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Campana a morto per l’arrivo in veste di ambasciatore di Israele della pensionata ed ex parlamentare italiana Fiamma Nirenstein?

Dopo mesi di critiche da più parti, il nostro primo ministro Matteo Renzi ha chiesto al capo del governo israeliano, Benjamin Netanyahu, di ritirare la nomina, decisa lo scorso agosto, ad ambasciatore di Israele in Italia della giornalista, pensionata ed ex parlamentare italiana Fiamma Nirenstein. Cittadina anche israeliana da appena tre anni, Nirenstein quando è in Israele continua a risiedere nella colonia di Gilo, tra Gerusalemme e Betlemme, considerata illegale dall’Onu al pari di tutte le colonie costruite ormai un po’ ovunque a macchia di leopardo nei Territori Occupati su terreni espropriati ai palestinesi dalle autorità militari israeliane. E non ha certo giovato la decisione, presa pochi mesi fa, di costruire altre 900 abitazioni proprio nella colonia di Gilo con l’obiettivo, esplicitamente dichiarato da Netanyahu, di “bloccare la continuità’ territoriale tra Gerusalemme e Betlemme di un eventuale Stato palestinese”. A rivelare il gran rifiuto è il quotidiano israeliano Haaretz, secondo il quale “Si tratta di una nomina inopportuna e conflittuale, dato che la signora ha rappresentato in parlamento i votanti italiani e metterebbe con la sua candidatura in evidenza quali siano stati i suoi veri interessi”. Parole scritte da Haaretz, ma che riassumono quanto fatto sapere da Renzi a Netanyahu, rimasto deluso perché poco tempo fa aveva invece ottenuto l’aiuto di Renzi per far smussare gli spigoli di una presa di posizione del presidente Usa Obama decisamente critica verso la politica israeliana. Per parte sua comunque Palazzo Chigi smentisce di avere chiesto alcunché a Netanyahu, ma del resto non potrebbe certo ammetterlo pubblicamente.

La nomina della Nirenstein non era piaciuta neppure a Ruth Dureghello, presidente degli ebrei romani, e a Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che sempre secondo il giornale Haaretz avrebbero espresso la propria contrarietà al presidente della repubblica israeliana, Reuven Rivlin. “Dureghello e Di Segni”, ha scritto Haaretz, “hanno appunto espresso forte preoccupazione per le possibili ripercussioni negative di quella nomina sia per la comunità ebraica italiana sia per le relazioni fra Italia ed Israele”. Secondo Haaretz, i due contrari hanno fatto presente a Rivlin che fino a non molto tempo fa la Nirenstein era stata membro del parlamento italiano per il partito Forza Italia, donde il timore che la nomina della ex parlamentare potesse risollevare la questione di una asserita “doppia lealtà” degli ebrei italiani, e che essendo Nirenstein politicamente di destra la sua nomina potrebbe rappresentare un problema per l’attuale governo italiano. Rivlin avrebbe però fatto notare che le loro lagnanze avrebbero dovuto esprimerle non a lui, ma allo stesso Netanyahu in quanto unico titolare del potere di nomina degli ambasciatori. 

Lo smacco Nirenstein si aggiunge a quello ricevuto a dicembre con la decisione del governo brasiliano di non accettare come nuovo ambasciatore di Tel Aviv il leader dei coloni israeliani Dani Dayan.

1) – La vera vergogna è che l’Europa tollera tutte le atrocità di Israele. E che gli Usa vi si inchinano. 2) – Il Family Day

Il rabbino capo Shmuel Eliyahu ha scritto su Facebook, martedì 19 gennaio, che i palestinesi dovrebbero essere giustiziati per garantire la sicurezza di Israele.

“L’esercito israeliano dovrebbe smettere di arrestare i palestinesi”, ha scritto sulla sua pagina Facebook, “ma dovrebbe giustiziarli e non lasciare alcun superstite”.
Secondo il PNN, Eliyahu è famoso per il suo atteggiamento razzista e per le sue affermazioni controverse sugli arabi e sui musulmani. E’ stato chiamato dal governo per condurre una campagna ufficiale e di rappresaglia contro gli arabi per, nelle sue parole, “restaurare la forza deterrente di Israele.”
Il rabbino della città di Safed, estrema destra, assetato di sangue, membro del principale concilio dei rabbini, ha anche dichiarato che i palestinesi sono il nemico dello Stato di Israele e che “devono essere distrutti e schiacciati per mettere fine alle violenze”.
Nel 2007, secondo il Jerusalem Post, Eliyah aveva affermato che “se non si fermano dopo che ne avremo uccisi 100, bene ne uccideremo 1000. E se non si fermano dopo questi 1000, ne dovremo uccidere 10.000. Se nemmeno allora si fermeranno, ne uccideremo 100.000, persino un milione”.
Nel 2012 Eliyahu era stato contestato per queste sue affermazioni razziste, tra le quali queste, riportate dai quotidiani nazionali israeliani: “La cultura araba è molto violenta” e “Gli arabi si comportano secondo vari codici e norme violente che sono poi sfociate in un’ ideologia”.
Il rabbino avrebbe dichiarato che esempi di questa nuova “ideologia” araba includono ora rubare attrezzature agricole agli ebrei e ricattare i contadini per la protezione contro i furti. Egli avrebbe apparentemente anche detto che “nel momento in cui si lascia spazio per gli arabi, tra gli ebrei, già cinque minuti prima questi incominciano a fare quello che vogliono”. Il ministero della Giustizia ha lasciato cadere le accuse perché “le affermazioni potrebbero essere state alterate dai giornalisti”.
Il Jerusalem Post lo ha citato nella sua affermazione: “Dovremmo farli vivere per poi lasciarli liberi e offrire così un altro gesto a favore un altro presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas? Il fatto che essi ancora bramino di commettere attacchi terroristici mostra che noi non stiamo agendo con abbastanza forza”.
Per rincarare la dose a proposito della sua fatwa Eliyahu ha scritto, sulla sua pagina Facebook, che “gli ufficiali di polizia israeliani che permettono ai palestinesi di rimanere in vita dovrebbero essere giudicati anche’essi”.
Ha proseguito dicendo: “Non possiamo permettere a un palestinese di sopravvivere dopo che è stato arrestato. Se lo si lascia vivo, rimane la possibilità che questo venga rilasciato e uccida altre persone. Dobbiamo estirpare questo male dall’interno della nostra società”.
Traduzione di Marta Bettenzoli

http://www.infopal.it/rabbino-israeliano-lancia-un-appello-per-giustiziare-i-palestinesi/

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Sì, Israele sta commettendo esecuzioni extragiudiziarie

Di Gideon Levy – Haaretz – 17 gennaio 2016
Potremmo dirlo così: Israele giustizia persone senza processo praticamente ogni giorno. Ogni altra definizione sarebbe una menzogna. Se una volta c’era qui una discussione sulla pena di morte per i terroristi, ora sono giustiziati anche senza processo (e senza che se ne discuta). Se una volta c’era un dibattito sulle regole d’ingaggio, oggi è chiaro: spariamo per uccidere ogni palestinese sospetto.
Il ministro della Sicurezza Pubblica, Gilad Erdan, ha illustrato chiaramente la situazione quando ha detto: “Ogni terrorista deve sapere che non sopravviverà all’attacco che sta per compiere,” e praticamente tutti i politici lo hanno seguito con nauseabonda unanimità, da Yair Lapid [fondatore del partito di centro “Yesh Atid” (C’è un futuro). Ndtr.] in su. Non erano mai stati rilasciati tante licenze di uccidere, né il dito era stato così nervoso sul grilletto.
Nel 2016, non c’è bisogno di essere Adolf Eichmann [criminale nazista rapito in Argentina, processato e giustiziato in Israele. Ndtr.] per essere giustiziati, basta essere un’adolescente palestinese con delle forbici. I plotoni d’esecuzione sono attivi ogni giorno. Soldati, poliziotti e civili sparano a quelli che hanno accoltellato israeliani, o hanno cercato di farlo o sono sospettati di averlo fatto, e anche a coloro che hanno investito israeliani con la loro auto o sembra che lo abbiano fatto.
In molti casi, non c’era bisogno di sparare, e sicuramente non di uccidere. Nella maggior parte dei casi la vita di chi ha sparato non era in pericolo. Sparano per uccidere persone che avevano un coltello o persino forbici, o gente che ha semplicemente messo le mani in tasca o ha perso il controllo della propria auto.
Li uccidono indiscriminatamente – donne, uomini, ragazzine, ragazzini. Gli sparano mentre stanno fermi, ed anche quando non sono più pericolosi. Sparano per uccidere, per punire, per sfogare la propria rabbia e per vendicarsi. Qui c’è un tale disprezzo che questi incidenti sono a malapena raccontati dai media.
Sabato scorso [16 gennaio 2016] al checkpoint di Beka’ot (chiamato Hamra dai palestinesi), nella valle del Giordano, alcuni soldati hanno ucciso l’uomo d’affari Said Abu al-Wafa , di 35 anni, padre di 4 figli, con 11 pallottole. Contemporaneamente, hanno ucciso anche Ali Abu Maryam, un bracciante agricolo e studente di 21 anni, con tre pallottole. L’esercito israeliano non ha spiegato le ragioni dell’uccisione dei due uomini, salvo sostenere che c’era il sospetto che qualcuno avesse sfoderato un coltello. Ci sono delle telecamere di sicurezza sul posto, ma l’esercito israeliano non ha mostrato il filmato dell’incidente.
Il mese scorso altri soldati dell’IDF hanno ucciso Nashat Asfur, padre di tre figli che lavorava in un mattatoio israeliano per polli. Gli hanno sparato nel suo villaggio, Sinjil, dalla distanza di 150 metri, mentre stava camminando verso casa per un matrimonio. All’inizio di questo mese, Mahdia Hammad, quarantenne madre di 4 figli, stava guidando verso casa attraverso il suo villaggio, Silwad. Ufficiali della polizia di frontiera hanno crivellato la sua macchina con dozzine di proiettili dopo aver sospettato che volesse investirli.
I soldati non hanno avuto sospetti di nessun genere sulla studentessa di cosmetologia Samah Abdallah, 18 anni. Hanno sparato all’auto di suo padre “per sbaglio”, uccidendola; hanno sospettato il pedone sedicenne Alaa al-Hashash di volerli accoltellare. Ovviamente hanno giustiziato anche lui.
Hanno ucciso anche Ashrakat Qattanani, 16 anni, che aveva un coltello e inseguiva una donna israeliana. Prima un colono l’ha investita con la sua macchina, e quando era a terra ferita, soldati e coloni le hanno sparato per almeno quattro volte. Un’esecuzione, cos’altro?
E quando i soldati hanno sparato alla schiena a Lafi Awad, 20 anni, mentre stava scappando dopo aver lanciato delle pietre, non si è trattato di un’esecuzione?
Sono solo alcuni dei casi che ho documentato nelle scorse settimane su Haaretz. Il sito web dell’associazione [israeliana] per i diritti umani B’tselem presenta un elenco di altri 12 casi di esecuzioni.
Margot Wallström, ministra degli Esteri svedese, una dei pochi ministri al mondo che hanno ancora una coscienza, ha chiesto che si indaghi su queste uccisioni. Non c’è una richiesta più morale di questa. Avrebbe dovuto essere fatta dal nostro stesso ministro della Giustizia.
Israele ha risposto con i suoi soliti ululati. Il primo ministro ha detto che ciò era “oltraggioso, immorale e ingiusto”. e Benjamin Netanyahu comprende bene questi termini: è esattamente il modo in cui descrivere la campagna di esecuzioni criminali da parte di Israele sotto la sua guida.
(traduzione di Amedeo Rossi)

Gideon Levy : Yes, Israel Is Executing Palestinians Without Trial

http://frammentivocalimo.blogspot.it/2016/01/gideon-levy-si-israele-sta-giustiziando.html

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http://frammentivocalimo.blogspot.it/2016/01/gideon-levy-loccupazione-israeliana.html

Sintesi personale

DUBLINO – La permanenza in America ha reso Michael Sfard ottimista : “Un giorno l’occupazione finirà” ha scritto in un toccante articolo

Ha descritto come l’occupazione crollerà in un brevissimo lasso di tempo, come Israele cambierà bruscamente, come improvvisamente tutti diranno che erano sempre stati contro l’occupazione. La sua descrizione accende l’immaginazione, infonde speranza, tonifica e ci stimola a continuare la lotta.

E ‘successo in Sud Africa, nell’ Unione Sovietica e a Berlino E ‘così piacevole da leggere Sfard da essere tentati di credergli e ,conseguentmente, è così difficile essere un guastafeste.

Eppure ci sono alcuni fattori che potrebbero determinare il prolungamento dell’ occupazione israeliana , forse non per sempre, ma sicuramente molto più a lungo di quanto Sfard speri . Osservi Michael ciò che sta accadendo qui : una ragazza di 13 anni con un coltello viene giustiziata tra le acclamazioni della folla o con silenzio passivo
Nessuno ha predetto la fine dell’apartheid in Sud Africa, ma l’ apartheid non ha mai avuto forti alleati e finanziatori generosi come l’apartheid israeliana nei territori ha. Non c’era un presidente americano che ha tenuto un discorso nell’ ambasciata israeliana a Washington, un atto imbarazzante di adulazione a uno Stato che non ha mai ascoltato il suo consiglio e a un ambasciatore che non ha fatto altro che minarne il prestigio .

Non c’è nessuno stato al mondo che oserebbe agire in quel modo verso un potere globale Eppure Barack Obama continua a piegarsi ad Israele. Questo non è certamente il modo per porre fine all’occupazione.

Quando in Francia passa una legge che vieta il boicottaggio di Israele, è assolutamente chiaro che l’occupazione è qui per rimanere . Israele non ha mai inteso terminarla . Il mondo continuerà a utilizzare misure come la marcatura dei prodotti provenienti dagli insediamenti, ma a fornire armi e a supportare l’occupazione . Con questo tipo di comportamento l’occupazione non finirà

A differenza di Israele il Sudafrica non aveva un prigioniero come l’ America, né il senso di colpa dell’ ‘Europa. Così è stato possibile organizzare una campagna di sanzioni in tutto il mondo che alla fine hanno portato al crollo del suo regime. Ci possono essere differenze di opinioni sul piano internazionale , ma i media e i politici hanno ancora molta paura d’Israele per motivi non chiari.

Contro l’abominio del Sud Africa vi sono state figure esemplari : Nelson Mandela, neri e bianchi, tra cui non pochi ebrei . Israele è troppo forte e i palestinesi sono troppo deboli e divisi. A volte, sembra che la loro leadership abbia già rinunciato . Questo non contribuirà alla fine della occupazione.

La società israeliana sta galoppando verso l’estremo opposto. Con il suo sciovinismo e razzismo radicato, la sua vita vissuta nella negazione , nelle bugie e nel lavaggio del cervello, come si può prevedere che Israele si risvegli dal suo sonno? Perché dovrebbe? Si può continuare con l’occupazione fino a quando ciò gli aggrada , quindi perché dovrebbe porre fine ad essa? Chi si preoccupa dei palestinesi? E a chi interessa ciò che il mondo antisemita e gli odiatori di Israele pensano. . Non ci sono segni di speranza, interni o esterni, caro Michele.

Scrivo queste righe nella mia camera d’albergo a Dublino, di fronte al General Post Office, dove è iniziata la lotta per l’indipendenza 100 anni fa. Ci sono voluti 750 anni per eliminare l’occupazione britannica, molto meno brutale e feroce di quella israeliana.

Gideon Levy : Don’t Celebrate the Israeli Occupation’s Impending Demise Just Yet

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UNA AGGIUNTA SUL FAMILY DAY

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RAZZISMO E SUPREMATISMO DA INCUBO DI TROPPI ISRAELIANI

DOV WEISSGLASS, portavoce di Ariel Sharon, Ha’aretz, 6 ottobre 2004:
“Il significato del piano di disimpegno [da Gaza] consiste nel congelamento del piano di pace. E congelando tale processo si impedisce la formazione di uno Stato palestinese e si impedisce la discussione sui rifugiati, sulle frontiere e su Gerusalemme. Di fatto, l’intero pacchetto chiamato Stato palestinese, con tutte le sue implicazioni, viene rimosso dall’agenda ufficiale a tempo indeterminato. Il tutto con la benedizione presidenziale (USA) e con la ratifica delle due Camere del Congresso”.
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Oltre che, bisogna aggiungere, con la benevola complicità della sempre più ipocrita e serva Europa, la famosa civilissima Europa “dalla civiltà superiore”
RUTH GABISON, professoressa all’Università Ebraica di Gerusalemme, ex dirigente dell’Associazione per i Diritti Civili e candidata alla Corte Suprema, ad Ha’aretz il 1°dicembre di non ricordo quale anno:
“Israele ha il diritto di controllare la crescita naturale [cioè demografica] dei palestinesi”.
Letteralmente: “Le-Israel yesh zkhut le-fakeah al ha-gidul ha-tivi shel ha-‘Aravim”
Se questo non è colonialismo, razzismo, suprematismo, fetore di nazismo….

E non vorrei ci si dimenticasse di ARNON SOFFER, professore all’Università di Haifa, al The Jerusalem Post del 10 maggio 2004:
“Perciò, se vogliamo restare vivi, dobbiamo uccidere, uccidere e uccidere. Tutto il giorno, ogni giorno [….]. Se non uccidiamo, cessiamo di esistere [….] La separazione unilaterale non garantisce la “pace”, garantisce uno stato sionista-ebraico con una schiacciante maggioranza di ebrei”.

Come Israele zittisce il dissenso per coprire i propri crimini

Mairav Zonszein : come Israele silenzia il dissenso.

Jaffa, Israele – Il 12 luglio, quattro giorni dopo l’ultima guerra a Gaza, centinaia di israeliani si sono riuniti nel centro di Tel Aviv per protestare contro l’uccisione di civili da entrambe le parti e chiedere la fine dell’assedio di Gaza e dell’occupazione israeliana nella Cisgiordania. Hanno cantato, “ebrei e arabi rifiutano di essere nemici.” Hamas aveva avvertito che avrebbe sparato una raffica di razzi contro centrale di Israele dopo le 9 di sera e lo ha fatto.

Ma le lesioni subite a Tel Aviv quella notte non derivavano dal lancio di razzi, ma da un attacco premeditato di un gruppo di estremisti ebrei israeliani.che cantavano “Morte agli arabi” e “Morte alla sinistra ,” e hanno hanno attaccato i manifestanti violentemente . Alcuni manifestanti sono stati picchiati e hanno avuto bisogno di cure mediche : la polizia non ha fatto nessun arresto . La stessa cosa è accaduta a un’altra protesta contro la guerra ad Haifa e questa volta tra le vittime : il vice sindaco della città, Suhail Assad e suo figlio. Il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha fatto alcuna dichiarazione per condannare la violenza, anche se in precedenza aveva dichiarato che la sua preoccupazione principale era garantire la sicurezza dei cittadini israeliani. Continua a leggere

ANCHE LA GIORNALISTA ISRAELIANA AMIRA HASS METTE A NUDO LA FOLLIA DI ISRAELE

Il nuovo massacro continua. L’ennesimo. Così come continua l’indecente silenzio dell’Italia, dell’Europa e degli Usa. Silenzio che certifica il nuovo collasso morale del Vecchio Continente e dell’Occidente in generale, che ha anche partorito il nuovo disastro libico. Pubblico volentieri questo articolo di Amira Hass, giornalista israeliana che vive a Ramallah, in Cisgiordania, scrive per il quotidiano Ha’aretz e ha una rubrica su Internazionale.


“C’è del metodo in questa follia. E il cieco rifiuto di Israele di comprendere la portata della vendetta che sta portando avanti a Gaza ha una sua logica. L’intera nazione è un esercito. L’esercito è la nazione. Entrambi sono rappresentati da un governo ebreo-democratico e da mezzi d’informazione fedeli, e tutti quanti lavorano insieme per vendicarsi dei traditori palestinesi, la cui colpa è quella di non riconoscere l’assoluta normalità della situazione.
I palestinesi sono disobbedienti. Non vogliono adattarsi. Pensavamo che sarebbe bastato trattarne bene alcuni e riempire il portafogli di pochi, lasciando che le enormi donazioni di Stati Uniti ed Europa gonfiassero le tasche di un immaginario governo palestinese.
Le incessanti manifestazioni di protesta nei villaggi della Cisgiordania non hanno minimamente intaccato la fede israeliana nella normalità della sua dominazione esercitata su un altro popolo. Il boicottaggio e le sanzioni hanno un po’ confuso il nostro ego, ma non è bastato a farci recepire il messaggio. Il governo di riconciliazione palestinese sembrava averci spinto a fare un passo avanti e rifiutare finalmente l’ostentazione di normalità imposta da Israele. Ma non ce l’ha fatta, perché troppe forze all’interno di Al Fatah e Hamas non lo hanno sostenuto.
Allora è toccato ai razzi di Hamas disturbare il sonno degli occupanti. Dite quello che volete, ma sono riusciti dove le manifestazioni, i boicottaggi e la cancellazione dei concerti hanno fallito.
Nazione, esercito, governo e mezzi d’informazione: avete occhi e orecchie, eppure non vedete e non sentite. Continuate a sperare che il sangue palestinese già versato e quello che ancora deve scorrere basteranno a riportare la calma e la cara vecchia occupazione. Rifiutate di usare le vostre competenze per fermarvi in tempo, prima che si verifichi un disastro ancora più grave. Lo avete già fatto l’ultima volta, e la volta prima.
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Israele colto con le mani nel sacco delle frottole “atomiche” all’AIEA per spingere alla guerra (anche) contro l’Iran?

Questa volta Israele pare proprio sia stato colto col sorcio in bocca, come si usa dire a Roma di qualcuno beccato con le mani nella marmellata, cioè in flagrante. Un sorcio in bocca per spingere alla guerra contro l’Iran con la solita scusa delle bombe atomiche a gogò, così come il precedente sorcio “atomico” in bocca agli Usa aveva “fruttato” l’invasione dell’Iraq. Anche in quel caso, con i buoni uffici dei servizi segreti israeliani sempre pronti a sfornare dossier debitamente taroccati. Come è noto, l’Aiea è l’agenzia Onu che vigila contro la proliferazione di bombe atomiche, ma solo ed esclusivamente nei Paesi che hanno firmato il Trattato di Non Proliferazione. Israele NON l’ha firmato, perciò le sue centinaia di atomiche se l’è prodotte senza rotture di scatole né denunce o allarmi di un qualche tipo. Peraltro, secondo il libro “L’Iran e la Bomba” di Giorgio Frankel, Israele possiede anche le ben più terribili bombe H e forse anche le bombe N, cioè a neutroni, ordigni che ammazzano gli esseri viventi ma non danneggiano le costruzioni: vale a dire, una forma perfetta di “pulizia” se non etnica quanto meno “nazionale”. Più o meno un anno fa qualcuno ha recapitato all’Aiea un dossier che “dimostrava” come l’Iran fosse ormai a un passo dal produrre ordigni nucleari. Peccato che all’Aiea qualcun altro s’è accorto che nel documento, redatto in lingua farsi, quella più parlata in Iran, ricorrevano termini che nessun iraniano usa più: guarda caso, li usano solo i membri della comunità ebraica locale…. E taciamo sulla “inspiegabile” uccisione di scienziati nucleari iraniani e sul virus informatico che ha paralizzato per qualche mese i computer addetti al controllo e al funzionamento dei reattori nuvleari iranianu tilizzati per produrre corrente elettrica. Guarda caso, qualcuno s’è accorto che nella sequela di termini che componevano il virus ce n’era uno che figura nella bibbia…. Continua a leggere

Salvare Israele dal sonno della ragione della sua maggioranza e del suo governo. Tutti ammettono che la lotta contro la nascita dello Stato palestinese è soprattutto per evitare che Israele finisca sotto processo al tribunale internazionale dell’Aja. Così come ormai si ammette che Berlusconi non si dimette solo per paura di finire in galera

Israele e Berlusconi non vogliono essere processati, perché sanno che sono colpevoli e verrebbero quindi condannati. Ciò che colpisce è che ormai quasi tutti riconoscono che il governo di Israele si oppone alla nascita dello Stato palestinese soprattutto per il timore che lo Stato israeliano venga denunciato al tribunale internazionale dell’Aja per rispondere dei suoi vari gravi delitti contro i palestinesi, con il rischio concreto di condanna. Il che equivale ad ammettere che Israele di tali delitti,  contro l’umanità e il diritto internazionale, si è effettivamente macchiato. Colpisce anche l’analogia con il governo Berlusconi: quasi tutti ammettono, a partire dallo stesso Silvio Berlusconi, che non si dimette solo per il timore di finire, giustamente, in galera. C’è bisogno di commenti? No di certo. Mi limito pertanto a pubblicare due articoli esemplari e sorprendenti. Del primo sorprende il fatto che sia stato pubblicato su un giornale italiano, nella fattispecie su Repubblica. Del secondo sorprende che sia stato scritto da un israeliano ebreo, a dimostrazione che l’equazione ebreo=sionista=israeliano e viceversa è assolutamente falsa, come del resto sappiamo molto bene. Checché ne dica il capo dello Stato Giorgio Napolitano,  che tempo fa ha pubblicamente avvalorato tale frottola affermando che oggi l’antisemitismo si traveste da antisionismo. Evidentemente anche Napolitano finge di ignorare che sono semiti anche gli arabi e i palestinesi, e che quindi oggi i veri antisemiti sono i fanatici israeliani come Netanyahu, Barak, Lieberman, Sharon, ecc., nonché i loro potenti sopporters negli Usa con in testa la lobby sionista dell’Aipac.

A tale proposito, è assolutamente sbagliato che si parli di “lobby ebraica”, così come è sbagliato dire che “gli ebrei di New York” hanno tradito i democratici votando in massa per i conservatori  perché contrari alle aperture dei democratici riguardo la nascita dello Stato palestinese. A parte il fatto che tali aperture NON ci sono, se non a chiacchiere, resta il fatto che non di lobby ebraiche si tratta, bensì di lobby sioniste. Sono molti a New York gli ebrei che hanno orrore delle politica israeliana, a partire dal regista Woody Allen, così come è robusta la componente ebraica antisionista in vari Stati degli Usa. L’esempio più eclatante è quello di Noam Chomsky, forse l’intellettuale più importante oggi esistente al mondo. Continuare a parlare di “lobby ebraica”, come fa anche Vittorio Zussoni, è sbagliato e pericoloso anche perché finisce con aizzare le antipatie o gli odi contro gli ebrei in blocco, vizio antico del mondo cristiani di cui è bene fare a meno, anziché contro i responsabili dei soprusi contro i palestinesi, tenendo presente che il sionismo comprende anche, negli Usa, una bella fetta del mondo cristiano. Fetta che è stata per esempio alla base della rielezione di George Bush e molto ha contribuito a spingere per l’invasione dell’Iraq così come oggi spinge per la guerra anche contro l’Iran.
Ma ecco i due articoli. Continua a leggere

Siamo giornalisti o Minzo Scondinzolini? Uomini o caporali berluschini piegati in preghiera verso Arcore più delle 5 volte al giorno verso La Mecca dei musulmani? La svolta contro l’Iran di Papino il Breve costerà all’Eni, e all’Italia, la perdita degli impianti di Darkhuin e quindi la proprietà di 100 mila barili di petrolio al giorno più una penale e un danno globale di una marea di miliardi di euro. Una stangata di cui approfitterà la Cina, oltre al governo Netanyahu (accusato anche di assassinio in Oman). Intanto il papalinato incassa dai nostri capi di Stato e di governo il silenzio sul silenzio protettore della pedofilia del clero e altri quattrini per la scuola cattolica

Non posso dire, per educazione e rispetto del codice civile e penale, che il direttore del Tguno Augusto Minzolini mi fa augustamente schifo, percò posso dire che il suo giornalismo è ormai davvero esecrabile, servile, se non proprio schifoso. Anzi, è ridicolo. Continuare a battere il chiodo della “giustizia ad orologeria” affermando che le inchiesta giudiziarie arrivano sempre “guarda caso prima delle elezioni” è un argomento da manus habeas o da disonesti in mala fede o da disinformati, tutte cose gravi per un giornalista che per giunta dirige un telegiornale di una tv pubblica anziché del rione Scassanapoli o Spaccamilano. Di elezioni in Italia ce ne sono a getto continuo, tra elezioni per il parlamento europeo, elezioni politiche, cioè per il parlamento italiano, elezioni regionali, cioè per il parlamento regionale, elezioni provinciali, elezioni regionali…. più non di rado qualche referendum. Stando così le cose, egregi Minzolini dello Strapaese, quando lor signori i magistrati potrebbero fare le inchieste ed emettere gli avvisi di reato e gli eventuali mandati di cattura senza venire accusati di “fare politica con l’uso della giustizia ad orologeria”?
Queste cialtronerie accuse minzolinesche sono a ben vedere un boomerang, che dobbiamo far tornare sulla faccia di bronzo, se non peggio, di chi l’ha lanciato. E infatti: di chi è la responsabilità se nello Strapaese ci sono elezioni a getto continuo? Dei magistrati? O piuttosto di una classe politica sempre più gelatinosa, sfaldata, sfaldante, scollata dall’interesse generale, vale a dire berluscona? Il rincorrersi di elezioni anche regionali è responsabilità dei magistrati o dei politici di stampo leghista, localista, “territorialista” cioè affarista?
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