Salvare Israele dal sonno della ragione della sua maggioranza e del suo governo. Tutti ammettono che la lotta contro la nascita dello Stato palestinese è soprattutto per evitare che Israele finisca sotto processo al tribunale internazionale dell’Aja. Così come ormai si ammette che Berlusconi non si dimette solo per paura di finire in galera

Israele e Berlusconi non vogliono essere processati, perché sanno che sono colpevoli e verrebbero quindi condannati. Ciò che colpisce è che ormai quasi tutti riconoscono che il governo di Israele si oppone alla nascita dello Stato palestinese soprattutto per il timore che lo Stato israeliano venga denunciato al tribunale internazionale dell’Aja per rispondere dei suoi vari gravi delitti contro i palestinesi, con il rischio concreto di condanna. Il che equivale ad ammettere che Israele di tali delitti,  contro l’umanità e il diritto internazionale, si è effettivamente macchiato. Colpisce anche l’analogia con il governo Berlusconi: quasi tutti ammettono, a partire dallo stesso Silvio Berlusconi, che non si dimette solo per il timore di finire, giustamente, in galera. C’è bisogno di commenti? No di certo. Mi limito pertanto a pubblicare due articoli esemplari e sorprendenti. Del primo sorprende il fatto che sia stato pubblicato su un giornale italiano, nella fattispecie su Repubblica. Del secondo sorprende che sia stato scritto da un israeliano ebreo, a dimostrazione che l’equazione ebreo=sionista=israeliano e viceversa è assolutamente falsa, come del resto sappiamo molto bene. Checché ne dica il capo dello Stato Giorgio Napolitano,  che tempo fa ha pubblicamente avvalorato tale frottola affermando che oggi l’antisemitismo si traveste da antisionismo. Evidentemente anche Napolitano finge di ignorare che sono semiti anche gli arabi e i palestinesi, e che quindi oggi i veri antisemiti sono i fanatici israeliani come Netanyahu, Barak, Lieberman, Sharon, ecc., nonché i loro potenti sopporters negli Usa con in testa la lobby sionista dell’Aipac.

A tale proposito, è assolutamente sbagliato che si parli di “lobby ebraica”, così come è sbagliato dire che “gli ebrei di New York” hanno tradito i democratici votando in massa per i conservatori  perché contrari alle aperture dei democratici riguardo la nascita dello Stato palestinese. A parte il fatto che tali aperture NON ci sono, se non a chiacchiere, resta il fatto che non di lobby ebraiche si tratta, bensì di lobby sioniste. Sono molti a New York gli ebrei che hanno orrore delle politica israeliana, a partire dal regista Woody Allen, così come è robusta la componente ebraica antisionista in vari Stati degli Usa. L’esempio più eclatante è quello di Noam Chomsky, forse l’intellettuale più importante oggi esistente al mondo. Continuare a parlare di “lobby ebraica”, come fa anche Vittorio Zussoni, è sbagliato e pericoloso anche perché finisce con aizzare le antipatie o gli odi contro gli ebrei in blocco, vizio antico del mondo cristiani di cui è bene fare a meno, anziché contro i responsabili dei soprusi contro i palestinesi, tenendo presente che il sionismo comprende anche, negli Usa, una bella fetta del mondo cristiano. Fetta che è stata per esempio alla base della rielezione di George Bush e molto ha contribuito a spingere per l’invasione dell’Iraq così come oggi spinge per la guerra anche contro l’Iran.
Ma ecco i due articoli.
Israele è in pericolo se si isola dal mondo
Thomas L. Friedman

Non sono mai stato tanto preoccupato per il futuro di Israele. Lo sgretolamento dei pilastri della sicurezza di Israele – la pace con l´Egitto, la stabilità della Siria e l´amicizia con Turchia e Giordania – abbinato al governo più inetto dal punto di vista diplomatico e più incompetente dal punto di vista strategico della sua storia hanno messo lo Stato ebraico in una situazione pericolosissima.
Il governo americano è stufo marcio di questi leader israeliani, ma è ostaggio della sua inettitudine, perché in un anno di elezioni la potente lobby filoisraeliana può costringere la Casa Bianca a difendere lo Stato ebraico all´Onu anche quando sa che il governo di Tel Aviv sta portando avanti politiche che non sono né nel suo interesse né nell´interesse degli Stati Uniti.
Israele non è responsabile del rovesciamento del presidente egiziano Hosni Mubarak o delle rivolte in Siria, o della decisione della Turchia di cercare di ritagliarsi un ruolo guida a livello regionale scagliandosi cinicamente contro Israele per aver spaccato il movimento nazionale palestinese fra Gaza e Cisgiordania. Quello di cui il primo ministro israeliano Bibi Netanyahu è responsabile è di non aver messo in campo, in risposta a tutte queste trasformazioni, una strategia in grado di difendere gli interessi di Israele sul lungo periodo.
Anzi no, una strategia Netanyahu ce l´ha: non fare nulla, rispetto ai palestinesi o rispetto alla Turchia, che lo costringa ad andare contro la sua base, a scendere a compromessi con le sue idee o a inimicarsi il suo principale partner di coalizione, l´estremista di destra Avigdor Lieberman, che ricopre l´incarico di ministro degli Esteri. Dopo di che, chiedere aiuto agli Stati Uniti per bloccare il programma nucleare iraniano e per farsi tirar fuori da pasticci di ogni genere, ma fare in modo che il presidente Barack Obama non possa chiedere nulla in cambio mobilitando i Repubblicani al Congresso per mettergli i bastoni fra le ruote e incoraggiando i principali esponenti della comunità ebraica a insinuare che Obama è ostile a Israele e sta perdendo i voti degli ebrei. Ecco qua: non si può certo dire che Netanyahu non abbia una strategia.
«Anni di sforzi diplomatici per far accettare Israele in Medio Oriente sono crollati in una settimana con l´espulsione degli ambasciatori dello Stato ebraico da Ankara e dal Cairo, e con la frettolosa evacuazione del personale dell´ambasciata da Amman», ha scritto Aluf Benn sul quotidiano israeliano Haaretz. «La regione sta rigettando lo Stato ebraico, che si rinchiude sempre di più dietro mura fortificate, sotto la guida di una leadership che rifiuta qualsiasi cambiamento, movimento o riforma […] Netanyahu ha dato prova di una passività totale di fronte ai drammatici cambiamenti avvenuti nella regione e ha consentito ai suoi rivali di prendere l´iniziativa e fissare l´agenda».
Che cosa avrebbe potuto fare Israele? L´Autorità Palestinese, che negli ultimi cinque anni ha fatto grandi passi avanti nella costruzione delle istituzioni e delle forze di sicurezza di uno Stato in Cisgiordania, alla fine si è detta: «I nostri sforzi per costruire lo Stato non hanno indotto Israele a fermare gli insediamenti o a impegnarsi per giungere alla separazione dei Territori Occupati, perciò in pratica non stiamo facendo altro che sostenere l´occupazione israeliana. Andiamo alle Nazioni Unite, facciamoci riconoscere come Stato all´interno dei confini del 1967 e combattiamo Israele in questo modo». Una volta resosi conto della situazione, Israele avrebbe dovuto proporre un suo piano di pace o cercare di influenzare la diplomazia dell´Onu con una risoluzione che riaffermasse il diritto sia del popolo palestinese che di quello ebraico di avere uno Stato all´interno dei confini storici della Palestina, e facendo ripartire i negoziati.
Netanyahu non fatto nessuna delle due cose e ora gli Stati Uniti si stanno barcamenando per disinnescare la crisi, per non essere costretti a opporre un veto alla proposta di creare lo Stato palestinese, una mossa che potrebbe rivelarsi disastrosa in un mondo arabo che marcia sempre più verso l´autogoverno popolare.
Quanto alla Turchia, la squadra di Obama e gli avvocati di Netanyahu in questi ultimi due mesi hanno lavorato instancabilmente per risolvere la crisi nata dall´uccisione di civili turchi da parte di agenti delle forze speciali israeliane nel maggio del 2010, quando la flottiglia turca cercava in tutti i modi di sbarcare a Gaza per portare aiuti alla popolazione. La Turchia pretendeva scuse ufficiali. Poi però Bibi ha smentito i suoi stessi avvocati e ha respinto l´accordo, per orgoglio nazionale e per paura che Lieberman lo usasse contro di lui. Risultato: la Turchia ha espulso l´ambasciatore israeliano.
Quanto all´Egitto, la stabilità lì ormai è un ricordo e qualunque nuovo Governo al Cairo dovrà fare i conti con pressioni populiste antisraeliane più forti che mai. Tutto questo in parte è inevitabile, ma perché non mettere in campo una strategia per minimizzare il problema proponendo un vero piano di pace?
Ho grande simpatia per il dilemma strategico di Israele e non mi faccio nessuna illusione sui suoi nemici. Ma Israele oggi non offre ai suoi amici – e Obama è fra loro – nessun elemento per difenderlo. Israele può scegliere di combattere contro tutti oppure può scegliere di non arrendersi e attutire il colpo ricevuto con un´apertura, sul fronte delle trattative di pace, che gli osservatori equilibrati possano considerare seria, in modo da limitare il suo isolamento.
Purtroppo oggi Israele non può contare su un leader o su un esecutivo capace di simili sottigliezze diplomatiche. Non resta che sperare che gli israeliani se ne rendano conto prima che questo Governo precipiti ancora di più lo Stato ebraico nell´isolamento, trascinandosi dietro l´America.

L’iniziativa palestinese di settembre e l’isolamento di Israele
di Michael Warschawski

Sembra che i governanti israeliani non capiscano in che mondo stiamo vivendo. E se lo sanno, questo rende la situazione ancora peggiore.
Considerano la primavera araba come una destabilizzazione temporanea che rafforzerebbe la posizione di Israele come unico alleato affidabile per gli Stati Uniti in Medio Oriente. Dopo il lutto per la caduta dei propri alleati, Ben Ali e Mubarak, i leader israeliani sono ritornati come sempre al lavoro, senza cogliere affatto la forza di quello che lo stesso Ehud Barak ha descritto come uno tsunami. Sotto la leadership della gang Netanyahu-Lieberman-Barak, il governo di Israele ha deciso che la priorità politica è la “dignità nazionale”, che hanno descritto come “assetto strategico”.
Fino a poco tempo fa, Israele aveva due alleati in Medio Oriente: Turchia ed Egitto. Per decenni, la Turchia è stato partner militare e commerciale, un fatto che in qualche modo ha ridotto l’impatto su Israele da parte dei membri della Lega Araba. L’importanza della Turchia è aumentata ancora di più dopo la caduta dello Shah dell’Iran, la trasformazione dell’Iran in una Repubblica Islamica e la fine dell’alleanza militare con Israele.
La visita di Anwar Sadat a Gerusalemme nel 1977 e la conclusione degli accordi di pace di Camp David hanno posto fine al boicottaggio arabo e, mentre le relazioni economiche e turistiche rimanevano minime, la cooperazione militare e dell’intelligence tra Egitto e Israele era tutt’altro che trascurabile.
Sia Egitto che Turchia stanno ora mettendo in discussione le loro relazioni strategiche con Israele e hanno cominciato a costruire una nuova partnership tra loro. Come lo stesso presidente turco ha detto recentemente, gli Stati della regione sono stufi dell’arroganza israeliana. Anche re Abdallah di Giordania, altro alleato di Israele, sta denunciando l’aggressiva politica del governo di Tel Aviv e avvertendolo dal crescente isolamento nell’area.
Le dimostrazioni di massa anti-israeliane in Egitto e la cacciata dell’ambasciatore d’Israele al Cairo, da una parte, e la decisione del governo turco di richiamare il proprio ambasciatore a Tel Aviv e la fine dei contratti militari con Israele, dall’altra, avrebbero dovuto essere percepiti dai governanti israeliani come una spia rossa che indica l’urgente necessità di invertire la rotta. In entrambi i casi, a Israele era stato domandato di chiedere scusa per la morte dei cittadini turchi a bordo della Freedom Flotilla e, più recentemente, dei soldati egiziani in Sinai. Una richiesta minima. Ma in entrambi i casi, il governo israeliano ha rifiutato di presentare ogni tipo di scusa. “È una questione di dignità”, hanno detto il primo ministro Netanyahu e il ministro degli Esteri Lieberman, come se questi due sapessero cos’è davvero la dignità.
Anche l’editorialista di Ha’aretz, Ari Shavit, noto per il suo incondizionato supporto al governo quando è attaccato da Paesi esteri, sembra spaventato dalla cecità di Netanyahu e del suo team: “Sotto la leadership di un premier testardo e di un ministro degli Esteri irresponsabile, la politica di sicurezza nazionale sta cadendo a pezzi. Invece di rafforzarsi contro l’uragano che sta arrivando, Israele sta isolando se stesso”, ha scritto il giornalista, che ha concluso la sua diagnosi con un avvertimento sulla prossima crisi con l’amministrazione statunitense.
Il governo israeliano si ostina in una doppia negazione: la negazione della primavera araba e dell’uragano che sta per travolgere la regione e la negazione degli effetti regionali – e internazionali – dell’Operazione Piombo Fuso, il massacro orchestrato dall’esercito israeliano a Gaza tra il 2008 e il 2009. Come il giornalista di Ha’aretz, Gideon Levy, spiega bene in un articolo dell’11 settembre “Israele sta ora mangiando i frutti amari di Piombo Fuso che è stata la più importante svolta nelle relazioni con il mondo e con la regione a causa di una politica brutale e violenta. Il risultato è che i soli due Paesi che l’hanno sempre accettata, Turchia ed Egitto, stanno ora bruciando le loro relazioni con Israele. Il peccato originale: Piombo Fuso”.

284 commenti
« Commenti più vecchi
  1. sylvi
    sylvi says:

    hic, hic, hic, hic…

    Gulp, gulp,…leggo doppio!
    Mi faccio un grappino…alla faccia vostra, di invidiosi che bevono
    sciacquette!
    Vado a sentire Diego della Valle, Montezemolo…insomma quelli che scambiano il rosso per rosso Ferrari.
    Come godo! Cin, cin!

    Sylvi

  2. Vox
    Vox says:

    DEBITO PUBBLICO: LO PAGHINO LORO
    di Giulietto Chiesa

    Dopo la Grecia, la rivolta esploderà anche da noi. La gente reagirà e l’unica alternativa è partire da un punto fermo: i cittadini non devono pagare il debito creato ad arte da affaristi e politici che per anni hanno protetto caste e mafie. Lo paghino loro, adesso, questo debito.

    Oggi in Grecia i cittadini hanno occupato le sedi dei ministeri.

    Sono assolutamente convinto che la situazione stia degenerando e la responsabilità di questa degenerazione politica sta interamente nelle mani dei governanti europei e del Fmi. Siamo all’inizio della fine del patto sociale che ha retto l’Europa e l’intero occidente inclusi gli Stati Uniti d’America, il Canada etc..

    Di fronte a questa rottura che non è stata provocata dalla gente, ma è stata provocata dal collasso in corso del sistema finanziario, ci sono soltanto due possibilità:

    1) La gente si arrende,
    ma per molti sarà perfino difficile arrendersi, perché ci annunciano di fatto che dovremo drasticamente tagliare il nostro reddito e non ci spiegano neanche perché. E non ce lo spiegano perché non hanno modificato nulla delle cause che hanno creato questa situazione, non hanno cambiato le regole di una finanza impazzita.

    2) La gente reagisce
    e io credo che reagirà dappertutto, anzi devo dire con molta franchezza: me lo auguro, perché è giunto il momento in cui dobbiamo difenderci da una vera e propria aggressione.

    In Italia si sta progettando una prima manifestazione in concessione con l’Europa che avverrà il giorno 15 ottobre, io per esempio a questa manifestazione intendo partecipare.

    Purtroppo non vedo una guida, perché in questo momento, per esempio in Italia, ma anche in Europa, tutti i partiti, le forze politiche esistenti si schierano dalla parte del Fmi e dell’Unione Europea.

    Così come è in questo momento, non c’è una reale opposizione, per cui la domanda che io mi pongo è: chi guiderà questi movimenti? Perché senza una guida possono diventare anche molto duri e molto aspri. Se no, diventa una vera e propria furibonda rivolta, qualcosa di simile a quello che è già accaduto a Londra durante questa estate.

    Naturalmente non me lo auguro, vorrei che i movimenti producessero una proposta, sto lavorando in questa direzione, per delle proposte realistiche ma anche molto esplicite che partono per me da una dichiarazione…: questo debito non va pagato, perlomeno non lo deve pagare la gente, questo debito deve essere pagato da coloro che lo hanno creato e, in Italia, in particolare da coloro che non hanno pagato le tasse e che, stando al potere, non le hanno fatte pagare ai ricchi, ai mafiosi e hanno esercitato il loro potere con un voto di scambio elargendo benefici che erano superiori alle possibilità del paese, per essere mantenuti al potere, quindi hanno ingannato la gente.

    Questo è un debito in larga parte inaccettabile e giuridicamente insostenibile. Vogliamo un audit generalizzato, un dibattito pubblico e addirittura un referendum per decidere cosa è questo debito, come lo si paga, chi lo deve pagare, che riforma fiscale bisogna fare, che modifiche sostanziali del reperimento del reddito, cioè nella politica delle tasse di questo paese etc.. Fino a che non ci sarà un chiarimento su questo, i poteri politici italiani non hanno il diritto di chiedere alla gente di pagare questo debito!

    Credo che la Grecia è “molto vicina” all’Italia, anche se la struttura del debito pubblico privato delle aziende greche è diverso da quello italiano: sotto un certo profilo, noi stiamo peggio, nel senso che abbiamo un debito statale più alto di quello greco, e di gran lunga.
    In un altro senso, stiamo meglio perché abbiamo un più alto risparmio delle famiglie. Però la situazione è pressoché identica dal punto di vista di quello che sta accadendo. Il taglio al tenore di vita che si sta chiedendo a greci, italiani, spagnoli, portoghesi etc. è un taglio che non è sopportabile dalla gran parte della popolazione, ci saranno milioni di persone gettate letteralmente allo sbando. Ho il sospetto che presto saremo vicini alla Grecia anche nella protesta, di fatto la manifestazione del 15 vuole proprio unificare, dare una piattaforma comune a tutte queste proteste.

    Cosa penso del “finto” broker che è finito sulla BBC?
    In questo caso è un incidente involontario. Il giovanotto… è un uomo che fa il suo mestiere, giovane ma molto esperto, è un operatore indipendente, non parlava a nome di nessuno e questo gli ha consentito di dire cose che nessuna delle istituzioni direbbe, cioè ha detto la verità.

    Bastava guardare la faccia dell’intervistatrice, il suo sconcerto, per capire che questo giovanotto è uscito dal politically correct e ha detto cose che in realtà nell’ambiente sanno tutti, ma nessuno ha il coraggio di dire.

    Le fonti ufficiali, anche i giornalisti ufficiali che scrivono di economia, stanno molto attenti a non dire le cose vere e quello che ha detto lui è che I GOVERNI NON CONTANO NIENTE, PERCHE’ CONTA GOLDMAN SACHS.

    E allora, ripeto, per quale motivo io dovrei pagare un debito che di fatto è stato deciso da un gruppo di banchieri mondiali che sono al di fuori del controllo di tutti e che operano per una speculazione gigantesca che potrebbe determinare un crollo superiore a quello del 29/30?
    Perché dovremmo pagare questo debito, se questa gente, com’è stato detto da questo signore niente popò di meno che alla televisione più importante dell’Inghilterra, la Bbc, perché dovremmo pagare un debito se questi signori faranno un sacco di soldi sul fatto di mettere sul lastrico centinaia di milioni di famiglie?

    Questa è la verità… e quindi lo dobbiamo ringraziare [il giovanotto], è un ingenuo, molto simpatico… ha detto nell’intervista che poi ha rilasciato, “volevo raccontare la verità, volevo che la gente si preparasse”.
    Grazie, lo ringraziamo molto. Ha detto delle cose che nessuno avrebbe detto, un incidente informativo… un pezzo di verità!

    Giulietto Chiesa
    http://www.cadoinpiedi.it/2011/09/29/non_paghiamo_il_debito.h

  3. Anita
    Anita says:

    x Faust

    Il mio amico ex vice console, Onorevole Commendatore, ha fatto molte ricerche su Cristoforo Colombo, ha ricevute molte onorificenze nella RD.
    Ha scritto un libro sul soggetto:

    “The remains of Christopher Columbus: A revealing, documented narrative about Columbus’ remains”

    CONTRIBUTORS: Author: Muratore, Joseph R.

    PUBLISHER: Muratore Agency (Warwick, R.I)

    SERIES TITLE:

    YEAR: 1973

    PUB TYPE: Book
    VOLUME/EDITION:
    PAGES (INTRO/BODY): 90 p.

    SUBJECT(S): Catedral de Santo Domingo (Dominican Republic); Columbus, Christopher; Tomb

    DISCIPLINE: No discipline assigned
    LC NUMBER: E112 .M87 1973

    LANGUAGE: English
    ——————————————————

    So che faceva viaggi avanti indietro dalla RD, l’ultimo nel 1992,
    probabilmente in occasione di quello che hai scritto tu.

    Era innamorato della storia di Colombo, tanto che le sua banca si chiamava Columbus Bank.

    La Spagna contesta il luogo di nascita di Colombo……

    Io ho visto la lampada votiva nella Cattedrale, ho delle foto ma sono sbiaditissime, credo che sia stata una reazione chimica delle buste di plastica dell’album.

    Anita

  4. Faust
    Faust says:

    La Spagna contesta il luogo di nascita di Colombo……

    … e’ una guerra fra preti… chi lo vuole español… (nato dove…¿¿ dicono loro a Sevilla…) chi lo vuole genovese… a Genova ce’ l’atto di nascita di Cristoforo Colombo… gli spañoli o x lo meno i preti … Colombo e’ sepolto da loro… x me sono tutte e due dei falsi… parlo delle ossa… che mai nessuno ha potuto ana-lizzare… segreto vati-can… ossa di cane…
    Faust

  5. Peter
    Peter says:

    x Vox

    il riso fa buon sangue…
    Pero’ ho come la sensazione che lei non abbia un reale senso dell’umorismo, e se ride, ride da sola…

    Peter

  6. Vox
    Vox says:

    L’Europa che volevamo?

    LA LETTERA-DIKTAT DI DRAGHI E TRICHET
    SVELA IL VERO VOLTO DELL’ EU
    di Eugenio Orso
    […] la lettera “riservata” pubblicata oggi, giovedì 29 settembre 2011, dal Corriere della Sera in primo piano a pagina 3, scritta da Jean-Claude Trichet, attuale presidente della BCE, e dal futuro presidente della stessa Mario Draghi.

    La lettera è di data 5 agosto del corrente anno, è rivolta al governo italiano, e non è di certo una lettera rubata e ritrovata in seguito in un luogo ovvio e visibile, o scritta da emeriti sconosciuti.
    Anzi, il fatto che il Corriere l’abbia pubblicata integralmente (a quanto sembra), rivela che qualcuno ha voluto che se ne divulgasse il contenuto, in un momento critico, con la tendenza a diventare drammatico, della storia d’Italia, e di grande difficoltà per buona parte dell’Europa.

    Siamo alla svolta storica che imporrà il completo dominio della Global class sull’Europa, attraverso gli organismi sopranazionali appositi – BCE, Unione Europea, Commissione, che hanno la stessa funzione ad un livello continentale, in linea di massima, dei più “antichi” FMI e Banca Mondiale.

    Trichet e Draghi non sono altro che mercenari-agenti della nuova classe dominante, che attraverso l’euro e il debito degli stati plasma l’Europa sulla base dei suoi interessi privati, opposti rispetto a quelli della stragrande maggioranza della popolazione e contrari a qualsiasi forma di Etica.

    In questa lettera, da qualcuno definita senza mezzi termini un diktat, i due proconsoli europei degli alti livelli globalisti, che poi sono quelli che decidono le sorti dei popoli del continente, mettono al riparo i grandi capitali e l’evasione fiscale (soprattutto quella espressa dagli stessi grandi capitali), e impongono misure anti-sociali, chiamate ironicamente “riforme”, che se attuate integralmente massacrerebbero i quattro quinti della popolazione italiana.

    Il primo gruppo di misure, al punto 1, riguarda il feticcio ultra-liberista della “crescita” economica, che deve essere spinta ai massimi livelli, costi quel che costi. Ed ecco che l’aumento della concorrenza, soprattutto nei servizi, e il “ridisegno” dei sistemi fiscali e regolatori al solo fine della competitività delle imprese diventano assolutamente prioritari su qualsiasi altra esigenza.

    Per ottenere tale risultato, attraverso le spietate contro-riforme proposte dai due pericolosi criminali sociali globalisti Trichet e Draghi…, è necessario liberalizzare tutti i servizi pubblici locali (dall’acqua ai trasporti urbani) svendendoli ai vampiri del capitale privato, Marcegaglia e soci compresi, liberalizzare le professioni, in modo che siano fuori controllo e libere di esplicare effetti negativi per la collettività, distruggere il contratto collettivo nazionale di lavoro (e con esso le garanzie residue per i lavoratori stabili) privilegiando i livelli di contrattazione in cui il lavoratore è più debole ed esposto ad ogni sorta di ricatto, e imporre la libertà di licenziamento indiscriminato per flessibilizzare definitivamente il fattore-lavoro (con la diffusione dei lavoratori-schiavi dopo le abbondanti iniezioni di precarietà lavorativa nel sistema).

    Il secondo gruppo di misure da imporre all’Italia, secondo la terribile visione globalista del mondo e il progetto demiurgico della classe globale, riguarda invece “la sostenibilità delle finanze pubbliche”, come è scritto chiaro nella missiva. In tal caso, non si fa alcuna menzione all’equità del sistema fiscale, alla necessità di combattere concretamente l’evasione fiscale, e all’imposizione di una patrimoniale sui grandi patrimoni, ma si punta direttamente sui tagli di spesa.

    Il pareggio di bilancio dovrà essere ottenuto nel 2013 attraverso due grandi contro-riforme, penalizzanti fino alla tortura per milioni di italiani, che però assicurerebbero tagli consistenti alla spesa pubblica.

    Si vuole colpire al cuore il sistema pensionistico, a partire dalle pensioni di anzianità, nonché l’elemento femminile, “ottenendo dei risparmi già nel 2012”.

    Si punta, nei tagli draconiani ed indiscriminati previsti per la spesa pubblica, ad una riduzione dei costi relativi all’impiego pubblico, agendo sul turnover e prospettando una soluzione “greca”, cioè riducendo gli stipendi (peraltro già congelati, nella penisola) ai dipendenti pubblici…

    gli effetti della crisi si devono scaricare sulla parte più debole, cioè sui lavoratori dipendenti, mantenendo a qualsiasi prezzo sociale ed umano i ritmi di crescita dei profitti e soprattutto quelli della creazione finanziaria, azionaria e borsistica del valore.

    Non sfugge la particolare vigliaccheria dei mercenari-assassini Trichet e Draghi, considerando la sostanza anti-Etica ed anti-sociale di queste misure e i danni che produrranno nell’esistenza quotidiana di decine di milioni di italiani, ma si tratta di contro-riforme comunque in linea con i grandi interessi privati della Global class, che intende “normalizzare” rapidamente l’Europa.

    Tutto ciò rientra perfettamente nelle logiche e nelle dinamiche del Nuovo Capitalismo Finanziarizzato del terzo millennio, e la lettera globale dei due proconsoli europei non potrebbe avere contenuti diversi.

    Se il mondo deve essere trasformato integralmente in grande campo di concentramento dei popoli, al servizio degli sfruttamenti neocapitalistici più selvaggi ed abbietti, tanto vale agire in fretta sui paesi (ex)ricchi, per “liberare risorse” a vantaggio della grande speculazione, per far capire chi comanda – oggi è sufficiente l’uso abbondante del bastone, in quanto la carota non serve più – e per piegare le residue resistenze politiche e sociali all’interno dei singoli stati nazionali, già abbondantemente indeboliti.

    I pagliacci di governo e quelli dell’opposizione ufficiale, in Italia, obbediranno sempre agli ordini dei Veri Padroni, fino a massacrare il loro popolo, dal quale vivono sempre più separati grazie ai privilegi concessigli, in quanto utili sub-dominanti che al livello più basso devono realizzare le contro-riforme e gli espropri, mentre la popolazione, o almeno quella parte che è ancora sana e minimamente consapevole, sembra non reagire, o se accenna ad una reazione lo fa in modo blando e totalmente inefficace, attraverso organizzazioni (sindacali, politiche) comunque interne al sistema e compromesse con il potere dominate.

    Prepariamoci al peggio, quindi, conservando almeno la speranza che il peggio, la miseria, lo sfruttamento, le nuove forme di schiavitù e la spietata tirannia dei globalisti, inneschino una reazione generalizzata degna di questo nome, riattivando in pieno, nel corpo sociale attualmente “in sonno”, i sacrosanti e salvifici meccanismi dell’Odio e della Vendetta Sociale, disumanizzando nella lotta che non potrà non essere violenta un nemico spietato e inumano, che vuole ridurci in completa schiavitù oppure sterminarci tutti, se ne avrà la convenienza.
    Eugenio Orso
    Link: http://pauperclass.myblog.it/archive/2011/09/29/la-lettera-globale-di-eugenio-orso.html

  7. Vox
    Vox says:

    Eh, eh… Ne e’ proprio sicuro?
    Si crogioli nelle sue “sensazioni”
    (= wishful thinking)
    sara’ piu’ contento.

  8. Peter
    Peter says:

    x Vox

    dimenticavo: uno degli inni nazionali piu’ idioti e’ quello russo…
    Pero’ ha almeno il pregio di essere orecchiabile: strano!

    Peter

  9. Peter
    Peter says:

    x Vox

    almeno io ho il thinking, lei ha solo il dreaming…anzi, le ‘illusions': ancora peggio

    Peter

  10. Uroburo
    Uroburo says:

    Peter { 30.09.11 alle 12:24 } Capito mi ha?
    vedo che lei si intende di liquori … Io al massimo ho bruciori di stomaco
    non tranciare giudizi netti ed arroganti … i Marines molto piu’ fessi di quello che sono … ‘non perdiamo mai il coraggio’
    ——————————————————-
    Caro Peter,
    per capire ho capito (neanch’io sono “così fesso” come lei crede) ma credo proprio di non condividere quel che lei ha scritto.
    Quella sua battuta sui liquori mi sembra classicamente popeyana, di chi deve necessariamente avere l’ultima parola; contento lei… Io non ho mai avuto mal di fegato in vita mia, ma forse la sua rabies ha qualcosa a che vedere con i suoi bruciori di stomaco.
    Non ho tranciato giudizi arroganti, ho espresso un parere, proprio come fa lei. Ma qualunque sia la traduzione di quel brano trovo comunque l’inno dei Marines useggetta assai curioso. Non conosco nessun inno nel quale si dice che noi siamo sempre coraggiosi. Mi sembra la classica excusatio non petita. Cosa confermata da tutti coloro che hanno combattuto contro gli Useggetta, da tutti descritti, compreso i prodi Marines, come dei pessimi soldati (propaganda hollywoodiana a parte).
    Fesso è un termine che io non uso quasi mai, ma quel che penso dei marines (ed in realtà di tutte le forze di terra useggetta, aviazione e marina a parte che sono realmente le migliori) è che sono dei pessimi soldati e che possono combattere con gli altri solo grazie ad una superiorità di mezzi mostruosa. Si tratta di una visione ben nota ai generali useggetta.
    I marines non sbarcano MAI su una spiaggia sotto al fuoco nemico (sempre film di propaganda a parte) per la banale ragione che il terreno dello sbarco viene saturato di bombe per giorni e giorni: in realtà sbarcano contro dei fantasmi. Tant’è che le linee di resistenza sono sempre state interne.
    Lei ha un curioso modo di far polemiche: per lo più le trovo del tutto inventate, come ad esempio quelle con Vox che si limita a riportare notizie che condivide. Cosa legittima a che personalmente trovo assai utile. Forse lei ha bisogno di prendersela sempre con qualcuno: beh … buon pro le faccia.
    Un saluto U.

  11. Uroburo
    Uroburo says:

    Peter { 30.09.11 alle 20:17 }dimenticavo: uno degli inni nazionali piu’ idioti e’ quello russo…
    Pero’ ha almeno il pregio di essere orecchiabile: strano!
    ————————————–
    Caro Peter,
    la scuola musicale russa è una delle più grandi d’Europa, dopo quelle italiana a tedesca. Non si capisce perchè un popolo che sa comporre musiche bellissime dovrebbe avere necessariamente inni non orecchiabili.
    Mi sa che detto un’altra delle sue sciocchezza da eccessiva verve polemica. Sarà uno dei suoi tanti nervetti scoperti. U.
    PS. Io polemizzo spesso con la Silvy, ma le sue polemiche sono, spesso, veramente capziose. Lei mi sembra uno di quei bambini che fanno: Cicca cicca, l’ho detto prima io…. Ekkissenefrega?

  12. Vox
    Vox says:

    L’ASSASSINIO DI QUESTA BELLISSIMA BAMBINA PALESTINESE
    (VEDI FOTO) FORSE RESTERA’ IMPUNITO

    http://uruknet.info/?p=m81897&hd=&size=1&l=e

    2007, Abir Aramin, 10 anni, giocava in strada con un gruppo di bambini, ingari del fatto che essere palestinesi fosse un grave crimine punibile con la morte. Una pallottola di gomma ha distrutto la bellissima testolina e la vita di Abir.
    Gli israeliani hanno tentato per 4 anni di negare ogni responsabilita’, arrivando a dire che la bambina era stata uccisa da una sasso (sic). Oggi, finalmente, un tribunale ha accolto la causa intentata dalla famiglia contro le guardie di frontiera israeliane, ordinando allo stato di pagare 432.000$ di compensazione alla famiglia (come se il denaro potesse sostituire la vita di un figlio).
    Ma quante centinaia, migliaia di bambini hanno sulla coscienza dopo 60 anni di occupazione? Qualcuno li ha mai contati? Non e’ questa una shoah altrettanto orribile, soprattutto perche’ negata?

    +++

    Pro-Israel whitewash of 10-year-old’s killing unravels in court
    Max Blumenthal

    One day in 2007, Israeli Border Police officers swept into the in the village of Anata just north of Jerusalem and began firing rubber bullets at a group of children who had thrown rocks at them. One Israeli bullet landed in the skull of a 10-year-old Palestinian girl named Abir Aramin, tearing the back of her head off and killing her. Aramin was the daughter of a prominent Palestinian activist…

    The Israeli government went into damage control mode, denying any wrongdoing in connection with Aramin’s death and insisting without evidence that she had been struck in the head with a rock… Israeli state pathologists refused to perform an autopsy on Aramin, forcing her family to pay for their own examination, which proved she was shot by a rubber bullet. Though an officer testified that he may have shot Aramin, the Israeli Supreme Court rejected the family’s demand to put him and a colleague on trial. The whitewash continued until this week, when an Israeli court conceded the Border Police’s guilt in the young girl’s killing by ordering the state to pay the Aramin family $432,000 in damages.

  13. Peter
    Peter says:

    x Uroburo

    neanch’io soffro di fegato, caro amico, e gli amari che lei ha menzionato sono liquori: perche’ allora si offende?
    Per altro, consigliare di bere miscugli alcoolici (sia pure al carciofo) a chi realmente soffrisse di fegato e’ come offrire polpette avvelenate…

    Quanti inni militari lei ha sentito? parecchi, a giudicare dal suo tono, ma ha mai sentito quello dei granatieri di Sardegna, per esempio?
    O l’inno degli arditi, del 1909? Alcuni ‘versi’ erano ‘e son giovane e son forte, non mi trema il petto in core, sorridendo vo alla morte, pria di andare al disonor’. Quanto si dovrebbe essere co…oni per andare sorridendo alla morte nella Prima GM? Tutti sanno che gli inni militari hanno dei testi retorici e naive, come del resto (quasi) tutti gli inni nazionali, i quali hanno tutti un tono militaresco…L’effetto si basa sul ritmo e sulla retorica, e vale per tutti.

    Una polemica artificiosa e’ la sua: i Marines cantano che non gli manca mai il coraggio. Puo’ essere falso, ma quanto e’ falso ed idiota , oltre che molto arrogante e razzista, allora cantare ‘Deutchland uber alles’? o anche il testo della Marseillese, gia’ detto, ancora nel XXI secolo?
    I Marines non sbarcavano contro fantasmi: ad Anzio ne caddero 7000, lo ha mai sentito? e quanti in Normandia?
    I suoi ‘resoconti’, lo ha gia’ detto lei in passato, si basano sui racconti alcolizzati di vecchi veterani tedeschi falliti ai quali bruciava ancora il c…lo

    un saluto al carciofo

    Peter

  14. Peter
    Peter says:

    x Vox

    perche’ non riporta il testo?

    Poi youtube lo mette accanto all’inno della germania nazista, un vero onore…

    Peter

  15. Peter
    Peter says:

    x U. 262

    perche’ le liriche sono davvero bolse e naive. Il che dimostra che l’effetto degli inni si basa solo sulla musica.
    La musica russa, poi, non ebbe vita facile sotto lo stalinismo…
    Schostakovich era in perenne terrore di essere arrestato dato che gli piaceva il jazz, per esempio…una volta passo’ la notte sul pianerottolo di casa sua aspettando l’arresto

    Peter

  16. Peter
    Peter says:

    xVox

    Perche’ non riporta il testo in italiano?! non dell’Internazionale, troppo comodo, ma dell’inno russo?….no, eh?

    Peter

  17. Peter
    Peter says:

    x Anita

    cara, quando hai tempo, tu che sei brava col web, riporta please il testo dell’inno russo in italiano o anche in inglese.
    Al confronto, forse l’inno dei Marines avra’ il premio Campiello…

    Peter

  18. Vox
    Vox says:

    E perche’ non li riporta lei?
    Perche’ ha bisogno dell’intervento USA?
    (L’ho detto che lei era in vena, oggi. Tra poco spengo, o mi verranno le coliche dal troppo ridere)

  19. Vox
    Vox says:

    Come se gli altri blogghisti, qui, non avessero alcuna idea del testo dell’inno sovietico, o non fossero capaci di andarselo a cercare, se vogliono…

  20. Vox
    Vox says:

    L’OCCUPAZIONE DI WALL STREET

    Cresce in modo esponenziale il numero delle adesioni all’occupazione pacifica di Wall Street in Usa. In Grecia hanno occupato 8 ministeri, impedendo alla “troika” (Bce, IMF, EU commission) l’accesso.
    Il buon esempio…

  21. Peter
    Peter says:

    x Vox

    non dubitavo che lei soffrisse di coliche…e ‘winds’…

    Dell’inno russo esistono almeno tre versioni…(’44, ’77, ’91…). Nessuna eccelle per acume. Una parla della ‘Unione Sovietica che durera’ nelle ere’ (eh eh eh…)…
    La piu’ moderna parla di ‘una terra sacra, protetta da Dio’ etc etc…
    Mettetevi d’accordo. Differenze ideologiche a parte, tutte le versioni sono noiose, retoriche e plateali per chi e’ di bocca buona, almeno nei testi

    Peter

  22. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Una ricerca lampo.

    Devo mettere via la spesa….

    Russia 2000- – nationalanthems.info

    http://www.nationalanthems.info/ru.htm

    Alla fine ci troverai i vari inni nazionali russi.

    Non li ho controllati…..

    Ce ne sono anche diversi su Youtube, la musica mi sembra sempre quella…mi sembra…

    —————————————–

    Ma VOX e’ Russo/a, Irlandese o Napoletano/a ?

    Anita

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