2023: domina il rischio del debito

Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

L’aumento dei tassi d’interesse e la stagflazione, cioè la situazione che si crea quando la stagnazione economica si combina con l’aumento dell’inflazione, stanno mettendo inevitabilmente la struttura del debito sotto pressione.

A giugno si calcolava che il debito globale, pubblico e privato, fosse pari a 300.000 miliardi di dollari, cioè il 350% del pil mondiale. Nel 1999 era di 200.000 miliardi.  Negli Usa il rapporto è del 420%, più alto di quello della Grande Depressione degli anni trenta e dell’immediato dopoguerra. Tale percentuale riguarda tutte le economie avanzate. In Cina è del 330%.

I debiti in sé non sono un problema se servono a sostenere gli investimenti per lo sviluppo industriale e tecnologico. Il rischio si manifesta quando crescono in maniera sproporzionata e sono prevalentemente speculativi e sganciati dall’economia reale.     

La crescita del debito ha colpito numerosi settori, come le famiglie, le imprese, le banche, soprattutto quelle cosiddette “ombra”, i governi e persino interi Paesi. In particolare i debitori chiamati “zombie”, gli insolventi, che sono stati mantenuti a galla dalla prolungata politica del tasso di interesse zero.

Da quando la Fed e le altre banche centrali hanno iniziato ad alzare i tassi d’interesse nel tentativo di stabilizzare i prezzi, gli “zombie” vedono il costo del loro debito crescere costantemente. A ciò bisogna aggiungere l’erosione dei redditi, dei risparmi e della ricchezza, immobiliare e mobiliare, liquefatta dall’inflazione.

L’ultima volta che l’economia mondiale ha sperimentato la stagflazione è stato negli anni settanta. Allora, però, i tassi debitori erano più bassi. Oggi, invece, si potrebbe parlare del rischio di “choc da stagflazione”. Anche perché non si pensa di ridurre i tassi d’interesse per alimentare la domanda, le produzioni e i consumi.  

Vi sono poi degli eventi geopolitici che hanno avuto e continuano a creare choc negativi nell’offerta: la pandemia, la guerra in Ucraina, certe problematiche interne cinesi, ecc. Rispetto alla grande crisi finanziaria del 2008 e del periodo iniziale del Covid, questa volta non si potrà intervenire con salvataggi pubblici ai settori in difficoltà.

Il rischio è generalizzato. Alcuni economisti americani, come il professore di Harvard, Kenneth Rogoff, già capo economista del Fmi, vorrebbero distogliere l’attenzione dalle aree di crisi degli Usa, dove, per esempio, il debito delle grandi imprese è diventato un enorme cancro e dirigerla altrove. In particolare Rogoff ha scelto il Giappone e l’Italia come focolai di crisi, perché, a suo dire, l’aumento dei tassi d’interesse renderebbe per loro sempre più difficile garantire il servizio sul debito pubblico. 

Anche i Paesi emergenti sono sotto pressione. Essi sono direttamente influenzati dalle politiche monetarie della Federal Reserve. Alti tassi d’interesse, un dollaro forte, la fuga di capitali, la svalutazione delle monete locali e l’inflazione stanno rendendo molto difficile la gestione del loro debito. The Economist ha identificato ben 53 Paesi vulnerabili che sono crollati sotto il peso del debito o sono a rischio di farlo. Non è un caso che la Banca Mondiale sostiene che il 60% dei Paesi emergenti o poveri è diventato debitore ad alto rischio.

Poiché i governi non sono intenzionati a tagliare i bilanci o ad aumentare le tasse per ovvi motivi sociali e politici, ancora una volta la patata bollente passa nelle mani delle autorità monetarie. Cresce perciò la richiesta che le banche centrali tornino a monetizzare i deficit. In altre parole, un altro periodo di quantitative easing!  

Altri, invece, vorrebbero globalizzare gli allargamenti monetari e finanziari facendo giocare un ruolo centrale al Fondo monetario internazionale. Pochi mesi fa il Fmi aveva emesso una montagna di Diritti Speciali di Prelievo, la sua moneta, equivalenti a 650 miliardi di dollari. L’intervento era stato abilmente presentato come necessario al sostegno dei Paesi più poveri. In realtà, all’Africa sub sahariana sono andati soltanto 32 miliardi! Infatti, la distribuzione è stata fatta in rapporto al pil dei Paesi. Non è difficile indovinare chi ne ha beneficiato!  

Le politiche attuali potrebbero, forse, posporre le crisi ma non evitarle. Troppa “immondizia” è stata nascosta a lungo sotto il tappeto. Non c’è la bacchetta magica per farla sparire. Ciò che, però, si potrebbe fare per avere una più adeguata gestione del debito è almeno l’introduzione di strumenti atti a contenere e a eliminare le varie forme di speculazione e di “leverage”, di leva finanziaria, che imperversano liberamente sui mercati. 

*già sottosegretario all’Economia **economista

 

12 commenti
  1. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Caro Uroburo,

    condivido i tuoi commenti della puntata precedente. E sono pessimista.
    La potenza USA è sempre più prepotenza sfacciata che non cerca neppure scuse, vedi il lerciume della frase di Rimbambiden da te citata. Gli USA hanno dalla loro anche la potenza del mondo dello spettacolo e dei mass media di rincalzo, cioè dell’informazione giornalistica a comando, che nel BelPaese eccelle, e nella conseguente rappresentazione della realtà e del mondo come meglio conviene al signor padrone per ingannare le masse e usarle, anche scagliandole contro nemici inventati di sana pianta.
    Dilaga e se la fa da padrona l’ignoranza, grazie anche all’abbassamento del livello della scuola e dell’innalzamento della televisione a mezzo d’informazione e formazione principale.
    A me lo sbocco nella guerra dell’intera NATO, al servizio degli USA, contro la Russia pare inevitabile, è quello che gli USA preparavano da tempo. Putin c’è cascato come un pollo. Mi pare ormai inevitabile anche l’uso delle atomiche, per due motivi:
    – la stessa dottrina russa prevede l’uso delle atomiche solo in caso di minaccia alla sopravvivenza dello Stato, e l’obiettivo ormai ben chiaro degli USA e quindi anche della serva NATO è, chiacchiere a parte, proprio la disgregazione della Russia come Stato;
    – Nel caso in Ucraina si profilasse una vittoria russa, la NATO, cioè gli USA più la serva NATO, si vedrebbe molto probabilmente “costretta” a usare le atomiche “tattiche” per scongiurarla.

    Il benessere del BelPaese e dell’Europa dura da molto tempo, anzi da troppo tempo e così la panza piena e l’eccesso di benessere superfluo delle nuove generazioni hanno ancor più cancellato la memoria storica. Condizione classica per correre danzando verso una nuova rovinosa guerra.

    Causa del suo mal pianga se stesso. Ma a pagare, piangendo lacrime e sangue, saranno i nostri figli e nipoti. Vittime di chi ha vinto la nostra generazione e poi stravolto i rapporti sociali, la politica e la stessa Costituzione, ormai calpestata in primis dal presidente della repubblica che dovrebbe esserne invece il massimo custode e garante.
    Mala tempora…

  2. Uroburo
    Uroburo says:

    Caro CC (ed anche cara Silvy),
    però se si ricominciasse a scrivere non sarebbe una cattiva idea.
    Caro Pino,
    l’uso di atomiche da parte russa mi sembrerebbe del tutto giustificato qualora fosse in dubbio la sopravvivenza della Russia.
    Ma in caso di vittoria russa in Ucraina l’Occidente non ricambierà. Perché dovrebbe? Alle sue frontiere la Nato vincerebbe senza bisogno di sporcarsi le mani. Semplicemente l’Ucraina diventerà teatro di una interminabile guerra di guerriglia appoggiata dagli occidentali.
    Ma quale vittoria? La marina russa non esce in mare, l’aviazione non vola e la fanteria non combatte… E l’Ucraina riceve armi moderne, anche se non modernissime, in grande quantità… U.

  3. cc
    cc says:

    Aahh! a proposito , qualcuno crede seriamente che il pallone sonda cinese fosse davvero un pallone spia.
    Eppure i nostri Media sembrano credere…
    Tra un pò saremo costretti a credere che una flotta di giunche cinesi ,si aggiri minacciosamente al largo delle coste di un paese “nostro amico “.

    cc

  4. cc
    cc says:

    Vi ricordate

    1991 Guerra del Golfo
    1998 Bombardamento della Yugoslavia
    2001 Afghanistan
    2003 Iraq
    2011 Siria e Libia

    Non che io sia amico degli imperialismi di Cina e Russia , ma …?

    cc

  5. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Solo degli imbecilli possono credere è solo dei mascalzoni possono far credere che un pallone aerostatico sia un pallone spia anziché una sonda meteorologica.

  6. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Degli imbecilli, ma anche dei mascalzoni, interessati più a farlo credere che a crederlo.

  7. Uroburo
    Uroburo says:

    Da Lastampaonline
    “Un satellite russo in frantumi nello spazio… Gli USA ritengono trattarsi di un satellite spia”.
    Da che pulpito…. gli USA hanno centinaia, forse migliaia di satelliti spia, che controllano il mondo intero…. U.

  8. Uroburo
    Uroburo says:

    OGGGESUGGGESUUUUÙÙ….
    Macron e Scholz incontrano Zelenskij, non solo ma i ministri economici di Francia e Germania vanno a Washington. L’Italia no!…
    In queste circostanze si parla d’altro con sovrana indifferenza, ma la gegnale Merloni fa la piccata (rendendo palese ed ufficiale che contiamo poco).
    Ma non basta: l’acuto Salivini (questo genio incompreso…) dice che non è intelligente escluderci (ma è già stato fatto!) e l’elegante dottor Calderoli conclude che Macron è un galletto.
    In che mani siamo! Questi non sono solo analfabeti istituzionali ma diplomatici e del saper vivere!… U.

  9. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    Gli italiani di oggi. Vedi il livello musicalmente infimo e chiacchieronicamente e retoricamente massimo della “più importante manifestazione culturale italiana”, cioè del festival di Sanremo.

  10. Uroburo
    Uroburo says:

    Un cucciolo di pitbull è stato accettato ed accolto da un branco di coyote.
    E poi li chiamano bestie!!!

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