Se sei gay o vai in Islanda o…cavoletti di Bruxelles

Si chiama Johanna Sigurdardottir e ha stabilito un primato politico mondiale: è la prima donna apertamente omosessuale cui è stato dato il difficile compito di guidare una coalizione di centrosinistra dopo il fallimento  del premier conservatore Geir Haarde che ha costretto l’Islanda a nazionalizzare le prime tre banche del Paese travolte da un debito che ha superato di dieci volte il pil nazionale.

Johanna, da 30 anni in politica, mantiene anche un altro primato che potrebbe far invidia al nostro premier così attento ai gradimenti; la neo premier, infatti, ha un gradimento pubblico che tocca il 74 per cento e non certo a causa della sua condizione sessuale, visto che in Islanda l’omosessualità è vissuta in maniera del tutto normale.  Sarà  anche la prima donna premier a traghettare il Paese dei ghiacci verso le elezioni politiche fissate per il 25 aprile prossimo.

La Sigurdardottir, per i più curiosi, è unita civilmente con una giornalista scrittrice un po’ più giovane, Jonina Leosdottir, è stata sposa  di un banchiere e ha due figli. A dare pronto soccorso alla nuova premier e alla terribile crisi che attanaglia l’Islanda, L’Unione Europea si è detta disponibile a far entrare l’isola dell’ex sindacalista ed ex hostess, prima del 2011, fra i nuovi Paesi membri UE.

E mentre in Islanda ci si preoccupa più della crisi economica che non della premier lesbica, in Italia un gruppo di ricercatori veneti e stranieri, ha stabilito che la predisposizione genetica all’omosessualità maschile è dovuta a quattro fattori: genetico, familiare, ambientale e alimentare.

Secondo quanto spiega al Corriere del Veneto, il professor Carlo Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Azienda ospedaliera dell’Università di Padova, «la ricerca ha dimostrato che, per svilupparsi, la predisposizione genetica all’omosessualità maschile ha bisogno di altre componenti come l’influenza di stili di vita, abitudini alimentari, ambiente e famiglia».

Insomma, dicono i ricercatori, l’attrazione omosessuale è più frequente negli uomini che hanno fratelli maggiori e che sono particolarmente abili nei lavori di precisione con la mano destra. Poi, hanno osservato che l’omosessualità maschile ha molta probabilità di manifestarsi in soggetti esposti a sostanze inquinanti; e lo hanno deciso osservando degli animali che «a contatto con tali sostanze, si sono notati il  cambiamento dell’orientamento sessuale e la trasformazione degli organi riproduttivi, diventati intersessuali», spiega il dotto Foresta.  Detto come è detto, ci sarebbe da misurare la tendenza omosessuale di intere città  non solo in Italia, dove il tasso di inquinamento è a livelli più che allarmanti.

Ma la cosa più “interessante” riguarda il cibo. Secondo gli studiosi, alla continua ricerca delle origini dell’omosessualità, una donna in stato di gravidanza che attende un pargoletto maschio se assume cibi ricchi di fitoestrogeni, ha molte probabilità che faccia nascere un maschio, futuro omosessuale. Di quali alimenti si parla? Legumi, soia, olio di semi di lino, grano saraceno, patate dolci e cavoletti di Bruxelles.

Mi permetto, allora, una considerazione personale. Ho un fratello maggiore, ma non mi risulta che in attesa del sottoscritto, mia madre abbia assunto il cibo “peccatore”. Come la mettiamo?