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La rielezione di Obama dimostra che anche sui torti peggiori si può voltar pagina. Volendo. Le balorde accuse dei sionisti antisemiti

Bene. Obama è stato rieletto. Gli Usa hanno avuto dunque presidenti non solo wasp  – acronimo delle parole white, anglo, saxon, protestant – ma anche di religione cattolica e perfino di “razza” nera, la “razza” dei milioni di esseri umani importati a forza come schiavi e discriminati con un apartheid tanto laido quanto legale fino a pochi ani fa. Anzi, il presidente di “razza” nera è stato pure rieletto. Per giunta battendo un concorrente di “razza” bianca ed esponente di una religione che più statunitense di così non si può, dato che i mormoni sono un prodotto made in Usa, nato direttamente nella Grande Mela, cioè a New York. La loro nascita e il loro consolidamento non sono stati affatto facili, combattuti come sono stati per un bel pezzo all’inizio. Tralascio il fatto che il mormonismo si basa su miti, frottole e truffe fin troppo evidenti, perché questa è una caratteristica di tutte le religioni di successo, specie se c’è di mezzo la bibbia, che in quanto a miti e falsi storici credo ne detenga il record mondiale. Il mormonismo infatti si chiama così perché deriva da Mormon, nome del profeta (!) al quale viene attribuito il Libro di Mormon, che il fondatore delle nuova religione, Joseph Smith, pubblicò nel marzo del 1830 dichiarando di averlo tradotto da una antica e sconosciuta lingua… No comment. Se Maometto sognava Dio che gli dettava tutto di notte, Smith aveva invece molte “visioni angeliche”, in base alle quali il 6 aprile 1830 fondò con altre cinque persone nei paraggi di New York la Chiesa di Cristo, come se di Chiesa di Cristo non ci fosse già da un bel pezzo il cristianesimo. Anche qui, no comment. In seguito il nome mutò in Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, e ovviamente neppure tra i mormoni mancarono rivalità e scismi, tanto per cambiare. E tanto per cambiare la donna era considerata un oggetto sottomesso, molto sottomesso, a partire dalla poligamia, ovviamente senza poliandria. Continua a leggere

Il colonialismo non è affatto morto: lo dimostrano la guerra alla Libia, simile alla tragica guerra di secessione del Biafra, e il veto Usa all’Onu contro la nascita dello Stato palestinese (decisa a suo tempo dalla stessa Onu!). Ovvero: dal miserabile fallimento del “Nuovo Medio Oriente” di Bush e del “Nuovo rapporto con l’Islam” di Obama alla “Nuova Libia” di Levy-Sarkozy

Il colonialismo europeo pareva morto. Finita in tragedia con milioni di morti l’occupazione del Vietnam e fallito nel sangue il tentativo della Francia di indorare la pillola nordafricana dichiarando l’Algeria “territorio metropololitano francese”, dichiarando cioè che i due Paesi su sponde opposte del Mediterraneo erano in realtà un Paese unico. Ora invece si scopre che il colonialismo europeo, capitanato proprio dalla Francia, non è affatto morto. L’intervento militare in Libia, stravolgendo ancora una volta una risoluzione Onu, è infatti sempre più chiaramente e scopertamente un’iniziativa francese, e inglese, per poter continuare ad avere dei protettorati e delle colonie petrolifere in Nord Africa. La Francia ha già le mani sporche di sangue di un paio di milioni di nigeriani vittime del suo avere finanziato, armato e appoggiato la secessione del Biafra dalla Nigeria perché nel Biafra c’era il grosso del petrolio nigeriano. Prima di quella tragedia la Nigeria era un Paese in via di forte sviluppo, poi invece si è ridotto all’emigrazione di nigeriane per fare le prostitute in Europa, solo a Torino ce una ventina di anni fa ce n’erano ben 7.000. Ora Sarkozy sta facendo il bis con la Libia.

Non esiste nessuna “rivoluzione democratica” e nessuna “primavera libica”, esistono invece la volontà e l’intervento militare franco-inglese per buttar giù Gheddafi e sostituirlo con un governo più o meno come il suo, ma prono alla volontà di Parigi e Londra. Alla stessa stregua con la quale gli Usa hanno invaso l’Iraq, per mettere in piedi una caricatura di democrazia tenendosi però ben stretti gli accessi, i giacimenti e i privilegi petroliferi. Speriamo che i cinesi o gli indiani non prendano esempio da noi per invadere la Francia o l’Inghilterra o l’Italia per imporre governi e regimi a loro graditi. Continua a leggere

La signora Ofelia ha addebitato al malcapitato Dominique Strauss Kahn le escoriazioni vaginali che s’era procurate allegramente con altri la sera prima. Ma per capire che mentiva bastava guardarla. E avere letto il processo a Frine

Non per vantarci, ma lo abbiamo sostenuto quando tutti erano convinti del contrario, c’erano cascati come allocchi e Dominique Strauss Kahn lo lapidavano in tutti i modi possibili, le femministe lo scorticavano vivo e in patria veniva colpito da denunce a scoppio ultra  ritardato, chiaramente più campate per aria di quella scagliatagli contro dalla magistratura di New York. Ora l’accusato è tornato libero, completamente libero, ed è saltato fuori che la signora Nafissatou Diallo, meglio nota come Ofelia, ha rifilato un bidone anche ai periti che al pronto soccorso l’avevano sottoposta a visita ginecologica. I danni in alcune zone della vagina c’erano, ma la gentile signora se li era procurati la sera prima dell’asserito tentativo di stupro, dandoci evidentemente dentro con almeno un altro uomo. La mattina dopo, una volta preso servizio al Sofitel, la gentile signora deve avere pensato bene di mettere a frutto i segni della baldoria sessuale della sera prima: una capatina nella stanza del ricco direttore del Fondo Monetario internazionale nonché probabile futuro presidente della Repubblica francese, forse un po’ di sesso veloce giusto per poterlo incastrare meglio, e poi giù con le accuse. Continua a leggere

Il caso Dominique Strauss Kahn insegna varie cose. A partire dalla facilità degli Usa alla violenza

Lo abbiamo scritto a botta calda a maggio e lo ripetiamo oggi: come può un uomo sano di mente e non ridotto alla fame sessuale stuprare una sconosciuta senza usare il preservativo a New York, capitale mondiale dell’Aids? Bastava porsi questa elementare e doverosa domanda per dubitare delle clamorose accuse mosse dalla cameriera Ofelia del Sofitel Hotel contro Dominique Strauss Kahn oppure delle facoltà mentali di quest’ultimo. Che, si scopre oggi, s’è visto segare le gambe sia da presidente del Fondo Monetario Internazionale che da probabile prossimo presidente della Francia grazie a calunnie inventate di sana pianta, anche se a ben vedere forse non di calunnie si tratta. Danni incalcolabili, dal risarcimento impossibile. Non è certo la povera cameriera Ofelia che pare proprio lo abbia incastrato con delle bugie a poter pagare e mandarla in galera non risolve nulla. A pensarci bene, visto anche che un ritorno alla guida del FMI è ormai molto arduo se non impossibile, Strauss Kahn potrebbe essere candidato ed eletto a furor di popolo presidente della Francia. Sarebbe un risarcimento adeguato. Alla faccia di Sarkozy, i cui reggicoda potrebbero avere imbeccato la cameriera “stuprata”, e alla faccia del puritanesimo Usa che ora davvero appare, proprio come sostenevano molti intellettuali francesi, poca cosa e rozza di fronte alla più prudente ed elastica civiltà giuridica francese ed europea in genere. La facilità con la quale negli Usa si montano accuse, campate per aria, contro interi Stati per poterli invadere trova riscontro nella facilità con la quale si arrestano singole persone “senza guardare in faccia a nessuno”. Per fortuna negli Usa l’Fbi fa quasi sempre e bene il proprio dovere, con avvocati all’altezza della situazione almeno quando difendono imputati dalle tasche floride e con giornali capaci di mordere chiunque debba essere morso, fosse pure il presidente degli Stati Uniti. Continua a leggere

Il matrimonio “del secolo”, la beatificazione di Wojtyla e l’uccisione di Bin Laden. Tre goal a conferma della supremazia dell’Occidente o della drammaticità dei suoi problemi? Obama non ha dubbi: “La Cina è vicina” non è solo un vecchio film

L’uccisione di Bin Laden è la ciliegina sulla torta dei due eventi che hanno tenuto banco per vari giorni in quasi tutto il mondo, sicuramente in tutto il mondo occidentale: il matrimonio “del secolo” del principe ereditario inglese e la beatificazione di papa Wojtyla. L’accoppiata di questi ultimi due eventi è apparsa – o è stata fatta apparire – come la conferma che l’Occidente e il suo cuore, l’Europa, sono in buona salute, anzi ottima. Quasi tutti gli addetti ai lavori l’hanno magnificata come il fulgore di una nuova alba o di un sole ancora ben alto, smentendo così che il Vecchio Continente sia sul viale del tramonto. E il “botto” dell’uccisione di Bin Laden ha fatto da moltiplicatore a tanto ottimismo, confermando come baricentro del vasto mondo la superpotenza Usa, nume protettore dell’Europa e del mondo civile – il famoso “mondo libero” – in generale.
Tanto entusiasmo forse è fuori luogo. I matrimoni “del secolo” ormai non si contano più, da quelli di Montecarlo a quelli di Londra, Madrid, ecc., e il parlare e straparlare di principesse “del popolo” non ha mai cambiato e non cambia la sostanza dei fatti: il popolo resta al suo posto, anche se una ricca privilegiata priva di titoli nobiliari si trasferisce a corte e forse un giorno diventerà moglie del re. Molti vedono in ciò una cosa meravigliosa, “le favole si avverano” gridava il cartello di una anziana signora davanti all’abbazia di Westminster, ci vedono una democratizzazione delle monarchie quando forse si tratta invece di prolungamenti della  monarchizzazione delle democrazie. Insomma, il bicchiere può essere mezzo pieno o mezzo vuoto. Dipende dai punti di vista. O dal pessimismo e dall’ottimismo, si usa dire. In realtà dipende solo da un’altra cosa, e conviene capirlo: dipende solo da quanto vino c’è ancora, e se c’è, nella botte o nella bottiglia… Continua a leggere

Iran: Berlusconi semina, Ahmadinejad raccoglie. Caro Ratzinger, ma lei l’ordine che ha inviato nel 2001 a tutti i vescovi del mondo di tacere alle autorità civili qualunque caso di pedofilia del clero lo ha ritirato sì o no? A giudicare dal nuovo scandalo e annesso silenzio della curia di Bologna, si direbbe proprio di no. Dalla Milano da bere alla Lombardia, e non solo, da spolpare: il nostro capo del governo spiega che i peggiori sono per lui “i migliori”

A Teheran stanno facendo il gioco di Silvio Berlusconi e dei suoi manovratori. Così è più facile ricominciare il tiro al piccione contro l’Iran, con l'”informazione” giornalistica che ci dà fulmineamente conto non solo di ciò che accade, ma anche di ciò che si vorrebbe accadesse ma non è ancora accaduto. Una domanda: come mai invece della Palestina non si ha MAI una altrettanto fulminea informazione? Per l’Iran diamo retta anche a twitter e affini, senza uno straccio di verifica, in Palestina invece diamo retta solo al portavoce del governo israeliano. Vi accadono soprusi a volte degni dell’Iran, ma NON se ne parla. Ahmadinejad gioca chiaramente la carta dell’esasperazione della tensione politica internazionale, in modo da poter dare meglio un giro di vite interno, e arriva a dichiarazioni provocatorie anche demenziali, però ha dichiarato chiaro e tondo in piazza che l’arricchimento dell’uranio per la famosa bomba atomica non interessa l’Iran. Concetti del resto già detti più volte, ma in quei casi ha fatto cilecca non solo twitter…

La rinuncia alle atomiche da parte di Ahmadinejad  sa di volpe che non arriva all’uva e dice che è acerba, visto che a parte le chiacchiere soprattutto made in Usa e Israele – remake delle balle sulla “bomba” irachena – l’Iran non ha nessuna possibilità di arrivare a costruirla. Però il gioco al massacro, per ora a parole in attesa di poterlo trasformare in carne e sangue dei vinti, continuiamo a giocarlo. Il capo del governo o il capo dello Stato iraniano gridano che in Israele “collasserà” il sionismo – solo il sionismo, si badi bene, non Israele – ma i giornali traducono che ha gridato “Israele sarà “schiacciato”. Israele, non il sionismo. Che è chiaramente cosa diversa da Israele, così come un qualunque regime politico di uno Stato è cosa diversa dallo Stato con quel regime. Gli Usa e Israele e l’Europa vogliono far crollare il regime teocratico dell’Iran, ma questo NON significa che vogliano schiacciare l’Iran. O no? Di ritorno dal mio viaggio in Iran scrissi che il regime teocratico era condannato a crollare, perché la società civile è molto più avanti del regime, e nessuno s’è sognato di accusarmi di volere che l’Iran venisse “schiacciato”. O no? Sono molti i Paesi che sperano che in Italia crolli il “regime berlusconiano”, cosa sperata da un buon terzo degli stessi italiani, ma a nessun furfante verrebbe in mente di dire che tutti costoro vogliono che a crollare o ad essere “schiacciata” sia l’Italia. O no? Continua a leggere

Il muro di Berlino è crollato, l’ipocrisia e il doppiopesismo invece no. Mentre Berlusconi trasforma sempre più l’Italia in una repubblica della banane, uno dei principali responsabili del suo successo, Uòlter Veltroni, scrive romanzi buonisti continuando a ignorare la realtà. E i propri giganteschi errori

Trovo francamente strano che si festeggi la caduta del muro di Berlino senza spendere neppure una parola sul fatto che esiste il Muro della Palestina. I politici più coraggiosi si sono spinti a dire che “nel mondo esistono però altri muri che un giorno si spera vengano abbattuti”, ma nessuno – ripeto: nessuno – ha nominato il Muro della Palestina. Mi si dirà che sono due cose molto differenti, non paragonabili tra loro. E’ vero. Ma solo fino a un certo punto. Vediamo perché.
Israele ha imposto e costruito il Muro con la motivazione che era necessario come filtro per arginare gli attentati dei palestinesi, diventati troppo facili a causa della loro libertà di movimento, per quanto già ben lontana da essere comunque priva di filtri come le centinaia di i check point. La Germania Est aveva costruito il Muro con pretesti simili: non si trattava di attentati con bombe, ma comunque di attentato alla sua integrità da parte della Germania Ovest tramite le lusinghe di una migliore tenore di vita e di una maggiore libertà di movimento, lusinghe che spingevano molti tedeschi dell’Est a fuggire all’Ovest. Insomma, ognuno accampa le sue ragioni. Nel caso della Germania Est c’è però da aggiungere che  la faccenda era complicata dal fatto che l’Unione Sovietica e la Russia erano state invase dall’Occidente almeno due volte, prima da Napoleone e poi dalla Germania nazista. Entrambe le invasioni sono state devastanti, ma la seconda in particolare ha massacrato almeno 20 milioni di russi (pari a quasi quattro Shoà) e distrutto l’80% dell’apparato produttivo sovietico.
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