Fare attenzione a cosa ha detto e a cosa ha omesso di dire Trump, che NON è vero che vuole combattere l’ISIS

Nel suo discorso di insediamento come 45esimo presidente degli Stati Uniti il neo eletto Donald Trump ha detto alcune cose che vale la pena rilevare in modo particolare.
1) – “La Bibbia ci dice quanto è bello quando le persone vivono in armonia. Noi dobbiamo aprire le menti e agire in armonia e solidarietà. Così l’America è inarrestabile. Non c’è paura, saremo sempre protetti dalle forze dell’ordine di questo Paese. E, più importante, da Dio”.
Che vivere in armonia e solidarietà sia una bella cosa, oltretutto socialmente utile, è provato non solo storicamente, ma anche dalla pratica quotidiana di ognuno. Non dirlo non c’è quindi  bisogno di ricorrere alla bibbia, se non altro perché i  riferimenti alla bibbia e alla protezione o al favore accordato da Dio a un popolo o a una nazione “inarrestabile” è purtroppo inevitabile che facciano venire in mente echi di esperienze disastrose, comprese quelle della seconda guerra mondiale scatenata sulla base del  “Gott mit uns!”, che significa appunto “Dio  con noi!”. Ma anche a prescindere da tale inopportuna eco, è un dato storicamente accertato che chi molto contava sulla protezione di Dio  ha in realtà pagato costi pesanti, dagli ebrei ai cristiani delle crociate e agli iraniani nell’insensata guerra contro l’Iraq.
A parte queste pedanti osservazioni, fatte però libri di Storia alla mano, il riferimento a Dio è oggi particolarmente inopportuno per il semplice motivo che a Dio si riferiscono e in nome di Dio sono convinti di agire, tra gli altri nemici degli Usa e dell’Occidente in genere, proprio gli invasati e fanatici di quell’Isis e affini che lo stesso Trump ha già detto che deve sparire dalla faccia del pianeta Terra ( https://video.repubblica.it/mondo/usa-discorso-di-trump-alla-cia-dobbiamo-sbarazzarci-dell-isis/265776/266154 ). E sorvoliamo sul fatto che per far sparire l’Isis basterebbe che gli Usa, e parte dell’Europa, chiedessero con forza e convinzione all’Arabia Saudita di smettere di finanziarla. E di continuare a fare il bis di quanto già fatto a suo tempo con  Osama Bin Laden e i suoi talebani, i fanatici di Allah diventati praticamente i nonni dell’Isis, finanziati dalla stessa Arabia Saudita d’amore e d’accordo proprio con gli Usa, che li hanno addestrati e armati   per liberare dall’invasore sovietico l’Afganistan.  Liberato il quale, i talebani e affini ci hanno preso gusto, si sono messi in proprio partorendo Al Qaeda e decidendo, tra l’altro, di buttar giù le Twin Towers di New York.
Insomma, per un presidente Usa citare Dio e la bibbia nel discorso d’insediamento è oggi piuttosto inopportuno oltre che pleonastico, infatti nel suo Paese sul dollaro c’è già scritto da sempre “In God we trust”, vale a dire “Noi confidiamo in Dio”, e nei tribunali i testimoni  giurano proprio sulla  bibbia di dire “la verità, solo la verità, tutta la verità”-
Insediarsi alla Casa Bianca insistendo su certe affermazioni potrebbe infatti acuire il rischio che il già di per sé insensato “scontro di civiltà” venga condito con la salsa di un ancor più insensato scontro di religioni. Anche se, particolare grottesco, si tratta di religioni basate tutte sulla stessa bibbia, libro sacro infatti anche per l’islam, e quindi sullo stesso Dio, quale che sia il nome che ne viene dato nelle varie lingue dei suoi credenti.
2) – “Stiamo ridonando il potere al popolo” (  http://www.repubblica.it/esteri/2017/01/20/news/inauguration_day_e_il_giorno_di_trump_manifestazioni_e_proteste_a_washington_e_new_tork-156445231/  ) e “Il potere da Washington torna nelle mani del popolo americano” (  http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Donald-Trump-ha-giurato-45mo-presidente-Stati-Uniti-46657314-16a1-4ce1-a9e4-2ac1084a9259.html ).
Curiosa questa suggestiva immagine retorica, peraltro abusata in tutti i tempi e sotto tutti i cieli: infatti, sia pure in versione patinata, conferisce al molto multimiliardario neo presidente Trump un  sapore se non vagamente comunista almeno un po’ giacobino.  Straricco talmente generoso benefattore da permettersi una donazione speciale: “donare” al popolo il potere appena conquistato come inquilino della Casa Bianca. Dove però ci va lui, così come a Washington nella più spaziosa Capitol Hill ci va  anche questa volta non “il popolo”, ma la sua rappresentanza politica. As usual.
3) – “Quello che importa non è quale partito controlli il governo, ma se il popolo controlli il governo. Da oggi sarete di nuovo i veri legislatori. Non sarete più dimenticati. Decine di milioni di persone vogliono far parte di un movimento storico, che il mondo non aveva mai visto. Nella convinzione che una nazione esiste per servire i suoi cittadini: nel lavoro, nella scuola. Cose ragionevoli. Ma troppi dei nostri cittadini vivono intrappolati nella povertà, imprese che chiudono, l’istruzione che viene meno. E anche i crimini, le droghe che mietono vittime e ci tolgono tanto potenziale. Tutto questo finisce adesso, in questo momento”.
Parole, queste, condivisibili da qualunque persona dotata di buon senso, anche se – confessiamolo! – deja vu in varie epoche e parti del mondo. Trump non si spinge a echeggiare il Discorso della Montagna promettendo che “gli ultimi saranno i primi”, ma almeno ha promesso che gli ultimi non saranno più gli ultimi. Non ha moltiplicato i pani e i pesci né trasformato l’acqua in vino, però ha promesso che ce ne  saranno per tutti.
Tutto bene dunque? A parole sì. Il problema però è l’ultima frase: “Tutto questo finisce adesso, in questo momento”.
E’ infatti più facile moltiplicare i pani e i pesci per un piccolo pubblico e trasformare l’acqua in vino per un po’ di invitati che negli Usa finiscano “adesso, in questo momento” le disparità, le ingiustizie, la povertà, i crimini, le droghe e magari pure gli homeless, come se Trump avesse davvero la bacchetta magica o venga fulmineamente esaudito nei suoi desideri dal genio della lampada di Aladino. Nella migliore delle ipotesi ci vorranno anni, molti anni, e dei programmi giganteschi:  dei quali, però, a parte le chiacchiere non si vede neppure l’ombra.
Si intravvede invece l’ombra di nuove guerre laddove Trump nella sua sorprendente visita lampo alla Cia a proposito di lotta all’Isis ha dichiarato che finora
“non abbiamo usato tutta la nostra potenza. Ci siamo contenuti” ( https://video.repubblica.it/mondo/usa-discorso-di-trump-alla-cia-dobbiamo-sbarazzarci-dell-isis/265776/266154 ).
E’ inevitabile che se gli Usa smettono di “contenersi” si va o a uno scontro militare diretto contro altri big come la Russia e la Cina oppure alla frantumazione definitiva non solo della Siria, con annesso intervento diretto Usa e creazione di nuove basi militari USA all’estero,  esattamente come è avvenuto con l’Afganistan e l’Iraq, piaghe tuttora aperte. Il che però comporta l’esatto opposto di tutte le belle promesse fatte dal molto pettinato Trump nel suo bel discorso di insediamento.

Come nel primo, anche nel nuovo discorso e nei primi provvedimenti concreti presi dal neo inquilino della Casa Bianca Donald Trump ci sono cose che meritano un rilievo maggiore di quello dato dai vari commenti di esperti e politici.
1) – E’ vero che Trump ha firmato un traumatico stop all’ingresso negli Usa di cittadini di 7 Paesi musulmani, la nuova lista nera della Casa Bianca, ma è anche vero che il divieto prevede, almeno per ora, durata breve: 4 mesi. Alla fine dei quali potrebbe anche sparire o assottigliarsi man mano, dimostrandosi così solo un’apparente mantener fede agli impegni elettorali da Sparafucile presi per farsi votare dalla parte più viscerale degli elettori.
2) – La lista nera dei 7 “esportatori di terroristi” non comprende Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar. Non comprende cioè i Paesi che notoriamente hanno finanziato Bin Laden e i talebani e ora finanziano l’ISIS come l’Arabia Saudita e il Qatar. O che hanno sostenuto e sostengono Al Qaeda  come il Kuwait o mestano nel torbido come  gli altri Stati islamici wahabiti del Golfo che finanziano anch’essi milizie e fanatici vari  per alimentare la Fitna. Per alimentare cioè l’eterna guerra civile tra islamici sunniti e islamici sciiti che oggi fa da supporto e pesce pilota alle sanguinose ribellioni in Libia, Siria, Sudan, Turchia…
Trump ha giustificato il suo ordine ricordando che “la politica del dipartimento di Stato impedì ai funzionari consolari di esaminare adeguatamente le richieste di visto di alcuni dei 19 stranieri che l’11 settembre 2001 abbatterono le Twin Towers di New York uccidendo così circa 3000 americani”.
Però ha omesso di ricordare che gli autori degli attentati provenivano, guarda caso, dall’Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi Uniti, dall’Egitto e anche dal Libano: tutti Stati che Trump ha lasciato fuori dalla lista nera e nei quali possiede beni materiali di tutto rispetto.
Nella lista nera islamica manca anche la Turchia, nonostante il terrorismo che la tormenta e i rapporti pessimi con gli Usa pur essendo entrambi nella Nato. Forse i due grattacieli turchi di cui è padrone Trump gli hanno provocato l’amnesia in questione?
3) – Stando così le cose, che credibilità e che significato possono avere lo sbracciarsi di Trump nei confronti di Vladimir Putin in quello che viene definito il loro idillio – presentato come spodestamento del muso duro di Obama – e il suo dichiarare che i nuovi rapporti con la Russia
“saranno da pari a pari e avranno come primo obiettivo combattere l’Isis”?
Chiacchiere e cosmesi a parte, tutto ciò può significare solo una cosa: più che accordarsi per combattere l’Isis – per farla completamente basterebbe che gli Usa, e l’Inghilterra, imponessero ai sauditi e agli altri regni wahabiti di smetterla di finanziarla –  Trump e Putin si accorderanno per spartirsi le spoglie della Siria. Fallita la strategia di Obama di Usare la ribellione contro Bashar al-Assad per poter cacciare i russi dall’unico porto militare che conservano nel Mediterraneo, quello concesso loro dai siriani a Tartus, è probabile che Trump punti a piazzare basi militari Usa anche in Siria: esattamente come già fatto in Iraq e, in modo più silenzioso, nei Paesi ex sovietici a nord dell’Iran oltre che con i potenti radar piazzati in Polonia e cooptando nella Nato vari  Stati nati dalla disgregazione dell’Urss (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Bulgaria e Romania, con Georgia e Ucraina in scalpitante attesa).    Secondo il Base Structure Report, pubblicato nel 2009 dal  Dipartimento della Difesa Usa il Pentagono,  possiede 716 basi e altre installazioni militari all’estero distribuite in 38 Paesi, ma è probabile che in realtà siano più di mille. Sono un migliaio solo le basi prese in affitto all’estero, specie in piccole isole.
Nota di colore, ma non solo: il Pentagono possiede ufficialmente 539mila edifici e altre strutture distribuite in 5579 siti militari cosa che lo rende il più grande proprietario immobiliare del mondo.  Le  basi, tra quelle in patria e quelle all’estero, coprirebbero una superficie totale di 2.202.735 ettari, sufficienti a fare del Pentagono anche uno dei più grandi proprietari terrieri del pianeta.fare
Eppure tutto ciò evidentemente non  basta. Perché? A questa domanda risponde il prossimo punto.
4) – Trump ci ha tenuto a chiarire fin da ora che intende “iniziare una grande ricostruzione delle forze armate americane, per sviluppare un piano per nuovi aerei, nuove navi, nuove risorse e strumenti per i nostri uomini e le nostre donne in uniforme”. Per infine concludere con un’affermazione non proprio modesta o di basso profilo: “Il nostro futuro è quello di essere la guida del mondo”.
Fantascienza? Può darsi. Però in linea con quanto scritto da Anders Stephanson nel suo libro emblematico fin dal titolo: “Destino manifesto. L’espansionismo americano e l’Impero del Bene”. L’editore Feltrinelli lo presenta così: “La fede di essere destinati a una missione redentrice universale ha animato l’immaginario degli Stati Uniti e la storia dei suoi rapporti con il resto del mondo. Stephanson ripercorre le vicende di questa idea a partire dai primi insediamenti inglesi nel Nord America attraverso le fasi dell’espansionismo territoriale sino agli anni della Guerra fredda e della presidenza Reagan e al dopo 11 settembre. Il richiamo a questa missione redentrice si è sempre accompagnato a fasi espansionistiche, in un intreccio di religiosità e razionalismo liberale, di richiamo alla salvaguardia dei valori di democrazia e libertà e di difesa degli interessi nazionali. Una sintesi storica delle ragioni e della matrice ideologico-culturale dell’espansionismo americano”.
Tutto ciò può essere d’aiuto per spiegare in modo abbastanza credibile cosa si cela in realtà dietro i sorrisoni e gli idilli di Trump.

15 commenti
  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Caino

    Da una mia intervista al musicista, musicologo, docente e direttore d’orchestra Alexian Santino Spinelli, rom o “zingaro” che dir si voglia:

    “Occorre parlare esattamente di popolazione romani che include i 5 gruppi principali che ne fanno parte con le loro infinite comunità interne: Rom, Sinti, Cale/Kale, Manouches e Romanichals”.

    I romanì non godono di buona stampa, ma quando si riuniscono in Camargue a Saintes Maries de la Mer per eleggere la regina degli zingari o per festeggiare Santa Sara ecco che la stampa ci va a nozze. E a proposito di regine, è vero che in Inghilterra ci sono un re e una regina dei romanì? E cosa c’è di vero che un vescovo rumeno ha nominato Lucica Tudor, regina dei Rom d’Europa e leader imperatrice dell’organizzazione Alleanza per l’Unità dei Rom, secondo alcuni massima autorità morale della sua etnia in Europa?

    “Tutte cavolate create ad arte dal sensazionalismo giornalistico che continua a creare stereotipi e a mistificare la realtà. La visuale di vita romanì è orizzontale e non prevede re e regine. Si fa fatica a mettere assieme 2 Rom nella stessa associazione, figuriamoci ad avere un re iuta regina. Tutti nascono presidenti e vogliono comandare. Abbiamo solo presidenti e nessun segretario”.

  2. Peter
    Peter says:

    x Pino

    Articolo largamente condivisibile, ma dice un po’ poco in merito alla peculiarita’ del fenomeno Trump nel panormama politico americano moderno. Trump rappresenta un gravissimo rischio, credo secondo molti, per la democrazia in US e non solo, per le liberta’ civili, per il concetto laico dello stato moderno, per l’ integrazione delle minoranze etnico-linguistiche in US (si noti anche che la versione spagnola e’ improvvisamente sparito dalle dichiarazioni ufficiali della Casa Bianca) ,
    per lo stato di diritto e molte altre belle cose come la pace nel mondo e quindi la nostra sopravvivenza.
    Le sue dichiarazioni populistiche non mi farebbero ne’ caldo ne’ freddo ( basti notare che si e’ contraddetto a iosa nella campagna elettorale, e mentiva spudoratamente sia in campagna sia nei dibattiti con Hillary, cioe’ ripeteva dati falsi e cose campate in aria, come gli analisti facevano notare il giorno dopo) , ma il guaio serissino e’ stato che oltre un quarto degli aventi diritto lo hanno votato nonostante la sua volatilita’ caratteriale, e la sua palese incompetenza ed inaffidabilita’ politica.
    La sua ordinanza anti-immigrazione e’ stata bloccata ieri in toto dai giudici federali, per ovvi motivi, e lui ha giurato che aggirera’ la decisione dei potere giudiziario.

    A mio avviso, la Siria o le sue spoglie a Trump interessano poco o punto. Putin ha stravinto in Siria, ed e’ stato l’unico leader nel mondo ad avere riportato quello ed altri notevoli successi politici (e militari) nel 2016. Qualsiasi accordo futuro con Trump non potra’ non avvenire se non (anche) a spese di parecchi paesi in Europa Orientale, infatti i paesi baltici sono preoccupatissimi.
    Il rimestaggio nel Pacifico e’ ancora piu’ pericoloso, la Cina e’ seccatissima sia per la disputa nel South China Sea, sia per Taiwan (che nessuno puo’ per lei riconoscere come indipendente) sia per le recenti dichiarazioni di Mattis sul Giappone e l’isola Senkuku.

    Un saluto

    P.

  3. pino nicotri
    pino nicotri says:

    x Peter
    Intanto sono andato sul sicuro, cioè sul reale significato di cosa Trump ha detto.
    Trump rappresenta perfettamente il suo elettorato e buona parte degli statunitensi, anche se non la maggior parte dei votanti ma degli Stati della confederazione: gente ancor più ignorante della media, il che è tutto dire, e col dente avvelenato per avere perso potere sia sociale che d’acquisto, gente cioè che vuole la rivincita e la vuole non sudando, ma per legge, regalata dall’alto. Ovviamente a spese altrui. Gente da curva sud. E da godimento dello spettacolo delle esecuzioni capitali. Per questa gente la realtà non conta, odiano sentirsi dire come stanno davvero le cose, perciò odiano e disprezzano gli “intellettuali” e chiunque usi il cervello anziché le viscere e il culo.
    È il classico tipo di gente che si infiamma per le grandi menzogne, per le grandi scoregge che poi finiscono sempre inevitabilmente in tragedia. Gente cioè che si ritrova perfettamente nell’affermazione beota e pericolosa di Trump “nel nostro futuro c’è la guida del mondo”. E avere un duce fasciato con miliardi di dollari anziché in orbace, in camicia nera o in camicia bruna, o in divisa militare li gasa ancora di più, li fa sentire tutti promossi e gratificati. A furia di film e serie tv, questi yankee si sono bevuti il cervello: osannano Trump come i fans osannano le star e fanno ressa per avere un autografo o magari un selfie col loro beniamino.
    Nulla di nuovo, i descamisados e i disperati che vogliono la scorciatoia del menar le mani sono sempre esistiti. Panem et circenses. Trump aggiungerà, ma senza mai dirlo esplicitamente, “et bellum”.
    Trump però ha un merito, enorme: avere fatto vedere come sono fatti in realtà gli “americani”, cioè gli statunitensi. Troppo spesso scambiati come fossero tutti abitanti di NY, Boston e S. Francisco quando invece in gran parte sono dei lumbàrd a stelle e strisce anzichè in camicia verde.
    Spero che Trump sia meno idiota e gaglioffo di quel che pare. Spero che sappia tenere a cuccia o almeno al guinzaglio il troppo potente apparato militar industriale, che come sempre preme per nuove guerre “preventive e nuove “esportazioni della democrazie” a cannonate perché si alimenta col sangue delle vittime delle sue armi.
    Come sempre, spero di sbagliare.
    Un saluto.
    pino

  4. Uroburo
    Uroburo says:

    Penso anch’io che l’Useggetta dopo Trump non sarà più come era prima: certe ferite al corpo sociale rimangono: noi non abbiamo ancora del tutto metabolizzato il fascismo (si pensi ad esempio all’operato delle sedicenti forze dell’ordine) e siamo ancora completamente immersi nella “cultura” bananiera, e per chissà quanto ancora.
    In Useggetta è stata sconfitta la visione laica della società, cosa del tutto ovvia in un paese in cui la base religiosa (e per di più fondamentalmente calvinista, cioè il più integralista dei movimenti protestanti) è sempre stata fondante.
    Soprattutto ha vinto una visione populista che consiste, primariamente, nel dare risposte semplici a problemi complessi, tenendosi buono il popppolo con espedienti di vario genere, ma sostanzialmente vellicandone gli umori più viscerali e quindi più regressivi all’interno di un rapporto fiduciario diretto di tipo sostanzialmente demagogico.
    Questo lo metterà in rotta di collisione con il potere giudiziario, la cui indipendenza sostanzialmente egli non capisce, e con la burocrazia federale e locale, che disprezza. Come riuscirà a gestire questo conflitto sarà il tema della sua presidenza sul piano interno.

    Anch’io sono del parere che la Siria non sia importante per Trump, mentre lo sarà il rapporto con l’Iran, una grande potenza regionale poco maneggiabile e troppo grossa per ignorarla. Per altro la lotta all’ISIS e quella all’Iran sono tra loro inconciliabili ed il nostro dovrà fare delle scelte impegnative per uno che fa una grande fatica a pensare.
    Il vero campo di tensione sarà invece l’Estremoriente, da sempre fondamentale per la geopolitica useggetta. La gestione della Corea è un problema, per altro creato dall’Useggetta, che neppure la Cina riesce a risolvere per le sue conseguenze a lungo termine (ad esempio milioni di profughi).
    La soluzione più semplice e più logica potrebbe essere la neutralizzazione della Corea del Sud in cambio della distruzione delle armi atomiche nord-coreane, con l’impegno di lasciare la Corea intera in uno stato di neutralità (armata) garantita dalle super potenze. L’Useggetta ha sempre risposto picche nonostante la Corea non sia affetto indispensabile al suo schieramento (visto il possesso del Giappone). La Cina non può permettersi la scomparsa della Corea del nord e le truppe Useggetta alle sue frontiere: interverrebbe, come ha già fatto, con buone probabilità di vittoria. Insomma ancora una volta le premesse useggetta impediscono ogni ragionevole soluzione del contrasto.
    Un’altra pericolosa zona di contrasto diretto è il Mar Cinese Meridionale, vitale per i traffici cinesi ma che la Cina non è ancora in grado di difendere. Non credo possibile, per ora, uno scontro diretto proprio per la disparità di forze ma Bellachioma potrebbe montare una qualche sanguinosa provocazione che la Cina, almeno a breve termine, dovrà ingoiare. A lungo termine …. i cinesi hanno sempre molta pazienza, molto più degli occidentali. E la politica talvolta si muove su archi di tempo generazionali.
    Il vero problema della Cina sono le sue risorse vitali (aria ed acqua) scarsissime e gravemente compromesse; ed inoltre una frantumazione interna molto maggior di quanto noi sappiamo.
    Ma, con buona pace di Bellachioma, l’Useggetta non è più in gradi da solo di far guerra al mondo intero. Anche loro hanno risorse limitate, ormai.
    Forse c’è speranza… U.

  5. sylvi
    sylvi says:

    ” Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico) con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana. A fronte di una situazione così preoccupante, il governo del sistema scolastico non reagisce in modo appropriato, anche perchè il tema della correttezza ortografica e grammaticale E’ STATO A LUNGO SVALUTATO SUL PIANO DIDATTICO PIU’ O MENO DA TUTTI I GOVERNI.” ( il maiuscolo è mio!).
    Il testo è del ” Gruppo di Firenze per la scuola del merito e delle responsabilità”.
    da Repubblica.

    Tanto per ritornare sempre al “particolare” racconto…correva la fine degli anni ’80 e i primi ’90. La pensione era ancora lontana e avevo ancora mantenuto un sano amore per il mio lavoro, e un impegno continuo e tutti gli stimoli per un continuo aggiornamento.
    Molte cose scricchiolavano anche nelle elementari, ma le medie e le superiori boccheggiavano dopo continue riforme, una più sciagurata dell’altra, Gentile veniva quotidianamente picconato senza un progetto valido sostitutivo. Le elementari ancora tenevano duro, forti di insegnanti non solo appassionati ma soprattutto rispettosi di Programmi che le ponevano, per serietà e risultati , ai vertici in Europa.
    Capitai in una Scuola guidata da un Direttore Didattico sindacalista e di sinistra …proprio così caro Caino!
    Un giorno si presentò nella mia bella scuoletta dove ero anche responsabile, in cima alla collina e
    mi fece una visita fiscale…cioè voleva ” sindacare” quel che insegnavo.
    Dopo un primo motto di stupore ( le visite fiscali erano bandite da almeno un decennio) capii l’antifona e lasciai fare.
    Interrogò i bambini, guardò il registro e poi con fare mieloso mi fece il seguente discorso:
    – Sai (eravamo stati colleghi per anni!) il tempo passa e bisogna aggiornarsi. So che tu lavori bene, ma , vedi, la grammatica, secondo i nuovi studi di psicologia,è troppo faticosa per bambini così piccoli; e poi, …ci sono stranieri e rom , bambini con difficoltà di apprendimento…insomma bisogna lasciar perdere grammatica e tabelline per recuperare tutti.-
    Gli risposi:- Se come dici sono brava,dovrei aver acquisito una metodologia che tenga conto di tutte le problematiche di classe per fare in modo che nessuno resti indietro, ma che anche nessuno sia bloccato quando emerge.
    Comunque tu sei il Capo, mettimi per iscritto tutte le tue osservazioni e io ne farò l’uso più appropriato.-
    Pensavo che avrei fatto un ricorso immediato dal Provveditore all’Ispettore fino al Ministro e qualche letterina ai giornali.
    Non ricevetti nessuno scritto, continuai a insegnare grammatica e tabelline, ma soprattutto ad avere il sostegno incondizionato dei genitori.
    Ora? I genitori sono sempre preoccupati di non far faticare i loro pargoli con analisi di testo o inutili temi e riassunti e i pargoli hanno imparato a scrivere i seguenti componimenti:
    X me 6 1 deficente ( la i è inutile!). Riassunto:
    – str..zo di ca..zo –

    Ma pagheranno tutto e pagheranno caro senza colpe queste generazioni di analfabeti di base!

    “Abbiamo bisogno di una scuola davvero esigente nel controllo degli apprendimenti, oltre che più efficace nella didattica, altrimenti nè il generoso impegno di tanti validissimi insegnanti nè l’acquisizione di nuove metodologie saranno sufficienti.”…. Gruppo di Firenze.

    E se qualche maestro ancora dedicato alla scuola volesse ancora insegnare grammatica e tabelline
    dovrebbe rivolgersi alla Ministra PI che, dopo tre striminziti anni dopo le medie e una lunga carriera nel sindacato, sicuramente gli invierebbe un ammonimento per maltrattamenti scolastici!

    Sylvi

  6. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    difficile non darti ragione nella descrizione dei fatti.
    Quanto alle cause, tu hai un facile colpevole sottomano, se non fosse che nella maggioranza dei paesi dell’Europa occidentale e dell’America del nord si assiste ad un processo sostanzialmente uguale.
    Come se lì’Occidente non riuscisse a coniugare cultura di massa e buon livello culturale, indipendentemente dai partiti di maggioranza, almeno nella scuola pubblica. Cosa che era invece assicurata ad esempio nelle scuole elementari italiane (tra le migliori d’Europa) fino ad una trentina di anni fa.
    Si tratta di processi che hanno poco a che vedere con il direttore-sindacalista, a prescindere dal fatto che qui i direttori di destra fanno esattamente le stesse cose. E stanno diventando tanti da una ventina d’anni a questa parte e sono di una incompetenza spaventosa (non che quelli di sinistra siano meglio!).
    Insomma,mia cara, ho l’impressione che siano processi epocali nei quali le opinioni politiche contano poco.
    Un caro saluto U.

  7. caino
    caino says:

    BUONGIORNO !

    -Buongiorno !

    -Buongiorno !

    -Desidera ?

    -Un caffè

    -Liscio o corretto ?

    -Liscio

    -Bel tempo oggi ! Ha nevicato sugli 800

    -Eh sì ..però poco !

    -Speriamo bene ,per la terra .. non si capisce più nulla, non ci sono più le stagioni di una volta e nemmeno le mezze stagioni.. poi con tutti questi negri che non si sa da dove vengono ci sono le malattie e il clima non è più lo stesso !

    -Quanto fa ?

    -Un Euro

    -Buongiorno !

    -Buongiorno !

    caino

  8. Peter
    Peter says:

    x CC

    L’unico aspetto positivo del baretto dove vai a farti il caffettino mi pare essere il prezzo, infatti un espresso decente (presumo lo sia, specie se il barista e’ meridionale?) per un euro mi pare ottimo.
    Da queste parti per un espresso appena decente ( di solito lo e’ se il barista e’ di origine italiana, oppure se ha lavorato per un certo periodo a Boston, US) devo scucire almeno due volte e mezzo tanto.

    Un saluto

    P.

  9. caino
    caino says:

    Caro Peter,

    ci hai azzeccato sulla nazionalità del barista.
    In effetti non v’è nulla di più fastidioso di quelli che giunti in terra straniera , anni fa, con le pezze al culo ,scimmiottano i luoghi comuni “imperanti”.
    In tutti i casi il destino sarà questo , tra pochi decenni :

    http://diciottobrumaio.blogspot.it/2017/02/un-paese-di-dottori-analfabeti.html

    Piaccia o non piaccia..in ogni caso è fastidioso sentire parlare di Patria oggi, almeno per certi schemi mentali.
    Ormai però al sottoscritto, che come ben sai è internazionalista ,le “cose” giungono al mio ” essere”, come quel fastidioso ronzio di zanzare estive ,nella quiete della campagna,.. eh sì ,non ci sono proprio più le mezze stagioni.

    caino

  10. sylvi
    sylvi says:

    ….Come se lì’Occidente non riuscisse a coniugare cultura di massa e buon livello culturale, indipendentemente dai partiti di maggioranza, almeno nella scuola pubblica. Uroburo

    caro Uro io non credo che si possano equiparare le scuole di tutti gli Stati europei con quelle italiane.
    : Dell’America so per sentito dire, ma dell’Europa qualche idea me la sono fatta di prima mano e forse quello che separava l’Italia dagli altri Stati erano appunto i programmi di Gentile, fortemente rivolti verso l’umanesimo e con uno sguardo distratto verso le materie scientifiche.
    Ma noi avevamo il latino, e quale disciplina sviluppa la logica più del latino?
    Loro avevano, hanno programmi più rivolti alla specializzazione e alla professione.
    Noi abbiamo distrutto un’ottima scuola umanistica senza sostituirla con altro; abbiamo distrutto ottime scuole professionali per farne licei…di cosa?
    Basta leggere le polemiche odierne sulla Buona Scuola che vorrebbe i tempi scuola-lavoro.
    Tutti in piazza a reclamare apprendimenti facili.
    Così gli studenti europei non sapranno di letteratura, ma sanno di matematica, scienze, fisica, di laboratori e di stage.
    I nostri studenti non sanno più nè questo nè quello ed escono dalla scuola a 18anni ignoranti come capre
    In tutta Europa si sostengono le prove Invalsi senza fiatare, in Italia studenti e professori fanno la rivoluzione perchè non le vogliono.
    Io non riesco a rassegnarmi a questa deriva della cultura perchè so quello che sarà il futuro: i “ragazzi di buona famiglia” frequenteranno le scuole private dove ancora si studia e si fatica, dove i genitori pagano senza fiatare perchè vedono i risultati.
    E saranno la classe dirigente di domani.
    La cultura di massa sarà una massa di ignoranti senza arte nè parte e senza la visione di un futuro.
    E tutti strilleremo e daremo la colpa al Renzi di turno perchè i giovani sono senza lavoro.

    E io? Leggo l’intervista su Repubblica di oggi alla nostra ineffabile Ministra PI…e mi viene un travaso di bile!!!

    ciao
    Sylvi
    i

  11. caino
    caino says:

    Il Grido di Dolore ..!

    Sale alto dalle pagine di Repubblica il Grido di dolore dei docenti universitari , sulle qualità dello scrivere, dei Licenziati dalle Medie Superiori .
    Non mi nascondo che nella fattispecie la “cosa ” in ” se”, stia effettivamente così.
    Se però allarghiamo appena lo sguardo, ci si rende conto che in effetti dal lato della domanda le cose non aiutino, in una logica economica (non so se derivata dai Padri latini o meno ).
    Per farla in breve, a parte alcune nicchie (in qualche caso corpose) servono delle eccellenze che peraltro Buona scuola o meno, sempre vengono prodotte..per il resto beh…non è che il mercato richiede granché ,(di istruzione) per raccogliere pomodori, zucchine, cavoli ect,ect, rispondere ai “call center” a mio modesto avviso vanno bene anche gli sgrammaticati.

    Concludendo lascerei per il momento che la formazione fosse di competenza di Confindustria.
    D’altronde nemmeno si può ipotizzare che tutti divengano inventori di algoritmi portentosi.
    In futuro le poesie le comporranno i robot ! Magari pure correggeranno i nostri “virgulti” in essere ,in grammatica, analisi logica e del periodo, più comprensione del testo.

    Dura lex, sed lex ! (l’economia )dicevavo i nostri Patres conscritti, ma loro almeno avevano gli schiavi, e quando erano in difetto, menavano di brutto i vicini incivili.

    caino

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