Il successo di Camilleri è la ribellione della lingua italiana, di origine contadina, alla camicia di forza dei modernismi anglosassoni

In vacanza al mare ho notato che sotto gli ombrelloni in spiaggia sono ancora molto letti i romanzi di Andrea Camilleri, e non solo gli ultimo come  La regina di Pomerania, La moneta di Akragas, La setta degli angeli. Vari anni fa rimasi colpito dallo strepitoso successo de La gita a Tindari: non appena comparve in libreria ne vennero “bruciate” oltre 200 mila copie in poco più di una settimana. E dopo questo blitz, dall’Olimpo dei best seller La gita a Tindari non si mosse per un bel pezzo. Anzi, ci rimase in compagnia di non pochi altri titoli dello stesso autore: un intero blocco di romanzi, per un’occupazione in massa della Hit Parade. Un’abboffata, per quanto incredibile e priva di precedenti, che al tempo de La gita a Tindari era già al suo terzo anno di vita e, a onta dei molti nasi storti, non se ne vedeva la fine.
D’accordo, Camilleri è un buon giallista, un ottimo giallista, e la Sicilia, terra di Sciascia e di Pirandello, è quanto mai adatta ad ambientare suspense di spessore. Ma basta davvero questo a spiegare un successo di dimensioni pantagrueliche? Forse che altri giallisti, anche più bravi di Camilleri, hanno goduto di un così lungo tappeto rosso di vendite? In ogni caso, l’autore de La gita a Tindari era un ottimo giallista anche nei molti anni durante i quali, come ama ricordare, gli editori cestinavano in massa i suoi “romanzetti”, inorriditi dal vocabolario arcaico, spesso dialettale, infarcito di meridionalismi. Un vocabolario accidentato, pieno di cocci, di vestigia agresti, di avanzi di archeologia più che di antiquariato preindustriale. Veri e propri rottami in un’epoca di postmodernismi e relative arie fritte, parole spesso incomprensibili disseminate come pietre in una terra non ancora arata.
Prendiamo per esempio la prima pagina de Il cane di terracotta (Sellerio, 1996), anch’esso vendutissimo. Ci imbattiamo in non pochi termini di significato oscuro, non sempre intuibile: smèusa, incaniato, stizzichi, ciriveddro, bannèra, intìfico pinsèro, gana, a patrasso, arriniscì.
La prima pagina de Il birraio di Preston (Sellerio, 1995), a mio modesto avviso un capolavoro vero, anche di intarsi, regala al lettore sorprese come scantusa, decino, truniata, scatasciante, trimoliare, arrisbigliò, picciliddro, d’incascio, vagnaticcio, timbulata, si susì, il retré. Più avanti, le pagine, per me meravigliose, di Concetta e Gaspàno, con il fantastico dialogo a gesti in chiesa, afferrano alla gola, ma i sentimenti devono farsi largo inciampando tra soro, squetò, trasuta, cilestrino, quadiò, stinnicchiata, muschittera, darrè la tarlantana, acchianava, ascutato, scantata.
Mi è venuto un dubbio, che con gli anni è diventato certezza ed  molto piaciuto, fino quasi a commuoverlo, allo stesso Camilleri: e se il suo maxisuccesso fosse la vendetta dell’anima vera, profonda e incomprimibile della lingua italiana? La vendetta e la rivincita della sua anima arcaica, agreste, contadina, stufa di essere calpestata sull’altare del modernismo più becero e servilmente anglofilo. Ovvero: e se si fosse ribellato il grumo centrale, addirittura strapaesano e un po’ burino, il grumo ancestrale ereditato di sana pianta dal latino, che tuttora scorre nel sangue della lingua italiana e batte nel suo cuore? Definire il latino «langue de paysans», come osò fare nel 1925 il latinista francese Jacques Marouzeau, provocò gli strali del Giacomo Devoto della splendida Storia della lingua di Roma.
Eppure l’origine “paesana” della lingua latina, non più originale e nobile dell’osco o del sannita, è un dato di fatto. Ed è un dato di fatto l’origine altrettanto paesana dell’italiano, più di altri eredi figlio del latino. Può persino essere divertente, in un Paese dominato dalla morale e dalla Chiesa cattolica, ricordare come Marouzeau indicasse che la usatissima parola peccare in latino altro non era se non lo scalciare del cavallo. Ci si immolerebbe forse meno se si sapesse che immolare viene da quella “salsa mola” con la quale i romani aspergevano gli animali prima di sacrificarli agli dèi. Vasco Rossi invoca una vita esagerata, senza immaginare che l’aggettivo non vuol dire altro che “fuori dal campo coltivato”. Così come egregio significa “fuori dal gregge”. E a proposito di greggi, peculiare, pecunia (oggi apprezzata più che mai!) e peculato (così di moda…) sono tutti vocaboli provenienti dall’umile “pecus”, vale a dire pecora. In un’epoca di giustizialismo vero o presunto non è male ricordare, a scanso di equivoci, che giustizia, giureconsulto e giuramento vengono dal giogo, quello dei buoi.
Il sereno come il sazio vengono da “serere”, cioè da seminare. Maturare, che si tratti di una decisione o di un carattere, viene chiaramente dalla frutta e dalle messi. Idem per acerbo ed esacerbare. Imbecille voleva dire “privo di appoggio”, così come stimolare e pungolare vengono dall’incitare gli animali con bastoni acuminati. Decidere, verbo caro ai decisionisti, non significa altro che tagliar rami, così come la buona e la cattiva reputazione, le imputazioni degli imputati e le amputazioni vengono tutte dal potare vigne e alberi da frutta. Notizia che non farà piacere all’ex ministro e sindaco di Milano Letizia Moratti, la parola letizia viene dal “laetamen” dei campi e la parola cultura viene dal coltivarli, così come il verso, anche quello della poesia, l’avversario e il delirare nascono dai solchi e confini d’acqua dei campi coltivati. Il vivere viene dalla vite, quella con i cui grappoli facciamo da millenni il vino. E addirittura i vocaboli forse più importanti, quelli che utilizziamo infatti per indicare la nostra specie di esseri viventi diversi dagli animali, vale a dire le parole umanità e umano, non derivano altro che dall’humus, che è in definitiva la zolla di terra. Per fortuna che si tratta della terra fertile e non arida, come del resto indica la parola umido, che sempre da humus viene o forse lo ha generato. Anche il nostro umore è espresso da un vocabolo che viene da humus…
C’è a dire il vero anche un vocabolo che disturba assai perché mostra come la parola che indica l’attitudine e l’attività più elevata del genere umano, quella che ci distingue dagli animali, ha una origine e un significato francamente mortificanti. Mi riferisco al verbo pensare. Che infatti viene dal pensum, che altro non era se non la quantità giornaliera di lana che le schiave romane dovevano filare ogni giorno per poi – appunto – appenderla agli appositi ganci. Tant’è che in definitiva pensare e pesare si possono considerare etimologocamente come la stessa parola, cosa che riscontriamo quotidianamente in alcune espressioni italiane e dialettali, da “gravato da pensieri”, con gravare che significa pesare, tant’è che un grave altro non è se non un peso,  al modo di dire partenopeo – rozzo ma efficace – “il cazzo non vuole pensieri”, perché questi gli sono di peso. E in effetti se sul “coso” ci appendiamo dei pesi ecco che è tirato verso il basso anziché tirare verso l’alto…
Si potrebbe continuare a lungo. Come si vede, sono tante le parole della lingua italiana che incorporano e risuonano significati più premoderni e campagnoli del previsto. Con buona pace anche del Manzoni e delle risciacquature in Arno. Come dice Umberto Eco: stat rosa pristina…
Si dirà che tutte le lingue antiche hanno inevitabilmente un forte bagaglio “paesano”. Ma non è vero: il greco, il sanscrito, il vedico, lo stesso indoeuropeo e la sua variante indoiraniana hanno un vocabolario che denota origini ben più aristocratiche.
La mia ipotesi, tuttavia, qualche riscontro almeno cronologico lo ha. È infatti curioso come, in definitiva, stando al calendario, il successo di Camilleri sia arrivato quando il Bel Paese “entrava in Europa”, con la camicia stretta, se non di forza, di Maastricht. Ed è parimenti curioso come tale successo sia poi montato man mano che aumentava la dose di modernità varie (Internet, moda e pubblicità in testa) a base di terminologie e/o scopiazzature anglosassoni. Per diventare infine un successo ancor più strepitoso quando il diluvio anglofilo ed esterofilo (purché non si tratti di immigrati, per carità!) vomitato dai mass “midia” è diventato universale, irrefrenabile, un vero e proprio sport, o delirio, nazionale: la New Economy e il “Padania day”, l’“I care” del popolo veltroniano e il “Security day” di quello berlusconiano, il “Crime day” della Confesercenti, gli spot pubblicitari esclusivamente in inglese. Infine, a mo’ di fuochi d’artificio finali, l’imperversare di conduttrici, presentatrici, vallette e ospiti più o meno fisse, ormai su qualunque canale, a dozzine, onnipresenti e onniscienti, tutte buone, tutte brave purché non italiane. Purché parlino “esotico”, storpino cioè la lingua italiana e la riducano a optional in tutti i modi possibili e immaginabili.
Concludo: probabilmente Camilleri ha grande successo perché utilizza una lingua, tutta sua, quanto mai adatta a pescare bene e a fondo nelle memorie più o meno inconsce della lingua italiana minacciate dal diluvio anglo-moderno. La stessa attività del pensare è resa possibile solo ed esclusivamente dalla lingua parlata: quando pensiamo, infatti, pensiamo tramite vocaboli, tramite parole e modi di dire. Inevitabilmente, quindi, anche tramite i loro contenuti sedimentati, che in qualche modo agiscono in noi come rumore di fondo. Gli innumerevoli termini arcaico-dialettali del “camillerese”, da meridionale premoderno, sconfitto e superato dalla Storia, sono il pendant ideale nei confronti di modernità e postmodernità minacciose, incalzanti, nordiche in quanto “anglo”, imposte, vincenti e/o supponenti. Il linguaggio di Camilleri inoltre ci aiuta a ricordare meglio quando, appena una cinquantina di anni fa, eravamo ancora un popolo di emigranti, con le pezze al sedere. Si vede che il benessere e la modernità non hanno cancellato in tutti la memoria. La memoria e un pizzico di nostalgia: se non altro la umana, inevitabile nostalgia del “bel tempo che fu”, l’amarcord. Il vocabolario camillerese pizzica ancora in molti quelle corde…
Si dice che la lingua italiana diventerà, nel vasto mondo, una faccenda priva di importanza e di futuro. Sono cose che succedono, nella Storia. Ma se siamo o saremo in vista degli ultimi fuochi, il successo di Camilleri credo ci dica che molta gente ne vuole e ne vorrà vedere ancora a lungo le fiamme, le faville, il fumo, i tizzoni. E sentirne il calore.
Tutto qui. Ma vi pare poco?
P. S. Una dozzina di anni fa ho pubblicato queste mie considerazioni su La Rivista dei Libri. E come ho detto prima piacquero talmente a Camilleri che intervistato da Gianni Riotta alla Fiera del Libro di Torino del 2000 ebbe a dichiarare: “… e devo dire di essere stato molto contento di leggere in questi ultimi tempi degli interventi sul linguaggio mio, uno di Sofri e uno di un giornalista che si chiama Nicotri, il quale elabora una teoria devo dire per me molto suggestiva, e che quasi mi commuove, cioè a dire che uno dei fattori del successo è il recupero di una lingua italiana praticamente contadina, come passò dal latino e divenne volgare ma proprio con termini contadini, terreni, e che forse, di fronte a questa previsione che abbiamo di perdite di identità varie (che poi bisognerà vedere se è un rischio) noi italiani ci aggrappiamo a quest’ultimo calore di questa lingua”.
286 commenti
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  1. controcorrente
    controcorrente says:

    Interessante proposta di legge !

    dalla patria della DEMOCRAZIA, oggi in parlamento è stata presentata una proposta di legge a smaltire le code in Aereoporto .
    Due CODE UNA PER RICCHI E L’ALTRA PER POVERACCI (quelli che scopano in maggazzini tanto per intenderci ) et voilà “le jeux son fait “.
    Questa soluzione è già in atto nel resto del Mondo Anglosassone (sottopatrie della DEMOCRAZIA..Canada,USa, Nuova Zelanda, e altri vecchi membri del DEMOCRATICO commonwelt…
    Ma la Lingua si sa nasconde nei suoi recessi l’arcano..NON SI chiamano più paperastri, ma bensì passeggeri ad ALTO VALORE AGGIUNTO”.

    NEL NOSTRO CASO, IN Otalia si potrebbe pensare ad una autostrada privata Mestre non so dove per la Sylvi, che può servire a molti scopi in uscita !

    cc

  2. controcorrente
    controcorrente says:

    LEGGENDO DI TECNOLOGIA..!!

    Grazie alla nanotecnologie si potranno ascoltare un’infinità di canali Radio e ci saranno anche nuovi telescopi ,che sfruttando il Momento angolare del Fotone (la Sylvi può farselo spiegare da suo figlio) cambierà il modo con cui si studiano le stelle.

    L’i,portante dico io,è che i canali radio non servano per ascoltare solo M.Renzi che sembra spopolare, oppure identidicare la Befana nel cielo stellato, contando il numero di fili di saggina della Scopa !

    Ma bisogna essere ottimisti, anche della Pila di Volta, nel 700 non sapevano che farsene , vedete oggi invece… invece per esempio dove dovrebbe andare Veltroni ,ancora non la conoscono !

    cc

  3. Anita
    Anita says:

    x CC

    I militari sono “impiegati” ricevono un salario secondo il loro grado ed anni di servizio.
    Se di carriera possono ricevere una pensione dopo 20 anni di servizio, o rimanere e continuare la loro carriera.

    Anita

  4. Rodolfo
    Rodolfo says:

    xcc
    pero’ ….guardandoti dentro….o allo specchio…tu che sai veramente quel che sei….
    dovresti essere sincero quando elencherai te stesso nella galleria dei tuoi personaggi….perche’ gia’ lo fai ‘nel tuo post Nr. 99….
    ma ti contraddisci profondamente….
    Rodolfo

  5. Uroburo
    Uroburo says:

    A me pare che i messaggi di Alessandro e Rodolfo dovrebbero essere accolti con un po’ di tenerezza e simpatia.
    Vi trovo ipercritici ed anche un po’ cattivi. Uroburo

  6. controcorrente
    controcorrente says:

    Grazie Anita,

    la tua precisazione mi sembrava doverosa,ai fini di una maggior comprensione del mio testo !

    cc

  7. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Faustino!
    Qual buonvento, porcacciamiseria!
    Come va?
    Inkazzoso come sempre.. bene così.

    Ricorda: chi non si inkazza, vegeta. Mi piacerebbe tanto rivederti
    se la rimpatriata di novembre avrà seguito.

    Un abbraccione-one one da
    C.G.

    P.S.. perchè scrivi “povero C.G.”?

  8. controcorrente
    controcorrente says:

    Caro Gino,

    e per quale motivo non dovrebbe aver seguito ?
    Io mi sto preparando all’abbisogna, oggi ho comperato una Bottiglia di Genepy delle mie montagne,mica quello industriale dei valdostani..e poi una di Nocino delle Noci delle nostre parti, mentre so già la polenta, che sarà una novità per voi !
    Mi unisco ai tuoi saluti al sempre “cazzeggiato” faustino che ancora non ha imparato ” l’arte”!
    Non sei assolutamente povero,di spirito senza dubbio No, rimpiango il tuo vecchio Schizzolungo, portagli un fiore sulla tomba da parte mia !

    cc

  9. controcorrente
    controcorrente says:

    Una questione controversa da tempo !

    Sempre in tema di Lingua madre (la Sylvi sarebbe di aiuto in questo caso )
    Rubo quindi questo pezzo sperando sia confermato

    Si dice: pover’uomo
    Non si dice: pover uomo
    pover’uomo o pover uomo?
    Questione molto e inutilmente discussa perché le normali leggi dell’uso ci dicono pover’uomo, con l’apostrofo. Si tratta infatti, secondo le regole ben note, di elisione e non di troncamento (vedi elisione e troncamento).
    I dubbi nascono dal fatto che un famoso poeta, Giosuè Carducci in una sua poesia tra le più note, Davanti San Guido, scrisse pover uom senza apostrofo, considerando dunque pover un troncamento di povero: “Ben lo sappiamo: un pover uom tu se’”.
    E bene fece il Carducci perché quel pover, troncamento di sapore letterario, si accompagna con uom e con tu se’, altri troncamenti inusuali, anch’essi di sapore letterario, presenti nello stesso verso. Ma qui siamo di fronte ad una lingua poetica, che segue leggi ben diverse da quelle della lingua corrente.
    Anche Dante usa pover come troncamento in Purgatorio XVI: “Buio d’inferno e di notte privata / d’ogni pianeta sotto pover cielo”.
    La lingua dei poeti è uno strumento di creazione artistica, non di comunicazione quotidiana. A loro è lasciata la scelta di uno stile, quindi un uso delle parole che non può far testo nella vita di tutti i giorni.
    Volendo tuttavia introdurre anche nel nostro linguaggio un pizzico di creatività, potremmo fare di pover + uomo una parola sola: poveruomo. Attenti, però: diventa un nome dal sapore lievemente spregiativo: “Sei un poveruomo”. E in Toscana: “Sei un poveromo”.

    cc

    Io sono per il Toscano , vada quindi come proposta per poveromo !

  10. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    x cc
    Schizzolungo?
    Che io sappia, venerdì prossimo andrà a pisciare davanti la base usaescippa di Sigonella/CT.
    Un piccolo gesto contro i soprusi dei prepotenti. Se la tiene per un anno intero e quando passa di lì non ne può fare a meno e gli da giù per quel che può.

    Speriamo che non gli sparino, ma tanto lui è di pellaccia robusta.

    Per novembre “oghey”, aspetto comunicazioni.

    C.G.

  11. Rodolfo
    Rodolfo says:

    A proposito di insolente cioe’ chi si comporta in modo irrispettoso, arrogante…impertinente…..ed esagerazioni a parte,
    trovo in esso una componente che e’ la sincerita’….la spontanieta’.
    Il contrario di insolente sarebbe…gentile.. cortese,.. delicato.. rispettoso..e senza arrivare al mellifluo… al contrario li potrei trovare una componente di menzogna o meglio di ipocrisia.
    Sincerita’ deriva da latino sincerus….onesto, sincero…
    Il contrario di sincerita’ sarebbe slealtà…menzogna… finzione…
    inganno.. falsità…
    Ora …leggendo il post Nr. 106…proverei con un nuovo termine….
    definendolo sinceramente bugiardesco.
    Rodolfo

  12. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    PERFINO LA BANCA MONDIALE ACCUSA ISRAELE DI STRANGOLARE L’ECONOMIA PALESTINESE. MA COME SEMPRE ISRAELE SE NE FREGHERÀ DELLE CRITICHE E DELLE ACCUSE, LA PULIZIA ETNICA ANDRÀ AVANTI

    http://nena-news.globalist.it/Detail_News_Display?ID=35083

    Lettera dall’inferno di Rafah, di Rachel Corrie

    CISGIORDANIA
    Crisi finanziaria dell’Autorità palestinese, la Banca Mondiale critica Israele

    In un rapporto pubblicato oggi, la Banca Mondiale accusa Tel Aviv di non permettere lo sviluppo economico nei Territori: “Rimuovere le barriere in Area C”.

    mercoledì 19 settembre 2012 12:59

    di Emma Mancini 

    Roma, 19 settembre 2012, Nena News – Anche la Banca Mondiale apre gli occhi sulla situazione economica palestinese. E accusa Israele di negare lo sviluppo di un mercato indipendente attraverso il controllo serrato delle risorse naturali dei Territori Occupati.

    È il contenuto del nuovo rapporto pubblicato oggi dalla Banca Mondiale, che chiede l’immediato intervento dei finanziatori internazionali per salvare l’Autorità Palestinese dal collasso. In particolare, però, nel rapporto si sottolinea la necessità di rafforzare il settore privato in Palestina, unico strumento per dare vita ad uno sviluppo sostenibile nel Paese. Come? Attraverso l’accesso all’Area C, il 60% della Cisgiordania, sotto il controllo totale – civile e militare – dell’occupante israeliano.

    In caso contrario, avverte la Banca Mondiale, non si riuscirà a porre un freno “alla grave crisi fiscale che l’Autorità Palestinese sta affrontando oggi”, spiega Mariam Sherman, direttore della Banca Mondiale per Gaza e Cisgiordania. Che aggiunge “Ma anche con il sostegno finanziario, una crescita economica sostenibile non può essere raggiunta senza la rimozione della barriere che impediscono al settore privato di svilupparsi, in particolare in Area C”.

    La famigerata Area C, dove si concentrano fondamentali risorse naturali, agricole e idriche, da decenni sotto il controllo delle autorità israeliane che non solo ne impediscono l’utilizzo, ma ne fanno man bassa. E proprio il mancato controllo di tali risorse non permette alla Palestina di camminare sulle proprie gambe, rendendo la sua economia totalmente dipendente da quella dell’occupante. Impossibile sviluppare in Area C un vero settore industriale e un sistema funzionale di comunicazione e sfruttare le bellezze naturali e storiche per rafforzare il settore turistico.

    A ciò si aggiunge, come sottolinea la Sherman, “un sistema di restrizioni fisiche al movimento, istituzionali e amministrative che hanno frammentato il territorio in piccole enclavi e che hanno fatto mancare qualsiasi forma di coesione economica”.

    E in vista dell’incontro del 23 settembre a New York tra i finanziatori dell’AP, il governo di Ramallah si trova di fronte oggi ad un buco di bilancio pari a 400 milioni di dollari e un tasso di crescita del PIL pari al 5,6%, tre punti percentuali in meno del 2011. Una situazione grave che ha spinto la gente nelle piazze delle principali città palestinesi: da due settimane si susseguono scioperi e manifestazioni contro il premier Fayyad, le scelte neoliberiste del governo di Ramallah e il Protocollo di Parigi, l’accordo commerciale firmato da Israele e OLP nel 1994 e che da due decenni lega le mani all’economia palestinese, impedendone ogni forma di sviluppo indipendente. Nena News

  13. Linosse
    Linosse says:

    Caro C.C. 101
    “dalla patria della DEMOCRAZIA, oggi in parlamento è stata presentata una proposta di legge a smaltire le code in Aereoporto .
    Due CODE UNA PER RICCHI E L’ALTRA PER POVERACCI (quelli che scopano in maggazzini tanto per intenderci ) et voilà “le jeux son fait “.”
    Tutto conseguente ,dopo gli esclusivi” Tea party”al rummey una grande svolta per la sedicente controparte del 47% (che sia il 5,3%?,forse un errore)tutta tesa alla autentica,ancora più esportabile, comoda per pochi addetti ,DEMONEYCRAZIA U.$.A. ovvero :li hai i danè?.
    Se non li hai lasciami lavorare e fatti in là che un posticino al cimitero non è un problema trovartelo subito subito.God bless ammerica ma solo quella dei pochi,non lo sai?

    Va a finire che la moda irrompe anche nella tradizionale friula sempre alla ricerca dell’idea perduta.
    Un solo cambio invece che “Tea party” per non copiare e restare fedeli alla madrefigliasorellaziapatria il loro sarà uno “sniappa party”
    L.

  14. sylvi
    sylvi says:

    caro cc,

    in Carnia, da tempo immemorabile, le donne con gli avanzi di stoffe e panni costruiscono delle graziosissime babbucce con la suola di più strati di stoffa e l’ultimo di gomma, e la tomaia di velluto nero impreziosito da graziosissime stelle alpine, campanule, genziane…tutto rigorosamente ricamato a mano.
    Si chiamano “scarpez”.
    Sono conosciute nelle grandi città, in via Montenapoleane le vendono a 100-110 euro.
    A Porto Cervo le ho viste a 190euro, anni fa.
    Da noi le più belle è curate sono sui 60 euro, ma anche 30 nei giorni scorsi a Friuli doc a Udine.
    La premessa per dirti che ci possono stare i robot a pulire i capannoni, ma nei giorni normali… vuoi mettere un operaio in tuta immacolata con una bella scopa di saggina legata da eleganti spaghi in tinta con i colori della fabbrica?
    Arriva in visita un tedesco e resta tramortito da tanta eleganza!
    Ho scritto che la bellezza avvolge noi italiani!!!
    Meglio ancora sarebbe se l’operaio, interrompendo per un attimo, solo un attimo, neh!, il lavoro, si rivolgesse all’ospite con un cordiale saluto nella lingua di Goethe.
    Ma vedo che sto cazzeggiando, ma sei tu che provochi!

    Sono appena rientrata da Trieste sotto un diluvio galattico, per tutta l’Autostrada.
    Due miserabili corsie, quelle che ci siamo costruiti con i soldi “risparmiati” al tempo del terremoto.
    La corsia di dx era un serpentone senza soluzione di continuità di camion dell’intero Est e Nord-Est d’Europa, restava alle macchine la corsia di sorpasso in una nebbia di pioggia, schizzi dei camion e visibilità zero.
    Una autostrada per potenziali suicidi.
    ( Mio marito ha detto a me che “esprimevo il “mio disappunto” per un traffico infernale di camio puzzolenti.
    – ringrazia Dio, significa che la merce gira e perciò anche il lavoro!).
    Ora, noi poveracci dell’est non possiamo permetterci il lusso di fare casini per la Tav, la terza corsia o che cavolo…
    a Roma dicono che non ne abbiamo bisogno…mica siamo il Raccordo Anulare??? Oppure le Ragnatele che avvolgono Milano e Torino?

    A cuccia voi…che state lassù e non sappiamo ancora se siete italiani!!!
    Altro che scope di saggina!

    Sylvi

  15. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Una domanda a Linosse? Anzi tre…
    Ma i poveracci non sono sempre esistiti?
    COME e quale probabilita’ ci sono di poter costruire un mondo senza poveracci?
    E se cio’ un giorno si potesse realizzare …chi scoperebbe i grandi magazzini?
    Rodolfo

  16. controcorrente
    controcorrente says:

    Ma Cara Sylvi,

    l’uso delle scope è molteplice con la saggina si possono pulire i capannoni dalla polvere, i manici in casi estermi ,quando ci si incazza ,possono servire ad altro.
    E’ una questione di ingegnosità !

    cc

  17. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Un Imam Salafista ha emesso una Fatwa e invitato tutti i Musulmani in Europa e in USA ad uccidere tutti quelli che sono stati coinvolti nella realizzazione del film antiislamico e di tutti quelli che contribuiscono alla sua diffusione.
    R

  18. sylvi
    sylvi says:

    x

    Io non so chi tra lei e Peter abbia ragione nella discussione sull’origine della lingua volgare e quindi dei dialetti.
    Ma ho letto con grande interesse il suo post.
    La mia storia con Camilleri è cominciata nel peggiore dei modi:
    mi è capitato in mano Il birraio di Preston, sicuramente bellissimo, ma uno schok per una del nord, tra parole incomprensibili e avvenimenti che sul libro si aggiravano come impazziti.
    Ma avevo annusato lo scrittore.
    Ne presi altri, cominciai con pazienza a costruirmi un piccolo vocabolario chiedendo lumi a tutti i siciliani che conoscevo.
    Mi stupita che di molti vocaboli non sapessero darmi una sicura traduzione.
    E’ vero che ha scritto in italiano, ma anche in genovese…mi pare ne “la concessione del telefono” e in un siciliano che io ritengo caldo, di grande umanità e ironia quando accenna ai fatti politici.
    Senza rinunciare a giudicare severamente i costumi della sua terra.
    In famiglia ne siamo entusiaste noi donne ( anche figlia e nuora)…i maschi non troppo. Chissà perchè!!!

    Sylvi

    x Linosse

    in nome del rispetto delle lingue , anche e soprattutto di origini contadine, ti prego di scrivere correttamente ” sgnape” con il digramma gn pronunciato all’italiana.
    Perciò si dirà … un got di sgnape in compagnie! ( party)
    In tedesco si pronunciano le consonanti g/n separati “sg/naps”.
    Come del resto pronunciano Lignano…Lig/nano.
    A ognuno il suo.

    Sylvi

  19. peter
    peter says:

    x Sylvi

    non e’ una gara a chi abbia ragione, anche perche’ gli antichi greci (mi pare proprio Socrate) sembra dicessero che la ragione si desse agli asini.
    E’ che l’interpretazione di Pino mi pare artificiale e tirata per i capelli, in merito al successo di Camilleri. Le ragioni del suo successo non stanno solo nel linguaggio, che vuole suonare familiare, alla buona, volgare, senza pretese, accattivante, ribellioso al potere ed all’ufficialita’. Se ne intravede la chiave in ‘il re di Girgenti’, mi ricordo che il protagonista si ostinava ad esprimersi in certe situazioni nel suo dialetto, anche se ‘il taliano lui lo sapeva parlare meglio di tutti, se voleva’.

    Che l’italiano sia nato come lingua eminentemente letteraria, quindi artificiale, non sono certo io a dirlo. Purtroppo non e’ una lingua che sa tenersi al corrente coi tempi, da cui il sopravvento degli anglicismi. Il francese ed anche lo spagnolo reggono molto meglio. In francese computer e’ ordinateur, software e’ logiciel,
    facelift e’ retapage…senza contare gli innumerevoli vocaboli francesi usati in inglese, entrepreneur, cul de sac, gargouille, rendez-vous, debridement, droit du seigneur, double entendre, etc…

    Ho incontrato all’estero italiani di prima e seconda generazione di origine campana, laziale, veneta, che parlano tranquillamente nei loro idiomi regionali, e sono convinti di parlare ‘italiano’. E guai a contraddirli…

    Peter

  20. peter
    peter says:

    x Sylvi

    direi che in genovese vi erano degli stralci, che saltai a pie’ pari, in
    ‘la mossa del cavallo’. L’autore voleva rendere il disadattamento del protagonista cresciuto in Liguria, trovatosi in Sicilia. Ammetto che non ci capivo un accidente. Eppure capisco benino il portoghese scritto…

    Peter

  21. Anita
    Anita says:

    x CC #100

    Quote:
    “….ma gli altri che cacchio fanno,oltre a fare i finanzieri internazionali in puro stile anglosassone e predar risorse nel resto del mondo, sempre in nome della Democrazia ?”
    ————————————-

    Questa mattina non avevo tempo di elaborare, non ti voglio tenere in ansia….

    Dunque….semplicemente il resto della popolazione - lavora e paga le TASSE -sia federali che locali per mantenere sia totalmente che parzialmente quelli che per vari motivi non pagano tasse e ricevono sussidi ed agevolamenti.

    Non dico altro…non ho nessuna intenzione di iniziare una polemica….

    Ciao,
    Anita

  22. sylvi
    sylvi says:

    x Peter

    Ha ragione; mi capita spesso di fare confusioni se non controllo.
    Mantengo una buona memoria su “dove” cercare un certo libro…ma sono capacissima di dimenticare titoli e a volte anche trame…così i gialli posso rileggerli con grande interesse…solo se sono ben scritti.

    Gli stralci in genovese, come dice lei, rendevano benissimo lo spaesamento del protagonista, direi che era parte fondamentale per capire libro e autore.
    Camilleri non è uno scrittore siciliano; è italiano con occhio attento a tutte le lingue.
    Posso aggiungere che Pasolini, ad esempio, non poteva italianizzare il friulano poetico o friulanizzare le sue analisi politiche nazionali.
    Troppo diversa la costruzione del periodo, troppo numerose le contaminazioni straniere. Direi troppo distante dall’italiano peninsulare; perciò non italiano.
    Il siciliano ha sempre avuto una gamba e una scarpa nella lingua italiana, e Camilleri si è egregiamente tenuto in bilico.
    Lo ritengo una ricchezza per la cultura in generale, non solo italiana.
    L’inglese può essere una lingua veicolare solo nei rapporti economici, in quelli sociali ….ma la CULTURA andrà sicuramente oltre…userà altri veicoli.
    Alessandro è un esempio dei giovani che prendono l’ascensore e salgono e scendono dal Condominio Europa…costruiranno una lingua per ogni uso.

    Sylvi

  23. sylvi
    sylvi says:

    Sto sentendo sullo sfondo Tv Flavio Insinna che ha fatto un bel pistolotto sull’Italia e gli Italiani….ha detto infine :

    -noi italiani nelle grandi calamità, i terremoti del Belice, quello dell’Irpinia, dell’Umbria, dell’Aquila e dell’Emilia…siamo capaci di dare il meglio di noi in unione, solidarietà ecc. ecc. ecc.

    In mezzo ci sarebbe il Friuli e i suoi mille morti…forse non è stata una grande calamità!!! O forse non è successo in Italia.
    Ma Insinna è solo l’ultimo degli smemorati.
    Qualcuno mi spiega perchè? Grazie.

    Sylvi

  24. Pasquino
    Pasquino says:

    ANTICHI RICORDI

    Immagino quand’eri trentenne e pungevi
    come una rosa rossa di antico giardino.
    Il tuo sguardio era un’arma, eri selvaggia.
    Pèrenderti era difficile, quasi impossibile.
    Sei ancora giovane, ancora sei bella.

    I segni del tempo, quelli del dolore, legano
    i nostri cuori, uniscono le nostre anime.
    Capelli chiari, quasi biondi, che avvolgo
    alle mie dita, più non temo lo sguardo severo,
    ti prendo, sorridi, scompare l’antica arma.

    Pasquino

  25. Cerutti Gino
    Cerutti Gino says:

    Sylvi, non c’è nessun perchè, hai ragione e basta.
    Il solito pressapochismo nostrano, terremotati di Serie A e terremotati di Serie B, non ti meravigliare più di tanto.

    C.G.

  26. alessandro
    alessandro says:

    Per Pasquino.

    ciao Pasquino,
    se no sei gia´ scappato via
    mi piacerebbe se tu mi facessi l´analisi metrica della tua stessa poesia.
    Lo so , non si dovrebbe fare, ma non riesco a capire che versi sono.
    Grazie,alessandro.

  27. peter
    peter says:

    dimetro giambico catalettico…

    Della serie, fino a trent’anni eri passabile, ora buttati a mare con tutti i panni…

    Peter

  28. Pasquino
    Pasquino says:

    Per Alessandro quì sopra.

    A parte gli errori dovuti all’ora tarda, il poeta non deve spiegare nulla, sono sensazioni che egli coglie e scrive, trasmette sue vaghe impressioni, ben definite, alloggiate nell’angolo della sua memoria, cerca di esternare sue emozioni e stati d’animo cercando di penetrare la realtà di quello che può essergli nella vita successo.
    Per quanto concerne l’analisi metrica, beh mio caro, le parole son là e solo chi le legge le può interpretare. Cmq sono chiarissime e di facilissima traduzione.
    Con simpatia Pasquino

  29. peter
    peter says:

    x Pasquino

    scusi Pasquino, va be’ che il Poeta non deve spiegare nulla, ma la lingua ha i suoi limiti logici…
    Per esempio, com’e’ che le sue impressioni sono ad un tempo ‘vaghe e ben definite’?!

    con simpatia

    Peter

  30. Pasquino
    Pasquino says:

    come al solito Peter fa gratuito sarcasmo e non capisce nulla. Forse nel suo cuore alberga solo aridità.

  31. peter
    peter says:

    x Pasquino

    forse…pero’ la domanda era del tutto legittima!

    Forse che il Poeta e’ tutto cuore e meno cerv….

    Ok, mi sto zitto…

    Peter

  32. Uroburo
    Uroburo says:

    Crisi, un italiano su tre a casa dei genitori
    Fino ai trent’anni coabitazione al 60%
    ————————————————–
    Sorrrragggaszzzzi!!!
    E poi i ristoranti sono pieni, gli aerei pure e non si trova un posto in un albergo. Mandostà ‘stcccccrisi? U.
    PS. Io farei un po’ fatica a parlare con la CGIL, mentre la Confindustria comprende anche la famosa PMI che fa anch’essa parte della classe digggggerente itttaglianan. O no?
    O la CGIL deve anche occuparsi del padronato? Ed il padronato di che s’occupa? De’ diritti dei lavoratori?
    Ma non è che lei ha un tantino di confusione mentale? u.

  33. Marco Lettieri a Paolo Raimondi - BCE: bene la mossa contro la speculazione, ma resta il rischio inflazione
    Marco Lettieri a Paolo Raimondi - BCE: bene la mossa contro la speculazione, ma resta il rischio inflazione says:

    Bce: bene la mossa contro la speculazione ma resta il rischio inflazione
     
    Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**
     
    Le semplificazioni eccessive non funzionano, soprattutto in economia. Di norma portano a valutazioni e a risultati errati. Ciò ovviamente potrebbe valere anche per la “storica” conferenza di Mario Draghi dell’inizio di settembre che ha confermato che, qualora fosse necessario, la Bce sarebbe autorizzata a comprare, “senza limiti”, titoli europei di debito pubblico.
     
    E’ una mossa giusta e da tempo auspicata. Di fatto è una decisione “politica” che sfida la speculazione incontrollata che da mesi imperversa contro l’euro e l’Unione Europea. Gli attacchi ai paesi più deboli dell’eurozona sono sicuramente motivati da ragioni di profitto immediato, ma anche, secondo noi, da visioni geopolitiche non amiche dell’Europa unita.
     
    L’importante decisione della Bce non è però la panacea di tutti i nostri mali, ne può indurre a dormire sonni tranquilli. E’ una misura di emergenza dovuta al fatto che le vere cause della crisi non sono state ancora rimosse e che le necessarie regole per controllare i flussi di capitale a breve e per limitare le operazioni finanziarie speculative non sono state ancora decise ne a livello europeo ne tanto meno a livello di G20.
     
    Comunque sarebbe un grave errore delegare alla Bce tutta la responsabilità delle decisioni finanziarie ed economiche più importanti. Si rischia di mettere l’intera economia, la crescita e la questione del lavoro sotto il dominio della finanza e della moneta. Sarebbe una iattura!
     
    Nel suo intervento Draghi ha più volte ribadito il fatto che egli si muove all’interno del mandato principale della banca centrale che è il mantenimento della stabilità dei prezzi e la lotta all’inflazione.
     
    Ha riconosciuto che i prezzi, soprattutto quelli dell’energia, avranno nel 2012 un andamento più accelerato. Non ci è sembrato molto convincente. In una situazione di crolli verticali dei consumi, se fosse vero che i mercati sono regolati dal gioco della domanda e dell’offerta, non si dovrebbe avere l’inflazione ma piuttosto la caduta dei prezzi. Certo il ruolo della speculazione sulle commodities è noto. Perciò si può affermare che l’inflazione reale in Europa è ben più alta del 2,4% ammesso dalle statistiche ufficiali. Per non parlare dell’Italia…
     
    In questo contesto è doveroso porre la massima attenzione ai possibili effetti futuri dell’acquisto dei titoli di stato da parte della Bce. Lo farà creando nuova liquidità, cioè stampando nuova moneta con il rischio di una inflazione più forte.
     
    Consapevole di ciò Draghi si è premurato di dire che questa nuova liquidità sarà comunque “sterilizzata”. Parola magica questa anche se di poco contenuto economico ma di grande effetto psicologico.
     
    In parole povere, per evitare il rischio di inflazione, la Bce venderebbe altri titoli di stato in suo possesso recuperando parte della moneta emessa. Non è così semplice. Quanto grandi potrebbero essere gli acquisti di titoli da parte della Bce? Quali titoli essa venderebbe? A chi? A che prezzo? Per quanto tempo durerà l’intera operazione? Sono interrogativi che meritano risposte puntuali. Si dice che tali operazioni sarebbero attivate solo se richieste e se imposte dall’emergenza. Ma allora siamo o non siamo in una situazione di emergenza?
     
    Al riguardo riteniamo che sia errato l’atteggiamento di quanti cantano vittoria sulla Bundesbank tedesca. Essa non è impazzita ne è diventata la centrale di un “complotto” per scardinare l’Unione Europea. Essa semplicemente pone il problema del rischio dell’inflazione. Lo fa in modo e con argomenti sbagliati. Preme sui controlli di bilancio, sui tagli delle spese, sugli interventi automatici in caso di mancato mantenimento degli impegni presi dai governi, prima di concedere qualsiasi aiuto. In verità la Bce usa gli stessi argomenti per mantenere il controllo dopo l’intervento di salvataggio.
     
    Entrambe concordano nel dare al Fondo Monetario Internazionale un potere di controllo e un ruolo diretto nella gestione dell’economia dei paesi beneficiari. Ma non è lo stesso FMI che ha fallito con i paesi in via di sviluppo e che ha dormito prima e durante la grande crisi? Assegnando al Fmi il ruolo di “grande fratello”, la Bce e l’Ue ammettono ancora una volta di essere da esso dipendenti e quindi secondi anche in casa propria.
     
    La vera questione, secondo noi, è rimettere in modo l’economia reale. Questo però non è il compito principale delle banche centrali. E’ compito dei governi.
     
    E’ in ogni modo inconcepibile che si possa accettare di intervenire con migliaia di miliardi di euro per i bailout di banche decotte o per la stessa stabilità finanziaria dei singoli paesi o dell’intero sistema e che si neghi allo stesso tempo l’immediata creazione di un fondo europeo di sviluppo di alcune centinaia di miliardi per finanziare le infrastrutture, la ricerca, le nuove tecnologie e l’occupazione.
     
    Eppure si sa che gli interventi per la moneta e le finanze, seppur necessari, non producono ricchezza, mentre gli investimenti per rilancio dell’economia e per il sostegno all’occupazione sono essenziali per la crescita e la stabilità sociale nei singoli paesi e nell’intera Europa.
     
    *Sottosegretario all’Economia del governo Prodi **Economista

  34. sylvi
    sylvi says:

    Suppongo che Uroburo si rivolga a me nel suo finale 139.

    Ma mi faccia lei il piacere!
    Si legga sull’Espresso cartaceo ” I nuovi emigranti”!
    Ragazzi diplomati e laureati ( ma non si dice in cosa!) vanno a fare i baristi, i pizzaioli…a Berlino!
    Dividono le spese di un appartamento con altri due o tre …ovviamente si lavano e stirano …e lavano i piatti e ramazzano.
    A Berlino sì, in Italia no…qua ci sono le colf dell’est e la colf mamma!
    Mi spieghi lei come mai!
    Si intende, questi ragazzi fanno benissimo a farsi qualche tempo all’estero… anzi sarebbe sempre ora! …ma questi torneranno…invece non tornano quelli veramente qualificati, quelli che fanno ricerca e sviluppo nelle Aziende straniere.
    Quelli che hanno MOLTO da perdere a tornare in questa Nazione squinternata che spende e spande anche quando l’acqua è al naso !

    Io non parlerei affatto con la CGIL, tanto è inutile… sa solo dire -sciopero generale, i diritti acquisiti non si toccano…a proposito…acquisiti da chi?
    Lei che ce l’ha con l’aristocrazia…infine questa fa come il sindacato di sx, sono speculari …la roobbba, l’art. 18, i ddddiritti…Dio, non si sa Quale, me li ha dati e guai a chi li tocca!
    E i giovani nati troppo tardi…vadano a Berlino!

    Veramente la PMI ne ha le scatole piene della Confindustria ancienne regime…e i vecchi parrucconi lo hanno capito.
    Anche alla CGIL???

    A Proposito di ” classe dirigente”…che differenza c’è fra la Camusso o Landini e Giorgio Squinzi e Jacopo Morelli…forse che questi due ultimi non sono mai, o quasi, a strillare in tv!

    Sylvi

  35. Linosse
    Linosse says:

    X Peter
    Dialogo tra “grandi” dei tempi nostri
    1º”s-premier”:
    Sua maestà la gente è irrequieta,la crisi morde sempre più e per loro mordere un boccone presenta molte difficoltà.
    La reggina:
    che leggano chi,come,perchè e se non basta quando ,tutti mezzi d’infornazione correttamente omologati per non dire nulla,che si trastullino con le foto di Kate che passa il convento e non rompano!
    L.

  36. sylvi
    sylvi says:

    x cc,

    mi fai sentire abbastanza ridicola…
    infatti sto preparando un pacco indirizzato a…cc??? presso il Reverendo Parroco della Parrocchia di….
    Inserirò una lettera per il Reverendo…spero che si tenga il pacco!!!

    Sylvi

  37. sylvi
    sylvi says:

    x cc 111

    il pover’uomo o poveruomo…
    In friulano si dice “puaromp” ed ha un significato diverso a seconda della pronuncia:
    -pùaròmp! strascicato e dolente = affettuosa compartecipazione alle sue disgrazie.
    -pùar…(pausa)…omp! pronunciato con una certa verve e scuotendo la testa e facendo un gesto…di vaaa!= imbecille!
    -il miò puar omenut- ( il mio povero ometto) = affettuoso e contemporaneamente un po’ amabile…oppure affettuoso e sprezzante…queste due forme vengono usate dalle mogli verso i mariti a seconda delle circostanze!!!

    In italiano scriverei pover uomo , alla poetica!
    Ma io al maschile toglierei tutti gli apostrofi! Fisime mie!

    Sylvi

  38. Uroburo
    Uroburo says:

    Mia cara e buona Silvy,
    ci ho messo un po’ a capire il suo n. 141; sono perfino andato a controllare. Mi starò mica sbag-liando, mi son detto. No, non sbag-liavo.
    Vediamo se ho capito bene: visto che Landini e Squinzi compaiono ambedue in TIVVI’ se ne deduce che ambedue hanno lo stesso potere. Anzi! Visto che Landini compare di più se ne deduce che ha più potere.
    Ergo, concludo io, siccome Fazio compare mooolto più di Landini, se ne deduce che ha mooolto più potere. E rispettivamente, visto che Cuccia in TIVVI’ non ci compariva praticamente MAI se ne deduce a fortiori che non aveva nessuno, anzi nessunissimo potere
    Mi sembra un ragionamento uguale ancorchè opposto a quello del pregevole fu-Marco Tempesta secondo il quale le TIVVI’ non contano nulla nel costruirsi dell’opinione pubblica ittagliana (ed in generale mondiale).
    Bene, dico io. Chissà allora perchè tutti si dannano per averle.
    Ciò detto, continuo a chiedermi in quale beato mondo viva lei. E soprattutto se per caso non abbia ancora una volta e colpevolmente, sospeso le famigerate pilloline….
    Comunque un cordiale saluto U.
    PS. Ma perchè il prosciutto non ce lo porta lei direttamente?

  39. Anita
    Anita says:

    x Pasquino

    Grazie Pasquino, continui sempre ad imbellire questo blog….
    Le sue poesie sono sempre un dono apprezzato.

    Affettuosi saluti,
    Anita

  40. Rodolfo
    Rodolfo says:

    C´e´sempre ancora oggi una cruciale e decisiva differenza tra Maometto e Gesu´.
    Le barzellette e caricature che hanno come tema Gesu´vengono solo da persone che hanno dietro un retroscena Cristiano mentre le caricature create su Maometto vengono tutti da un retroscena non Islamico.
    Il magazzino satirico Titanic ha rappresentato Gesu in una posizione erotica Jesus mal in sexuell eindeutiger Position…un´altra volta l´ha rappresentato come un rotolo di carta igenica Toilettenpapierhalter ….conosciamo Gesu´come rospo Frosch o anche con il dito medio all´insu´ agro certi hanno visto Gesu´nel sedere del loro cane After ihres Hundes altri in una banana Banane altri lo vedono armato bewaffneten Mann ed altri ancora come un omosessuale che vola fliegenden Schwulen…. ma alla luce delle sue sofferenze…credo… ..riderebbe Gesu´ stesso che essendo Ebreo ha uno spiccato senso dell´umorismo …perche´sa che ci sono cose peggiori in questo mondo…che delle sue caricature o barzellette prive di gusto.
    Maometto pero´viene preso in giro solo dai non Musulmani …quello che piu´conosciamo e´il famosissimo Maometto con la bomba in testa Mohammed mit der Bombe auf dem Kopf. e del Papa …che pero´quasi nessuno conosce Papst mit der Bombe auf dem Kopf…conosciamo Maometto con penuria di vergini Mohammed mit Jungfrauenmangel e Maometto anatra Mohammed als Ente. …Maometto con la sua moglie bambina Mohammed mit seiner Frau oppure senza compagnia ohne Begleitung.
    Il problema e´secondo me che nell´ Islamismo e´proibito configurare Maometto…questo significherebbe che anche in futuro la caricatura di Maometto e´ lasciata e permessa solo ai non Islamici.Ed e´per questo che Maometto piange. Che peccato.
    Rodolfo

  41. Linosse
    Linosse says:

    Cara Sylvi 141
    Sei la solita incorregibile “bartalessa”!
    Dici:
    “Si legga sull’Espresso cartaceo ” I nuovi emigranti”!
    Ragazzi diplomati e laureati ( ma non si dice in cosa!) vanno a fare i baristi, i pizzaioli…a Berlino!
    Dividono le spese di un appartamento con altri due o tre …ovviamente si lavano e stirano …e lavano i piatti e ramazzano.
    A Berlino sì, in Italia no…qua ci sono le colf dell’est e la colf mamma!
    Mi spieghi lei come mai!”
    Non capisco perchè sei sempre pronta ad intervenire su errori,mancanze,difetti di sindacati e sinistre e poi quando parlano i tuoi referenti su posti locali e monotoni e:
    “Dopo i «noiosi» del posto fisso di Mario Monti, ecco i «mammoni» di Annamaria Cancellieri. Rispondendo proprio a una domanda sulla famigerata battuta del premier, il ministro dell’Interno rincara la dose: «Gli italiani sono fermi, come struttura mentale, al posto fisso, nella stessa città e magari accanto a mamma e papà, ma occorre fare un salto culturale». Per questo, secondo la Cancellieri bisogna accettare l’idea di una maggior mobilità: «Il mondo moderno tende sempre più alla flessibilità, bisogna confrontarsi. ”
    Adesso che si allontanano da mammà,diventano flessibili “alla saggina” fanno un salto culturale passando ,come è buono e giusto, dai libri e studi (che in qualche misura qualificano)a qualcosa di pratico e produttivo senza la copertura di un posto fisso e lontano da casa ,per non perdersi addirittura a Berlino,non ti va bene,è tutto sbajato e da rifà anche questo!
    Non va bene di quà,non va bene di là ,perchè non stanno sotto le gonne di mammà al posto delle colf prossimi a “Confindustria ancienne regime…e i vecchi parrucconi”,senza fà corsi nostrani da parrucchiere &C.
    Insomma fammi capì:CHE VUOI?
    Con la snapa(non sono furlan) ,vedrai che tutto passa,
    con la snapa vedrai che passerà…
    L.

  42. Pasquino
    Pasquino says:

    Gentile Signora Anita; i suoi complimenti sono per me sempre i più graditi. Cercherò, per quanto me lo consente il mio striminzito tempo, per Lei e per alcuni altri interventisti di questo blog, di scrivere quando l’ispirazione m’invade.

    Graziosi saluti Pasquino.

  43. Rodolfo
    Rodolfo says:

    Da Wikipedia
    In senso stretto un poeta è uno scrittore di poesie. Il sostantivo deriva dal verbo greco ποιεω (traslit. poieo), il cui significato letterale è “fare”.
    I primi poeti declamavano le loro opere oralmente, accompagnandosi con la musica, come già Omero, il poeta più famoso dell’antichità. Nel mondo greco e romano sono comunque molti i poeti degni di nota:
    I primi a scrivere poesie in italiano furono gli esponenti della scuola siciliana da cui derivò il dolce stil novo; tra i grandi del periodo spiccano Dante, Petrarca e Boccaccio.
    Il valore dei testi dei poeti va al di là del vero significato delle parole, e coinvolge aspetti fonetici e musicali, attraverso un linguaggio che spesso si presta a varie interpretazioni e può suscitare forti emozioni. Perciò in senso lato si suole definire poeta chiunque – artista o no – manifesti questa capacità nelle proprie opere o anche soltanto nel proprio modo di comunicare.



    Caro Pasquino,
    Che cos’ e’ un poeta ? Io direi che e’ un apostrofo rosa fra le parole
    t’ amo…
    forse faccio qualche confusione….ma a parte questo per me le poesie senza rima hanno lo stesso valore e lo stesso scopo di quelle con la rima…..io personalmente ho letto sempre molto volentieri Pasquino…
    a volte ho sorriso e cio’ che conta e’ quello che l’autore vuole trasmettere…… e se si legge una poesia con attenzione….. rima o non rima…. il senso lo si coglie lo stesso.
    L’ ultima di Pasquino per motivi particolari mi e’ piaciuta molto….
    l’ avrei potuta scrivere anch’ io….nel senso che rispecchia una mia realta’.
    Dunque io non mi chiederei mai a cosa serve una poesia senza rime… mica tutti hanno l’ anima a rime alternate… ritengo la poesia come il disegno dell’ anima….pensieri e parole che sgorgano in speciali momenti di stato d’ animo….anche a me e’ successo….naturalmente non posso paragonarmi a te ….ne sarei cosi presuntuoso da credermi un poeta….dato che, come ho sempre scritto sono ignorante….
    ma da giovini….quando si e’ innamorati….chi non ci ha mai provato di “metter ner su bianco” le proprie emozioni….
    che qualcuno abbia cercato di prenderti in giro….
    nemmeno benevolmente….
    non farci caso…
    e’ cornice sol di quadro…


    Un paio delle mie…in particolari momenti

    Non so´cosa mi stia succedendo
    sara´il cielo sempre nuvolo
    sara´ il sole che non vedo
    o sara´ questo dolore nuovo
    o sara´ delle troppe sigarette il fumo
    sara´ quella perduta lontana e dolce voce che sento
    sara´ quel sorridente e malizioso viso
    o sara´ il fischio del vento
    o sara´ questo dell´errore il rimorso
    sara´ questo dell´amore il mistero
    sara´ un impossibile canto
    Non so´cosa mi sta succedendo



    Queta mattina ho trovato un “CARO”….
    era li…come un osso spolpato….
    mi ci son messo a giocare sbattentolo al muro…
    e mi ritornava indietro….
    cosi come con una palla facevo da bambino
    poi non ho potuto far altro …
    che metterlo nella tasca del mio cuore..
    lo tirero´fuori ogni tanto…
    lo risbattero´ in qualche muro….
    e so´ che ritornera´ tra le mie mani.


    Qui piove.. e guardando dalla finestra
    vedo lontano un fulmine…. non sento il tuono
    invano atteso…tuono antica paura
    come il buio… e rifugiarsi la’ sul letto
    le paure di un bambino oramai svanite
    e credevo di non aver paura di nessuno e di niente
    ho beffeggiato persino la morte
    Ora… la riconosco di nuovo ed e´ piu´ grande
    e´ la paura di non trovare piu´parole
    per raccontarle del mio amore.



    La sento mia…..piccola e gracile
    non e´mai stanca….mi sta vicino e sorride
    riempe la mia vita…la solitudine e le ore
    la sera, prima del sogno ….e´il pensiero ultimo
    nell´ultima oscurita´ il suo pensiero e´il primo


    Non ci provero’ piu’ ….sono inadatto a scrivere poesie…ma a volte ci si lascia andare ….ci si prova almeno…ed un male infine non e’.
    Un saluto
    Rodolfo

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