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COGLIERE AL VOLO COME LA GERMANIA L’OPPORTUNITA’ DI PARTECIPARE AL GRANDE SVILUPPO INFRASTRUTTURALE DEL KAZAKHSTAN. CHE NEL 2017 OSPITERA’ L’EXPO’ SUL TEMA “ENERGIA DEL FUTURO”

Sviluppo infrastrutturale del Kazakhstan: grande opportunità per il “Sistema Italia”

Mario Lettieri* Paolo Raimondi** 

L’Italia dopo l’Expo 2015 di Milano passerà il “testimone” al Kazakhstan che nel 2017 ad Astana organizzerà l’Expo internazionale specializzato dedicato all’“Energia del futuro”. Questo fatto potrebbe diventare un’occasione privilegiata di dialogo con il governo kazako. Occorre che l’Italia, in quanto “sistema Paese”, coinvolga attivamente, secondo noi già da ora, le autorità di Astana con cui preparare insieme i progetti per il futuro.

Potrebbe essere per il nostro Paese l’occasione per allargare gli sbocchi e l’export, in particolare nei settori delle tecnologie, dell’agro-industriale e del nostro più qualificato made in Italy. Del resto, come è noto, il Kazakhstan è già un partner amico. Ora può diventare un alleato strategico.

Il Kazakhstan con una popolazione di 17 milioni di abitanti e un territorio vastissimo di circa 2 milioni e 700 mila kilometri quadrati è il cuore dell’Eurasia, ricco di materie prime, a cominciare dal petrolio e dal gas. Continua a leggere

Asia-Europe Meeting (ASEM) di Milano: OCCASIONE UNICA E GRANDIOSA PER L’EUROPA! ANCHE PER RITROVARE SE STESSA

ASEM di Milano: occasione unica per l’Europa

Mario Lettieri* Paolo Raimondi**

Il summit dell’Asia-Europe Meeting (ASEM) di Milano è differente da tutti gli altri numerosi incontri internazionali, a cominciare dal G20. Gli Stati Uniti saranno assenti. Si tratta infatti della conferenza dei capi di stato e di governo dell’Asia e dell’Europa.

Noi auspichiamo che questo evento sia consapevolmente trasformato dall’Unione europea e dai singoli Paesi dell’Europa in una occasione per avviare seriamente una cooperazione economica e strategica con l’intero continente euro-asiatico.

E’ stato un anno di conflitti e di destabilizzazioni, purtroppo non ancora risolti, nel continente europeo, nel Mediterraneo e nel vicino Medio Oriente. I paesi euro-asiatici però si presentano a Milano con una visione alternativa e strategica di sviluppo pacifico multipolare, con proposte concrete di riforma del sistema monetario internazionale e con programmi di ampio respiro nel settore delle infrastrutture e per la modernizzazione dei loro vastissimi territori. Continua a leggere

Come ancora oggi si falsa la Storia: la mostra a Milano su Costantino ne tace totalmente le responsabilità nella nascita del disprezzo cristiano verso gli ebrei

Riporto da italialaica.it il post del 17 novembre di Elio Rindone  intitolato “Costantino: a Milano una mostra che mistifica”.

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La manipolazione della storia non implica la necessità di dire il falso, perché basta evidenziare un dato e tacerne un altro.

È quanto accade, mi pare, con l’operazione in corso a Milano con la Mostra che celebra il diciassettesimo centenario della emanazione nel 313 d.C. dell’Editto di Milano da parte dell’imperatore romano d’Occidente Costantino e del suo omologo d’Oriente, Licinio.

La mostra, ideata dal Museo Diocesano di Milano, realizzata con la collaborazione dell’Arcidiocesi e dell’Università degli Studi della stessa città, intende esaltare l’imperatore Costantino quale iniziatore di un periodo di libertà religiosa per il rescritto del 313, di cui si riporta l’affermazione centrale: “Noi, dunque Costantino Augusto e Licinio Augusto abbiamo risolto di accordare ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità”.

Leggendo queste parole, molti saranno d’accordo con quanto dice Paolo Biscottini, curatore della mostra e direttore del Museo diocesano: “Ogni individuo non può fare a meno del senso religioso e l’editto di Milano segna l’inizio di una cultura occidentale fondata su una tolleranza intesa come rispetto del senso religioso”. Tesi ribadita in un’intervista alla Radio Vaticana dall’altra curatrice, Gemma Sena Chiesa: “l’Editto di Costantino è per noi un testo fondamentale, perché proclama la libertà del cristianesimo e la libertà di tutte le religioni. Una testimonianza, quindi, estremamente moderna, di un sentimento moderno che oggi noi riteniamo fondamentale: la disponibilità all’incontro con gli altri, con il ‘diverso’, e la tolleranza verso tutti. In mostra abbiamo riportato proprio il pezzo dell’Editto di Costantino che, con parole solenni ed importanti, dà a tutti la libertà di professare liberamente quello in cui credono”.

Peccato, però, che Costantino non si sia limitato ad emanare questo celebre editto ma abbia anche detto e fatto altro, che è necessario ricordare per una valutazione complessiva della sua figura. Continua a leggere

Romanzo – e verità – di una strage: quella di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. E della perdita della nostra innocenza.

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Questo qui sopra è il link del file dell’intervista che mi ha fatto Radio Città Futura il 3 aprile riguardo le polemiche feroci nate dal film di Marco Tullio Giordana “Romanzo di una strage”. Il film è stato tratto dal libro “Il segreto di piazza Fontana”, scritto dal mio amico e collega Paolo Cucchiarelli, il quale sostiene che a piazza Fontana le bombe erano in realtà due. Una di scarsa potenza messa molto probabilmente dall’anarchico Pietro Valpreda, incolpato subito della strage a mo’ di capro espiatorio e uscito indenne di scena dopo qualche anno di galera grazie al sottoscritto e a Mario Scialoja de L’Espresso. L’altra, di potenza devastante, messa da un provocatore prezzolato somigliante a Valpreda per poterlo incastrare, come in effetti avvenne. Per reazione a quella strage e al disegno autoritario che le stava dietro nacque il terrorismo di sinistra, dagli anni delle bombe fasciste e di Stato agli anni di piombo. Qualcuno – mi pare il sindaco di Milano Giuliano Pisapia – ha detto che il 12 dicembre 1969 noi italiani, e non solo quelli della nostra generazione, abbiamo perso la nostra innocenza. E’ vero.

Prima che Cucchiarelli scrivesse il libro ho parlato con lui un paio di volte, raccontandogli le cose che mi sono tenuto dentro per decenni e alle quali ho accennato a volte nel nostro blog.

Quando mi hanno intervistato non avevo ancora visto il film e non volevo vederlo: meglio guardare avanti che indietro. Per giunta, così in profondità…. Poi su consiglio di Scialoja tre giorni fa sono  andato a vederlo. E oggi a Cucchiarelli ho scritto questa lettera:

“Caro Paolo, il film non lo avevo ancora visto e non volevo vederlo. Poi Mario Scialoja m’ha chiesto un commento al suo blog dedicato proprio al film e alla strage, e m’ha detto che  valeva la pena lo vedessi. Molto potenti, e per me emotivamente insostenibili, le scene delle manifestazioni di massa. Di forte impatto la scena dell’esplosione che si riversa sulla piazza. M’è venuta in mente la scena del film Vajont di Martinelli nella quale l’arrivo dell’onda che spazzerà via mille vite umane e qualche paese è preceduta dal vento spinto avanti in crescendo dall’acqua che avanza tutto travolgendo. Una scena che ferma il tempo. Ti inchioda al dolore. Ti inchioda al riviverlo…. Il vento in arrivo ti succhia via il fiato, ti svuota i polmoni, l’irrompere della massa d’acqua ti annega nei ricordi… Continua a leggere

Sbaglia chi gioisce per l’intervento (ambiguo) della Chiesa contro Berlusconi

Non credo ci sia molto da gioire perché il cardinale Angelo Bagnasco, capo dei vescovi italiani, ha finalmente detto quello che ha detto a proposito del bisogno di “aria pulita”. Premesso che di aria pulita c’è bisogno anche nella Chiesa, e in particolare a Genova visto lo scandalo del prete pedofilo don Riccardo Seppia e visto l’ostracismo anche da parte dello stesso  Bagnasco verso il “prete da marciapiede” don Andrea Gallo, ci sono alcune considerazioni da fare.
La prima considerazione è che il ritardo della Chiesa nel prendere posizione contro il degrado non solo morale che promana dal sistema Berlusconi e annesso stile di vita non è certo un ritardo casuale. E’ da oltre un anno che la Chiesa avrebbe dovuto parlare. Non agli italiani tutti, ma ai suoi credenti. Avrebbe dovuto farlo non appena venuto a galla lo scandalo dei rapporti con la minorenne Noemi di Napoli e avrebbe dovuto rifarlo non appena tracimato il liquame stappato da Patrizia D’Addario&C. Invece la Chiesa era anzi perfino propensa al perdono e alla benedizione pubblica con il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, accorso all’Aquila alla tradizionale Festa della Perdonanza per, appunto, perdonare e assolvere Berlusconi. Solo la puttanata di Vittorio Feltri su Il Giornale contro Dino Boffo fece saltare la progettata trasformazione della Perdonanza in Puttananza. Continua a leggere

Il Lupo 007 deve avermi scambiato per Cappuccetto Rosso. Mi è stata fatta a suo nome una bella proposta truffa: “Trovami 4 milioni di euro che facciamo liberare Emanuela Orlandi”. Cifra poi scesa, come in un suk di peracottari, ad appena 100 mila euro….

“250 mila euro per leggere il suo memoriale. Altri 250 mila per portartene via una copia. E 3 milioni e mezzo di euro per far liberare Emanuela Orlandi. Così tu diventi il giornalista più famoso del mondo”. La proposta mi lascia a bocca aperta. A farmela non è uno sconosciuto o un cialtrone, ma uno stimato professionista che conosco da 30 anni e che in passato ha avuto l’avventura di difendere in una causa civile un parente di un carabiniere di Bergamo che si chiama Luigi Gastrini. Sì, proprio il sedicente ex 007 dei nostri servizi segreti militari Sismi, asserito nome in codice Lupo, attuale proprietario di una fattoria in Brasile, che la sera del 16 giugno ha telefonato in diretta al programma Metropolis della tv privata capitolina RomaUno per dire che “Emanuela Orlandi è viva e si trova in un manicomio a Londra”. Scatenando così l’ennesima pista farsa sulla pelle della povera Emanuela. Che anche questo Lupo a Metropolis raccontasse fregnacce lo si capiva non solo per il fatto che è ormai fin troppo evidente che purtroppo Emanuela è morta, ma anche da altri due particolari. Il primo è che in Inghilterra i manicomi non esistono. Il secondo è che Lupo Gastrini in quella telefonata ha detto a Pietro Orlandi, fratello di Emanuela e presente in studio con Fabrizio Peronaci del Corriere della Sera, che suo padre, Ercole, aveva scoperto e forse coperto un brutto “giro di quattrini della banca Antonveneta”: il problema è che l’Antoneveneta è nata solo 16 anni DOPO i fatti descritti dal nuovo fantasista sedicente Lupo del Sismi. Continua a leggere

La domanda è ormai d’obbligo: ma il chiavalier Berlusconi è un uomo di Stato o un cialtrone? La risposta l’ha data lui stesso: con la figura di merda del sussurrare all’orecchio dell'”abbronzato” la clamorosa balla e calunnia dell’Italia soggetta alla “dittatura dei giudici di sinistra”

La figura di merda, e da omuncolo, fatta da Berlusconi sussurrando a Obama l’incredibile fregnaccia, e calunnia, che in Italia c’è, più o meno, la “dittatura dei giudici di sinistra”, è incredibile, ma è il logico sviluppo del modo di fare del Chiavaliere. Partiamo da una domanda. Un capo di governo che in campagna elettorale si precipita a far visita molto strombazzata a una donna che s’è fatta ricoverare in ospedale per un paio di lividi, accampando una aggressione per mano degli “avversari politici” peraltro inesistente , ma non è MAI andato a far visita ai feriti e mutilati sul lavoro, non è MAI andato a un funerale di un morto sul lavoro – cioè di una vittima delle cosiddette “morti bianche”, in realtà nere anch’esse per il lutto e il dolore – e non è MAI andato a rendere omaggio ai familiari della vittima, un tale capo di governo somiglia di più a un uomo di Stato o a un cialtrone? Deve vergognarsi o essere fiero del suo comportamento? Per saperlo, avevo in mente di telefonare direttamente a Silvio Berlusconi per porgli le domande, ma dopo la “spiata” all’orecchio di Obama, telefonargli è superfluo. Non ce n’è più bisogno, le risposte sono chiare, chiarisime, e coram populo. Ma le domande gliele avrei fatte anche in considerazione del fatto che in tema di “morti bianche” l’Italia ha il triste primato europeo, si viaggia al ritmo dalle 3 alle 4 morti al giorno. Per non parlare delle migliaia di feriti, spesso mutilati, dovuti agli oltre 700 mila infortuni l’anno, feriti e mutilati che non hanno certo solo un paio di lividini come la signora visitata a Milano con non disinteressato clamore dal cavalier Chiavaliere. Continua a leggere

A Milano ormai siamo al “dalli all’untore!”. L’indecenza e la disonestà dei berluscones è lampante: colpevolisti a razzo quando si tratta degli “altri” e servi innocentisti quando si tratta del Chiavaliere

Vabbé che siamo nella manzoniana città di Milano, ma questa gara al “dalli all’untore!” scatenata dal trio Bossi/Moratti/Berlusconi più che promessi sposi sa di pagliacci. Ma andiamo per ordine. So bene che ci sono altri argomenti importanti, da Netanyahu che cerca di far sfrattare Obama dalla Casa Bianca alla allucinante vicenda di Strauss Kahn, ma visto che a Milano forse riusciamo da dare un calcio nel “culo flaccido” di Berlusconi parliamo ancora un po’ delle elezioni meneghine.

Ah, il maledetto vizio dell’ipocrisia basata sui due pesi e due misure! Un vizio che dimostra in modo lampante la disonestà di chi ne è afflitto. E infatti: il lato comico, o se si preferisce tragico, delle accuse di violenza lanciate dai vari Berlusconi, Moratti e compagnia cantante contro Pisapia per le asserite “aggressioni” a due o tre sciùre meneghine da parte dei “brigatisti pisapiani” è che a trasformare immediatamente in certezze, equivalenti a sentenze definitive, quelli che tuttalpiù sono indizi è la stessa bella gente che si copre gli occhi di fronte alle testimonianze e alle prove che inchiodano Berlusconi su una serie di reati sfociati in tre processi. In italiano questo modo di fare, il trasformare degli indizi in prove certe pur di metterla a quel posto agli avversari, si chiama anche  barare. Ma non è questo il grave. Il grave è il disonestissimo e lampante doppiopesismo: qualunque prova e accusa contro Berlusconi viene ridicolizzata, diventa occasione per sfoggiare il negazionismo, il riduzionismo e il relativismo, mentre qualunque blablablà utile alla bisogna viene spacciato ipso facto per verità assodata per poterla impugnare a mo’ di manico di coltello per colpire alle spalle gli avversari politici da parte di chi, ignorando l’italiano e non temendo il ridicolo, si dice Partito dell’Amore. Continua a leggere

Le false accuse di Letizia Moratti contro Giuliano Pisapia non sono state una caduta di stile, ma l’espressione dello stile padronale. Poi blaterano di Partito dell’Amore…

Quella di Letizia Moratti contro Giuliano Pisapia NON è stata una caduta di stile. E’ stata una espressione dello stile reale della Moratti, chiacchiere e sorrisi da sciùra meneghina bene a parte. Lo dimostra la volgare e maniacale insistenza di Berlusconi e del suo sodale Umberto Bossi nel lanciare accuse campate per aria contro il concorrente della Moratti sindaco . La mascalzonaggine dell’accusare Pisapia di voler fare di Milano una “zingaropoli musulmana” è duplice, anzi triplice. Intanto non è affatto vero che Pisapia vuole “una moschea in ogni quartiere”, e anche se fosse non si vede dov’è lo scandalo. Pisapia ha solo messo in chiaro che anche i musulmani hanno diritto ad un loro luogo di culto, pagato peraltro di tasca propria. Il che NON significa affatto voler musulmanizzare milano. La volgare e bugiarda accusa del tandem BeBo, Berlusconi Bossi, alias l’accoppiata sessuomane mister Bunga Bunga e il senatùr padano La Lega Ce L’Ha Duro, mostra un robusto razzismo e “dalli all’untore” contro i musulmani. Che spesso sono molto più civili e decenti di Bossi e anche di Berlusconi, per non dire delle accolite che li contornano. Infine il razzismo contro i rom. Poiché i rom hanno subito dai nazisti un Olocausto (termine peraltro fuorviante perché nella bibbia indica un rito di sacrificio a Dio) sul piano numerico meno grave di quello subito dagli ebrei, ma percentualmente più grave, ne consegue una gigantesca dimostrazione di ipocrisia di chi ancora oggi sbraita contro i rom e giustifica sempre Israele in quanto “Stato di tutti gli ebrei del mondo” e in quanto gli ebrei hanno subito il pesante di sterminio per mano nazista. Altro che negazionismo, riduzionismo e relativismo! Ci si riempie la bocca e i giornali quasi ogni giorno di Shoà e Memoria a senso unico, ma nessuno sa che la Shoà dei rom ha un suo nome, anzi due (Samudaripen e Porrajmos). Ah, i guasti della Memoria priva di memoria…. Continua a leggere

Da Ratzinger a Bossi padre e figlio, da Alfano a Feltri: una Pasqua senza resurrezione, Via Crucis perpetua lastricata di misteri. Vergognosi.

Per essere una “Pasqua di resurrezione” quella dell’attuale gruppo dirigente del Vaticano e della Chiesa è stata una Pasqua di sprofondamento. Sprofondamento nel disgusto crescente provocato da una sfilza di dichiarazioni una più demenziale dell’altra. Il tutto mentre il nostro Umberto Bossi, dopo avere voltato italiotamente la gabbana da nemico dei “vescovoni” a baciapile indefesso, si porta appresso il figlio alle riunioni “strategiche” con il primo ministro Silvio Berlusconi dando così un clamoroso esempio di familismo degno della più incallita “famigghia” dell’onorata società, quella degli amici degli amici. In totale, aprile ha collezionato un discreto numero di misteri non solo niente affatto gloriosi, ma decisamente vergognosi. Continua a leggere

Milano Ittaglia: per metterla in ginocchio non serve il generale Inverno, basta il caporale Un Po’ Di Neve. Mentre passa per martire tipo S. Sebastiano il Berlusconi che vorrebbe strangolare qualche regista e fa il gesto “scherzoso” di sparare a una giornalista, il presidente Napolitano ha fatto passi da gigante: per definire aggressione quella di Tartaglia a Berlusconi non ha aspettato decenni come nel caso dell’Urss contro l’Ungheria e non s’è voltato dall’altra parte come per la mattanza di Gaza


http://www.youtube.com/watch?v=cbfeGUI6Ltc&feature=rec-LGOUT-exp_fresh+div-1r-3-HM

Il lato comico è che a Milano quando c’è un accenno di neve la gente veste come se dovesse attraversare il polo Nord o la Siberia. Ovunque, cappotti e giubbottoni o pellicce esagerate, cappucci stile Natasha, guanti iper, doposcì o stivali a tenuta stagna che neppure Napoleone alla Beresina. Con un grado sotto zero i milanesi si convincono di essere tutti in Lapponia, e più sono ricchi più sono ridicoli nel loro vestire demenzial siberiano e andare anche al bar sotto casa con il fuoristrada o comunque il mega cafone macchinose galattico. Poi però, a conferma che l’importante è fare scena e fregarsene della realtà reale, far finta di essere qualcuno e qualcosa senza in realtà essere niente e nessuno, insomma sotto il vestito e i capelli niente di niente, ecco che ogni volta che nevica sul serio Milano va in tilt, 10-20 centimetri di neve – per giunta previsti da una settimana – le fanno l’effetto di 10-20 vodke a un astemio. Napoleone e l’Italia di Mussolini furono sconfitti in Russia dal generale Inverno, Milano e l’intero Strapaese sono invece regolarmente messi in ginocchio dal caporale Un Po’ Di Neve. A Washington sono caduti 60 centimetri di neve, oltre il triplo che a Milano, eppure non c’è stata nessuna paralisi. A Milano invece con una spazzolatina di neve sparisce l’acqua in posti come Rozzano, senza che nessuno sappia o dica il perché, e non reggono i trasporti, il traffico e neppure il cervello degli amministratori cittadini, come fosse già debole di suo. Ho sentito con le mie orecchie il vicesindaco De Corato, persona seria e credo anche onesta, straparlare di soli otto mezzi “spargineve” in una intervista a Radio Popolare. Solo dopo molti minuti si è accorto che stava confondendo gli autocarri spargisale con gli inesistenti “spargineve”, per fortuna appunto inesistenti: ci manca solo che a Milano già al tracollo per la neve ci fossero pure camion che ne spargono ancora. Il brutto però è che, e mi duole dirlo, anche l’intervistatore di Radio Popolare è andato avanti un bel pezzo ripetendo degli “spargineve” che uscivano dalla bocca del vicesindaco.

Non ricordo se era il1985 o qualche anno dopo, ma a Milano ci furono una quindicina di centimetri di neve e andò tutto in malora, esattamente come questa volta. Feci una inchiesta per L’Espresso in tandem con il mio collega Roberto Di Caro. Chissà se gli sono cadute le braccia anche a lui in questi giorni… Continua a leggere