Che cos’è l’islam politico?

L’islam politico è nato dopo la fine dell’impero ottomano (1922), e la sua radicalizzazione anti-occidentale è una conseguenza dell’atteggiamento prevaricatore di Francia, Regno Unito e Stati Uniti in Medio Oriente e, più in generale, nel mondo islamico. Mustafa Kemal Atatürk pose fine al Califfato ottomano (ultimo riconosciuto al mondo) nel 1924, creando uno Stato laico, che però oggi Erdoğan ha messo in discussione.

Islam politico non necessariamente vuol dire terrorismo o sharia, però certamente non vuol dire democrazia. E anche la sua concezione dei diritti umani (soprattutto nei confronti delle donne) contiene aspetti che il mondo occidentale giudica molto primitivi.

L’islam politico può riguardare gli Stati islamici oppure i gruppi e movimenti che lottano per avere un ruolo governativo all’interno dei loro Stati. In ogni caso sia gli uni che gli altri usano la loro religione come uno strumento politico con cui difendersi dalle mire colonialistiche e imperialistiche dell’occidente capitalistico.

L’islam politico è un mondo incredibilmente vasto e complesso, ma in generale si può sostenere che l’ideologia di fondo contiene tre princìpi standard:

- la volontà di organizzare l’intera società e la politica sulla base della religione islamica (è il fondamentalismo o integralismo religioso);

- una condivisa mitizzazione del passato che porta a idealizzare la purezza del primo islam, considerato come modello ideale di riferimento (il che comporta la subordinazione di qualunque minoranza);

- l’obiettivo di purificare la società musulmana dalle contaminazioni culturali importate dall’esterno, considerate motivo del declino dell’islam (di qui l’acceso nazionalismo).

Naturalmente i modelli europei sono stati adottati da molti leader islamici al momento della costruzione dei rispettivi Stati, non solo per costrizione esterna, ma anche perché parte delle élites erano convinte che l’arretratezza dei loro Paesi fosse dovuta proprio alle strutture sociali, economiche e politiche dell’islam.

Era piuttosto l’ortodossia islamica di matrice clericale a ritenere che la “modernità” occidentale avrebbe allontanato la comunità musulmana dalla pratica dell’islam.

Purtroppo è stato il generale fallimento del modello occidentale nei Paesi islamici che ha indotto a cercare dei modelli alternativi basati sui princìpi islamici, in grado di fornire tutte le risposte alle necessità dei nuovi Stati-nazione mediorientali.

È in questo contesto che nasce il primo movimento islamista, la Fratellanza Musulmana, fondata in Egitto nel 1928. Pur essendo repressa da Nasser (1954-70), essa si è presto diffusa in Siria, Giordania, Tunisia e nei territori palestinesi.

Poi, nella seconda metà del ‘900 sono comparse organizzazioni jihadiste, e il fenomeno ha conosciuto una deriva armata e violenta. Tuttavia laddove l’islam politico è riuscito a entrare nei sistemi di governo (p.es. in Tunisia o in Marocco), si è rivelato totalmente incapace a esercitare il potere e a gestire gli affari nazionali.

A tutt’oggi il risultato più significativo e duraturo è stato ottenuto dalla Repubblica Islamica dell’Iran, con la rivoluzione teocratica compiuta da Khomeini nel 1979, che ha deposto lo scià filo-occidentale Reza Pahlavi. Per l’ayatollah sciita Khomeini “L’islam o è politica o non è nulla”. E i talebani afghani la pensano come lui. Infatti han preso l’Iran come modello.

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