La violenza umana e animale

La violenza tra esseri umani è intollerabile. Siamo tutti parte di un’unica specie, suddivisa in due generi. Persino tra gli animali di una stessa specie non si vede mai una lotta così furibonda da determinare l’estinzione dell’avversario o anche solo una sua distruzione significativa, né, tanto meno, una sua sottomissione forzata.

Generalmente tra gli animali bastano pochi scontri dimostrativi, a volte soltanto poche esibizioni minacciose, che raramente comportano la morte dell’avversario (tali scontri, come noto, accadono o durante la stagione degli amori o per esigenze alimentari, soprattutto quando queste diventano disperate).

Le specie animali tendono a rispettarsi nella reciproca autonomia e non s’è mai visto che una specie faccia di tutto per eliminare fisicamente le altre. La Terra viene vista dagli animali come più che sufficiente per vivere senza particolari problemi. Generalmente infatti i carnivori servono per impedire la sovrappopolazione agli erbivori, o per eliminare gli elementi più deboli o malati o incapaci di riprodursi. Se non ci fossero i carnivori, gli erbivori potrebbero avere seri problemi di sopravvivenza e potrebbero addirittura mutare la loro natura, uccidendosi tra loro per mancanza di cibo sufficiente o di spazio in cui riprodursi.

Il più delle volte i grandi problemi tra le specie animali sono causati dagli stessi umani, che le obbligano a vivere in territori sempre più ristretti o a incattivirsi nel cercare di difendersi per sopravvivere.

Non esistono animali rabbiosi, se non quelli che vengono addestrati dagli umani. Gli animali, in un certo senso, sono tutti pacifici: non possono conoscere l’odio, il risentimento, la collera, la vendetta… Non si può definire rabbioso un animale che caccia o si difende. Lo diventa piuttosto se lo si mette in una gabbia o lo si costringe a fare cose contronatura, come spesso vediamo in taluni allevamenti industriali o nei circhi o in certi esperimenti da laboratorio.

Gli animali vivono d’istinto e, anche quando pungono, mordono o azzannano, lo fanno senza passione emotiva. Non uccidono perché odiano, anche se, nel mentre lo fanno, possono provare l’ebbrezza della caccia, della cattura della preda o il piacere del sapore del cibo, cose che proviamo anche noi.

Siamo così disabituati a vedere gli animali in natura, che di loro ormai non sappiamo più nulla; non sappiamo più trarre insegnamento dai loro stili di vita, ma, anzi, pretendiamo d’imporre loro il nostro, pretendiamo di addomesticarli, sino al punto in cui possiamo anche arrivare a parlare con loro, convinti che ci possano capire.

Gli animali in realtà comprendono solo poche cose, molto chiare e distinte. Siamo noi umani che, quando li chiamiamo per nome, ci illudiamo che vengano da noi proprio perché hanno capito il significato delle nostre parole. Vivendo un’esistenza innaturale, ci comportiamo come esseri infantili.

Quando accarezziamo un animale, per dargli affetto, in realtà lo stiamo ricevendo. E’ come se stessimo accarezzandolo noi stessi. Quando ci sentiamo soli, cerchiamo nell’animale l’affetto che ci manca e ci illudiamo di riceverlo, anche perché è un animale addomesticato e facilmente continuerà a restare con noi, soprattutto perché l’abbiamo abituato a un riparo sicuro e a pasti regolari.

Chi ama troppo gli animali dovrebbe chiedersi se non sarebbe meglio investire la medesima energia su delle persone umane. Gli animali sono soltanto compagni della nostra vita: non sono soprammobili, né robottini a nostra disposizione. Quando li uccidiamo per alimentarcene, dovremmo poi fare come gli indiani del nord America: chiedergli scusa.

Noi siamo soliti dipingere alcune specie animali come assolutamente più feroci di noi: gli squali, i coccodrilli, gli orsi o i dinosauri (soggetti di tanti film e documentari), o più pericolosi di noi perché velenosi, come i serpenti, i ragni, le meduse…, ma in realtà non c’è nessun animale più feroce e pericoloso dell’essere umano. Non c’è nessun animale più egoista e violento dell’uomo. Possono esserci animali parassiti, opportunisti, approfittatori…, ma questi comportamenti, in genere, servono per la loro sopravvivenza o per riprodursi; non vi è alcun piacere personale a comportarsi così.

Dobbiamo smetterla di dire, quando un essere umano si comporta in maniera indegna, che è simile a un animale. Nessuna azione disumana può mai essere compiuta da un animale.

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