Guerra russo ucraina: Lucio Caracciolo, direttore di Limes, ci chiarisce un po’ le idee

https://www.repubblica.it/esteri/2022/11/25/news/intervista_lucio_caracciolo_limes_geopolitica-376008334/

Fuori dai mondiali, i commissari tecnici del bar sotto casa sono diventati esperti di geopolitica: in strada, in ufficio e nei talk show, tutti a spiegare e discutere di Ucraina, di Taiwan… La scuola di Limes, la rivista fondata da Lucio Caracciolo divenuta la casa europea per capire le relazioni tra piccole o grandi potenze, ha appena aperto le iscrizioni ed è già sommersa da richieste. 

Direttore, ma la geopolitica non era un tabù? Cos’è cambiato? Da cosa nasce questa passione?

“Sì, geopolitica era un termine proscritto fino a pochi anni fa. Era considerata materia nazistoide, per ragioni note (alla fine della Seconda guerra mondiale era ritenuta la materia con cui erano state modellate le mire imperialiste che avevano sconvolto il mondo, ndr). Ma finalmente hanno capito che non è una scienza sulfurea e diabolica; che non parte con un giudizio morale ma dall’analisi dei punti di vista differenti, e degli interessi delle parti che si confrontano. Questo tipo di approccio è un esercizio sempre importante: ti aiuta a comprendere anche chi è lontano da te. Studiamo i codici negoziali e l’importanza degli stereotipi nelle culture di riferimento: sono i meccanismi per i quali tu pensi di dire “a” e l’altro capisce “b””.

Perché ci sono decine di guerre ma ne vediamo solo una?

“Per il bene della nostra salute mentale. E poi obiettivamente è sempre stato così. Ti interessano i problemi e le opportunità in aree geografiche o culturali che possono toccarti. È chiaro che un conflitto mostruoso come quello in Congo, che va avanti da un’infinità di anni provocando milioni di morti, è sottovalutato. Siamo molto più attenti ad altri conflitti con meno morti ma più vicini a noi, come quelli balcanici o arabo israeliani. La guerra in Ucraina ha assunto dimensioni mondiali perché vede coinvolte, direttamente o indirettamente, tutte le maggiori potenze”.

Quali sono i nodi per uscirne negoziando? 

“Il punto di vista degli americani non è certamente quello degli ucraini. Per l’americano medio l’Ucraina è una nebulosa, sanno a malapena dove sia; il governo Usa invece aveva due obiettivi: interrompere l’interdipendenza energetica russo-tedesca e russo-europea, ed è stato raggiunto. E indebolire la Russia separandola da Pechino, ed è in parte ottenuto. L’obiettivo ucraino invece è sopravvivere, e se possibile riprendere tutto quello che i russi gli hanno sottratto”. 

È raggiungibile?

“Lo stesso capo delle forze armate Usa lo ritiene molto improbabile. La preoccupazione Usa è che la guerra si allarghi, e hanno dato segnali molto chiari di volerlo evitare. Ma i russi non riuscendo ad avanzare più di tanto sul terreno infieriscono sulla società ucraina, per spingerla a negoziare. Se dovesse continuare questa strategia, qualche problema di tenuta del fronte ucraino penso emergerà. La guerra non sono centimetri quadrati persi o presi, ma chi dura di più”.

La Turchia colpisce i curdi e minaccia di entrare in Siria e Iraq. Erdogan si gioca la rielezione?

“La geopolitica turca non cambia molto con Erdogan o senza: c’è forte consenso sulla sua politica estera, a cominciare dalle forze armate. Sulla questione curda, è chiaro che la Turchia vuole dare un segno sia sul fronte siriano che iracheno: quella è la sua sfera di interesse, e non vuole altre potenze tra i piedi. È un segnale inviato anche agli Usa, che direttamente o meno hanno sempre appoggiato i curdi del Pkk”. 

Attaccheranno in forze?

“Bisogna capire se ne hanno i mezzi, per una penetrazione. Sia lì che in zona balcanica”.

Intanto l’Italia è lacerata: tu stesso sei stato accusato di simpatie filorusse. 

“Lo scenario ucraino è coinvolgente, ci tocca da vicino ed è un eccellente rilevatore delle faglie che attraversano il nostro mondo. Io devo essere contemporaneamente filorusso, filoucraino e italiano: non puoi non capire tutte le follie delle parti in causa, altrimenti fai propaganda. E non è il mio mestiere”.

Torniamo alla scuola di Limes: la definite una “non accademia”. Cosa significa?

“Si chiama proprio “Scuola di Limes – non accademia di geopolitica e di governo”, perché non facciamo le cose che vengono fatte normalmente nelle università. Il metodo geopolitico studia i contesti, non i modelli. Non pretendiamo di definire e applicare leggi universali e algoritmi, ma studiamo i fenomeni nel loro specifico; nel loro ambiente geografico, socio economico e storico. Andiamo in profondità, facciamo archeologia del potere”. 

Chi si iscrive alla scuola di Limes?

“Ci sono due gruppi: giovani appassionati e persone con competenze. Si viene per passione ai temi geopolitici, ma può servire a procedere meglio nella carriera. Il nostro approccio è sempre più richiesto dai decisori, soprattutto economici. Non facciamo politologia, non pretendiamo che il diritto internazionale regoli il mondo. Qui si impara a dirigere e a decidere sporcandosi le mani”.

 

31 commenti
  1. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    se il blog vuole diventare luogo di confronto tra diversi dovrai proprio sforzarti di essere meno polemica.
    Quando si parla di fenomeni politici e sociali si riferisce ai grandi o grandissimi numeri, non ai casi singolari.
    Tendenza abituale e sostanziale del sistema capitalistico è il guadagno; ogni impedimento al guadagno viene visto come un fastidioso ostacolo (a meno che non sia un’ulteriore forma di guadagno).
    Un sistema socialista potrebbe essere rispettoso dell’ambiente, un sistema capitalistico mi sembra prima di tutto rispettoso del proprio portafoglio.
    Poi è chiaro che in un periodo di transizione si può vedere di tutto: una sinistra radical-chic ed una destra popolare.
    Comunque avremo presto occasione di valutare lo spirito popolare della destra italiana. U.

  2. Uroburo
    Uroburo says:

    Ho letto l’articolo di Caracciolo. È soprattutto una presentazione della sua scuola.
    Sulla guerra ucraina dice che gli obiettivi USA erano:
    1. Rompere la dipendenza energetica Germania-Europa-Russia, obiettivo raggiunto.
    2. Rompere il legame Russia-Cina, obiettivo in parte raggiunto.
    Conferma quello che dicevamo qui.
    Ad ulteriore dimostrazione della grande importanza del blog…

  3. Uroburo
    Uroburo says:

    CINA
    E così a furia di tirare la corda, la corda si è spezzata. Non sono stati capaci di creare vaccini efficienti di massa, hanno invece imposto lockdown di massa, ed il paese di è alla fine spezzato.
    A ripetere che la Cina era e rimane un paese molto fragile, con una mediocre digggerenza.
    PENSIERINO DELLA SERA
    Non è che eliminando le classi diggerenti (invece di riutilizzarle) poi ti trovi senza più nessuno che sappia fare le cose?

  4. cc
    cc says:

    lo sapevate che…
    +

    : 41,5 milioni di statunitensi fruiscono dei cosiddetti food stamps, ossia sostegni alimentari

    Si,presumo che conoscevate il fatto

    cc

  5. Sylvi
    Sylvi says:

    Quando si parla di fenomeni politici e sociali si riferisce ai grandi o grandissimi numeri, non ai casi singolari. Uro

    caro Uro,
    quando tutti dicono, a sx, che è necessario rifondare la sx, che la sx non parla più al popolo ma parla soprattutto a chi ha il potere.
    Tutti a dire che bisogna andare o ritornare nei quartieri bassi, e non in quelli alti,… mi sai spiegare come fai a parlare di grandissimi numeri se non parti appunto dal particulare, dai piccoli problemi del popolino per arrivare al tuo universale?
    Tu soffri della malattia di tutti i sinistri di oggi, persi in fame di potere e sogni di gloria. Ma tu soffri soprattutto di idealismo, di sogni ad altissimo valore ideale, ma sono appunto sogni. Non per nulla la sx soffre ovunque nel mondo e gli ideali sociali sono in grande sofferenza.
    Io praticamente leggo stampa solo di sx; cerco, auspico che ci sia all’orizzonte un intellettuale, un leader con le idee chiare ma che soprattutto sappia metterle in pratica qui e subito. Non perchè io sia di sx, ma perchè mi rendo conto che è necessario che ci sia chi fa garrire al vento la bandiera dei suoi ideali sociali.
    La divisione che hai fatto tu
    ” Un sistema socialista potrebbe essere rispettoso dell’ambiente, un sistema capitalistico mi sembra prima di tutto rispettoso del proprio portafoglio.” Uro
    non è un po’ troppo semplicistico? E se esistesse una dx, ed esiste, che usa il proprio portafoglio rispettosa dello sviluppo sociale ed industriale non ne sarebbero giovati tutti, anche le classi più umili?
    Vedi che allora si torna a scendere verso i minimi sistemi per risalire verso l’Olimpo dei tuoi sogni?
    Non so se mancano le idee, o gli uomini, oppure entrambi.
    Forse viviamo un tempo di passaggio, un tempo vuoto, ci vuole una rivoluzione, morale, etica che sappia incanalare positivamente la rivoluzione industriale e tecnologica. Mi rifiuto di pensare che sia necessaria una rivoluzione cruenta, so per esperienza diretta che lascia solo macerie, odi inestinguibili .
    Dove punterei? Scuola, scuola, scuola ma con docenti colti, autorevoli e capaci di insegnare non solo Diritti ma anche Doveri.

    Sylvi

  6. Sylvi
    Sylvi says:

    caro cc,
    forse non sono tutti pelandroni quelli che potendo lavorare si accontentano del RDC, sicuramente hanno una concezione molto strana della DIGNITA’ che sbandierano a dx e a manca.
    Se avessero una concezione corretta di dignità, basta il vocabolario, si darebbero da fare per conquistare lavoro e dignità.
    A me basta pensare ai sacrifici che facemmo noi da ragazzi e peggio ancora i nostri genitori e nonni, per avere un’idea corretta di dignità:

    Ciao Sylvi

    PS: Sto ancora ridendo molto amaro di quell’affermazione del nostro campione dei diritti degli umili, tal Soumahoro, che rivendica il diritto all’eleganza e al lusso. E questo campione non è arrivato dai quartieri alti! S.

  7. Uroburo
    Uroburo says:

    SVIZZERA
    Noi abbiamo la strana idea che gli svizzeri siano un popolo di montanari. Errore… non c’è nessuna novità al mondo che non arrivi in Svizzera in pochi mesi. E gli svizzeri hanno imparato a dar convivere in decente armonia lingue, religioni, culture, diverse.
    Ora la Confederazione sembrerebbe decisa a limitare l’uso di auto elettriche. Perché? Ma perché la tecnologia elettrica, ancora un po’ primitiva, inquina più di quel che risparmia. È in bilancio negativo!
    Una lezione di realismo per il mondo intero, al di là del solito blablabla. U.

  8. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    come spesso tu non leggi e se leggi capisci a modo tuo.
    Ad esempio io ho accettato senza obiezioni la tua versione Seracchiani-Fedriga. Ma siccome il mondo intero non è il Friuli, eccoti il Salivini che difende i sindaci abusivisti del Meridione. Per non parlare di Lombardia e Piemonte in cui si continua a costruire come disperati invece di riutilizzare il vecchio.
    Affermi che potrebbe esserci una destra “rispettosa dello sviluppo sociale e industriale”. La pregevole Merloni potrà dimostrarlo a breve. Anzi, ha già cominciato con i favori agli evasori.
    Io sarò idealista, ma anche tu non scherzi…
    Un saluto U.

  9. cc
    cc says:

    Cara Sylvi,

    ma io parlavo degli Usa .
    Mica dell’Itaglia ove si sa “spaghetti e “mandolino” imperano.
    Mica della prima potenza mondiale capitalistica e democratica (sic!) del mondo ,ove si massacrano continuamente tra di loro,

    cc

  10. cc
    cc says:

    Cara Sylvi,

    cade proprio a” fagiuolo” , tratto dall’irresistibile penna di quel genio che è Olympe de Gauge

    ”’Se mettiamo in relazione i miliardi di ore di lavoro non con il numero dei lavoratori, ma con la popolazione nel suo insieme, viene fuori che mediamente ognuno fa quasi un cazzo. Adoro la statistica che canta la vita, che ti dice che sei pigro mentre ti stai alzando dal letto prima delle sei per andare a lavorare, poi tornare a casa quando è già buio e la Gruber ha già formulato la sua tagliente domanda al collega giornalista: “Secondo te, ha ragione Travaglio quando dice che …”. Un intero sciame di esseri ubiqui, che monetizza alleanze e potere, accompagna le nostre serate.

    cc

  11. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    L’intervento di Achille Occhetto a paginea 13 di Repubblica segnalato da Uroburo
    https://www.repubblica.it/cultura/2022/11/27/news/achille_occhetto_idee_crisi_sinistra_non_basta_pragmatismo_serve_avere_un_orizzonte-376443665/?ref=RHLM-BG-I375621918-P8-S2-T1

    Il difetto d’origine del Pd è quello di essere stato una mera sovrapposizione dei percorsi ideali delle varie sinistre laiche e cattoliche che hanno attraversato il Novecento, e che, tuttavia, si è tradotto, come ho sostenuto fin dall’origine, in una fusione a freddo di apparati. E ciò ha trasformato la legittima presenza di diverse sensibilità culturali in una deleteria contrapposizione tra cordate di potere autoreferenziali. Le correnti interne perdono il loro valore virtuoso se non concordano sui “fondamentali”, cioè sulla comune identità, l’unica che giustifica l’esistenza stessa di un partito.

    Nella ricerca dell’identità, si dovrebbero tener presenti entrambe le esigenze, quella di farla rinascere in un mondo e in una società totalmente cambiati e quella di inverare, invece di smarrirli, i valori originari della storia della sinistra italiana. Ed è proprio il richiamo ai valori originali che, a mio avviso, dovrebbe spingere la sinistra a considerare come presupposto della propria identità il fatto che se in una democrazia la libertà non coincide con l’uguaglianza di tutti gli esseri umani non basta dirsi democratici. Questo presupposto ci consiglia di porre al centro della missione storica di tutte le sinistre il tema dell’uguaglianza e quindi di una giustizia sociale che muove decisamente nella direzione della redistribuzione strutturale, e non meramente assistenziale, della ricchezza, delle pari opportunità e del sapere.

    Qui stanno le radici della parola socialismo. Tutto il problema teorico consiste nel significato che esse dovrebbero assumere nel cosiddetto post-moderno e nelle società del “capitalismo della sorveglianza”. Il che comporta, tra le altre cose, la capacità di vedere che se l’aspirazione a una società diversa, alla fine dell’Ottocento, si collocava esclusivamente al centro del conflitto di classe, ora si viene caratterizzando anche come risoluzione di quel rapporto sempre più problematico tra uomo e natura che spinge i giovanissimi, ancor prima dei potenti della Terra, verso una maggiore consapevolezza delle interdipendenze globali. Dobbiamo farcene una ragione: la stranezza del momento non è che la destra abbia deciso di fare la destra, ma sta nel fatto che non esiste una sinistra capace di decidere di fare la sinistra.

    Invece di abbandonarsi alla stravagante aspirazione di fare di Giorgia Meloni una draghiana sarebbe più proficuo, se si vogliono mutare i rapporti di forza nella società e non solo nel Palazzo, contrapporre a quelli che noi consideriamo i disvalori della destra una battaglia culturale di massa su valori contrapposti, volti ad aprire una fase della vicenda umana capace di mutare sensibilmente il rapporto tra individualismo e solidarietà, tra individuo e comunità, dove la competizione selvaggia, il bullismo sociale del successo, e l’ideologia rapace dei winners lasciano il posto a una più alta, e al tempo stesso più umile, percezione del destino degli umani. Tutto ciò comporta una battaglia permanente, e non solo poetico-retorica, per il mutamento dell’attuale modello di sviluppo e della qualità della crescita dentro un orizzonte che non nega la possibilità di “società altre”, comunque le si voglia chiamare.

    E basta con la facile litania che bisogna ritornare a parlare agli ultimi, che occorre ritornare nei territori! Queste sono condizioni necessarie ma non sufficienti. Bisogna sapere che cosa si va a dire nei territori senza voler imitare il populismo di destra. La sinistra ha un compito più difficile della destra nel parlare in modo semplice e chiaro alle persone perché non può permettersi di saltare a piè pari la complessità. Si tratta di saper coniugare la ragione con il sentimento. E l’unico modo per farlo sta nella coerenza dei comportamenti ritornando a scaldare i cuori con l’utopia del possibile.

    È connaturato all’essere umano il desiderio di un orizzonte entro cui collocare i piccoli passi del riformismo, il bisogno di una idea di futuro dentro cui guardare alla dura realtà del presente. Se così non fosse non si spiegherebbe perché miliardi di esseri umani si affidano alle religioni. Il mero pragmatismo è una lobotomia dell’anima, è contro natura. Per questo si sente ancora la necessità di una religio laica, nel significato etimologico della parola. Parlo di una utopia del possibile in un contesto in cui i contrasti sociali, figli della sempre più desolante diseguaglianza, non si appannano, ma assumono forme nuove nel quadro di, prima ignote, contraddizioni universali, che concorrono a disvelare l’incapacità congenita del solo mercato a risolvere la complessità del corto circuito che colloca guerra, strutturali migrazioni bibliche e catastrofe ambientale sull’orlo di un unico abisso. Dentro a questo arco di problemi ci stanno le bollette, il carovita e la necessità di porre fine alla guerra con un nuovo ordine mondiale fondato su una comune sicurezza condivisa. Tema, questo, che il cosiddetto occidente non ha saputo, o voluto, porre dopo il crollo del Muro di Berlino.

    Allora la sinistra, invece di limitarsi a reagire di risulta all’agenda impostaci dalla destra, dovrebbe fare la mossa del cavallo, cambiare il terreno di gioco e partire dall’alto dell’universale per “salire” al concreto. Il che significa combattere i nazionalismi indicando la strada di un rinnovato mondialismo, nel fuoco di una azione permanente per riformare una Unione Europea aggredita dal tarlo del suo stesso nazionalismo interno, per riattivare l’Onu, abolire il diritto di veto, riconsegnare alle Nazioni Unite i poteri di intervento nelle crisi già previsti dalla Carta fondativa e mai implementati, per affidare all’Onu stessa, come è avvenuto per lo Stato dentro i confini delle nazioni, il “monopolio della forza” per ciò che concerne il rispetto della legalità internazionale, sottraendo tale funzione alle “alleanze militari”, eliminando alle radici il ricatto atomico con la messa al bando di tutte le armi di distruzione di massa e muovendo verso il disarmo bilanciato. In buona sostanza occorre che il Pianeta si faccia sistema attraverso una grande sinergia delle immense risorse scientifiche e tecnologiche di cui dispone e colpevolmente gettate nell’inceneritore sanguinario della criminale guerra di Putin.

    E tutto ciò per concentrare le forze contro il principale nemico della nostra sicurezza: la possibile distruzione del Pianeta. È desolante vedere come tutto il dibattito in corso si racchiude, in modo unilaterale, dentro l’asfittica divisione tra chi ha riscoperto i poveri in modo rapsodico e declamatorio e chi si presenta come fautore di un indistinto sviluppo. Il destino stesso dei poveri è legato alla visione complessiva, nazionale e internazionale, delle società. Viviamo in un mondo a due facce: quella di disumanizzanti arretratezze, di bestiali condizioni di vita e quella di folgoranti espressioni di una modernità che ci proiettano verso l’ignoto di un avvenire di cui non conosciamo ancora i contorni. La debolezza principale dell’attuale riformismo sta proprio nella incapacità di vedere il doppio volto della modernità. Cioè di saper guardare contemporaneamente al ritorno del “caporalato” e alla “banda larga”. Si tratta di perseguire l’obiettivo della socializzazione dell’intelligenza scientifica. Di spalmarne i frutti su tutta la società. Di colpire al cuore l’appropriazione privatista e incontrollata dei frutti dell’intelligenza sociale complessiva.

    Qui nasce l’attuale baratro della diseguaglianza. Che può essere colmato solo da una sintesi alta tra questione sociale e questione ambientale nella direzione dell’ecosocialismo, collocando in un’unica prospettiva “ecologia, lavoro e giustizia sociale”.

    Diritti sociali e diritti civili, non più contrapposti. Il che significa avere, con la passione di una politica umana e non tecnocratica, la stessa empatia verso i “diversi” e i migranti e verso gli invisibili, i nuovi schiavi e gli sfruttati in Italia. Dimostrando nel modo più semplice possibile che gli uni non sostituiscono gli altri. Queste sono solo alcune considerazioni che mi fanno dire che il dramma della sinistra non si risolve tutto dentro il Pd. Che sarebbe necessaria, anche dopo l’elezione del nuovo segretario, una Costituente vera, aperta a tutte le sinistre democratiche e a tutti i volenterosi della società civile. Per una rifondazione, un “nuovo inizio”. Con la consapevolezza che solo nell’attenzione verso la “cittadinanza attiva” sta il “sale della terra” della rinascita.

  12. Sylvi
    Sylvi says:

    Sì, l’intervento di Occhetto su Repubblica è ampio, intenso, soprattutto appassionato, condivisibile anche da chi comunista non è, nè mai lo è stato.
    Afferma idee e aspirazioni profonde, rispolvera ideali che sono stati enunciati, e, perchè no, in parte e in alcune , solo in alcune, zone del mondo si è tentato l’applicazione con incerti risultati.
    Mio nonno direbbe che parla come un libro stampato ma che la pratica no xe la gramatica.
    Poi, poi…l’analisi attenta della situazione di partenza, lo stato delle cose insomma.
    Noi abbiamo visto in Italia, durante e dopo i numerosi terremoti…c’era chi cominciava a pulire, a spazzare letteralmente con scopa e ramazza, e c’era, c’è chi non può e non sa ricostruire, ripartire, perchè non si decide o non sa come liberarsi dalle macerie o aspetta la PC .
    Occhetto ha una bella idea ampia e universale del socialismo democratico, quello che scrive e quasi tutto condivisibile da tutte le persone di buona volontà, ma poi…ora che abbiamo letto da dove partiamo? E perchè le sue idee non sono state accolte e approvate fattivamente dalla sx italiana più onesta e convinta?

    Come mio solito scendo sulla terraferma:
    – come mettiamo d’accordo il friulano o il bergamasco che lavorano e marciano come i loro amati muli con il napoletano brillante e simpatico che ti introna di belle chiacchiere e canzoni?
    – come mettiamo d’accordo per marciare assieme il bigotto o il libertario, il laico o il cattolico liberale con il pachistano che uccide la figlia disubbidiente perchè quella è la sua cultura?……………..
    In Europa come possiamo mettere d’accordo la storia di popoli che si sono scannati e hanno conquistato una qual libertà secoli e secoli or sono con i popoli che questa libertà l’hanno conquistata l’altro ieri?
    Per ripartire insieme nell’uguaglianza non bisognerebbe aver cambiato oltre che gli usi e i costumi anche la testa delle persone?
    O la testa si cambia con la forza e siamo daccapo con la violenza.
    Una misera maestrina sa che per convincere individui a marciare VOLENTIERI assieme ci vuole passione, visione chiara di una meta e tanta tanta fatica.

    Sylvi

  13. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    guarda però che per uguaglianza si intende SOLO uguaglianza di diritti, cioè uguaglianza di fronte alla legge, ed uguaglianza di opportunità.
    In Italia nessuna delle due… formalità a parte. U.

  14. Sylvi
    Sylvi says:

    caro Uro,,
    uguaglianza, la sx si riempie la bocca di questa parola.
    Uguaglianza di fronte alla legge e uguaglianza di opportunità si continua ad invocare e magari si cita a proposito e a sproposito Don Milani.
    Io voglio scendere dal pero dell’ideologia e vedere se e come questa benedetta uguaglianza sia percorribile.
    Faccio l’esempio che più mi è famigliare: l’uguaglianza fra bambini NON esiste per motivi sociali, diversità di situazioni famigliari,per motivi economici , diversità di ricchezza, diversità di motivi culturali.
    Faccio due esempi: un bambino figlio di umili lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese ha forse a malapena a disposizione i libri gratuiti, altri libri non entrano in quella famiglia, l’unica finestra sul mondo è la tv che spesso fa da baby sitter, e manca anche il tempo per l’affettività e il dialogo, quando non ci sono aspri motivi di contrasto fra i componenti, perchè gli stenti incattiviscono.
    Poi c’è il bambino che. ha genitori con un lavoro che consente non solo di vivere ma anche libri, giochi, viaggi istruttivi… e persone che li accompagnano nella crescita.
    C’è uguaglianza fra questi due bambini quando si presentano in prima elem? Evidentemente no.
    E lascio a te spaziare in tutte le situazioni famigliari una diversa dall’altra.
    I diritti essenziali sono salvi in entrambi i casi, la scuola è obbligatoria, ma fra i due bambini esiste un abisso esistenziale e culturale.
    Come colmare questo abisso?
    Uno Stato che interviene dove? L’unico mezzo resta la scuola.
    La Scuola dovrebbe avere docenti all’altezza, preparati, creativi ed empatici ( ci sono raramente) , avere mezzi e strumenti ( edifici efficienti, biblioteche, laboratori, palestre, piscine…..)e un controllo attento e possibilmente collaborativo fra tutti i soggetti sociali deputati all’istruzione.

    Vedi che sono anch’io caduta nel sogno!!!
    E i due bambini cresceranno non annullando le diversità di partenza, ma purtroppo spesso aumentandole.

    Ne abbiamo parlato a casa mia: mio nipote, fine terza media , ha ricevuto per il compleanno, buon ultimo nella sua classe, lo smart phon,
    debitamente revisionato e limitato da suo padre.
    Ma sarà sufficiente a paragone di quei suoi compagni che possono navigare dove vogliono ?
    Ehhh! l’uguaglianza è cosa complicata e direi…irraggiungibile!
    E non ho accennato anche alle diversità che riguardano l’intelligenza!
    Ciao
    Sylvi

  15. cc
    cc says:

    Caro Uro,
    ho letto attentamente sia il Tuo messaggio sia l’articolo di Occhetto.
    Personalmente sono in accordo con entrambi.
    Solo che ritengo che la Socialdemocrazia abbia fatto il suo tempo.

    cc

  16. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    sono totalmente d’accordo sulla fondamentale importanza di una buona istruzione scolastica. Aggiungerei la necessità di borse di studio per i poveri meritevoli. Ed anche l’enorme importanza delle scuole di avviamento al lavoro, che io non giudico scuole di serie B ma scuole che diano un’adeguata formazione pratica per chi non ama lo studio teorico. La scuola italiana invece è e rimane una scuola gentiliana, una scuola da liceo classico!!!

    Devo però ribadire che per me l’irrinunciabile importanza dell’uguaglianza non consiste nel negare le differenze, che io giudico, per la verità, la base della vita reale. La realtà è fatta di differenze che hanno un valore fondamentale e che sono innegabili. Pena il creare delle società uniformi (e militarizzate) che diventano rapidamente incapaci di affrontare i problemi della vita reale. La Cina e l’ex URSS mi sembrano due buoni esempi storici.
    L’uguaglianza è prima di tutto uguaglianza di fronte alla Legge. Questo principio è totalmente negato in Italia, ed anche in molti paesi capitalistici come la Monocrazia. Le infinite assoluzioni al Banana lo dimostrano a sufficienza.
    Ma l’uguaglianza è anche, direi soprattutto, uguaglianza di opportunità per tutti. Il capitalismo attuale nega la mobilità sociale (che invece funziona ancora nelle socialdemocrazie) che attua, per quanto possibile, l’uguaglianza delle opportunità. Senza di questa il capitalismo diventa in breve tempo un’aristocrazia del denaro. Di infinita ferocia. U.

  17. Uroburo
    Uroburo says:

    Mi sono espresso male: sono le socialdemocrazie che attuano, al meglio, la mobilità sociale. U.

  18. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro CC,
    l’ipotesi rivoluzionaria mi sembra definitivamente tramontata con la scomparsa dei socialismi reali, scamparsa per un tempo per ora non definibile.
    La socialdemocrazia paga la sconfitta delle sinistre a livello mondiale. È in difficoltà ma ancora in qualche modo viva.
    La vittoria definitiva della Monocrazia e del sistema capitalista-imperialista è all’ordine del giorno e non è affatto impossibile.
    La sopravvivenza a breve termine di questo nostro pianeta non è più un dato certo.
    Io vorrei fare la mia parte in quello che mi sembra l’unico modo possibile. Non tanto per me ma per chi verrà dopo di me. Naturalmente la mia non è una certezza ma una speranza. U.

  19. Uroburo
    Uroburo says:

    LAGAIOLI
    Il governo Merloni ha stabilito che non c’è obbligo del POS fino a 60 euri ma che non ci saranno contravvenzioni per chi rifiuta i pagamenti con il POS. Una soluzione schizofrenica (noi facciamo le leggi ma per non farle rispettare) ma anche mafiosa: la mafia non cancella le leggi, semplicemente le ignora.
    Ma il ministro Giorgetti dice che non ha senso pretendere il pagamento POS sopra i 60 euri: meglio cambiare ristorante. Il moderato/governativo della Lega!… u.

  20. Uroburo
    Uroburo says:

    LAGAIOLI
    Il governo Merloni ha stabilito che non c’è obbligo del POS fino a 60 euri ma che non ci saranno contravvenzioni per chi rifiuta i pagamenti con il POS. Una soluzione schizofrenica (noi facciamo le leggi ma per non farle rispettare) ma anche mafiosa: la mafia non cancella le leggi, semplicemente le ignora.
    Ma il ministro Giorgetti dice che non ha senso pretendere il pagamento POS sopra i 60 euri: meglio cambiare ristorante, il moderato/governativo della Lega!… Quindi perfino per il bocconiano la tracciabilità dei pagamenti non è importante…. è decisamente meglio il denaro non tracciabile, cioè l’evasione fiscale…. U.

  21. Uroburo
    Uroburo says:

    BIS
    Il gegnale Giorgetti, il meglio della Lega, dice che hanno deciso il livello dei pagamenti in contanti (aumentati da 2000 a 5000 euro) facendo la media tra i paesi d’Europa.
    Un ragionamento apparentemente te impeccabile ma il realtà del tutto formale e sostanzialmente falso.
    1. Esiste un paese in Europa che abbia una così alta quantità di denaro circolante in nero? Secondo i dati BCE no.
    2. Esiste un altro paese in Europa che abbia tre criminalità organizzate di livello sovranazionale? No, siamo unici. E le criminalità organizzate necessitano di poter continuare a trafficare in nero.
    Un saluto U.

  22. Sylvi
    Sylvi says:

    L’aspirante segretaria nazionale del PD Elly Schlein ieri sera ha dichiarato che Dio Patria e Famiglia sono affermazioni e situazioni fasciste e nazionaliste.
    Perciò la dx è fascista e nazionalista.
    Sottolineo la malafede dei sinistri che, ogniqualvolta qualcuno esprime pensieri non in linea con i loro, lo tacciano immediatamente da fascista e molto altro come non fossero passati cento anni dal nazismo-fascismo-stalinismo, non fosse cambiato il mondo economicamente, socialmente, civilmente ma soprattutto dal punto di vista tecnologico e comunicativo.
    E con questi argomenti credono di guadagnare voti.
    Ma vorrei analizzare Dio Patria Famiglia dal punto di vista di un sinistro.

    DIO= Non esiste, è un imbroglio dei preti e del Papa che vogliono turlupinare il popolino ignorante e illogico e un po’ demente.E poichè la dx è tutta demente ecco che crede in Dio!
    PATRIA= intesa ovviamente come terra dei Padri ; è una buggeratura in tempi di globalismo trionfante e di negazionismo di qualsiasi memoria dei padri e di radici di provenienza.
    FAMIGLIA= se si nega la Patria per conseguenza non ha alcun valore la famiglia intesa come qualsiasi ceppo,origine, parentado, figurarsi poi stirpe e discendenza.
    Per chi usa scandalizzarsi di famiglie ove ci sono figli di primo e di secondo letto vorrei dire che la parentela non viene meno: ci sono i genitori, i nonni, i bisnonni e su su per li rami.
    Comunque in quella Famiglia esiste un filo di sangue ben delineato e tracciato.
    Per la Slhein e quelli che la pensano come lei, la famiglia è un agglomerato arcobaleno dove un bambino forse chiama papà un uomo che ha fornito il seme, papà un altro che gli sta vicino, ma è assolutamente all’oscuro di chi possa avere fornito l’ovulo e di chi lo abbia cullato e protetto nel suo ventre per la bellezza di nove mesi.
    Chi non usa l’utero per nove mesi non sa e non capisce le dinamiche profonde e misterioso che si instaurano fra una donna e l’esserino che le cresce dentro.
    Chi giustifica tutto ciò in nome dell’AMORE lo ritengo un essere abietto che bestemmia.
    O semplicemente un arrogante egoista individualista.
    Quei bambini cresciuti nell’indeterminatezza delle loro radici diventeranno adolescenti e adulti con enormi carenze affettive e con insicurezze che non li abbandoneranno mai.
    Merito del crescere non in una famiglia determinata, ma in “famiglie” come amano definirsi questi campioni dell’amore.

    Concludo: Non è obbligatorio credere in un Dio ma rispettare chi ci crede Sì.
    Veniamo tutti da una Famiglia tradizionale più o meno fortunata e credo che sia compito di chi è deputato, Stato, Politica, Scuola aiutare la Famiglia nel suo sviluppo naturale, e ovviamente aiutare doppiamente quei disgraziati bambini che crescono nell’indeterminatezza della loro nascita e delle loro origini.
    Sylvi

  23. Uroburo
    Uroburo says:

    AGGRESSORE È CHI SPARA PER PRIMO?
    Vediamo un po’ di storia:
    1. La prima guerra punica comincia con un attacco cartaginese ma PRIMA I romani avevano stretta un’alleanza illegale con Messina, situata nella sfera di influenza-competenza-dominio cartaginese.
    2. La seconda guerra punica inizia con l’invasione annibalica, ma PRIMA i romani avevano stretto, illegalmente, un’alleanza con Sagunto (vedi sopra).
    3. Le guerre macedoniche iniziano con l’occupazione romana di zone sulla riva orientale sull’adriatico, zona di influenza macedone.
    4. La guerra franco-prussiana del 1870 comincia con la dichiarazione di guerra francese, MA istigata (con una falsificazione) da Bismark.
    5. La I GM viene iniziata dalla Germania ma solo DOPO la mobilitazione generale russa
    6. L’attacco di Pearl Harbor viene DOPO una serie di continue provocazioni americane.
    L’aggressore spara SEMPRE per primo? U.

  24. Uroburo
    Uroburo says:

    Cara Silvy,
    francaramente fatico a capire tanta rabbia da parte tua.
    Dio-patria-famiglia (che storicamente rimane COMUNQUE uno slogan fascista) è una concezione ottocentesca alla quale crede sempre meno gente.
    In questo nostro paese “cattolico” il 50 % dei matrimoni dura meno di 5 anni. I divorziati sono stati costretti? Pare di no.
    Qualcuno ti ha impedito mai di professare la tua religione cattolica? Direi di no.
    Tu credi alla patria, io neanche un po'; anzi questa tua patria mi fa un po’ vergogna e molta pena. Qualcuno ti impedisce di fare i tuoi pellegrinaggi a Redipuglia? Direi di no. Un mio vicino di casa ogni tanto issa la bandiera: nessuno gli ha mai detto beoh… Io men che meno.
    Ma allora perché mai questa povera, perduta e perdente sinistra non può avere le SUE idee proprio come tu hai le tue?
    Sei fondamentalmente intollerante ma SEMPRE facendo la vittima. U.

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