Obama vuole la pace e perciò anche il controllo Usa delle atomiche israeliane. La prima metà del molto documentato diario di un mio compagno di viaggio in Palestina [segue]

Nonostante le dichiarazioni boomerang di Bibi Netanyahu sul massacro di dicembre/gennaio 2008 a Gaza (dove – come ha fatto notare un nostro lettore – ha praticamente ammesso che Israele il cammino verso la pace lo percorre compiendo quelli che la stessa Onu ha definito crimini di guerra e anche contro l’umanità, critica che peraltro pare si possa rivolgere anche contro Hamas) e nonostante il suo pubblico e reiterato rifiuto a bloccare la vergogna dell’espansione delle colonie in territorio palestinese, a New York il primo ministro israeliano si è sentito fare dal presidente degli Stati Uniti il discorso che mai nessuno ha osato fare a Israele. “Il problema non è tanto l’ipotetica bomba atomica iraniana, ma il già esistente arsenale nucleare di Israele”, ha infatti detto Obama a un allibito e molto contrariato Netanyahu. Che però per uscire dall’angolo nel quale Obama lo ha stretto nei colloqui newyorkesi ha dovuto non solo abbozzare, ma anche prendere una serie di impegni:

a) NON attaccare l’Iran, checché pretendano gli estremisti fanatici e guerrafondai che sono lo zoccolo duro elettorale di Bibi;

2) lasciare che eventualmente l’Iran si costruisca l’atomica, visto che ne ha tutto il diritto data anche la vicinanza con Paesi dotati di armamenti nucleari;

3) smetterla di far finta che Israele le atomiche non sa neppure cosa siano;

4) affiancare nel controllo delle atomiche israeliane gli statunitensi. Visto che sono gli  Usa a garantire di fatto, ed esplicitamente, la vita e la sopravvivenza di Israele contro qualunque pericolo di aggressione, comprese quelle nucleari di cui tanto si straparla, tanto vale trarne le conseguenze sul piano pratico. Quella che si profila quindi è una soluzione del tipo “doppia chiave”, come per le atomiche Usa che ancora stazionano in Italia quanto meno negli aeroporti di Ghedi e Aviano: a deciderne l’eventuale uso NON sono gli italiani, ma – nella migliore delle ipotesi – questi assieme agli americani. Del resto il controllo Usa sull’Iran diventa più stretto con il blocco dello “scudo stellare” rivolto verso la Russia per rivolgerlo invece verso l’Iran. Vale a dire, verso tutte le potenze nucleari già esistenti ed eventualmente future di quella martoriata parte del mondo. Continua a leggere