37 commenti
  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Sylvi

    – La marcia di Torino era non di 80 mila, ma di 40 mila. Dovremmo organizzarne una simile contro i dementi delle manifestazioni di ogni sabato a Milano, Trieste, ecc.
    L’organizzatore della marcia, di cui ora non ricordo il nome, mi disse che in realtà erano molto meno di 40 mila e che Cesare Romiti e Gianni Agnelli come tutta riconoscenza lo trattarono a pedate.
    – Davanti al monumento che hai visto a Mosca c’è una fiamma sempre accesa, e non poche coppie appena sposate vanno a deporvi un mazzo di fiori. L’ho trovato commovente.
    Ms se vuoi davvero commuoverti fini alle lacrime fatti portare da un taxi dove ci sono ancora i cavalli di Frisia con filo spinato dei tedeschi che segnalano il punto più vicino a Mosca dove gli invasori sono arrivati. Il pullman che nel ’71 o ’72 mi portava dall’aeroporto (uno dei tre, forse lo Sceremetievo) a Mosca ci si fermò di lato mi pare per un semaforo. Chiesi alla guida cosa fossero quei blocchi di cemento sormontati da filo spinato e quando me lo disse venni invaso da una commozione fortissima. Una botta terribile. La Storia, nuda e cruda, senza fronzoli e retorica, mi si era parata di colpo davanti agli occhi! La mia giovane e innocente prima consorte rimase senza parole.
    Alloggiavamo al National, albergo storico a pochi metri dalla piazza Rossa. Il giorno della sfilata della Rivoluzione d’ottobre, in realtà per loro novembre, dopo essermi scolato a pranzo un quarto di vodka mi arrampicai non so come sulla balaustra di una finestra e scattai foto a raffica della sfilata, missili e carri armati compresi. Non so come ho fatto a non cadere e a non essere arrestato perché forse era proibito fare quelle foto. Forse. Ma forse no.
    – Se torni a Mosca devi andare in visita al Cremlino e dare un’occhiata anche ai vecchi cannoni e alle bandiere francesi in un cortiletto sulla sinistra dopo l’ingresso. Sono i cannoni e le bandiere strappate all’armata di Napoleone. Fanno anche quelle uno certo effetto….

    Risento nelle orecchie il rintocco dell’orologio del Cremilno che segnala le ore e l’uscita dalla porta Spaskaya del cambio della guardia alla tomba di Lenin. Detesto la retorica, specie quella militare. Ma quei rintocchi e la cerimonia del cambio della guardia… sapendo cosa è successo e dove ti trovi, è una cosa indimenticabile. NON è uno spettacolo per i turisti, come a Londra o, molto più alla buona, al Castello di Praga.

    Quando guardi la meravigliosa cattedrale di S. Basilio, le cui pareti interne sono interamente ricoperte di icone da far girare la testa, ricordati un particolare, anzi tre: Stalin ne ordinò la demolizione a un ingegnere; l’ingegnere si rifiutò di procedere alla demolizione; Stalin lo fece deportare in Siberia.

    Se c’è ancora, vai alla gelateria all’angolo sinistro della piazza Rossa guardando la basilica. Quando Churchill d’inverno andò a Mosca per parlare con Stalin vide sulla piazza Rossa una lunga fila di gente. “Perché quella fila?”. “Per comprare il gelato alla gelateria all’angolo”. “Con questo freddo?! I tedeschi si illudono se pensano di vincere voi russi!”.

    Infine un po’ di relax. Vai a visitare i magazzini GUM, se sono ancora sulla piazza Rossa, e fermati a guardare la gente, giovani soprattutto, che chiacchiera a ridosso della fontana a pian terreno di marmo interna, che lì non ti aspetteresti. Certo non è la fontana di piazza del Pantheon o di Santa Maria in Trastevere, ma il tutto ha un suo bel fascino.

    Ora ti lascio in pace.

  2. Peter
    Peter says:

    @Nicotri
    Con riluttanza, mi riaffaccio brevemente sul suo blog.
    Il colonialism Italiano comincio’ per essere esatticon l’annessione e colonizzazione del Sud, di cui si vedono ancora gli strascichi, comprese le lagne eterne Sui meridionali mafiosi venuti dal nulla e abusi di ogni genere.

    Quel gran porco da lei ricordato paragonava la Sicilia con l’Algeria francese e se ne vantava coi colleghi giornalisti francesi vulgari e razzisti come lui.
    Diceva che almeno I francesi non dovevano accettare I magrebbini mentre I siciliani dovevano essere considerati Italiani etc.
    Lasciamo perdere.

    P.

  3. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    Con riluttanza? Mi dispiace molto. Se riesce a farsela passare la riluttanza è meglio. Certo, a volte discutere con chi la pensa in modo molto diverso dal proprio, magari offende ed è inamovibile può fare uscire dai gangheri, ma qui ormai siamo tra amici. Vecchi amici. E nessuno di noi è dedito ad attività criminali. Insomma, c’è posto per tutti. Tutti noi, intendo.
    Un saluto.

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino,
    mi associo anch’io. Alla fine è giusto accettare i punti di vista di tutti, compreso quelli un po’ fuori dalla realtà.
    Un saluto a tutti U.

  5. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    E’ da tempo che sostengo che i Savoia sono stati una iattura per l’Italia e in particolare per il Sud. Che è stato spossessato, impoverito e catastrofato. I Savoia a Napoli e nel regno delle Due Sicilia licenziarono tutti coloro che avevano prestato giuramento alla corona, cioè TUTTI i professionisti, professori, docenti, impiegati di livello. Garibaldi è stato un mascalzone che in Sicilia s’è accordato coi nobili, latifondisti e parassiti mettendola nel culo a quegli stessi contadini che lo avevano accolto con entusiasmo e aiutato a non essere battuto militarmente già poco dopo lo sbarco. Mascalzone prima e coglione dopo con il famoso e molto celebrato “Obbedisco!” a Teano. Poi i Savoia diventarono anche dei criminali con la legge Pica che autorizzava le peggiori atrocità nel Sud per combatterne la Resistenza spacciata per banditismo.
    I Savoia hanno annesso il Veneto, cioè la ex Serenissima, con un referendum truffa, truffa DIMOSTRATA in libri recenti – per poi provocare il tracollo economico e sociale anche del Veneto come fatto col Sud.
    RISULTATO: dall’unità d’Italia all’anno PRIMA dello scoppio della prima guerra mondiale emigrarono il 40% degli italiani contati col primo censimento nazionale. Emigrarono cioè IN TEMPO DI PACE più o meno 18 milioni di italiani ridotti alla fame dall’uniifcazione dell’Italia fatta dai Savoia.
    Poi per non farsi – e non farci – mancare nulla, si sono – e ci hanno – infilati nella prima guerra mondiale, nel colonialismo e infine nel fascismo. I Savoia: il peggio del peggio.

  6. Linosse
    Linosse says:

    Caro Pino,per nostra fortuna i savoia non ci sono più.La grande desiderata è buttare a mare tutta l’accozzaglia política e “dirigenziale” che è rimasta come eredità savoiarda, non voluta.Ci riusciremo?

  7. Pino nicotri
    Pino nicotri says:

    x Linosse

    La vedo dura. L’Italia fatta alla cazzo di cane savoiardo ha prodotto questi italiani, Il cattolicesimo ha contribuito: qualunque delitto e porcheria tu commetta basta che vai a confessarti dal prete che ti assolve e tu sei pulito, puoi ricominciare a fare porcherie. Guarda i preti confessori della mafia.

  8. Uroburo
    Uroburo says:

    Leggevo su non so più quale libro che i piemontesi (più che i Savoia che hanno solo peggiorato i fatti) in Meridione si sono trovati di fronte ad un vuoto totale di classi dirigenti minimamente adeguate. Vent’anni dopo Zanardelli diceva che gli universitari meridionali erano degli spiantati parolai del tutto incapaci ad ogni lavoro produttivo e/o socialmente utile.
    Le tragedie dell’unità d’Ittaglia hanno molte cause, alcune colpevolmente tenute nascoste da un malinteso spirito nazionale.
    Ancora ora benemeriti presidenti della Repubblica (Pertini, Mattarella, lo stesso Scalfari) SEMPRE E SOLO glorificano ed esaltano certi aspetti ritenuti positivi del paese (più o meno reali) ma mai mettono in luce i suoi gravissimi limiti (a cominciare da uno scarsissimo senso di legalità che con il Piemonte c’entra poco o nulla).
    Io credo che l’autocritica dovrebbe prima di tutto guardare a noi stessi. Poi i Savoia, le cl

  9. Uroburo
    Uroburo says:

    (scusate) … le classi digggerenti, l’aristocrazia meridionale (consiglio a tutti la lettura di due libri sull’epopea dei Florio, i leoni di Sicilia!) saranno stati anche degli incapaci. Ma la materia prima era terribilmente carente.
    Un banalissimo esempio: i carri armati ittagliani della II GM facevano ridere; gli aerei pure, con l’aggiunta che non hanno mai avuto un motore nazionale valido; non abbiamo mai avuto una mitragliatrice decente; la nostra artiglieria era vecchia anche quando progettata da poco; abbiamo messo da parte il radar dieci anni prima (o più) degli altri perché non ne avevamo capito l’uso; siamo andati a far la guerra agli etiopi, armati con i Mauser, con fucili monocolpo del tutto obsoleti. Ecc. ecc. ecc…
    Qui i Savoia non c’entrano, c’entra il fatto che rimaniamo il primo dei paesi del Terzo Mondo, ma non vogliamo vederlo.
    Un saluto U.

  10. Peter
    Peter says:

    @Uroburo

    Se parla degli italiani in genere potremmo anche essere d’accordo, ma sulla carente materia prima ho delle riserve. Per il banale motivo che se emigrati in altri paesi gli italiani (per la verita’ io vedo quasi solo meridionali in origine) se la cavano bene, a volte magna cum laude.
    L’impoverimento dopo l’unita’ riguardo’ anche altre zone d’Italia, es la Toscana, ma come dice Pino l’emigrazione massiva nei 50 anni postunitari riguardo’ il Sud in particolare, che perse cosi’ tutte le sue forze produttive e di cambiamento per il meglio.
    Il che denota anche che fino ad allora si poteva ancora campare.
    Zanardelli ha avuto i suoi meriti, ma non era certo il verbo incarnato.

    Un saluto

    P.

  11. Linosse
    Linosse says:

    Caro Uro
    “Leggevo su non so più quale libro che i piemontesi (più che i Savoia che hanno solo peggiorato i fatti) in Meridione si sono trovati di fronte ad un vuoto totale di classi dirigenti minimamente adeguate”
    “Un banalissimo esempio: i carri armati ittagliani della II GM facevano ridere; gli aerei pure, con l’aggiunta che non hanno mai avuto un motore nazionale valido; non abbiamo mai avuto una mitragliatrice decente; la nostra artiglieria era vecchia anche quando progettata da poco; abbiamo messo da parte il radar dieci anni prima (o più) degli altri perché non ne avevamo capito l’uso; siamo andati a far la guerra agli etiopi, armati con i Mauser, con fucili monocolpo del tutto obsoleti. Ecc. ecc. ecc…”
    A leggere quanto scrivi resulta che dopo quasi 80 anni (e non sono pochi,) la inadeguatezza ,che descrivi dettagliatamente, era nordica al 100% dato che al sud non c’era quasi nulla (il poco che c’era si era esaurito con il colonialismo sa-boia

  12. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Linosse,
    se c’è qualcosa che non mi interessa affatto è la secolare polemica Nord-Sud, per lo più affrontata con il solito campanilismo italico.
    Fino alla II GM la maggior parte degli alti ufficiali dell’esercito erano piemontesi, e quindi loro è stata la responsabilità degli errori commessi. Ma sul piano politico non è stato così: il Meridione ha eletto i suoi rappresentanti, e se erano mafiosi, corrotti, genericamente arretrati non era colpa dai Savoia.
    E soprattutto, al di sotto dei capi (Crispi, Di Rudinì, Nicotera, Orlando, Salandra ecc) moltissimi dei quali aristocratici con una cultura repressiva e parassitaria, c’era la delinquenza organizzata ed il nulla. Insomma se i generali (il discorso è complessivo ed uso l’esercito SOLO come esempio) erano degli incapaci, i colonnelli, capitani e sottotenenti erano perfin peggio, proprio come diceva non Zanardelli (la citazione era sbagliata) ma Francesco Saverio Nitti (un meridionale meridionalista): “L’università italiana è una fabbrica di spostati e di faziosi del tutto privi di ciò che serve per produrre”.
    La società italiana era complessivamente arretrata ma il Meridione era fermo al medioevo. Questa situazione si è evoluta in quella attuale: il Meridione è diventato terra di mafia, e la mafia si è mangiata l’ontero.paese.
    Un saluto U.

  13. Uroburo
    Uroburo says:

    Una notarella per Peter.
    La primissima emigrazione italiana – subito dopo la metà dell’Ottocento – parte dal Nord e non dal Sud, ed è diretta in Europa: Svizzera, Francia, Germania; Austria soprattutto dal Veneto e dal Friuli. Pare infatti che l’unità sia stata economicamente pesante anche per il Veneto, non solo per il Sud… tanto per essere un po’ più storicamente precisi. E per la verità è stata pesante dovunque ma a Nord le tasse c’erano sempre state.
    Era un’emigrazione di specialisti: muratori ed artigiani; ed era prevalentemente stagionale, perché d’inverno tornavano a casa (solitamente a piedi).
    Questa emigrazione ha continuato sempre, fino agli anni Settanta.

    L’emigrazione meridionale è iniziata verso il 1880 ed è stata da subito transoceanica e quindi definitiva. E non è mai stata fatta da specialisti ma da contadini poverissimi, in tutti i sensi, e quindi da manovali. Un miglioramento sociale è avvenuto solo in seconda (raramente) o in terza generazione. U.

  14. Peter
    Peter says:

    @Uroburo

    Confondere Zanardelli con Nitti….il quale si riferiva appunto agli italiani in generale, ed era un politico di qualita’ ‘superiori’ per l’epoca, a detta di molti, non un meridionalista. E sul suo giudizio sulla professionalita’ dei laureati italiani, di allora come adesso, mi trovo d’ accordo, infatti l’universita’ italiana non preparava alla professione, e forse non lo fa neanche adesso. E’ una fabbrica di diplomi.
    Lei salta molti passaggi storici importanti; le elezioni postunitarie erano una barzelletta di facciata, i votanti erano memo del 10% della popolazione e determinati dal censo (e dal genere, sia chiaro). I ‘rappresentanti’ non contavano nulla comunque, dato che il parlamento aveva una funzione puramente consultiva e basta. Voto’ mai il parlamento per entrare in guerra? Ci ripetiamo.
    Per il suffragio per nulla ancora ‘univerale’ passarano oltre 50 anni.
    Alcuni deputati potevano diventare ministri del re, questo era quanto.
    Il Sud era certo piu’ arretrato e medievale come dice giustamente lei, ma era deciso in alto che non avrebbe mai potuto evolvere e svilupparsi in modo proprio, sic et simpliciter. La perdita senza ritorno di forze giovani e produttive dopo l’unita’ ne fu una chiara dimostrazione e conseguenza. L’emigrazione, anche se ‘stracciona’ come disse una volta lei provocando le furie di Popeye ed Anita, ha sempre riguardato la parte piu’ produttiva di una popolazione.
    Le mafie derivavano dala putrefazione di societa’ contadine pre-industriali senza speranze, lo diceva anche Moravia, in antitesi con Pasolini che ne idealizzava gli aspetti ‘bucolici’.
    Un saluto

    P.

  15. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    mi spieghi più dettagliatamente la sua visione delle mafie, a cominciare dalla siciliana. La prima e la più importante. U.

  16. Peter
    Peter says:

    @Uroburo

    Non ne ho ‘una visione’ ed in Sicilia ci sono stato di persona solo una volta. Colpiva il degrado delle strade unito ad un numero interminabile di ‘cantieri’ stradali senza operai e senza macchinari o quasi, forma evidente di corruzione amministrativa. Ed un numero assurdo di impisgati nel palazzo della regione (gia’ detto Dei Normanni, il parlamento piu’ antico d’Europa) che non facevano nulla o quasi.
    La mafia siciliana in quanto tale ha origini peculiari. Mi pare che la Sicilia fosse per secoli in un crocevia mediterraneo (al centro di mappe nautiche medievali come vidi nel museo navale di Haifa, mai viste in Italia) ed abbia subito forse piu’ invasioni e dominazioni di qualsiasi altra regione italiana. L’insularita’ e le invasioni avranno determinato col tempo degli adattamenti particolari, direi delle forme patologiche di sdoppiamento tra il tribale ‘nostro’ ed il ‘loro’ cioe’ i clan e le famiglie in contrapposizione ad un potere statale che veniva percepito come alieno ed oppressivo; da cui l’origine dell’omerta’ forse non mafiosa dall’inizio, un linguaggio allusivo separato da quello ufficiale etc.
    Le isole mi hanno sempre interresato, si guardi su scale molto piu’ importanti al Giappone (anch’esso con una cultura mafiosa non da trascurare) ed a GB che mafiosa non e’ mai stata, forse per un’insularita’ evolutasi in modo assai diverso, unita’ nazionale inglese formatasi subito poco dopo il crollo dell’ impero romano, ed una componente sassone, cioe’ germanica, che rimase solida fino alla conquista normanna.
    La mafia moderna e’ ormai tutt’altra cosa, direi che i livelli organizzativi sono ben altri, e vi spiccano anche personalita’ chiaramente psicopatiche come i bosses in carcere da 30 anni, alcuni purtroppo rilasciati in questi anni per accordi fatti con lo stato a suo tempo; uno di loro ha al suo attivo oltre 200 omicidi, come cio’ sia possibile e’ al di la’ del mio comprendonio.
    Non dimentichiamo le collusioni mafiose della DC postbellica, che per 50 anni hanno impedito una reale ed efficace lotta dello stato contro il fenomeno.

    Un saluto

    P.

  17. Uroburo
    Uroburo says:

    Sì, ha fatto un quadro di lungo periodo e molto interessante.
    La mafia in senso stretto però ha un’origine modernissima, immediatamente prima dell’unità d’Italia, intorno alla metà dell’Ottocento. Ed è un fenomeno borghese e da subito criminale.
    I fattori palermitani, coloro che dirigevano le proprietà terriere dei nobili, hanno incominciato a contrabbandare merci negli Stati Uniti, arricchendosi. Contemporaneamente gli addetti alla distribuzione dell’acqua negli agrumeti palermitani, quelli famosi della Conca d’oro, hanno incominciato ed imporre una tangente (u pizzu). Nello stesso periodo anche i gabellotti hanno incominciato ad imporre tangenti. Con il denaro accumulato hanno assoldato dei sicari, i picciotti, che hanno gradatamente (ma abbastanza rapidamente) allargato il giro d’affari imponendo tangenti praticamente su tutto.
    All’inizio con l’accordo dell’aristocrazia ma in breve contro tutto e tutti. Hanno eletto i loro rappresentanti politici, corrotto o minacciato i giudici, governato tutta la Sicilia. Il fenomeno si è poi allargato in altre zone.
    Quanto al resto, votava il 10% dappertutto ma altrove le elezioni erano più libere e meno collegate con la criminalità. E in questo i Savoia non c’entrano.
    Mi ricordo la polemica sugli straccioni. Molto pretestuosa.
    Un saluto U.

  18. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter e Uroburo

    A Napoli avevano già fatto danni gli inglesi, che impiccarono Caracciolo, ammiraglio che aveva combattuto con gli inglesi contro gli americani. .
    Venne schiantato anche il Veneto, o meglio l’ex Serenissima, cioè il Triveneto, con emigrazioni massicce di veneti e friulani. Lo strumento per impoverire Sud e Triveneto fu la tassa sul macinato. Che arricchì invece Cavour, grande proprietario di mulini. Il Sud venne schiantato anche con l’infame legge Pica, con la quale le truppe savoiarde con la scusa del reprimere le continue ribellioni ebbero mano libera per massacrare, stuprare, derubare, incendiare. Ho già scritto qui anni fa che il sociologo e docente universitario Sabino Acquaviva aveva trovato in Puglia documenti che attestavano il taglio delle mani, che venivano inchiodate alle porte delle chiese come pubblico ammonimento.
    Nel Sud il latifondo, proprietà di nobili e della Chiesa, era il grande problema. In Sicilia a far pagare il dovuto a mezzadri e fittavoli e a mantenere l’ordine tra i contadini provvedevano i “mazzieri”. Che dopo l’alleanza di Garibaldi coi nobili siciliani divennero man mano quelli che poi sono diventati i mafiosi. La delusione per il tradimento – tipicamente italiota – di Garibaldi aumentò ribellioni e violenza: e così “l’onorata società” modernizzò – e armò – i mazzieri….

  19. Peter
    Peter says:

    Sulle origini della mafia si potrebbe discutere molto, e ci sono molte verita’ in tutto quello che avete detto sopra.
    Guardate pero’ che se le cose sono indubbiamente peggiorate dopo l’unificazione, e non necessariamente o sempre per colpa di questa, la struttura societaria mafiosa esisteva da molto prima. Lo diceva abbastanza esplicitamente Camilleri (es Il re di Girgenti). La differenza era che la mafia agraria era in un certo senso integrata col potere feudale dei latifondi, l’unica reale struttura ‘statale’ dell’epoca; di capi clan locali dediti alla violenza per il controllo del territorio ve ne erano pare persino nella remota isola di Lampedusa, ed erano distinti dai nobili feudatari che mantenevano un certo controllo.
    Il feudalesimo venne a termine nel 1815, come ben sappiamo. Un progresso, ma anche un vuoto di potere che venne subito riempito nel modo peggiore.

    P.

  20. Linosse
    Linosse says:

    Mi son sempre chiesto come abbia fatto Garibaldi con i famosi mille(e non uno di più)a sopraffare un esercito organizzato di almeno 30.000 militari regolari e sui luoghi con caserme,porti ,navi etc.Faccio notare che a quei tempi i rambo ancora non esistevano,hollivudde anche,Invece imperversavano i picciotti e ,guarda caso ,in Sicilia,Calabria e Campania erano tanto esuberanti da lasciare un’eredità che si è estesa geométricamente e non solo là.

  21. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Pino (ed anche Peter),
    i mazzieri di cui parli tu sono esattamente i fattori di cui parlavo io. E sono parte integrante della “borghesia” dell’epoca.
    Invece la cosiddetta mafia agraria di cui parla Peter è un fenomeno antichissimo, tipicamente feudale, ma del tutto diverso dalla mafia di cui parlo io e molto più vicina ai normali fenomeni di criminalità onninamente presenti. La c.d. mafia agraria è violenta ed omertosa, come sempre nelle società primitive. Ma è povera e localmente definita, quindi priva di una reale forza propulsiva perché destinata a scontrarsi con forze analoghe e padrone del loro territorio nel loro territorio. Una situazione invariata dal tempo più antichi e verosimilmente diffusa dovunque vi fossero strutture feudali (con pochi capi a dominare enormi masse).
    La mafia moderna, di contrabbandieri e tangentari è ricca, ricca di denaro contante. Può arruolare sicari e corrompere alleati e subalterni in modo prima del tutto sconosciuto. Quindi può espandersi ed imporre la sua legge dovunque.
    Per questo è un fenomeno del tutto nuovo e modernissimo, il vero inizio della mafia moderna, di Cosa Nostra.
    Detto in altro modo e per non fare pericolosi errori di valutazione: Cosa Nostra è un fenomeno borghese, modernissimo, profondamente radicato.
    Che fallisce per la sua incapacità di dare risposte altrettanto moderne all’organizzazione del territorio. Dove agisce nel solito modo oppressivo e parassitario di sempre; senza però che nessun potere riesca a spazzarla via.
    Un fenomeno in origine tipicamente ed esclusivamente meridionale ma oggi diventato totalmente nazionale e, direi ormai, sovranazionale. U.

  22. Uroburo
    Uroburo says:

    Dai giornali online.
    Da domani in Austria lock down per i no-Vax
    Dio! Che invidia!! Vabbè sono cattivo!!! U.

  23. Peter
    Peter says:

    https://web.stanford.edu/~silviacb/PEPR/Why%20did%20the%20Mafia%20Emerge%20in%20Italy.pdf

    Consiglio la lettura di questo studio mi pare di Stanford University.
    Molte referenze sono di studiosi italiani (e spesso meridionali come Villari ed Arlacchi).
    Lo devo leggere meglio quando avro’ tempo, ma mi pare che dica cio’ che accennavo sulle origini del fenomeno.
    La mia cortese divergenza con Uroburo e’ piu’ o meno questa: la mafia italiana e’ si un fenomeno borghese, ma solo le sue origini arcaiche di cui conserva la struttura sono tipicamente meridionali ed in particolari siciliane per le ragioni suddette. Si e’ diffusa a iosa sul territorio della penisola perche’ la sociera’ italiana in genere (leggasi il documento, chiesa, individualismo , diseguaglianze, tendenze criminali etc) e’ quella che e’.
    Pero’ la sua diffusione sovranazionale non e’ solo di origine italiana , ne’ aveva alcun bisogno di esserlo.

    Un saluto

    P.

  24. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    le mafie italiche (TUTTE!) rimangono un fenomeno ESCLUSIVAMENTE italiano perché i vertici apicali sono solo italiani, anzi solo locali: in Cosa Nostra solo siciliani (occidentali), nella ‘Ndrangheta solo calabresi, nella Camorra solo napoletani.
    Ovviamente quando si espandono si alleano con quelli del posto: i cocoleros colombiani, gli industriali/banchieri milanesi ecc. Ma come alleati/subalterni che non entrano MAI nella famiglia.

    Le mafie italiche sono le uniche ad aver raggiunto una dimensione internazionale. Il traffico di droga verso l’Europa è solo loro, anche se possono usare mano d’opera locale. Il traffico internazionale clandestino di armi è ormai quasi monopolio della ‘ndrangheta.
    Le altre mafie (russa, cinese, giapponese) hanno una dimensione sostanzialmente locale. Come è stato all’inizio per la mafia sugli emigrati italiani in America. Poi, con la droga, il salto di qualità. U.

  25. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    ho letto lo scritto sulla mafia, pur con qualche difficoltà dovuta ad un inglese scolastico.
    In generale mi sembra che dia un’immagine molto tradizionale del fenomeno e che le soluzioni addotte spieghino molto poco.
    Le faccio qualche esempio.
    1. La Chiesa dominava anche nel Veneto, e fino a pochissimo tempo fa, ma in Veneto non c’era mafia.
    2. Il latifondo era stato contrastato in tutto il Meridione senza emergenze mafiose.
    3. Il familismo amorale e la corruzione ci sono dappertutto ma la mafia nasce come fenomeno esclusivamente palermitano. Poi si allarga, ma solo ad ovest.
    4. L’omertà è una regola di tutte le zone di montagna (anche in Lombardia).

    Insomma perché la mafia sorge, inizialmente, solo a Palermo e non altrove? E perché diventa in brevissimo tempo, dai dieci ai vent’anni, in fenomeno incontrollabile? Che cosa la rende diversa da tutte le altre organizzazioni criminali, tutte spazzate via se e quando lo stato vuol farlo?
    Lo scritto non lo spiega e confondere mafia e brigantaggio, mafia e normale delinquenza è un grave errore.
    Un saluto U.

  26. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    pare che il Trump temesse per dei brogli elettorali fatti dagli italiani (sic, lo giuro!)
    Pare che abbia chiesto il permesso di fare indagini in Ittaglia. Non si sa cosa il nostro governo abbia concesso.
    Temo TUTTO!
    Un saluto U.

  27. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro Peter,
    ho letto anche l’articolo del Guardian.
    Mah… secondo me il nemico principale rimane la Cina.
    La Russia come problema è stato brillantemente scaricato sugli europei che, purtroppo per loro, se lo sono preso.
    Un saluto U.

  28. Sylvi
    Sylvi says:

    Mi rileggerò con calma i vostri post sui quali è anche necessario riflettere perchè alcune cose le sapevo, altre no.
    x Uro
    Quando avrò finito il libro che ho fra le mani, comincerò I leoni di Sicilia che Mino ha trovato molto interessante.
    Il lock down in Austria per i no vax? Ci hanno messo un po’ di tempo ma ora non scherzano.
    Mi dice mio figlio che già erano fiscali prima, adesso…non se ne faranno scappare uno di quegli idioti!
    Qui da noi ‘ a Trieste, a Udine, a Pordenone e a Gorizia ogni sabato si radunano, senza permessi, meno male che ora cominciano a fioccare i fermi e gli arresti, ma abbiamo una situazione sanitaria molto seria, soprattutto a Trieste!

    Dedicato a CC
    La “busara” può essere considerata la regina delle ricette di mare istro-quarnerino- dalmata.
    Può essere rossa o bianca a seconda se ci aggiungiamo il pomodoro, ma noi l’abbiamo italianizzata aggiungendovi gli spaghetti così facciamo un bel po’ di tocetto rosso:

    Scegli scampi non molto grandi, come ti ho detto per telefono,quelli grandi mettili sulla griglia!
    togli gli occhi e i baffi, lavali e lasciali da parte.
    In una padella larga e capiente fai andare una cipollina e uno o due spicchi d’aglio, getta gli scampi e scuotili che devono leggermente dorarsi.
    Bagna con un buon vino bianco.Qui si usa la Malvasia o un Pinot grigio o anche un Tocai friulano. La quantità di vino varia da una zona all’altra. I dalmati ne usano di più, gli istriani ( notoriamente parsimoniosi ) di meno: Comunque dal bicchiere pieno in su!
    Quando il vino è evaporato aggiungi della buona passata di pomodoro abbondante, sale e pepe anche abbondante.
    ( In queste zone non è molto usato il peperoncino, ma si fa largo uso di pepe).
    Ora fai bollire dolcemente per cr 30/40 minuti, dipende anche dalla quantità di scampi.
    Se il sugo è brodoso in Quarnaro ci aggiungono anche una cucchiaiata di pangrattato, ma se ci metti la pasta NON metterlo.
    Quando è pronto profumalo con un pugno di prezzemolo tagliato sottile.

    Ora, quando agli spaghetti manca poco alla cottura gettali nella padella di scampi e scuotendo impregnali di sugo.
    Se troppo asciutto aggiungi un po’ d’acqua degli spaghetti.

    Mettiti un ” bavariol grando ” perchè altrimenti potresti sentire la moglie che ti vede tutto sbrodolato!!!

    Buon appetito , vado a preparar cena!

    Sylvi

  29. Sylvi
    Sylvi says:

    x CC

    Rileggendo ho visto che do per scontato l’olio in padella per soffriggere la cipolla.
    Ci deve essere qualche buona cucchiaiata di buon olio d’oliva, la quantità ? Quanto toccetto vuoi avere per tuffarci gli spaghetti? La cucina è anche previsione e creatività!
    Mandi
    Sylvi

  30. Uroburo
    Uroburo says:

    Per Silvy e Mino (e volendo anche Peter).

    I libri sui Florio sono scritti bene e sono interessantissimi perché danno uno spaccato piuttosto preciso della Sicilia, valido non solo per allora.
    Il seguito, L’inverno dei leoni, è ancora più interessante perché racconta una inevitabile decadenza (mi verrebbe da dire) conseguenza ad una grande, radicale, sostanziale arroganza.
    È un libro che sarebbe interessante anche per Peter, per fare confronti e paragoni.
    E i Florio sono stati il meglio del meglio dell’imprenditoria meridionale, almeno fino alla fine dell’Ottocento. U.

  31. Peter
    Peter says:

    Terro’ presente; al momento attuale, sono circa 12 i libri accumulati negli ultimi anni, forse anzi 20, che non ho ancora avuto il tempo di leggere. In inglese, francese ed italiano. E solo in minima parte romanzi. Tra i quali gli ultimi di Camilleri.
    Uno lo comprai a Palermo ben 5 anni fa. Nella libreria vi erano diversi signori di varie eta’, tutti ansiosi di chiacchierare come si usa ancora al Sud nelle librerie. Uno che aveva pochissimo accento mi chiese da quanto mancassi dalla Sicilia perche’ avevo un accento strano. Sembro’ stupito quando risposi che non vi ero mai stato prima, ma ancora piu’ stupito rimasi io dato che disse che lui non si era mai mosso da Palermo in vita sua!
    Abbiamo prenotato il Natale a Vienna, per vari motivi, probabilmente pessima idea. Vedremo.

    P.

  32. Uroburo
    Uroburo says:

    Guardando una qualunque carta linguistica si scopre che Salento, Calabria e Sicilia parlano la stessa lingua. Mai capito perché. U.

  33. Sylvi
    Sylvi says:

    1. La Chiesa dominava anche nel Veneto, e fino a pochissimo tempo fa, ma in Veneto non c’era mafia.Uroburo

    caro Uro,

    in Veneto e in Friuli non c’era mafia perchè comandavano rispettivamente la Serenissima e il Patriarcato.
    Ho avuto modo di approfondire la storia di Venezia dalle sue origini 421 d.c. fino alla sua caduta per mano di Napoleone nel 1797 d.c. quindi abbondantemente oltre un millennio di storia.
    Venezia a poco a poco divenne una democrazia aristocratica , ma democrazia perchè anche se governavano solo gli iscritti al Libro d’oro però diritti e provvidenze comprendevano TUTTI i cittadini veneziani. Se divenne una Potenza fu perchè fu lungimirante sia nella politica interna che in quella diremmo oggi estera.
    Il popolo veneziano partecipava alla vita politica, ma soprattutto aveva la speranza di poter, lavorando e arricchendosi , scalare i gradini della vita sociale.
    Nemmeno le prostitute o gli accattoni erano abbandonati al loro destino.
    Io credo che se in Meridione ci fosse stata una struttura politica e sociale come quella veneziana, la mafia non avrebbe avuto nessuna speranza di attecchire.
    Il popolino basso era analfabeta come quello meridionale, ma qui sentiva il polso dello
    Stato sia per punire che per soccorrere.

    Leggevo della organizzazione durante una pandemia di peste…non c’erano senz’altro dei Conte e degli Arcuri, ma dei Draghi e dei Figliuolo, penso che avremmo avuto da imparare , con le debite differenze, anche oggi.
    Poi il Gran Consiglio era piuttosto sbrigativo con chi delinqueva, dal Doge all’ultimo pescatore.
    La Giustizia era una cosa fin troppo seria.
    Questa impronta di governo è durata ben oltre la sua caduta ed è rimasta indelebile ancora oggi nei comportamenti e persino nei modi di dire!
    Concluderei dicendo che più che Francesco Giuseppe il queste terre rimase la concezione della democrazia veneziana, e lo aveva capito persino Carducci scrivendo il suo Comune Rustico.

    Sylvi

  34. Sylvi
    Sylvi says:

    caro Pino,

    un aspetto divertentissimo dei miei chiamiamoli così “studi” sulla storia di Venezia è dato dai rapporti fra la Serenissima e il Vaticano che si srotolano lungo i secoli, il cambiamento di Papi e Dogi ma resta indissolubilmente conflittuale.
    Venezia si diede S.Marco come unico capo della sua Chiesa e non ci fu barba di Papa che potesse mettere in dubbio che la protezione dell’Evangelista determinasse l’inviolabilità alla volontà divina.
    Ricordo che ci fu Papa Alessandro VI Borgia che rivolgendosi all’ambasciatore veneziano Girolamò Donà gli chiese dove fosse scritto che il Mare Adriatico fosse il Golfo di Venezia, l’ambasciatore rispose imperturbabile:- Sta scritto sul retro della Donazione di Costantino, Santità.-
    Tutte le scaramucce Serenissima- Vaticano le trovo molto divertenti, anche se non lo erano affatto per i contendenti che avevano ben chiaro la posta in gioco, e penso che la civiltà di Venezia fosse costruita anche sulla distanza sempre mantenuta dai Papi.
    mandi
    Sylvi

  35. Sylvi
    Sylvi says:

    x Pino

    Ps: Abbiamo trascorso solo tre giorni a Mosca, e anche se avevamo preparato un piano abbastanza particolareggiato di visite non siamo riusciti a vedere tutto ciò che avremmo voluto.
    Ho visto le chiese all’interno del Cremlino ma non il Palazzo del governo, era interdetto ai visitatori.
    Nei magazzini Gum ho anche comprato un colbacco per mia figlia che lo trova utilissimo quando soffia la bora. Nel Arbat ho cercato di immaginare il vecchio cuore di Mosca, visita comunque affascinante per le botteghe artigiane che ancora si possono ammirare.
    E poi S.Basilio che non sai dove guardare e la fatica di salire gli scalini tanto alti.
    Mi ha immalinconito invece la tomba di Lenin, tre garofani di plastica abbandonati…hai presente quelle tombe nei cimiteri , vecchie e abbandonate all’incuria?
    Invece a S. Sergio, il “Vaticano” ortodosso abbiamo misurato la potenza della Chiesa russa nel suo pieno rigoglio.
    Il nostro viaggio organizzato da S. Pietroburgo a Mosca in nave attraverso i Laghi e la Carelia comprendeva un giorno di permanenza nelle due città, ma noi avevamo allungato di due giorni per parte e così ci siamo presi una guida e ci siamo lasciati condurre da lei
    Abbiamo visitato Jaroslav e un paio di piccoli villaggi, siamo entrati in alcune isbe e abbiamo comprato i disegni dei bambini che si illuminavano alla vista dei pochi rubli.
    Decisamente questo viaggio e quello che abbiamo fatto attraverso l’Ukraina ,la Crimea , le foci del Danubio fino a Istanbul sono stati indimenticabili.
    Quest’ultimo non si può più fare perchè c’è la guerra nel Donbass.

    Sylvi

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