I vescovi cattolici tedeschi pronti allo scisma?

L’episcopato tedesco cattolico, preoccupato per la scarsità delle vocazioni, vuole che i preti abbiano la possibilità di sposarsi e che anche le donne possano accedere al sacerdozio.

Sono guidati da un cardinale che di nome fa Reinhard ma il cui cognome è tutto un programma: Marx. È uno degli uomini più fidati della “cerchia” di papa Bergoglio.

Dopo mezzo millennio una parte della Chiesa cattolica sembra che si stia avvicinando a quella protestante. Che poi in quella ortodossa non è mai stato approvato il celibato del clero, se non per le alte gerarchie.

Anche sulla morale sessuale i Teutonici esigono delle aperture, soprattutto per il controllo delle nascite, ma sono anche intenzionati a sposare coppie omosessuali. Pretendono inoltre un rito comune che possa essere considerato valido tanto dai protestanti quanto dai cattolici e chiedono che la gestione degli ambienti parrocchiali possa essere affidata anche ai laici.

Si accontentano di poco. Non una parola su quell’obbrobrio da chiudere chiamato “Stato del Vaticano” e su quell’assurdità da eliminare chiamata “monarchia teocratica assoluta”, che prevede l’infallibilità pontificia. Sono ancora lontani mille miglia tanto dai protestanti quanto dagli ortodossi.

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari

Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari firmato il 24 ottobre 2020 da 50 nazioni dell’ONU impedisce espressamente qualunque tipo di giustificazione per l’uso di armi nucleari nel diritto internazionale. Vieta lo sviluppo, i test, la produzione, l’immagazzinamento, il trasferimento, l’uso e la minaccia delle armi nucleari. Più chiaro di così non poteva essere.

È anche l’unico Trattato che proibisce esplicitamente ai suoi membri di ospitare armi nucleari appartenenti ad altri Stati (un classico esempio è quello della NATO nel nostro Paese). Gli Stati dotati di armi nucleari e non nucleari devono lavorare in cooperazione per ottenere l’eliminazione di tutti gli arsenali nucleari.

Purtroppo nessuna potenza nucleare l’ha firmato, e solo 6 dei 49 Stati europei hanno approvato e ratificato il Trattato: Austria, Irlanda, Malta, San Marino, Liechtenstein e lo Stato del Vaticano. L’Italia non ha firmato né ratificato il Trattato. Non ha partecipato alla negoziazione del Trattato alle Nazioni Unite a New York nel 2017 e quindi non ha votato sulla sua adozione. L’Italia è attualmente uno dei cinque Stati europei che ospitano testate nucleari statunitensi nell’ambito di accordi NATO. Si tratta di circa 40 bombe nucleari B61 presso la basi aeree di Aviano e di Ghedi. Nel 2019 l’Italia ha votato contro una risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che invitava ad aderire al Trattato.

Siamo un Paese ridicolo. Vorrei sapere quali politici irresponsabili non hanno capito che non solo deve finire la corsa agli armamenti nucleari ma bisogna anche procedere allo smantellamento degli arsenali nucleari già esistenti. Quindi bisogna imporre alla NATO di eliminare l’arsenale nucleare dalle sue basi sul nostro territorio.

La difficile democrazia in Cile

Dopo molte proteste che chiedevano più welfare e meno oligopoli contro il governo cileno di Sebastián Piñera, le cui forze di sicurezza hanno compiuto abusi d’ogni genere, finalmente il 25 ottobre si è svolto un referendum in cui il 78% del 50% dei votanti si è espresso a favore di una nuova Costituzione, da approvarsi con un nuovo referendum entro giugno 2022.

Viene spontaneo chiedersi come abbia potuto una Costituzione fascista durare così tanto tempo. Semplice: con la dittatura. Non dimentichiamo che i militari di Pinochet, appoggiati dal governo americano di Nixon e Kissinger in funzione anticomunista, fecero un golpe nel 1973, uccisero Salvador Allende, presidente eletto democraticamente, ed eliminarono 3.508 persone (2.298 assassinate o giustiziate, 1.210 sparite nel nulla), mentre altre 28.259 furono vittime di torture, secondo la Commissione Rettig. Ma ancora oggi non si sa l’entità precisa del terrorismo di stato: secondo altre fonti gli internati, esiliati o arrestati in maniera arbitraria sarebbero stati tra 80.000 e 600.000, mentre i torturati e/o vittime di violenza tra 30.000 e 130.000.

Sette anni dopo il colpo di Stato, Pinochet elaborò una nuova Costituzione che favoriva il privato a danno del pubblico, la classe imprenditoriale a scapito dei dipendenti statali, inoltre concentrava nelle mani dell’esecutivo alcuni diritti fondamentali: dall’esonerare le alte cariche pubbliche a quelle militari. Sul piano economico Pinochet si avvalse di un gruppo di giovani economisti cileni iperliberisti, guidati da José Piñera (fratello dell’attuale premier), formatisi a Chicago da Milton Friedman. Sanità, istruzione, trasporti, previdenza furono appannaggio solo dei più ricchi.

Poi Pinochet, in seguito a un crollo finanziario, decise di allontanare quasi tutti i “Chicago boys” dal governo e nazionalizzò numerose aziende cilene, soprattutto quelle del rame, che facevano del Cile il maggior produttore al mondo.

Spinto dalle pressioni estere a una consultazione elettorale regolare, un referendum nel 1988 mise fine alla dittatura, con il 55% dei votanti che si espresse contro Pinochet, e lo costrinse ad avviare la transizione, reintroducendo la democrazia con libere elezioni nel 1989. Lasciò ufficialmente il potere solo nel 1990, rimanendo però capo delle forze armate fino al 1998. Divenne poi senatore a vita, godendo dell’immunità parlamentare fino al 2002. Arrestato nel Regno Unito su mandato del governo spagnolo per la sparizione di cittadini iberici e accusato di crimini contro l’umanità, di corruzione ed evasione fiscale, non fu però mai condannato per motivi di salute: rientrò in Cile, dove riuscì ad evitare i processi e dove morì nel 2006. Ancora oggi ufficialmente il suo regime in Cile non viene definito una dittatura. I delitti commessi dai militari furono “liquidati” con l’attuazione della politica di riconciliazione nazionale.

La prima modifica alla Costituzione avvenne nel 1989, ma le misure anti-terrorismo previste nel testo del 1980 rimasero sempre in vigore. Oltre a queste si continuava a favorire l’attività privata in tutti i settori della vita sociale, facendo diventare il Cile uno dei Paesi con più disuguaglianze nell’America Latina.

Ora la stesura della nuova Carta sarà affidata a una Convenzione costituente, composta interamente da 155 cittadini, scelti in occasione di apposite elezioni nell’aprile 2021, sulla base di un criterio di parità di genere e con una rappresentanza di delegati delle popolazioni indigene. Quindi non ci saranno i parlamentari!

Erdogan più laico di Macron?

L’insistenza del presidente francese Macron nel difendere la libertà di pubblicare le vignette contro il profeta Maometto sta provocando uno scontro di portata globale.

Alle proteste del presidente turco Erdogan si sono aggiunte quelle del premier pakistano Imran Khan, che giustamente ha detto: “Il presidente Macron avrebbe potuto puntare alla pacificazione e negare spazio agli estremisti piuttosto che creare ulteriore polarizzazione ed emarginazione che inevitabilmente portano alla radicalizzazione. È un peccato che abbia scelto di incoraggiare l’islamofobia attaccando l’Islam piuttosto che i terroristi che praticano la violenza, siano essi musulmani, suprematisti bianchi o ideologi nazisti”. Nel suo Paese l’hashtag #ShameOnYouMacron, “vergognati Macron”, è diventato la principale tendenza su Twitter, mentre #boycottfrance è tra le prime cinque.

In effetti i paesi che si affacciano sul Golfo Persico sembrano intenzionati a boicottare i prodotti “Made in France”.

In Libia è stata organizzata una manifestazione in piazza dei Martiri, nel centro di Tripoli.

Nella località tunisina di El Kamour, alle porte del Sahara, una marcia anti-francese ha riunito poche decine di persone.

Il leader del partito islamista algerino Fronte della Giustizia e dello sviluppo, Abdallah Djaballah, ha chiesto il boicottaggio dei prodotti francesi e la convocazione dell’ambasciatore francese.

Circa duecento palestinesi hanno protestato a Tel Aviv, davanti alla residenza dell’ambasciatore francese in Israele. Nella Striscia di Gaza i manifestanti hanno bruciato le foto di Macron. Hamas, che controlla la Striscia, ha affermato che gli “insulti nei confronti di religioni e di profeti” favoriscono “una cultura dell’odio”.

Una protesta formale viene anche dal governo giordano, secondo il quale la pubblicazione delle caricature “provoca amarezza in due miliardi di musulmani”. Il ministro degli Affari islamici, Mohammed al-Khalayleh, ha affermato che “offendere” i profeti “non è una questione di libertà personale ma un crimine che incoraggia la violenza”.

Un richiamo simbolico al boicottaggio è arrivato anche a Bab al-Hawa, un valico di frontiera nel nord-ovest della Siria, in mano ai ribelli e dove arrivano pochi prodotti francesi.

Il potente movimento sciita Hezbollah ha condannato “con forza l’insulto deliberato” rivolto al profeta, esprimendo in un comunicato il proprio “rifiuto della persistente posizione francese consistente nell’incoraggiare questo pericoloso affronto”.

In Kuwait, il ministro degli Affari esteri, lo sceicco Ahmed Nasser al-Mohammed al-Sabah “ha incontrato” l’ambasciatore francese Anne-Claire Legendre.

Chi obbliga Macron ad assumere una posizione così estrema per combattere quello che lui chiama il separatismo islamico? Gli Stati Uniti? Israele? O è tutta farina del suo sacco demenziale?

Lui dice di non accettare l’incitamento all’odio, ma sta proprio facendo questo.

Ha scritto: “Saremo sempre dalla parte della dignità umana e dei valori universali”. Eppure in nome di questi valori nega la dignità a quelli islamici. Ha assunto le posizioni della destra estrema. Dice infatti Marine Le Pen: “Mai scendere a compromessi con l’islamismo”. C’è forse una strategia occulta dietro questa ostentazione del laicismo più radicale?

Tutti i laici sanno che in ogni religione è possibile trovare il ridicolo, non essendo facile dimostrare ciò che predicano. Ma la satira esaspera errori o situazioni sbagliate per indurre a correggerli. Dileggiare è violenza, non è libertà. Maometto è stato un profeta che ha creato, per le esigenze culturali di molti paesi mediorientali, un tempo pagani, una fede che mancava. Nessuno ha il diritto di deriderla senza istigare la reazione dei fedeli. Se c’è chi reagisce col terrorismo, conviene continuare a provocarli?