa aveva “fruttato” l’invasione dell’Iraq. Anche in quel caso, con i buoni uffici dei servizi segreti israeliani sempre pronti a sfornare dossier debitamente taroccati. Come è noto, l’Aiea è l’agenzia Onu che vigila contro la proliferazione di bombe atomiche, ma solo ed esclusivamente nei Paesi che hanno firmato il Trattato di Non Proliferazione. Israele NON l’ha firmato, perciò le sue centinaia di atomiche se l’è prodotte senza rotture di scatole né denunce o allarmi di un qualche tipo. Peraltro, secondo il libro “L’Iran e la Bomba” di Giorgio Frankel, Israele possiede anche le ben più terribili bombe H e forse anche le bombe N, cioè a neutroni, ordigni che ammazzano gli esseri viventi ma non danneggiano le costruzioni: vale a dire, una forma perfetta di “pulizia” se non etnica quanto meno “nazionale”. Più o meno un anno fa qualcuno ha recapitato all’Aiea un dossier che “dimostrava” come l’Iran fosse ormai a un passo dal produrre ordigni nucleari. Peccato che all’Aiea qualcun altro s’è accorto che nel documento, redatto in lingua farsi, quella più parlata in Iran, ricorrevano termini che nessun iraniano usa più: guarda caso, li usano solo i membri della comunità ebraica locale…. E taciamo sulla “inspiegabile” uccisione di scienziati nucleari iraniani e sul virus informatico che ha paralizzato per qualche mese i computer addetti al controllo e al funzionamento dei reattori nuvleari iranianu tilizzati per produrre corrente elettrica. Guarda caso, qualcuno s’è accorto che nella sequela di termini che componevano il virus ce n’era uno che figura nella bibbia…. Continua a leggere

Il colonialismo non è affatto morto: lo dimostrano la guerra alla Libia, simile alla tragica guerra di secessione del Biafra, e il veto Usa all’Onu contro la nascita dello Stato palestinese (decisa a suo tempo dalla stessa Onu!). Ovvero: dal miserabile fallimento del “Nuovo Medio Oriente” di Bush e del “Nuovo rapporto con l’Islam” di Obama alla “Nuova Libia” di Levy-Sarkozy

Il colonialismo europeo pareva morto. Finita in tragedia con milioni di morti l’occupazione del Vietnam e fallito nel sangue il tentativo della Francia di indorare la pillola nordafricana dichiarando l’Algeria “territorio metropololitano francese”, dichiarando cioè che i due Paesi su sponde opposte del Mediterraneo erano in realtà un Paese unico. Ora invece si scopre che il colonialismo europeo, capitanato proprio dalla Francia, non è affatto morto. L’intervento militare in Libia, stravolgendo ancora una volta una risoluzione Onu, è infatti sempre più chiaramente e scopertamente un’iniziativa francese, e inglese, per poter continuare ad avere dei protettorati e delle colonie petrolifere in Nord Africa. La Francia ha già le mani sporche di sangue di un paio di milioni di nigeriani vittime del suo avere finanziato, armato e appoggiato la secessione del Biafra dalla Nigeria perché nel Biafra c’era il grosso del petrolio nigeriano. Prima di quella tragedia la Nigeria era un Paese in via di forte sviluppo, poi invece si è ridotto all’emigrazione di nigeriane per fare le prostitute in Europa, solo a Torino ce una ventina di anni fa ce n’erano ben 7.000. Ora Sarkozy sta facendo il bis con la Libia.

Non esiste nessuna “rivoluzione democratica” e nessuna “primavera libica”, esistono invece la volontà e l’intervento militare franco-inglese per buttar giù Gheddafi e sostituirlo con un governo più o meno come il suo, ma prono alla volontà di Parigi e Londra. Alla stessa stregua con la quale gli Usa hanno invaso l’Iraq, per mettere in piedi una caricatura di democrazia tenendosi però ben stretti gli accessi, i giacimenti e i privilegi petroliferi. Speriamo che i cinesi o gli indiani non prendano esempio da noi per invadere la Francia o l’Inghilterra o l’Italia per imporre governi e regimi a loro graditi. Continua a leggere

Il caso Dominique Strauss Kahn insegna varie cose. A partire dalla facilità degli Usa alla violenza

Lo abbiamo scritto a botta calda a maggio e lo ripetiamo oggi: come può un uomo sano di mente e non ridotto alla fame sessuale stuprare una sconosciuta senza usare il preservativo a New York, capitale mondiale dell’Aids? Bastava porsi questa elementare e doverosa domanda per dubitare delle clamorose accuse mosse dalla cameriera Ofelia del Sofitel Hotel contro Dominique Strauss Kahn oppure delle facoltà mentali di quest’ultimo. Che, si scopre oggi, s’è visto segare le gambe sia da presidente del Fondo Monetario Internazionale che da probabile prossimo presidente della Francia grazie a calunnie inventate di sana pianta, anche se a ben vedere forse non di calunnie si tratta. Danni incalcolabili, dal risarcimento impossibile. Non è certo la povera cameriera Ofelia che pare proprio lo abbia incastrato con delle bugie a poter pagare e mandarla in galera non risolve nulla. A pensarci bene, visto anche che un ritorno alla guida del FMI è ormai molto arduo se non impossibile, Strauss Kahn potrebbe essere candidato ed eletto a furor di popolo presidente della Francia. Sarebbe un risarcimento adeguato. Alla faccia di Sarkozy, i cui reggicoda potrebbero avere imbeccato la cameriera “stuprata”, e alla faccia del puritanesimo Usa che ora davvero appare, proprio come sostenevano molti intellettuali francesi, poca cosa e rozza di fronte alla più prudente ed elastica civiltà giuridica francese ed europea in genere. La facilità con la quale negli Usa si montano accuse, campate per aria, contro interi Stati per poterli invadere trova riscontro nella facilità con la quale si arrestano singole persone “senza guardare in faccia a nessuno”. Per fortuna negli Usa l’Fbi fa quasi sempre e bene il proprio dovere, con avvocati all’altezza della situazione almeno quando difendono imputati dalle tasche floride e con giornali capaci di mordere chiunque debba essere morso, fosse pure il presidente degli Stati Uniti. Continua a leggere

Obama a Londra ha detto che l’Occidente ha i valori di fondo che legittimano ancora la sua guida del mondo, ma l’Occidente senza tutto ciò che ha preso dall’Oriente sarebbe ben poca cosa

Passata la tempesta elettorale, riprendiamo a parlare di argomenti purtroppo più importanti.
Nei giorni scorsi a Londra il presidente Usa Obama ha tenuto nel parlamento inglese un discorso da uomo d’Occidente molto orgoglioso di esserlo. Non ha parlato di superiortà della civiltà occidentale, ma ha detto qualcosa di simile, qualcosa che una tale superiorià la sottende implicitamente. Obama ha infatti ribadito solennemente, nella sede dove è nato l’Habeas corpus che sta alla base di tutte le nostre libertà nei confronti del potere, che l’Occidente ha tuttora i valori fondamentali che lo autorizzano a voler guidare il mondo. Obama però non ha detto, forse perché lo ignora come quasi tutti eccetto gli studiosi, che l’Occidente senza tutto ciò che ha ricevuto per secoli e secoli dall’Oriente non sarebbe quello che è, non potrebbe cioè avere i “valori fondamentali” che ha. Fermo restando che ogni Paese ha i suoi valori, e che è assurdo pretendere che i propri siano superiori a quelli degli altri.
Nessuno, tanto meno Obama, ama ricordare il contributo decisivo al sapere scientifico, al tenore di vita e alla civiltà europea, e quindi occidentale in genere, fornito dalla civiltà islamica, dalla “Via della Seta” e dalla “Via delle Spezie”. I numeri che usiamo in Occidente non a caso sono i “numeri arabi”, nati in India e trasmessici dal mondo islamico, per non parlare dell’algebra, dell’astronomia, della cartografia, della medicina, della chimica, ecc. Dividiamo la settimana in sette giorni, di cui uno festivo, le note musicali in sette note, il giorno in 24 ore, le ore in 60 minuti, l’orizzonte in 360 gradi, ecc., ma sono tutte cose nate in Mesopotamia oltre 4.000 anni fa! E sono centinaia le parole italiane in vari campi che derivano dall’arabo e dall’iranico, a partire dalla diffusissima e significativa parola “paradiso”, fondamentale nella religione.

E a proposito di religione, non si usa dire che i “valori” dell’Occidente derivano dal cristianesimo? Anzi, da un po’ di tempo la Chiesa per nascondere le sue colpe verso gli ebrei ama parlare di radici “giudaico-cristiane”. E da dove vengono il cristianesimo e il giudaismo se non dalla Giudea, cioè dall’Oriente? Con il cristianesimo “Roma s’è fatta Oriente”. Il monoteismo e i principi del cristianesimo, a partire dall’ama il prossimo tuo come te stesso,  sono prodotti orientali poco conciliabili con le radici “greco romane”, delle quali pure ci vantiamo. Prodotti orientali che, fatti propri da Roma, nell’affermarsi in Europa – purtoppo, esattamente come nel resto del mondo, più con le armi che con il vangelo – hanno spazzato via il preesistente politeismo pagano e il suo sistema di valori. Che era il sistema di valori tipico proprio del mondo greco e romano, ma anche di quello degli altri popoli del Vecchio Continente, compresi i barbari e i germani che lo hanno poi invaso, sistema di valori per nulla centrato sull’eguaglianza, sulla solidarietà e sull’amore per il prossimo. Forse non è strano che per motivi di bottega il papa e la Chiesa non se ne rendano conto o facciano finta di non saperlo, ma è strano che neppure Obama si renda conto di tutto ciò. E se fosse vero quello che hanno provato a sostenere i suoi nemici, e cioè che lui in realtà è un musulmano, e comunque musulmani erano i suoi avi, sarebbe ancor più strano che non si rendesse conto che anche la religione fondata da Maometto è un prodotto dell’Oriente, non è certo “made in Europe”. Né più e né meno come il cristianesimo e il giudaismo noto anche come ebraismo. Continua a leggere

La maggioranza del parlamento sostiene dunque, con regolare votazione, che Berlusconi è un imbecille. Solo un imbecille crede infatti senza esitazione alle sparate di una poveraccia come Ruby capitata “a cena”. Egitto e non solo: da Napoleone a Mubarak, due secoli di fallimenti e delitti dell’Europa e dell’intero Occidente. Con l’incubo che vadano al governo non solo i Fratelli Musulmani, ma anche el Baradei, l’ex ispettore capo dell’Onu fatto fuori dalla Casa Bianca che nel 2003 ha voluto a tutti i costi l’invasione dell’Iraq

L’idea che in Egitto possano diventare personaggi di governo non solo i Fratelli Musulmani, ma anche el Baradei, vale a dire l’ex capo degli ispettori dell’Onu che sa benissimo con quali balle nel 2003 la Casa Bianca e i suoi alleati hanno voluto a tutti i costi invadere l’Iraq, toglie il sonno a molti con la coscienza non proprio immacolata. “Achtung Egitto!”: Netanyahu chiama, Henry Bernard Levy e Berlusconi rispondono, pronti a cianciare con l’usuale razzismo di masse islamiche come orde assetate di sangue occidentale e desiderose di abbracciare quanto prima un nuovo nazismo… Il centesimo nazismo arabo, paventato ad arte da decenni nel Vicino e nel Medio Oriente dai nostri allucinati ma non disinteressati profeti, spesso bugiardi patentati. Mubarak è un “uomo saggio” dichiara a petto in fuori e tacchi alti Berlusconi, il quale evita anche lui di nominare el Baradei e ci tiene invece a precisare che segue la crisi egiziana non tanto facendo il bunga bunga con la “nipote di Mubarak” quanto invece stando “in contatto con i dirigenti israeliani dei quali sono amico da 30 anni”, nel caso ci fosse chi non ha ancora capito chi comanda nel giro berluscone e in quello della Farnesina in mano al minestrello degli Esteri Franco Frattini. Per non dire del giro della vicepresidente della Commissione Esteri del senato, quella Fiamma Nirenstein che oltre a vivere in una colonia israeliana è nota nella comunità ebraica nostrana come ex comunista che spinge all’odio verso tutto ciò che è di sinistra.  Ma andiamo per ordine.

Il lato comico è che ad aizzare contro il “pericolo islamico”, sia che si tratti dell’Iran “che vuole l’atomica per distruggere Israele” (!) sia che si tratti dell’Egitto che vuole solo togliersi di dosso la camicia di forza Mubarak, in particolare è quello stesso Bernard Levy che, oltre a raccontar panzane sul caso Sakineh, è stato uno degli animatori della campagna a favore di Cesare Battisti. A favore, vale a dire, di quello che, stando alle sentenze, è un pluriassassino, rifugiato prima in Francia e poi in Brasile, il cui governo ha deciso di non estradarlo in Italia alla faccia non solo del Chiavaliere. Che strana situazione: tutti a dare addosso a Battisti evitando di notare che il suo lord protettore è il “nuovo filosofo” francese Henry Bernard Levy. Il quale, poiché fa il tifo per lo “scontro di civiltà” e loda qualunque cosa di Israele, tiene banco in Italia anche allagando di “penzose” articolesse il Corriere della Sera senza che nessuno lo prenda a pernacchie. E dire che già nel ’79 il “nuovo filosofo” parigino, noto fighetto che nel ’77 si era molto illustrato nella famosa “tre giorni” dell’Autonomia Operaia all’Università di Bologna, disegnava per autorevoli riviste di politica estera soprattutto inglesi una serie di nuovi confini non solo per il Medio Oriente, ma anche per l’intera Asia centrale! Insomma, in quanto ad allucinazioni pro talebani monsieur Levy è stato un pioniere. Idem in fatto di protezione per gente come Battisti, della quale si deve esere innamorato nella disastrosa, stado ai risultati successivi, tre giorni di Bologna. Strano strabismo, quello non solo berluscone, nevvero? Sbraitare contro i protettori di Battisti e far finta di non sapere che il suo principale protettore è quello stesso Bernard Levy al quale diamo retta quando straparla di Iran e mondo musulmano in generale. Strano caso di schizofrenia… Continua a leggere

Per la Chiesa ci sono copti e copti: protesta, giustamente, per la strage dei 21 ad Alessandria d’Egitto, ma continua a tacere sui 1.600 monaci copti etiopi massacrati dagli italiani. Le (inesistenti) “offese agli ebrei” dell’ex Nar romano Francesco Bianco, ultimo caso delle sempre più sbracate bufale sul “dilagare dell’antisemitismo”

1) – Il Vaticano e la Chiesa italiana continuano a mantenere viva l’attenzione e la condanna per la strage di 21 cristiani copti a Capodanno ad Alessandria d’Egitto. Il cardinale Bagnasco nelle ultime ore ha pubblicamente invocato l’intervento della Comunità Europea a protezione dei copti e dei cristiani in genere nei Paesi dove non sono ben visti. Iniziativa condivisibile. Le stragi di fedeli, per giunta in una chiesa mentre pregano, sono infatti una cosa particolarmente orribile, quale che sia la fede delle vittime. Però in questo caso l’intervento della Chiesa italiana e del Vaticano sorprendono. Il problema non è solo il loro silenzio nei confronti delle vittime musulmane della guerra angloamericana in Iraq, silenzio denunciato nei giorni scorsi dalla maggiore autorità religiosa musulmana d’Egitto, o nei confronti dei bombardamenti “per errore” della Nato in Afganistan che fanno stragi di civili innocenti, bambini compresi, anche alle feste di matrimonio. A essere pignoli ci sarebbe da notare che papa Wojtyla dopo avere inutilmente scongiurato l’intervento in Iraq, patrocinando di fatto il movimento pacifista Arcobaleno, si è poi affrettato a invocare “Dio benedica l’America!” non appena il mentitore guerrafondaio George W. Bush andò a fargli visita in Vaticano. Ma tralasciamo.

Quello che non convince è invece il fatto che il Vaticano e la Chiesa italiana PRIMA di protestare, giustamente, per la strage dei copti d’Alessandria dovrebbero pubblicamente ammettere d’avere sbagliato e chiedere perdono per il silenzio tombale con il quale nascosero la strage di almeno 1.600 monaci copti per mano italiana nel 1937 in Abissinia, oggi Etiopia ed Eritrea. Pur di non dispiacere al Cavaliere di turno, l'”uomo della Provvidenza” Benito Mussolini e ai suoi fascisti, che avevano invaso l’Abissinia, il Vaticano fece spallucce per la rappresaglia al fallito attentato al maresciallo Graziani, rappresaglia che sterminò dai 4.000 ai 20.000 civili abissini, e tacque totalmente e vergognosamente per la strage di tutto il clero copto della capitale religiosa di Debre Libanos: almeno 1.600 tra monaci, giovani seminaristi e ragazzini chierici. In totale, l’equivalente di 20-50 volte la strage delle Fosse Ardeatine perpetrata a Roma dai nazisti tedeschi. Continua a leggere

Berlusconi e Travaglio uniti: contro i palestinesi. Papino il Breve seppellisce Obama del Cairo e medita di comprarsi l’Eni spendendo però il meno possibile. Ecco perché gli serve danneggiarla con il demenziale ordine di abbandonare l’Iran, il nostro maggiore fornitore di petrolio: per far calare il prezzo dell’oro nero in Borsa. E se in Italia ci scappasse l’attentato sarebbe l’occasione buona per passare dalle leggi ad personam alle leggi speciali. E’ il Partito dell’Amore, bellezza!

In Israele il nostro capo del governo Silvio Berlusconi ha dato il meglio di sé, cioè a dire il peggio in assoluto. Sulla spinta verso il cielo dei suoi fenomenali tacchi non ha saputo resistere alla tentazione di sentirsi più vicino al Dio della bibbia aggiungendo di getto al testo del discorso scritto l’infelice e indecente frase “La reazione di Israele a Gaza è stata giusta”. Oltre che l’ONU, una bella fetta della stessa popolazione israeliana, compreso un bel gruppo di militari che a Gaza c’erano, tutti sanno che la reazione contro Gaza non è stata affatto “giusta”. Ho dimostrato in una precedente puntata del blog che massacrare in due settimane 1.400 persone su un totale di 1.400.000 abitanti equivale a massacrare l’1 per mille dell’intera popolazione. In appena due settimane! E ho dimostrato che neppure l’intera campagna angloamericana di bombardamenti incendiari sulle città tedesche è arrivata a tanto, e in un periodo 50 volte più lungo. Con la sua bella improvvisata il Chiavalier Papino il Breve ha sotterrato Obama e il suo discorso de Il Cairo, peraltro cadavere già sotterrato da Netanyahu. Diciamo che Berlusconi ne ha sigillato la tomba.
Non vorrei essere nei panni di Marco Travaglio, o del Paolo Guzzanti riciclato nè di altri maestrini “di sinistra”, antiberlusconisti a tutto volume, ma per quanto riguarda Gaza berlusconissimi e filo mattanza anche loro. Travaglio col suo solito tono professorin-ieratico ha subito messo in chiaro nel suo blog, non appena i carri armati e i bombardamenti si sono messi in moto, che quella di Israele non era una guerra offensiva, ma una giusta operazione difensiva. Capisco che oggi è ormai impossibile non dico fare carriera ma anche solo non essere soffocati se non ci si inchina verso chi ha in mano gli assi, però certi eccessi andrebbero evitati. Guzzanti nel suo blog modestamente intitolato “Rivoluzione italiana” ha addirittura augurato a Israele  “buona guerra” contro Gaza, festeggiandola o supportandola con pacifiste del calibro di Fiamma Nierenstein, la vera vincitrice di questa fase politica.
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Ma Tartaglia era armato di duomo e crocefisso, attrezzi non proprio di sinistra, e Maroni e La Russa si sono dimostrati incapaci, altro che l’ondata di balle degli untori e dei mazzieri mediatici. A Togliatti spararono, ma non ci fu la reazione indecente stile berluscones sull’orlo di una crisi di nervi. Mentre i suoi scoppiano di odio più del solito, Berlusconi saggiamente parla di amore. Sicuri quindi che sconfesserà almeno l’odio seminato da anni a piene mani per esempio da radio Padania, eccogli qualche domanda in tema di amore

Ma Massimo Tartaglia contro Silvio Berlusconi non ha scagliato una piccola riproduzione del Duomo di Milano, cioè di una chiesa? E non gli hanno trovato nella sua borsa o valigetta un crocifisso di gesso lungo 30 centimetri? E allora come cavolo fanno i mazzieri di Berlusconi e i volenterosi untori al suo servizio a voler addebitare il gesto di quel disturbato psichico a chi non vuole più Berlusconi al governo anziché ai disturbi psichici di evidente stampo anche religioso di quel poveraccio di Tartaglia? E come mai i vari leader di “sinistra” fanno finta di non capire che chi va in giro con un crocifissone e riproduzioni di chiese può essere pericoloso a causa di possibili turbe “religiose”, tra tutte le più devastanti come dimostra a iosa la Storia? Possibile che il nanismo delle personalità dei leader della sinistra arrivi a un tal punto di bassa statura e di autocensura nei confronti di tutto ciò che sa di clero? Se si vuole per forza dare la colpa a qualcuno che ha “soffiato sul fuoco” di una mente psicolabile come quella di Tartaglia si potrebbe più realisticamente puntare il dito contro certe predicazioni clericali che da sempre divorano le menti non solo dei più deboli spingendoli ai gesti più scemi e a quelli più orrendi. Continua a leggere

Altre domande scomode a Berlusconi. Comprese quelle sulla minore sua dignità rispetto Marrazzo, sulla corresponsabilità per il vergognoso boom di siti razzisti e anti ebraici e sul bordello afgano nel quale muoiono anche in nostri soldati

Caro signor primo ministro Silvio Berlusconi, cosa direbbe lei se Pietro Marrazzo sostenesse che la vicenda  che lo ha costretto alle dimissioni fosse tutta una montatura per sabotare il voto popolare che lo ha scelto come governatore del Lazio? E cosa avrebbe detto se Marrazzo avesse reagito evitando di dimettersi e affermando che non lo avrebbe fatto neppure se indagato e condannato? Certamente la storia non si fa con i se, però lei sa benissimo che avrebbe accusato Marrazzo di essere un comunista abbarbicato alle poltrone. In ogni caso, qualunque cosa avesse detto, resta il fatto che Marrazzo si è comportato molto più dignitosamente di lei, dando anche prova di un rispetto per le istituzioni e la magistratura che lei non s’è mai neppure sognato.
Ma in ogni caso: davvero lei pensa che gli italiani siano tutti così imbecilli da credere alla sua affermazione che anche qualora venisse condannato in uno dei processi nei quali è imputato non si dimetterebbe per “difendere la democrazia” (!) contro “magistrati che sovvertono il voto popolare”? Inoltre: non si rende conto che così lei calunnia buona parte della magistratura italiana? Sì, calunnia: perché ciò che lei insiste ad attribuire a nugoli di magistrati se fosse vero sarebbe una serie di reati gravi, dall’abuso d’ufficio al falso in atti pubblici ed altro ancora. Continua a leggere

Iraq. Massacrato dai miliziani religiosi un attivista gay

Una guerra nella guerra; una strage di cui nessuno ne vuol sapere e parlare se non fosse per la vigilanza delle organizzazioni GLBT mondiali. Da quando si è scatenata la guerra in Iraq, sono stati assassinati, torturati, imprigionati e poi uccisi  molti gay e lesbiche , spesso attivisti di movimento.  Nei paesi arabi e musulmani  l’omosessualità viene  condannata a morte anche per mano degli stessi famigliari se non ci pensano i tribunali speciali religiosi.  Qualcuno riesce a fuggire all’estero, ma la maggioranza, se scoperta, viene messa alla  gogna e al martirio senza processo e senza alcuna prova di colpevolezza. Continua a leggere