Iran: come sempre, il diavolo non è brutto come lo si dipinge. Anzi, sorpresa: l’Iran non è affatto il diavolo

Chi vincerà le elezioni presidenziali, inshallah?
“Chi verrà scelto dal popolo”.
Certo, ma – chiunque vinca – lei non crede sia comunque auspicabile un cambiamento?
“Il cambiamento ci sarà e sarà molto grande. L’opinione pubblica mondiale ne sarà sorpresa”.
E quali saranno i temi del cambiamento? Per esempio, quali sono i punti centrali del suo programma?
“Lo sviluppo economico, la politica estera, i diritti civili e i diritti delle donne”.
Ad Esfahan, mentre entriamo nella cattedrale cristiana armena di S. Gregorio, nota anche come cattedrale di Vank, la nostra guida Reza Sayah (a destra in entrambe le foto, con gli occhiali da vista) riconosce tra le guardie del corpo che lo circondano per farlo uscire senza intoppi Mehdi Karroubi, presidente del parlamento e – con Mir-Hossein Moussavi – uno dei due candidati riformisti alla presidenza della repubblica islamica dell’Iran, e con presenza di spirito gli grida al volo: “Presidente, sono con un gruppetto di giornalisti italiani in visita turistica. Perché non si fa intervistare?”. Karroubi è colto di sorpresa quanto noi e gli uomini della sua scorta, ma si ferma sorridendo forse solo per salutarci. Presi alla sprovvista, i miei colleghi si traggono d’impaccio additandomi: “Su, fagli delle domande”. Totalmente impreparato e anche incredulo, ho reagito d’istinto con la prima domanda, fin troppo diretta: tant’è che ho pensato bene di ingentilirla terminando con la parola “inshallah”, cioè “a Dio piacendo”. Poi è una giovane collega a chiedergli quali siano esattamente i punti del suo programma politico. E quando Karroubi nomina i diritti civili e quelli delle donne a volergli far domande siamo in molti, l’incontro casuale rischia di diventare una assemblea compresi i passanti e i curiosi, ma gli appuntamenti del candidatio presidenziale e l’insistenza della scorta non gli permettono di fermarsi se non per pochi minuti.
Sicuro di sé e affabile, Karroubi nonostante il turbante mi ricorda da vicino sia i migliori leader democristiani di una volta che quelli socialisti: molto abile, paziente ma molto deciso, del tipo che punta al cambiamento vero senza esagerare nella retorica e conciliando tra loro temi apparentemente inconciliabili. Fa uno strano effetto sentir parlare di diritti civili e diritti delle donne uno dei principali uomini politici di una repubblica islamica nota anche per l’obbligo delle donne di indossare in pubblico il velo, ma la sincerità di Karroubi si percepisce con chiarezza. Con tanta chiarezza che quando lui elenca la politica estera come il secondo punto dei cambiamenti necessari si capisce che parla anche di un decisivo miglioramento dei rapporti con gli Usa e Israele. Il cui nuovo governo ha tentato di ottenere negli ultimi giorni della presidenza di Bush il disco verde per il bombardamento della centrale nucleare di Natanz ed è stato ammonito due volte nelle ultime due settimane da Obama a non fare colpi di testa militari contro l’Iran. Il nuovo governo israeliano ha vinto le elezioni anche promettendo di bloccare con “qualunque mezzo” il programma nucleare iraniano ed è talmente ben deciso a distruggere la centrale nucleare “sospetta” che Obama non solo gli ha spedito in gran segreto due settimane fa il capo della Cia per “consigliare” di non far decollare i bombardieri, ma ha pensato bene di non aspettare l’ormai imminente arrivo a Washington del nuovo primo ministro israeliano per ripetergli di persona e a quattr’occhi il concetto, preferendo un ammonimento espresso pubblicamente prima dell’arrivo del baldanzoso ospite.

A proposito della centrale di Natanz, si dà il caso che ci passi davanti una autostrada, tant’è che la abbiamo vista da non più di 300 metri di distanza. E’ impossibile che qualcuno, iraniano o israeliano o eschimese, si metta a fabbricare bombe atomiche, o anche solo ad arricchire l’uranio al punto da poterlo usare in seguito per le bombe, davanti a una autostrada. Non a caso i laboratori israeliani di Dimona, nel deserto del Negev, dove le bombe atomiche la hanno fabbricate e le fabbricano per davvero, mi dicono siano piuttosto lontani da autostrade e occhi indiscreti… Compresi quelli innocenti dei turisti.
Ho notato che dagli impianti di Natanz parte una lunga fila di tralicci che reggono cavi elettrici. Di solito i tralicci che ho visto in Iran reggono dai tre ai sei cavi, quelli che si snodano da Natanz ne reggono invece 12, segno che la centrale già produce corrente elettrica. Il che parrebbe equivalere a dire che gli iraniani non raccontano balle quando giurano e rigiurano che non solo non stanno tentando di arrivare a produrre bombe atomiche, ma non ne hanno nessuna intenzione neppure per il futuro. Del resto gli ispettori dell’Agenzia atomica internazionale non hanno segnalato nulla di allarmante, a parte gli interessati allarmismi della stampa occidentale e soprattutto israeliana, chiaramente imbeccata da chi vuole fare il bis dell’avventura irachena utilizzando la tessa strategia: quella della menzogna e del mentire sapendo di mentire.

In fatto di Iran e bombe atomiche l’ebreo americano Noam Chomsky ama ogni tanto ricordare che la buonanima di Reza Pahlevi, scià di Persia ovvero dell’Iran ai tempi della sua sanguinosa monarchia benedetta dall’Inghilterra e dagli Usa, stava per comprare uno dei più prestigiosi laboratori di ricerche atomiche degli Stati Uniti e ci teneva a dichiarare che voleva quei laboratori “perché siamo ben decisi ad arrivare a produrre armi atomiche”. Chomsky ama ricordare anche che “l’affare” non andò in porto solo per la decisa opposizione dei docenti, ricercatori e scienziati che in quei laboratori lavoravano. E’ quindi evidente che l’allarmismo degli Usa oggi è quanto meno poco credibile, per il semplice motivo che dopo la beata disponibilità della Casa Bianca a vendere laboratori nucleari all’Iran perché si facesse le sue belle bombe atomiche, in funzione anti Urss, non è più credibile quando sbraita inventandosi un (inesistente) pericolo atomico militare dell’Iran di oggi. Del resto gli Usa non sono molto credibili soprattutto quando parlano della necessità di “esportare la democrazia” a cannonate. La democrazia infatti gli Usa l’hanno soffocata sul nascere proprio in Iran, quando organizzarono il sanguinoso colpo di Stato che eliminò il democraticamente eletto capo del governo Mossadeq, reo di voler nazionalizzare il petrolio, così come poi la soffocarono in Congo con il golpe e annessa uccisione di Lumumba, in Indonesia con il golpe che abbatè Sukarno e in Cile con quello che abbattè Allende e portò alla sanguinosa dittatura militare. C’era del resto la Cia, cioè gli Usa, anche dietro la dittatura militare argentina e annessa uccisione di qualche decina di migliaia di esseri umani. Capisco avere poca memoria, ma allora non asfissiamo la gente cone la Memoria a senso unico.

Se davvero l’interesse principale degli Usa e dell’Europa fosse la democratizzazione dei governi del Medio Oriente la prima cosa da fare sarebbe allora cambiare l’odioso regime in Arabia saudita, dove gli inglesi misero sul trono i più fanatici in circolazione, vale a dire il ramo wahabita dell’Islam, e dove tuttora le donne – tra i molti divieti che devono subire – hanno anche quello di guidare l’auto e perfino di andare in bicicletta! Altro che il velo islamico delle donne iraniane, che lo hanno ormai sempre più trasformato in capo di abbigliamento disinvolto, come lo scialle delle nostre nonne. E che rifiutarono l’ordine di toglierselo emanato a suo tempo dallo scià, anche quello messo sul trono dai colonialisti inglesi esattamente come i wahabiti.  Le giovani iraniane, onnipresenti, allegre e piene di vita, meritano un discorso a parte, a partire dal fatto che costituiscono addirittura il 70 per cento della popolazione scolastica, segno certo che non sono discriminate, o comunque non come ci viene fatto credere, mentre invece sono minoranza nei luoghi di lavoro perché – stando almeno a quel che amano dire gli uomini – dopo avere giustamente preteso di essere colte alla pari dei maschi preferiscono ancora in molte lasciare a loro la vita lavorativa esterna e gestirsi invece quella domestica, nella quale hanno meno obblighi e più diritti di quanto pure si ama farci credere.

Ma il duro regime dell’Arabia saudita ci fa comodo come alleato politico militare, e quindi urliamo per il velo islamico, però ce ne freghiamo – con i soliti due pesi e due misure – di ben altro dei sauditi a danno delle donne e non solo delle donne: i giganteschi proventi del petrolio servono anche a mantenere nel lusso 30-40 mila “prìncipi” della famiglia o meglio della tribù saudita, con corruzione e danno dell’interese generale, tanto da avere finito con il far nascere per protesta l’intero gruppo dirigente del ben noto Bin Laden. Figlio anche lui quindi della nostra cecità, oltre che delle alleanze più criminali degli Usa con chiunque disposto a suo tempo ad aiutarli nella lotta armata contro l’Urss.  L’obiettivo reale del nostro continuo abbaiare contro l’Iran non è affatto una sua migliore democrazia, bensì impedire il suo decollo economico ed industriale. L’Iran infatti è un Paese temibile perché oltre ad avere immense riserve petrolifere ha anche oltre 5.000 anni di civiltà – e che civiltà! – ed è quindi in grado di fare rapidamente passi da gigante in campo scientifico, industriale ed economico, funzionando anche come volano per l’intera zona.

Vorrei sommessamente ricordare che dalla civiltà della zona iranica e mesopotamica, cioè anche dell’attuale Iraq, è nata anche la base della nostra stessa civiltà e perfino della nostra o delle nostre religioni, oltre che la scrittura delle parole. E’ a Susa che i segni scritti per documentare i debiti verso il Palazzo e il Tempio sono pian piano diventati parole scritte. E a chi – contro ogni evidenza archeologica – crede che Abramo sia realmente esistito è bene ricordare che il famoso patriarca e i suoi emigrarono dalla natia città di Ur: la “terra dei padri” – e per certi versi la stessa terra natia dell’ebraismo – è perciò l’Iraq, non la mai esistita “Terra Promessa”, invenzione di un altro clero “duro e puro”. E fu il persiano Ciro a permettere se ne tornasse a casa quella parte di popolazione ebraica che 70 anni prima era stata trasferita d’autorità a Babilonia, come del resto era normale accadesse anche ad altri popoli dato che i regnanti volevano amalgamare il più possibile i popoli del proprio impero: nulla a che vedere dunque con l’antisemitismo, l’odio universale per gli ebrei e simili facili slogan. Il “Va, pensiero” di Giuseppe Verdi andrebbe dedicato anche ad altre etnie, anziché farne il solito boccone per la bulimia retorica a senso unico.

Il persiano, cioè iraniano, Ciro è stato senza dubbio più generoso per esempio dell’attuale ministro degli Esteri di Israele, Avigdor Lieberman, che vuole “trasferire” all’estero, ma senza ritorno in futuro, i tre milioni di arabi israeliani e di palestinesi che ancora si accaniscono a vivere o sopravvivere dentro i confini di Israele. Che l’Iran abbia bisogno di capitali ed energia elettrica lo si percepisce chiaramente girando per il Paese, che è un immenso cantiere a cielo aperto. Sono in costruzione metropolitane a Teheran (17 milioni di abitanti) e ad Esfahan (tre milioni di abitanti), ma certo non solo in quelle due città, piuttosto tetra la prima e davvero splendida la seconda, e sono in costruzione un po’ ovunque autostrade e ferrovie per accorciare le distanze e facilitare i trasporti in un Paese che è quasi cinque volte l’Italia ed è attraversato da quella che era la Via della Seta, vale a dire l’arteria che per oltre 20 secoli ha fatto arrivare in Occidente, Roma prima ed Europa dopo, materie prime, conoscenze e beni di lusso senza le quali e senza i quali non sarebbe durata a lungo Roma e non sarebbe nata l’Europa. Stiamo infatti parlando di un traffico la cui importanza vitale era talmente chiara già ai romani da avere tentato più volte di conquistare la Persia, cioè l’Iran di oggi, senza mai riuscirvi: l’immensamente ricco Crasso ci rimise la vita assieme ai suoi soldati e l’imperatore Valeriano non solo venne sconfitto in battaglia, ma visse prigioniero del re persiano Shapur che lo aveva sconfitto e lo umiliò per il resto della sua vita usandolo – secondo alcune fonti non molto attendibili – anche come sgabello per montare a cavallo. E l’importanza vitale dell’arteria chiamata Via della Seta era talmente chiara anche in seguito che quando il diffondersi dell’Islam ne rese problematico l’accesso all’Europa un certo Cristoforo Colombo provò ad aggirare il problema tentando di raggiunge le Indie dalla parte opposta, cioè da Occidente via mare anziché verso Oriente via terra. Tentativo che gli fece “scoprire” quel continente già abbondantemente scoperto da secoli dai milioni di persone che lo abitavano e che abbiamo spazzato via, continente in seguito a noi noto con il nome di America.

Per fare cassa e avere i fondi necessari a sostenere lo sviluppo e dar vita all’imponente piano di opere pubbliche l’Iran deve vendere più petrolio. Ma per venderne di più deve consumarne di meno, e le centrali nucleari appunto a questo servono, a produrre cioè elettricità senza bruciare petrolio con le centrali termiche usuali. Anzi, le centrali nucleari prendono due piccioni con una fava: fanno risparmiare petrolio e producono grande quantità di energia elettrica, necessaria per mandare avanti ferrovie, metropolitane, industrie e illuminazione civile crescente man mano che aumenta il livello di vita e quindi i consumi. Tanta fame ha l’Iran di energia elettrica che sta mettendo a punto anche un programma per produrla sfruttando il sole, che certo non manca per esempio nelle sue varie zone desertiche. Verranno costruite anche centrali a energia solare, le quali però hanno un punto debole: poiché i pannelli solari devono avere una grande totale e devono necessariamente essere piazzati in superficie, privi quindi di qualunque protezione, ecco che diventano obiettivi facilmente distruggibili con bombardamenti aerei o missilistici. L’Iran ha già dovuto sopportare oltre alla rivoluzione contro lo scià anche otto anni di guerra con l’Iraq, che venne sostenuto dagli Usa, specie dall’allora uomo d’affari Donald Rumsfeld diventato poi lo stratega bellicoso di Bush, ben decisi a evitare il decollo economico sia dell’Iraq che dell’Iran. Nulla di meglio quindi di una bella guerra e qualche milione di morti per praticare l’usuale “divide et impera” e per far lavorare la gigantesca industria militare a stelle e a strisce, che con le guerre si ingrassa sempre quanto meno vendendo armi ai belligeranti, cosa che ha anche il vantaggio di permettere di svuotare i propri depositi di armi vecchie, per sostituirle con armi nuove.  Si tratta però di giochini che non possono durare in eterno, perché anche i più ottusi e fanatici alla fine mangiano la foglia e imparano la lezione.

Per ora mi fermo qui. Ma su quello che ho visto e capito in Iran, anche parlando con esponenti della famosa scuola coranica della “città santa” di Qom, resta famosa da Khomeini, sarà il caso di scrivere anche un’altra puntata del blog. E’ però utile che aggiunga fin da ora che l’Iran è molto diverso da come lo si dipinge. L’ho appurato non da solo, visto che da Shiraz a Teheran siamo stati liberi di andare dove ci pareva e di parlare con chiunque volesse rispondere alle nostre domande, scoprendo così che la popolazione, specie i giovani e soprattutto le ragazze, molto aperte e anzi civettuole in particolare a Shiraz, è molto cordiale, curiosa, sempre desiderosa di parlare con i turisti. E a proposito di turisti, cominciano a essercene molti, specie italiani. Buon segno e speriamo che il turismo cresca.

Certo, un regime teocratico non è il massimo della vita, non lo si augura a nessuno e non lo vorremmo mai in Italia, dove abbiamo conosciuto per secoli il potere politico della teocrazia cattolica, ma è sorprendente come un governo “di preti” sia riuscito a rimettere in moto, a far sviluppare e rendere più moderno un Paese dissanguato anche dagli otto anni di guerra con l’Iraq. La Chiesa ha comandato direttamente il suo Stato pontificio per secoli e indirettamente non solo l’Italia per altrettanti secoli, ma NON ha saputo MAI promuovere lo sviluppo economico, anzi tutt’altro, per non parlare dello sviluppo scientifico: se c’era uno Stato ridotto a un livello di vita davvero basso, da “valle di lacrime”, era proprio quello pontificio. Compresa Roma che a un certo punto era stata ridotta ad avere appena 80 mila abitanti quando Napoli ne aveva dieci volte di più e inaugurava la prima ferrovia italiana se non europea.

351 commenti
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  1. L'Ingegner Comunista
    L'Ingegner Comunista says:

    Per Marco Tempesta, Lei è insolente ed offensivo!

    Lei offende gratuitamente la sinistra. Lei non conosce o fa finta di non conoscere! Si documenti, anzichè scrivere sciocchezze si vada a leggere i risultati economici del centrosinistra per quel poco tempo che Bertinotti l’ha lasciata governare.

    Ma quale male minore, il nano deve ringraziare il suo miglior alleato, tal Bertinotti che di comunista aveva ed ha poco o nulla.

    Sia decente e scriva con cognizione di causa, non pisci contro vento.

  2. L'Ingegner Comunista
    L'Ingegner Comunista says:

    Strano, molto strano che un pensionato che riceve dallo stato una esigua pensione sia abbagliato da un truffatore incallito.

  3. marco tempesta
    marco tempesta says:

    L’individuo è libero nella misura in cui è proprietario della propria persona e delle proprie capacità

    Correggo in: ” l’individuo è libero nella misura in cui può utilizzare le proprie capacità”
    :::::::::
    “l’essenza dell’uomo consiste nel non dipendere dalla volontà altrui, e la libertà è funzione di ciò che si possiede”

    Sono due concetti non collegati. La LIBERTA’, non l’essenza, consiste nel non dipendere dalla volontà altrui.
    la libertà è funzione della POSSIBILITA’ DI UTILIZZARE ciò che si possiede, non nel possesso in sè.
    :::::::::::::
    La società consiste di relazioni di scambio tra proprietari

    Non necessariamente. C’è scambio anche dove non c’è proprietà, ammenocchè non si voglia considerare proprietà anche le idee.
    ::::::::::::::
    La società politica diventa un meccanismo progettato al fine di difendere questa proprietà e di mantanere una ordianata relazione di scambio.

    sostituirei il termine ‘proprietà’ con ‘libertà’

  4. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Strano, molto strano che un pensionato che riceve dallo stato una esigua pensione sia abbagliato da un truffatore incallito.
    ———–
    Non sono abbagliato dal truffatore, sono spaventato dagli imbecilli della parte avversa!

  5. marco tempesta
    marco tempesta says:

    per l’ ingegnere comunista:
    specifichi le accuse, non rimanga nel generico degli insulti.

  6. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Caro davide, vale anche per lei quello che ho detto all’ingegnere: argomentazioni logiche, non generici insulti!

  7. L'Ingegner Comunista
    L'Ingegner Comunista says:

    vede Lei oltre ad essere gratuitamente offensivo è anche un volgare provocatore alla Gasbarri, per capirci.

  8. Linosse
    Linosse says:

    X CC
    Ragionando sulla tua affermazione si puo sostenere senza essere contraddetti(includendo anche Marco il commentatore che su Marx,i tre fratelli,scrive e racconta barzellette, ampliando il repertorio, pure lui)che qui da noi “non manca la libertà(per adesso)ma gli uomini liberi”.
    Saluti
    L.

  9. marco tempesta
    marco tempesta says:

    Ma quale male minore, il nano deve ringraziare il suo miglior alleato, tal Bertinotti che di comunista aveva ed ha poco o nulla.
    ———-
    Solo Bertinotti? Io ho fatto un elenco un po’ più lungo, e mi sono molto limitato…
    Il PD come partito non vale una minchia così come è strutturato adesso. Se non si rinnova drasticamente, sarà assorbito dal PDL, mettetevi l’anima in pace!

  10. ber
    ber says:

    x cc,
    io ho trovato una massima cinese che recita:
    “i politici bisogna cremarli tutti,lasciarne solo uno per l’archivio”

  11. marco tempesta
    marco tempesta says:

    non manca la libertà(per adesso)ma gli uomini liberi

    L’uomo libero non è mai esistito, è solo un’astrazione. Esiste l’uomo più o meno condizionato.

  12. marco tempesta
    marco tempesta says:

    vede Lei oltre ad essere gratuitamente offensivo è anche un volgare provocatore alla Gasbarri, per capirci.

    Io porto argomenti logici, mi si confuti su quelli.

  13. Linosse
    Linosse says:

    X M.T.
    Mi dspiace e molto che non abbia conosciuto uomini liberi non astratti ma veri,forse questo spiega il tuo modo di ragionare.
    L.

  14. marco tempesta
    marco tempesta says:

    x Linosse: perchè, tu ne hai conosciuti, di uomini liberi?
    Hai un concetto molto limitato, della libertà.
    Si è sempre condizionati, se non altro dalla propria indole, ad esempio.
    Di condizionamenti ce ne sono miriadi, consci ed inconsci.

  15. Linosse
    Linosse says:

    A proposito di uomini ,liberi e non ,aggiungo questo:
    ” Accertato che una moltitudine di persone in Italia costituiscono una tipologia interessante dal punto di vista antropologico (vedi le lettere “Si scusano per aver scritto ciò che pensano” del 10.7 e “Un fenomeno antropologico tipicamente italiano” del 21.7.2008), cerchiamo di tracciare una sorta di profilo psicologico del “berlusconiano”. È un individuo che :
    > Considera il prossimo come mezzo e mai come fine, familiari compresi.
    > Ammira le persone furbe, ambisce ad appartenere a tale categoria e quasi sempre è vittima di persone un po’ più furbe di lui.
    > È sicuramente di cultura modesta, anche se dotato di titolo di studio; se assiste a spettacoli culturali di qualche impegno non ne gode, ma ci ritorna ogni tanto per curare la propria immagine, mentre apprezza spettacoli tipo cabaret.
    > Ha scarsa o nulla sensibilità per i problemi ambientali appena fuori dai confini della propria abitazione.
    > Se abita in un condominio, anche con la luce solare accecante, chiamando l’ascensore, si premura di accendere le luci delle scale.
    > Passando vicino a una campana per la raccolta differenziata, non è disturbato nel vedere un vuoto di plastica per terra e non si sogna di raccoglierla.
    > La sua voglia di vivere si accende quando sente profumo di denaro e si esalta se riesce ad acquisirne con l’inganno.
    > Mente con estrema naturalezza, anche senza uno scopo preciso.
    > Le sue capacità non gli consentono di provare attaccamento al proprio Paese e si limita a tifare per la Nazionale italiana di calcio.
    > In campo sentimentale è incapace di amore e riesce a vivere solamente passioni di durata limitata.
    > Disprezza le persone indigenti e che sono attente al risparmio.
    > Sorride alle persone solamente se ha uno scopo pratico da conseguire.
    > Se assiste ad una funzione religiosa, impiega tutto il tempo ad osservare i convenuti.
    > Considera ogni Magistrato come un potenziale nemico.
    > Nel momento stesso in cui si accinge a derubare qualcuno, non manca mai di dire che sta operando per il suo bene.
    > Spesso è fiducioso di poter comprare la propria “salvezza” con qualche elemosina o contenuta donazione ad enti assistenziali.

    È da specificare che il termine “berlusconiano” è qui riferito a tutti coloro che concorrono ad affidare il proprio Paese a Silvio Berlusconi, sia votandolo direttamente che appoggiando Partiti a lui alleati.”

    Alberto Acquaro

  16. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro linosse,

    quella del post precedente , non è una mia affermazione, bensì , un suntino di quello che tutto sommato sono i fondamenti su cui si è basata la prima “filosofia”borghese nel tentativo di superare la vecchia società “feudale”.
    Questi temi cominciano ad essere trattati nel 600 Inglese.
    All’epoca esistevano altrettanti e potenti pensatori dell’Ancienne regime” in grado di confutare brillantemente queste affermazioni e non senza qualche ragione .
    In fondo al di là di quelli che sono i fatti reali ineludibili della “cosidetto progresso umano”, il tentativo di giustificare in modo coerente ed “quasi etico” i rapporti di forza che via via si determinano nel corso dei secoli è una esercitazione.
    Ovvero dare una base coerente ,logica e a prima vista perfino razionale della realtà,è una bella esercitazione.
    Infatti io credo che dall’epoca in cui maturarono tali affermazioni , non si siano fatti “grandi passi in avanti”per giustificare la realtà.
    Diciamo che sono stati fatti sforzi inani per superarla, ma gira e gira si torna lì , il resto è fuffa”etico- moralista.
    Consoliamoci con il fatto che tutto quanto detto nei secoli feudali Alto-basso-medio,per giustificare RE , nobili e privilegi, trova ormai il tempo che trova.
    E se tu avessi chiesto a qualsiasi “chierico”prima del 600 inglese,di confermare quanto contenuto in quel suntino , ti avrebbe dato del pazzo visionario.

    cc

  17. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    se Kant, Hegel, Marx e compagnia cantando, avessero avuto la capacità, o una moglie che traducesse le loro “alate” considerazioni in favole alla Fedro, alla Grimm o a La Fontaine per un popolo o di
    zoticoni o di sognatori che campano con la bocca spalancata aspettando che caschi la mosca, o di teorici che confondono l’idea di Libertà con la pratica dell’esercizio della libertà individuale nel rapporto con la libertà altrui, forse avremmo qualche problema in meno.
    Tito obbligava gli studenti universitari a un esame di marxismo, a qualsiasi facoltà fossero iscritti.
    Ha fallito perchè si è dimenticato di aggiungere un esame obbligatorio sulle fiabe e favole.

    mandi Sylvi

  18. Faust x mmtt
    Faust x mmtt says:

    Non ti piace perchè non ne sei capace.
    Il mondo non è fatto solo di incapaci.

    … ma anche di qquelli come te..!!! cche non sanno epparlano avvuotooo, dando limpressione fotografica di un pensiero in bbianco, colpa della pellicola…. puzza di DC… è vvecchia..!!! Next!!
    Faust
    Faust

  19. sylvi
    sylvi says:

    mi ha scritto Franceschini.

    Non la solita lettera Urbi et Orbi,una personalizzata!
    Dall’indirizzo posso indovinare da chi l’ha ricavato!
    Gli ho risposto, senza peli sulla lingua, me l’ero appena pulita!
    Vediamo se il tutto avrà un proseguo…
    Sylvi

  20. Anita
    Anita says:

    Inglese-Italiano

    Cercavo la traduzione adatta per capannone.

    In Inglese = shed

    noun-nome
    capannone
    stalla
    rimessa

    verb-verbo
    perdere
    lasciar cadere
    togliersi
    licenziare
    diffondere
    spargere
    versare

    Beh, mi sono quasi rotta la testa in un dei miei capannoni…avro’ un bel bernoccolo.

    Anita

  21. Faust x Sylvi
    Faust x Sylvi says:

    Ho visto Franceschini su Repubblica.Tv, mi ha convinto della necessita di fare quadrato e partecipare attivamente alla campagna del PD di queste 2 settimane, x fermare lo straripare del fiume della prepotenza psiconanista… sto cercando una sezione del PD amme vicina x arruolarmi volontario,x non regalare lIttaglia ai marco tempesta ( simpatizzante del nanista… e x lui ssbava in questo blog, cchi non è o non ffa come il suo idolo… non capisce un cazzo è un incapacitato…)
    Il comunismo è contro la natura umana. Lo dice il marcotempesta…
    Faust

  22. sylvi
    sylvi says:

    caro Faust,

    gliel’ho scritto a Franceschini che mi ha convinto, in alcune sue
    apparizioni.
    Ma gli ho chiesto che, se insieme alla Serracchiani, intende fare due rondini che annunciano primavera, che cosa ne ha fatto dei piccioni e dei rapaci che volano dalle sue parti.
    Gli ho anche dato qualche “amorevole” consiglio!

    Mandi biel sylvi

  23. sylvi
    sylvi says:

    cara Anita,

    se in inglese “shed” vuol anche dire tutti quei verbi che hai elencato, capisco perchè il mio inglese è così sottosviluppato, nonostante miei vani, numerosi e costosi tentativi!
    Il tedesco dice pane al pane e non “capannone” a “licenziare”.

    Spero che il tuo bernoccolo sia “in ghiacciaia” e in via di ritiro!
    mandi
    Sylvi

  24. Linosse
    Linosse says:

    Sempre a proposito di uomini liberi avrete gia visto la foto del brunetta che si è liberato da tutti i condizionamenti marconiani e alla riunione dei golf-industriali se la dormiva beato.Dopo il fustigatore del “fannullone”il pacioso e rilassato”dormiglione su comode poltrone”.
    Che stanghezz
    L.

  25. Anita
    Anita says:

    x Sylvi

    Pensandoci bene ci sono anche piu’ usi del verbo “shed”.

    Quando uso le traduzioni Google mi confondo anch’io.

    I traduttori automatici non riconoscono parole con molteplici significati e non traducono secondo il formato della frase.

    Ho il ghiaccio sul bernoccolo, ho battuta la testa sopra l’occhio destro, sul piede di metallo di una panca che e’ stata messa in piedi su un lato per fare spazio nel capannone.

    Ciao, Anita

  26. E tanto per cambiare la marcia trionfale della Fiat fa cagare. Mentre emerge una bella incul-ata per 10 mila poveri cristi
    E tanto per cambiare la marcia trionfale della Fiat fa cagare. Mentre emerge una bella incul-ata per 10 mila poveri cristi says:

    l ministro tedesco dell’Economia esprime una maggiore inclinazione
    per l’offerta austro-canadese, per la quale si schierano senza mezze misure due laender.
    Opel, Guttenberg: “Nessun escluso ma da Magna piano interessante”.
    Fiat precisa che, in caso di acquisizione, gli esuberi non saranno più di 10.000 distribuiti in tutta Europa. Marchionne: “Partita complessa, bisogna aspettare”
    Opel, Guttenberg: “Nessun escluso ma da Magna piano interessante”

    Mossa a sorpresa per superare Magna – di PAOLO GRISERI

    BERLINO – Se Fiat acquisirà Opel la riduzione degli organici prevista sarà complessivamente inferiore a 10.000 unità, distribuita in tutta Europa e in maniera progressiva nel tempo. Lo precisa il Lingotto, aggiungendo che l’impatto in Germania sarà quindi
    relativamente più basso di questa cifra”.

    La precisazione di Fiat arriva in una giornata nella quale la bilancia sembra pendere dalla parte di Magna, pur non essendoci ancora una decisione ufficiale del governo tedesco. I governatori dei lander, in particolare dell’Assia e della Renania, dichiarano senza mezzi termini la loro preferenza per Magna. Mentre la posizione del governo tedesco è più sfumata, anche se emerge una preferenza verso il gruppo austro-canadese. Contro Magna si schierano infine il governatore del Nord Reno-Vestfalia e il leader
    sindacale dell’impianto Opel di Bochum, Rainer Einenekel.

    Il ministro tedesco dell’Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg ha anche definito “interessante” l’offerta di Magna per Opel, precisando però che ci sono ancora molti punti da chiarire, e gli altri due pretendenti, Fiat e il fondo di private equity Rhj, non sono stati già esclusi dai giochi. Mentre in mattinata il portavoce del governo aveva smentito qualunque preferenza: “Al momento non ci sono favoriti. Il governo si prenderà tutto il tempo di cui ha bisogno”.

  27. Peter
    Peter says:

    xAnita e Sylvi

    veramente nell’inglese britannico non ho mai sentito shed per licenziare, anche se sara’ corretto anche qui, nel senso di deporre, mettere via, lasciar cadere, quindi licenziare in senso molto lato. Si dice lay off, make redundant, o anche sack o kick out se si vuole essere brutali. ‘Fire’ nel senso di licenziare e’ americano, credo.
    Sylvi dice che il tedesco e’ piu’ lineare…sara’ pure, e’ una lingua che non conosco. Osservo pero’ che neanche in italiano abbiamo i phrasal verbs, per esempio. Ed anche le estensioni metaforiche dell’uso di certi verbi sono molto piu’ ristrette. In inglese ho sentito ‘drop’ per partorire! knock up per mettere incinta una donna…
    Spero che Anita si rimetta presto dal bernoccolo.
    Ho sentito che l’arnica (omeopatica!) e’ molto buona per bruising/bruises

    Peter

  28. Peter
    Peter says:

    mi ero scordato di dismiss, l’unico verbo che si puo’ realmente usare in un documento ufficiale di licenziamento. Di chiara origine latina! da non confondere con resign (che invece significa dimettersi, ah i false friends…)

  29. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara sylvi,

    per l’immediato concordo con la tua sana e pragmatica “analisi”.
    Anche sul fatto delle mogli che avrebbero dovuto tradurre in Fiabe i Grandi.

    Per il futuro , ti posso dire che ormai di Tito va scemando il ricordo , così come di molti altri “presunti grandi”.
    Quello che non scema tanto facilmente è la partita aperta negli anni 30 per il controllo del pianeta.
    Gli amerikani invece avevano capito benissimo, e lasciarono i contendenti scannarsi per benino..certo qualche concessione in Europa dovettoro pur farla al compare Stalin…, ma vuoi mettere fuori gioco Germania e l’inghilterra IMPERIALE, e ad Est i concorrenti del Sol Levante che saranno stati Nippo , ma già controllavano un pezzettin di Cina e avevano pure loro da portare qualche prodotto in giro…
    Noi , vabbè, eravamo fermi alla concezione di nazione..solo che “credevamo ” fermamente..gli altri fingevano, ma sapevano benissimo che si stava aprendo un’altra partita.
    Adolfino , pur folle, lo aveva capito pure Lui e cercò di giocare in anticipo…
    Credimi quella partita è ancora aperta..e già si aprono nuovi scenari per il tortino da ricontrattare.
    L’etica e la morale..a supporto come sempre, noi in questo almeno abbiamo sempre giocato in anticipo, la usiamo nel Water , per operazioni di pulizia.Non vorrai mica farmi credere che il 90% dell’ittalico popol non sappia che B è puttaniere ed evasore e corruttore..ma dai e allora ..speriamo!

    cc

  30. sylvi
    sylvi says:

    caro Peter,

    parlavo di tedesco di base, quello che serve per comunicare.
    Ha una grammatica complessa ma ordinata, come il latino.
    Poi… mio figlio, dopo dieci anni di studio del tedesco, 14 mesi in Germania, va regolarmente a fare conversazione con un prof. madrelingua.
    Ci sono difficoltà fra i vari “dialetti”, bavarese, svevo, sassone…
    Ma il buono è che fra noi, turisticamente, parliamo un “bastardo” che raduna tutti i pezzetti di lingua che ciascuno conosce, e ogni tedesco “pasticcia”almeno altre due lingue, come me.
    In Austria il tedesco è cantante, sono i terroni tedeschi!!!
    Ma ci capiamo!

    Riusciamo, con dizionario alla mano, fare lunghe chiacchere, anche di politica e di sociologia!
    Forse lei ha avuto sfortuna in Germania.

    La mia idiosincrasia per l’inglese nasce, forse, dal fatto che gli inglesi, in maggioranza, non conoscono e non vogliono conoscere nessuna altra lingua.
    E io li ignoro! Non devo viaggiare per lavoro!
    Comunque sono la “vergogna” della famiglia, al riguardo!!!

    Sylvi

  31. sylvi
    sylvi says:

    caro CC,

    andiamo sull’attualità e lasciamo “riposare” Tito.
    E’ tempo di tasse e dichiarazioni più o meno mendaci!!!
    Mio marito ha idee confuse, non sa spiegarsi certi fenomeni!

    Mi ha detto: perchè non fai a CC, che se ne intende, la seguente domanda-
    -perchè non sono indicate nella busta paga del lavoratore, come in tutti gli altri Paesi d’Europa, le somme versate dall’Azienda per il suo lavoro?-

    Sono sicura che mi saprai dare una risposta esauriente!

    Mandi Sylvi

  32. sylvi
    sylvi says:

    x CC

    Se non mi rispondi, farò come Repubblica;
    ogni giorno riproporrò il quesito che in fondo non è in 10 punti.
    Sylvi

  33. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Veramente non ho mai sentito “shed” per licenziamento.
    Si potrebbe usarlo, io ho trovato quelle traduzioni cercando la parola adatta per capannone.
    Knock up e’ volgare ma comune.
    Drop per partorire…forse in lingo ospedaliero.
    I may have heard: She is ready to drop.

    Sono un po’ stordita, ho battuta la testa su un piede di cast iron, come sai sono “faso tuto mi” e se devo aspettare per gli aiuti non si finisce mai.

    Anita

  34. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Sylvi, solo ora leggo, ma non c’è una risposta sola al questito . Cominciamo ad avvicinarci alla realtà scartando l’impossibile
    Dunque

    a) L’italia è una repubblica Bolscevica per cui ideologicamente si vogliono nascondere ai lavoratori “i sacrifici” dei nemici di classe.
    Sbagliato poichè non vi sarebbero datori di lavoro in una Repubblica bolscevica
    b)Ai lavoratori non frega niente del fatto, in quanto quello che a loro interessa è quanto percepito effettivamente
    Risposta più plausibile in una società tipo la nostra dove l’imperativo è farsi i cazzi propri.
    Ma questa è in fondo l’ideologia dominante da entrambi le parti presumo, poichè una società di tipo diverso non andrebbe bene al sistema più in generale, poichè una politica dei redditi (vera) una sostanziale condivisione dei “profitti” da lavoro, (gioie e dolori) ancora non interessa a nessuno.
    In generale si potrebbe dire che il lavoratore non è disposto ad accettare una riduzione di salario quando le cose vanno male e il datore di lavoro a dare una chiara visione del profitto quando le cose vanno bene per diversi motivi.
    Questo in generale.

    cc

  35. Linosse
    Linosse says:

    X Sylvi
    Non sono CC per cui cercherò di rispondere alla domanda fiscalesistenziale ricordando che il premi er (per la “pressione” esercitata anche con i media)coadiuvato dal treconti hanno tolto tutti gli indugi ed eventuali confusioni in materia fiscale :
    NO PROBLEM
    Questa volta non metteranno “le mani in tasca” a nessuno per cui non ci sarà bisogno di detrarre nulla grazie all’introduzione di una innovativa e più praticabile”supposta fiscale” come garanzia della parola data(non devono assolutamente toccare le …tasche…o no!).
    A ciascuno il suo…(pardon) ,la sua
    L.

  36. Peter
    Peter says:

    xAnita

    se sei stordita, e soprattutto se hai perso conoscenza dopo aver battuto la testa, dovresti farti vedere.
    If it was available OTC at a local chemist, I’d also use homeopathic arnica for bruising…nothing ventured, nothing gained.

    Quanto allo shed, lo shed-greenhouse che ho fatto installare l’anno scorso e’ stata un’ottima mossa. Le piante di pomodoro in esso sono alte oltre un metro adesso, mentre quelle all’aperto arrivano appena a 30 cm!! E i tre alberi di fico sono cresciuti a dismisura, spero che non mi demoliscano il capanno…Chissa’, forse vedro’ i primi fichi quest’anno

    Peter

  37. Pino Nicotri
    Pino Nicotri says:

    x Anita

    Penso come Peter che una visitina di controllo non sarebbe male, tanto per essere rassicurata.
    Un saluto.
    pino

  38. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Cara Syvi,
    in più mi accorgo di essere stato superficiale…
    Allora andiamo con ordine e parlaimo di Utile di impresa , che è poi la quota che deve essere destinata al profitto del proprietario ed al reivestimento aziendale.

    Qui i casi sono due ..
    o si stabilisce in partenza qul’è la quota che deve andare al datore di lavoro es 400 volte la mensilità dell’operaio e dopo di che si vede quanto restaect,ect(tipicamente manageriale da gr industria)
    Ma anche qui entrano in ballo diversi fattori in una società Prona all’individualismo possessivo come la nostra..
    Da una parte potrebbe scattare la naturale propensione all’alienazione e cioè la sostanziale indifferenza del lavoratore in quanto non proprietario e quindi il suo naturale disinteresse sia per il lavoro che svolge sia per il destino dell’azienda e dall’alltra parimenti il diritto proprietario a stabilire i destini dell’oggetto (azienda) alias il l’ho creata ,io ne faccio ciò che voglio , libero anche di mandare tutti a quel paese alias libero di stabile la quota di profitto ect,ect
    Qualsiasi altra soluzione potrebbe introdurre pericolo elementi di socialismo, tipo la condivisione dei rischi , la giusta mercede, la giusta ricompensa dei fattori di rischio , la condivisione dei progetti di sviluppo aziendali ecc,ecttt
    Stiamo ovviamente parlando di Piccole, medie aziende, e qui bisogna riconoscere che si aprono scenari diversi a seconda se si tratta di grande industria,media , piccola,o di stato o mistaect

    Di amore per il lavoro mi sembra utopico parlarne , rimandiamo…va bene

    cc

  39. Anita
    Anita says:

    x Peter

    Hai la testa dura…direbbe mio marito.

    No, non e’ il caso di andare in emergenza.

    Io metto i miei oleandri ed altre piante in un mezzo garage, unito agli altri due.
    C’e’ abbastanza luce e mantengo la temperatura a 40*F, solo con un termosifone ad olio, Di Longhi.
    Nonostante l’inverno freddo e lunghissimo tutto si e’ conservato benissimo.

    Auguri per i tuoi fichi.
    Anni fa’ gli Italiani negli US erano conosciuti per i loro fichi.
    Anche in citta’ trovavano un posticino almeno per un albero di fico.
    In inverno piegavano l’albero a terra e lo coprivano.
    Credo che fosse piu’ che altro per un ricordo dell’Italia.

    Bye, Anita

  40. Controcorrente
    Controcorrente says:

    Caro peter,
    pane e fichi era il pranzo dei poveri…
    Pensa che qui ai tempi di LUI, si diceva che gli Inglesi mangiavano 5 volte al giorno…
    Sporchi e dannati perfidi grassatori..

    cc

  41. sylvi
    sylvi says:

    caro CC, e anche Linosse,
    siete stati molto chiari ed esaustivi. Vi ringrazio.

    Devo supporre che nelle altre Nazioni d’Europa ci siano solo “capitalisti” onesti e trasparenti e lavoratori altrettanto attenti al “bene comune”.
    E Governi che “dirigono il traffico” e opposizioni che controllano i controllori.
    Le supposte sono ben oliate e quasi carezzevoli!

    Qui, invece…terra di furbi…che diamine!!!! E di grandi oratori!
    Mica fessi…
    Ma che bel castello, marcondirodirondello…!!!

    Aveva ragione l’ultima stagista francese venuta a capire la piccola impresa italiana, spina dorsale dello Stellone!

    -Si vede che voi non avete fatto la Rivoluzione!-

    Glielo dico sempre ai miei amici bloggers: – Ma che cosa aspettate?!!!

    Forse è più faticoso che parlare delle amichette di Berlusconi?

    Sylvi

  42. Anita
    Anita says:

    x CC

    Mi hai fatto venire in mente uno dei detti o proverbi di mia nonna:
    Pan e nus mangiaa de spus.

    Ogni tanto faceva una scappatina in dialetto sotti gli occhi orrificati di mia zia, sua figlia.
    Per me sono tesori.

    Anita

  43. Anita
    Anita says:

    x CC

    Ma anche in Italia si mangiava 5 volte al giorno.

    Piccola prima colazione.

    Spuntino verso le 10, una veneziana o qualche cosa di simile.

    Mezzogiorno, pranzo di mezzogiorno.

    4 di pomeriggio, merenda.

    8 di sera, cena.

    Anche in collegio.

    Anita

    PS: Non era cosi’ per mio marito, sua mamma lo metteva fuori di casa con del pane secco.

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