Wojtyla “santo subito!”. Per nasconderne le colpe

Ma Wojtyla, il famoso papa polacco, predecessore dell’attuale papa Ratzinger, è davvero un beato? E può magari essere dichiarato in futuro anche santo? Si tratta francamente di domande oziose, inutili. La Chiesa può dichiarare santo e beato chi più le aggrada, esattamente come una tribù animista può dichiarare che in un baobab c’è uno spirito che fa miracoli o i buddisti e gli induisti possono dichiarare che il Tal dei Tali è – appunto – un santone e venerarlo come tale. Se c’è chi crede certe cose, affari suoi. L’importante è che non voglia costringere gli altri a credere anche loro in ciò che crede lui. Ecco perché è assurdo porsi certe domande su Wojtyla o sugli altri “santi” e “beati” dichiarati tali dalla Chiesa. Alcuni dei quali peraltro erano fior di mascalzoni, come per esempio S. Carlo Borromeo, il famoso vescovo e santo di Milano: grande cultore delle torture e dei roghi dell’Inquisizione, ha in comune con Wojtyla l’essere scampato a un attentato con una pistola dell’epoca e avere voluto interpretare l’essere rimasto illeso come un miracolo, un segno della benevolenza di Dio, quando si trattava invece solo di imperizia dello sparatore e inefficienza dell’arma usata.

Tutto ciò premesso, che Wojtyla non sia degno di essere considerato beato, e quindi tanto meno santo, perlomeno nel senso attribuito a tali termini dai laici, risulta chiaro da almeno due episodi. Il primo e senza dubbio il più grave è essere il responsabile dell’ordine imposto ai vescovi di tutto il mondo nel marzo 2003 di tacere alle autorità civili dei propri Paesi qualunque caso di pedofilia del clero. L’ordine, come ho scritto più volte, venne firmato dall’attuale papa, Ratzinger, e dall’attuale segretario di Stato vaticano, Raffaele Bertone, nella loro veste, all’epoca, rispettivamente di responsabile e suo vice della Congregazione per la dottrina della fede (ex tribunale dell’Inquisizione). Ma a volere quell’ordine, nell’ambito di un aggiornamento delle leggi vaticane relative a una serie di delitti, e a ratificarlo è stato Wojtyla. Le conseguenze sono tristemente note. Gli scandali per i casi di pedofilia del clero coperti dalle gerarchie locali sono esplosi un po’ ovunque, in Italia, negli Usa, in Australia, in Austria, in Irlanda, ecc. Negli Usa la Chiesa in vari processi ha dovuto pagare alle vittime dei preti pedofili danni per cifre totali astronomiche, e per quell’ordine del 2003 una corte del Texas nel 2005 ha accusato Ratzinger di ostruzione della giustizia. Per evitare un devastante rinvio a giudizio è dovuto intervenire l’allora presidente George Bush junior, che ha imposto l’immunità dovuta ai capi di Stato perché nel frattempo l’imputato era stato eletto papa, diventando così anche capo dello Stato del Vaticano.

Un’altra grave colpa di Wojtyla è avere voluto far credere che fosse un rapimento la scomparsa della giovanissima sua concittadina vaticana Emanuela Orlandi, svanita nel nulla nel tardo pomeriggio del 22 giugno 1983. Emanuela era una bella e vivace ragazzina di quasi 16 anni e non c’era assolutamente nessun motivo, nessun indizio che potesse legittimamente far credere che fosse stata rapita anziché essere scappata di casa per un po’, come fanno migliaia di minorenni ogni anno anche in Italia, o anziché essere rimasta vittima di qualcos’altro, come pure succede a centinaia di altri minorenni ogni anno, fino ai recenti casi di Sarah Scazzi e Yara Gambirasio. Eppure un paio di settimane dopo quel 22 giugno, per l’esattezza la prima domenica di luglio, Wojtyla alla fine della consueta preghiera dell’Angelus sorprese il mondo accreditando la pista del rapimento e lanciando un appello perché la ragazza fosse rilasciata. Il tutto senza neppure interpretare o almeno avvertire i genitori della ragazza, il padre della quale, Ercole Orlandi, era un fattorino di Wojtyla. Abitante in Vaticano con la famiglia, moglie, cinque figli e una sorella, Ercole portava di persona ai destinatari residenti a Roma le lettere, i messaggi, gli inviti, le convocazioni, i doni, gli incoraggiamenti e quant’altro del papa. L’appello di Wojtyla diede la stura alla bufala, durata un quarto di secolo, del rapimento “politico”: per anni e anni si è infatti favoleggiato – con enorme clamore, ma sempre senza mai lo straccio di una prova – che Emanuela era stata rapita per essere scambiata con Alì Agca, il terrorista turco condannato all’ergastolo per avere sparato in piazza S. Pietro a Wojtyla una domenica d’estate del 1981. Per anni e anni si è anche favoleggiato che ad armare Agca fossero stati i servizi segreti di Mosca, all’epoca capitate del colosso comunista URSS: la vulgata tenuta in scena per quasi 25 anni affermava che i “servizi” di Mosca erano desiderosi di togliere di mezzo il papa polacco perché alimentava le proteste anticomuniste della natia Polonia.

Sta di fatto che la ragazza non è tornata a casa neppure dopo che Agca è stato infine estradato in Turchia in occasione dell'”anno santo” del 2000. Un mancato ritorno che è la prova lampante del fatto che la pista del “sequestro politico” era solo una colossale montatura. Nei giorni scorsi è arrivato in libreria “Uccidete il papa”, libro nel quale il collega di Repubblica Marco Ansaldo dimostra, appunto, ciò che era chiaro fin dall’inizio: vale a dire, che la pista “comunista” dietro Agca era una balla. Nessuno però osa trarre le conclusioni: e cioè che Emanuela Orlandi non è stata dunque rapita. Meglio tenere in scena la nuova montatura, lanciata nel 2005, che vuole Emanuela comunque rapita: non più dagli amici di Agca, ma dalla banda della Magliana…
Come ho scritto nel mio libro “Emanuela Orlandi, la verità. Dai Lupi Grigi alla banda della Magliana” e come ho ribadito nell’ultimo mio libro “Cronaca criminale. La Storia definitiva della banda della Magliana”, è ovvio che se davvero Emanuela fosse stata rapita ai sequestratori dopo l’appello lanciato in mondovisione dal papa in persona non sarebbero rimaste che due sole possibilità: liberare l’ostaggio o sopprimerlo. I rapitori si sarebbero ovviamente resi conto che dopo quel clamoroso appello sarebbero stati fatti segno a una caccia senza quartiere, non solo da parte della polizia e dei carabinieri e neppure da parte dei soli servizi segreti italiani. Insomma, gli eventuali rapitori non avrebbero avuto scampo: se non si fossero liberati in fretta della ragazza, viva o morta, sarebbero stati braccati e catturati. Per giunta di appelli Wojtyla ne fece ben otto: se per scrupolo o imperizia gli ipotetici rapitori non si fossero liberati di Emanuela dopo il primo appello, sicuramente lo avrebbero fatto senza aspettare l’ottavo. Teniamo presente che in Italia nel 1983, anno della scomparsa di Emanuela, di casi di rapimenti a scopo d’estorsione accumulati nel corso degli anni ’70 e dei primi anni ’80 se ne contavano a centinaia, non mancava quindi l’esperienza per sapere che se si voleva risolvere felicemente un caso, cioè arrivare al rilascio o alla liberazione armi alla mano dell’ostaggio vivo, era essenziale non fare troppo baccano.

Neppure un anticlericale incallito può pensare che un papa condanna a morte una ragazzina per quello che al massimo sarebbe stato solo un inutile gesto di buonismo. Chiaro come il sole quindi che Wojtyla – e la segreteria di Stato vaticana che lo consigliava – sapesse con certezza che Emanuela non era stata rapita, ma era morta per responsabilità, accidentale o meno, di qualcuno d’Oltretevere. Qualcuno che non si poteva abbandonare al suo destino, nelle mani cioè della giustizia. Che in Vaticano sapessero bene come stavano le cose, e cioè che per Emanuela non c’era più niente da fare, lo dimostra anche la testimonianza di monsignor Francesco Salerno ai magistrati italiani: “Poiché mi occupavo di finanza vaticana e avevo quindi molte conoscenze, nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa della Orlandi proposi a monsignor Giovanbattista Re, dirigente di un settore della Segreteria di Stato, di darmi da fare per cercare di sapere cosa le fosse successo. Ma il monsignore mi disse che era meglio lasciare le cose come stavano”.  Qualcuno potrebbe pensare che Salerno fosse un mitomane o un bugiardo. Ma si tratta di ipotesi da escludere: il monsignore infatti, successivamente alla sua testimonianza, è stato nominato rettore della basilica di S. Giovanni in Laterano. E ovviamente non si mette un mitomane o un bugiardo a capo di quella che dopo la basilica di S. Pietro è la più importante chiesa dell’intero modo cristiano. Semmai, lo si promuove a un così prestigioso incarico per comprarne il silenzio.
I magistrati hanno anche intercettato una telefonata di monsignor Bertani, “cappellano di Sua Santità”, che ordina al vicecapo della Vigilanza vaticana, Raul Bonarelli, di mentire agli inquirenti che lo avevano convocato per interrogarlo come testimone: “Non dire che la Segreteria di Stato ha indagato. Dì che siccome la ragazza è scomparsa in territorio italiano la competenza delle indagini è della magistratura italiana e non del Vaticano”.

Tutte queste notizie le ho scritte e ribadite nei libri che ho citato, senza ricevere mai neppure una smentita. Si tratta infatti di cose certe, documentate, quindi NON smentibili. La conclusione è evidente, oltre che NON smentibile: Wojtyla ha scientemente avvalorato una falsa pista, prestandosi a coprire la responsabilità di qualcuno in un delitto o in una disgrazia che ha avuto come vittima Emanuela Orlandi. A essere precisi, e come pure dimostro nel mio libro sul caso Orlandi, Wojtyla si è prestato scientemente nel suo ottavo appello per il “rilascio” di Emanuela ad avvalorare come rapimento anche la scomparsa di Mirella Gregori, altra ragazza romana svanita nel nulla quasi un mese e mezzo prima di Emanuela. Senza annoiare il lettore, basti sapere – e l’ho dimostrato nel mio libro – che è fin troppo chiaro che Mirella Gregori non è mai stata rapita: nell’ultimo numero del luglio ’83 il settimanale Panorama ne fece il nome come semplice esempio delle molte scomparse di minorenni in Italia. Ma chissà perché Wojtyla volle “miracolosamente” far diventare anche quella scomparsa in rapimento, in modo da indurre l’opinione pubblica a convincersi che i “rapimenti” erano due, e che quindi la scomparsa di Emanuela era sicuramente un “sequestro”. Anche un cretino, purché onesto, capisce – e poteva capirlo subito fin dal luglio ’83 – che tanta fretta nel(lo stra)parlare di rapimenti è chiaramente dovuta al bisogno di depistare le indagini sulla Orlandi allontanando i sospetti dal Vaticano.

Per giunta il papa polacco “santo subito!” si è prestato a usare strumentalmente il tutto per dare addosso all’Unione Sovietica. Come beato o santo non c’è male….
Come si vede, anche tralasciando tutto il resto, compreso il non encomiabile viaggio in Cile dal golpista massacratore Pinochet, è piuttosto difficile credere che Wojtyla sia davvero degno degli onori degli altari. Semmai, è legittimo il sospetto che lo si voglia “santo subito!” per evitare che se ne indaghi troppo l’operato, compreso il losco comportamento attorno al caso Orlandi. Sì, losco: non c’è infatti un altro termine per definire un comportamento che ha tenuto banco con una balla per così tanti anni, per giunta ai danni – oltre che del giornalismo in generale – sia di privati che di interi Stati ingiustamente calunniati.
La Chiesa a suo tempo è stata indecisa se mandare Francesco d’Assisi al rogo o no, tanto dava fastidio con le sue prediche all’andazzo vizioso, corrotto e  carnascialesco dei papi e del Vaticano, poi decise di renderlo inoffensivo facendolo santo: il modo migliore per evitare che la gente si mettesse in testa di capire bene cosa predicasse e perché. All’opposto, Carlo Borromeo fu fatto santo per evitare si indagasse troppo sulla sua vita reale, ricca di lussi, sopraffazioni e condanne al rogo con la scuse più ignobili.

In ogni caso: che tristezza e che stitichezza questi santi e beati. Fanno un miracolino, giusto per essere dichiarati beati, poi se tutto va bene ne fanno un altro per essere dichiarati santi, ma sempre col contagocce. Evitando di farne troppi e ben chiari, di miracoli, quasi fossero stitici. Poi, ottenuta la nomina e la gloria degli altari, i beati e i santi spariscono, si limitano a presenziare nei calendari e i loro miracoli si vedono col binocolo o restano un ricordo. E poi, diciamo la verità, che strano: nonostante le migliaia e migliaia di beati e santi, il cui numero aumenta inoltre in continuazione, il mondo continua poco miracolosamente ad andare come va: piuttosto male.

171 commenti
Commenti più recenti »
  1. Peter
    Peter says:

    mi pare che Woitjla sia stato il papa che ha ‘fatto’ piu’ santi di chiunque altro. Uno piu’, uno meno…
    Vendola ne era tanto ammirato che gli dedico’ il nuovo aeroporto di Bari

    Peter

  2. Linosse
    Linosse says:

    A questo punto una domanda nasce spontanea:
    farà santo anche quello che già da ora è unto?
    L.

  3. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Peter

    Di santi mi dicono ne abbia fatti 3-4 mila. Non so se sia vero, ma mi dicono anche che i fedeli che vogliono far dichiarare santo qualcuno devono sborsare di spese varie più o meno un milione di euro, per il Vaticano. Che in totale grazie a Wojtyla si sarebbe messo in tasca più o meno 3,000 milioni di euro, pati a 5-6.000 miliardi di lire. Roba da farlo santo subito! Peccato solo che il mondo vada male come sempre.
    Un saluto beato.
    pino

  4. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Bèh, il fatto che le pelandrane purpuree al di là del Tevere i conti se li sappiano fare, non credo sia una novità.
    C.G.

  5. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    il contesto in cui lei ha vissuto sembra essere unico in tutto il panorama nazionale. Curioso che tanto furore ideologico sia tanto presente in una zona in cui le sinistre sono sempre state nettamente minoritarie. Francamente la cosa mi sembra assai poco credibile o comunque relativa solo a minuscole minoranze. Troppo piccole per fare una “guerra civile”, parole sue di cui non mi ha mai parlato nessun triestino. Mai, e sottolineo MAI
    Se c’è stato un momento di simpatia filo iugoslava nel PCI è terminato presto, prima del 1948: Vidali ha dato un indirizzo diverso ed ha difeso l’italianità di Trieste, cosa che a me sembrerebbe dubbia. In condizioni normali credo che i triestini, come i trentini, preferirebbero stare con l’Austria.
    Io non confondo affatto Porzus con Portella delle Ginestre: che accidenti ha capito? Ho detto che per la successiva storia del paese Porzus è solo un epifenomeno transeunte, mentre Portella delle Ginestre ha rappresentato un punto di non ritorno per l’intero paese..
    Francamente non si capisce perché i comunisti non potessero avere il diritto di mettere una stella rossa sulla bandiera italiana. Sarà sempre meglio che usarla come fa la Lega.
    Il resto del suo messaggio mi sembra incomprensibile. Spero solo che non attribuisca a sinistra e sindacati anche lo stragismo nero.
    Un saluto U.

  6. Anita
    Anita says:

    Papa Giovanni Paolo II ha celebrato 147 cerimonie di beatificazione – nelle quali ha proclamato 1338 beati – e 51 canonizzazioni, per un totale di 482 santi.
    Ha tenuto 9 concistori, in cui ha creato 231 (+ 1 in pectore) Cardinali.
    Ha presieduto anche 6 riunioni plenarie del Collegio Cardinalizio.

    http://www.santiebeati.it/dettaglio/90026

    Una volta per essere proclamato Beato/a e Santo/a si dovevano accertare miracoli compiuti.

    Una mia lontana cugina era Saint Frances Xavier Cabrini, non ho la minima idea se abbia compiuto miracoli.

    Quando avro’ tempo faro’ una breve ricerca.

    Non sapevo che si pagava per essere nominati beati e santi.
    Ma chi paga e perche’?

    Anita

  7. Peter
    Peter says:

    x Anita

    ma cara, si paga per tutto: la comunione dei santi, la remissione dei peccati e la vita eterna.
    Non penserai mica di andare in paradiso gratis?!
    Allora sei come i maledetti crucchi che fecero la riforma per non pagare il Peter’s pfenning…che il diavolo li danni (e con essi trentini e triestini traditori).
    Comunque, se hai gia’ una santa in paradiso sei a meta’ della meta. Ovvero, avrai lo sconto

    Peter

  8. david
    david says:

    x pino nicotri. tutte le certezze o le illazioni i comportamenti gli attegiamenti gli occultamenti le prese di posizione fanno parte come del resto lei, sig.Nicotri, di un sistema che gira da più di 25 anni intorno al caso di E.O.. indi per cui mi domando e dico come possa lei dubitare di un organizzazione cosiddetta “banda della magliana” e delle sue azioni. perchè spesso lei mette in dubbio anche la sua esistenza, in quanto organizzazione presente a roma. questa potrebbe essere una premessa che avvalora di più la mia tesi iniziale, la quale ancora non menzionata esplicitamente. la tesi centrale per me si incentra sull informazione! con questo voglio sottolinearle che tutti fanno informazione, ma lei tende a demolire l informazione altrui, senza pensare che le sue notizie non sono altro che altro materiale che si conforma con quello che lei ingiustamente ridicolizza e smentisce..nello specifico si delinea ormai da tempo le due fazioni che si contrastano e smentiscono, quelle dei coll.di giustizia e quelle dei giornalisti più”sfacciati” legati ai familiari delle persone colpite. “se qualcuno è stato colpito allora esitsteva una banda???”…

  9. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Le suore me lo hanno gia’ fatto pagare.
    Santa Cabrini non era ancora forse Beata, ma mia zia aveva gia’ sparsa la voce.
    Le Suore non perdevano l’occasione di ricordarmelo e pretendevano che io mi comportassi come mia cugina…chissa’ quante volte cugina rimossa.
    Santa non ero, ero ribelle senza saperlo, forse mi ribellavo verso i miei genitori, verso mia mamma per avermi abbandonata e verso mio papa’ per avermi sbattuta in collegio con un trucco.

    Anita

  10. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita e Peter

    Santa Cabrini? Se non sbaglio dalle sue monache ci ha studiato Selma Dell’Olio, detta anche Anselma (per giunta a volte Dell’Oglio).
    ‘Notte.
    pino

  11. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x david

    Dove lei voglia andare a parare in futuro – e su quali argomenti – mi pare intuibile. In ogni caso, riguardo il caso Orlandi e la cosiddetta “banda della Magliana” io sto agli atti giudiziari, alle prove accertate, alle sentenze e alle cose da me controllate e appurate. Se lei preferisce le chiacchiere, sono affari suoi. Del resto le chiacchiere col Paese del Bunga Bunga e dei “responsabili” ci vanno a nozze, sono perfino al governo.
    Sul blablablà e le panzane attorno alla povera Emanuela e sui deliri dei “supertestimoni” superpallonari più o meno “maglianesi” ha costruito le sue fortune un programma come “Chi l’ha visto?”. Che non s’è ancora vergognato per il lancio dell’ultimo “supertestimone” dei miei stivali, il grande blateratore Maurizio Giorgetti. Sono quattro le colleghe, chiamiamole piamente così, che andrebbero semplicemente radiate dall’Ordine per la quantità di fango che gettano su chi non c’entra niente pur di fare audience, vendere copie e parare il culo al Vaticano.
    Mi stia bene.
    pino nicotri

  12. Vox
    Vox says:

    di Paolo Sensini
    QUELLO CHE HO VISTO IN LIBIA – I

    […] una volta offertami la possibilità dal tenore Joe Fallisi di recarmi a Tripoli per verificare insieme a un gruppo di autentici «volenterosi» denominati The Non-Governmental Fact Finding Commission on the Current Events in Libya come stavano realmente le cose, non ci ho pensato due volte e ho deciso immediatamente di prender parte alla spedizione.

    Dopo essere arrivati nel tardo pomeriggio del 15 aprile a Djerba con un volo da Roma in ritardo di più di tre ore sull’orario prefissato, il viaggio in territorio libico ci ha presentato subito la dura realtà di uno scenario militare costellato da centinaia di posti di blocco che coprivano l’intero tracciato dal confine tunisino fino a Tripoli.

    Ma una volta giunti alle porte della capitale il contesto che si profilava angoscioso in quelle prime lunghe ore di viaggio muta di colpo in uno scenario di piena normalità. E anzi troviamo una metropoli perfettamente in ordine, bella, molto ben tenuta e senza alcun segno tipico di uno stato di guerra incipiente. Già questo primo impatto contraddiceva in nuce i racconti dei giornalisti embedded che avevano descritto con sussiego gli scenari caotici, foschi e sanguinolenti delle «stragi» volute dal raìs.

    La prima sensazione che ho avuto la mattina del 16 aprile mentre attraversavamo le strade di Tripoli diretti verso il Sud-Est del paese, è stata quella di un forte appoggio popolare nei confronti di Gheddafi, un appoggio pieno, passionale e incondizionato, e non certo di «risentimento e ostilità della popolazione» nei suoi confronti come strillavano da settimane i media. Del resto, come fa giustamente rilevare l’analista politico Mustafà Fetouri, «una delle conseguenze inattese dell’intervento militare in Libia è quella di aver rafforzato la credibilità del regime conferendogli ancora più forza e legittimità nelle zone sotto il suo controllo. In più ora, dopo l’aggressione, ha ripreso massicciamente a battere il vecchio tasto sull’antimperialismo».

    Arrivati nella città di Bani Waled, a circa 125 km a sud di Tripoli all’interno di un vasto distretto montagnoso, la nostra delegazione viene accolta calorosamente dai responsabili della locale Facoltà di ingegneria elettronica. Questo territorio ospita la più grande Tribù della Libia, i Warfalla o Warfella, che con i suoi 52 Clan e all’incirca un milione e cinquecentomila effettivi rappresenta la più grande Tribù della Tripolitania, dove si trova il 66 per cento della popolazione libica (nella Cirenaica vive il 26-27 per cento, il resto è nel Fezzan), estendendosi anche nel distretto di Misratah (Misurata) e, in parte, in quello di Sawfajjn.

    Ci rechiamo poi nella piazza centrale della città, dov’è in corso una manifestazione contro l’aggressione della Coalizione occidentale nei confronti della Libia.

    Qui la sensazione avvertita qualche ora prima attraversando la capitale diventa realtà palpabile, e le dimostrazioni d’appoggio incondizionato a favore del leader libico non danno adito ad alcun possibile fraintendimento. Lo slogan che ci accompagna lungo tutto il nostro percorso è Allah – Muʿammar – ua Libia – ua bas! (Allah, Gheddafi, Libia e basta!), che è diventata una specie di colonna sonora scandita un po’ dovunque.

    Mentre, tra i nemici della Libia, Sarkozy è senz’altro quello più preso di mira e contro il quale si indirizzano la maggior parte degli sberleffi («Down, down Sarkozy!»). Seguono poi gli altri leaders occidentali che si sono distinti nell’aggressione «umanitaria», come il surrealistico Premio Nobel Barck Obama, soprannominato per l’occasione U-Bomba, e via via tutti gli altri.

    Veniamo poi condotti in un ampio complesso abitativo circondato da mura, dove siamo accolti dai capi Tribù dei Warfalla, tutti quanti fasciati nei loro tradizionali abiti. Aiutati da interpreti ma anche da un anziano capo clan che parla un buon italiano, ci viene ribadita la stretta alleanza della tribù con Gheddafi e la loro completa determinazione a lottare, nel caso malaugurato fossero invasi militarmente, «fino alla fine».

    «Se decidessero di invadere la Libia, sapremo noi come rispondere», ci dice uno dei capo tribù brandendo in alto con le sue nodose mani un fiammante kalashnikov. Non c’è nessuna tracotanza nelle sue parole, ma solo la fermissima determinazione a non permettere che il loro paese venga gettato nel caos così com’è avvenuto per il Kosovo, l’Afghanistan e l’Iraq, che dall’occupazione militare anglo-americana sono diventati forse i luoghi più pericolosi della terra e in cui si può morire semplicemente andando al mercato, a un ristorante, in banca o anche solo camminando per strada. Questi i «risultati» a quasi un decennio dai primi interventi umanitari e dalle conseguenti operazioni di Peacekeeping, che oggi qualche zelante «esportatore di democrazia» vorrebbe replicare pure in Libia…

    Dovunque ci si muova, sia a Tripoli che nelle sue immediate periferie, la domanda che ci viene continuamente rivolta dalle persone con cui veniamo in contatto è la seguente: «Perché Francia, Inghilterra e Stati Uniti ci bombardano? Che cosa gli abbiamo fatto? Perché l’Italia, dopo aver stipulato col nostro paese un trattato di amicizia e di non aggressione, ci ha fatto questo?». Domande sacrosante, a cui le aggressioni militari anglo-americane degli anni scorsi forniscono una risposta fin troppo scontata.

    Nei giorni successivi continuiamo le nostre esplorazioni visitando scuole di vario ordine e grado a Tripoli e dintorni, dove ritroviamo le stesse manifestazioni di appoggio e partecipazione. Ciò che stupisce in questi ragazzi, che la stampa occidentale vorrebbe dipingere come scarsamente «emancipati» rispetto ai nostri selvaggi con telefonino, è la piena consapevolezza di ciò che sta avvenendo ai danni del loro paese e il pericolo che incombe sulle sorti della Libia nel caso venisse invasa militarmente. Ma nei loro volti non vi è nessuna arrendevolezza o rassegnazione al fato, quanto invece una ferma volontà di resistere «con ogni mezzo». E anche la voglia di tramutare la pesantezza delle circostanze, per quanto possibile, in momenti di passione condivisa.

    Dai sobborghi di Tripoli, dove incontriamo le persone sulle strade, nelle loro abitazioni o sui luoghi di lavoro, passando per i medici feriti durante i bombardamenti e attualmente degenti in ospedale fino agli assembramenti nel cuore pulsante della città, dovunque è la stessa disposizione d’animo verso la leadership del proprio paese e la situazione che, giorno dopo giorno, viene angosciosamente profilata dai bollettini radio-televisivi.

    Unico elemento davvero anomalo e per molti versi stupefacente, soprattutto perché stiamo parlando di uno dei grandi paesi produttori di petrolio al mondo, sono le file di chilometri e chilometri di automobili incolonnate ai bordi delle strade, e che cominciano già a formarsi nelle prime ore della notte, in attesa del proprio turno di rifornimento alle stazioni di servizio. Anche questo è un paradosso, uno dei tanti paradossi insensati di cui ogni guerra è prodiga.

    Muovendoci in lungo e in largo per la capitale non riscontriamo nessun segno di bombardamenti contro la popolazione libica da parte di Gheddafi, che è poi il motivo scatenante per cui sono state promulgate le due Risoluzioni onu che hanno di fatto aperto la strada all’aggressione militare. Eppure per fare più di «10.000 morti», soprattutto quando si parla di bombardamenti in una grande città come Tripoli, bisogna necessariamente aver prodotto gravi danni urbanistici e lasciato quantità e quantità di indizi disseminati per le strade. Ma questo è un dettaglio che poco importa ai signori dell’informazione: ciò che conta è il panico virtuale creato ad arte, che però sta già sortendo effetti concretissimi.

    Gli unici riscontri tangibili di bombardamenti li troviamo invece in alcune località non distanti dai sobborghi di Tripoli, a Tajoura, Suk Jamal e Fajlum, dove a seguito di ripetuti bombardamenti NATO hanno trovato la morte oltre quaranta civili…

    Moussa Ibrahim, portavoce del governo libico, che ci illustra la posizione del governo a questo proposito. Dopo aver tracciato un quadro sugli sviluppi bellici e diplomatici negli ultimi due mesi, Ibrahim si domanda perché gli organismi internazionali preposti non abbiamo consentito, prima di dare inizio ai bombardamenti, l’invio in Libia di una missione d’inchiesta per verificare i fatti, come richiesto da Gheddafi a più riprese, e accertare di persona i seguenti punti:
    1) la reale dinamica dei fatti su come è nata la ribellione, fin da subito armata;
    2) quali sono i suoi veri obbiettivi, se per caso anche secessionisti al di là della bandiera prescelta e del suo apparente leader, l’ex ministro della Giustizia libico Jelil;
    3) chi ha bombardato cosa;
    4) fino a che punto e attraverso quali canali i ribelli si sono armati;
    5) quante sono le vittime civili dei presunti bombardamenti di Gheddafi e di quelle dei cosiddetti “volenterosi”, e così via…

    Perché questa ipocrisia dell’Occidente nei nostri confronti? Perché non è stata imposta una no-fly zone anche a Israele quando ha bombardato Gaza per oltre un mese senza che nessun paese avesse nulla da eccepire? Perché due pesi e due misure, quando è ormai stato appurato che non abbiamo mai bombardato, e lo ribadisco in maniera fermissima, la nostra popolazione».

    […] L’Occidente, o quel ristretto novero di paesi che si è arrogato abusivamente il diritto di parlare a nome del mondo intero, ha anche rifiutato l’offerta di Chavez di fare da mediatore per la Libia, nonostante essa fosse sostenuta da molti paesi latino-americani e dalla stessa Unione Africana.

    […] Non ci resta, prima di congedarci, che incontrare l’ultima personalità di rilievo in programma sulla nostra agenda, Monsignor Giovanni Martinelli, il vescovo di Tripoli, uno degli ultimi tra gli italiani rimasti in città dopo l’esplosione della crisi che, insieme alla combattiva rappresentante di import-export italo-libica Tiziana Gamannossi, ci conferma nel corso del colloquio quanto già avevamo accertato durante la nostra missione d’indagine: ossia che «il governo libico non ha bombardato la sua popolazione, ma che gli unici morti a causa dei bombardamenti sono stati provocati dalla NATO a Tajoura; che l’unica possibile soluzione del contenzioso è il dialogo, non le bombe»; che «i ‘ribelli di Bengasi’ si sono macchiati di gravi crimini gettando il paese nel caos».

    Martinelli aggiunge anche che l’attacco militare alleato nei confronti della Libia è ingiusto e sbagliato sia da un punto di vista tattico che da quello strategico, perché «le bombe rafforzeranno Gheddafi e gli permetteranno di vincere». Il suo è un giudizio ponderato e sofferto, espresso tra l’altro da un uomo che non nutre nessun favore aprioristico nei confronti del colonnello, ma del quale riconosce con equilibrio meriti e demeriti nella sua conduzione del paese.

    «Un uomo dal carattere fortissimo e deciso – soggiunge padre Martinelli – che ha favorito, da quando ha iniziato la sua opera di governo, la libertà di movimento, la libertà politica, la libertà religiosa e che ha permesso che in Libia convivessero pacificamente ben cinque confessioni religiose».

  13. Vox
    Vox says:

    di Paolo Sensini
    QUELLO CHE HO VISTO IN LIBIA – II

    […] L’incarico di riferire minuziosamente tutto ciò che è stato raccolto nel corso della missione viene affidato a David Roberts, portavoce del British Civilians For Peace in Libya… Dopo l’esposizione dei risultati cui la commissione è pervenuta, si procede a evidenziare tutte le omissioni e le manipolazioni vere e proprie compiute dai media fin dall’inizio della guerra…

    La cosa non è affatto gradita ad alcuni giornalisti e mezzobusti delle grandi testate inglesi e americane presenti in sala, i quali sentendosi chiamati in causa per le evidenti distorsioni a cui si erano prestati durante i loro servizi informativi e che le nostre ricerche sul campo mettevano giustamente a nudo, reagiscono in maniera indispettita e rabbiosa negando di aver compiuto un «lavoro sporco» e assicurando anzi di aver scrupolosamente fornito tutte le informazioni in loro possesso.

    Una patente menzogna, visto e considerato che con i nostri pochi mezzi a disposizione avevamo quasi totalmente decostruito il castello montato per aria, è proprio il caso di dire, nei mesi precedenti… ho pensato di comunicare alla zelante bombardatrice della Libia Anna Finocchiaro, capogruppo al Senato del pd, che sedeva una fila dietro di me sull’aereo che mi riconduceva da Tunisi a Roma. Ma sarebbe stata tutta fatica inutile, mi sono poi subito detto, vista la determinazione assunta in prima persona dalla “sinistra” etimologica nel condurre a un punto di non ritorno questa sporca guerra.

    Le vere ragioni della guerra alla Libia

    […] in primo luogo, impossessarsi degli enormi giacimenti di petrolio libici, stimati in circa 60 miliardi di barili e i cui costi di estrazione sono tra i più bassi del mondo, senza contare le enormi riserve di gas naturale valutate in circa 1.500 miliardi di metri cubi.

    … 200 miliardi di dollari dei fondi sovrani libici [fanno] andare in fibrillazione gli occidentali. Perché tale è il denaro che circola nelle banche centrali, in particolare in quelle britanniche, statunitensi e francesi. In preda a una crisi finanziaria senza precedenti, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti vogliono a tutti i costi impossessarsi di questi fondi sovrani.

    Più continua il caos, più la guerra dura e più gli occidentali traggono profitto da questa situazione che torna a loro vantaggio… Il caos nella regione farebbe comodo a tutto l’Occidente. I britannici, soffocati dalla crisi della finanza, troverebbero così le risorse necessarie. Gli statunitensi, per mire squisitamente militari, si installerebbero in modo definitivo nella fascia del Sahel e la Francia potrà ricoprire il ruolo di subappaltatore in questa regione da lei considerata come una sua appendice.

    L’assalto ai fondi sovrani libici, com’è facilmente prevedibile, avrà un impatto particolarmente forte in Africa…

    Gli investimenti libici sono stati decisivi nella realizzazione del primo satellite di telecomunicazioni della Rascom (Regional African Satellite Communications Organization) che, entrato in orbita nell’agosto 2010, permette ai paesi africani di cominciare a rendersi indipendenti dalle reti satellitari statunitensi ed europee, con un risparmio annuo di centinaia di milioni di dollari.

    Ancora più importanti sono stati gli investimenti libici nella realizzazione dei tre organismi finanziari varati dall’Unione africana: la Banca africana d’investimento, con sede a Tripoli; il Fondo monetario africano (fma), con sede a Yaoundé, la capitale del Camerun; la Banca centrale africana ad Abuja, la capitale nigeriana…

    La creazione del nuovo organismo è (o era) ritenuta una tappa cruciale verso l’autonomia monetaria del continente… il congelamento dei fondi libici e la conseguente guerra assestano un colpo durissimo all’intero progetto…

    Ma se l’Occidente vuole veramente cacciare Gheddafi per appropriarsi della Libia e delle sue risorse, dovrà rassegnarsi presto a cambiare strategia. In altre parole dovrà far scendere i propri eroici soldati dagli aerei e dalle navi, dove bombardano comodamente seduti con in mano il joystick della playstation e mandarli in terra di Libia, a combattere, ammazzare e venire a loro volta ammazzati. A quel punto sarà tuttavia necessario gettare la maschera, evitare di nascondersi dietro il pretesto di «interventi umanitari», manifestare apertamente le proprie ambizioni e accettare la fila di bare che tornano a casa ogni settimana.

    comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=8229

    ====

    Su Sensini (storico e saggista) ho personalmente parecchie riserve, specie quando parla di Urss, ma credo che nell’articolo qui sopra riporti la sua testimonianza su Tripoli in modo abbastanza fedele, perche’ corrisponde a cio’ che descrivono altri giornalisti non-embedded.

  14. sylvi
    sylvi says:

    x Uroburo

    lei ha fatto scientemente un minestrone di quel che ho inteso, facendone un frullato a piacere.
    Ribadisco soltanto che di “guerra civile” aveva parlato LEI, nei post precedenti!!! Io ho solo confermato!
    Ma la chicca è…anzi due chicche:
    A-Se c’è stato un momento di simpatia del PCI verso la Yugoslavia-…
    Simpatia così profonda da regalare le nostre terre…
    …la sua gente era al sicuro in Lombardia…vero?

    B”Francamente non si capisce perché i comunisti non potessero avere il diritto di mettere una stella rossa sulla bandiera italiana”…!!!!!!!
    e la falce e martello …aggiungo io…ma certo…!!!

    e qui saltano fuori i “desiderata più profondi”….Quindi, della Bandiera si può fare quel che si crede….perciò…
    anche Bossi può farne ciò che vuole???
    Se avessi la dentiera mi sarebbe già caduta!!!!

    L’Austria era ormai finita!
    A Trieste c’era da scegliere fra Italia e Yugoslavia…mio caro…e questa è storia che sanno anche i bambini!
    Quello che avrebbe scelto lei si è capito!!!
    I triestini hanno scelto il male minore!!!

    saluti
    Sylvi

  15. sylvi
    sylvi says:

    …Allora sei come i maledetti crucchi che fecero la riforma per non pagare il Peter’s pfenning…che il diavolo li danni (e con essi trentini e triestini traditori).Peter x Anita

    x Peter

    Tutto questo astio verso i crucchi soltanto per una lontana storia d’amore …finita male???
    Non le pare esagerato???
    Avrà avuto altri amore, albionici …dopo!!! O pugliesi!!!

    Sa…siamo noi italici che abbiamo sempre tradito i patti con loro…mai il contrario!
    Infatti ritengono gli italiani, con le dovute eccezioni …, inaffidabili!
    Come dargli torto???

    buonagiornata
    Sylvi

  16. Shalom: NO alla porcaggine del sionismo sposo di Comunione e Liberazione. Dalla MILANO DA BERE alla MILANO D'ISRAELE
    Shalom: NO alla porcaggine del sionismo sposo di Comunione e Liberazione. Dalla MILANO DA BERE alla MILANO D'ISRAELE says:

    APPELLO PER UNA PRESENZA DI DENUNCIA E
    CONTRO-INFORMAZIONE
    IN OCCASIONE DEI “10 GIORNI DI ISRAELE” A MILANO

    Con un primo lancio pubblicitario e solenni dichiarazioni delle autorità politiche cittadine e regionali lombarde è stato annunciato che Milano sarà teatro in data misteriosa, ma “nella seconda metà del 2011” di una “10 giorni di Israele”(*), un evento che servirà a mettere in mostra le “conquiste” e le “eccellenze” dello Stato sionista.

    Questa iniziativa sarà una grande occasione per il governo israeliano ed i suoi amici italiani per cercare di “ripulire” l’immagine israeliana dalla realtà dell’occupazione dei territori palestinesi, dai crimini quotidiani commessi attraverso l’assedio di Gaza, dal Muro dell’Apartheid in Cisgiordania, dalla continua costruzione di colonie, dalle migliaia di prigionieri.

    Insomma la quotidiana espropriazione della vita delle persone, della loro terra, delle loro case. Pratiche quotidiane che dovrebbero rendere impossibile qualsiasi accordo di cooperazione internazionale che richiede il rispetto dei diritti umani quale condizione pregiudiziale.
    In questi 10 giorni si potranno ammirare le realizzazioni della tecnologia israeliana, ma difficilmente quella delle armi proibite utilizzate contro i palestinesi di Gaza;
    – si potranno ascoltare le voci degli scrittori israeliani, ma probabilmente non quelle critiche degli “arabi di Israele, e certamente non quelle di scrittori palestinesi, marginalizzati o eliminati com’è successo a Ghassan Khanafani;
    – si potrà assistere a concerti di musica israeliana, certo non di quegli artisti palestinesi cui viene negato il permesso di uscire dalla prigione dei territori occupati.

    Nemmeno ascolteremo la voce dell’altra Israele, quella anti-sionista, quella degli obiettori di coscienza, quella delle organizzazioni contro il muro o la demolizione delle case, quella dei docenti che cercano di scrivere una storia di verità e non coloniale.
    Non potremo incontrare i palestinesi, negati e repressi, divisi e cancellati dalle politiche sioniste di occupazione, colonizzazione, espropriazione, espulsione.
    In queste settimane nelle quali si salutano giustamente le rivoluzioni delle popolazioni arabe in tutto il Mediterraneo e medio oriente,
    troppi dimenticano la condizione della popolazione palestinese, che ha bisogno di altrettanta solidarietà e sostegno visto che da 60 anni sopporta una forma specifica di dittatura.
    Pensiamo che sia grave questo “evento”, perché cerca di cancellare la realtà della violenza e della sopraffazione; pensiamo sia grave l’apporto entusiasta delle autorità comunali, provinciali e regionali a questa iniziativa propagandistica e mistificatoria (con quali costi per il cittadino?).

    Vogliamo quindi organizzarci per tentare di bloccare ed eventualmente contestare il progetto mettendo in campo il massimo delle iniziative possibili per:

    * denunciare i crimini e le violazioni dei diritti umani commessi in nome del sionismo e delle politiche “di sicurezza” (di una sola parte);
    * incontrare e far parlare l’”Altra Israele”, antisionista, democratica, non razzista;
    * presentare e valorizzare la storia e la cultura palestinese;
    * raccontare e denunciare le complicità europee (e italiane) nelle politiche israeliane, attraverso lo scambio economico, turistico, militare, culturale, accademico e politico;
    * approfondire la discussione sulla campagna di Boicottaggio, il Disinvestimento e Sanzioni (BDS) – lanciata dalle associazioni palestinesi nel 2005 e diretta a contrastare la politica israeliana e l’ economia che la sostiene.

    Si sono raccolte già diverse proposte di possibili iniziative ed alcune risposte positive al lancio di una prima richiesta di aiuto, un vero e proprio CONCORSO DI IDEE per uno sforzo organizzativo collettivo.

    CHIEDIAMO
    quindi a tutti di collaborare alla Rete che promuove questa iniziativa,
    e di proporre le loro idee e il proprio contributo in tempo, persone, contatti, mezzi e risorse utili alla miglior riuscita di questi obiettivi.
    Obiettivi che per noi si collegano idealmente e politicamente con l’impegno che ha portato a Gaza Vittorio Arrigoni, la cui morte tragica ci spinge a intensificare il nostro sostegno alla popolazione palestinese e alla sua resistenza.
    Invitiamo quindi tutti gruppi locali e nazionali a partecipare alla prossima riunione della Rete,

    sabato 30 aprile 2011, alle 14.00

    in via dei Transiti 28, Milano (fermata Pasteur della linea rossa del metrò).

    Khader Tamimi (Comunità palestinese Lombardia), Mariagiulia Agnoletto (Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano), Filippo Bianchetti (Comitato varesino per la Palestina), Lorena Facchetti (Salaam Ragazzi dell’Olivo Milano), Giorgio Forti (Rete ECO), Fiorella Gazzetta (Comitato varesino per la Palestina),Ugo Giannangeli, Francesco Giordano (Forum Palestina), Roberto Giudici (Fiom), Gabriella Grasso, Rodolfo Greco (Rete BDS Milano), Carmela Ieroianni (Rete BDS Milano), Federico Lastaria, Piero Maestri (Sinistra Critica), Caterina Mari, Pino Pitasi (Centro Occupato Autogestito T.28), Annalisa Portioli (Rete BDS Milano), Marinella Sanvito, Francesco Stevanato (Rete BDS Milano), Silvano (La Fucina)

    (*)
    ISRAELE: EVENTO IN PIAZZA DUOMO NEL 2011
    http://faremilano.wordpress.com/2010/12/01/israele-evento-piazza-duomo-nel-2011/
    Un maxi evento culturale è previsto il prossimo anno a Milano, lo hanno annunciato ieri il Presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, insieme a Gideon Meir, Ambasciatore di Israele, previsti una dieci di giorni di eventi culturali, sarà presente un padiglione di circa 900 metri quadrati in Piazza Duomo. Israele punta sulla Lombardia per dare vita, per la prima volta, a una grande manifestazione fuori dai suoi confini: nella seconda metà del 2011 si svolgerà, a Milano, un maxi evento culturale e scientifico della durata di 10 giorni. Sarà il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ad aprire la manifestazione, che avrà luogo in piazza del Duomo e in alcuni teatri milanesi. Ieri pomeriggio l’ambasciatore d’Israele Gideon Meir ha presentato in Regione Lombardia, assieme al manager di McKinsey Yoram Gutgeld, il progetto, che prevede un investimento di 2,5 milioni di euro: ad applaudire all’iniziativa il presidente Roberto Formigoni. “Vogliamo promuovere gli scambi culturali e scientifici tra Tel Aviv e Milano – ha detto Meir a Formigoni – anche in vista dell’Expo 2015“. “L’obiettivo – ha rimarcato Gutgeld, senior partner di McKinsey – è quello di dare un’immagine di Israele diversa da quella di Stato interessato da una situazione di conflitto. È la prima volta che Israele promuove una rassegna di questo tipo nel mondo“. Sarà piazza del Duomo a ospitare un padiglione di 900 metri quadrati di plexiglas, illuminato anche di notte. All’interno saranno presentate le punte di eccellenza della tecnologia israeliana. Nell’arco dei 10 giorni Milano sarà interessata da eventi culturali come un concerto di Noa, una mostra a Palazzo Reale o a Palazzo Litta, un’installazione tra piazza Duomo e piazza Castello, una serie di incontri con i principali scrittori israeliani, una mostra di design e 4 eventi realizzati con la Camera di commercio sul tema dell’acqua. Ci sarà spazio anche per la sanità e per approfondire il tema dei rapporti consolidati tra la Regione Lombardia e Israele. “È un’idea eccellente – ha commentato Formigoni -. Regione Lombardia è a disposizione per collaborare alla riuscita di questo evento“.

  17. peter
    peter says:

    x Sylvi

    guardi che coi tedeschi ho un rapporto di amore-odio da sempre.
    E la tedeschina nordica la lasciai io, non viceversa. Siamo ancora in rapporti amichevoli, anche se non ci si vede piu’…
    In particolare, noto che hanno verso gli italiani in genere lo stesso rapporto ambiguo che i ‘polentoni’ hanno verso i meridionali in Italia

    ‘giorno

    Peter

  18. Uroburo
    Uroburo says:

    sylvi { 28.04.11 alle 7:30 }
    1) lei ha fatto scientemente un minestrone di quel che ho inteso
    2) di “guerra civile” aveva parlato LEI, nei post precedenti!!! Io ho solo confermato!
    3) Simpatia (verso la Iugoslavia) così profonda da regalare le nostre terre … la sua gente era al sicuro in Lombardia…vero?
    4) qui saltano fuori i “desiderata più profondi”….Quindi, della Bandiera si può fare quel che si crede….perciò… anche Bossi può farne ciò che vuole???
    5) A Trieste c’era da scegliere fra Italia e Yugoslavia…mio caro…e questa è storia che sanno anche i bambini! Quello che avrebbe scelto lei si è capito!!!
    ——————————————————
    Cara Silvy,
    preciso che le citazioni in testa servono SOLO come promemoria e che mi riferisco a questo suo ultimo messaggio in toto. La precisazione è ovviamente inutile ma non certo con lei.
    1) Non ho fatto nessun minestrone, solo non condivido le sue affermazioni ed ho spiegato perché.
    2) Certo che ho parlato io di “guerra civile” [Uroburo { 26.04.11 alle 15:36 }si era in una situazione di “guerra civile”, e non era facile fare le dovute differenze] , ma ho messo il termine tra virgolette per dire che l’applicazione del termine e del concetto di guerra civile alla situazione italiana del 1943-45 deve essere fatta con estrema prudenza.
    Wikipedia dice che “La guerra civile è un conflitto armato di vaste proporzioni, nel quale le parti belligeranti sono principalmente costituite da persone appartenenti alla popolazione di un unico Paese”.
    In Italia c’era soprattutto una classica guerra tra potenze diverse (Germania ed Alleati) ed una guerra popolare italiana contro un occupante straniero (sempre la Germania). All’interno di queste guerra contro un paese occupante c’è stato un conflitto, con aspetti di conflitto ideologico, tra una parte della popolazione (genericamente antifascista) ed un’altra (fascista ed alleata alla suddetta potenza occupante). Senza l’appoggio della potenza occupante, i crucchi, i loro alleati, i fascisti, sarebbero stati spazzati via in pochissime settimane nonostante la loro superiorità di mezzi. Per questo, secondo me, il concetto di guerra civile si applica solo in piccola parte all’Italia di quel tempo.
    Comunque, ammesso e non concesso che ci sia stata una guerra civile, questa si è conclusa con la scomparsa de’ fascisti alla fine di aprile 1945. Poi c’è stata solo la guerra civile dei governi contro il popolo italiano.
    3) Cara ma lei si sente bene? Le “nostre terre” (che a me sembrano essere state assai poco nostre ma lasciamo perdere) non sono state regalate ma sono state perdute in seguito ad un trattato di pace firmato non certo dal PCI ma dal governo italiano. Che non avrebbe potuto fare null’altro dato che il trattato di pace veniva alla fine di una guerra perduta.
    Evidentemente per lei dopo una guerra d’aggressione perduta bisogna guadagnare del territorio. Una concezione un po’ singolare ma con lei è possibile tutto.
    Cara, ripeto: ma lei si sente bene?
    Non hanno pagato solo i giuliani (in senso lato) ha pagato tutta l’Italia. Abbiamo ceduto territorio alla Francia ed abbiamo dovuto pagare dei debiti di guerra. La Germania e l’Ungheria hanno pagato molto più di noi.
    Nella vita e nella storia si pagano sempre i propri errori, non lo sapeva? Se non si vuole pagare bisogna vincere, allora si fa pagare agli altri. Noi ittagliani abbiamo perso ed invece di pagare dignitosamente e senza discutere il fio delle nostre porcherie frignamo come delle donnette. Ancora una volta i crucchi dimostrano di essere meglio di noi.
    4) Questa sua osservazione se non è in malafede è un altro dei suoi deliri.
    Non vedo nulla di male se un gruppo aggiunge alla bandiera nazionale un suo simbolo che non nega il primo ma lo reinterpreta alla luce di una determinata visione del mondo.
    I Savoia hanno aggiunto la loro croce, i fascisti il loro funereo fascio, i socialisti il sol dell’avvenire, i comunisti la stella rossa oppure la falce ed il martello. Che c’è di male?
    Bossi non reinterpreta la bandiera nazionale la nega. Direi che ancora una volta che lei non capisce.
    5) Quel che avrei scelto io l’ha capito solo lei, ma lei capisce solo quel che vuol capire.
    Io ho detto “… difeso l’italianità di Trieste, cosa che a me sembrerebbe dubbia. In condizioni normali credo che i triestini, come i trentini, preferirebbero stare con l’Austria”. Appunto: potendo scegliere avrebbero scelto l’Austria. Potevano nel 1900-1914 ma non potevano più farlo nel 1945. Hanno scelto il male minore in una situazione ormai guastata.
    Un saluto e si sforzi di capire …… U.
    PS. Ovviamente so che cos’è l’ANPI. Non ho mai sentito parlare dell’APO.

  19. Linosse
    Linosse says:

    “Fortunato quel popolo che non ha bisogno di eroi”
    Ancora più fortunati quelli che non hanno bisogno di papa e santi,specie se già papa
    L.

  20. Linosse
    Linosse says:

    X Vox 12 e 13
    Negli ultimi giorni il “cavaliere” ormai smascherato si è rivelato per quello che è e che gli ammerigani vogliono che sia,già da tempo:
    un cow-boy di 74 anni che deve mantenersi in groppa a bufali imbizzarriti e che per la età ad ogni scossone si rincitrullisce ulteriormente,fino a quando l’ultimo bufalo con l’ultima sgroppata lo farà cadere.
    Sicuro che col bunga bunga si trova più a suo agio.
    L.

  21. sylvi
    sylvi says:

    caro Linosse,

    toccate e fughe sul blog!
    Ieri ero impegnata ad insegnare a mio nipote febbricitante ” Ambarabà cici coco- …ovviamente in friulano che è molto più divertente e non parla di “civette sul comò che fanno l’amore con la figlia del dottore…”!!!!!!!!
    Alcune cose che ti dico valgono anche per Uroburo!
    Voi ragionate da territori che non avevano “la cortina di ferro”, da territori dove non c’era una spaccatura devastante fra Partigiani, anche prima della strage di Porzus.
    Dove già arrivavano numerosi gli esuli…e molto, molto altro!
    Compreso l’orto in Slovenia e la casa in Italia!!!
    E chi meglio di te potrebbe saperlo???

    Certamente i caduti in guerra c’erano in tutte le case d’Italia, certamente le distruzioni erano ovunque…ma l’ho già scritto…la nostra ViaCrucis durò fino al ’56…gli odi maturati fra vicini di casa molto oltre.

    x Uroburo
    Abitai i primi dieci anni della mia vita in prov. di Venezia.
    Ero in grado di misurare la diversità di aria che spirava…pur dopo una guerra persa e una situazione politica molto difficile ovunque.
    Forse, ma conosco solo quello che ho letto di Pansa e poco altro, in Emilia c’era una situazione simile…ma forse…neppure!

    lo sfruttamento proletario era diverso…diverse erano le zone diversi i miscugli di popolo…soprattutto Tito e il suo fido Kardelj non avevano mire sull’Emilia!
    Chissà, avrebbero trovato ponti d’oro…o forse no…gli emiliani non sono stupidi!!!

    La ritengo “abbastanza” intelligente per pensare molto spesso il contrario di quello che mi scrive!…che dovessimo pagare lo capivo anch’io…pensi…ma che c’entra il pagare i vincitori con le beghe di casa nostra (italiane), con le battaglie politiche , con il rivoltamento della realtà e della verità???
    Con il fatto che …chissà perchè, dopo quasi 70anni siamo ancora qui???
    E lei vorrebbe farmi credere che non ha capito che io NON parlo di terre e di soldi???

    La Bandiera!??? art. 12 della Carta…niente di più, niente di meno!!!
    Ps: APO- Associazione Partigiani Osoppo!

    saluti a entrambi Sylvi

  22. lanzo
    lanzo says:

    Caro Pino – mi permetto il tu, visto che qualche annetto in piu’ di te c’e’ l’ho.

    Una cosa con non hai mai menzionato, e’ che Vaticano e famiglia Bush hanno interesi comuni nel Carlyle group, vado solo a memoria eh ! parecchi anni fa ci fu una riunione degli azionisti (in Svizzera ?) ove era presente un Bush (non so se il padre o il figlio semideficiente} e Ratzinger in rappresentanza degli interessi finanziari vaticani….

    Cane non mangia cane, da li’ si capirebbe l’intervento di Bush sul non perseguire Ratzi…

  23. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x lanzo

    Innanzitutto benvenuto.
    Il tu me lo si può dare “a prescindere”, ovviamente. Questa degli interessi comuni nel Carlyle Group m’era sfuggita. Perché non approfondisci l’argomento postando un commento più documentato? E’ un tema da non lasciar cadere.
    Un saluto.
    pino

  24. Shalom: x Lanzo e x Nicotri
    Shalom: x Lanzo e x Nicotri says:

    The Carlyle Group is, according to the Washington Post, “the largest private equity manager in the world,” which “buys and sells whole companies the way some firms trade shares of stock.” It specializes in defense contractors. Other Carlyle Group members include Secretary of State James Baker, former UK Prime Minister John Major, and former president and CIA chief George Bush Sr. In short, Carlyle is the high-flying financier of the military-industrial complex—a complex blessed, apparently, by the likes of Opus Dei.

    According to New York Newsday (April 21, 2005), “Neil Bush, the president’s controversial younger brother, six years ago joined the cardinal who this week became Pope Benedict XVI as a founding board member of a little known Swiss ecumenical foundation. The charter members of the board were all well-known international religious figures, except for Bush and his close friend and business partner, Jamal Daniel, whose family has extensive holdings in the United States and Switzerland, public records show. The Foundation for Interreligious and Intercultural Research and Dialogue was founded in Geneva, Switzerland, in 1999 to promote ecumenical understanding and publish original religious texts, said a foundation official.”

  25. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Caro Linosse,
    il mondo è strano perchè è bello !
    Da noi per anni la Scuola si disinteressò del 25 Aprile, salvo fare qualche piccolo santo mortale , per spiegare come mai Gagliardetto in testa, si andava alla manifestazione..ovviamente chi voleva per carità..mentre erano tuoni e fulmini per gli assenti del 4Novenbre ,mentre a Messa per l’inizio dell ‘anno scolastico si andava in Ore di lezione,senza che nessuno muovesse mosca.
    Mi sale un atroce dubbio ..probabilmente per qualche atroce scherzo della Storia tutti gli InS com e di sin erano finiti tutti in Friuli, mentre da Noi resistevano imperterriti, tutti quelli che in camicia nera impettiti ,portavano le Scolaresche per celebrare l?impero. Le fotografie non mentono,,sai e in pensione ci andaro solo alla fine degli anni 50…e che se doveva fà (Epurali tutti ?)
    Carità laica volle risparmiare l’infamia e ce li mandarono evidentemente tutti in piemonte, per il solito scherzo infame del solito destino di propaganda infame !!

    cc

    ps . questa sera sono andato a controllare i documenti, perchè hi avuti dei seri dubbi su chi sono io, se sono nato in Italia ed abito effetivamente qui in questo tempo spazio e non in un mondo parallero…
    A leggere certi Post, viene il dubbio..credimi , fai pure tu un controllo..

  26. Controccorrente
    Controccorrente says:

    PS X Linosse Ci potrebbe essere un buco nello spazio-tempo per cui alcuni comunichino con altri attraverso due mondi sullo stesso media di Pino Nicotri !
    Non ho ancora capito chi sono i normali e chi i devianti secondo le teprie di Picht..
    Oppure una intera regione italica di confine che galleggia tra due mondi

    cc

  27. sylvi
    sylvi says:

    caro cc,

    ho letto e riletto…questa volta sei troppo nebuloso…per le mie scarse capacità!

    Vediamo…a Messa di inizio e chiusura di anno scolastico ci siamo sempre stati, fino a quando era obbligatorio!
    Aggiungerò che, da quel che ricordo, ci sono state vivaci proteste dei genitori quando è stata abolita la Messa!

    Il 25 aprile non era prassi obbligare le Scuole a partecipare a Cerimonie…il 4 novembre sì, ci sono andata per dovere professionale, quando non facevo “altro” sempre per la Scuola!

    Puoi prendere in considerazione la diversa Storia partigiana nelle nostre rispettive regioni?
    Non è ininfluente!
    In Friuli c’erano eccome i partigiani: la Regione FVG e la città di Udine sono medaglie d’oro!!!
    Hai mai sentito parlare della repubblica libera di Carnia???
    Perciò qualcosa si è fatto anche qui!!!!
    Ma …era meglio non esagerare con le Cerimonie!

    Ma vedo che …non ci senti!!!

    Comunque non ho capito la tua ironia!

    Sylvi
    Le mie foto di bambina testimoniano la mia partecipazione alle “feste degli alberi”…ma non fa testo!

  28. sylvi
    sylvi says:

    Ps xCC

    Ho nominato, in altro post, Paola del Din , leggiti qualcosa della sua biografia.
    E’ ancora viva e attiva; è Presidente regioale dell’ass. Caduti e Dispersi in guerra e riceve ancora insulti per le sue scelte partigiane!!!
    Sylvi

  29. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Sylvi,
    mi pare che invece tu questa volta sei stata chiarissima, sulle feste 25 aprile, 4 Novembra e Messa obbligatotia compresa.
    Infatti il clima era proprio quello, a dimostrazione che in Italia comandavano i “”rossi” bolscevichi che avevano preso il potere, sopprimendo la libertà in Italia.
    Fregando gli Americani, che ,poverini , avevano sempre pensato di essere loro ad aver vinto .. ah questi servizi deviati..!!

    Più chiari di così si muore !

    cc

  30. Anita
    Anita says:

    Oh, fratello! Perché?

    Neil Bush has joined the great tradition of embarrassing presidential relatives. Peter Carlson reports.

    Neil Bush si è unito alla grande tradizione dei parenti presidenziali imbarazzanti. Peter Carlson reports.

    http://www.theage.com.au:80/articles/2004/01/08/1073437410662.html

    Oh, fratello! Perché?
    Ce n’e’ sempre uno in famiglia.
    Neil Bush ha un passato ed un presente di un non-così-famoso Bush.
    E’ certamente amato dai suoi genitori, ma senza che ne parlarlino troppo!

    Anita

  31. Anita
    Anita says:

    x CC

    Dale 1943 al 1945 60’000 militari delle forze alleate persero la vita in Italia.
    Senza contare le migliaia di feriti e dispersi.

    50’000 tedeschi.

    Una buona parte degli armamenti ed equipaggiamenti per gruppi partigiani erano stati forniti dalle forze alleate grazie ad opportuni lanci durante le insurrezioni di Genova, Milano e Torino contro i tedeschi.

    Anita

  32. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita ,

    l’ingratitudine è, per me, uno dei peggiori difetti, assieme all’invidia.
    Non ho mai visto la sx, che si proclama partigiana e unica depositaria della salvezza d’Italia, portare una corona o un mazzolino di fiori al cimitero degli alleati!
    Non potevano chiamarli fascisti, come tutto il resto degli italiani che non la pensano come loro, e perciò li hanno ignorati!!!!

    E quest’anno ci è andato il PDL e mi dà un fastidio terribile, perchè la ritengo un’offesa a quei ragazzi.
    Ancora una volta la sx ha perso l’occasione di capire che cos’è la democrazia!
    La sx si vergogni di aver lasciato l’iniziativa alla dx!
    Non vinceranno MAI…perchè non hanno senso dello Stato, che è di tutti, e purtroppo ci terremo B. anche demente senile!

    E cc mi vien fuori con la Messa di inizio anno scol.
    Ma che vada a sclopit!!!!

    A te un abbraccio.
    Vado dalla parrucchiera, poi ti racconterò qualcosa di una “fascista” come la Paola del Din, medaglia d’oro alla resistenza, ma fascista per certi sinistri!!!

    ciao
    Sylvi

  33. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Cara Sylvi,

    l’erba di sileno non va bene,ma evidentemente a te basta !
    Per cui sei tranquilla quando ti ci mando io !
    Ma che bel duetto, tu e Agenzia di Informazioni d’oltre atlantico..ve le raccontate e ve le suonate da sole, su cose mai dette su questo Blog da nessuno di noi.
    Una bella coppia disinformante e quagliereccia..eh si ragazze quando mancano argomenti..!!
    Una fantasia travolgente, tra Bore infuriate e tornadi americani !
    Attenta alle colorazioni, un tempo dicevano che facevano venire il mal di testa !

    cc

  34. Uroburo
    Uroburo says:

    Mia cara Silvy,
    seguirla [sylvi { 28.04.11 alle 14:13 } ] è proprio difficile, anche perché lei fa riferimento a valori che sono radicalmente diversi dai miei.
    Non esiste una verità in politica e spesso neppure in storia perchè la vita non è fatta di verità assolute ma di interpretazioni, è una tesi che fonda la filosofia contemporanea, da Heidegger in poi, soprattutto con Gadamer.
    Una parte dei comunisti friulani ha messo in primo piano in ordine di importanza l’internazionalismo proletario rispetto al concetto di patria, un concetto sempre difficile da coniugare a sinistra che ha punti di riferimento del tutto diversi. Dove sta scritto che l’internazionalismo vale meno del nazionalismo? E’ così solo dall’inizio dell’Ottocento in poi e questo non ha mai avuto valore per tutti.
    Non c’è MAI stata nessuna verità negata: quel che lei dice sono solo balle! Ciascuno ha potuto portare avanti la sua visione delle cose e mai nessuno ha impedito ai fascisti di continuare a menare il torrone con i profughi giuliani e dalmati per più di mezzo secolo ed ancora ora. La versione della destra era esposta in libri e giornali dall’immediato dopoguerra al Panza, e mai nessuno l’ha impedito. Ovviamente la sinistra ha una visione diversa, eccimancherebbe altro!
    Non si capisce perché dovrebbe essere riammesso nel novero della civiltà e quindi accettata anche da noi una visione come quella fascista che ha portato questo paese ad una gravissima regressione politica, mai più colmata nonostante il passar del tempo, oltre ad infiniti lutti. Se a lei piace se la tenga ma perché mai dovrebbe piacere anche a me?
    Io non ho nessun bisogno di governare questo paese: se gl’ittagliani preferiscono il Banana a questa sinistra (che è comunque meglio di Totò Riina e dei suoi accoliti) facciano pure: ognuno sceglie quel che gli pare e poi si cucca le conseguenze. La Confindustria ha scelto il Banana, se lo godano senza lamentarsi.
    Tutte queste questioni per me hanno un’importanza trascurabile ma naturalmente nessuno le impedisce di pensare quel che le pare.
    La sua polemica sulla bandiera mostra una rigidità straordinaria (epperfortuna che lei accusa me di esserlo!). Rimango del mio parere perché ciascuno reinterpreta la patria secondo i suoi parametri, cosa che mi sembra del tutto legittima. La fiamma del MSI aveva il tricolore, cosa del tutto legittima tanto quanto il metterci il sol dell’avvenire o la stella rossa.
    Credo proprio che siamo l’espressione di due culture radicalmente differenti. Per fortuna, aggiungerei io.
    Comunque un saluto U.

  35. Peter
    Peter says:

    anch’io preferisco l’internazionalismo, ovviamente, come emigrante non potrebbe essere diversamente…
    Tuttavi vi e’ il problema importante dell’identita’, che Uroburo trascura.
    Insisto che la differenza tra senso nazionale e nazionalismo e’ una linea sottile. O meglio, il senso nazionale e’ parte dell’identita’ personale dei moderni, dal medioevo in poi (ma gia’ i romani ed i greci ne avevano dei propri), il nazionalismo e’ la sua drammatizzazione che di solito avviene in momenti di crisi interna alla nazione, ed ha portato spesso a guerre sanguinose.
    La storia non contiene verita’ assolute, e’ vero, ma i fatti non dovrebbero essere negati od alterati. Puo’ essere un’interpretazione ammissibile, ancorche’ manipolatoria, che perdere una battaglia sia stato un vantaggio, ma negare di averla persa e’ revisionismo di bassa lega, per fare un esempio.

    Sylvi ha in fondo ragione quando si lamenta che i partigiani ‘rossi’ non difesero l’Istria e Trieste dai titini. Io non ho problemi ad ammetterlo. Fu una scelta forse legittima, che io pero’ all’epoca NON avrei condiviso. Non si basava sull’internazionalismo, ma sul preconcetto che la Iugoslavia era ‘rossa’ e quindi libera, mentre il resto era in mano ai capitalisti. Infatti sul fronte francese i partigiani reagirono molto duramente e le perdite territoriali furono minime

    Peter

  36. Anita
    Anita says:

    Sto solo accertandomi se il forum funziona.
    Ho ricevuto da Pino che il blog era temporaneamente fuori uso.

    Infatti non si apriva neanche dall’internet.
    Ci sono entrata per via di un blog sconosciuto…che riportava un commento di questo sito.
    ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

    x Sylvi,

    ma cara ci sono ancora quelli che negano l’olocausto, per questo intendo dire tutti i poveri cristi che sono periti nei forni e nelle gas chambers.

    Ciao,
    Anita

  37. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x TUTTI

    Come forse già avrete appreso da qualche mass media, questa mattina un incendio nello stabile che ospita Aruba, il maggiore fornitore di siti web in Italia, ha costretto a spegnere per precauzione tutte le apparecchiature. Questo è il motivo per cui anche il nostro blog, oltre a molti altri siti anch’essi forniti da Aruba, è stato per qualche ora inaccessibile.
    Mi spiace per l’inconveniente, che però non è dipeso dalla volontà di qualcuno.
    Un saluto.
    pino nicotri

  38. Linosse
    Linosse says:

    X Anita
    Ci sono anche quelli che tra un quaglieggio e un’informazione metereologica non negano l’olocausto o azioni stellestrisciate particolari ma solo “in alcuni casi”,il resto è ordinaria amministrazione.
    C’è nè per tutti.
    L.

  39. sylvi
    sylvi says:

    Non esiste una verità in politica e spesso neppure in storia perchè la vita non è fatta di verità assolute ma di interpretazioni, …U.

    caro Uroburo…in linea teorica non contesto.
    Ma lei sa che, prima quei pochi studi che ho fatto, poi le mie esperienze “sul campo”…e poi chissà…forse il mio essere donna… mi hanno fatto deragliare da tutti quei bei concetti che spesso leggo sul blog!

    Noi due partiamo forse dalla stessa boa…per fare una regata…ma poi ognuno di noi orza e straorza…annusa il vento…lo va a cercare……è davvero una grande emozione capire se la rotta è quella che porta al traguardo!!
    Già oggi sento un po’ di nostalgia di regate che sono…proprio come la vita!
    Dimenticavo…il regatante che ha perso il vento…non ammaina la randa, non molla…ci crede…e lo cerca1!!!
    Altrimenti che regatante è???

    L’Internazionalismo proletario, fino a prova contraria che attendo, rientra nei sogni di chi guarda la regata seduto in poltrona, …per chi battaglia col vento è contronatura!

    Il Nazionalismo…è la vostra bestia nera, non la mia!
    Le pulizie etniche, quelle si Nazionaliste, lei le chiama “menare il torrone”.
    Ne prendo atto!
    Ma lei è semplicemente chiuso a riccio!

    Paradossalmente, e parlo in primis di mio marito, più coinvolto, non di me, la perdita dell’Istria e della Dalmazia è stata la “guarigione” dal nazionalismo becero che ancora vi fa avere, ad alcuni, gli incubi di notte!!!
    Non è facile, ma quando, da sconfitto, devi guardare all’altro,vuoi capire che cosa è successo e perchè, si matura una capacità di andare più a fondo, di guardare l’uomo, sotto l’Idea.
    Forse non sono chiara…ma non è facile.
    Questo non significa rinunciare ad essere quello che siamo, ma significa impostare il discorso da diverse rotte per raggiungere un traguardo comune!

    Questo per uscire possibilmente dai confini …mentali?
    Io sono fuori dai vostri concetti di Nazionalismo, eppure mi sento veneto-friulana che abita in Italia, di cultura e origine ben chiare e definite e proprio per questo curiosa di capire l’altrove!!!
    Magari per scoprire che la “storia lunghissima ” degli umani si assomiglia parecchio!

    Se non facciamo questo passo propedeutico, lei può studiare tutti i suoi tomi su come risolvere i problemi del mondo…ma non farà un passo avanti!!!
    Poi…certamente studieremo la NATURA dell’uomo che è di conservazione portata alla rapina, e cercheremo di capire la complessità dei rapporti umani.
    Lei mi dirà…gli emigranti provano tutto questo!…
    Non è la stessa storia se non si va in un Luogo che fino a ieri ti era assolutamente estraneo e soprattutto ostile e nemico perchè rinchiuso nelle pastoie identiche alle tue:
    religiose, economiche e, perchè no, anche politicamente indirizzate a prevaricare.

    Arrivati qui, non solo non ci sono più certezze assolute (la mia è la parte buona!!!) ma si finisce in un marasma di dubbi , da districare uno per uno.
    Si arriva anche a una Liberazione molto diversa di quella di cui voi parlate!
    E a rapporti freschi e limpidi come un maestralino che ti accompagna di lasco al mattino sul mare!!!

    Questa è la mia interpretazione della verità;
    poi possiamo tornare a parlare di ideologie ormai vecchie e stanche, che non convincono nemmeno chi continua a portarle, rigidamente eretto, in corteo fino a quando gli cascherà la dentiera!!!

    Non oso pensare quello che dirà delle mie paranoie…ma che vuole ci sono un po’ affezionata!!!

    cordialmente Sylvi

  40. Peter
    Peter says:

    x Sylvi

    ‘io mi sento veneto-friulana…etc’

    Per me e’ esattamente l’opposto. Sono, e non mi sento soltanto, un italiano nato e cresciuto in Puglia. Non mi vergogno certo di essere pugliese, ma quando lei mi chiama pugliese non lo fa certo ‘innocentemente’, lei nega a bella posta l’italianita’, che subordina all’appartenenza regionale dei ‘volghi spregiati’ (secondo me, ovvio, per lei essere friulana e’ una cosa pregiatissima…).
    Analogamente, sono un cittadino italiano che e’ diventato anche britannico, e lo sono entrambi al 100%.
    Purtroppo, sono anche suddito britannico, malgre’ moi, volens nolens, ma quello e’ un altro discorso.

    Cionondimento, auguro oggi anch’io felicita’ e successo alle loro Altezze Reali William e Catherine (da oggi nessuno puo’ ancora chiamarla Katie…).
    Spero che a Catherine vada di gran lungo meglio che a Diana.
    Fa piacere che sia figlia di una hostess d’aria, adusa a pronunciare la parola ‘toilet’ (sconosciuta presso la famiglia reale…)

    Peter

  41. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    l’ho detto: sotto il puglio- inglese bisogna cercare l’umano!!!

    La fresca Altezza Reale credo si sia infilata in una burrasca sulla Manica.
    E’ alle prese con una Fastnet!!!
    ha veramente bisogno di tanti auguri!
    Anche se …mi pare più “dotata” del Suo Augusto Sposo dritto come un manico di scopa, un po’ tontolone come …i genitori ovviamente!!!
    Che Dio gliela mandi buona!!!
    Ho guardato la televisione per “ammirare” i cappellini delle Signore!!!
    Favolosi!!! Regina in primis!
    In cappellini nessuno può competere!
    Ne metterei uno sulla bandiera!

    Sylvi

  42. Controccorrente
    Controccorrente says:

    Eh si mia cara la dentiera,..hai detto giusto prima o poi cascano tutte le dentiere..della storia, insieme alle cariatidi !!

    cc

  43. Faust e lOsteria Povero Diavolo di Torriana
    Faust e lOsteria Povero Diavolo di Torriana says:

    … abbiamo un ristorante… (abbiamo una banca…) Anche i Poveri Diavoli hanno una trattoria… anzi un ‘Osteria… notizia saporita… dovè Torriana…” Vado avvedere dove si trova…
    Faust

    Parini e il suo “riso in bianco”
    Il giovane dell’anno per la Guida è lo chef dell’Osteria Povero Diavolo di Torriana. La sua cucina si caratterizza per un’apparente semplicità che cela tecnica e riflessione. In questo riso bianco, cotto con un brodo di cipresso, mostra che l’assenza di colore non corrisponde all’assenza di sapore. Anzi

    http://espresso.repubblica.it/food/multimedia/parini-e-il-suo-quotriso-in-biancoquot/26417926

  44. Faust ... santo subito o santo dubbio...
    Faust ... santo subito o santo dubbio... says:

    … dal Manifesto

    http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/04/articolo/4546/

    e un commento…

    Wojtyla non ha alcun titolo per essere accreditato “santo”. Oltre al soffocamento della teologia della liberazione e ai fiumi di denaro spesi per combattere l’est comunista da voi ricordati, basterebbe solo pensare alle foto sorridenti in compagnia di Pinochet, al vergognoso e indecente silenzio verso mons. Romero, e altre amene vicende politiche. E’ stato anche colui che ha definitivamente rilanciato la Chiese come venditrice di idoli e indulgenze, attraverso lo sdoganamento di truffe quali “segreti” di Fatima e Medjugorje e la santificazione di personaggi discutibili quando non criminali come il filofranchista Escrivà de Balaguer e il celeberrimo Padre Pio.
    Giovanni Paolo II sarà stato “simpatico”, ma era una simpatia che faceva sempre parte di un finissimo calcolo mediatico, mentre dovrebbe essere ricordato come uno dei papi più oscurantisti della storia moderna. Un papa che ha la colpa storica gravissima, tra le altre, di aver picconato e distrutto progressivamente ogni svolta compiuta dal Concilio Vaticano II, un’opera che il suo successore sta semplicemente portando a termine adesso.
    Lo spettacolo portato dai media nazionali in questi giorni ha dell’indecente, e le centinaia di migliaia di fedeli che acriticamente lo adorano e sborseranno milioni e milioni di euro in pernottamenti presso strutture ecclesiastiche e gadget del “santo” sono il perfetto specchio del mercimonio che è la società cattolica italiana.
    Un’ultima annotazione: non è stato sottolineato abbastanza, ma è un’ulteriore vergogna che si sia scelto in modo VOLUTO di celebrare questa beatificazione il 1 maggio. E’ una sovrapposizione studiata e programmata, e inaccettabile. 29-04-2011 21:58 – Stefano Caffari

  45. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    l’internazionalismo proletario è stato un elemento fondante delle sinistre per un secolo; personalmente lo preferisco al nazionalismo, in tutte le sue salse. Che sia più contro natura di un sentimento e di un’ideologia (il nazionalismo) che ha poco più di un secolo mi sembra un’affermazione audace. Poi ciascuno ha le sue legittime preferenze.
    Io non sono chiuso a riccio ma continuo a pensare che le pulizie etniche messe in atto dagli altri (iugoslavi, russi, polacchi ecc.) sono state il risultato di quello che abbiamo fatto per primi noi ed i crucchi. Chi di spada ferisce non si lamenti se di spada viene ucciso.
    Un saluto U.

  46. Uroburo
    Uroburo says:

    Nazionalismo. Tendenza ideologica a esaltare il concetto di nazione esasperando il comune sentimento di attaccamento al proprio paese • a. 1872
    Nazione. Collettività etnica di individui coscienti di essere legati da una comune tradizione storica, linguistica, culturale, religiosa.
    ———————————————————–
    Caro Peter,
    il termine nazionalismo è nato alla fine dell’Ottocento, prima non ne esisteva né la parola, nè il concetto né il sentire.
    I romani sentivano l’appartenenza ad uno stato che però era assai composito sul piano etnico, linguistico (il latino era solo la lingua ufficiale e non ha mai soppiantato gli idiomi nazionali se non in alcune zone e per cause ben definite), culturale e religioso. I greci erano un popolo di città stato nelle quali il nazionalismo avrebbe dovuto più propriamente esser definito campanilismo. I francesi dell’inizio dell’età moderna non conoscevano il nazionalismo, forse conosciuto solo da spagnoli e portoghesi a causa delle loro secolari guerre contro i mori.
    Il nazionalismo è il senso di identità nazionale che non riconosce agli altri il diritto ad avere il loro.
    Nel mio messaggio Uroburo { 29.04.11 alle 14:06 } dico sulle faccende orientali cose non diverse da quelle dette da lei.
    Un saluto U.

  47. Vox
    Vox says:

    NOAM CHOMSKY:

    […] Gli Stati Uniti e i suoi alleati occidentali sono certi di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per prevenire l’instaurarsi di una vera democrazia nel mondo arabo.

    Per capirne il perché, basta guardare gli studi dell’opinione pubblica araba, stilati dalle agenzie di sondaggio statunitensi. Anche se sono state a malapena pubblicate, di sicuro sono note ai pianificatori. Rivelano che, per la schiacciante maggioranza, gli Arabi considerano gli Stati Uniti e Israele le maggiori minacce da affrontare: questa è l’opinione del 90% degli egiziani, in tutta la regione si parla di più del 75 %.

    Alcuni arabi ritengono che l’Iran sia una minaccia: il 10 %.
    L’opposizione alle politiche degli Stati Uniti è così forte che la maggioranza crede che la sicurezza dell’area sarebbe migliorata se l’Iran avesse le armi nucleari, in Egitto, l’80 %. Altri dati sono simili.

    Se l’opinione pubblica dovesse influenzare la politica, gli Stati Uniti non solo non dovrebbero controllare la regione, ma ne sarebbero espulsi, insieme agli alleati, minando alla base i presupporti fondamentali di dominio globale.

    La mano invisibile del potere

    Il supporto alla democrazia è il regno degli ideologi e dei propagandisti. Nel mondo reale, il disprezzo della democrazia da parte delle élite è la norma. I fatti provano che la democrazia è sostenuta fino a quando contribuisce agli obbiettivi sociali e economici[…]

    nel 1958, il Presidente Eisenhower manifestò la sua preoccupazione per la “campagna di rancore” del mondo arabo contro gli Stati Uniti, non tanto da parte del governo, ma della gente. Il Consiglio Nazionale di Sicurezza (NSC) spiegò che c’era la convinzione, nel mondo arabo, che gli Stati Uniti sostenessero le dittature e bloccassero la democrazia e lo sviluppo per assicurarsi il controllo sulle risorse della regione. E la convinzione era fondamentalmente esatta… Gli studi del Pentagono condotti dopo l’11 settembre confermarono che lo stesso avviene oggi[…]

    http://www.tomdispatch.com/post/175382/tomgram:_noam_chomsky,_who_owns_the_world/#more

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